Lingue meno parlate e pensate del progetto SMILE

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Lingue meno parlate e pensate del progetto SMILE
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Questo report indipendente è stato sviluppato dal partenariato di SMILE, Rete per l’Inclusione Sociale
ed economica attraverso l’educazione linguistica .
Si tratta di un documento che non è da intendersi quale documento politico, sia a livello nazionale
che comunitario europeo.
SMILE è una rete internazionale che opera basandosi sulle “migliori pratiche” individuate, per
giungere al superamento delle difficoltà economiche e sociali all’interno dell’Unione Europea,
promuovendo nel contempo modelli vincenti per l’apprendimento linguistico.
Pubblicato nel Febbraio 2015.
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Perché questo report?
L’obiettivo di questa panoramica sui linguaggi minoritari nel contesto italiano è quello di sviluppare una
disamina aggiornata dei risultati conseguiti attraverso la rete SMILE.
La rete si propone di verificare le opportunità per l’apprendimento e la promozione delle Lingue meno
diffusamente parlate e pensate in Italia ( LWUTLs è l’acronimo in inglese).
La rete per l’Inclusione sociale e di mercato attraverso l’educazione linguistico ( il cui acronimo, in inglese, è
proprio SMILE) ha come obiettivo principale quello di creare una sinergia tra organizzazioni operanti nella
formazione, nel lavoro, nel sociale.
L’ulteriore finalità è quella di ricercare in tali attività opportunità per la collocazione delle lingue meno
diffusamente parlate e pensate, al fine di accrescere le competenze ed abilità per incrementare la
competitività e rafforzare occupazione e inclusione sociale.
Perché la rete SMILE?
La rete Smile vuole in concreto supportare le Politiche nazionali e comunitarie attraverso la ricerca,
identificazione e diffusione dei risultati di successo e delle buone pratiche linguistiche, con particolare
riferimento ai Linguaggi meno diffusamente parlati e pensati.
In considerazione di ciò, il presente Report si basa sulla selezione di buone pratiche e metodologie per la
promozione della diversità linguistica e delle Lingue meno diffusamente parlate e pensate , focalizzandosi sulla
loro applicazione pratica in diversi settori.
Quali obiettivi?
L’obiettivo primario delle attività progettuali è quindi sia quello di creare opportunità di cooperazione tra I
settori dell’istruzione, della formazione e del lavoro, sia quello di aumentare la competitività e l’impiego. Il
tutto rafforzando l’inclusione sociale di vari gruppi di soggetti svantaggiati, quali immigrati, disabili, persone
anziane, ecc…).
Come è strutturato questo report?
Questo Report si propone di fornire una visione generale delle principali politiche comunitarie nell’area delle
lingue e della promozione delle diversità linguistiche, nonchè un profilo delle politiche e pratiche nazionali in
Italia, sia a livello di istruzione formale che di apprendimento con strumenti non formali. Questo report
nazionale intende inoltre chiarire cosa si intenda per “lingue meno diffusamente parlate e pensate” così come
emerso all’interno della Rete Smile, evidenziando quali lingue sono state prese in considerazione, quali buone
pratiche sono state esaminate e con quali finalità.
Il report si focalizza sulla raccolta di buone pratiche , la loro applicazione pratica in differenti settori individuati
come ambientalmente sostenibili in Italia e in linea con metodologie e approcci vincenti per i Linguaggi meno
diffusamente parlati e pensati. Tale raccolta si basa su progetti linguistici e iniziative che hanno sviluppato
appropriate metodologie di supporto sia per il mercato del lavoro che per l’inclusione sociale.
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L’ultimo capitolo di questo documento trae le conclusioni sulle opportunità e le sfide per la promozione dei
Linguaggi meno parlati e pensati e la loro importanza per I settori economici, sociali, e culturali della vita
europea.
Il partenariato SMILE ha condotto un’analisi su vari documenti-chiave pubblicati (a livello comunitario
europeo sia politico che legislativo) dalle Istituzioni e da altri Enti, sulle tematiche prioritarie e gli obiettivi che
si prefigge l’Unione Europea riguardo alla promozione linguistica. Il tutto con riferimento particolare al rilievo
delle lingue per il Mercato e l’Inclusione sociale.
La STRATEGIA EUROPA 2020 stabilisce obiettivi di crescita dell’Unione europea tali da dirigere l’Europa verso
un’economia sostenibile e inclusiva entro il 2020, sostenendo gli Stati membri nel raggiungimento di elevati
livelli di impiego, produttività e inclusione sociale.
Per il raggiungimento di tali obiettivi, l’Unione europea ha delineato cinque obiettivi nell’area dell’impiego,
della ricerca, dello sviluppo, dell’istruzione, dei cambiamenti climatici e della sostenibilità energetica, mirando
alla lotta contro povertà e esclusione sociale.
Per informazioni dettagliate su Europa 2020, può essere consultato il sito:
http://ec.europa.eu/europe2020/index_en.htm
Delle linee guida strategiche per la cooperazione europea nel campo dell’istruzione e della formazione,
pubblicato nel 2009 dall’Unione europea, si focalizza su quattro obiettivi comuni verso cui indirizzare le sfide
per l’istruzione e la formazione, e per la precisione:
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Rendere la formazione continua e la mobilità una realtà.
Migliorare la qualità ed efficienza di istruzione e educazione
Promuovere l’equità, la coesione sociale, la cittadinanza attiva
Incoraggiare la creatività e l’innovazione, compresa l’imprenditorialità, a tutti i livelli dell’istruzione e
della formazione.
Il testo integrale del documento è disponibile nei linguaggi ufficiali comunitarei al seguente sito:
http://eur-lex.europa.eu/legal-content/EN/ALL/?uri=CELEX:52009XG0528(01)
Riguardo all’apprendimento linguistico, il nuovo programma Erasmus+ ( 2014-2020) aggiorna gli obiettivi a
livello comunitario delle linee guida definite a Barcellona, parlando della necessità di “ una lingua madre e in
aggiunta due lingue straniere”. Il programma sottolinea inoltre esplicitamente l’importanza di competenze
chiave e abilità per soddisfare I bisogni del mercato.
Gli obiettivi di Erasmus + coprono le seguenti finalità:
 Incrementare il livello di competenze chiave e abilità, con riferimento al loro rilievo per il mercato del
lavoro , in particolare attraverso l’aumento delle opportunità per la mobilità linguistica.
 Migliorare l’insegnamento e l’apprendimento delle lingue e la promozione della diversità linguistica e
della consapevolezza interculturale.
 Sviluppare abilità di base e trasversali , includendo il multilinguismo, l’uso di approcci innovative e
focalizzati su chi apprende, sviluppando altresì metodi di valutazione e certificazione.
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Una visione d’insieme del programma Erasmus+ può trovarsi al sito
https://eacea.ec.europa.eu/erasmus-plus_en
L’importanza dei linguaggi per il mercato del lavoro è ulteriormente sottolineata in una Comunicazione
pubblicata dalla Commissione dell’U.E. nel 2012 come Documento di Lavoro della Commissione , intitolato
Competenze Linguistiche per l’impiego, la mobilità e la crescita. In base alle conclusioni di tale documento, le
competenze linguistiche dovrebbero rafforzare la mobilità, di lavoratori e studenti, incrementare
l’occupazione della manodopera comunitaria ed essere utile nella vita reale, venendo incontro alle esigenze di
mercato.
