Il futuro del giornalismo - Ordine dei giornalisti Lombardia

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Il futuro del giornalismo - Ordine dei giornalisti Lombardia
Tabloid
Anno XXXIX N.5
Settembre-Ottobre 2009
Direzione e redazione
Via A. da Recanate 1
20124 Milano
tel. 026771371
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Poste Italiane Spa Sped.
abb. post. DIn: 353/2003
(conv.in L27/2/2004 n.46) art.1
(comma 2). Filiale di Milano
New
Ordine dei Giornalisti
della Lombardia
A s s o c ia zio ne “ Walter Tobagi”- I stitu to pe r la f orm a z ion e a l G ior n a lis m o “ Ca rlo De M ar t i n o ”
Il futuro del giornalismo
News e lettori tra nuovi e vecchi media
Convegno
1° ottobre 2009
“Il futuro
del giornalismo”
seconda edizione
L’intervista
Walter Passerini
vice direttore
della scuola
di giornalismo
Primo piano
radio digitali
un’onda lunga
e frequenze
al rallentatore
La legge
Un Comitato
di giuristi
contro
il ddl alfano
Sommario
New Tabloid n. 5 Settembre-Ottobre 2009
4 editoriale
La sfida dei new media di Letizia Gonzales
28 la voce dei lettori
Pubblicisti veri e virtuali
29 Corso tv Ilaria Alpi: boom d’iscrizioni
6 inchiesta
News online, ritorno al futuro
di Paolo Pozzi
14 Twitter, la censura fa flop
di Robeto Dadda
30 primo piano
Radio digitale, un’onda lunga.
Frequenze al rallentatore
di Emanuele Bruno
38 l’angolo della legge
Ddl Alfano, scendono in campo i giuristi
di Caterina Malavanda
18 le iniziative dell’ordine
Lettori e internauti tra vecchi
e nuovi media
20 Gli otto relatori al convegno
22 Intervista a Walter Passerini
nuovo vice direttore della Scuola
di Sandro Mangiaterra
24 Borse di studio al Master
dal Club della Finanza
40 OSSERVATORIO SULL’ESTERO
Web a pagamento entro l’anno
a cura di Pino Rea
42 Colleghi in libreria
L’impegno per la libertà del giornalismo italiano
di Antonio Andreini
25 la voce dei pubblicisti
Due anni retribuiti e non occasionali
di Stefano Gallizzi
44 testimonianze e ricordi
Ugo Ronfani, maestro della critica teatrale
di Luca Vido
26 gli altri enti di categoria
Inpgi, cumulo fino a 20 mila
euro per i pensionati
27 Fondo complementare
Marina Cosi presidente
45 Addio a Tullio Kezich
la passione come mestiere
di Maurizio Porro
New Tabloid - Periodico ufficiale
del Consiglio dell’Ordine
dei giornalisti della Lombardia
Poste Italiane Spa. Sped. Abb. Post.
Dl n. 353/2003 (conv. in L. 27/2/2004
n. 46) art. 1 (comma 2).
Filiale di Milano - Anno XXXIX
N. 5 / Settembre-Ottobre 2009
Direttore responsabile:
Letizia Gonzales
Redazione:
Paolo Pozzi (coordinamento)
Antonio Andreini
Hanno collaborato:
Emanuele Bruno, Roberto Dadda,
Stefano Gallizzi, Caterina Malavenda,
Sandro Mangiaterra, Giuseppe
Piacentino, Maurizio Porro, Pino Rea,
Luca Vido
Tabloid 5 / 2009
46 i numeri
Progetto grafico e realizzazione:
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Collegio dei revisori dei conti:
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La tiratura di questo numero
è di 27.500 copie
Chiuso in redazione il 5 settembre 2009
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3
Editoriale
La sfida dei new media
“Il giornalismo cambierà chissà quante volte, ma non
morirà. Basta con i de profundis rivolti all’intera professione. È ora di cambiare registro. Dobbiamo riflettere sui
nuovi contenuti e sui nuovi mezzi di comunicazione perché
questa è la sfida che ci aspetta”. Parola di Walter Passerini
vicedirettore del Master di giornalismo Ifg Walter Tobagi,
Università Statale di Milano, vincitore del concorso indetto dal nostro Ordine, intervistato da Sandro Mangiaterra, ex
alunno della storica scuola di giornalismo.
