indice introduzione cronologia del genocidio il genocidio armeno

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indice introduzione cronologia del genocidio il genocidio armeno
IL GENOCIDIO ARMENO 1915-1923
INDICE
INTRODUZIONE
CRONOLOGIA DEL GENOCIDIO
FONDAZIONE BERGAMO NELLA STORIA
Piazza Mercato del fieno, 6/a - 24129 Bergamo Italy - Tel. +39 035 24 71 16 ; +39 035 22 63 32 - Fax 035 21 91 28
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INTRODUZIONE
Fino all'inizio del Novecento gli armeni hanno abitato un vasto territorio che, estendendosi ben oltre i confini
dell'attuale Repubblica armena ex sovietica, ingloba il lembo nordoccidentale dell'Iran, tutta la parte orientale
della Turchia, le regioni occidentali dell'Azerbaijan e un'area nel sud della Georgia.
La loro presenza è documentata da testimonianze risalenti a più di 2500 anni fa, quando hanno costituito un
proprio stato unitario, che nel corso dei secoli ha perso e più volte riconquistato l'indipendenza, subendo a più
riprese invasioni e dominazioni straniere. All'inizio del IV secolo la conversione al cristianesimo fa dell'Armenia
il primo stato ad accettare la fede cristiana come religione ufficiale.
La dominazione straniera più lunga è stata quella dei Turchi, che sono penetrati in Armenia circa nove secoli
fa, instaurando un regime di pulizia etnica ante litteram, con soprusi, conversioni forzate all'Islam e ricorrenti
massacri. Le persecuzioni aumentano in intensità e ferocia alla fine dell'Ottocento: sotto il regno del sultano
Abdul Hamid II, alle richieste degli armeni di ottenere riforme volte a tutelare le loro vite, le loro persone e i loro
beni, viene risposto con massacri di massa, nel corso dei quali, dal 1895 al 1897, sono trucidate 300.000
persone. La repressione turca provoca reazioni in difesa degli armeni, sia da parte dei sopravvissuti, sia da
parte di numerosi stati europei, che chiedono riforme atte a tutelarli da parte del governo turco.
Parallelamente al declino dell'Impero Ottomano, sul finire del XIX secolo, si sviluppa un acceso movimento
nazionalista turco, denominato “Giovani Turchi”, che si impadronisce del potere nel 1908 con il partito
denominato Ittihad ve Terakki Jemiyeti (Comitato Unione e Progresso) e lo mantiene per dieci anni.
Scopo principale del movimento nazionalista è la creazione di un grande impero panturco dal Mar Egeo ai
confini della Cina: gli armeni, situati a mo' di cuneo fra i Turchi dell'Anatolia e quelli del Caucaso, costituiscono
un ostacolo e viene stabilito di sterminarli.
Il genocidio
In un congresso segreto dei “Giovani Turchi”, tenutosi a Salonicco nel 1911, viene deciso di sopprimere gli
armeni residenti in Turchia. L'occasione per realizzare il progetto di sterminio si presenta con lo scoppio del
primo conflitto mondiale, quando le potenze europee, impegnate nella guerra, non avrebbero potuto interferire.
Inizialmente sono chiamati alle armi tutti gli armeni validi che vengono poi uccisi. Si procede quindi all'arresto e
all'uccisione degli intellettuali, dei sacerdoti, dei dirigenti politici.
Nelle città e nei villaggi armeni restano solo donne, vecchi e bambini: per loro viene decretata la deportazione.
Adducendo come pretesto la prossimità alla zona di guerra, sono costretti ad abbandonare le loro abitazioni
per trasferirsi, così viene detto, in regioni più sicure: in realtà la deportazione coinvolge anche le comunità
armene residenti a centinaia di chilometri dall'area bellica, segno evidente che l'allontanamento dalle zone di
guerra era solo un pretesto per lo sterminio. Infatti lungo la strada le carovane dei deportati subiscono
sistematicamente l'assalto di bande di malfattori, fatti uscire appositamente dal carcere per costituire la
Teshkilati Mahsusa (Organizzazione speciale), il cui compito è uccidere gli armeni.
I mezzi usati per compiere lo sterminio rivelano un'inaudita ferocia e un sadico accanimento contro le vittime.
Chi riesce a sfuggire al massacro perisce per la fame, la sete, le malattie, gli stenti del lungo viaggio, compiuto
a piedi per centinaia di chilometri: così muoiono circa l,500,000 di persone, la quasi totalità degli armeni
residenti in Turchia. Vengono risparmiati solo coloro che si trovano a Istanbul e Izmir, perché troppo vicini alle
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sedi diplomatiche straniere. Si salvano anche gli abitanti di alcune provincie in prossimità del confine con la
Russia, che si mettono al riparo fuggendo oltre frontiera o vengono salvate dall'avanzata dell'esercito russo.
“In precedenza è stato comunicato che il Governo, su ordine del Partito (Ittihad ve Terakki Jemiyeti), ha stabilito
di sterminare completamente tutti gli armeni residenti in Turchia. Coloro i quali si oppongono a questo ordine
non possono continuare a rimanere negli organici dell'amministrazione dell'Impero. Bisogna dar fine alla loro
esistenza, per quanto siano atroci le misure adottate, senza discriminazioni per il sesso e l'età e senza dar
ascolto a considerazioni legate alla coscienza". Cosi recita il telegramma del ministro dell'interno turco, Talaat
Pasha, il 15 settembre 1915.
Dopo lo sterminio
Al termine della prima guerra mondiale, in seguito alla sconfitta della Turchia, cade il regime dei “Giovani
Turchi” e il nuovo governo istituisce - sollecitato dalle potenze europee vincitrici - una corte marziale per
giudicare i responsabili dello sterminio armeno. Viene giustiziato un prefetto, ma molti fra i colpevoli, con il
compiacente sostegno non solo delle autorità turche, ma anche delle potenze vincitrici, riescono a fuggire o
comunque a vivere indisturbati. Poco dopo, senza aver terminato i propri lavori, anche la corte marziale viene
sciolta. Alcuni fra i principali organizzatori del genocidio muoiono in seguito per mano di “giustizieri” armeni. Il
genocidio però resta sostanzialmente impunito.
Conclusa la fase processuale, lo stato turco smette di perseguire i responsabili, incamera tutti i beni mobili e
immobili degli armeni uccisi e lascia cadere nel silenzio quanto avvenuto, negandone persino l'esistenza. Il velo
dell'oblio calato sullo sterminio degli armeni è così spesso che Hitler, poco prima di aggredire la Polonia
nell'agosto 1939, per vincere le titubanze dei suoi collaboratori verso i piani di sterminio preparati, afferma
espressamente: “Chi parla ancora oggi dello sterminio degli armeni?”.
La negazione del genocidio
A differenza dell'Olocausto ebraico, riconosciuto e condannato da parte tedesca, quello armeno non è stato né
riconosciuto né tanto meno condannato da parte dell'attuale governo turco. Anche negli anni successivi al
compimento del genocidio l'atteggiamento della Turchia nei confronti degli armeni residenti è rimasto ostile:
ridotti ad alcune decine di migliaia di persone, quasi tutte concentrate a Istanbul, sono sottoposti tuttora a un
regime di discriminazioni e di vessazioni striscianti.
Negli ultimi tempi sono entrati in circolazione falsi documenti storici per depistare le ricerche degli studiosi in
merito al genocidio. Inoltre a Istanbul e ad Ankara sono state intitolate vie e piazze ai principali responsabili
dello sterminio e in onore di uno di loro è stato eretto a Istanbul un vero e proprio mausoleo. Nel 1996 poi, con
il massimo degli onori e alla presenza del capo dello stato turco, sono state traslate dall'Asia Centrale e
tumulate in Turchia le spoglie di Enver Pasha, un altro dei maggiori responsabili dello sterminio. In varie parti
del mondo invece si tengono ogni anno, il 24 aprile, commemorazioni delle vittime del genocidio, con la
partecipazione di uomini politici stranieri: le reazioni turche alle cerimonie sono negative.
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La documentazione sul genocidio
Nonostante la negazione della Turchia e le sue reticenze, lo sterminio armeno è un dato incontestabile,
ampiamente documentato oltre che dalle narrazioni dei superstiti, anche da parte di testimoni stranieri e
imparziali, quali l'ambasciatore americano Morgenthau e altri diplomatici statunitensi, il pastore evangelico
tedesco Lepsius, gli inglesi Lord Bryce e A. Toynbee, lo scrittore e filantropo tedesco Armin Wegner, il francese
Henri Barby, e, non ultimo, il console d'Italia a Trebisonda, Gorrini, per citare alcuni dei più noti.