Nell’ambito di tale inquadramento, l’apprendimento linguistico è impostato per supportare l’occupazione, la
mobilità e la crescita, basandosi su specifici bisogni a livello nazionale, in linea con le migliori pratiche.
Maggiori informazioni sono reperibi al sito: http://eur-lex.europa.eu/legalcontent/EN/TXT/PDF/?uri=CELEX:52012SC0372&from=EN
In un Documento pubblicato nel 2012, il Consiglio dell’Unione Europea trae delle conclusioni sulle competenze
linguistiche da rafforzare e indirizza le seguenti raccomandazioni, tra le alter, ala Commissione europea e agli
Stati membri.
 Supportare la mobilità per l’apprendimento linguistico.
 Scambiare esperienze e buone pratiche per la promozione linguistica, creando nuove abilità.
 Promuovere specifici contenuti linguistici con finalità professionali, con particolare riferimento alla
formazione professionale.
 Sviluppare la ricognizione e la validazione delle competenze linguistiche acquisite attraverso
metodologie non formali.
 Creare collegamenti nella formazione professionale, includendo le abilità linguistiche.
 Fornire supporto formativo attraverso programmi comunitari.
 Supportare lo sviluppo di materiale didattico finalizzato all’ insegnamento e apprendimento delle
Lingue meno parlate e pensate.
Il Consiglio individua le seguenti priorità per la promozione e l’apprendimento linguistico.
 Mobilità nell’apprendimento, per incrementare l’occupazione, la consapevolezza interculturale, la
creatività e lo sviluppo personale.
 Buona padronanza delle lingue straniere, quale competenza chiave per il mercato del lavoro e la
coesione sociale.
 Metodologie innovative per ampliare le occasioni di occupazione e la mobilità dei lavoratori.
 Formazione degli insegnanti, con particolare riferimento alla formazione professionale.
 Ampliare la scelta linguistica, soprattutto per le Lingue meno parlate e pensate e le lingue delle nazioni
confinanti.
 Competenze linguistiche per gruppi di persone svantaggiate per una migliore inclusione sociale e un
future sviluppo professionale, soprattutto per I ragazzi.
 Insegnamento linguistico per specifiche finalità.
 Apprendimento linguistico lungo l’arco della vita, includendo I cittadini più anziani.
Il testo complete del document è disponibile al sito:
http://www.consilium.europa.eu/uedocs/cms_data/docs/pressdata/en/educ/126373.pdf
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Le conclusioni generali del documento analizzato evidenziano l’importanza crescente delle competenze
linguistiche e delle relative abilità nel mercato del lavoro nonchè la circostanza che dovrebbero essere
compiuti sforzi crescenti per venire incontro alle esigenze di mercato , rendendo l’insegnamento linguistico
maggiormente focalizzato su chi apprende , con un orientamento di carattere pratico e con maggiori
applicazioni in contesti professionali. La domanda e offerta di abilità linguistiche dovrebbe inoltre essere
focalizzata sull’apprendimento dei linguaggi maggiormente impiegati nel settore lavorativo , considerato che
chi lavora ha bisogno do competenze linguistiche non solo riguardo ai linguaggi principali quali inglese,
tedesco, spagnolo ecc., ma anche riguardo alle lingue meno utilizzate ma utili per le nicchie di mercato.
Sulla base di tale Documento, la Rete Smile ha identificato le seguenti aree prioritarie per I Linguaggi meno
parlati e pensati. Based on the analysed documents, the SMILE network has indentified the following priority
areas for promotion of LWUTLs:
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Diversità linguistica e culturale
Linguaggi frontalieri, nelle regioni di confine.
Lingue specialistiche
Lingue di nazioni partner.
Mobilità per studio o lavoro.
In questo contesto, le Lingue meno diffusamente parlate e pensate vengono incontro alle opportunità di
incremento del loro ruolo nel contesto europeo non solo linguistico, ma anche culturale e socio-economico.
Esse possono essere così inquadrate in un ambito di competitività, domanda di mercato, rilievo sociale e
culturale.
Il partenariato SMILE ha discusso in varie occasioni sui significati da dare al termine “lingue meno diffusamente
usate e pensati”. E quali linguaggi includere in tale definizione, con riferimento all’identificazione di
opportunità e buone pratiche per la promozione di tali lingue.
Non vi è una definizione ufficiale riscontrabile in concreto nella documentazione presa in esame dell’Unione
europea, riguardo alle Lingue meno usate e pensate. La definizione adottata prende in considerazione le
finalità di SMILE e la sua applicazione ai gruppi di riferimento. Essa non rappresenta una “decisione” ufficiale
circa il significato da dare alle “LWUTLs” ( Less widely used and thougtt Languages).
Facendo seguito alla discussione tra i partner, sulle opportunità e problematiche per la promozione di
linguaggi minoritari, si è inteso far riferimento alla seguente definizione: “ lingue nazionali, strategiche,
regionali o minoritarie” . Da inquadrare tenendo conto delle seguenti circostanze:
La maggior parte delle buone pratiche selezionate si focalizza, oltre che sulle lingue minori, su lingue ufficiali
dell’U.E.. L’Unione europea ha 24 lingue ufficiali .Esse sono: Italiano, Francese, Maltese, Croato, Tedesco,
Polacco, Ceco, Greco, Portoghese, Danese, Ungherese, Rumeno, Olandese, Irlandese, Slovacco, Inglese,
Bulgaro, Sloveno, Estone, Lituano, Spagnolo, Finlandese,, Svedese.
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Le lingue di base, ovvero Inglese, Tedesco, Francese, Italiano e Spagnolo, sono escluse tra le lingue tra cui
ricercare buone pratiche, a meno che esse non forniscano un valore aggiunto e un potenziale di trasferibilità di
metodi e buone pratiche, applicabili ai LWUTLs. Tutti i linguaggi non ricompresi nelle lingue di base, sono ai fini
progettuali considerate a livello europeo LWUTLs.
Lingue regionali e minoritarie possono essere incluse tra quelle oggetto di contenuti progettuali, includendo
lingue frontaliere, allorchè siano rilevanti per le finalità progettuali, ovvero l’inclusione sociale e lavorativa ,
nonchè per le necessità dei gruppi di riferimento. E’ il caso ad esempio del Catalano in Spagna e in alcuni casi
dell’Italiano in Svizzera.
Lingue di partner strategici dell’U.E. o di importanza strategica per lo s sviluppo socio-ecinomico dell’Unione,
possono altresì essere presi in considerazione. E’ il caso del Cinese, dell’Arabo, del Russo, ecc…
Sulla scorta della definizione data alle lingue minoritarie, i partner di SMILE hanno ottimizzato una ricerca sulle
buone pratiche per la loro promozione e apprendimento in vari settori, identificati quali ambiente propizio per
le lingue, in ognuna delle nazioni partecipanti al progetto.
