Diapositiva 1

Transcript

Diapositiva 1
Copyright by: Bigol News - Testata Registr. Trib. Napoli 20/2008 del 28/02/2008
COPPA DAVIS
3
2
3 Coppa Davis, Italia in semifinale;
4 Fatti Di Napoli, sconfitta anche al Tardini;
5 Doppio Llorente, doppietta al Livorno;
6 Tris Di Destro, la Roma sogna la rimonta;
7 L'Inter Si Fa Male Da Sola, non basta Icardi;
8 La Lazio Vola, 2 - 0 alla Samp;
9 Le Altre Partite, vincono Verona, Sassuolo e Torino;
11 Fatto Di Calciomercato;
12 Fatto di Serie B;
13 Campionato Primavera, 23° giornata;
14 Fatto Di Pallanuoto;
17 Scoviamo Gli Sport, Ultimate;
2
NEL QUINTO E DECISIVO MATCH SEPPI BATTE IL BRITANNICO WARD, MA LA VERA
IMPRESA DI FOGNINI CHE SURCLASSA MURRAY NEL QUARTO MATCH.
La gioia di Fabio Fognini che batte
Andy Murray
Un momento atteso 16 anni! L’Italia del tennis
ritrova la semifinale di Coppa Davis che non
vedeva dal 1998!
Tutto merito di un Super Fabio Fognini e di
Andrea Seppi che rovesciano il risultato per
l’Italia contro la Gran Bretagna di Andy Murray,
3-2 il risultato finale in favore degli azzurri.
Proprio Fognini nel quarto match distrugge il
numero 1 britannico in tre set 6-3, 6-3, 6-4,
mostrando il suo miglior tennis: una gara
perfetta da parte del ligure che così vendica la
sconfitta nel doppio con Bolelli nel terzo match
proprio contro Murray e Fleminf ( 6-3, 6-2, 3-6,
7-5.)
Nel quinto e decisivo match non fallisce
invece Andreas Seppi che batte in tre set il
numero 161 del mondo Ward: 6-4, 6-3, 6-4.
Una gara condotta dall’inizio alla fine da
parte dell’altotesino.
Ora l’Italia affronterà la Svizzera di Sua
Maestà Roger Federer in semifinale e per di
più in trasferta nel mese di settembre.
Ardua impresa da compiere, ma con un
Fognini del genere tutto sembra possibile.
Il punto decisivo di Seppi contro Ward
Giuseppe Memoli
3
Le squadre scendono in campo così formate:
NAPOLI: Reina; Henrique, Fernandez, Albiol, Ghoulam; Inler, Jorginho;
Insigne, Hamsik, Callejòn; Higuain
PARMA: Mirante, Cassani, Paletta, Felipe, Molinaro, Acquah, Marchionni,
Parolo, Schelotto, Palladino, Biabiany
Subito Marchionni atterra Insigne e il Napoli
guadagna un calcio di punizione, a rete va
Fernandez che realizza una rete in fuorigioco,
perciò gol nullo. Difesa azzurra attenta, poi
occasione per Callejon che non riesce a
finalizzare. Parma molto pericoloso, bene
Fernandez e Ghoulam, ci prova anche Inler dalla
distanza ma niente. Finisce il primo tempo. Nel
secondo tempo Hamsik reclama un calcio di
rigore per uno sgambetto di Schelotto, ma
l’arbitro niente. Al 10’ della ripresa il Parma
passa in vantaggio Parolo mette a segno su
assist di Paletta. Parecchie occasioni sprecate
per Higuain che Benitez sostituisce con Zapata,
fuori Callejon dentro Mertens subito
pericolosissimo. Cartellino giallo per Zapata per
simulazione in area di rigore, ma qui c’era
rigore. Dopo quattro minuti di recupero termina
la partita con la sconfitta del Napoli.
Karina Ornella Palomba
Doppio Llorente e la Juve stende il Livorno!
Juventus-Livorno 2-0. Decide lo spagnolo con una doppietta. Bianconeri nuovamente a +8 dalla Roma.
La Juventus sbriga la pratica Livorno in 35 minuti liquidando la formazione toscana con un secco 2-0 e ottenendo la
sedicesima vittoria consecutiva casalinga. Vittoria arrivata nel miglior modo possibile. Gara praticamente chiusa nel
primo tempo con un doppio ruggito di Fernando Llorente e possibilità di conservare energie per il match di coppa
contro il Lione. Livorno attento, in grado di creare qualche grattacapo a Buffon nella prima frazione, ma troppa è la
differenza tra le 2 compagini
Sintesi - Formazione tipo per la Juve con la sorpresa Tevez titolare e non
Giovinco come si pensava alla vigilia. Nel Livorno Di Carlo lascia in panchina i
diffidati Paulinho e Greco in vista della prossima giornata contro il Chievo e
schiera Duncan a centrocampo e la coppia d’attacco Emeghara-Siligardi.
Partono bene gli ospiti con Emeghara che già al ‘2 minuto chiama in causa
Buffon. Cinque minuti dopo è Tevez a provarci ma Bardi è bravo a
respingere. Sulla ribattuta lo stesso 10 bianconero di testa è impreciso. Al
’19 è l’ex di turno Chiellini a sfiorare la rete su assist di Pogba, ma il tiro del
centrale è impreciso. Monologo Juve e 4 minuti dopo Asamoah dalla sinistra
mette un buon pallone in mezzo sul quale si avventa Lichtsteiner che, dopo
aver anticipato Mesbah, ci prova d’esterno ma manda fuori. Dopo tanto
spingere il vantaggio bianconero si concretizza al ’32 con Fernando Llorente:
Tevez dalla sinistra mette un pallone al centro dove trova lo spagnolo che
riceve palla spalle alla porta, ma è bravo a girarsi e a scaricare in porta un
tiro violento. Passano appena 3 minuti e la Vecchia Signora trova anche il
raddoppio nuovamente con il centravanti basco: angolo di Pirlo, Llorente
viene inspiegabilmente lasciato solo e comodamente può infilare per la
seconda volta Bardi, non impeccabile nell’occasione. Doppietta per lo
spagnolo (la seconda dopo quella con il Cagliari) e dopo 35 minuti la Juve fa
capire chi comanda. Gli amaranto si fanno vedere senza fortuna con
Emeghara, ma è Tevez a sfiorare il tris con un tiro alla Del Piero che esce di
pochi centimetri. Termina così il primo tempo. Nella ripresa i ritmi si
abbassano moltissimo e i bianconeri iniziano con un giro palla “infinito”. Il
Livorno cerca di riaprire la gara ma si fa vedere in una sola occasione con
una conclusione di Duncan dalla distanza sulla quale Buffon è attento. I
bianconeri cercano (ma senza troppa insistenza) la terza rete, ma le
conclusioni di Llorente e Pirlo sono alte. I minuti passano ma da quanto si
vede in campo la gara sembra esser già finita da un pezzo. Conte ha la testa
all’impegno in Europa di giovedi con il Lione, Di Carlo pensa alla sfida
salvezza. Si procede così alla girandola di cambi (una delle poche emozioni
della ripresa): Giovinco e Vucinic rilevano Tevez e Llorente; negli amaranto
Ceccherini, Emeghara, altro diffidato, e Biagianti lasciano il posto a Piccini,
Belfodil e Mosquera. I bianconeri continuano a controllare la gara e Pogba
(sostituito poi da Padoin) e Giovinco cercano, senza fortuna, la via della rete.
Dopo 5 minuti di extra-time si conclude la gara.
Vincenzo Vitale
Una tripletta di Mattia Destro consente ai giallorossi di
rimanere col fiato sul collo dei nemici juventini, in un
rush finale tutt'altro che scontato. Non basta la corsa e
l'organizzazione tattica dei sardi a fermare la corazzata
giallorossa. La Roma fatica molto nella prima mezz’ora
di gioco. Il Cagliari è ben messo in campo, pressa alto e
non concede spazi alla freccia Gervinho coadiuvato a
destra dal pendolino Maicon. Così gli ospiti, per
sbloccare un match equilibrato e poco emozionante
sfruttano il primo e unico errore che la difesa sarda
commette: al 32’ Gervinho, lanciato da Nainggolan in
velocità, apre l'ermetica retroguardia locale. Ekdal in
chiusura anticipa l’uscita di Avramov e il pallone finisce
ancora all’ivoriano: palla al centro per Destro che deve
solo spingere in rete. La Roma non concederà poco o
nulla alle avanzate orchestrate da Cossu e Pinilla e nella
ripresa chiude il match con 2 zampate del centravanti in
odor di nazionale. Al 57' Nainggolan lancia Destro che
trafigge Avramov per la seconda volta. E' il colpo di
grazia. Il Cagliari non reagisce e Florenzi offre al 74' un
assist al bacio per uno scatenato Mattia Destro. E' notte
fonda per i sardi, che in virtù degli altri risultati vengono
risucchiato nelle acque torbide della zona retrocessione.
Mentre dalle tribune gli ultras cagliaritano mandano a
quel paese Cellino e società, Benatia stende in area
Pinilla nel recupero. Per l'arbitro è calcio di rigore. Per
Pinilla è il gol della bandiera che sancisce la fine dei
giochi. Garcia può continuare a sperare nel miracolo
rimonta. Uniche note negative le ammonizioni di
Destro, Florenzi e Pjanic: tutti diffidati, salteranno la
gara con l’Atalanta della 33a giornata.
Valerio Castorelli
SUPER ICARDI NON BASTA. L’INTER SI FA MALE DA SOLA
CONTRO IL BOLOGNA è SOLO 2 - 2
L’Ennesimo e sciagurato passo dell’Inter rovina ancora una volta
la visita milanese del patron Thohir e soprattutto il Sabato sera
nei numerosi tifosi nerazzurri.
La squadra di Mazzarri sembra voler essere la formazione che,
per la parcondicio, non vuole alterare la lotta salvezza e lo fa nel
modo più democratico che ci sia, ovvero bissantd il 2-2 di
Livorno. Nel buoi di una cupa serata calcistica però due lampi
scuotono San Siro. In primis un super Icardi che smentisce
definitavente i pochi scettici che ancora lo definivano non da
Inter e poi quel rigore fischiato, lasciando andare però l’epilogo,
che ai nerazzurri mancava da oltre un anno. La gara parte nel
migliore dei modi per l’Inte, dopo appena sei minuti Nagatomo
serve nell’area piccola Icardi che, da vero bomber, di controbalzo
non può sbagliare. Match subito in discesa e morale bolognese
sotto i tacchi. Dopo una ventina di minuti di buon calcio i
milanesi diventano il team emblema del proprio condottiero, un
undici lento, prevedibile e schiavo di una difesa a tre che
condiziona ancor più una squadra in un evidente momento di
difficoltà. Forte di tutte queste motivazioni i rossoblu in tutta
risposta riemergono, prendendo sempre più le redini di San Siro.