Negli archivi americani, inglesi, francesi, tedeschi e austriaci è conservata una ricca documentazione al
riguardo. Inoltre vi sono i documenti di diretta provenienza turca, prodotti dalla corte marziale convocata per
giudicare i responsabili del genocidio.
La consistente documentazione non lascia dubbi sul fatto che gli armeni abbiano subito un genocidio
organizzato da parte del governo turco. Il termine stesso "genocidio" è stato creato all'inizio degli anni quaranta
del Novecento dal giurista americano di origine ebreo-polacca Raphael Lemkin, che ha coniato questa parola
proprio dopo aver appreso le modalità dello sterminio subito dagli armeni.
I riconoscimenti internazionali
Negli anni immediatamente successivi al genocidio, sebbene non fosse stato ancora coniato il termine per
definirlo, il crimine è condannato dai governi dell'Intesa (1915), dal Senato degli Stati Uniti (1916 e 1920), dal
Tribunale militare turco (1919), dal Trattato di Sèvres (1921) e dalla Corte criminale di Berlino (1921), che ha
assolto un “giustiziere” armeno accusato di aver ucciso Talaat Pasha, principale responsabile dello sterminio.
In seguito, però, cala un velo di silenzio sull'accaduto, e solo in epoca più recente, nonostante le pressioni
esercitate da parte della Turchia, varie istituzioni nazionali e internazionali hanno riconosciuto e condannato il
genocidio armeno.
Nel 1984 è stato il Tribunale permanente dei popoli che, nel corso della sessione dedicata a questo argomento,
dal 13 al 16 aprile 1984, ha riconosciuto fra l'altro che "lo sterminio delle popolazioni armene con la
deportazione ed il massacro costituisce un crimine imprescrittibile di genocidio ai sensi della convenzione del
9/12/1948 per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio".
L'anno successivo è stata la Sottocommissione per la lotta contro le misure discriminatorie e per la protezione
delle minoranze, in seno alla Commissione dei diritti dell'uomo dell'Onu, che, nella seduta del 29 agosto 1985
ha riconosciuto, fra gli altri, anche il genocidio armeno.
Infine il Parlamento Europeo, nella seduta del 18 giugno 1987, riconoscendo il genocidio armeno e
condannando l'atteggiamento della Turchia, ha invitato gli stati membri della Comunità Europea a dedicare un
giorno alla memoria dei genocidi armeno ed ebreo. Oltre a ciò, proprio in considerazione dell'attuale
atteggiamento turco nei confronti dello sterminio armeno, il Parlamento Europeo ha posto, quale precondizione
per l'ammissione della Turchia nella Comunità Europea, il riconoscimento da parte turca del crimine
commesso.
In epoca più recente, nel 1995, la Duma dell'ex Urss e i parlamenti bulgaro e cipriota hanno riconosciuto
all'unanimità il genocidio armeno.
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Anche il vice ministro degli esteri israeliano, Iosi Beilli, nel corso della seduta parlamentare del 27 aprile 1994,
ha affermato che lo sterminio degli armeni è stato un vero e proprio genocidio e dichiarazioni identiche sono
state fatte da parte di due ministri israeliani nel 2000.
Dal 1996 altri riconoscimenti ufficiali si sono susseguiti: da parte del parlamento greco, francese, svedese,
uruguayano e libanese, da parte del senato belga e argentino. Successivamente il genocidio armeno è stato
riconosciuto dal Senato francese (8 novembre 2000), dal Vaticano (10 novembre 2000), ancora una volta dal
Parlamento Europeo (15 novembre 2000) e in Italia dalla Camera dei Deputati(17 novembre 2000, su proposta
avanzata nel 1998 da più di 170 parlamentari.
Parallelamente, nell'ultimo decennio, anche vari parlamenti locali, come quelli dell'Ontario e del Quebec in
Canada, del Nuovo Galles del Sud in Australia e di 24 fra gli stati americani hanno condannato lo sterminio
degli armeni.
Affermazioni simili, con sfumature diverse, sono state fatte da eminenti uomini di stato, come per esempio il
presidente francese Mitterand, o da personalità politiche, da parlamentari e diplomatici europei e americani.
In Italia , nel periodo 1997-2000, il genocidio armeno è stato riconosciuto da 21 Consigli comunali di varie città:
Roma, Milano, Genova, Firenze, Venezia, Padova, Parma, Ravenna, Belluno, Udine , Bagnacavallo (RA),
Camponogara (VE), Castelsilano (KR), Conselice (RA), Cotignola (RA), Faenza (RA), Feltre (BL), Fusignano
(RA), Lugo (RA), Imola (BO), Mira (VE), Russi (RA), Sant'Agata sul Santerno (RA), Solarolo (RA), Thiene (VI)
e così pure dal Consiglio regionale della Lombardia.
Conclusioni
II riconoscimento del genocidio armeno e la sua condanna non costituiscono un problema storico riguardante
gli armeni soltanto, ma rivestono un carattere politico ed etico molto più generale, che coinvolge diverse altre
nazioni. Ieri vittime degli obiettivi territoriali turchi sono stati gli armeni e i greci, oggi sono i kurdi.
La negazione del genocidio armeno inoltre costituisce tuttora un pericoloso precedente, che, nel recente
passato, è servito da alibi a Hitler nell'organizzare l'Olocausto e in seguito agli storici revisionisti per negare
l'Olocausto stesso.
E' evidente che finché il genocidio armeno non verrà ufficialmente condannato, esso costituirà un esempio
negativo. Non per nulla il Parlamento Europeo ha posto, come si è detto, il riconoscimento del genocidio
armeno da parte dello Stato turco quale precondizione per l'adesione della Turchia alla Comunità Europea,
Riconoscere il genocidio armeno non deve essere considerato un atto di ostilità verso la Turchia, al contrario è
un atto carico di valenze positive per il futuro dello stato turco nella comunità delle nazioni: è stato proprio in
seguito al riconoscimento dello sterminio da parte dei parlamenti di vari paesi che in Turchia è iniziato un
movimento di condanna del genocidio da parte di un gruppo sempre più numeroso di intellettuali. Questi ultimi
vanno quindi incoraggiati, anche attraverso un atto ufficiale di ammissione del crimine commesso da parte del
loro governo, affinché spingano la Turchia a riconoscersi sempre di più nei valori fondamentali sui quali è
basata la Comunità Europea. Il riconoscimento del genocidio può essere uno stimolo e un aiuto per la
popolazione e la classe dirigente in Turchia, in quanto sollecita il paese a liberarsi di un'eredità pesante e
negativa del passato, che potrebbe costituire un ostacolo al pieno sviluppo della democrazia e delle libertà
civili.
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Libero adattamento del testo elaborato a cura dell'Istituto di Studi Armeni - Monaco di Baviera
Armeni in partenza
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CRONOLOGIA DEL GENOCIDIO ARMENO
GUIDA ALL’UTILIZZO
Terminologia usata nella cronologia
Ittihadista:
Membro del Comitato Unione e Progresso (CUP) o Ittihad ve Terakki Jemiyeti, il partito politico al potere
nell’Impero Ottomano durante la prima guerra mondiale. Anche noto come “Giovani Turchi”
Chete:
Membro delle forze armate irregolari impiegate dal governo ottomano nell’attuazione delle politiche contro gli
armeni.
Organizzazioni Speciali o Teshkilati Mahsusa:
Il corpo segreto costituito da galeotti e forze chete cui era assegnato il compito di eliminare gli armeni.
Jihad:
Guerra santa contro i non musulmani sancita dall’autorità religiosa di un paese islamico
Ittihadisti principalmente responsabili per il genocidio degli armeni menzionati nella cronologia:
*
Talaat (Mehmet Talaat Pasha 1874-1921), ministro dell’interno (1913-1917) e gran visir (primo ministro,
1917-1918). [Eccetto che dove è esplicitamente espresso il contrario, le istruzioni e le direttive menzionate
nella cronologia provenivano dall’ufficio di Talaat.]
*
Enver (Ismail Enver Pasha 1881-1922), ministro della guerra (1914-1918).
*
Jemal (Ahmed Jemal [Djemal/Cemal] 1872-1922), ministro della marina (1914-1918) e governatore
militare della Siria (1914-1917).
*
Dr. Behaeddin Shakir, membro dell’esecutivo del CUP e capo delle organizzazioni speciali.
*
Dr. Nazim, membro dell’esecutivo del CUP e ideologo del partito.
*
Halil (Halil [Khalil] Kut 1881-1957), zio di Enver e membro e comandante delle forze militari ottomane.
*
Nuri (Nuri Killigil 1881-1949), fratello di Enver e comandante delle forze militari ottomane.
*
Jevdet (Tahir Jevdet [Djevdet/Cevdet]), cognato di Enver e governatore generale (Vali) della provincia di
Van.