Le scelte italiane di politica linguistica riflettono i programmi strategici comunitari della valorizzazione della
diversità linguistica e culturale. I principi di base di tali programmi sono contenuti agli artt. 149 e 151 del
Trattato costituzionale istitutivo dell’Unione Europea (a partire da Maastricht 1992; ora Lisbona 2007) e
nella Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea adottata a Nizza il 7 dicembre 2000 e proclamata una
seconda volta il 12 dicembre 2007 a Strasburgo. I valori della diversità e del pluralismo, ivi compreso quello
linguistico sono in particolare evocati all’art. 22: «L’Unione rispetta la diversità culturale, religiosa e
linguistica».
Altri strumenti legislativi a carattere sovranazionale operanti in Italia, sono la Carta europea delle lingue
regionali o minoritarie e la Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali che, deliberate dal
Consiglio d’Europa rispettivamente nel 1992 e nel 1994.
Nel testo della Costituzione italiana del 1948 vi sono ampie enunciazioni di pluralismo linguistico . Tutta la
produzione legislativa che va dalla formazione dello Stato unitario fino alla Seconda guerra mondiale è stata
improntata al monolinguismo.
Nella Costituzione il tema della lingua è affrontato in via generale negli artt. 3 e 21. L’art. 6 riguarda in modo
specifico le minoranze linguistiche. Stranamente, manca qualsiasi riferimento all’italiano come lingua ufficiale.
In realtà, l’applicazione del dettato costituzionale ha subito per lungo tempo una limitazione di fatto alle sole
minoranze ‘riconosciute’ in virtù degli accordi internazionali, ossia ai tedescofoni dell’Alto Adige , ai francofoni
della Valle d’Aosta
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In Italia le politiche di pianificazione linguistica sono condotte dal governo e dalle Istituzioni centrali e locali
nonché da un Ente che ha il compito specifico di formulare ed attuare le politiche di pianificazione linguistica,
l’Accademia della Crusca.
Per quanto riguarda le minoranze linguistiche presenti in Italia , la legislazione si riferisce di solito non a quelle
di più recente formulazione, bensì a quelle presenti da maggior tempo ( secoli in alcuni casi) sul territorio.
Perché l’indicazione costituzionale si traducesse efficacemente in atto si dovette attendere oltre cinquant’anni
dall’entrata in vigore della Costituzione repubblicana, con l’approvazione della legge 15 dicembre 1999, n. 482
(«Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche»), cui fece seguito il Regolamento di
attuazione, entrato in vigore con la pubblicazione nella «Gazzetta Ufficiale» del 13 settembre 2001 e destinato
in particolare a disciplinare le modalità di delimitazione dell’ambito territoriale di tutela e le misure da
assumere in ambito scolastico, nella pubblica amministrazione e nei mezzi di comunicazione
La legislazione di base in materia di lingue minoritarie è la Legge n. 482/1999.
Tale norma fa riferimento alla tutela alle seguenti lingue:
LINGUA DELLA POPOLAZIONE ALBANESE. Si tratta della lingua parlata in Italia meridionale da quasi 100.000
persone, a seguito di migrazioni verificatesi tra il Milletrecento e il Milleseicento in alcune località situate
soprattutto in Calabria, ma anche in Sicilia, Basilicata e Campania, Puglia. Nel centro Italia in Molise e
Abruzzo;
LINGUA DELLE POPOLAZIONI GERMANICHE Germaniche, lungo l’arco alpino, in una varietà di situazioni
storiche e sociolinguistiche (link all’articolo di Marco Caria);
LINGUA DELLE POPOLAZIONI GRECHE in Calabria (Aspromonte) e in Puglia ( Salento).
LINGUA DELLE POPOLAZIONI SLOVENE (circa 60.000 persone) lungo il confine orientale in provincia di Trieste
e di Gorizia e in parte Udine.
LINGUA DELLE POPOLAZIONI CROATE (circa 3.000 persone) in tre piccoli centri del Molise;
LINGUA DELLE POPOLAZIONI CATALANE (circa 15.000 persone) ad Alghero in Sardegna;
Per le lingue summenzionate, seguendo la dizione letterale del testo di legge, sembrerebbe che si sia voluta
indicare una diversa appartenenza nazionale.
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Infatti, nel prosieguo della legge si elencano poi altre lingue, ma per queste si usa la dizione “popolazioni
parlanti” invece della dizione lingua delle popolazioni.
Vediamo quali sono queste ulteriori lingue.
il francese, lingua ufficiale in Valle d’Aosta
il francoprovenzale (dalle 50 alle 70.000 persone), in Val d’Aosta e in parte della fascia montana della
provincia di Torino.
il friulano, parlato in Friuli e in alcune zone della provincia di Venezia;
il ladino (circa 30.000 persone) diffuso in alcune valli della provincia di Bolzano , di Trento e Belluno
l’occitano (dalle 20 alle 40.000 persone)parlato nelle alte valli alpine del Piemonte occidentale tra la
Vermenagna e la Val di Susa e in un comune della Calabria;
il sardo (circa un milione di persone) parlato in gran parte della Sardegna.
Sono parte integrante del patrimonio linguistico italiano anche lingue che non compaiono nella riferita
normativa. Ad esempio, i dialetti zingari, praticati da una minoranza la cui presenza è storicamente accertata
in Italia almeno a partire dal XV secolo. L’esclusione dei dialetti zingari dalle forme di tutela previste dalla
Legge. 482/1999 è dovuta alla mancanza i un radicamento territoriale dei cr. Rom, nomadi per definizione.
Nell’ultimo decennio anche in Italia è divenuto rilevante il tema dell’immigrazione. Malgrado la rilevanza del
fenomeno, la legislazione linguistica concernente gli immigrati presenti in territorio italiano non è andata al di
là di qualche breve riferimento contenuto nel Testo Unico di cui al decreto legge 25 luglio 1998, n. 286,
recentemente integrati dalla legge 15 luglio 2009, n. 94 («Disposizioni in materia di sicurezza pubblica»), che,
all’art. 22, istituisce il test di conoscenza della lingua italiana al cui superamento è subordinato il rilascio del
permesso di soggiorno; le modalità di svolgimento sono state demandate al decreto ministeriale 4 giugno
2010.
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Il partenariato SMILE ha posto in essere una ricerca su progetti linguistici di successo e su iniziative che
forniscono innovativi metodi per la promozione e l’apprendimento delle Lingue meno diffusamente parlate e
pensate in contesti situazionali e ha creato una banca dati di buone pratiche , che copre 34 nazioni.
La selezione di buone pratiche si è basata su criteri riguardanti l’implementazione e o contenuti indirizzati ai
bisogni di specifici settori per la collocazione dei linguaggi meno diffusamente parlati e pensati e nello
specifico:
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Inclusione sociale attraverso l’educazione linguistica
Inclusione nel mercato del lavoro attraverso l’educazione linguistica
Inclusione nel Mercato del Lavoro attraverso l’educazione linguistica
Multilinguismo
Lingue meno diffusamente usate e parlate
Non-traditional methodologies for language teaching and learning
Metodologie non tradizionali per l’apprendimento linguistico in contesti situazionali
Apprendimento linguistico con scopi specifici
Nuovi approcci di insegnamento per student di linguaggi non tradizionali.