Garics galvanizzato, degno del miglior Cristiano Ronaldo, si
galvanizza e umilia Nagatomo, palla al centro per Cristaldo che
colpisce Handanovic. Sulla respinta irrompe Pazienza che, tra una
selva di gambe, beffa un non incolpevole estremo difensore.
La ripresa segue lo stesso copione della prima frazione. Solo l’invocatissimo
ingresso di Kovacic accente qualche lampo. Proprio da un’azione iniziata
dal croato, l’Inter rimette la testa avanti. Ancora Icardi, da fermo, trova
l’incrocio, costruendosi da solo un gol da urlo. L’inter di oggi si dimostra
non ancora in grado di saper chiudere o gestire una gara e subisce
l’ennesima beffa. Un cross innoquo di Morleo trova un ottima sponda in
uno “scivolante” Rolando che serve su un piatto d’argento il pari a capitan
Konè che bissa il gol dell’andata. Mazzarri getta nella mischia Milito in un
finale senza filo logico. A 5’ dal termine Kovacic serve in verticale Icardi che
mette al centro per Palacio, il trenza si gira splendidamente ma viene
abbracciato vistosamente e, udite udite sopo un intero campionato è
rigore per l’inter, Dagli undici metri va Milito ma con sciagura colpisce Curci
e segna definitivamente la fine del suo ciclo nerazzurro. A tempo scaduto si
rischia anche la beffa di Acquafresca ma sarebbe stato troppo, già così può
bastare, Mazzarri è vicino al capolinea.
Antonio Greco
Candreva+Lulic: Sampdoria abbattuta e la Lazio vola!
Reja batte Mihajlovic. La Lazio deve rinunciare all’ultimo secondo a Klose, ma a fare la differenza in campo è il
giovanissimo Keita. Lo spagnolo con la sue accelerazioni mette continuamente in difficoltà gli avversari e dai suoi
piedi nasce il vantaggio di Candreva. Nella ripresa Biglia lascia in 10 i suoi ma è comunque la Lazio a trovare il goal
del raddoppio e della sicurezza con Lulic. Reja mette in cascina 3 punti importantissimi che permettono di portarsi a 2 dall’Inter e di tener accesa la speranza chiamata Europa League. L’ex di turno Miha (in tribuna per squalifica)
scuote la testa e non riconosce la sua Samp. Tutto sommato la squadra non ha demeritato ma fatto sta che ritorna a
casa a mani vuote dalla trasferta romana.
Sintesi - Problema all’ultimo per Klose che resta a casa e viene sostituito da
Postiga con ai fianchi Candreva e Keita. Nella Samp Berardi vince il ballottaggio
con Fornasier e viene schierato a sinistra con conseguente spostamento di
Regini al centro. Maxi Lopez unica punta supportato dal trio Gabbiadini, Eder,
Soriano. Primi minuti giocati ad un buon ritmo. Entrambe le squadre sono molto
attente a non concedere spazi ma al tempo stesso non rinunciano a giocare
sfruttando le fasce. Dopo circa ’20 minuti i ritmi cominciano ad abbassarsi e le
formazioni faticano a trovare varchi. I blucerchiati ci provano al ’23 con
Gabbiadini, ma il suo tiro è poco alto sopra la traversa. La Lazio risponde ‘8
minuti dopo con Candreva che, servito da Onazi, calcia di potenza ma trova la
respinta di Da Costa sulla quale si avventa come un rapace Postiga, ma l’azione è
fermata per un tocco di mano del portoghese. Al ’42 arriva il vantaggio
biancoceleste: Keita decide che è arrivata l’ora di svegliare il match, scatta sulla
destra, brucia Berardi e mette in mezzo dove Candreva non deve far altro che
appoggiare in rete il suo 9° goal in campionato. Si conclude così la prima
frazione. Nella ripresa il primo episodio da segnalare arriva al ’57 quando Biglia
si fa rubare palla a centrocampo da Krsticic e commette ingenuamente fallo. Il
centrocampista, già ammonito, riceve il secondo cartellino e lascia i suoi in 10.
Dall’episodio parte la girandola di cambi con Okaka e Sansone che rilevano
rispettivamente Maxi Lopez e Gabbiadini, mentre Reja toglie Postiga per Mauri.
La Samp prova così ad alzare il baricentro per sfruttare la superiorità numerica e
ci prova con Berardi dalla distanza, ma la conclusione è centrale. Al ’68 sono i
biancocelesti a sfiorare il raddoppio quando Mustafi, nel tentativo di deviare in
angolo un cross di Keita, rischia un clamoroso autogol. La seconda rete
biancoceleste però arriva poco dopo con Lulic. Infatti al ’73 Candreva serve
Mauri sulla sinistra dell’area di rigore, il neo entrato brucia Mustafi e mette in
mezzo un ottimo pallone per l’accorrente Lulic, che approfitta di una dormita
della retroguardia blucerchiata e buca Da Costa con un piatto sotto la traversa.
Quattro giri di lancette dopo l’autore del raddoppio lascia il posto a Minala che
esordisce in A dopo le recenti polemiche relative alla sua età. L’ultima azione è
di marca doriana con Soriano bravo ad approfittare di una brutta uscita di
Berisha e a tentare il tap-in di testa, ma Biava riesce a respingere sulla linea. Si
conclude così la sfida all’Olimpico.
Vincenzo Vitale
La vendetta è servita. Quel gol nel recupero di Lazarovic, che
aveva regalato al Chievo il derby d’andata, era diventato un
incubo per l’Hellas che nella sfida di ritorno fa prevalere la sua
miglior qualità tecnica e la “fame” di un evergreen come Luca
Toni che al 65’, con una zampata delle sue, fa impazzire il
Bentegodi nell’anticipo della 32esima giornata di Serie A. Le
due squadre hanno obiettivi diversi: il Chievo è a caccia di punti
salvezza mentre l’Hellas incomincia a conoscere l’inno
dell’Europa League. Corini esclude ancora una volta dall’undici
titolare Thereau e si affida ad un ritrovato Obinna ed in
mediana insieme a Frey, graziato dal giudice sportivo per la
gomitata nel turno precedente a Balotelli, Radovanovic scalza il
posto a Guana. Mandorlini invece colloca Marquinho nel
tridente offensivo con Toni ed Iturbe. I clivensi partono molto
bene: pressing alto e subito alla ricerca dei tagli di Paloschi e la
velocità di Obinna ma l’Hellas come al solito e ben disposto in
campo. La prima vera occasione arriva al 26’ quando Agazzi
effettua una grande parata sul colpo di testa di Toni. Sul finire
dei primi 45’ Hallfredsson fa tremare il Bentegodi colpendo
l’incrocio dei pali con un gran sinistro dalla lunga distanza. La
ripresa è subito targata Hellas ma il Chievo, o meglio Agazzi,
resiste: l’estremo difensore clivense prima è bravo a chiudere lo
specchio della porta ad Iturbe nell’uno contro uno, poi
neutralizza il tiro dal limite di Romulo e nega la gioia del gol a
Toni da distanza ravvicinata. Alla mezz’ora Corini si gioca la carta
Thereau al posto di Obinna ma al 65’ dopo un rimpallo con
Dainelli in area di rigore Toni la butta in rete firmando il suo
16°gol stagionale diventando il miglior cannoniere di sempre
per l’Hellas superando Gianni Buoi e Nico Penzo.
Sullo 0-1 i due mister giocano a scacchi: per il Chievo dentro Pellissier al posto di Guarente mentre
Mandorlini risponde con Marques, Donati e Sala al posto di Marquinho, Romulo e Hallfredsson ma le
speranze per la squadra di Corini si spengono sull’occasione di Thereau, sul finale di gara, con un bel
tiro dal limite poco fortunato. L’Hellas ritorna alla vittoria dopo aver perso tre derby consecutivi,
posizionandosi al nono posto (46 punti) a sole due lunghezze dalla Lazio, sesta. Il Chievo subisce
l’ennesimo stop per la corsa alla salvezza ed ormai non può più sbagliare.
Ferruccio Montesarchio
Una lanciatissima Atalanta reduce da ben sei vittorie di fila può solo
inchinarsi ad un Sassuolo voglioso di vitali punti salvezza. Un doppio
Sansone regala ai neroverdi una vittoria più che meritata, figlia di una
grande prestazione e complice di una forse appagata Atalanta che si
intravede solo a sprazzi e solo nei primi minuti nei quali Pegolo chiude a
doppia mandata la sua porta. Al 33esimo la svolta, Sansone sbuca tra i
dormienti Lucchini e Benaloune e con un preciso diagonale destro infila
Consigli. Il vantaggio emiliano affievolisce ancor più i bergamaschi che
scompaiono alla distanza. Nel secondo tempo Di Francesco si copre e si
affida al contropiede ma il raddoppio avviene da calcio piazzato. Ancora
l’italo-tedesco Sansone mette la sua firma chiudendo la partita.
Colantuono prova a riaprire la gara inserendo a rotazione tutto il suo
potenziale offensivo ma, per i nerazzurri è la giornata della sterilità. Anzi
è il Sassuolo a sfiorare la terza rete ma, sarebbe stata una vittoria troppo
eccessiva. Cisbah fallisce una facile occasione facendo scivolae il match
liscio fini al triplice fischio. L’europa si allontana per i padroni di casa, per
gli ospiti invece in arrivo solo Finali, per mantenere la Serie A ora non si
può più mollare.
Antonio Greco
“Le speranze di salvezza, a sei partite dalla fine, si complicano dopo questa sconfitta. Ma abbiamo il dovere di crederci”. Significative
le parole di un Maran quasi rassegnato al prossimo futuro che vedrà, molto probabilmente, la squadra etnea nella serie cadetta. Nel
match “da non sbagliare”, per non perdere il treno per la salvezza, il Catania cade sul risultato di 1-2 nella sua arena del Massimino
contro un Torino senza particolari pretese in questa 32esima giornata di Serie A. Ma le forti motivazioni della squadra etnea non
hanno prevalso sulla qualità granata che è inciampata nella quinta sconfitta consecutiva, consolidando l’ultima posizione a 7 punti
dalle quart’ultime. Entrambe le squadre si presentano con l’organico al completo con qualche accorgimento tattico da parte di
Maran che nel trio offensivo rinuncia a Keko per Monzon (scelta per garantire più equilibrio tra i reparti) al fianco di Barrientos e
Bergessio. Ai padroni di casa bastano due giri d’orologio per credere nella salvezza: Palsil ruba il pallone a centrocampo, serve
Barrientos che di prima pesca Bergessio che firma la sua sesta rete stagionale.