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*
Mustafa Abdulhalik Renda, cognato di Talaat e governatore generale delle provincie di Bitlis e di Aleppo.
Nomi attuali delle città menzionate nella cronologia
*
Adrianopoli, ora Edirne
*
Aintab, ora Gazi-Antep
*
Alessandretta, ora Iskenderun
*
Angora, ora Ankara, capitale della repubblica turca
*
Costantinopoli, ora Istanbul, capitale dell’Impero Ottomano, sede di una grande comunità armena e del
patriarcato armeno
*
Izmid, ora Izmit
*
Kharput, nota anche come Kharpet e Mamuret-el Aziz, ora Elazig
*
Marash, ora Kahraman-Marash
*
Marsovan, ora Merzifon
*
Smirne, ora Izmir
*
Trebisonda, ora Trabzon
*
Urfa, ora Sanli-Urfa
Date nella cronologia
Tutte le date seguono il calendario occidentale che è entrato in uso in Turchia solo dopo il novembre 1918.
Fino ad allora il calendario ottomano era 13 giorni in ritardo rispetto a quello occidentale.
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1914
21 febbraio
Gli ittihadisti dichiarano un boicottaggio delle attività economiche armene. Il Dr. Nazim viaggia attraverso le
provincie turche per incitare al boicottaggio.
26 febbraio
David, spia della polizia, avverte Reshad Bey, capo della sezione politica del dipartimento di polizia di
Costantinopoli, che sta raccogliendo i nomi, le biografie, le fotografie, i discorsi di riforma e altri dati di duemila
eminenti membri della comunità armena
Agosto
Inizio della Prima Guerra Mondiale. Austria e Germania sono contrapposte a Francia, Inghilterra e Russia.
18 agosto
Si hanno notizie di saccheggi nelle provincie di Sivas, Dyarbekir e in altre provincie armene, perpetrati con il
pretesto della raccolta di contributi per la guerra.
1080 negozi appartenenti agli armeni vengono bruciati nella città di Dyarbekir
22 agosto
La popolazione maschile tra i 20 e i 45 anni viene coscritta nelle forze armate turche.
28 agosto
Migliaia di soldati turchi sono stanziati nelle scuole armene e nelle chiese della provincia di Sivas
1 ottobre
Nazaret Chavush, il più eminente leader armeno di Zeitun, è assassinato su ordine di Haidar Pasha,
governatore di Marash
10 ottobre
Tutti i notabili armeni di Zeitun sono invitati ad una riunione. Circa sessanta vengono immediatamente arrestati.
13 ottobre
Costantinopoli è raggiunta da notizie provenienti da ogni provincia di confische imposte come “contribuzioni di
guerra” a danno delle attività economiche armene.
Giungono anche notizie di sofferenze per fame e del diffondersi di epidemie nella provincia di Sivas a causa del
gravissimo impatto della campagna per i “contributi di guerra” condotta contro gli armeni
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17 ottobre
Bande di chete cominciano a saccheggiare, violentare donne e bambini e a commettere omicidi di massa nella
provincia di Erzerum.
I leader presso Erzerum del partito armeno nazionalista Dashnak vengono arrestati
29 ottobre
Si aprono le ostilità tra la Turchia e la Russia con il cannoneggiamento della costa russa del mar Nero da parte
di scafi turchi sotto il comando tedesco.
11 novembre
A Costantinopoli viene dichiarata la Jihad contro Inghilterra, Francia e Russia, legittimando la formazione delle
organizzazioni chete.
13 novembre
Gli armeni vengono ingiustamente accusati di essersi rivoltati e di essere sul punto di unirsi alle forze russe.
donne
14 novembre
Il villaggio di Otsni nella provincia di Erzerum viene attaccato di notte dalle forze chete. Il prete armeno del
luogo viene ucciso insieme a molti altri armeni. Tutte le case vengono saccheggiate. Si hanno le prime notizie
di attacchi di forze chete ai villaggi armeni di Erzerum.
19 novembre
In varie piazze avvengono esecuzioni di massa di soldati armeni allo scopo di terrorizzare gli armeni che
contemporaneamente stavano finanziando volontariamente la costruzione di numerosi ospedali a favore
dell’esercito turco.
20 novembre
Da Costantinopoli giungono ordini agli amministratori provinciali perché tutti i funzionari armeni siano
estromessi dall’amministrazione ottomana.
23 novembre
Vengono confiscati carri, cavalli e altri mezzi di trasporto presenti nei villaggi delle provincie armene.
26 novembre
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Lo zio di Enver, Halil Pasha, governatore militare di Costantinopoli, inizia ad organizzare le unità delle
Organizzazioni Speciali attraverso l’arruolamento di criminali appena usciti di prigione.
29 novembre
Forze chete costituite da galeotti appositamente rilasciati vengono fornite di armi. Nella regione di Van le
confische assumono la forma di veri e propri saccheggi e razzie.
Dicembre
Inizia una serie di omicidi isolati volti a terrorizzare gli armeni
6 dicembre
Gli armeni vengono utilizzati come portatori di munizioni nelle provincie di Erzerum, Trebisonda e Sivas, con le
più rigide condizioni atmosferiche, allo scopo di causarne la morte per malattia e sfinimento
14 dicembre
Il governo turco incarica Enver di comandare l’offensiva sul fronte caucasico e assegna la posizione di ministro
della guerra ad interim a Talaat che mantiene anche quella di ministro degli interni.
31 dicembre
Durante il viaggio da Costantinopoli via Sivas a Erzinjan, dove doveva iniziare il proprio servizio, Sahag
Odabashian, prelato di Erzinjan appena nominato, viene ucciso nel villaggio di Kanli-Tash da sei chete mandati
da Ahmed Muammer, governatore generale della provincia di Sivas.
1915
1 gennaio
Nuri, vice governatore del distretto di Gavar nella provincia di Van, riceve dal governatore militare l’ordine di
uccidere i soldati armeni nell’esercito turco di stanza nel suo distretto.
5 gennaio
I fornai armeni in servizio a Sivas presso i forni dell’esercito sono pubblicamente accusati dal governo turco di
avvelenare il pane. I fornai vengono crudelmente battuti, nonostante un gruppo di medici dimostri attraverso un
esame la falsità dell’accusa e addirittura mangi il pane.
8 gennaio
Chete turchi e kurdi attaccano i villaggi armeni e assiri della Persia nordoccidentale.
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2 febbraio
Talaat avverte l’Ambasciatore Tedesco Conte Hans von Wagenheim che la guerra è il momento più propizio
per risolvere la questione armena.
27 febbraio
Si ha notizia di un attacco generale diretto contro i villaggi armeni della provincia di Sivas accompagnato da
stupri, saccheggi e un numero sempre maggiore di uccisioni.
5 marzo
Si ha notizia di numerosi attacchi ai villaggi abitati da armeni e assiri nella provincia di Van condotti da
gendarmi e chete.
7 marzo
Ad Alessandretta viene effettuato un arresto di massa degli armeni e ne vengono confiscate le armi.
12 marzo
Massacri e razzie sono effettuati nel distretto di Alashkert nel quadro di una campagna più generale condotta
dai chete contro i villaggi armeni del distretto.
In Dortyol vengono effettuati arresti di massa degli armeni e viene pubblicamente annunciato che coloro che
sono stati arrestati sarebbero stati destinati alla costruzione di strade nei pressi di Aleppo. Non sono stati più
rivisti.
Marzo
Un comitato di parlamentari visita tutte le città dell’Anatolia. Si rivolgono alla popolazione turca nelle moschee
descrivendo gli armeni come nemici interni che devono essere distrutti.
14 marzo
Sahag, Catholicos della Cilicia, avverte gli armeni di Zeitun di non opporre resistenza, qualunque siano le
condizioni cui si trovino sottoposti.
16 marzo
Forze russe avanzano tra Urmia e Tavriz
18 marzo
In Zeitun forze turche arrestano i rimanenti notabili e intellettuali armeni che vengono torturati e
successivamente uccisi.
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19 marzo
Sei soldati armeni della città di Gurun vengono pubblicamente impiccati a Sivas allo scopo di spaventare la
popolazione armena.
28 marzo
Il leader del partito armeno Dashnak, Murad, resiste all’arresto a Sivas, scappa verso le montagne e dopo
numerose fughe temerarie raggiunge il Caucaso.
30 marzo
Gli armeni di Chomaklu sono vittima di pestaggi di massa e tortura.
31 marzo
Inizia la deportazione degli armeni di Zeitun. Alcuni degli abitanti dono mandati nel deserto di Konia
nell’Anatolia centrale. Il resto è mandato a Der-el-Zor (Deir-el-Zor) nel deserto Siriano.
