Petraeus, la spia che le amava

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Petraeus, la spia che le amava
Petraeus, la spia che le amava
Martedì 13 Novembre 2012 00:00
di Michele Paris
Le dimissioni rassegnate qualche giorno fa dal direttore della CIA, generale David Petraeus,
hanno messo in agitazione tutto l’ambiente politico americano a pochi giorni dalla rielezione alla
Casa Bianca del presidente Obama, sollevando una serie di interrogativi sul futuro della
principale agenzia di intelligence a stelle e strisce. Soprattutto, però, l’uscita di scena del
60enne ex comandante delle forze di occupazione in Iraq e in Afghanistan rimane avvolta per
molti versi nel mistero, dal momento che la sua infedeltà coniugale sembra essere solo un
pretesto dietro al quale potrebbero nascondersi implicazioni di natura politica decisamente più
rilevanti.
Come è ormai noto, Petraeus ha sottoposto la propria lettera di dimissioni a Barack Obama
giovedì scorso e quest’ultimo le ha accettate il giorno successivo dopo averne valutato
l’opportunità. Secondo la versione ufficiale, le ragioni dell’addio alla CIA sarebbero legate
unicamente al suo coinvolgimento in una relazione extra-coniugale con la scrittrice 40enne
Paula Broadwell, la quale aveva stabilito legami piuttosto stretti con Petraeus nell’ambito della
stesura di una biografia del generale scelto da Obama poco più di un anno fa per guidare
l’agenzia di Langley.
Nell’affaire di Petraeus si sarebbe involontariamente imbattuto l’FBI dopo che una seconda
donna, la 37enne Jill Kelley di Tampa, in Florida, la scorsa primavera aveva notificato al Bureau
la ricezione di una manciata di e-mail anonime nelle quali veniva minacciata per avere flirtato in
maniera impropria con il generale Petraeus. Jill Kelley, la cui identità è stata rivelata solo
domenica dalla Associated Press, è una funzionaria del Dipartimento di Stato incaricata di
coordinare i rapporti con il Comando delle Forze Speciali e, assieme al marito, aveva
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conosciuto Petraeus e la moglie, Holly, quando quest’ultimo era a capo del Comando Centrale,
la cui sede si trova appunto a Tampa.
Dopo avere ricevuto le suddette e-mail, Jill Kelley le aveva segnalate ad un agente dell’FBI suo
amico, il quale aveva fatto partire un’indagine preliminare che avrebbe successivamente
identificato l’autrice in Paula Broadwell. Durante l’analisi dell’account della donna, l’FBI è venuto
a conoscenza di altre e-mail dal contenuto esplicito provenienti dal direttore della CIA, rivelando
così la relazione tra i due. Paula Broadwell è anch’essa un ex ufficiale dell’esercito ed ha svolto
servizio per un anno in Afghanistan.
Gli agenti dell’FBI hanno interrogato la Broadwell per la prima volta a partire dal 21 ottobre
scorso e nel suo PC sarebbero stati trovati alcuni documenti classificati che a suo dire non ha
ottenuto tramite Petraeus, circostanza confermata anche da quest’ultimo dopo avere ammesso
la relazione extra-coniugale con la sua biografa.
Alla luce dei risultati dell’indagine, l’FBI avrebbe concluso che non vi erano le basi per un
procedimento legale, poiché non erano state riscontrare violazioni della legge né era stata
messa in pericolo la sicurezza nazionale. Sempre secondo la ricostruzione ufficiale, l’FBI,
aspettandosi la chiusura della vicenda, ha alla fine informato dell’accaduto il superiore nominale
di Petraeus, il direttore dell’Intelligence Nazionale, James Clapper, nel pomeriggio dell’election
day (martedì scorso), anche se di lì a pochi giorni sono invece giunte le dimissioni del generale.
Le polemiche sulla questione non si sono fatte attendere, soprattutto perché il Congresso e la
Casa Bianca sono stati tenuti all’oscuro dell’indagine su un funzionario governativo così
importante. Il presidente Obama, ad esempio, sarebbe venuto a conoscenza dei fatti solo
giovedì, quando ha ricevuto Petraeus con in mano le sue dimissioni. Anche i vertici dell’FBI e
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del Dipartimento di Giustizia sarebbero stati informati tardivamente dell’indagine, cioè solo alla
fine dell’estate, nonostante le regole del Dipartimento impongano agli agenti di notificare
tempestivamente ai propri superiori eventuali indagini che coinvolgono funzionari pubblici.
Ad aggiungere un’ulteriore nota di intrigo alla vicenda è stata poi un’altra rivelazione. Secondo i
resoconti, infatti, l’agente dell’FBI che aveva avviato l’indagine preliminare sulle e-mail di
minaccia ricevute dall’amica Jill Kelley, preoccupato per possibili violazioni della sicurezza
nazionale, a fine ottobre, cioè a pochi giorni dal voto, ha sentito la necessità di informare della
relazione extra-coniugale di Petraeus il leader di maggioranza alla Camera dei Rappresentanti,
Eric Cantor. Messo al corrente dei fatti, il deputato repubblicano della Virginia avrebbe poi
esposto le stesse apprensioni al direttore dell’FBI, Robert Mueller.
Secondo i media americani, l’FBI non avrebbe fornito in anticipo le informazioni su Petraeus a
Congresso e Casa Bianca per un certo imbarazzo nel rendere di dominio pubblico una
relazione extra-coniugale di un personaggio così importante in assenza di rilevanza legale. Il
presidente Obama, tuttavia, ha accettato senza eccessivi drammi le dimissioni del direttore
della CIA, il quale secondo la versione ufficiale ha lasciato il suo incarico perché avrebbe potuto
essere ricattato e quindi mettere a rischio la sicurezza nazionale.