Il Catania gioca bene e blocca il Toro con il suo pressing asfissiante. La
squadra di Ventura si presenta da Andujar solo al 25’ ma la conclusione
di Immobile innescata da una punizione dalla sinistra di Cerci non
impensierisce l’estremo difensore etneo. Il resto dei primi 45’ minuti
scivolano via senza emozioni con la squadra di Maran padrona del
campo. Ripresa shock per il pubblico del Massimino. Il Toro entra in
campo con un altro piglio (decisivo Ventura negli spogliatoi) e costringe
Andujar agli straordinari prima su Immobile (51’) poi su Glik (57’) e
dieci minuti dopo su Cerci ma il Catania non cade ma barcolla. Non può
nulla al 79esimo e all’81esimo sulle conclusioni di Farnerud ed
Immobile, che raggiunge a quota 18 reti in campionato il bianconero
Tevez, che condannano in tre minuti gli etnei a dare uno sguardo alla
Serie B. Finisce con i fischi e la contestazione della curva contro la
squadra, il presidente Pulvirenti ed il vice Cosentino.
Ferruccio Montesarchio
Inter, pronto l’assalto per Alvaro Morata.
L’Inter in estate perderà sicuramente il suo attaccante
‘’principe’’ Diego Milito, eroe del triplete targato Mourinho.
Il primo obiettivo è Alvaro Morata, il club neroazzurro
avrebbe presentato un’offerta al Real Madrid per
l’attaccante classe 92’ di ben 18 milioni di euro. La trattativa
è già ben avviata anche se il Real vorrebbe inserire una
clausola per un eventuale riacquisto del giovane attaccante
spagnolo.
Juventus, dall’Inghilterra pronta un’offerta per
Vucinic.
Nemmeno passata una settimana dal suo ritorno in
campo e per Mirko Vucinic è già tempo di mercato.
Dall’Inghilterra danno per sicuri un’offerta da parte
dell’Arsenal per l’attaccante montenegrino richiestissimo
da Wenger.
Il tecnico francese avrebbe messo sul piatto ben 12 milioni
di euro per l’attaccante bianconero. Parola alla Juve ora.
Fiorentina, se parte Cuadrado arriva Muriel!
Un colombiano per un colombiano! Questa la frase
chiave per il calciomercato viola. La Fiorentina vorrebbe
dall’Udinese l’altra metà di Cuadrado pagato 6,5 milioni
di euro per poi rivenderlo ad una cifra più alta all’estero
dove non mancano offerte.
In quel caso con i soldi di Cuadrado si arriverebbe a
Muriel per il quale stravede Montella.
Giuseppe Memoli
11
Sapore di serie A nell’ anticipo PalermoAvellino.
I
rosanero,
sempre
più
inarrestabili, vincono ancora; stavolta le reti
arrivano dalle retrovie, infatti sono Bolzoni
e Barreto gli autori principali della vittoria. I
siciliani, in attesa del posticipo, si portano a
+13 dall’ Empoli. Il Cesena trionfa a Terni e
diventa la terza forza del campionato
cadetto; 52 punti e a -1 dal secondo posto.
Il Novara vuole restare a tutti i costi in serie
B e lo fa bloccando in casa il Crotone 1-1,
reti di Manconi (N) e De Giorgio (C). Il Latina
batte di rigore la Reggina a Reggio Calabria,
decide Jonathas; 51 punti per i laziali. Il
Carpi supera il Trapani del capocannoniere
del torneo Mancosu per 3-2, Memushaj
segna in extremis e regala i tre punti ai suoi.
Il Cittadella cerca di portarsi fuori da una
situazione molto pericolosa rovinando la
festa al Siena, è Coralli a siglare l’ unica
marcatura del match. Il Modena trova il
successo a Lanciano, i gialloblu schiacciano
gli abruzzesi 1-3.
Caracciolo, Di Cesare e Valotti rispediscono a casa il Pescara e conducono il
Brescia a quota 43. 16’ centro per l’airone. Il Padova vede sfumare la vittoria a
La Spezia facendosi rimontare il doppio vantaggio siglato nel primo tempo;
Giannetti ed Ebagua spengono l’ entusiasmo veneto. Ancora out per la Juve
Stabia, il Varese vince 4-2 a Castellammare e la voragine per i campani si
avvicina ininterrottamente.
Nel girone A il Torino stecca e, contro il Genoa non va oltre lo zero a zero. Il pari dei granata è un
toccasana per la Juventus che rosicchia, così, altri punti ai cugini. La vittoria con il Modena, per 1-4, da
fiducia alla squadra, passata da poco nelle mani di Fabio Grosso. Dopo la rete subita di Dezai, per i
ragazzi di Simone Barone, al 31’, è Juventus show. A cinque minuti dalla fine del primo tempo,
Gerbaudo trova la rete del pareggio. Il secondo tempo è tutto di marca bianconera: Donisi sigla l’1-2 e
Cevallos cala il tris al 12’. Nel recupero, arriva, poi, il gol del poker. E’ Soumah l’autore del rigore. Dopo
aver perso terreno dal Torino capolista, l’Empoli torna a vincere e, si porta a due punti dalla zona, che
garantisce l’accesso diretto alla fase finale, per la corsa allo scudetto. Allo Spezia, i toscani rifilano una
“manita” (5-0). Per la Sampdoria la gara con il Parma termina a reti inviolate; 0-0. Il Novara vince con
il Bologna 3 a 1. Le reti arrivate tutte nel secondo tempo, vedono i piemontesi in vantaggio, al 4’, con
Dickmann. Al 22’ il Bologna riesce a pareggia, grazie alla rete di Dall’Osso. Dopo soli tre minuti, la
squadra di Gattuso, trova, nuovamente, il vantaggio con Schiavi. A pochi minuti dalla fine della gara, la
rete che gela le speranze di acciuffare il risultato per gli emiliani, è di Rocca. Il Sassuolo vince contro il
Cesena, per 2 reti a 0, grazie alla doppietta di Gliozzi. Vittoria casalinga, anche, per il Siena, che
espugna per 2 a 0 il Carpi.
Nel girone B il Chievo incappa nel Padova. L’uno a uno, mette nei guai la squadra veronese che vede
insidiarsi il primato in classifica, da un’Atalanta che, invece, vince. Per chiudere la pratica Brescia, ai
bergamaschi basta la sola rete di Tulissi, arrivata al 12’ del primo tempo. In attesa del derby, in
settimana, il Milan fa tremare i cugini interisti dalla distanza, con il 0-6 rifilato all’ultima del girone:
Cittadella. L’Inter, invece, vince, ma con sofferenza con il Lanciano. Al 22’ del primo tempo arriva il gol
di Bonazzoli. Il numero 9 neroazzurro con maestria mette in rete la sfera, su assist di Camara. La
doppietta per l’attaccante interista arriva al 21’ della ripresa, quando in un azione personale, supera il
difensore con un sombrero e fredda, con un tiro da fuori, Elezaj. Il colpo del KO, arriva da una
splendida azione di Camara, che salta quattro avversari e serve palla al neo entrato Mira, che di
sinistro fulmina il portiere del Lanciano, chiudendo la partita. Il Lanciano, però, ha un guizzo di
orgoglio, segnando il gol della bandiera, con il colpo di testa di Raho. Difino, poi, realizza, al 48’, la rete
del 3-2. L’Udinese espugna per 4 a 1 la Ternana. Il Verona viene beffato sul finale dal Varese. Finisce 33. Sotto di due reti, la squadra veronese riesce, dapprima ad agguantare il pari, poi, al 45’ del secondo
tempo, sigla la rete della possibile vittoria, con alba, autore di una doppietta. Ma al quarto minuto di
recupero; la beffa. Negro, per il Varese, pareggia i conti. Il Pescara vince con un gol di Di Rocco, al 92’,
contro il Cagliari.
Nel girone C la Lazio pareggia 1 a 1 con la Fiorentina. Al 34’ del primo tempo, Lombardi, servito da
Crecco, si invola verso sulla fascia destra e, da posizione defilata, trafigge Bertolacci. La Fiorentina
risponde, al 19’ del secondo tempo, con un rigore trasformato da Bangu. Un pari che sta stretto ad
entrambe le sqaudra. La Lazio, che così, non si scrolla la viola, a solo un punto di distanza e, la
fiorentina che, non vincendo non agguanta il primato. Nel derby regionale è la Roma ad avere la
meglio. I giallorossi travolgono per 0-5 i pari età del Latina. Il Palermo consolida il quarto posto, grazie
alla vittoria contro l’Avellino. Per i rosanero è Fiordilino ad andare in rete. Segue i palermitani, il
Catania che, vince con la Reggina, per 2 a 0. Già nel primo tempo, la formazione di Pulvirenti chiude il
match; prima con con la rete di Aveni, all’8’ e, poi con Caruso, al 23’. Male il Napoli, che viene travolto
dal Lanciano, per 1-4. A Sant’Antimo, gli azzurrini, contro la penultima in classifica, rimediano una
sconfitta che potrebbe essere fatale in vista dell’accesso ai play off, come miglior sesta. Il primo tempo
finisce 0-1, con il Trapani in vantaggio, dal decimo minuto, con Gennaro. Napoli che entra in partita
solo a scadere dei primi 45 minuti. Il secondo tempo inizia con un Napoli più arrembante, ma
l’espulsione diretta di Luperto, condiziona il proseguo della gara. Infatti, otto minuti dopo, Pitasi
approfitta di un ingenuità difensiva per battere Contini. Al 27’, Pitasi sigla la terza rete per la squadra
ospite. Per il Napoli arriva il gol della bandiera, con una punizione segnata da D’Auria, ma il Trapani
non affonda il colpo e fa poker, con Pitasi, che segna la tripletta personale. Il Bari vince 2 a 0 contro la
Juve Stabia. 2 a 1 per il Crotone sul Livorno.
Annalisa Moccia
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
Torino
Juventus
Empoli
Sampdoria
Novara
Parma
Spezia
Bologna
Sassuolo
Cesena
Siena
Carpi
Genoa
Modena
56
44
42
42
41
35
34
31
28
23
21
20
18
13
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
Chievo
Atalanta
Milan
Inter
Udinese
Brescia
Verona
Padova
Cagliari
Varese
Pescara
Ternana
Lanciano
54
53
45
44
38
38
33
32
31
29
24
13
9
14
Cittadella
2
1
LAZIO
58
2
FIORENTINA
57
3
4
5
6
7
8
9
ROMA
PALERMO
CATANIA
NAPOLI
BARI
LIVORNO
REGGINA
50
40
38
36
32
31
26
10
JUVE STABIA
24
11
12
13
14
LATINA
CROTONE
TRAPANI
AVELLINO
23
19
12
6
DI NUNZIA CASOLARO
Mai crearsi aspettative! Questo è quello che ci
insegna questa giornata di campionato
partenopea, con due pareggi che potevano essere
ben altro nonostante la prevista vittoria
dell’Acquachiara nello scontro con la penultima in
classifica.