Prodotti linguistici e materiali per scopi di autoapprendimento
Language products and materials for self-study purposes
Materiali di apprendimento basati su tecnologie informative e di comunicazione
Adattabilità e trasferibilità di metodologie per vari gruppi campione
Metodologie innovative per la formazione dei formatori
Mobilità per l’apprendimento linguistico
Ricognizione delle competenze linguistiche acquisite attraverso istruzione non formale ed informale
Applicazione del Contesto comune europeo di riferimento
Diversità linguistica e dialogo interculturale
Linguistic diversity and intercultural dialogue
Buone pratiche per l’impiego delle lingue sul posto di lavoro
La ricerca condotta si propone di creare collegamenti tra il mondo dell’istruzione, della formazione, e quello
del lavoro, identificando opportunità per collocare I linguaggi meno usati e pensati in un ambiente propizio alle
lingue.
La raccolta di buone pratiche copre un’ampia varietà di settori economici, formativi e sociali e fornisce modelli
di lavoro per l’applicazione di metodologie e prodotti in collocazioni pratiche.
Le buone pratiche possono avere impatto diretto su alcuni dei seguenti gruppi di potenziali fruitori.


Le organizzazioni attive nel campo dei mercati del lavoro, quali Camere di Commercio, Sindacati, le
associazioni dei datori di lavoro, gli enti di formazione e istruzione professionale, i fornitori di
prequalifica, ecc che possono trarre vantaggio dai metodi di apprendimento delle lingue alternative e
prodotti multilingue per l'aumento delle competenze, la competitività e l'occupazione in diversi settori
e quindi migliorare le loro competenze e servizi alle persone in cerca di una migliore collocazione sul
mercato del lavoro.
Le organizzazioni di specifici settori economici (edilizia, turismo, energie rinnovabili, ambiente, etc.) possono beneficiare di metodi non tradizionali e prodotti per l'apprendimento delle lingue e la
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promozione della situazione nel contesto specifico del loro settore di competenza e di interesse. Ciò
permetterà di migliorare la qualità dei servizi offerti e la qualificazione dei fornitori.
Le organizzazioni che offrono opportunità di apprendimento per le persone a rischio di esclusione
sociale (immigrati, persone con disabilità, anziani, etc.) - Le persone svantaggiate sono supportate
nella loro migliore integrazione nella società e ricevono motivazione per lo sviluppo delle qualità
corrispondenti alle esigenze del mercato del lavoro
Le organizzazioni che offrono opportunità formali e non formali di istruzione di lingua - scuole,
università, centri linguistici, fornitori di istruzione degli adulti, formazione linguistica e formazione
professionale, ecc, che sono incoraggiate ad applicare le metodologie individuate per l'apprendimento
situazionale di Lingue meno diffusamente parlate e pensate con i loro studenti . Buone pratiche che
forniscono tali metodologie sono disponibili per tutti i 4 settori educativi - istruzione scolastica,
istruzione superiore, educazione degli adulti, formazione professionale e istruzione.


Attualmente, il database comprende oltre 300 buone pratiche provenienti da 34 paesi ed è disponibile sul sito
del progetto www.smile-network.eu attraverso un motore di ricerca user-friendly. Gli utenti possono indicare
le loro preferenze di ricerca delle buone pratiche partendo da da criteri quali lingue di destinazione, settori,
paesi, parole chiave, ecc.
Ogni pratica fornisce informazioni sull'iniziativa selezionata, i destinatari ei settori interessati, gli obiettivi, la
metodologia utilizzata, i risultati, benefici per i gruppi target, i risultati ottenuti, così come il potenziale di
trasferibilità.
La raccolta di buone pratiche copre 46 lingue che possono essere raggruppate nella maniera che può evincersi
nei grafici che seguono.
Lingue rientranti nelle buone pratiche selezionate
da SMILE
5
1
Official LWUTLs
Popular languages
11
24
Regional/Minority languages
Strategic languages
Other (Latin)
5
La rappresentazione grafica sovrastante indica I linguaggi inclusi nella raccolta di buone pratiche raggruppati
per categorie e numero delle pratiche disponibili per ciascun linguaggio.
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 Lingue meno diffusamente parlate e pensate La maggior parte della banca dati si riferisce a lingue
meno diffusamente parlate e pensate che rappresentano I linguaggi ufficiali degli Stati europei, ad
esclusione – in linea generale- dei linguaggi di base comunitari, vale a dire : inglese, tedesco, francese,
spagnolo e italiano.
Lingue meno parlate e pensate del progetto SMILE
90
80
70
60
50
40
30
20
10
Turkish
Swedish
Slovene
Slovak
Serbian
Romanian
Portuguese
Polish
Norwegian
Maltese
Lithuanian
Latvian
Irish
Hungarian
Greek
Finnish
Estonian
Dutch
Danish
Czech
Croatian
Bulgarian
Bosnian
Albanian
0
 Linguaggi popolari:
I linguaggi cosiddetti “popolari” sono inclusi nella banca dati progettuale quale buone pratiche per
promuovere le lingue meno diffusamente parlate e pensate o per dare una loro trasferibilità potenziale a
beneficio di specifici settori e gruppi di riferimento.
Lingue popolari del progetto SMILE
120
100
80
60
40
20
0
English
French
German
Italian
Spanish
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 Linguaggi regionali e minoritari:
I linguaggi regionali e minoritari ( ivi includendo I linguaggi frontalieri) sono stati considerati quando sono stati
ritenuti di rilievo per il progetto, ad esempio a fini di inclusione sociale o incremento del mercato del lavoro.
Un esempio di ciò è dato dalla lingua catalana in Spagna
Linguaggi minoritari o regionali nelle buone pratiche
SMILE
25
20
15
10
5
0
Basque
Catalan
Galician
Saami
Lower
Sorbian
Scottish
Gaelic
Welsh
 Lingue strategiche
I linguaggi strategici coprono le lingue dei partner strategici dell’Unione Europea, o quelli con una loro
importanza strategica per lo sviluppo economico e sociale, quali ad esempio il cinese, il russo, l’arabo, ecc…
Lingue strategiche
35
30
25
20
15
10
5
0
Arabic
Chinese
Hindi
Japanese
Russian
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Nel corso della prima fase progettuale, la rete SMILE ha individuato i settori che possono beneficiare
dell'applicazione di approcci di apprendimento delle lingue non tradizionali incentrati su LWUTLs e canali
stabiliti per il coinvolgimento degli stakeholder.
In particolare, per quanto riguarda l’Italia, ci si è concentrati sulla creazione di opportunità per l'utilizzo di tali
lingue lingue minoritarie e la loro promozione. Ciò, come un mezzo per rafforzare la competitività,
l'occupazione e l'inclusione sociale in vari settori, tenendo conto delle esigenze linguistiche specifiche.
