Partita doppia

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Partita doppia
Autore: Giuseppe Vargiu
Titolo : Partita Doppia
Erano sposati da sedici anni e andava tutto bene. Per modo di dire, perché lei aveva
i soldi e lui aveva una relazione con una ventenne ucraina, figlia della badante del
padre.
Non avevano figli, lavoravano entrambi nell’azienda del padre di lei, e non avevano
la comunione dei beni, per cui in caso di separazione lui si sarebbe dovuto trovare
un lavoro, da ragioniere, da qualche altra parte.
No, non gli conveniva la separazione però Fiamma non la sopportava più, né come
mangiava, né come rideva, né tantomeno come faceva l’amore. A parte che doveva
sempre chiederlo lui, non gli aveva mai fatto fare tutto quello che voleva e poi non
partecipava più di tanto, timbrava il cartellino.
Fabio si riteneva giovane, anche se di anni ne aveva quarantacinque, ma si era
sempre tenuto in forma e non aveva perso i capelli, per cui esibiva ancora la sua
chioma alla Adriano Panatta anni settanta, con appena un pò di grigio sulle tempie.
L’ideale sarebbe stato che la moglie sparisse, ti svegli e non c’è più, e invece c’era
ogni mattina, con tanto di cuffia e pigiama ermetico.
Sonja, piagnucolando con il suo misto di ucraino e italiano stentato glielo aveva
chiesto più volte di lasciare la moglie, lui le diceva sempre che non era possibile e lei
allora replicava che non era vero che lui le voleva bene. Fabio rispondeva di avere
pazienza, che Dostoevskij andava bene nei libri ma la vita era un’altra cosa. Non
capiva esattamente cosa voleva dire, era una frase del suo maestro delle elementari,
ma a quella frase Sonja smetteva magicamente di piagnucolare e lo guardava con
rispetto. Se Fiamma morisse, ovviamente Sonja non potrebbe pretendere di uscire
allo scoperto subito, per cui avrebbe avuto due, tre anni di tempo. Il lutto è il lutto.
Dopodiché avrebbe cercato di uscire dall’azienda, facendosi liquidare la sua quota
si capisce, ma il suocero e i cognati avrebbero capito, troppi ricordi dopo che
avevano lavorato insieme tanti anni.
Una volta avuti i soldi, aria pulita, niente più pranzi ufficiali la domenica e visite
obbligate a tutte le zie e zii della moglie, tutti anziani che non morivano mai e che
puzzavano di vecchi.
Questo Fabio è veramente un bolso. Non ha il coraggio di opporsi che andiamo
sempre dai miei zii pallosi ed è di una noia mortale. Lui non lo sa, ma il testamento
di mio padre prevede che l’eredità vada direttamente ai nipoti e ai figli solo
l’usufrutto, per cui se sta con me e spera che muoio prima di lui per ereditare sta
fresco. Non mi piace come ride, le sue battute sono vecchie, ha ancora quel taglio di
capelli ridicolo e quando facciamo sesso mi ha sempre chiesto delle cose ma non ha
mai insistito, non ha mai capito che non dico mai sì subito, e adesso da un po’ di
tempo non insiste più, come se si fosse calmato, timbra il cartellino. Eravamo al liceo
quando ci siamo messi insieme, siamo rimasti fidanzati per dieci anni perché lui,
figlio unico, aveva la madre malata e io mi dovevo laureare, poi la madre finalmente
è morta e ci siamo sposati. Ma poi siamo cambiati, oppure eravamo diversi già da
prima, e di mattina lo guardo e mi chiedo ma chi è questo qua, tronfio e tonto come
un nobile decaduto.
Il problema è che adesso c’è Lamir, il senegalese che fa il custode nell’azienda. L’ho
forzato io, lui non voleva e aveva paura. Al suo paese è laureato, e’ gentile e sempre
contento, mi sorride con quei denti larghi e bianchi, e il suo sorriso si allarga
quando mi racconta del suo paese. E non ha bisogno di chiedere. E’ certo che qui
non abbiamo un futuro, ma senza Fabio potremmo andarcene in Francia e potremmo
anche vivere di rendita. Le coppie miste non sono viste male come qui da noi. Ma c’è
Fabio in mezzo, e io non ce la faccio più, devo fare qualcosa.
Fiamma trovò Fabio dentro la vasca da bagno con il phon acceso, così disse,
sicuramente era inciampato asciugandosi i capelli, li avesse tagliati una buona volta.
Lei invece morì tre giorni dopo il funerale di Fabio, veleno per topi nella farina di
farro che mangiava solo lei.
Il commento della gente e dei giornali era stato che non aveva retto il dolore,
poverina, una coppia così affiatata, che anche senza figli si volevano un bene
dell’anima.
Nessun problema per il commissario, anche se aveva dovuto interrogare una marea
di gente, ma le inchieste anzi l’inchiesta, perché poi furono riunite, era solo un atto
dovuto e il caso era chiuso, disgrazia e suicidio conseguente. Al commissario questa
storia era dispiaciuta parecchio, anche perché aveva scoperto che con Fabio erano
stati compagni di classe alle elementari. Si volevano troppo bene quei due, pensava,
specialmente dopo che aveva saputo che lui aveva prenotato un viaggio in Ucraina
per il due del mese dopo, e lei invece un viaggio in Senegal per il sei dello stesso
mese. Era chiaro, si volevano fare una sorpresa a vicenda, ma lo strano era che
ambedue avevano prenotato un posto solo e di solo andata. Errori di digitazione,
anche se ambedue i titolari delle due diverse agenzie assicuravano che le
prenotazioni erano poi state confermate espressamente per telefono.
Ucraina, Senegal, che paesi diversi, da una parte donne bionde e dall’altra
marcantoni neri, gli ricordava qualcosa ma doveva essere stata una partita degli
ultimi mondiali di calcio.
Eh sì, pensava il commissario La Volpe, il maestro delle elementari aveva proprio
ragione, Gogol va bene nei libri ma la vita è un’altra cosa.