Marzo
Azadamart, il più importante giornale armeno, viene chiuso attraverso un ordine del governo emesso dall’ufficio
del commissario di polizia di Costantinopoli, Osman Bedri.
Marzo (verso la fine del mese)
Il governo turco proibisce all’ambasciatore americano Henry Morgenthau di inviare messaggi in codice ai
consoli americani e lo priva della prerogativa diplomatica di ricevere comunicati senza che siano sottoposti al
vaglio della censura.
1 aprile
I leader politici armeni vengono arrestati in massa a Sivas e in altre provincie.
2 aprile
Nella provincia di Sivas, alcuni battaglioni di gendarmi e 4000 chete iniziano ad attaccare sistematicamente e
con brutalità crescente i villagi armeni.
3 aprile (Settimana di Pasqua)
In Marash e Hadjin (Hajen) avvengono arresti di massa e la confisca di tutte le armi inclusi i coltelli da cucina.
Si ha notizia di numerosi stupri nel corso delle perquisizioni.
8 aprile
Il governo turco stanzia degli emigrati turchi provenienti dalla Bosnia nei villaggi del distretto di Zeitun. Si ha
notizia di 8000 elementi delle forze regolari turche stanziati a Zeitun.
Il famoso monastero di Zeitun viene bruciato dai turchi.
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12 aprile
Gli attacchi e i saccheggi che colpiscono diffusamente i villaggi armeni delle provincie di Bitlis e Erzerum sono
fomentati dalle accuse di aver provocato la guerra rivolte agli armeni.
14 aprile
Il governatore generale di Van, Tahir Jevdet invita i deputati parlamentari armeni di Van e il leader di Dashnak
Ishkan ad assistere ad una conferenza.
15 aprile
A Van giungono dei profughi dai villaggi circostanti la città e avvertono gli abitanti che 80 villaggi della provincia
sono stati annientati e che 24,000 armeni sono stati uccisi nel giro di tre giorni.
16 aprile
I leader armeni Vramian e Ishkan sono uccisi durante la notte nel villaggio kurdo di Hirj da chete mandati dal
governatore generale Tahir Jevdet.
17 aprile
Gli armeni organizzano la difesa contro l’improvviso attacco delle forze turche alla città di Van (resistono fino
all’arrivo avvenuto il 23 maggio 1915 delle unità avanzate dell’esercito russo costituite da volontari armeni).
18 aprile
Prima della fine di aprile altri 32,000 armeni sono uccisi nei villaggi della provincia di Van, inclusi gli abitanti dei
villaggi più sperduti
19 aprile
A Dyarbekir sono effettuate perquisizioni e hanno luogo numerosi casi di persecuzione degli armeni.
20 aprile
La deportazione dei 25,000 armeni di Zeitun è completata.
20 aprile
Avvengono i primi arresti di armeni su larga scala presso Dyarbekir per ordine del governatore generale
Reshid.
Venti membri del partito socialdemocratico armeno Hnchak sono portati nella prigione centrale di
Costantinopoli in attesa di comparire di fronte alla corte marziale. Vengono pubblicamente impiccati il 2 giugno
1915
24 aprile
250 intellettuali e leader delle comunità armene vengono arrestati a Costantinopoli e mandati a Chankri e
Ayash dove vengono successivamente uccisi.
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Gli editori e lo staff di Azadamart, il più importante giornale armeno di Costantinopoli, vengono arrestati e il 15
giugno vengono assassinati a Dyarbekir, dove erano stati trasportati e imprigionati.
26 aprile
3 armeni vengono pubblicamente impiccati a Mush senza processo
1 maggio
Inizia l’arresto dei professori e degli insegnanti armeni dell’American Euphrates College di Kharput.
3 maggio
Il governo installa a Zeitun immigranti turchi della Macedonia.
Inizia la deportazione dai villaggi della provincia di Erzerum.
4 maggio
Iniziano gli arresti di massa dei leader armeni di Aintab.
200 leader armeni di Erzerum venogno arrestati.
5 maggio
A Kharput cominciano arresti e persecuzioni.
6 maggio
Il New York Times riferisce che i “Giovani Turchi” stanno adottando una politica di annientamento degli armeni
10 maggio
Profughi armeni che in precedenza erano sfuggiti alla deportazione, vengono trovati a Marash e trasferiti nel
deserto siriano.
14 maggio
38 leader delle comunità armene vengono arrestati nelle città di Chomaklu nella provincia di Kayseri e subito
dopo giustiziati.
15 maggio
I leader delle comunità armene nella città di Bayburt vengono arrestati e successivamente uccisi in UrbajioghliDere.
19 maggio
Truppe avanzate dell’esercito russo guidate nel caucaso da volontari armeni raggiungono Van e liberano la
città dall’assedio.
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Gli armeni nella regione di Khnus della provincia di Erzerum vengono massacrati.
21 maggio
Forze regolari dell’esercito russo arrivano a Van. Iniziano la cremazione dei morti nella città e nei villaggi della
provincia. 55,000 morti sono identificati come armeni.
22 maggio
Profughi turchi vengono stanziati nei villaggi armeni ormai deserti del distretto di Tortum della provincia di
Erzerum.
24 maggio
Le potenze alleate comunicano al governo turco che lo riteranno responsabile per i massacri degli armeni.
27 maggio
2,000 armeni vengono deportati da Marash.
29 maggio
630 armeni arrestati il 10 maggio a Dyarbekir vengono assassinati nel villaggio di Bisheri mentre erano sotto
sorveglianza e i loro corpi vengono gettati nel fiume Tigri.
31 maggio
L’ambasciatore tedesco Hans von Morgenthau sconsiglia alla Germania di interferire con le deportazioni
7 giugno
Il primo convoglio di deportati armeni lascia Erzinjan diretto verso Kemakh, sulla via per il deserto siriano.
Il prelato armeno di Shabin-Karahishar, Vaghinag Vartabed, viene assassinato.
Gli armeni di Costantinopoli si appellano alle ambasciate austriache e tedesche perché impediscano le
deportazioni e le violenze ad esse associate, ma non ricevono risposte soddisfacenti.
Gli armeni arrestati a Sivas il 1 aprile e trasferiti nella provincia di Angora vengono trucidati nei boschi di
Meshedler-Yeri. Alcuni boscaioli greci sono testimoni del massacro e ne riferiscono agli armeni di Sivas.
8 giugno
Il sEcondo convogli di deportati da Erzinjan parte per il deserto siriano.
9 giugno
Il terzo convoglio di armeni parte da Erzinjan.
Tre ufficiali medici armeni, il Dr. Hairanian, il Dr. Baghdasar Vartanian e il Dr. Maksud, in servizio nell’esercito
turco vengono uccisi nella città di Sivas.
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Dal 10 al 13 giugno
Nell’arco di quattro giorni gli armeni deportati dalle città e dai villaggi della provincia di Erzerum vengono
trucidati in un massacro di proporzioni immense presso Kemakh.
13 giugno
25,000 armeni vengono trucidati nel quarto giorno del massacro di Kemakh.
14 giugno
Dalla città di Bayburt parte il terzo convoglio di deportati armeni.
300 leader delle comunità armene vengono arrestati a Shabin-Karahisar
15 giugno
Venti membri del partito socialdemocratico armeno Hnchak vengono pubblicamente impiccati a Costantinopoli
per stimolare i governi provinciali a intensificare le misure antiarmene.
12 leader delle comunità armene vengono pubblicamente impiccati a Sivas.
16 giugno
3,500 armeni vengono catturati in un arresto di massa nella provincia di Sivas.
17 giugno
Viene riferita una dichiarazione di Talaat secondo cui avrebbe estirpato il nemico interno.
1,213 armeni vengono arrestati a Marsovan.
8,500 armeni si ritirano nel castello diroccato di Shabin Karahisar per difendersi dai turchi.
19 giugno
Un secondo convoglio composto da 300 famiglie lascia la città di Erzerum.
21 giugno
Il governatore generale di Aleppo, Jelal Bey, si dimette in protesta contro gli ordini di deportazione e i massacri.
Talaat dà istruzioni perché si impedisca la popolazione di rubare i beni abbandonati dagli armeni.
23 giugno
Il ministero degli interni avverte i governatori provinciali che la Commissione per i Beni Abbandonati sarà
incaricata dello stanziamento degli immigranti turchi musulmani.
Nella provincia di Sivas 1,500 uomini vengono arrestati in massa.
Nella città di Kharput avviene il primo massacro di armeni su larga scala.
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A Bitlis vengono arrestati in massa gli armeni che erano sfuggiti alla precedente serie di massacri.
Sotto gli ordini del Dr. Reshid, governatore generale della provincia di Dyarbekir, nella città di Mardin
avvengono massacri di cristiani armeni, di maroniti, di nestoriani, di europei, di cattolici e altri non musulmani.