Risultati già decisi prima del fischio d’inizio tra la neo entrata in A1 Canottieri e la capolista Pro
Recco ma i giallorossi portano almeno a casa la soddisfazione d’aver bucato ben 12 volte la rete
dell’apice della classifica, e a bucarla per primo è stato proprio Baraldi. Oltre alla prima rete di
Baraldi, che ne metterà a segno ancora una a fine fazione, le ulteriori sono ad opera di Fondelli,
Brguljan, Giorgetti e La Penna terminando con un parziale di 3-3 che fa ben sperare i ragazzi di
Zizza. Nel secondo quarto le speranze però si affievoliscono per le sette reti incassate di Aicardi,
Jovanovic in doppietta, ancora una doppietta di Aicardi e ancora una di Ivovic, a cui le soli tre reti
di Buonocore e la doppietta di Baraldi nulla possono. Nella terza fazione è la Canottieri a segnarne
di più: cinque per i giallorossi ad opera di Velotto, Brguljan in doppietta, Baraldi e Borrelli, quattro
per i primi classificati messi a punto da Jokovic in doppietta, Figlioli e La Penna. Ma una sola rete in
più non basta. Nell’ultimo quarto si sente la fatica di dover lottare con la capolista e allora i ragazzi
di Zizza pur facendo il possibile riescono ad andare a rete solo una volta con Primorac, ma gli ospiti
mostrano la loro superiorità e ne segnano ben sei; Giacoppo, doppietta di Jokovic, tripletta di
Aicardi e così il Recco porta altri tre punti a casa. La classifica resta invariata: i primi restano primi e
i sesti restano sesti, adesso bisogna solo aspettare quest’ultima giornata di campionato!
Circolo Canottieri Napoli: Turiello, Buonocore 1,
Campopiano, Borrelli 1, Brguljan 3, Morelli,
Ronga, Primorac 1, Parisi, Velotto 1, Baraldi 5,
Esposito, Vassallo.
All. Zizza
Pro Recco: Tempesti, Lapenna 2, Jokovic 4, 1 rig.,
Figlioli 1, Giorgetti 1, Fondelli 1, Giacoppo 1,
Aicardi 6, Figari, Fiorentini 2, Ivovic 2, Gitto,
Pastorino.
All. Porzio.
14
Arbitri: Colombo e Ricciotti
Sconfitta assolutamente non meritata quella dei rossoverdi che hanno dovuto fare i conti
con un arbitraggio a sfavore e con gli avversari più temibili.
Nel primo parziale è il Brescia a conquistare il vantaggio con le due reti di Nora e Rios
Molina, contro l’unica rete di Renzuto Iodice.
Nel secondo quarto il Posillipo si porta in vantaggio grazie alle reti di Radovic e Klikovac,
ma il Brescia si porta prima in parità con Napolitano e, all’ulteriore vantaggio del
Posillipo conquistato da Russo, la seconda classificata mette subito le cose ben in chiaro
mettendo a punto ben tre reti ad opera di Presciutti, Giorgi e Rizzo.
Il Dooa non si fa spaventare nemmeno dall’ulteriore rete di Rizzo che apre la terza
fazione e risponde alle reti di Radovic e Renzuto Iodice a cui segue poi quella di Foglio.
Con una rete di svantaggio i ragazzi di Cufino
provano a crederci fin infondo ma l’ultimo
quarto fatto di due reti per ogni squadra non
permette di cambiare un risultato già dato nel
terzo quarto. Si alternano infatti Di Fulvio,
Dolce, Rios Molina e Saccoia, ma il match
finisce così com’era stato pronosticato. Come
per la Canottieri anche per il Posillipo la
classifica non subisce variazioni: il Savona
resta ad un passo, ovvero ad un punto, dal
Dooa e il Brescia si allontana sempre di più
dal terzo posto con la speranza di conquistare
magari l’apice occupato dal Recco. Si tratta di
una vera e propria lotta tra titani!
Dooa Posillipo: Cappuccio, Dolce 1, Criscuolo, Foglio 1, Russo 1, Radovic 2, Renzuto
Iodice 2, Gallo Klikovac 1, Bertoli, Mandolini, Saccoia 1, Negri.
All. Cufino
AN Brescia: Del Lungo , Valentino, Presciutti C. 1, Legrenzi , Rios Molina 2, Rizzo 3(2R),
Giorgi 1, Nora 1, Presciutti N., Di Fulvio 1, Napolitano 1, Dian.
All. Bovo
15
Arbitri: Caputi e Pinato.
Vittoria quasi a tavolino quella dell’Acquachiara nello scontro con l’ultima della fila che per ben tre tempi era
praticamente da sola in vasca e ciò lo dimostrano le zero reti dell’ Albaro Nervi dovuto anche alle grandi abilità di
Lamoglia che non ne ha fatta passare neanche una. Il primo tempo si chiude con tre reti dei biancoazzurri Petkovic
e Sadovyy in doppietta. Nel secondo quarto invece le reti sono cinque e ad opera ancora di Sadovyy e Petkovic
accompagnati da Ferrone, Di Costanzo e Draskovic. Le reti della terza fazione sono una via di mezzo tra il primo e il
secondo; quattro reti messe a segno da Luongo, Petkovic, ancora Sadovyy e Postiglione. Nell’ultimo quarto sono
ancora Draskovic e Sadovyy ad andare a rete ma il Nervi si risveglia e segnano prima Giordano e Priolo e, dopo
l’ulteriore rete del biancoazzurro Petkovic, anche Shota e Pesenti vanno a rete; ma la bella addormentata si è
svegliata troppo tardi e il principe “biancoazzurro” è già andato via con la vittoria in tasca. Vittoria
importantissima che gli permette di stare col fiato sul collo al Savona con elevate probabilità di conquistare
nell’ultima di campionato la quarta posizione visto le squadre con cui si fronteggeranno: Lazio, ottava in classifica,
per l’ Acquachiara e la seconda classificata e temibile Brescia per il Savona. I giochi son fatti…almeno sulla carta!
Albaro Nervi: Vio, Generini, Giordano 1,
Colombo, Priolo 1, Benedetti, Nunome,
Messina, Hazui 1, Ronda, Acosta, Pesenti 1,
Ferretti. All. Ivaldi.
Carpisa Yamamay Acquachiara: Lamoglia,
Perez, Mattiello, Luongo S. 1, Postiglione 1,
Petkovic 4, Gambacorta, Ferrone 1, Draskovic
2, Di Costanzo 1, Sadovyy 5, Gaeta. All. De
Crescenzo
Arbitri: Fusco e Navarra.
VENTIDUESIMA GIORNATA
Promogest - Circolo Canottieri
Napoli
Sabato 12 Aprile ore 15:00
Carpisa Yamamay Acquachiara –
SS Lazio Nuoto
Sabato 12 Aprile ore 15:00
Como Nuoto - Dooa Posillipo
16
Sabato 12 Aprile ore 15:00
L'ultimate è uno sport di squadra giocato con il frisbee (un disco di plastica del peso
di 175 g). Scopo del gioco è segnare punti passando il disco all'interno dell'area di
meta avversaria. I giocatori non possono muoversi, se non sul proprio piede perno,
mentre sono in possesso del disco. L'ultimate è stato inventato alla fine degli anni
sessanta nei campus americani. Si contraddistingue per lo Spirit of the Game (Spirito
del Gioco) ed i principi del "fair play", infatti, a qualsiasi livello, anche durante i
"World Championship" (Campionati del Mondo) è giocato senza l'ausilio di
un arbitro. Tutte le contese vengono risolte sul campo dai giocatori in gioco.
Originariamente chiamato "Ultimate Frisbee", è ora chiamato semplicemente
"Ultimate" perché il nome Frisbee è un marchio registrato dalla Wham-O.Il campo è
un rettangolo di 100m x 37m con due aree di meta profonde 18m, senza né pali né
porte. La superficie è l'erba ma si può giocare anche su campi, proporzionalmente
più piccoli, in sabbia (Beach Ultimate) e in sintetico (Indoor
Ultimate).Le squadre sono composte da sette giocatori (cinque in Beach Ultimate e
Indoor Ultimate). Vince la squadra che arriva a 19 punti, con almeno due punti di
scarto, altrimenti chi arriva a 21. Il disco internazionalmente utilizzato è l'Ultra-Star
Professional Sportdisc da 175 grammi della Discraft. All'inizio della partita le due
squadre si dispongono ciascuna lungo la propria linea di meta. La squadra che
difende deve consegnare il disco alla squadra che attacca. Il difensore con il disco in
mano deve alzarlo per domandare "siete pronti?" e quando la squadra che attacca
alza un braccio per rispondere "sì", tenterà di lanciarlo dentro il campo e il più vicino
possibile all'area di meta avversaria.
Quindi un giocatore attaccante raccoglie il disco e dà inizio all'azione. La squadra che attacca cerca di avanzare attraverso passaggi, dato che chi ha
il disco in mano non può correre: se commette passi (travelling) deve tornare indietro. Non esiste un numero predeterminato di passi entro il quale
fermarsi: per esempio, se un giocatore ricevesse il disco da fermo anche un solo passo sarebbe considerato irregolare. Col disco in mano, si può solo usare
il piede di perno e si hanno a disposizione 10 secondi per lanciare (contati rigorosamente in inglese e ad alta voce dal marcatore più vicino, che introduce il
conteggio dicendo: "Stalling-One"). La squadra che attacca cerca di mantenere il possesso del disco, senza farlo cadere a terra e senza farlo intercettare
dagli avversari, con l'obiettivo di raggiungere l'area avversaria. È punto quando un giocatore dell'attacco riceve un passaggio del disco dentro l'area di meta
avversaria. Recentemente viene contato come punto anche l'intercetto, avvenuto nell'area avversaria, di un lancio proveniente dall'altra squadra. Non è
permesso il contatto fisico, per cui la squadra che difende cerca di costringere la squadra attaccante ad un errore, facendogli perdere il possesso del disco o
intercettando con mani e piedi il disco in volo. Se si perde il possesso del disco allora cambiano i ruoli "attacco/difesa" delle due squadre (turnover). Ogni
volta che il disco cade a terra per un passaggio o una presa sbagliata o un intercetto della difesa, si avrà un cambio di possesso e, senza interruzione, la
squadra che difendeva potrà attaccare. È turnover anche quando un attaccante non riesce ad eseguire un passaggio entro i 10 secondi, quando una presa
avviene fuori dal campo o quando il difensore anticipa l'attaccante (al contrario, in una presa simultanea il disco rimane all'attaccante). Solitamente la
difesa è a uomo (ogni difensore sta molto vicino all'attaccante cercando di essere la sua ombra per poter fargli cadere il disco quando ne avrà
l'opportunità), anche se a volte può risultare utile adottare una difesa diversa. Solitamente esistono solo 4 varianti della difesa che sono: "A uomo", "A zona
a 3/Coppa a 3", "A zona a 4/Coppa a 4" oppure "A zona 3+1/Coppa a 3+1". È il difensore che deve contare a voce alta i 10 secondi che l'attaccante con il
disco ha a disposizione per lanciare. L'obiettivo della difesa è impedire il punto, cercando di togliere il possesso del disco alla squadra attaccante. Se la
squadra che attacca riesce a segnare un punto, dovrà successivamente difendere. Di modo che ad ogni punto le squadre cambiano di campo. L'idea è
quella di difendere ogni volta la meta che è stata appena conquistata.Ogni giocatore si impegna a rispettare le regole del gioco e a non violarle
intenzionalmente. In questo senso ciascun giocatore viene "elevato" al rango di arbitro, essendo egli stesso l'unico responsabile del suo comportamento in
campo, arrivando addirittura ad ammettere il proprio fallo. Questo "voto" al rispetto delle regole e degli avversari è noto come "Spirit Of The Game"
(Spirito Del Gioco), qualcosa di imprescindibile per poter giocare a Ultimate. La competizione estrema è incoraggiata a patto che questo non significhi
infrangere le regole né perdere il rispetto tra i giocatori e il genuino piacere di giocare.Dal momento che in questo sport non esiste contatto fisico, con o
senza il disco, qualsiasi contatto volontario o involontario può essere considerato un fallo, ma dato che non esiste l'arbitro bisogna che ciascun giocatore sia
responsabile della propria condotta in campo. Quindi per giocare ad Ultimate è assolutamente necessario rispettare le regole e avere un alto livello di
sportività. Per esempio non si può strappare il disco dalle mani dell'avversario o impedirgli fallosamente il lancio, la distanza minima è pari al diametro del
disco di gioco; non si può ostacolare la corsa o il salto di un giocatore e non si può marcare l'attaccante con il disco con due o più difensori (raddoppio). Se
però il fallo o il contatto fisico non pregiudica l'esito di un passaggio o di un'azione, l'attaccante può scegliere di non fermare il gioco (regola del vantaggio:
"play on"). Se qualcuno chiama un fallo o ferma il gioco (per esempio per una giocata dubbia o per un infortunio), allora tutti si fermano e rimangono nella
stessa posizione in cui si trovano, fino a che la controversia o il problema non venga risolto. Quindi una volta ristabilita la "normalità", il giocatore con il
disco o il suo difensore, dopo aver avvertito tutti i giocatori (check), può riprendere il gioco. Qualora la controversia non venga risolta per mancato accordo
delle parti in un tempo ragionevole, il gioco riprende dall'azione precedente l'interruzione.Si possono effettuare tutte le sostituzioni che si vogliono, però
mai durante lo svolgimento del gioco; infatti, bisogna aspettare sempre la conclusione del punto, anche durasse mezz'ora. Se invece un giocatore
17 si
infortuna durante un'azione (injury), allora può avvenire un cambio, concedendo però anche agli avversari la possibilità di una sostituzione.