I principali settori di riferimento per le Lingue meno parlate e pensate in Italia (LWUTLs) sono stati :





Turismo
Comunicazione
Istruzione e formazione professionale
Educazione degli adulti
Agricoltura
A livello di contesto italiano, ci si è quindi concentrati sull’ analisi settoriale della domanda settoriale per
LWUTs. Si sono inoltre prese in considerazione le strategie più efficaci per dare spazio alle LWUTLs nel campo
formale e non formale delle lingue in quei settori.
Le fasi successive del progetto saranno dirette a diffondere metodologie innovative - partendo dalle buone
pratiche selezionate - tra i rappresentanti dei gruppi destinatari in Italia. Ciò sarà raggiunto attraverso una
stretta collaborazione con le parti interessate dei settori in questione, nonché progetti nazionali ed europei,
eventi nazionali e transnazionali che promuovano i risultati della rete, laboratori, collegamenti con altre reti, e
le iniziative, le attività di promozione, ecc
I settori scelti in Italia costituiscono aree importanti per la promozione di opportunità e per aumentare la
motivazione per l'apprendimento delle lingue. Essi incorporano le priorità del Paese, riguardo alla crescita
economica, la riduzione della disoccupazione, nuove e migliori opportunità di lavoro e una maggiore
competitività. La maggior parte delle buone pratiche selezionate affrontano allo stesso tempo più di un area
prioritaria e sono in grado di fornire modelli per efficaci collaborazioni intersettoriali, creando un collegamento
tra il mondo della formazione linguistica, il mercato del lavoro e l'inclusione sociale.
I modelli di apprendimento della lingua possono essere spesso applicabili in diversi settori e le metodologie
previste possono rappresentare idee nuove per migliorare la qualità e promuovere la conoscenza delle lingue
in contesti pratici, riflettendo esigenze specifiche dei diversi settori.
La banca dati fornisce buone pratiche rivolte ai settori individuati e provenienti sia dalla Italia e da altri paesi
europei. Tutto ciò è un buon presupposto per l'individuazione di modelli di successo provenienti da altri paesi,
nonché lo scambio di esperienze tra le parti interessate nei settori pertinenti.
Di seguito una descrizione dei principali settori scelti dall’Italia per la migliore allocazione degli dei LWUTLs e
dei gruppi target che possono trarre beneficio dalla raccolta di buone pratiche:
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In Italia il settore turistico è in evoluzione, in controtendenza con la crisi economica che caratterizza il trend
europeo e gli scenari internazionali. Il settore turistico si sta evolvendo e sta mutando sia la figura di chi
usufruisce del servizio turistico che quella di chi eroga i servizi turistici. Un segnale di ciò può vedersi nel fatto
che, negli ultimi tempi, accanto al termine turismo hanno fatto la loro comparsa aggettivi rassicuranti, quali
consapevole, critico, responsabile. Non si tratta semplicemente di una moda passeggera, bensì di nuovi valori
condivisi.
Si sta infatti diffondendo tra i viaggiatori e gli operatori turistici una maggiore attenzione a vari input che un
tempo erano secondari. Il turismo responsabile è, secondo l’associazione italiana del Turismo responsabile, il
turismo attuato secondo i principi della giustizia sociale ed economica, nel rispetto dell’ambiente e delle
culture. Esso riconosce centralità alla comunità locale ospitante e il suo diritto ad essere protagonista nello
sviluppo turistico sostenibile e socialmente responsabile del proprio territorio.
Significativo è al riguardo lo sviluppo di una rete italiana e internazionale dei bio-distretti. Un Bio-distretto è
un’area geografica dove agricoltori, cittadini, operatori turistici, associazioni e pubbliche amministrazioni
stringono un accordo per la gestione sostenibile delle risorse locali, partendo dal modello biologico di
produzione e consumo (filiera corta, gruppi di acquisto, mense pubbliche bio). Nel Bio-distretto, la promozione
dei prodotti biologici si coniuga indissolubilmente con la promozione del territorio e delle sue peculiarità, per
raggiungere un pieno sviluppo delle potenzialità economiche, sociali e culturali.. Esso opera favorendo la
positiva interazione tra industria del turismo, comunità locali e viaggiatori. In un contesto come quello dei biodistretti, dove è posta ampia enfasi sui valori della cultura e delle tradizioni locali, sicuramente l’utilizzo di
Lingue meno diffusamente parlate e pensate ( LWUTLs) prese in considerazione nel progetto SMILE può
trovare la sua giusta collocazione.
In ogni caso, a parte i bio-distretti, va posto in risalto che settore dei viaggi e del turismo sta gradualmente
aumentando la sua importanza anche dal punto di vista dell'apprendimento delle lingue e di lingue diverse da
quelle veicolari classiche.
Molteplici sarebbero gli esempi di una tale rilevanza delle lingue per questo settore dell’economia. Basti
pensare agli operatori del turismo per eccellenza, le guide turistiche e le guide escursionistiche ambientali. La
maggiore attenzione dei viaggiatori per i saperi e le culture localirende necessaria la conoscenza di nuovi
saperi da parte delle guide - oltre alla conoscenza di lingue veicolari come l’inglese, lo spagnolo, il tedesco il
francese – anche di lingue dei luoghi dove si va ad operare con i viaggiatori.
Il settore del turismo è quindi da considerare un ambiente ideale per l’impiego di Lingue meno diffusamente
parlate e pensate (LWUTLs). Il settore si presta anche a testare le migliori metodologie per migliorare
l’apprendimento linguistico. La rete SMILE ha individuato le buone pratiche riguardanti tali prospettive,
individuando forme di apprendimento contestuale , in interazione con le popolazioni e le loro culture. Si tratta
spesso di buone pratiche non “congelate” ma in divenire dinamico, aperte a miglioramenti e
contestualizzazioni di maggiore rilievo.
L’apprendimento dei LWUTLs può in particolare risultare vantaggioso per l’occupazione nell’ambito delle
seguenti figure e strutture occupazionali:
 Guide turistiche
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





Agenzie di viaggio e tour operator
Operatori ubicati in aree dove vi siano contesti tipo i “bio-distretti”
Agenzie di viaggio e tour operator
Professionisti del settore dell'ospitalità
Viaggiatori convenzionali
Viaggiatori con mezzi non convenzionali ( a piedi, in bicicletta, a cavallo).
PROGETTO OCCITANIA A PIE’ *** L’Occitania si estende su tre
nazioni, Italia, Francia e Spagna. Non ha entità politica, ma ha una
comune cultura e un comune linguaggio, l’occitano. Chambra Òc ha sin
dal 2008 individuato percorsi escursionistici dove interagire con la locale
popolazione occitana. Dal 2014, insieme alla Cooperativa per il turismo
sostenibile Waldenviaggiapiedi, sono stati ideati dei trekking durante i
quali i partecipanti possono venire a contatto con la lingua occitana,
familiarizzando con essa attraverso l’interazione con la popolazione
ospitante. http://www.waldenviaggiapiedi.it/walden-adotta-occitania-pe/
L’attuale periodo di crisi economica generalizzata può divenire un costruttivo input per innovare la formazione
e istruzione nel segno della sostenibilità economica sociale ed ambientale. Questo è quanto emerso dalla
ricerca effettuata sulle problematiche di settore nell’ambito del progetto SMILE.