24 giugno
I notabili armeni di Trebisonda sono mandati per nave verso Samsun e durante il viaggio vengono legati
strettamente insieme e gettati nel mar Nero
25 giugno
Un decreto governativo dà istruzioni affinché i 30,000 armeni di Trebisonda lascino la città nel giro di cinque
giorni.
Un decreto emanato a Erzerum ordina a tutti gli armeni di partire per la Siria.
Un decreto emanato a Samsun ordina agli armeni di partire entro 15 giorni.
28 giugno
Gli insegnanti armeni precedentemente arrestati e i leader delle comunità di Kharput vengono portati fuori di
prigione per essere uccisi.
29 giugno
Vartkes e Zohrab, due deputati armeni al parlamento ottomano, deportati da Costantinopoli arrivano ad Aleppo
sotto sorveglianza.
30 giugno
3,000 armeni della città di Erzerum vengono trucidati durante la deportazione.
6,000 armeni di Zeitun arrivano nel deserto di Konia e nelle paludi malariche circostanti.
1 luglio
2,000 soldati armeni nell’esercito turco usati nei corpi di lavoro vengono massacrati vicino alla città di Kharput.
Dalla città di Trebisonda parte il primo convoglio di deportati.
4 luglio
Una protesta tedesca viene presentata al gran visir. La protesta non riceve risposta dal governo turco.
5 luglio
A Dyarbekir 2,000 soldati armeni che prestavano servizio nei corpi di lavoro vengono uccisi.
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Dalla città di Sivas parte il primo convoglio di deportati, la stragrande maggioranza dei quali viene assassinata
durante il viaggio verso il deserto siriano. L’ultimo convoglio lascia la città il 20 luglio.
6 luglio
A questa data un migliaio di famiglie armene ha lasciato Trebisonda in convogli diretti a sud.
7 luglio
I componenti maschi di 800 famiglie vengono trucidati nella città di Kharput.
10 luglio
2,700 persone vengono sterminate in un secondo massacro presso Mardin.
11 luglio
Inizia presso Mush un massacro durato quattro giorni sotto gli ordini del deputato parlamentare Elias, del vice
governatore Servet e del governatore generale Abdulhalik Renda, cognato di Talaat.
Il ministero degli interni dà istruzioni perché nei villaggi armeni vengono stanziati degli immigrati musulmani.
12 luglio
Sono date istruzioni perché gli orfani armeni siano distribuiti alle famiglie turche.
13 luglio
L’ultimo convoglio, costituito da tutti gli armeni rimanenti nella città, lasciano Kharput
14 luglio
Jemal, comandante del quarto corpo d’armata di Aleppo, protesta presso il Dr. Reshid, governatore generale
della provincia, contro l’uso di gettare cadaveri nel fiume Eufrate e consiglia di seppellirli. Dal 22 giugno al 17
luglio, un flusso costante di corpi di armeni scorre lungo il fiume Eufrate.
Più avanti Talaat manderà istruzioni a Urfa, Der-el-Zor e Dyarbekir affinchè i corpi vengano seppelliti lungo le
strade e non vengano gettati in fosse, laghi o fiumi.
18 luglio
Nella regione di Dersim, 3,000 armeni vengono uccisi dai turchi. Quasi tutta la popolazione kurda di Dersim
rifiuta di partecipare ai massacri e addirittura dà rifugio agli armeni.
23 luglio
Il console italiano a Trebisonda riferisce della barbarie a cui ha assistito.
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Luglio
Talaat informa l’organizzazione del CUP in Malatia che metà del bottino ottenuto attraverso la persecuzione
degli armeni è destinata al comitato centrale del partito a Costantinopoli e che l’altra metà sarebbe stata
distribuita ai chete. Behaeddin Shakir manda un telegramma cifrato al governatore generale della provincia di
Adalia, Sabur Sami Bey, per chiedergli in quale direzione si stesse muovendo, dato che nelle provincie di
Erzerum, Van, Bitlis, Dyarbekir, Sivas e Trebisonda non rimaneva un solo armeno essendo stati tutti mandati
tutti verso Mosul e Der-el-Zor.
Il vice governatore del distretto di Yozgat, nella provincia di Angora, riferisce al ministero degli interni che
68,000 armeni erano stati uccisi nel distretto.
Sabit, il governatore generale della provincia di Kharput, informa il ministro degli interni che tutte le strade sono
piene di cadaveri di donne e bambini e che non riesce a trovare il tempo per sotterrarli.
28 luglio
Il professor Kakig Ozanian dell’American College, il leader della comunità armena Dikran Diranian e altre
persone di Marsovan e di Samsun, vengono trasportate alle prigioni di Sivas e uccise.
30 luglio
Nella città di Angora gli armeni vengono arrestati in massa. Tutti gli arrestati vengono uccisi il giorno seguente
in un luogo a sei ore di distanza dalla città di Angora.
Inizia il ritiro dell’esercito russo dalla città di Van.
31 luglio
I leader delle comunità armene imprigionati ad Ayash e Chankri vengono sterminati. Vengono uccisi insieme
agli armeni arrestati ad Angora il giorno prima.
1 agosto
Inizia la deportazione di 25,000 armeni di Adabazar, vicino a Costantinopoli.
20,000 deportati arrivano ad Aleppo.
500 armeni vengono torturati in massa nelle prigioni di Adabazar.
2 agosto
L’ambasciatore Henry Morgenthau riferisce che durante questo giorno Talaat gli aveva detto che il CUP aveva
scrupolosamente considerato la questione dell’annientamento degli armeni e che la politica adottata era quella
che era stata ufficialmente approvata. Disse anche a Morgenthau che le deportazioni non erano il risultato di
decisioni frettolose ma di prudenti e continue deliberazioni. Talaat inoltre indicò che tre quarti degli armeni
erano già stati eliminati e che nessun armeno rimaneva a Bitlis, Van e Erzerum.
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Dal 2 al 6 agosto
Per sei notti prigionieri armeni, soprattutto intellettuali, imprigionati presso Sivas, vennero portati all’aperto e
uccisi.
3 agosto
150,000 deportati arrivano ad Aleppo da diverse direzioni.
4,500 deportati armeni di Seghert e 2,000 deportati di Mezre arrivano nei pressi di Aleppo.
15,000 armeni arrivano a Der-el-Zor.
In risposta a proteste tedesche non ufficiali contro gli omicidi di massa, gli stupri e le torture inflitte ai deportati
armeni lungo le strade principali, che stavano dando cattive impressioni agli americani, viene mandato un
telegramma circolare avvertendo di cessare gli attacchi e gli stupri lungo le strade.
60,000 armeni provenienti da varie direzioni arrivano nei pressi di Aleppo.
6 agosto
Diciotto armeni vengono pubblicamente impiccati nella città di Everek nei pressi di Kayseri.
7 agosto
Gli armeni di Mersin (Mersine) vengono deportati.
Dall’8 agosto al 12 agosto
Gli intellettuali armeni imprigionati nella Sifahdiye Medrese (una scuola religiosa musulmana) a Sivas sono
portati fuori dalla città e assassinati. Nell’area di Sivas erano attivi 36 centri di sterminio. 5,000 intellettuali
armeni imprigionati in questa zona furono portati in questi centri e trucidati.
10 agosto
Tutti gli armeni di Chorum vengono deportati via Boghazli e Bozanti; Sono ufficialmente diretti verso il deserto
siriano.
11 agosto
Le donne armene sposate ai turchi vengono private dei loro diritti ereditari.
Vengono uccisi gli ultimi di un gruppo di 84 intellettuali armeni che erano stati portati alla prigione di Ayash e
che nel corso delle settimane erano stati portati fuori e uccisi a piccoli gruppi.
12 agosto
Enver riferisce che fino ad allora 200,000 armeni erano stati assassinati.
Dalla provincia di Aleppo giungono notizie di 200,000 armeni in transito verso il deserto.
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13 agosto
Inizia la deportazione degli armeni di Izmid, Baghchejik (Bardizag), Bursa e Adabazar.
Dal 13 al 17 agosto
15,000 armeni furono portati fuori dalla prigione centrale della città di Sivas, dove erano stati imprigionati molti
intellettuali armeni, leader politici e capi villaggio dell’area circostante, e trucidati.
16 agosto
50,000 deportati sono stati segnalati lungo la strada da Bozanti ad Aleppo.
impiccato
19 agosto
250 armeni vengono uccisi nella città di Urfa in un massacro condotto dai turchi per inaugurare la campagna di
persecuzione nella città.
Lord Bryce riferisce che 500,000 armeni erano stati uccisi in Turchia fino ad allora.
23 agosto
A Urfa viene organizzato un secondo massacro.