Ed è proprio perché sono convinta che ci sia un futuro dietro l’angolo, nonostante la crisi nera che il giornalismo sta
attraversando e comunque esperienze interessanti in controtendenza da valutare attentamente, che ho organizzato anche
quest’anno con i colleghi del Consiglio il convegno del 1°
ottobre nell’Aula Magna dell’Università Statale di Milano
(l’invito è allegato al giornale). Ragioneremo del ruolo
dell’informazione nei new media, delle figure professionali
necessarie a questa evoluzione, del dibattito in corso fra
gratuità e pagamento delle notizie on line (il mercato sembra essere disponibile a pagare la qualità), dell’inerzia di
tanti editori di fronte ad un’evoluzione tecnologica travolgente. Della pubblicità in crescita, ma non ancora tanto
incisiva da consentire reddito e sviluppo. Insomma, sarà una
mattinata dedicata alle prospettive offerte dai new media
partendo dall’indagine che Enrico Finzi di Astra ricerche
anche quest’anno ha voluto generosamente mettere a disposizione del nostro Ordine.
Hanno aderito al nostro invito i direttori Mario Calabresi,
Ferruccio de Bortoli, Gianni Riotta, il vicedirettore di Rai
International, Michele Mezza, il responsabile di Nova 24 Il
Sole24ore, Luca De Biase, il presidente Fieg, prof. Carlo Malinconico, la studiosa di new media Maria Grazia Mattei, la
responsabile della comunicazione di Google Simona Panseri.
Moderatore Venanzio Postiglione, caporedattore centrale vica-
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Tabloid 5 / 2009
Editoriale
rio del Corriere della Sera, nonché direttore del laboratorio
giornalistico del Master della statale.
Di news on line parla l’inchiesta di apertura del giornale,
che esplora la realtà lombarda e mette in evidenza come la nostra regione sia ancora una volta un’area pilota per le testate web locali. Stiamo assistendo infatti anche in Italia al
passaggio su Internet di tanti lettori di quotidiani soprattutto nazionali, al boom delle piazze virtuali, alla trasformazione del modo di informare e del linguaggio stringato ed
essenziale richiesto dalle nuove tecnologie, con la certezza
(ma dati certi su proiezioni future non ce ne sono) che la
carta stampata troverà una sua nicchia di sopravivenza purché
con coraggio rinunci all’informazione generalista in favore
di un’identità precisa. D’altronde, raccontava recentemente
il Foglio, il prestigioso settimanale americano Newsweek ha
proposto a maggio un modello editoriale in controtendenza con
una grafica spartana e severa, foliazione bassa, tiratura ridotta, poche foto, ma solo lunghi articoli e reportage molto
approfonditi sui fatti del giorno. Si vedrà dopo l’estate se
questa versione così letteraria di una delle riviste più importanti del pianeta, voluta dal nuovo direttore Jon Meacham
avrà avuto successo non solo fra i lettori appassionati di
dibattiti più che di notizie ma specialmente fra gli investitori di pubblicità attratti dall’alta qualità del giornale.
Per concludere un’interessante annotazione giuridica dell’avvocato Caterina Malavenda che scrive come si possa difendere la libertà di stampa e la completezza dell’informazione,
in particolare della cronaca giudiziaria, dalle conseguenze
dell’approvazione del disegno di legge sulle intercettazioni.
Caterina Malavenda, nostra consulente nell’Osservatorio cronaca, fa parte di un Comitato di giuristi nato a metà luglio
che sta valutando la possibilità di proporre un ricorso alla
Corte di Strasburgo che individui i profili di illegittimità
delle norme che il parlamento italiano si accinge ad approvare. Sarà possibile, entro sei mesi dall’entrata in vigore
della legge, attivare un ricorso che potrà essere sottoscritto dalle associazioni di categoria dimostrando come singole
norme impediscano o danneggino l’esercizio della libertà di
espressione.
E a questo proposito, dopo la guerra mediatica di questi
giorni, la Federazione della stampa ha organizzato una grande
manifestazione nazionale a sostegno della libertà di stampa
il 19 settembre, a Roma, alla quale mi auguro parteciperemo
in molti.
Il presidente
Letizia Gonzales
Tabloid 5 / 2009
5
viaggio tra i siti d’informazione lombardi e le edizioni web dei quotidiani
News online
ritorno al futuro
Le testate giornalistiche sono le più cliccate tra i portali, segno che il brand dei
giornali ha ancora autorevolezza soprattutto nel mare magnum di Internet. Nel 2008,
anno nero per l’advertising sulla carta stampata, è positiva solo la pubblicità online.
E il 2009 chiude ancora in crescita, nonostante la fortissima crisi economica.
