La riabilitazione consente di vincere i deficit neurologici
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La riabilitazione consente di vincere i deficit neurologici
IL SOLE 24 ORE - @LFA 28 marzo 2003 La riabilitazione consente di vincere i deficit neurologici Fino a una decina d'anni fa, il medulloblastoma, il più diffuso tumore primitivo cerebrale dei bambini, non dava scampo ai piccoli pazienti. Oggi non solo la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi si aggira sul 70-80% ma è possibile, con una completa riabilitazione, vincere anche i deficit neurologici e intellettivi provocati dal tumore, dall'intervento chirurgico e dal trattamento a base di chemio e radioterapia. I bambini tornano a scuola, possono riacquistare piena funzionalità nei movimenti, e recuperano, almeno in parte, anche le facoltà cognitive, per quanto riguarda, in particolare, capacità di attenzione e memoria. Dei progressi della neuroriabilitazione nell'oncologia pediatrica, si parla oggi e domani in un convegno internazionale a Bosisio Parini, in provincia di Lecco. L'ha organizzato l'Istituto «Eugenio Medea», in collaborazione con l'Istituto nazionale tumori di Milano. L'Istituto Medea è il polo scientifico dell'associazione «La nostra famiglia», fondata nel dopoguerra, che ha 35 centri in Italia, da oltre 50 anni si occupa di riabilitazione e annualmente cura 18mila bambini affetti da malattie invalidanti, tra cui i tumori cerebrali. Riabilitazione. «La riabilitazione sensoriale, motoria e intellettiva è il campo nel quale abbiamo investito molte energie. E c'erano tutti i motivi per farlo. Le diagnosi sono sempre più precoci, le tecniche d'indagine (come la risonanza magnetica) si sono molto affinate e diffuse, l'operazione al cervello avviene in modo assai meno traumatico, e - infine - i nuovi protocolli di chemioterapia e radioterapia risultano molto più mirati ed efficaci. E bambini e ragazzi che tornano alla vita debbono recuperare tutta la loro efficienza fisica e psichica» spiega Enrico Castelli, che all'Eugenio Medea dirige la riabilitazione di bambini con lesioni del sistema nervoso subite in epoca post-natale, anche per traumi cranici. Deficit. I piccoli pazienti vengono inviati a Bosisio Parini da molti centri italiani di neurochirurgia, dall'Istituto nazionale tumori di Milano, come dall'ospedale Regina Margherita di Torino e dal Gaslini di Genova. I bambini che arrivano al Medea presentano vari deficit e difficoltà. È vero che l'operazione di neurochirurgia per rimuovere un tumore cerebrale viene compiuta sempre più spesso per via endoscopica (si pratica un minuscolo foro nella scatola cranica) ma l'intervento produce comunque effetti collaterali sul sistema nervoso. Inoltre la radioterapia, applicata a un tumore cerebrale, abbassa in un anno di circa 10-15 punti il quoziente d'intelligenza. SI PARLA DI: IRCCS "E.MEDEA" PAG. 1 IL SOLE 24 ORE - @LFA 28 marzo 2003 Deficit anche più pesanti emergono nella capacità di attenzione, nella memoria, nelle funzioni esecutive (logica, problem solving). Trattamento. «Procediamo subito a una valutazione cllnica e strumentale, anche con metodi standardizzati d'indagine che ci forniscono valori numerici sul l'autonomia, sulla qualità di vita, sul livello intellettivo, ma anche su depressione e ansia. Decidiamo così le priorità d'intervento» riferisce Castelli. Tecniche di trattamento cognitivo comportamentale, fisioterapia, farmaci, sostegno alla famiglia. La terapia prosegue anche fra una seduta e l'altra, perché investe tutta l'attività del paziente. «Viene inserito in un contesto riabilitativo: i risultati di ogni esercizio dovranno essere trasferiti nella vita quotidiana. Le cose che impara, il paziente dovrà applicarle fuori, nel corso della sua giornata». Le tecniche di training si basano su esercizi concreti e su speciali software. La riabilitazione si rivela molto utile anche a quei bambini che hanno minori probabilità di guarire. «Il beneficio è enorme, trovano una motivazione in più e raggiungono un più alto