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25 agosto
Il ministero della guerra requisisce tutto il sapone trovato nelle case degli armeni deportati.
26 agosto
Il ministero della guerra requisisce per i propri depositi di scorte tutto il legname, il carbone e il rame trovato
nelle case e nei magazzini degli armeni.
Il poeta armeno, Daniel Varoujan, insieme al medico e poeta Rupen Sevak e ad altri viene assassinato dai
chete mentre è incarcerato nella prigione di Ayash.
A 60,000 deportati armeni nell’area di Aleppo viene intimato di partire per Hawran, un distretto arabo nella
Trans-Giordania settentrionale.
I cattolici armeni di Angora vengono arrestati.
28 agosto
Gli studenti dell’Accademia Sanasarian di Sivas vengono assassinati nella città di Gemerak circa trenta miglia a
sud-ovest di Sivas.
2 settembre
4,750 armeni vengono assassinati a Jezire.
3 settembre
10,000 armeni sopravvissuti alla deportazione da Bursa e Izmid arrivano a Konia (Konya).
Il New York Times riferisce che Izmid è stata data alle fiamme e gli armeni massacrati.
6 settembre
Il ministero degli interni ordina che le scuole armene siano messe a disposizione delle autorità turche.
7 settembre
Nel distretto di Yozgat avvengono massacri di armeni.
10 settembre
Il terzo giorno di difesa degli armeni a Musa Dagh, 4,058 persone vengono salvate da tre navi da guerra inglesi
ed una francese che trasporta i sopravvissuti a Port Said in Egitto.
11 settembre
6,000 armeni deportati in transito lasciano Adana dirigendosi verso Der-el-Zor.
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14 settembre
Il New York Times riferisce che sono stati uccisi 350,000 armeni.
15 settembre
In una lettera circolare Talaat spiega che la deportazione degli armeni nel deserto di Der-el-Zor ha per scopo la
loro eliminazione.
16 settembre
Talaat dà istruzioni per telegramma circolare perché alle donne e ai bambini armeni sia riservata la stessa fine
degli uomini.
18 settembre
Ad Aleppo, Nuri e Ali Bey si consultano riguardo al prossimo massacro degli armeni rimanenti nel deserto
siriano a Der-el-Zor.
21 settembre
Un telegramma circolare autorizza la requisizione di tutte le scuole armene e la loro assegnazione sotto il
controllo dei comitati di educazione locali.
23 settembre
300 armeni vengono uccisi in un massacro a Urfa.
25 settembre
La divisione sanitaria del ministero della guerra requisisce tutte le attrezzature mediche e le scorte
farmaceutiche di proprietà degli armeni.
28 settembre
Il governatore generale della provincia di Dyarbekir, Dr. Reshid, riferisce al ministero degli interni che dalla città
di Dyarbekir sono stati deportati 120,000 armeni.
29 settembre
A questa data 10,000 deportati armeni erano arrivati a Afiyon-Karahisar, 50,000 erano arrivati a Konia, 10,000
a Intille (Intili), mentre 150,000 erano stati segnalati a Katma.
30 settembre
A Yalova, Angora e Kastomuni (Kastamoni) sono contati 250,000 deportati.
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1 ottobre
600 ragazzi armeni vengono “turchificati” a Herek.
4 ottobre
Il ministero degli interni si esprime in modo contrario all’apertura di orfanotrofi e al prolungamento della vita dei
bambini armeni.
7 ottobre
A questa data il numero di deportati vivi era stimato come minimo a 360,000 unità, il numero di morti a un
minimo di 800,000.
Negli Stati Uniti vengono raccolti 75,000$ per alleviare le sofferenze dei deportati armeni.
Nella House of Lords britannica ha luogo un discussione generale delle situazione armena. Lord Bryce, Lord
Crewe e Lord Cromer condannano le atrocità turche.
8 ottobre
Per giustificare i massacri Talaat richiede ai funzionari provinciali documenti che provino il “tradimento” degli
armeni a danno dei turchi.
10 ottobre
45 armeni vengono arrestati a Adrianopoli e 1,600 armeni vengono deportati.
15 ottobre
16,000 deportati armeni sono segnalati a Afiyon-Karahisar e 80,000 a Konia.
6,000 soldati turchi giungono all’ultimo atto dell’offensiva contro gli armeni che si difendono nella città di Urfa.
400 soldati turchi sono uccisi dagli armeni che si difendono fino all’ultimo.
16 ottobre
Lord Bryce sottolinea che la Germania potrebbe fermare i massacri se lo volesse.
20,000 deportati armeni in transito vengono trucidati nelle città e nei dintorni di Urfa.
18 ottobre
Un grande raduno pubblico tenuto nel Century Theater di New York denuncia il massacro degli armeni. Rabbi
Wise, B. Cochrane, Dr. Barton, e H. Holt sono i principali oratori.
28
Numerose famiglie armene vengono deportate da Adrianopoli.
ottobre
In base alle precedenti istruzioni mandate da Talaat 80,000 deportati armeni lasciano la stazione di Konia per
Bozanti per proseguire verso la loro “destinazione finale“.
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31 ottobre
Vengono date istruzioni affinché le speciali misure contro gli armeni vengano attuate in posti nascosti alla vista
degli stranieri, specialmente i consoli americani.
Vengono date istruzioni perché qualunque armeno che riferisca delle deportazioni a stranieri sia portato di
fronte alla corte marziale.
3 novembre
Il Dr. Schacht, un medico dell’esercito tedesco, stanziato nei pressi del villaggio di Der-el-Zor riferisce di aver
contato 7,000 teste mozzate di armeni (teschi) nel distretto di Sabgha vicino al fiume Eufrate.
4 novembre
Il console tedesco a Mosul riferisce che i soldati di Halil Pasha avevano massacrato gli armeni a nord di Mosul
e che si stavano preparando a massacrare gli armeni della città.
5 novembre
Vengono segnalati 150,000 deportati armeni mentre attraversano in gruppi sparsi la catena di Amanos tra
Adana e Aleppo.
13 novembre
20,000 deportati armeni vengono segnalati nel distretto di Hawran in Trans-Giordania (il 15 novembre 1918
solo 450 di questo gruppo sono dati per vivi).
A questa data 10,000 deportati armeni sono segnalati a Intille e 150,000 a Katma nelle più terribili condizioni,
distrutti dalle malattie e dalla fame.
16 novembre
I campi nel distretto di Bakche sono ricoperti dai corpi di molte migliaia di armeni che erano morti per la fame
mentre venivano deportati attraverso la zona.
17 novembre
Sir Robert Cecil contesta la versione turca secondo cui i massacri degli armeni erano una risposta ad una
rivolta armena e denuncia che si tratta invece di un piano premeditato elaborato da parte del governo armeno.
18 novembre
Viene mandato un telegramma circolare che ordina la deportazione dei bambini armeni.
25 novembre
A questa data, si stima che 500,000 armeni siano passati attraverso Bozanti (nord-ovest di Adana).
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1 dicembre
I campi attorno al villaggio di Mamure (Mamura) sono ricoperti dei corpi di svariate migliaia di deportati morti di
fame o trucidati mentre li attraversavano.
4 dicembre
A questa data 10,000 scapoli armeni sono stati deportati dalla città di Costantinopoli. Viene preparata una lista
di 70,000 armeni che devono essere deportati da Costantinopoli
6 dicembre
Un telegramma circolare istruisce affinché nessun armeno sia lasciato in vita nelle provincie orientali.
9 dicembre
Sono dati ordini perché siano deportati 400 orfani armeni fino ad allora ospiti di un orfanotrofio nella provincia di
Aleppo.
12 dicembre
180,000 profughi armeni che dalla Turchia hanno raggiunto Tiflis (Tbilisi) sono segnalati in condizioni disperate.
14 dicembre
Sono date disposizioni per l’uccisione dei preti armeni.
15 dicembre
Un telegramma circolare chiarifica che lo scopo della deportazione è l’annientamento.
25 dicembre
È ordinato di deportare tutti i bambini eccetto quelli che non ricordano i loro genitori.
29 dicembre
A questa data, dei 210,000 profughi armeni che si stima abbiano raggiunto il Caucaso, 173,000 sono dati per
vivi mentre 40,000 sono morti a causa di privazioni e malattie.
1916
1 gennaio
I deportati armeni concentrati nel distretto di Suruj, vicino ad Urfa, sono mandati verso Der-el-Zor, con le più
severe condizioni climatiche, del tutto privi di cibo, protezione e di vestiti adatti.
8 gennaio
È ordinata l’immediata deportazione nel deserto degli armeni al lavoro presso le ferrovie.
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23 gennaio
Il governatore generale di Aleppo informa Talaat che solo il 10% dei deportati armeni è ancora in vita e che
sono in atto misure per eliminare anche i superstiti.