In particolare, la formazione che si basi su strumenti tecnologici può essere un prezioso aiuto per il recupero di
saperi e linguaggi poco diffusi (LWUTLs) oltre che per il risparmio in termini di ambiente e energia.
In particolare, riguardo alla formazione professionale erogata tramite l’e-learning, oltre ai vantaggi innegabili
sotto l’aspetto didattico, ben si possono considerare per gli aspetti positivi in termini di diffusione della cultura
in strati più ampi della popolazione e di sostenibilità dell’ambiente socioeconomico.
Con l'e-learning è possibile ottenere vantaggi in modo pressoché immediato, a prescindere dai contenuti dei
corsi. Il discorso ha una portata generale. E’ infatti innegabile che per le aziende che portino avanti attività
legate - ad esempio - alla green economy, fare e-learning sia più coerente con la sensibilità ambientale a esse
connaturata. Lo stesso discorso può essere esteso al settore delle conoscenze linguistiche, che richiede
elasticità e faciltà di fruizione dei contenuti.
Istruzione e formazione professionale (IFP) sono quindi da considerare uno dei settori in cui i LWUTLs
potrebbero essere più utilizzati, specie nella forma summenzionata della formazione a distanza con l’ausilio
delle nuove tecnologie. Del resto la mobilità professionale si deve ritenere una pre-condizione per lo sviluppo
di nuove professionalità, e con essa anche l’acquisizione acquisizione di nuove conoscenze linguistiche, ad
esempio in una dei LWUTLs del progetto SMILE. Questa mobilità, a sua volta, può servire in misura rilevante
allo sviluppo di posti di lavoro, riducendo la disoccupazione e aumentando il tenore di vita.
18
Viste da un punto di vista dell'occupazione, le competenze linguistiche sono necessarie, nell'ambito delle
abilità di base professionali e devono diventare parte del profilo di ogni lavoratore qualificato, per soddisfare
le esigenze del mercato del lavoro. Tuttavia, l'apprendimento e la mobilità professionale continuano in Italia
ad essere fortemente ostacolate da una conoscenza limitata di lingue diverse dalla propria lingua madre. In
questo contesto, la domanda per le lingue straniere, in particolare per quelle meno diffuse prese in
considerazione nel progetto Smile, è in costante crescita.
Recentemente, sempre più i sistemi nazionali delle qualifiche basato sui risultati dell'apprendimento sono
istituiti in linea con il quadro europeo delle qualifiche (EQF). La tendenza è che il sistema europeo di crediti per
l'IFP (ECVET) e il Quadro europeo di riferimento di qualità (EQARF) sarà anche ampiamente implementato in
futuro.
La rete SMILE ha individuato le buone pratiche che forniscono modelli per l'apprendimento delle lingue che
può essere applicato con studenti di LWUTLs a fini di istruzione e formazione professionale. Tali buone
pratiche e modelli possono essere vantaggiosi per centri di formazione professionale, scuole di formazione
professionale, organizzazioni dei datori di lavoro, sindacati, Camere di commercio, alleanze professionali,
istituti linguistici.
La formazione delle persone adulte va considerata parte integrante della formazione professionale. Un adulto
in formazione, per definizione, è considerato una persona di età maggiore di 16 anni non coinvolta nel sistema
educativo formale scolastico. Si tratta quindi di un gruppo molto ampio, che comprende tutte le categorie
professionali, ma anche, le persone coinvolte in attività di apprendimento sia per lo sviluppo personale che per
altre finalità, quali la migrazione, il viaggio, la crescita personale, tempo libero ecc… I fornitori più usuali di
insegnamento ad adulti restano i centri linguistici, centri culturali, biblioteche, centri di formazione
professionale, le ONG, etc.
Le buone pratiche SMILE che riguardano la formazione degli adulti hanno evidenziato in questa area buone
iniziative legate all’autoapprendimento e alla soddisfazione di esigenze di adulti con bisogni speciali.
L’apprendimento intergenerazionale, con coinvolgimento di giovani e anziani in sinergia tra loro, sembrerebbe
la forma più interessante e innovativa da sviluppare anche per le lingue LWUTLs.
Beneficiari di formazione professionale e per adulti

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





Studenti di vari settori
Lavoratori già operativi
Lavoratori in mobilità
Lavoratori bisognosi di specializzazione
Lavoratori bisognosi di riqualificazione professionale
Lavoratori fuoriusciti dal sistema produttivo
Immigrati
Persone svantaggiate
Persone di età avanzata con esigenze linguistiche delimitate
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Il Portfolio europeo delle lingue è un documento personale per tutti gli
europei perregistrare le loro specifiche linguistiche qualifiche, competenze
ed esperienze ai fini della mobilità europea, la comprensione reciproca e la
cooperazione tra discenti, datori di lavoro e insegnanti. Esso fornisce una
base per il riconoscimento delle qualifiche di lingua, facilitando la mobilità
scolastica e professionale.
http://www.coe.int/t/dg4/education/elp/
The JOY FLL project aims to raise grandparents’ awareness of the
advantages of learning a foreign language by motivating them to join their
grandchildren in doing so. The process of engaging them in foreign
language learning with an emphasis on the cultural similarities and
differences may also provide practical examples for developing social skills
such as respect for others, tolerance and understanding of other cultures
and traditions.
L'allargamento dell'Unione europea ha come naturale conseguenza un aumento della domanda specifica di
competenze linguistiche direttamente legate all'occupazione. Ciò vale in genere per tutti i settori
dell’economia, ma sta divenendo importante anche in un settore dove un tempo c’era minore mobilità, quale
quello dell’agricoltura. Per avere un mercato competitivo ed efficiente nel settore agricolo, l'Unione europea
ha bisogno di una forza lavoro più mobile e la conoscenza di più lingue aumenta le opportunità sul mercato del
lavoro.
Sempre di più in Italia vi sono forze lavorative straniere e sempre di più l’agricoltore italiano interagisce con
operatori che parlano lingue diverse dalla lingua madre italiana. Inoltre, nel settore agricolo inizia a farsi strada
anche la componente sociale, che tiene conto di fattori che non si limitano alla semplice produttività. Anche in
agricoltura iniziano a farsi strada concetti quali solidarietà, integrazione, che sovente vedono protagonisti
lavoratori che non parlano la lingua italiana, bensì lingue minoritarie che possono farsi rientrare nel concetto
di LWUTLs prese in considerazione dal progetto SMILE.