Eleonora Brangi
I NOSTRI SETTIMANALI ON LINE DEI CORSI DI GIORNALISMO
INVESTIGATIBO E SPORTIVO DELL’ATENEO PARTHENOPE DI NAPOLI
Direttore: Cristiana Barone
Editore: Antonella Castaldo
Capo Redattore: Luigi Liguori
Coordinatore di Redazione: Stefano Limongelli e Ferruccio
Montesarchio
Editing Grafica: Francesco Perfetto e Catello Carbone
Coordinatore Pagina di Facebook FDS: Karina O. Palomba
Redazione: Corso di Giornalismo Sportivo - Università
Parthenope di Napoli
FDC e FDS by Bigol News - Testata Registr. Trib. Napoli 20/2008
del 28/02/2008
Info line: [email protected]
Seguici anche su Facebook: FATTO DI SPORT
FATTO DI CRONACA
SPYNEWS24
IL PUNTO SULLA SERIE A
Juventus e Roma imbattibili… Juve a più 8. Il Napoli perde a Parma
7 MARZO – La 32° giornata di Serie A si è aperta ieri con
l’anticipo delle 18:00 Chievo-Hellas Verona: la squadra di
Mandorlini si aggiudica il derby con un gol al 65′ di Luca Toni.
Nel secondo anticipo l’Inter non va oltre il due a due contro il
Bologna; al 6′ è Icardi a sbloccare la partita, ma al 35′ il
Bologna risponde con Pazienza. Nella ripresa l’Inter passa di
nuovo in vantaggio ancora con Icardi, ma la squadra di
Ballardini trova il pareggio con Kone. Nel “lunch match” delle
12:30, la Lazio batte la Sampdoria per due a zero con i gol di
Candreva e Lulic. Nelle partite delle 15:00, l’Atalanta cade in
casa contro il Sassuolo per due a zero: doppietta di Sansone.
Vince invece la Roma contro il Cagliari per tre a uno con una
tripletta di Mattia Destro, per i sardi non basta il gol su rigore
di Pinilla. Il Catania perde tre punti fondamentali per la
salvezza contro il Torino: al 2′ sblocca il risultato Bergessio, ma
il Torino ribalta il risultato con le reti di Fernerud e Immobile.
Infine, la Fiorentina batte l’Udinese per due a uno con i gol di
Cuadrado e Gonzalo Rodriguez, per i friulani non basta la rete
di Fernandes. Nel posticipo delle 20:45 il Parma batte il Napoli
per uno a zero con un gol di Parolo frena sempre più la scalata
verso il secondo posto, anzi è prorprio un addio ora tocca solo
consolidare il terzo posto. Per quanto le partite del Lunedì
Juventus-Livorno termina due a zero con una doppietta per
Loorente grande protagonista allo Juventus Stadium:
sedicesima vittoria in casa per i bianconeri. Genoa-Milan
termina per uno a due a favore del Milan per Seedorf c’è la
terza vittoria di fila. Al Ferraris segnano Taarabt e Honda prima
dell'autorete di Abbiati. Mancano sei giornate alla fine del
campionato e Juve e Roma sono pronte alle ultime 6 finali chi
la spunterà?
G.D’ Ambrosio
La Juventus non si ferma più e rimane a + 8
Il Livorno mai in partita e con la testa già al
Chievo
E’ finita 2 – 0 a Torino la 13° giornata di ritorno che ha visto la Juventus allenata da Antonio
Conte imporsi contro il Livorno guidato da Mimmo Di Carlo. Come sarebbe finita lo si è
intuito sin da subito, con i bianconeri che sono scesi in campo con la migliore formazione
possibile e i granata privi del loro leader Paulinho, e un 5-3-2 molto difensivista. E’ chiaro
che Di Carlo abbia voluto risparmiare il proprio capitano (diffidato) e altri titolari in vista
della sfida salvezza del prossimo turno che vedrà la squadra toscana giocarsela contro il
Chievo. Ma torniamo alla partita. Al 1’ e al 2’ è Emeghra ad impensierire Buffon, che però
para entrambe le volte senza problemi. Da qui in poi è solo Juventus. Ci provano prima
Tevez (due volte), poi Llorente e infine Lichtsteiner. La palla sembra non voler entrare, fino
alla mezz’ora quando lo stesso Llorente nel giro di pochi minuti realizza due goal, il primo al
32’ e il secondo al 35’. Il Livorno ha subito il colpo e la Juve ha diverse occasioni per
chiudere il primo tempo tsul tre a zero, ma i suoi attaccanti sono poco precisi. Nel secondo
tempo la musica non cambia. La Juve attacca, il Livorno se ne sta a guardare. Prima
Lichtsteiner poi Llorente alla ricerca del terzo goal personale vanno vicini al goal, e solo un
tiro di Duncan dalla distanza impensierisce per un attimo Buffon che però non si fa trovare
impreparato. Di Carlo a questo punto decide di sostituire anche gli altri diffidati scesi in
campo mentre Conte cambia sia Tevez che Llorente (per Giovinco e Vucinic) e Pogba (per
Padoin). Gli ultimi minuti non regalano altre emozioni tranne nel finale quando a 30 secondi
dalla fine, Marchisio cade in area e i calciatori juventini che invocano il calcio di rigore.
L’arbitro dopo qualche secondo di indecisione decide di chiudere qui la partita.
La Grotta Carlino
Napoli:
Parma:
Reina 6: Non può niente sul gol
Albiol-Fernandez 5,5: Vanno a
sprazzi, meglio l’argentino.
Ghoulam 5: E’ poco esplosivo
Henrique 6: Il migliore a difesa
Inler-Jorginho 5: Non dettano
mai il ritmo del match
Hamsik 5: Si vede poco
Insigne 6: Molto attivo, uno dei
pochi
Callejon 5: Brutta partita, era
stanco e doveva riposare
Higuain 5: Troppo nervoso
Zapata 5,5: Gioca bene i pochi
palloni che riceve
Mertens 6,5: Migliore in campo,
il Napoli si sveglia quando entra
lui
Mirante 6: Mai impegnato
Paletta-Felipe 6,5: Muro
centrale, sempre pronti
Molinaro 6: Si propone bene
Cassani 6: Forse c’era un rosso
per lui, serve l’assist del gol.
Marchionni 5: Quanti passaggi
sbagliati
Parolo 6,5: Non si vede molto,
ma fa un gran bel gol
Acquah 6,5: Onnipresente, non
si ferma un attimo
Schelotto 5: Corre molto, ma
sbaglia tutti i passaggi
Biabiany 5,5: Da lui ci si
aspetta di più
Palladino 5: Non prende un
pallone
55’Parolo
R.Agnello
Un brutto Napoli affonda al Tardini. Manca un rigore per gli azzurri
Dopo la grande gioia per la vittoria conquistata ai danni della Juventus al San
Paolo, la grande delusione: Il Napoli cade al Tardini, dal quale non usciva sconfitto
dal 2001, e dice addio, oramai definitivamente, al secondo posto. Con l’ennesimo
scivolone i punti di distanza dai giallorossi, implacabili a Cagliari, diventano ben
12. Festa grande invece per i padroni di casa, i gialloblù reduci da tre sconfitte
consecutive, risorgono e acciuffano l’Inter al 5° posto in classifica, infiammando
ulteriormente la lotta all’europa. Donadoni deve rinunciare a Cassano, ancora
malconcio, che si accomoda in panchina, al suo posto al centro dell'attacco c'è
Palladino, napoletano di Mugnano. Diceva Boskov “squadra che vince non si
cambia”, Benitez avalla e conferma in blocco lo schieramento che ha battuto la
Juventus, preferendo ancora una volta Insigne a Mertens. La prima frazione di
gioco è tutt’altro che emozionante. Le due squadre provano a proporsi in
profondità ma con tanta imprecisione, i passaggi sbagliati sono tanti in entrambi
gli schieramenti, ma è positivo l’atteggiamento difensivo del Parma: squadra
stretta e raddoppi tempestivi. Al termine dei primi 45 minuti il conto complessivo
dei tiri in porta arriva appena a 5, di cui 0 nello specchio. L’unico episodio degno
di nota giunge al 9’ quando Fernandez , su calcio di punizione di Insigne, impatta
di testa e mette il pallone sotto le gambe di Mirante, la palla è in rete ma il
direttore di gara annulla per posizione di fuorigioco dello stesso argentino. La
ripresa si apre con gli stessi undici per entrambi gli schieramenti, ma è tutta
un'altra partita. I ritmi sono alti e i padroni di casa premono per il vantaggio, al 6’
è Reina a salvare su un pericoloso cross d’esterno di Biabiany. Il primo tiro nello
specchio per il Napoli, invece, è da parte di Insigne, la sua conclusione centrale
finisce tra le braccia di Mirante. Al 10’ però, sull’asse Paletta-Cassani-Parolo,
l’episodio che sblocca il match: grande apertura di Paletta sulla destra per Cassani
che con un cross basso serve Parolo al limite dell’area, il centrocampista arriva a
rimorchio e con un destro all’incrocio batte Reina. Benitez cerca di scuotere i suoi
con un doppio cambio: dentro Mertens e Zapata, fuori Callejon e Higuain.