La Lombardia è area pilota per esperienze redazionali locali che fanno tendenza.
di Paolo Pozzi
Il piccolo Davide contro il gigante
Golia. Cresce, ma è ancora piccolo il
volume complessivo degli investimenti
pubblicitari sulla Rete (vedi tabelle nella pagina a fianco) rispetto alla stampa
cartacea. Ma non è detto che la leggenda di Davide che sconfigge Golia
possa essere, oggi, smentita, nei fatti.
Dal mercato. E che il gigante Golia
(quotidiani e periodici) possa andare
a braccetto con il piccolo Davide (il
web). Insomma editoria cartacea e online complementari fra loro. Questa
sembra essere la tendenza, almeno
6
sul mercato europeo. Alla forte crisi
mondiale della pubblicità, in realtà, bisogna aggiungere, nel caso della Rete,
il fatto che gli investitori pubblicitari
non hanno mai creduto fino in fondo al
fatto che il web potesse garantire veri
ritorni economici per le aziende investitrici. Ciononostante è in forte crescita il consumo della Rete e in paticolare
dei siti d’informazione. Dopo il boom
di Internet del 1999-2000 e lo sboom
della new economy del 2001-2002,
ora la Rete vive una seconda vigorosa
giovinezza.
Censimenti, indagini e ricerche
La nebulosa della grande Rete
Arduo ogni censimento che riguarda Internet, soprattutto quello che
riguarda i siti di attualità e news. La
prima indagine che ha fotografato
il fenomeno dei siti d’informazione
online in Italia, realizzato nel 2003,
parla di circa 60 testate quotidiane
esclusivamente telematiche. Oggi
sono circa 50 le testate locali online
associate ad Anso, l’Associazione
nazionale stampa online nata nel
2003 e che a novembre 2008 ha te-
Tabloid 5 / 2009
L’inchiesta
Internet fa boom, la stampa crolla
50
50
stampa
internet
40
40
30
30
20
20
10
10
00
-10
-10
2005
2006
2007
2008
ma il web e’ ancora piccolo: solo il 3,2%
0,8
2,6
3,2
5,4
52,7
15
televisione
quotidiani
periodici
radio
internet
affisioni
cinema
20,2
nuto la sua sesta assemblea annuale proprio a Milano. Un altro primo
identikit delle redazioni che lavorano
nelle testate online è stata realizzata
invece dal gruppo Lsdi che lo scorso
14 ottobre 2008 ha presentato i dati
di una ricerca sul “giornalismo online,
questo sconoscuto”. La ricerca dice
che nei siti online nazionali o di diretta emanazione di testate tradizionali
prevalgono i giornalisti professionisti
(57,14%) mentre nelle testate definite “native” (solo telematiche e non
tradizionali) i pubblicisti e quelli non
Tabloid 5 / 2009
iscritti all’Ordine toccano (insieme)
quota 85,71% della redazione. L’età
media, dice sempre la ricerca, è di
37 anni, aon sei anni di lavoro online
alle spalle. Prevalente il lavoro tradizionale (56,76%) ma con una fortissima presenza anche del telelavoro
(40,54%). La gran parte dei redattori
lavora al desk (78,38%) mentre solo
il 16,22% lavora in esterno. Al top
della classifica delle notizie prodotte
figura la cronaca locale (14,94%), la
cultura (12,67%), la politica (10,49%)
e l’economia (10,13%).
•Il grafico e la “torta” che, qui sopra,
riproducono i dati Nielsen 2008, parlano
chiaro: crescono con evidenza gli
investimenti pubblicitari su Internet
dal 2005 a oggi (anche se la crescita è
rallentata nel 2008) rispetto alla stampa,
ma la quota che l’online occupa nel
mercato pubblicitario italiano è ancora
piccola rispetto a quotidiani, periodici
o, peggio ancora, alla televisione.
Perdono terreno e appeal pubblicitario
sia la stampa sia la Tv, ma Internet
occupa il 3,2% del mercato, la stampa
il 35,2% e la Televisione il 52,7%.
7
L’inchiesta
Pubblicità web in Italia
Le previsioni Iab:
nel 2009 + 13,7%
Alla chiusura dell’anno 2009
dovrebbe essere del 13,7%
l’incremento stimato degli
investimenti pubblicitari online
rispetto al 2008, pari a un valore
complessivo del mercato di
931,35 milioni di euro. Questa
almeno è la stima divulgata
da Iab Italia (presidente Layla
Pavone, nella foto in basso).