La vicenda Petraeus, così come viene raccontata dai giornali d’oltreoceano, sembra avere
svariati aspetti quanto meno insoliti, a cominciare proprio dal fatto che la Casa Bianca e il
Congresso, o quanto meno la maggioranza di esso, sono stati tenuti a lungo all’oscuro
dell’indagine, resa nota alla fine in concomitanza con la rielezione di Obama.
Anche se non appaiono ancora chiare le forze che hanno agito dietro alle dimissioni forzate del
capo della CIA, è altamente improbabile che, per la rilevanza del personaggio e del suo ruolo,
non vi siano risvolti politici e che tutto dipenda soltanto dalla scoperta di una relazione
clandestina, soprattutto perché lo stesso FBI era giunto alla conclusione che non vi erano stati
comportamenti illegali né minacce alla sicurezza nazionale.
Come ha ricordato domenica il New York Times, poi, l’FBI ha una lunga storia, soprattutto sotto
la direzione di J. Edgar Hoover, di indagini segrete nella vita sessuale di importanti personalità
di Washington per mettere assieme dossier che consentono ricatti o che al momento opportuno
possono spingere a inevitabili dimissioni.
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Sulla questione ha con ogni probabilità influito anche la posizione ricoperta da David Petraeus.
Il generale, ad esempio, era stato nelle ultime settimane al centro delle polemiche seguite
all’assassinio a Bengasi dell’ambasciatore USA in Libia, J. Christopher Stevens, l’11 settembre
scorso. Petraeus avrebbe dovuto testimoniare questa settimana a porte chiuse di fronte alle
commissioni per i Servizi Segreti di Camera e Senato sul ruolo e le responsabilità della CIA nei
fatti di Bengasi. Come hanno confermato alcuni membri delle due commissioni, Petraeus sarà
esentato per il momento dal testimoniare.
Su tale questione, va ricordato che l’assalto al consolato di Bengasi, nonostante gli sforzi della
classe politica americana di incentrare il dibattito unicamente sulla risposta iniziale
dell’amministrazione Obama, ha fatto emergere i legami imbarazzanti tra il governo degli Stati
Uniti, con la CIA in testa, e i gruppi jihadisti responsabili della morte dell’ambasciatore e di altri
tre cittadini americani, nonché del caos che regna in Libia, sui quali Washington aveva puntato
per rovesciare il regime di Gheddafi.
L’indagine dell’FBI e del Dipartimento di Giustizia che ha causato la caduta del direttore della
CIA, inoltre, indica anche possibili scontri tra le diverse agenzie governative e che sembravano
appartenere al passato. Da considerare infine, anche se appaiono tutt’altro che evidenti le
implicazioni, il ruolo svolto da Petraeus in 14 mesi al vertice della CIA, durante i quali è stato
protagonista di una evidente espansione delle attività dell’agenzia di intelligence nell’ambito
della guerra al terrore.
In questo senso, vanno ricordate almeno le divergenze di vedute tra Petraeus e il numero uno
dell’anti-terrorismo USA, John Brennan, attorno alla campagna di assassini mirati condotta con i
droni in Pakistan, Yemen e altrove. Come aveva recentemente rivelato un’inchiesta del Washin
gton Post
, mentre Petraeus insisteva per espandere la flotta di droni assegnata alla CIA, Brennan
preferiva limitare il ruolo dell’intelligence in questo settore dell’anti-terrorismo, per lasciarlo
soprattutto nelle mani delle forze armate, teoricamente sottoposte a regole più trasparenti e
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quindi più facilmente controllabili dai vertici civili.
Secondo le indiscrezioni che circolano a Washington in questi giorni, proprio John Brennan
sarebbe uno dei principali candidati alla successione di Petraeus alla direzione della CIA. Già
ex funzionario dell’agenzia, di cui è stato a capo della stazione in Arabia Saudita, Brennan gode
della totale fiducia di Obama, il quale nel 2009 aveva già cercato di installarlo nel ruolo
assegnato successivamente a Petraeus, ma la sua candidatura finì per naufragare
precocemente a causa del coinvolgimento nel programma di interrogatori con metodi di tortura
promossi dall’amministrazione Bush.
La fine di Petraeus, in ogni caso, conferma ancora una volta come le faccende sessuali private
di uomini importanti vengano sfruttate per regolare i conti all’interno della classe dirigente
americana, facendo passare relazioni extra-coniugali come reati inammissibili. Ciò appare tanto
più inquietante nel caso di Petraeus, il quale al comando delle forze di occupazioni statunitensi
nell’ultimo decennio ha presieduto a svariati crimini di guerra in Iraq e in Afghanistan che lo
hanno proiettato ai vertici di una delle più influenti agenzie governative.
Con l’addio di Petraeus, il presidente Obama procederà ora a nominare come suo sostituto
l’attuale vice-direttore della CIA, Michael Morell, già al fianco di George W. Bush e ugualmente
apprezzato dall’attuale inquilino della Casa Bianca. Morell, molto ben visto dai funzionari della
CIA, potrebbe anche essere confermato alla guida dell’agenzia e, assieme a John Brennan,
appare al momento il candidato più accreditato per la successione a Petraeus. Morell e
Brennan sembrerebbero infatti poter garantire a Obama un maggiore controllo su Langley, i cui
rapporti con la Casa Bianca in questi quattro anni non sono stati del tutto senza attriti.
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