livello di qualità di vita» conclude Castelli. a cura di Luigi Dell'Aglio Venerdì 28 Marzo 2003 SI PARLA DI: IRCCS "E.MEDEA" PAG. 2 Lariabilitazione consente di vincere i deficit neurologia F ino a una decina d'anni fa, il medulloblastoma, il più diffuso tumore primitivo cerebrale dei bambini, non dava scampo ai piccoli pazienti. Oggi non solo la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi si aggira sul 70-80% ma è possibile, con una completa riabilitazione, vincere anche i deficit neurologici e intellettivi provocati dal tumore, dall'intervento chirurgico e dal trattamento a base di chemio e radioterapia. I bambini tornano a scuola, possono riacquistare piena funzionalità nei movimenti, e recuperano, almeno in parte, anche le facoltà cognitive, per quanto riguarda, in particolare, capacità di attenzione e memoria. Dei progressi della neuroriabilitazione nell'oncologia pediatrica, si parla oggi e domani in un convegno internazionale a Bosisio Panni, in provincia di Lecco. L'ha organizzato l'Istituto «Eugenio Medea», in collaborazione con l'Istituto nazionale tumori di Milano. L'Istituto Medea è il polo scien- tifico dell'associazione «La nostra famiglia», fondata nel dopoguerra, che ha 35 centri in Italia, da oltre 50 anni si occupa di riabilitazione e annualmente cura 18mila bambini affetti da malattie invalidanti, tra cui i tumori cerebrali. Riabilitazione. «La riabilitazione sensoriale, motoria e intellettiva è il campo nel quale abbiamo investito molte energie. E c'erano tutti i motivi per farlo. Le diagnosi sono sempre più precoci, le tecniche d'indagine (come, la risonanza magnetica) si sono molto affinate e diffuse, l'Operazione al cervello avviene in modo assai meno traumatico, e — infine — i nuovi protocolli di chemioterapia e radioterapia risultano molto più mirati ed efficaci. E bambini e ragazzi che tornano alla vita debbono recuperare tutta la loro efficienza fisica e psichica» spiega Enrico Castelli, che all'Eugenio Medea dirige la riabilitazione di bambini con lesioni del sistema nervoso subite in epoca post-natale, L'operazione e i trattamenti successivi provocano danni che si possono ridurre anche per traumi cranici. Deficit. I piccoli pazienti vengono inviati a Bosisio Parini da molti centri italiani di neurochirurgia, dall'Istituto nazionale tumori di Milano, come dall'ospedale Regina Margherita di Torino e dal Gasimi di Genova. I bambini che arrivano al Medea presentano vari deficit e difficoltà. È vero che l'operazione di neurochirurgia per rimuovere un rumore cerebrale viene compiuta sempre più spesso per via endoscopica (si pratica un minuscolo foro nella scatola cranica) ma l'intervento produce comunque effetti collaterali sul sistema nervoso. Inoltre la radioterapia, applicata a un tumore cerebrale, abbassa in un anno di circa 10-15 punti il quoziente d'intelligenza. Deficit anche più pesanti emergono nella capacità di attenzione, nella memoria, nelle funzioni esecutive (logica, problem solving). Trattamento. «Procediamo subito a una valutazione clinica e strumentale, anche con metodi standardizzati d'indagine che ci forniscono valori numerici sull'autonomia, sulla qualità di vita, sul livello intellettivo, ma anche su depressione e ansia. Decidiamo così le priorità d'intervento» riferisce Castelli. Tecniche di trattamento cognitivo comportamentale, fisioterapia, farmaci, sostegno alla famiglia. La terapia prosegue anche fra una seduta e l'altra, perché investe tutta l'attività del paziente. «Viene inserito in un contesto riabilitativo: i risultati di ogni esercizio dovranno essere trasferiti nella vita quotidiana. Le cose che impara, il paziente dovrà applicarle fuori, nel corso della sua giornata». Le tecniche di training si basano su esercizi concreti e su speciali software. La riabilitazione si rivela molto utile anche a quei bambini che hanno minori probabilità di guarire. «Il beneficio è enorme, trovano una motivazione in più e raggiungono un più alto livello di qualità di vita» conclude Castelli. a cura di Luigi Dell'Aglio