Analizzando i dati suddivisi
per veicoli pubblicitari, rispetto
al 2008 si stima una crescita,
sempre nel 2009, del settore
Display pari al 10% per un
valore di 355,3 milioni di euro,
il Search a +20% con una
previsione di fatturato di 342
milioni di euro. La previsione per
Classified/directories è +12%,
per un valore totale di oltre
190,4 milioni di euro, mentre
per l’E-mail marketing si stima
un +5% a quota 22,05 milioni
di euro. Infine, si registra un
incremento anche nelle stime
relative al Mobile, +8% per un
totale di 21,6 milioni di euro.
Per comporre i 931,35 milioni
di euro, IAB è partita dalla base
della rilevazione Fcp Assointernet
e Nielsen Media Research che
comprende il fatturato delle
principali concessionarie online,
soprattutto di quelle operanti
nel Display advertising, ma
ha aggiunto una stima delle
concessionarie non dichiaranti
sia sul Display che sull’E-mail
marketing, una
stima del mercato
del Search, non
presente se non in
piccolissima parte
nei dati NMR, una
stima del mercato
delle Directories e
una migliore stima
del mercato Mobile.
8
•La redazione di Varesenews con alcuni “vecchi” e giovani collaboratori e il
direttore Marco Giovannelli (al centro con la barba)
Un po’ di storia
In Italia le prime sperimentazioni di
quotidiani cartacei messi su Internet
risalgono al 1994/95 con L’Unione
Sarda (all’epoca di proprietà di Nicola
Grauso) e con L’Unità (all’epoca direta da Walter Veltroni). Tra il 1996 e
il 1997 iniziano le versioni online del
Sole 24 Ore, de La Repubblica e La
Gazzetta dello Sport, nel 1998 scendono in campo anche La Stampa e il
Corriere della Sera. Successivamente, fra i pionieri della navigazione e
delle web-news, ha fatto storia il caso della testata ilnuovo.it, fondata
e diretta da Sergio Luciano, ex caporedattore economia del quotidiano
La Repubblica, che
con E.Biscom di
Silvio Scaglia aveva
messo in rete, per la
prima volta, il 25 ottobre 2000 il giornale
online più strutturato
che, senza cartaceo
e solamente via te-
lematica, aveva tentato una sperimenzazione unica nel suo genere in
Italia. Luciano inizia l’avventura con
una redazione forte di una quarantina
di giornalisti, tutti iscritti all’Ordine e
in regola con il contratto collettivo di
lavoro. L’esperienza cresce velocemente fino ad arrivare a competere
apertamente con i quotidiani nazionali che vanno in edicola e con le
stesse agenzie di stampa. Non solo,
nel 2003 era pronto a partire il primo
tentativo multimediale di integrazione
(con un’unica azienda) fra un quotidiano online generalista, ilnuovo.it,
e il quotidiano cartaceo specializzato sulla comunicazione Punto.com
fondato nel 2000 da Marco Barbieri
(ex Sole 24Ore). Con l’ingresso nella
proprietà editoriale di Luigi Crespi,
all’epoca sondaggista di Silvio Berlusconi, il progetto si blocca e l’azienda
fallisce. Punto.com cessa le publicazioni il 17 febbraio 2003, ilnuovo.it
cessa l’aggiornamento in rete il mese
successivo, nel marzo 2003. Negli
stessi anni nascono e muoiono anche
Tabloid 5 / 2009
L’inchiesta
Pubblicità web in Europa
L’online fa boom
Nel 2008 + 20%
altre esperienze di siti
di news online come
E-day.it e Vivacity.it,
che durano, ciascuno,
a malapena un anno.
A far crollare i primi
esperimenti di testate
giornalistiche online è
la sbornia della gratuità della rete e
l’arretratezza degli investitori italiani
che, in quegli anni più che mai. fanno
budget pubblicitari quasi tutti televisivi e quasi nulla sul web.
