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BERGOGLIO ACCERCHIATO: L’AIUTO DI BENEDETTO XVI
Carlo Tecce per "il Fatto Quotidiano" 13 agosto 2014
I complessi meccanismi curiali (e romani) non hanno mai appassionato l’allora
cardinale Jorge Bergoglio, che se ne stava volentieri a Buenos Aires fra i
cartoneros a celebrare messa ovunque. Quando l’argentino Bergoglio è diventato il
pontefice Francesco ha capito che governare bene fuori vuol dire governare bene
dentro. E il sinodo dei vescovi, convocato in Vaticano per ottobre (5-19), per
esaminare e rilanciare il tema “famiglia” al passo con i tempi, testimonia la
vigorosa volontà di Bergoglio.
PAPA BERGOGLIO
Per controllare i prevedibili tumulti in curia senza ridimensionare le proprie
aspettative, Francesco ha coinvolto il cardinale Walter Kasper, ha commissionato
un questionario, ha mobilitato l’episcopato mondiale. Ma un aiuto, se non
determinante quantomeno prezioso, proviene proprio da chi dal quel mondo s’è
nascosto, Joseph Ratzinger.
Il papa in carica e il papa emerito hanno contatti frequenti, si confrontano,
riflettono, a volte pregano insieme. Benedetto XVI, sempre rispettoso e rigoroso,
non vuole di certo influire nel pontificato di Francesco né Francesco è propenso a
condizionamenti, ma l’anziano teologo bavarese agisce per dirimere i contrasti fra
cardinali che conosce perfettamente, perché di porpore ne ha nominate tante.
CARDINAL WALTER KASPER
LE DONNE NEI DICASTERI E LE NUOVE APERTURE
Kasper è un tedesco progressista, a 80 anni compiuti è entrato in Conclave perché
il 28 febbraio 2013, ultimo giorno a San Pietro di Benedetto XVI, ne aveva ancora
79, il suo libro Misericordia fu citato da Francesco durante un Angelus. Kasper è
convinto che si possa concedere l’eucarestia ai divorziati risposati e che le donne
possano assumere ruoli di vertice nei dicasteri.
RATZINGER ESULTA PER LA VITTORIA DELLA
GERMANIA
Non è più un cardinale elettore; a titolo onorario, presiede il Pontificio Consiglio
per l’unità dei cristiani, ma è un membro tra i 25 cardinali presenti nella
Congregazione per la Dottrina della Fede, un organismo essenziale per la Chiesa.
Ratzinger è stato prefetto della Congregazione per 24 anni, da un biennio in piazza
del Sant’Uffizio opera il cardinale Gerhard Ludwig Müller, tedesco di Magonza,
conservatore senza mai cedimenti. Il duello a distanza fra Kasper e Müller, che s’è
consumato anche attraverso i giornali, risultava estremamente facile da
prevedere.
Comunione ai divorziati risposati, Müller è rigido: “Non è un diritto”. Durante un
colloquio con un’agenzia di stampa tedesca, senza un riferimento diretto eppure
abbastanza intuibile, Müller ha redarguito Kasper: “La dottrina non è una laguna
stagnante. È un fiume che scorre”.
GERHARD LUDWIG MÜLLER
Bergoglio insiste con la linea di Kasper (che coincide con la sua), e gli ha affidato
la relazione introduttiva al Concistoro sempre sulla famiglia: il Foglio l’ha
pubblicato e Kasper ha reagito sdegnato. Per far percepire l’atmosfera, è
sufficiente riportare una battuta di Lima Juan Luis Cipriani, cardinale peruviano
(Opus Dei): “Müller è un buon teologo, un po’ ingenuo”.
CARDINAL CIPRIANI
Per il sinodo di ottobre - titolo “Le sfide pastorali della famiglia nel contesto
dell’evangelizzazione” - Francesco ha indicato tre presidenti-cardinali non di Curia:
André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi; Raymundo Damasceno Assis, arcivescovo
di Aparecida; Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila.
LE CONTINUE RESISTENZE ANCHE TRA I VESCOVI ITALIANI
Müller conosce in profondità Ratzinger, ne ha curato l’Opera Omnia. Kasper
sostiene da sempre Bergoglio, sin dai giorni rinchiusi nella Cappella Sistina. Non
soltanto epoca di Tarcisio Bertone e patrimoni Ior, Franceco vuole bonificare un
territorio deturpato da conflitti, veleni e litigi: la Curia. Lì dove ha fallito Ratzinger,
l’argentino vuole (e può) vincere. Non è semplice.
BERTONE DA LIBERO
E il contribuito di un papa emerito lo accetta, perché lo protegge, lo rafforza.
Scardinare il sistema vaticano, neanche per un pontefice così popolare è pratica
agevole. Ancora discutono, i vescovi italiani, anzi da poco hanno iniziato a formare
cordate per la successione di Angelo Bagnasco, che lascerà la Conferenza
Episcopale nel 2017, non prima di finire il mandato, nonostante i pessimi rapporti
con Bergoglio.
Fu il papa, e non il capo dei vescovi, a inaugurare l’assemblea annuale Cei con una
prolusione molto coraggiosa. E non era mai accaduto. Disse: “Fuggite da
mediocrità, lamentele, invidia e potere personale”. La platea non scattò in piedi
per un applauso.
CARLO TECCE