Dal 23 gennaio al 10 marzo
In questo periodo di 47 giorni, di 486,000 deportati armeni, si riferisce che 364,500 sono stati uccisi dai turchi o
stroncati dalle privazioni della deportazione.
24 gennaio
Il ministero della guerra ordina che tutti i soldati armeni ancora vivi nell’esercito turco siano convertiti all’Islam e
circoncisi.
29 gennaio
Il ministro degli interni esenta provvisoriamente dalla deportazione gli armeni necessari per la gestione delle
ferrovie. Tuttavia viene ordinato che le loro famiglie e bambini siano deportati nel deserto.
Il ministero degli interni ordina la deportazione degli armeni impiegati nella costruzione di strade non appena
queste sono ultimate.
3 febbraio
Un telegramma circolare dispone che gli orfani che non ricordano i loro genitori siano mandati da Aleppo a
Sivas; i rimanenti dovranno essere mandati a Der-el-Zor senza che si faccia nessuna spesa per mantenerli in
vita.
14 febbraio
Si ha notizia dello sterminio di 50,000 armeni presso Intille.
1 marzo
Inizia la seconda deportazione degli armeni di Adrianopoli.
10 marzo
Un rapporto inviato al ministero degli interni riferisce che il 75% degli armeni deportati nel deserto sono morti.
20 marzo
Talaat è informato da Aleppo che 95,000 armeni sono morti a causa di malattie e altre cause nelle ultime
settimane.
Si dispone perché gli orfani armeni siano catturati, con il pretesto di sfamarli, e poi uccisi.
23 marzo
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Ad Aleppo viene effettuato un tentativo di convincere tutti i soldati armeni nei corpi di lavoro a divenire
musulmani e rinunciare ai propri nomi armeni.
6 aprile
14,000 armeni vengono massacrati a Ras-el-Ain (Ras ul–Ain). 4,000 deportati sono dati ancora per vivi a Rasel-Ain.
14 aprile
A questa data 70,000 armeni sono dati per massacrati a Ras-el-Ain.
16 aprile
Il New York Times riferisce che i cattolici tedeschi ritengono che il numero di armeni uccisi sia 1,000,000 e che
considerino l’Inghilterra responsabile per questo enorme crimine.
3 maggio
Secondo il New York Times, prima della caduta di Erzerum, 15,000 armeni erano stati massacrati nella vicina
città di Mamakhatun, a ovest di Erzerum.
24 maggio
Il New York Times riferisce che 80,000 armeni sono morti di fame attorno a Damasco.
7 giugno
Tutti gli armeni rimasti nell’area di Aleppo ricevono l’ordine di partire per Der-el-Zor.
20 giugno
Agli armeni nei corpi di lavoro presso Sivas viene ordinato di convertirsi all’Islam. Almeno il 95% rifiuta.
30 giugno
Ai corpi di lavoro armeni a Damasco e ai deportati civili viene proposto di convertirsi all’Islam minacciando di
deportare di nuovo nel deserto chi rifiuta. Pochissimi accettano.
5 luglio
Inizia il massacro di 7,000 soldati armeni imprigionati a Sivas. Il massacro dura per ventun giorni con una
media di 1,000 soldati uccisi ogni tre giorni.
19 luglio
La House of Representatives degli Stati Uniti adotta la risoluzione introdotta dal Senato degli Stati Uniti che
stabilisce un giorno di commemorazione delle vittime armene.
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23 luglio
Allo scopo di favorire l’islamizzazione e la “turchificazione” degli armeni superstiti nel distretto di Hawran, tutti
gli ecclesiastici armeni trovati nella zona vengono assassinati.
Ai medici militari armeni di Sivas viene proposto di diventare musulmani. Quasi tutti rifiutano e sono
immediatamente uccisi.
accampamento
1 agosto
Il ministero degli interni abolisce il patriarcato armeno e i diritti legali della comunità armena (Il Millet Ermeni)
poiché in Turchia non vi è più alcuna comunità armena.
14 agosto
Viene riferito che 200,000 deportati armeni sono stati uccisi in un massacro nel distretto di Zor.
7 settembre
Viene riferito che altri 60,000 deportati armeni sono stati massacrati nell’area di Der-el-Zor.
4 ottobre
Il cancelliere tedesco Theobald von Bethman Hollweg riceve rapporti secondo cui dei 2,000,000 di armeni
presenti in Turchia, un milione e mezzo erano stati deportati. Di questi 1,175,000 erano morti; 325,000 erano
ancora in vita.
8 e 9 ottobre
Il presidente degli Stati Uniti Woodrow Wilson, seguendo una mozione approvata dal Congresso, proclama
questi due giorni “Giorni del Soccorso agli Armeni”
4 dicembre
Viene riferito che Omer Naji, ispettore generale del CUP, ha annunciato che gli ittihadisti stanno cercando di
organizzare uno stato a composizione puramente turca.
1917
4 febbraio
Talaat diviene gran visir di Turchia.
febbraio
Orfani armeni vengono mandati in orfanotrofi per essere “turchificati”
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11 marzo
Le forze alleate occupano Baghdad
20 marzo
Viene riferito che nel distretto di Aleppo, 45,000 deportati armeni vivono in condizioni disperate. Di questi
10,000 erano donne mentre il resto era costituito principalmente da orfani.
26 marzo
Ernst E. Cristoffel, missionario tedesco in Malatia testimone di massacri e deportazioni, stima che 1,000,000 di
armeni erano stati uccisi.
1 aprile
12,000 deportati armeni vengono uccisi a Buseira, vicino a Der-el-Zor.
Giugno
Il governo turco ordina la “turchificazione” e l’islamizzazione dei superstiti cattolici armeni.
9 dicembre
Le forze alleate occupano Gerusalemme.
1918
28 gennaio
Il generale tedesco Hans Friedrich von Seeck, a quel tempo capo di stato maggiore dell’esercito turco, riceve
istruzioni perché impedisca le atrocità nei confronti degli armeni del Caucaso, poiché l’esercito russo si era
disfatto in conseguentemente alla Rivoluzione Russa e i turchi avanzavano senza affrontare alcuna
opposizione significativa.
3 marzo
Il trattato di Brest Litovsk è firmato dalla Turchia, dalla Russia e dalla Germania. Terminano ufficialmente le
ostilità con la Russia. Talaat dichiara che concederà l’amnistia agli armeni.
12 marzo
Enver ordina l’uccisione entro 48 ore di tutti i civili armeni di età superiore ai cinque anni e degli armeni rimasti
nell’esercito turco. I tedeschi tentano di impedire ai turchi di commettere il massacro.
28 aprile
La Turchia riconosce formalmente la Repubblica Federale Transcaucasica, consistente di Georgia, Armenia E
Azerbaijan (la federazione si scioglie il 28 maggio).
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28 maggio
Nella Russia Transcaucasica viene proclamata la Repubblica Armena.
24 giugno
2,000 superstiti armeni vengono massacrati a Kara-Kilise in Turchia.
24 luglio
Agli armeni viene nominalmente concessa l’amnistia e Ismail Janbolat, vice ministro dell’interno, viene
incaricato di far rientrare i deportati armeni.
Dal 15 al 17 settembre
Il massacro di tre gironi perpetrato dai militari turchi sotto gli ordini di Nuri Pasha (fratelllo minore di Enver) e da
Halil Pasha (zio di Enver) porta alla morte di 30,000 civili armeni nella città di Baku.
1 0ttobre
Le forze alleate catturano Damasco.
2 ottobre
La Bulgaria firma un armistizio con gli alleati. I profughi armeni in Bulgaria sono ora al sicuro poiché il governo
bulgaro cessa di ricondurli in Turchia.
8 ottobre
Le forze alleate catturano la città di Beirut (Beyrut).
Il governo Ittihadista di Enver, Jemal e Talaat si dimette. Tutti e tre si preparano a fuggire dal paese.
26 ottobre
Le forze alleate occupano la città di Aleppo. Con l’arrivo delle forze alleate aiutate da una legione armena,
125,000 deportati armeni superstiti vengono salvati dal deserto.
29 ottobre
La direzione centrale del CUP si dimette e il partito decide di riorganizzarsi segretamente come Tejeddut
Firkasi (Partito della Rigenerazione). Talaat, Enver, Osman Bedri, Behaeddin Shakir e più di trenta altri capi
ittihadisti decidono di fuggire in Germania.
Gioielli e 120,000 sterline turche d’oro vengono trasferiti dal CUP al partito Tejeddut. Questa fortuna era solo
una piccola parte delle proprietà degli armeni che il partito si era accaparrato.