Lombardia, area pilota
per testate online locali
Chi invece è riuscito a reggere sul
mercato e a gestire gli scossoni del
terremoto internettiano è AffariItaliani.it, testata fondata da Angelo Maria
Perrino (ex inviato di Panorama e del
Giorno oltre che ex vicediretore di
ItaliaOggi e Milano Finanza), partita
un po’ in sordina, è divenuta oggi
raro esempio di quotidiano online
generalista nazionale senza testata
cartacea. La Lombardia, in ogni caso,
è area pilota anche di significarive e
forti esperienze di testate online locali. Affaritaliani.it diretta dallo stesso
Perrino (attuale socio di maggioranza
Tabloid 5 / 2009
•La redazione di Affaritaliani.it con
il direttore e fondatore Angelo Maria
Perrino (nel riquadro in alto a sinistra)
e una home page del sito
all’85%), prima e storica testata solo web, nata nell’ormai lontano (per
la storia online) aprile 1996 quando
Internet era ancora sconosciuto ai
più. Il sito d’informazione nazionale
e locale (milanese) può contare su
una redazione di 15 giornalisti regolarmente assunti e ha un fatturato
annuo intorno a 1,5 milioni di euro,
in sostanziale pareggio e, secondo
l’ultima rilevazione Audiweb di giugno 2009, ha 65.000 utenti unici al
giorno, quasi al pari del settimanale
L’Espresso e più di Panorama, tanto
per fare qualche paragone. Sul piano tecnologico poi Affaritaliani.it ha
stretto una partnership con YouTube
Il 19 giugno 2009 scorso,
l’Interactive Advertising
Bureau Europe (IAB Europe)
ha presentato i risultati della
ricerca annuale sugli investimenti
in advertising online relativi
all’anno 2008. L’indagine,
realizzata da IAB Europe e da
PricewaterhouseCoopers (PwC),
è il punto di riferimento per
definire grandezza e valore del
mercato in Europa, e include
i dati degli investimenti in
advertising online in 19 paesi.
Nel 2008 il mercato europeo
dell’advertising online ha fatto
registrare un valore di 12.9
miliardi di euro e una crescita
del 20% rispetto al 2007.
Negli Stati Uniti, l’advertising
online è cresciuta del 10.6%
nel 2008 per un valore di 16.6
miliardi di euro (23.4 miliardi
di dollari). Nonostante il dato
a livello pan-europeo sia in
crescita, è indubbio che il 2008
è stato uno degli anni peggiori
per l’advertising tradizionale.
Il settore online non è stato
immune alla crisi e ha registrato
un anno difficile, particolarmente
nei dieci mercati più maturi, ma
ha continuato a crescere, seppur
con un tasso più basso. Anche
Nielsen segnala che i valori e
le quote di mercato di Internet,
nel nostro Paese, rispetto agli
altri mezzi rimangono ancora
troppo bassi, pur crescendo
con percentuali decisamente
significagtive. In Italia gli
investimenti pubblicitari online
occuperebbero, nel 2009, il
4,1% rispetto al più interessante
6,5%dell’Europa. Anche secondo
Nielsen, insomma, in Italia è
ancora preponderante il ruolo
della Tv (56,1%) rispetto al
41,1% dell’Europa.
9
L’inchiesta
i 26 QUOTIDIANI ONLINE
QUOTIDIANI in edicola
Tetata
N. copie
Tstata webUtenti unici
Corriere della Sera
594.359
La Repubblica
La Repubblica
516.696
La Gazzetta dello Sport
358.634
Il Sole 24 Ore
La Stampa
Pagine visteTempo x utente m/s
1.091.544
16.072
7:20
Corriere della Sera
873.233
12.357
7:02
Gazzetta dello Sport
513.481
3.741
3:56
325.756
Il Sole 24 Ore
241.395
1.330
3:10
308.186
La Stampa
230.824
2.239
5:18
Corriere dello Sport
213.486
Corrirere dello Sport
173.461
1.660
5:35
Il Messaggero
208.725
Il Giornale
137.314
676
3:36
Il Giornale
182.746
Tuttosport
101.079
837
4:30
Il Resto del Carlino
161.306
Il Messaggero
93.217
572
3:28
La Nazione
133.480
L’Unità
57.403
331
4:05
Tuttosport
113.402
Quotidiano.net
55.859
323
3:04
Il Secolo XIX 100.315
Il Mattino
47.824
614
5:51
Il Gazzettino
85.354
Il Secolo XIX
36.079
253
4:57
Il Mattino
78.403
Il Resto del Carlino
34.742
153
3:29
Il Giorno
68.379
La Sicilia
28.027
283
5:41
La Sicilia
63.906
Il Tempo
27.614
71
1:48
Gazzetta del Sud
49.489
Leggo
20.732
180
4:21
Il Tempo
48.631
Gazzetta del Mezzogiorno
20.361
120
3:48
L’Unità
48.590
Gazzettino
19.316
306
7:11
Gazzetta del Mezzogiorno 46.350
Gazzetta del Sud
18.122
53
1:48
Gazzetta di Parma
41.996
Il Giorno
18.026
46
2:16
Corriere Adriatico
18.444
Il Foglio
16.702
69
2:17
La Nazione
16.251
54
2:27
Gazzetta di Parma
13.278
99
3:15
Corriere Adriatico
10.803
100
4:25
8.136
55
3:17
Quotidiano della Calabria 13.527
Fonte: Ads media mobile maggio
2008 - aprile 2009. In Ads non vengono
certificate le testate Il Foglio, Quotidiano
Nazionale e Leggo che figurano nella
rilevazione Audiweb. Il raffronto è
significativo per valutare quanto vendono
le testate cartacee e quanti utenti unici
hanno le stesse testate sul sito.
per la distribuzione di video, ha una
versione mobile sul cellulare e un accordo commerciale con Bongiorno.it
per la pubblicità online.