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Si tratta della cosiddetta “agricoltura sociale”, dove l’apprendimento linguistico ben può trovare collocazione e
sviluppo. Il termine agricoltura indica un ambito in cui l'attività agricola coniuga la sua funzione produttiva con
lo svolgimento di una funzione sociale. Si tratta cioè di tutte quelle esperienze e progetti di agricoltura “etica”
e socialmente responsabile, in cui essa diventa uno strumento di terapia, riabilitazione, integrazione lavorativa
e anche di semplice benessere per persone svantaggiate e con difficoltà di inserimento lavorativo (come ad
esempio con disabilità mentale e fisica, in stato di detenzione, tossicodipendenti, minori, emigrati). L’attività
agricola, quindi, ospita e coinvolge queste fasce deboli della popolazione in progetti di formazione e
inserimento, di accoglienza e di integrazione. In questo modo la stessa conoscenza dei processi del lavoro
agricolo, l’ambiente, i tempi e i ritmi della campagna, appaiono un’occasione facilitante e “terapeutica”, una
concreta possibilità per intervenire su tante forme di disagio.
Di rilievo per la formazione linguistica nell’area agricola, si veda anche quanto rilevato nel paragrafo
concernente il settore turistico. I LWUTLs possono infatti risultare l’”arma vincente” per quanto riguarda
l’integrazione tra le attività produttive agricole ecocompatibili e la valorizzazione turistica del territorio.
Il progetto SMILE ha individuate buone pratiche nel settore agricolo che coniugano le conoscenze linguistiche
con la domanda crescente delle aziende di settore. Possono quindi beneficiare dello sviluppo delle
metodologie del progetto SMILE le seguenti categorie di operatori del settore agricolo









Formatori professionali
“Stakeholders” del settore agricolo
Sindacati
Immigrati e loro associazioni
Agricoltori delle zone frontaliere
Persone svantaggiate economicamente, logisticamente, socialmente,e a livello personale
Operatori di altri settori, in particolare quello turistico, ambientale, energetico.
Operatori di strutture ricettive ( agriturismi)
Operatori di aree agricole a vocazione turistica.
Progetto ACT intende a ridurre il gap esistente tra ka domanda lavorativa di
nuove figure agricole qualificate e le competenze esistenti nel settore
agricolo . Attraverso la progettazione di adeguati curriculum agricoli e il
ricorso ad una formazione professionale ampiamente innovativa, le figure
professionali di riferimento vengono rese più adattabili alle esigenze del
mercato del lavoro agricolo
http://www.act-now.eu/
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Nel corso delle attività progettuali si è rilevato che in Italia le informazioni linguistiche si trasmettono
ampiamente nella quotidianità dei mass media o attraverso eventi periodici. Portali e giornali on line, radio,
televisione, internet, in primo luogo.
Ma non solo: anche festival, happening culturali e di tradizione locale hanno un ruolo importante per la
diffusione dei Linguaggi meno diffusamente pensati e parlati ( LWUTLs). Si potrebbe definire una sorta di
educazione linguistica parallela a quella dei canali tradizionali, in forma “mediata”.
I messaggi linguistici vengono veicolati all’interno di palinsesti televisivi e/o radiofonici o all’interno di riviste
online, stimolando l’uso di forme e parole di lingue poco parlate sul territorio. La radio, ad esempio, è stata
uno strumento importante nell’unificazione linguistica dell’Italia e può esserlo anche per la diffusione delle
lingue minoritarie o delle lingue parlate da lavoratori stranieri presenti sul territorio.
La comunicazione linguistica mediatica può sostituirsi validamente all’educazione linguistica tradizionale,
fornendo approcci concreti a situazioni della vita reale di tutti i giorni. Eventi ad ampia partecipazione possono
creare affezione e familiarità anche con lingue scarsamente conosciute sul territorio nazionale.
Il partenariato SMILE ha identificato buone pratiche attraverso l’uso dei mass media intesi in senso ampio, Tali
buone pratiche possono risultare strategiche, oltre che in Italia, all’interno dei Paesi partecipanti al progetto e
dell’Unione europea più in generale. Possono beneficiare di tale forma di educazione linguistica:






Studenti di vari settori
Formatori professionali
Enti culturali
Associazioni sindacali
Giornalisti, conduttori radiofonici e televisivi, organizzatori di eventi
Fruitori occasionali della comunicazione
SUNS é il Festival dell’Europa centro-meridionale della canzone cantata in
lingua minoritaria. Si svolge dal 2008 in Italia. L’obiettivo del Festival è quello di
cercare di creare dei legami tra le differenti lingue minoritarie e le loro culture.
Si può infatti partecipare con canzoni in lingue e dialetti locali o minoritari è
non è prevista alcuna canzone in lingua inglese. Ogni anno partecipano al
Festival in genere 40 band e la partecipazione degli appartenenti ai diversi
gruppi linguistici minoritari è sempre ampia e sentita. La rilevanza dell’evento è
data anche dal fatto che il festival è a sua volta collegato al Liet Festival, che è il
festival internazionale di riferimento per tutte le lingue minoritarie.
http://www.sunscontest.com/
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La banca dati sviluppata dal progetto SMILE è rappresentativa di una varietà di aree idonee per la
collocazione dei Linguaggi meno diffusamente parlati e pensati . Ciò si può attuare con metodologie e finalità
anche molto diverse tra loro.
In particolare, va evidenziato come la rete Smile abbia identificato varie e diversificate buone pratiche che
hanno sviluppato o stanno sviluppando metodi e strumenti innovativi per la promozione e l’insegnamento dei
Linguaggi meno diffusamente usati e parlati, in contesti situazionali legati al mercato del lavoro e
dell’inclusione sociale
Nell’ambito dei Linguaggi meno diffusamente parlati e pensati, la “motivazione” è stata individuata come
elemento decisivo per l’apprendimento di chi apprende una lingua. La motivazione può influenzare I risultati
dell’apprendimento molto più di altri fattori presenti nella formazione linguistica. In considerazione di ciò, I
Linguaggi meno diffusamente parlati e pensati dovrebbero essere portati avanti in contesti pratici e la
motivazione dovrebbe scaturire dalle esigenze e dai benefici che riguardino chi apprende.
I Linguaggi meno diffusamente parlati e usati dovrebbero essere insegnati in circostanze e contesti meno
formali, soprattutto se li si presenta come opportunità di apprendimento informali collocate in un contesto
pratico.
Nel caso dei Linguaggi meno diffusamente parlati e pensati, l’ideale sarebbe quello di focalizzarsi proprio sulla
consapevolezza e la promozione linguistica, più che sull’apprendimento in maniera formale della lingua.
In particolare, andrebbero creati scenari e atmosfere di apprendimento maggiormente rilassanti e
motivazionali. Un trekking, un gioco di ruolo, un’applicazione “divertente”, una “vacanza”, possono stimolare
l’apprendimento spesso molto più di un insegnamento frontale che rischi di essere noioso per l’insegnante e il
discente. Tale contesto, unito alle moderne risorse tecnologiche ( ma non necessariamente) può portare chi
deve apprendere ad imparare più rapidamente e a ricordare meglio ciò che si è appreso, in virtù
dell’insegnamento in un ambiente confortevole e privo di stress.
Ovviamente, anche la rete informatica e le applicazioni tecnologiche hanno il loro rilievo. Un ambiente di
studio basato sul web e sulle applicazioni di smartphone e laptop può essere di utile supporto per
l’apprendimento incentrato sul discente , aumentando I livelli di motivazione e cooperazione di quest’ultimo.