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morto
29 ottobre
Il Dr. Nazim porta con sé in Germania 65,000 sterline turche d’oro e gioielli per 600,000 sterline turche d’oro
ricavati dall’appropriazione dei cosiddetti beni abbandonati dagli armeni.
30 ottobre
A Mudroa viene segnato un armistizio tra la Turchia e gli alleati. L’armistizio dà disposizioni per la liberazione
dei prigionieri armeni e il ritorno dei deportati alle loro case.
1 novembre
Il CUP, alla presenza di 120 delegati, si riunisce nella forma del partito Tejeddut.
2 novembre
Talaat, Enver, Jemal fuggono dalla Turchia a bordo di un cargo tedesco.
4 novembre
La terza sessione del congresso del CUP istruisce le sezioni provinciali affinché si diano alla clandestinità e
annuncia la loro abolizione.
11 novembre
Viene dichiarato un armistizio generale tra gli Alleati e le Potenze Centrali.
11 dicembre
Talaat, Enver e Jemal vengono convocati dalla quinta commissione del parlamento turco perché si presentino
per un’inchiesta entro cinque giorni.
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1919
Febbraio
A Costantinopoli viene convocata una corte marziale perché affronti i crimini di guerra.
6 febbraio
Il Dr. Reshid, ex governatore generale della provincia di Dyarbekir e tra i più efferati criminali di guerra, si
suicida.
8 marzo
Viene pubblicato a Costantinopoli un decreto imperiale che invita a comparire di fronte alla corte marziale i capi
ittihadisti.
13 marzo
Il gran visir, Ahmet Tevfik Pasha, tenta di giustificare i massacri sulla base di false accuse contro gli armeni.
12 aprile
Kemal Bey, principale colpevole del massacro di Yozgat, condannato a morte dal tribunale militare, viene
impiccato pubblicamente.
15 aprile
La corte marziale indaga sul ruolo del CUP nei massacri degli armeni.
8 maggio
180,000 sterline turche d’oro vengono requisite dal partito Tejeddut.
19 marzo
Mustafa Kemal atterra a Samsun in missione per conto del ministero della guerra e del gran visir come
ispettore generale per l’Anatolia centrale. Kemal inizia ad organizzare un nuovo esercito turco per contrastare
gli Alleati. Ex leader ittihadisti si uniscono a Kemal.
28 maggio
In occasione del primo anniversario della sua indipendenza, la Repubblica Armena dichiara l’unificazione tra
l’Armenia caucasica e quella turca
10 giugno
Talaat, Enver, Jemal e il Dr. Nazim, accusati di crimini di guerra dalla corte marziale turca, sono condannati a
morte in loro assenza.
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3 agosto
Inizia il processo relativo al massacro di Kharput. Halil Pasha testimonia.
13 agosto
Halil Pasha e Kuchuk Talaat, entrambi criminali di guerra sotto accusa, fuggono da Costantinopoli per unirsi
alle forze di Kemal.
Dicembre
Francois Georges-Picot, ex Alto Commissario francese per la Siria tiene un incontro segreto a Sivas
riguardante la Cilicia. Kemal chiede che l’esercito francese si ritiri insieme alle forze armene volontarie. Picot
accetta, lasciando senza difesa i superstiti armeni in Cilicia appena sfuggiti alle sofferenze del deserto.
1920
19 gennaio
Gli Alleati riconoscono formalmente l’indipendenza degli armeni.
Processato a Costantinopoli in sua assenza, Behaeddin Shakir viene condannato a morte; il Dr. Nazim viene
condannato a 15 anni di lavori forzati.
21 gennaio
Forze nazionaliste turche associate a Mustafa Kemal attaccano Marash.
5 febbraio
10,000 armeni vengono massacrati a Marash.
22 aprile
Gli Stati Uniti d’America riconoscono ufficialmente la Repubblica Indipendente Armena.
23 aprile
Il governo ottomano di Costantinopoli annuncia che richiederà presso autorità giudiziarie di grado più alto una
revisione delle sentenze della corte marziale.
25 aprile
Il presidente degli Stati Untiti Woodrow Wilson riceve un invito dalla conferenza di San Remo per determinare i
confini dell’Armenia.
Maggio
I francesi e i nazionalisti turchi giungono ad un armistizio.
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22 luglio
Jemal Ogluz, assassino del poeta Daniel Varoujan e di altri intellettuali armeni, sfugge alla detenzione con
l’aiuto del governatore militare di Costantinopoli.
29 luglio
Cinque criminali di guerra processati per i massacri di Erzinjan, tutti agevolmente evasi, vengono condannati in
loro assenza.
5 agosto
La corte marziale condanna a morte Nusret, vice governatore del distretto di Bayburt.
10 agosto
Viene firmato il trattato di Sèvres. Secondo gli articoli 226, 227, 228, 229 e 230 relativi ai massacri, il governo
turco promette di consegnare tutti i documenti e le persone richieste dagli alleati. Gli articoli 88 e 89
riconoscono l’Armenia come uno stato libero e indipendente.
Agosto
Le forze nazionaliste turche e quelle bolsceviche formano un’alleanza.
22 novembre
Il presidente Woodrow Wilson presenta la sua proposta per i confini dell’Armenia. Una settimana più tardi
l’Armenia viene spartita dai nazionalisti turchi e dai bolscevichi.
Novembre
Dei 10,000 armeni residenti a Hadjin, solo 480 sopravvivono a un massacro perpetrato dalle forze nazionaliste
turche.
30 dicembre
Inizia il processo relativo al massacro di Mosul.
192
3,4,5 gennaio
Gli accusati del massacro di Adrianopoli vengono assolti.
18 gennaio
Il governo ottomano abolisce la corte marziale.
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21 gennaio
Il processo relativo ai massacri di Erzerum viene rivisto da una corte più alta.
8 febbraio
Mustafa Pasha, presidente della corte marziale che aveva condannato Nusret a morte il 5 agosto 1920, dopo
sei mesi di imprigionamento e un processo, viene prosciolto dall’accusa di aver partecipato ad una congiura
contro il governo. Il processo segnala l’inizio del capovolgimento della politica mirante a condurre gli ittihadisti
alla giustizia.
11 febbraio
Dopo dieci mesi di assedio, Aintab si arrende alle forze nazionaliste turche.
17 febbraio
Si tiene il processo relativo al massacro di Keghi.
18 febbraio
Alcuni dei criminali di guerra vengono assolti.
24 febbraio
Inizia l’indagine sui massacri di Der-el-Zor.
15 marzo
Talaat è assassinato a Berlino da uno studente armeno, Soghomon Tehlirian. Talaat era stato condannato a
morte dalla corte marziale turca l’11 luglio 1919. (Nel 1943, il governo turco rimuove i resti di Talaat dalla
Germania nazista e li depone con gran cerimonia presso il Colle della Libertà a Costantinopoli).
2 giugno
Il processo di Tehlirian si tiene a Berlino.
3 giugno
Tehlirian è assolto.
1922
7 aprile
Jemal Azmi, governatore generale di Trebisonda durante i massacri, e Behaeddin Shakir vengono assassinati
a Berlino.
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25 luglio
Jemal Pasha, ex ministro della marina e comandante della quinta armata in Siria, viene assassinato a Tiflis.
9 settembre
I reparti avanzati dell’esercito turco entrano a Smyrna e saccheggiano case e magazzini armeni e greci. Armeni
e greci vengono uccisi a migliaia. Istituzioni religiose, compresa la prelatura armena a Smyrna vengono
depredate.
13 settembre
Smyrna viene bruciata dai turchi. Entro 24 ore, 50,000 case, 24 chiese, 28 scuole, 5 consolati, 7 circoli, 5
banche e un numero imprecisato di magazzini vengono distrutti.
20 novembre
Si tiene la prima conferenza di Losanna.
1923
4 febbraio
La Conferenza di Losanna si arena sulla questione armena.
23 aprile
Si tiene la seconda Conferenza di Losanna.
24 luglio
il trattato di Losanna firmato dai turchi e dagli Alleati non contiene alcuna menzione degli armeni e
dell’Armenia. Il nuovo stato nazionalista turco ottiene il riconoscimento internazionale. L’Impero Ottomano si
estingue.
29 ottobre
La Grande Assemblea Nazionale Turca proclama la Repubblica di Turchia; Mustafa Kemal ne è presidente.
1939
22 agosto
In un discorso ai comandanti militari presso Obersalzburg, una settimana prima dell’invasione della Polonia e
dell’inizio della Seconda Guerra Mondiale, Adolph Hitler discute dei suoi ordini di “uccidere senza pietà tutti gli
uomini, le donne e i bambini di razza o lingua polacca” e conclude le sue osservazioni dicendo: “CHI PARLA
ANCORA OGGI DELLO STERMINIO DEGLI ARMENI?”
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