La prima e più cliccata tra le testate online locali, invece, è Varesenews, nata nell’ottobre 1997, che
può contare mediamente su oltre
30mila utenti al giorno (45.739 visite al giorno nel giugno 2009 con
329.130 pagine viste al giorno), più
dello storico e ultracentenario quotidiano locale cartaceo, La Prealpina,
che tra edicola e abbonamenti arriva
a 24mila copie di diffusione. E dire
10
Quotidiano di Calabria
Totale
Fonte: Audiweb giugno 2009 su dati Nielsen. Non tutti i quotidiani fanno
certificare il proprio sito da Audiweb
che Varesenews festeggia proprio a
settembre 2009 i suoi primi 12 anni di
attività (è stato fondato nel 1997da un
gruppo di ragazzi della Cooperativa
La Castellanza. Oggi nella redazione
di Varese news lavorano 10 giornalisti e 8 collaboratori freelance Co.co.
co. Significativo anche l’azionariato dell’azienda editoriale di Varese
news: compongono infatti la Varese
web srl l’Unione degli industriali della
provincia di Varese con il 32%, l’Associazione degli artigiani con il 10%,
l’Associazione commercianti con il
10%, Cna (3%), Acli (3%), Cgil-Cisl-
Uil (3%), la cooperativa dei giornalisti
(16%) e diverse aziende e professionisti. Varesenews copre tutta la
provincia di Varese, l’Altomilanese e
parte dell’area insubrica.
Sull’esempio di Varesenews è nata
anche Bergamonews, anticipata
strategicamente nella start up con
un blog nel giugno 2008 e avviata,
come sito d’informazione, nell’agosto dello stesso anno. Fondatore e
direttore di Bergamonews è Cesare
Zapperi, corrispondente locale del
Corriere della Sera, che ha strappato
una giornalista all’Eco di Bergamo
Tabloid 5/ 2009
L’inchiesta
• Le tabelle che ripotiamo in queste
pagine presentano dati interessanti
per un raffronto sul mercato
dell’editoria cartacea e online. Il
primo dato, che balza all’occhio
con evidenza, è che gli utenti unici
giornalieri del sito di Repubblica sono
il doppio degli utenti che comprano
lo stesso giornale (edicola e
abbonamenti), il secondo è che il sito
di Repubblica è più cliccato e più letto
(218mila utenti in più) dello storico
concorrente, Il Corriere della Sera che,
però, mantiene pur sempre un buon
vantaggio (78mila copie) nell’edizione
cartacea. Il terzo dato è che i primi
due siti di quotidiani (Repubblica e
Corriere) si piazzano comunque al
quinto e sesto posto rispettivamente
nella cassifica generale dei siti censiti
da Audiweb. E, con la Gazzetta dello
Sport, tre siti di quotidiani si piazzano
tra i primi dieci. Segno che il marchio
del quotidiano cartaceo è ancora
autorevole anche tra gli internauti
che vanno a cercare notizie su siti
che offrono una certa garanzia di
affidabilità. In Audiweb, comunque,
non figura Google News, che non
essendo registrata come testata con
redazione giornalistica, ma un motore
di ricerca, è “solo” un contenitore e un
amplificatore di notizie altrui. Anche
tra le testate dei quotidiani cartacei, in
ogni caso, non tutti si fanno certificare
da Audiweb. E’ il caso di Avvenire che
punta sui siti delle Parrocchie. Altri
quotidiani invece (ad es. il Foglio) non
si fanno certificare da Ads.
Rosanna Del Castello. La redazione
è composta, oggi, da cinque giornalisti profesionisti, tutti con contratto
Fnsi-Fieg e da alcuni collaboratori. Il
legame con Varesenews è evidenziato anche dal fatto che alcune pagine e notizie sono in sinergia con la
redazione di Varese.