Può inoltre essere creato materiale didattico linguistico appropriato per lo studio anche in altri contesti non
formali , offrendo altresì opportunità per una significativa pratica linguistica.
Anche la componente “visuale” potrà avere rilievo nello sviluppo di metodologie innovative di insegnamento
dei linguaggi meno diffusamente parlati e pensati. Fotografia, strumenti multimediali, opere artistiche, video e
persino degnali e insegne stradali possono essere strumenti utili per la visualizzazione consapevole di una
lingua straniera
Sarà in sostanza utile puntare su di un apprendimento impostato sul “messaggio” più che sull’insegnamento in
senso stretto. Gli studenti saranno così meno ansiosi, più spontanei e quindi in grado di raggiungere rilevanti
livelli di competenza comunicativa.
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Le buone pratiche di Smile forniscono strumenti in situazioni contestuali ( anche online) di vario tipo e per
diversi linguaggi meno diffusamente parlati e pensati. Si tratta di forme di apprendimento innovative che non
richiedono competenze avanzate in materia da parte del discente. Ciò consente un apprendimento più
individualizzato e indipendente, dal punto di vista delle esigenze spazio temporali: a casa, sul lavoro, in
movimento, in vacanza.
Beyond signs in the city, ovvero Oltre I Segnali nella Città accresce la
consapevolezza della diversità linguistica e culturale europea attraverso le
rappresentazioni visive della città . Si utilizza, tra l’altro, l'arte
contemporanea e il design così come le nuove tecnologie. Il progetto si
concentra su BG, CT (Catalano), DE, ES, GR, MT, PL, RO, SI, TR, HU e soddisfa
esigenze linguistiche di base che derivano da maggiore mobilità
(professionale, geografica, turismo), la comunicazione interculturale e
transnazionale cooperazione dell'UE. www.signsinthecity.net
24
Le priorità dell'UE per i prossimi anni saranno tese alla attuazione di misure legislative e pratiche per
aumentare l'occupazione, produttività e coesione sociale all'interno di tutti gli Stati membri. A questo
proposito, gli sforzi dovrebbero essere finalizzati a soddisfare le necessità del mercato del lavoro, rendendo
l'apprendimento delle lingue più mirato alle esigenze del discente, nonchè finalizzato alla pratica che sia
meglio applicabile in contesti professionali.
La domanda e l'offerta di competenze linguistiche dovrebbero quindi concentrarsi sull’apprendimento delle
lingue tenendo conto del fatto che i datori di lavoro hanno bisogno di competenze linguistiche, non solo nelle
lingue principali (come l'inglese, tedesco, spagnolo, etc.), ma anche in quelle meno insegnate ma ugualmente
necessarie per i mercati di nicchia. Importanza è da dare anche all'apprendimento delle lingue dei vari gruppi
svantaggiati al fine di sostenere la loro migliore inclusione sociale e il loro futuro sviluppo professionale.
L'analisi effettuata dal partenariato SMILE ha avuto luogo, oltre che su casi di studio concreti, anche su
documenti chiave che riguardano le attuali politiche e strategie europee nel campo dell'apprendimento delle
lingue e della promozione linguistica, dai quali sono emersi elementi e circostanze sopra riportati.
Riguardo alla metodologia utilizzata nel portare avanti le attività progettuali, i partner di SMILE hanno
adottato una definizione del termine lingue meno diffusamente parlate e usate e hanno concentrato il suo
lavoro sulla identificazione di modelli di successo e strategie per la promozione e l'apprendimento delle lingue
in contesti pratici.
Sono stati individuati tre gruppi di lingue rilevanti per il raggiungimento degli obiettivi di rete per rafforzare il
mercato del lavoro e l'inclusione sociale, e in particolare le Lingue meno diffusamente parlate e pensate
ufficiali, le lingue regionali e minoritarie e le lingue dei partner strategici dell'UE. Le lingue principali (inglese,
tedesco, francese, spagnolo e italiano) sono state incluse dato che esse forniscono un valore aggiunto e certo
in termini di potenziale trasferibilità.
Finora il database sviluppato comprende più di 300 buone pratiche provenienti da 34 paesi incentrati su 46
lingue.
Importanza è stata posta anche sull’ apprendimento delle lingue dei vari gruppi svantaggiati al fine di
sostenere la loro migliore inclusione sociale e il futuro sviluppo professionale.
L’esame dei diversi settori individuati per la ricerca a livello italiano, ha evidenziato come la politica linguistica
italiana sia condizionata da numerosi fattori, alcuni dei quali si sono fatta strada solo nei tempi più recenti.
L’integrazione multiculturale, sociale ed economica, la coesione, l'inclusione, la solidarietà e la valorizzazione
di culture e tradizioni “minori” vanno acquistando spazi sempre maggiori nelle politiche linguistiche in Italia sia
di settore che trasversali.
Le buone pratiche e le metodologie individuate per ottimizzare l’apprendimento dei linguaggi meno
diffusamente parlati e pensati hanno evidenziato una certa trasversalità delle problematiche di settore e
l’opportunità di integrare tra loro vecchi e nuove metodologie di insegnamento.
Il settore del turismo è risultato essere un ambiente favorevole per la sistemazione di LWUTLs e le
competenze linguistiche aggiornate vanno viste come un fattore chiave per rafforzare la competitività e
l'attrattività del mercato.
L'educazione e la formazione professionale ( anche tecnologica) degli adulti e offre un buon ambiente per la
promozione di LWUTLs perché può sfruttare la motivazione personale e le caratteristiche del suo gruppo di
25
riferimento e portare l'apprendimento delle lingue a un'impostazione studente incentrato affrontare esigenze
specifiche. Così i materiali linguistici possono essere pilotati con successo e applicati con una vasta gamma di
beneficiari che perseguono lo sviluppo personale o professionale.
Istruzione e formazione professionale (IFP) sono un contesto importante per la sistemazione di LWUTLs dal
momento che può rispondere alle esigenze del mercato del lavoro in termini di competenze linguistiche e di
contribuire alla libera circolazione dei lavoratori qualificati all'interno dell'Unione europea. Ulteriori passi,
tuttavia, devono essere intrapresi al fine di superare il divario tra le competenze della forza lavoro e le
esigenze del mercato del lavoro.
Il miglioramento e l'ampliamento delle competenze linguistiche nel settore dell’agricoltura può apportare
integrazione per persone a diverso titolo svantaggiate, attuando forme di inclusione socio-economica
altrimenti difficili da realizzare.
Le buone pratiche raccolte sono riuscite a fornire non solo prodotti pronti per l'uso della lingua, ma anche
modelli creativi, idee e approcci verso i LWUTLs trasferibili ad altre lingue e contesti diversi.
Lo sviluppo di tutti i variegati elementi emersi dalla prima fase progettuale di SMILE potrà condurre ad
adeguate future valorizzazioni delle lingue meno diffusamente parlate e pensate in Europa, con verosimili
buone ricadute in termini di occupazione e integrazione.
26
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 E-LEARNING E AMBIENTE: STAMPA http://www.infooggi.it/articolo/green-learning-la-formazione-che-fabene-allambiente/32783/
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