L’argentino non gradisce ma la reazione si vede, e al 31’ Zapata, dopo pochi minuti
dal suo ingresso, liberato in area salta Mirante, l’estremo difensore gialloblù lo
stende fallosamente ma per l’arbitro è simulazione. Al 37’ Mertens dalla destra
mette dentro una gran palla che trova Insigne sul secondo palo, il suo tentativo di
sinistro però finisce incredibilmente a lato. Il belga replica poco più tardi, stavolta
trova Zapata che si avvita ma spedisce alto. L’ultima grande occasione per gli
ospiti finisce ancora sulla testa del colombiano: dopo un grande aggancio, Insigne
scodella dentro per Zapata che va in anticipo ma ancora una volta non trova la
porta. Dopo quattro minuti di recupero per Bergonzi può bastare. La squadra di
Donadoni raggiunge quota 50 e si rilancia nella corsa all’Europa sconfiggendo un
Napoli che in Europa ci andrà, e anche in quella che conta, ma non dalla porta
principale.
Gianluca Castellano
Parma (4-3-3): Mirante; Cassani,
Paletta, Felipe, Molinaro; Acquah,
Marchionni, Parolo (35' st Munari);
Biabiany (47' st Cerri), Palladino (44' st
Gobbi), Schelotto. A disp.: Bajza,
Pavarini, Rossini, Jankovic, Galloppa,
Mauri, Sall, Obi. All.: Donadoni
Napoli (4-2-3-1): Reina; Henrique,
Fernandez, Albiol, Ghoulam; Jorginho,
Inler; Callejon (23' st Mertens), Hamsik
(36' st Pandev), Insigne; Higuain (23' st
Zapata). A disp.: Doblas, Colombo,
Britos, Reveillere, Mesto, Behrami,
Dzemaili. All.: Benitez
Arbitro: Bergonzi
Marcatori: 10' st Parolo
Ammoniti: Cassani, Marchionni,
Acquah, Parolo (P); Zapata, Albiol (N)
FATTO DI CALCIO
La Fiorentina, così ritrova la
vittoria dopo le ultime due uscite
non brillantissime e continua a
sperare nei passi falsi del Napoli
per agguantare
quel posto
Champions che tanto desidera la
piazza di Firenze.
Marco Sorrentino
All’Artemio
Franchi,
la
Fiorentina vince 2-1 contro
l’Udinese di Guidolin. Nel
Primo tempo va a segno
Cuadrado con un tiro dai 25
metri che spiazza Scuffet,
complice
anche
una
deviazione di Danilo. Nel
secondo tempo la Viola
raddoppia con un rigore
procurato sempre dal solito
Cuadrado e trasformato
successivamente in rete da
Gonzalo
Rodriguez.
L’Udinese, però,
non si
arrende e trova il gol con un
tiro/cross di Bruno Fernandes
che trova impreparato il
portiere viola. L’Udinese però
non ha più la forza per
mettere in pericolo la
squadra di Montella.
Il Milan soffre ma vince al Ferraris
Genoa-Milan è il posticipo di lunedì sera valido per la 32a giornata di serie A.
Il Genoa è reduce da una sola vittoria e un pareggio nelle ultime 5 giornate, al tredicesimo posto quota 39 punti. Discorso
diverso per il Milan, che viene da un’altra vittoria convincente contro il Chievo in casa. Passa da Marassi un eventuale
biglietto per l’Europa.
Emergenze sia per Gasperini che per Seedorf. Il primo non avrà a disposizione Matuzalem e Kucka. In avanti si affida a
Gilardino,Sculli e Fetfatzidis.
In casa rossonera mancherà De Sciglio.A centrocampo rientro di Montolivo al posto di Essien che salta la gara per una
lesione alla coscia destra,
un altro infortunio da aggiungere dopo quello di Muntari.Mentre il attacco c'è Pazzini al posto del febbricitante Balotelli
relegato in panchina.
L’avvio di gara vede un Genoa insolitamente attendista e un Milan che prova a fare la partita,
ma che non trova il ritmo giusto per sfondare la solida compagine rossoblu.Nonostante nei primi minuti regni confusione,
al 20’ ci pensa Taarabt: portando in vantaggio il Milan con una grandissima azione: dribbla un paio di avversari
e dal limite scarica un destro a incrociare nell'angolino basso. Dopo il vantaggio, il gioco del Milan è tutto
nelle fiammate occasionali del marocchino, ma le occasioni latitano. Il Genoa, dal canto suo, cresce
con il passare dei minuti e al 37’ impensierisce gli ospiti con un sinistro da fuori area di Bertolacci
che esce di poco alla sinistra del palo. Ultimo brivido un colpo di testa di Mexes al 41’ che per poco non beffa Abbiati.
Il primo tempo si chiude con il Genoa in pressing alla ricerca del pareggio, ma il Milan in vantaggio.
La ripresa si apre con un Genoa in pieno controllo del match, ed un Milan apparentemente incapace di reagire.
Al 52’ Fetfatzidis impegna Abbiati da fuori area, un minuto più tardi un colpo di testa di De Maio termina
alto di poco. Ma nel pieno dell’assedio, un contropiede apre una prateria a Honda, che salta di
slancio Marchese e scavalca Perin con un morbido tocco sotto: 2-0!. Il grifone non molla, ma la porta di Abbiati oggi
sembra stregata. Ci vuole un gran destro al volo di Motta al 73′ in seguito a un calcio d'angolo, che riaccende le
rossoblu. Al 74′ nel giro di 30 secondi prima Abbiati compie il miracolo su Sturaro, poi Mexes salva sulla linea
un colpo di testa a botta sicura ancora di Motta. Nel finale girandola di sostituzioni che vede anche l'ingresso di Balotelli
il Genoa tenta il tutto per tutto, anche a rischio di aprirsi alle ripartenze degli ospiti, ma il risultato non cambia.Finisce 2-1
per il Milan
Sconfitta ingiusta per il Genoa, a cui non basta una buona prestazione, ancora fermo a 39 punti.
Mentre per il Milan è una vittoria importantissima che rilancia le ambizioni europee.
I rossoneri infatti salgono a quota 45 punti, trovandosi a soli 5 punti di distanza dalle quinte in
classifica che sono Inter e Parma.
Crolla il Catania, Torino Corsaro
L’interminabile dramma sportivo del Catania calcio non conosce confini. Il clima teso, pregno di
contestazione e l’insolita pioggia del Massimino fanno da cornice alla sfida tra gli etnei ed il
Torino di Ventura, in cerca di punti dal sapore europeo. I padroni di casa provano a riconquistare
i propri tifosi con una partenza a razzo e, approfittando di un approccio timido dei granata al
match, passano in vantaggio grazie ad un preciso tiro di Bergessio. Sembrerebbe il preludio ad un
pomeriggio di rinascita per il Catania, ma la squadra di Maran, in evidente crisi d’identità e non
abituata a gestire il vantaggio, decide di tirare i remi in barca e lasciare campo al Torino, che
attacca con pazienza per trovare il goal del pareggio. Le barricate erette dai rossoazzurri
reggono per tutto il primo tempo e per buona parte del secondo, finchè Farnerud non trova una
falla e pareggia con un preciso piatto da ottima posizione. Il contraccolpo psicologico è a dir poco
micidiale;
il Catania barcolla pericolosamente,Ciro Immobile si ricorda di essere il
capocannoniere della serie A e decide di timbrare il cartellino, sfruttando un delizioso assist di
Meggiorini e battendo il contestato Andujar. La rimonta è servita, a nulla vale la reazione di nervi
tardiva dei padroni di casa, la partita si chiude con il risultato di due ad uno in favore degli ospiti.
Il toro rilancia le proprie lecite ambizioni europee, alla ricerca però del requisito essenziale
rappresentato dalla continuità dei risultati. Gli etnei, sempre più ultimi e abbandonati dal
pubblico, sembrano aver gettato la spugna ed essersi ormai rassegnati alla retrocessione in serie
B, nonostante la matematica lasci ancora qualche speranza.
Francesco Rosa.
L’anticipo serale della 32^ giornata di Serie A ha visto di fronte Inter e
Bologna. I padroni di casa hanno ancora steccato dopo le ultime
prestazioni poco convincenti ottenendo un deludente 2-2. Di Icardi
(doppietta), Pazienza e Kone le reti che hanno sancito il pareggio
finale.
I nerazzurri hanno trovato dopo soli 6’ il vantaggio grazie ad Icardi
che ha insaccato al volo un traversone perfetto di Nagatomo. Dopo
un avvio poco convincente, il Bologna esce alla distanza creando più
di qualche grattacapo alla difesa avversaria. Al 35’ gli ospiti trovano
infatti il pareggio con Pazienza che, dopo una respinta di Handanovic
su tentativo di Christodoulopoulos, trova la rete con un tiro dal limite
dell’area che trova impreparato l’estremo difensore avversario.
L’Inter cerca di reagire subito ma le squadre chiudono il primo tempo
sul punteggio di 1-1.
La ripresa inizia sulla scia del primo tempo con i nerazzurri che
premono subito sull’acceleratore alla ricerca del nuovo vantaggio.
Vantaggio che arriva al 64’ ancora con Icardi: è splendido il suo tiro a
giro che supera Curci dopo aver colpito il palo alla sinistra del
portiere felsineo per il momentaneo 2-1. Il Bologna ha però fame di
punti vista la critica posizione in classifica e i ragazzi di Ballardini si
riversano in avanti per rimediare al nuovo svantaggio. E lo sforzo dei
rossoblu viene premiato al 73’: questa volta è Kone a battere
Handanovic dopo un’incredibile indecisione di Rolando. 2-2 e di
nuovo parità ristabilita ma Milito, dagli undici metri, ha la possibilità
di far esplodere per la terza volta il pubblico di San Siro. L’attaccante
argentino, all’84’, fallisce però clamorosamente il primo rigore
concesso alla squadra di Mazzarri in questa stagione e il pareggio non
si schioda. Nel finale, inoltre, gli ospiti hanno addirittura la possibilità
di beffare in extremis gli avversari ma un super Handanovic strozza
l’urlo in gola ad Acquafresca. Finisce 2-2 con l’Inter che rischia di
perdere il treno per l’Europa e il Bologna che sorride grazie al buon
punto ottenuto in ottica salvezza.