Una trentina i soci proprietari di Bergamonews srl, tra imprenditori e
professionisti locali. Tra cui spiccano,
soci a titolo perpsonale, i fratelli Mario e Carlo Mazzoleni (Carlo è attuale
presidente di Confindustria Bergamo), l’avvocato Caffi (presidente della
Tabloid 5 / 2009
audiweb siti, accessi nel giorno medio
Nome sitoUtenti unici
Nome sitoUtenti unici
MSN (Microsoft)
5.115.223
Sky.it
Virgilio (Telecom Italia)
2.412.335
Html.it
122.818
Libero (Wind)
2.267.967
Donna Moderna
121.115
Yahoo!
2.117.274
Excite Europe
118.053
Tiscali
709.686
Calciomercato.com
106.993
Mediaset
693.090
Studenti.it
98.810
Leonardo.it
565.416
Blogsfere.it
94.787
SeatPG Directories online 505.924
HwUpGrade.it
94.499
Ilmeteo.it
474.018
AutoScout24.it
91.854
Real Network
470.601
Soldiprivati.com
91.308
Aol Media Network
442.954
Ibs (Internet Bookshop)
80.501
AlterVista Banzai
425.305
Wikio
79.864
Ansa
318.722
Style.it (Condé Nast)
78.178
Fastweb
265.405
Pianetadonna.it
73.082
Rai
263.863
Interfree
69.177
Alfemminile.com
242.831
L’Espresso
66.671
Myspace-Fox I. Media
227.190
Affari Italiani
65.927
Kataweb
197.448
Giovani.it
64.728
Meteo.it (Mit)
185.837
Adnkronos
62.839
Dada
181.839
Quattroruote
56.036
Blogo.it (Dada)
172.595
Panorama
52.972
Tuttomercatoweb.com
160.221
Twenga
53.344
Tuttogratis
159.276
Radio Deejay
47.277
Tech Network
157.144
Dagospia
43.683
Nanopress Network
148.500
Elle
43.109
ViaMichelin
138.750
Class Editori
41.961
Mymovies.it
136.924
LeiWeb
40.717
132.457
Fonte: Audiweb Nielsen Online, AW Database (accessi da casa, ufficio e altri
accessi) giugno 2009
società editrice) e Sergio Gervasoni,
proprietario di Radio Number One.
Pezzi da novanta dell’imprenditoria
locale, insomma, che evidentemente
hanno creduto fortemente nelle potenzialità del web.
Nel Comasco opera invece Ciaocomo.it (legata all’omonima emittente
radiofonica) con sei giornalisti che
lavorano contemporaneamente per il
web e per la radio e con un continuo
aggiornamento delle notizie locali.
Nella Brianza lecchese e in provincia
di Lecco, lavora invece la redazione di Merateonline.it, nata il primo
giugno 2000, che può contare su 3
giornalisti fissi e che dal 2007 edita
anche una seconda edizione locale,
quella di Casateonline.it.
Una sessantina di Comuni in tutto
coperti da una ventina di collaboratori che mandano in Rete foto e
video, fanno dirette di particolari
eventi, inchieste sull’economia locale e coprono la cronaca nera in
aperta concorrenza con le testate
cartacee locali, la Provincia di Lecco
(edizione locale del quotidiano La
Provincia di Como) e il settimanale
Il Giornale di Merate.
11
L’inchiesta
Siti locali, la classifica Alexa
Testata Punteggio
Utenti unici*
28.626
30.000
Varesenews
Eco di Bergamo
54.666
25.000
Vaol (Valtellina)
194.826
15.000
Bergamonews
226.923
12.000
Merateonline
240.637
12.000
La Provincia di Como
273.509
10.000
La Provincia di Varese
433.942
5.000
Cittaoggiweb (Altomilanese)
447.870
4.000
Ciaocomo
573.454
2.000
Fonte: Alexa/Amazon web rating. * Stima utenti unici/giorno
• Qui a fianco alcuni siti di
news locali, in Lombardia.
In basso la home page
dell’edizione online del
quotidiano cartaceo L’Eco di
Bergamo, primo e più cliccato
fra i quotidiani di provincia, ma
secondo nella classifica Alexa
dei siti d’informazione locali,
dopo Varesenews (foto in
alto), testata online non legata
a un quotidiano cartaceo.
Altro caso singolare è quello di Vaol.
it, testata online che opera in Valtellina e che con la diffusione di news locali compete, anche in questo caso,
in aperta concorrenza con le edizioni
cartacee locali della Provincia e del
Giorno. Piccola realtà è invece Cittaoggiweb (legata a un free press)
che diffonde news online legate al
territorio dell’Altomilanese. Milanoweb.com, infine, è un esempio
di redazione milanese che segnala
notizie di attualità e servizio legate
soprattutto all’area metropolitana.