GIUSEPPE
CAROTENUTO
Lazio 2 – Sampdoria 0
Candreva e Lulic rilanciano la Lazio in zona Europa
Nell’anticipo delle 12,30 della Serie A si sono affrontate la Lazio, padrona di
casa e la Sampdoria orfana del suo allenatore Mihajlovic squalificato in
tribuna (con annessa sciarpona blucerchiata nonostante i primi caldi).
Complice l’orario ma soprattutto il clima da primavera inoltrata all’
«Olimpico» di Roma abbiamo assistito ad una partita dal basso ritmo,
risolta da un paio di episodi che hanno condizionato inevitabilmente il
corso del match.
Al 23’ a rendersi pericolosa è la Sampdoria con Gabbiadini che tira alto
dopo essere stato liberato da uno schema su punizione ad parte di
Palombo; ma il miracolo di Da Costa su Candreva al 33’ è stato solo il
preludio di quello che stava per accadere: al 42’ Keita si sbarazza sulla
destra di Berardi e mette in mezzo un assist che lo stesso Candreva
facilmente ha messo in rete, proprio sotto gli occhi del padre in tribuna
Tevere.
Nel secondo tempo la Sampdoria entra in campo con un piglio
decisamente più aggressivo e complice l’espulsione del laziale Biglia per
doppia ammonizione all’ 11’ si rende più volte pericolosa in area laziale e l’
occasione più nitida per i blucerchiati capita suoi piedi di Sansone al 24’
che però viene neutralizzato da Berisha.
Nella girandola dei cambi entrano in campo Okaka per la Samp e Mauri per
uno spento Postiga per i padroni di casa; i quali al 28’ nonostante
l’inferiorità numerica raddoppiano: Mauri sfrutta un’azione caparba di
Candreva per offrire un assist a Lulic che di piattone batte per la seconda
volta Da Costa.
Una Sampdoria senza aggressività non riesce a produrre nessun azione
particolarmente pericolosa a parte quella di Soriano al 39’ che però non
riesce a sfruttare l’uscita a vuoto di Berisha, facendosi stoppare il tap in da
Biava.
Una vittoria tutto sommato meritata per la Lazio nelle cui fila debutta
anche Joseph Minala, 17enne della Primavera biancoceleste su cui
persistono molti dubbi su quanto riguarda l’età dichiarata.
I ragazzi di Reja, nonostante l’assenza pesante di bomber Klose (in tribuna),
riescono comunque a fare bottino pieno tra le mura amiche e in un solo
colpo mettono K.O. le ambizioni europee della Sampdoria ma soprattutto
rilanciano le proprie portandosi solo a – 2 dall’accoppiata Inter-Parma
appaiate per l’ultimo posto disponibile per le qualificazioni ai preliminari di
Europa League.
Angelo Domenico D’Auria
Siamo tutti d’accordo nel definire il calcio dei giorni nostri
ben diverso da quello dei tempi in cui scendevano in campo
Alfredo Di Stefano, Pelè e poi Maradona. Ma credo sia
valido, oggi come allora, un principio che spesso passa in
secondo piano: la meritocrazia. Infatti in molti hanno storto
il naso quando panchine prestigiose sono state affidate a
“sbarbatelli” con poche partite alle spalle (in alcuni casi
senza alcuna partita…) e la punta dell’iceberg è
rappresentata dai vari Clarence Seedorf, Leonardo, Luis
Enrique e Ciro Ferrara. Incredibilmente viene trascurata
gente preparatissima che fa dei veri e propri miracoli con
squadre modeste, in possesso di “materiale umano”
davvero scarso. Perché non possiamo vedere un
Colantuono o un Donadoni sulla panchina del Milan? Un
Ventura o un Simeone sulla panchina dell’Inter? Ma
qualcuno ha mai visto il loro eccezionale lavoro? Ma gli
addetti ai lavori sanno come è nata la carriera da allenatore
dei più grandi “Mister” della storia? Tutti hanno fatto la
gavetta e anche Antonio Conte, visto con scetticismo
all’inizio un po’ da tutti, ha iniziato dal basso passando
dall’Arezzo al Bari, poi Atalanta e infine Siena. La posizione
del “Cholo” Simeone ha poi dell’incredibile, è l’unico che
può vantare 4 gare imbattute contro il Barcellona, si gioca la
Liga con due mostri sacri come Blaugrana e Merengues e
viene da due scudetti in Argentina (River Plate e San
Lorenzo) e una salvezza super tranquilla col Catania. Ma
cosa aspettano le grandi del calcio europeo (con tutto il
rispetto per l’Atletico Madrid) a portarselo a casa? Misteri
del calcio a cui, sinceramente, si fa fatica a trovare una
spiegazione.
Perfetto Giuseppe
Campionato e Champions League, le tre big
spagnole si affrontano su due campi e
mercoledì ci sarà un primo scontro diretto
tra Atletico e Barca, però in campo europeo.
Il campionato dice che l’Atletico continua a
sorprendere tutti. Pur soffrendo la squadra
di Simeone, priva di Diego Costa, batte il
Villareal per 1-0 gol di Raul Garcia. Il
Barcellona vince contro l’ultima in classifica
per 3-1 al Camp Nou grazie ad un autogol e
alla doppietta di Leo Messi. Il Real batte in
scioltezza la Real Sociedad con i gol di
Illaramendi,Bale,Pepe e Morata;anche senza
Ronaldo la squadra di Ancelotti riesce a
conquistare il pieno bottino.
Atletico
Madrid con un po’ di affanno continua a
mantenere la vetta con 79 punti, uno in più
del Barcellona e tre in più sui cugini del Real.
Per la classifica cannoniere Messi agguanta
Diego Costa a 25 reti e adessoo punta
Cristiano Ronaldo a quota 28.
R. Agnello
Campionato sempre più al cardiopalma in
Premier. La sfida per il primo posto adesso si
racchiude in tre squadre: Liverpool, Manchester
City e Chelsea. I Reds ,ultimi a scendere in
campo, battono il West Ham per 2-1 con la
doppietta di Gerrard. Il Chelsea scaccia la crisi
con un secco 3-0 allo Stoke City con i gol di
Salah,Lampard e Willian. Il City sotterra il
Southampton con un roboante 4-1 con i gol di
Tourè,Dzeko,Nasri e Jovetic. Esce dalla lotta
scudetto l’Arsenal che rischia di perdere anche il
quarto posto. I Gunners perdono 3-0 con quinta
in classifica l’Everton (Naismith,Lukaku,Mirallas)
e adesso hanno solo un punto di vantaggio sulla
squadra di Goodison Park, che però ha una
partita da recuperare. Continua la risalita del
Manchester United che vince 4-0 fuori casa con
il Newcastle anche senza Rooney e Van Persie.
Le reti portano le firme di Mata(2),Hernandez e
Januzaj. Domenica prossima all’Anfield Road il
Liverpool ospita il City, partita decisiva per le
sorti della Premier League.
R. Agnello
Non sono rimasti di certo delusi i 35.000 spettatori del Boleynd Ground
Stadium che hanno assistito alla partita di Premier League tra West Ham e
Liverpool terminata col risultato di 1-2 in favore degli ospiti. Il match è stato
davvero molto duro ma caratterizzato dalla correttezza e dal fair play in
campo. Sul fronte dei duelli hanno spiccato tra tutti il difensore in forza al
Liverpool Skrtel e l’ex di turno del West Ham: la punta Carrol. I due giganti
hanno dato vita infatti a un duello senza esclusione di colpi soprattutto nel
gioco aereo. Bella è stata anche la sfida dei velocisti Sterling e Downing che si
sono rincorsi in ogni zona del campo a conferma dello strapotere fisico dei
giocatori in Premier League. Non sono mancate le grandi giocate con i due
legni colpiti da Suarez, uno dei quali con un pregevole tiro a giro nella prima
frazione di gioco e la traversa colpita da Carrol nella ripresa per il West Ham.
Per i più polemici invece focale è stata la prima frazione di gioco in cui dopo il
gol su rigore realizzato da capitan Gerrard per il Liverpool, è arrivato il
pareggio di Demel, viziato da una netta carica sul portiere Mignolet da parte
di Carrol che ha fatto quindi chiudere tra le polemiche la prima parte di gara.
Il secondo tempo si è aperto così come si era chiuso il primo, con azioni da
una parte e dall’altra e duelli fisici davvero all’ultimo sangue. Saranno rimasti
delusi invece gli amanti del “made in Italy” poiché l’italiano Nocerino
subentrato a partita in corso per il West Ham è stato per la verità impalpabile
e poco decisivo. Decisivo nel gol vittoria è stato invece ancora una volta
Steven Gerrard che ha siglato il gol del definitivo 1-2 grazie a un penalty
stavolta scaturito da un fallo del portiere Adrian. Confermano il primato in
classifica gli uomini di Brendon Rodgers e mandano un forte segnale di
strapotere a Chelsea e Manchester City che inseguono e i tifosi già si
preparano al titolo di Premier al grido di “You’ll never walk alone”…
Francesco Buonfantino
32
Tennis quarti di finale
La coppa Davis nasce nella università di Harvard nel 1899 con il nome International Lawn
Tennis Challenge, nel 1945 prese il nome di coppa Davis dal tennista Dwight Davis che fu
il fondatore e il finanziatore delle strutture per questo torneo, i migliori atleti erano gli
statunitensi .L’Italia entrò a far parte del torneo nel 1976 ed ora ci partecipano 129
nazioni. Gli sfidanti più attesi in campo sono lo Scozzese Andy Murray che e vincitore del
Wimbledon E dell’olimpiadi del 2012 con una nuova tecnica. E l’italiano Fabio Fognini che
al livello mondiale e al 13° posto. Quest’anno i quarti di finale si tengono a Napoli, dal 4
al 6 Aprile e nella prima giornata troviamo l’Altoatesino contro James Ward che a causa
della pioggia e ha fatto slittare l’inizio di mezza giornata. La durata di questo primo
incontro e stata di 3 ore stressanti per l’italiano che è riuscito a portare questa prima
vittoria. Nel primo set l’italiano parte male ma riesce a vincere per 6-4. Nel secondo non
riesce ad aggiudicarlo ed finisce sul 2-6. Il terzo set si far sentire con un game tiratissimo
e mantiene il vantaggio 6-4. Il quarto set ed ultimo vince per 6-1 prendendo in mano la
situazione verso il traguardo.
Nelle prossime giornate si svolgeranno nel
secondo incontro Andy Murray contro Andrea
Seppi, sabato alle 14 incontro doppio Bolelli
S./ Lorenzi P. contro Fleming C./ Hutchins R. E
si chiuderà domenica con Fognini F. contro
Murray A. e un successivo incontro Seppi A.
contro Ward J
Adriano Tomassi
COPPA DAVIS, E’ SEMIFINALE: L’ITALIA NELLA STORIA
BATTUTA 3-2 LA GRAN BRETAGNA. FOGNINI STREPITOSO, PUNTO DECISIVO DI SEPPI
L’Italia batte la Gran Bretagna 3-2 e torna in semifinale di Coppa Davis dopo 16 anni. Un week end pieno di emozioni,
quello di Napoli, che ha regalato agli azzurri un posto tra le prime 4 Nazionali del Mondo nel 2014.
Normalmente, quando si affronta una squadra composta da un singolarista troppo forte (Murray) ed uno troppo debole
(Ward), è il doppio a decidere tutto. Ed infatti inizialmente così sembra, perché nella giornata di sabato Fognini e Bolelli
giocano davvero male e perdono in 4 set una partita che avrebbero quantomeno potuto trascinare al quinto.
Il giorno dopo, Fognini-Murray è decisiva: favorito lo scozzese, qualificazione appesa ad un filo. E invece no, perché
Fognini entra in campo e gioca la sua miglior partita in carriera, lasciando di stucco l’avversario (che non è proprio
l’ultimo arrivato).
Murray non ci capisce nulla e perde nettamente in 3 set, 63 63 64, 2 a 2. All’improvviso, è tutto capovolto: l’Italia
diventa favorita per il successo finale. Successo affidato all’esperto Andreas Seppi, affidabile quanto basta per
sconfiggere il modesto James Ward. L’azzurro aveva giocato bene contro Murray, ma come spesso accade, si era
dimostrato poco cinico nei momenti chiave del match: la differenza tra il buon giocatore ed il Campione.
Tutto questo però non fa testo contro un onesto mestierante della racchetta come Ward, tanto è vero che Seppi può
permettersi addirittura di avere il “braccino” nel primo set, quando non riesce proprio a chiudere nonostante diverse
volte sia passato in vantaggio.
Vinto il primo parziale, però, neanche la pioggia può più fermarlo: i successivi due sono giocati in controllo quasi totale
da Seppi, che in classifica mondiale è pur sempre qualcosa come 130 posti davanti all’avversario.
L’ultimo singolare, dunque, è una semplice attesa del “game, set and match” del giudice di sedia, che arriva dopo due
ore ed un quarto circa (64 63 64), e fa esplodere il pubblico napoletano che, a onor del vero, si è svegliato soltanto nella
giornata conclusiva.
All’Italia basta e avanza: la semifinale in Davis mancava dal 1998, quando gli azzurri si spinsero addirittura oltre,
perdendo la finale contro la Svezia. Il punto decisivo lo ha dato Seppi, ma ovviamente l’artefice del successo non può
che essere Fabio Fognini, che porta ai suoi compagni altri due punti in singolare dopo quelli con l’Argentina negli ottavi.
“Fogna” è ormai un giocatore nuovo, consapevole delle sue possibilità, vicino ai primi 10 del Mondo e, quando gioca
come contro Murray, anche superiore ad alcuni di essi (specialmente se in condizioni fisiche precarie, come lo scozzese).
Adesso l’Italia potrebbe affrontare la Svizzera dei “giganti” Federer e Wawrinka, o il modesto Kazakistan. Ma ora bisogna
solo godersi questo risultato, perché non arrivava da tanto tempo e non è detto che ricapiterà spesso in futuro.
Alessandro Testa
RUBRICA – DAI LAGHI ALL'IRLANDA, PASSANDO DALLE PEPITE –
OVVERO COME TI SCELGO IL NICKNAME DELLE SQUADRE NBA
Sesto appuntamento della rubrica che vi farà scoprire i segreti che si celano dietro i Nickname delle squadre NBA.
Il viaggio riprende e questa volta ci porta ad ovest degli States: precisamente nella Divisione Sud Ovest, buon divertimento!
DALLAS MAVERICKS (GLI STALLONI SELVATICI DI DALLAS)
La squadra di Dallas, fondata nel 1980 deve il proprio nome ad un concorso radiofonico dove fu scelto appunto «Maverick», nome
dal forte sapore texano (Infatti Maverick significa appunto capo di bestiame non marchiato, quindi Indipendenza e Forza)
HOUSTON ROCKETS (I RAZZI DI HOUSTON)
«Houston, NON abbiamo un problema», i Rockets pur arrivando nella città di Houston da San Diego hanno sempre mantenuto lo
stesso nickname, quanto mai appropiato per la base Nasa presente nella citta’ Texana
SAN ANTONIO SPURS (GLI SPERONI DI SAN ANTONIO)
La terza e ultima squadra texana dell’NBA deve il proprio soprannome come per i Mavericks ad un concorso telefonico: e anche
questa volte vinse qualcosa che ricordava molto il sapore del Texas, gli speroni tipici dei molti rodei che si tengono all’ombra dell’Alamo
MEMPHIS GRIZZLIES (I GRIZZLY DI MEMPHIS)
La squadra arriva nel Tennessee nel 2001 direttamente da Vancouver e ne mantiene sia i colori che il nickname, che chiaramente era
più adatto alla città Canadese che a Memphis
NEW ORLEANS PELICANS (I PELLICANI DI NEW ORLEANS)
La squadra nasce nel 1988 come Charlotte Hornets dopo un concorso radiofonico(in finale arrivarono anche Gold e Knights) per poi
trasferirsi nel 2002 a New Orleans. Nel 2005 dopo il disastro dovuto all’uragano Katrina la franchigia si trasferisce momentaneamente a Oklahoma City,
diventando gli Oklahoma City/New Orleans Hornets. Nel 2013, grazie alla nuova proprietà si torna definitivamente in Louisiana e viene scelto come
nickname l’uccello più comune della «Big Easy»
Per oggi è tutto, STAY AMAZED STAY NBA!!!
Angelo Domenico D’Auria
LA CASERTANA PASSA IN SERIE C
Oggi la Casertana ha giocato contro il Melfi, la partita e finita sullo 0-0. Bastava un punto per la
casertana per prendere ufficialmente la promozione nella Lega Pro Unica. La giornata e stata
primaverile con un pubblico di almeno 6mila sostenitori dei rossoblù la tribuna praticamente era già
nella mezzora prima che iniziasse la partita. Nel PRIMO TEMPO La casertana gioca con il solito schema
4-3-3. Dopo i primi minuti di studio, sono gli ospiti che si fanno vedere al 4’ con un affondo sulla
sinistra, chiuso in angolo. Dopo due minuti è la Casertana che batte un angolo, il cross perfetto per
Marano ma la palla va sulla traversa. I Falchetti all’11’ con uno scambio veloce riescono ad realizza ma
in fuorigioco. Al 16’ è il Melfi si riprende e ci prova con un punizione e il portiere devia con un volo
pazzesco. Al ventitreesimo minuto ancora un corner per la Casertana, cross che finisce alto sulla
traversa. I falchetti aumentano la pressione sui i lucani che si difendono bene, i rossoblù ci provano
ancora ma non realizzano ed finisce il primo tempo .Nel SECONDO TEMPO si comincia con un’ottima
occasione per i rossoblù con una azione finita con un goal ma il guardalinee aveva già alzato la
bandierina. Altre occasioni per i falchetti ma tutte in fuorigioco. Un giocatore del Melfi dopo un
doppio giallo viene espulso prima dell’ultima mezz’ora. Nonostante la superiorità numerica, i falchetti
non riescono a sbloccare la gara. Con tre minuti di recupero. Finisce 0-0. La Casertana conquista la
Lega Pro Unica.
Adriano Tomassi
Dagli assoluti agli europei:
qualificazione per Berlino 2014
Parte il countdown per i Campionati Italiani primaverili Assoluti 2014 Unipol che si terranno presso lo Stadio
del Nuoto di Riccione dall’8 al 12 aprile ai quali sono ben 671 atleti i partecipanti , divisi quasi equamente tra
donne (334) e uomini (337), in rappresentanza di 148 società, per un totale di oltre 1.600 gare oltre le staffette .
Saranno i Campionati Italiani di Fabio Scozzoli che ,non nn avendo recuperato del tutto il colpo dell’infortunio
ai legamenti ,che gli hanno condizionato questa stagione agonistica , ora potrebbe essere il momento più
adatto a farsi valere delle sue capacità natatorie ,però il posto e la qualificazione agli Europei nei 50 rana sono
indirizzati verso Mattia Pesce del GS Fiamme Oro Roma ed Andrea Toniato del GS Nuoto Fiamme Gialle,
senza escludere però l’inserimento di uno tra Francesco Di Lecce della Rari Nantes Torino che ha dimostrato
di avere fegato in questa competizione e Claudio Fossi della SMGM Team Nuoto Lombardia. Stessi nomi per
quanto riguardano i 100 rana ma con l’inserimento di Edoardo Giorgetti del Circolo Canottieri Aniene.
Saranno i primi Campionati Italiani primaverili senza Niccolò Beni che , come si vuol dire, ha appeso al
chiodo costume e occhialini. Ricordiamo che Beni darà l’addio ufficiale alle competizioni in occasione del 2°
Trofeo Swim4life riservato al Circuito Supermaster FIN che si terrà il 4 maggio ,per il quale sarà ospite.
Da seguire con attenzione l’esordio di Michele Ratti ,classe 1987 della Tecri Nuoto – Cornaredo, ex atleta
Master ,fino alla scorsa stagione ,che ha deciso di intraprendere la strada per l’agonismo ,centrando i tempi
di qualificazione per partecipare a questi Campionati Italiani primaverili ,per ottenere un importante risultato
nell’unica gara che disputerà, i 50 stile libero.
Pronti per l’assalto del nostro Re Magno, Filippo Magnini della SMGM Team Nuoto Lombardia che ,seppure
non al top della forma in questo momento, punta al massimo risultato sia nei 100 che nei 200 stile libero. Re
Magno ha confessato tramite social network “Saltare l’allenamento per febbre a 4 giorni dalle gare non è il
massimo, ma mi sono allenato troppo per buttarmi giù! Pronto a spaccare!”.
Oltre a Magnini, candidati per la competizione dei100 stile libero abbiamo :Marco Orsi del GS Fiamme Oro
Roma, Luca Dotto della GS Forestale e Luca Leonardi del GS Fiamme Oro Roma, ma attenzione
all’inserimento di Michele Santucci del GS Fiamme Azzurre e Lorenzo Benatti del Circolo Canottieri Aniene.
A Dotto, Orsi, Benatti e Leonardi, nei 50 stile, si aggiungeranno per il titolo King Shark ,Federico Bocchia del
CS Esercito ed Andrea Rolla della SMGM Team Nuoto Lombardia.
Federica Pellegrini del Circolo Canottieri Aniene risulta iscritta ai 100 e 200 dorso, 400, 200 e 100 stile libero e
nelle ultime due si confronterà ancora una volta con l’eterna rivale e amica Alice Mizzau delle Fiamme Gialle.
Chi sarà in grado di competere con i miglior nuotatori europei ? C’è solo da seguire in questi giorni , le
grandi competizioni italiane .
M. FICCO