Le edizioni online
dei quotidiani di provincia
Tra i siti dei quotidiani di provincia,
invece, è quello dell’Eco di Bergamo
a farla da padrone, con una piccola
redazione di cinque giornalisti esclusivamente dedicata alla realizzazione del sito e in stretto collegamento
con la redazione del quotidiano car-
12
taceo. Anche tutti gli altri quotidiani
cartacei di provincia hanno il loro
bravo sito.
Fra primi a credere nella versione
online del cartaceo La Gazzetta
di Mantova e La Provincia Pavese
della Finegil che fa capo al Gruppo
L’espresso, che già alla fine deglii anni Novanta puntava sulle web-news
locali. Una singolare sperimentazione, ad esempio, è inatto poco al di là
dei confini della Lombardia, a Parma,
dove la Finegil non ha un quotidiano
cartaceo ma un forte sito d’informazione locale.
Tabloid
Tabloid 65// 2009
2007
L’inchiesta
•Lo schema qui a fianco elaborato
da Paolo Duranti, managing director
di Nielsen Italia, riproduce la
proliferazione dei “mezzi” considerati
non classici rispetto ai “mezzi”
classici (Televisione, stampa, radio,
affissioni, cinema e direct mail).
Gli investimenti pubblicitari, oggi
in Italia, sono ancora per l’89% sui
mezzi classici mentre i mezzi non
classici complessivamente (pur nella
loro esplosione degli ultimi anni)
assorbono solo l’11% del mercato
pubblicitario.
Gli utenti Audiweb
Gli ultimi dati disponibili da parte di
Audiweb divulgati in agosto si riferiscono alla rilevazione di giugno 2009
dalla quale risulta che, in Italia, quasi
30 milioni di italiani (il 61% della popolazione) dichiara di avere un accesso internet (+ 2,6%). Di questi 10
milioni e 223mila sono stati gli utenti
attivi nel giorno medio per 1 ora e 39
minuti di tempo speso e 172 pagine
viste per persona. La rilevazione riguarda le connessioni da casa, uffici
e luoghi pubblici di accesso. Il 74,6%
degli utenti ha 18/34 anni, il 67,6%
35/54 anni. Il profilo è medio-alto:
più diffuso tra i laureati (93,8%) e
diplomati (83,9%) e tra i lavoratori
(74,3%) e in paticolare nelle categorie
• Nella pagina a destra la redazione
di Ciaocomo.it con il direttore
Alessandro Canali. Sotto la redazione
di Merateonline.it
professinali più elevate (il 94,7% dirigenti, quadri e docenti universitari,
il 92,4% imprenditori e liberi professionisti, l’89,9% imiegati) In assoluto
la categoria degli studenti universitari
rappresenta la categoria più elevata
(95,4%). Gli editori online presenti nel
database di Audiweb (iscritti direttamente o tramite i loro network pubblicitari) sono 159 parent, 274 brand,
836 channel e 61 Custom Property
per aggregati o aree temaiche. Questi i principali dati presentati in AW
Trends, il report della Ricerca di base
sulla diffusione dell’online in Italia realizzato da Audiweb in collaborazione con Doxa. Che per la prima volta
approfondisce le atività abitualmente
effettuate dai possessori di cellulare:
il 35,2% ascolta musica da cellulare,
il 28,4% invia e riceve mms, il 27,8%
si collega a Internet e il 22,5% utilizza il cellulare per giocare. La ricerca
segnala anche che aumenterebbe la
frequenza di accesso tra i navigatori
occasionali se Internet costasse meno (29,7%), se le connesioni fossero
più veloci (16%).
La pubblicità online
L’Osservatorio Fcp-Asinternet ha invece reso noto, sempre a luglio, i dati
relativi al primo semestre ovvero al
periodo gennaio-giugno 2009 aggregati in tre tipologie: Display, Search
e Affiliate. Il raffronto a giugno 2009
rispetto a giugno 2008 segnala un +
8% e in particolare un calo di - 9%
per il Display, + 29% per la tipologia
Tabloid 5/ 2009
Search e + 16% l’Affiliate.
Ma l’annata completa del 2008 rispetto al 2007 aveva già chiuso con
un + 14%. E nel dettaglio le tipologie
rilevate erano state: Ad banners +
20%, sponsorizzazioni e bottoni +
14%, altre tipologie + 23%, e-mail
e newsletter + 0,3%, sms -4%,
keywords - 12%. “Internet è ormai
una realtà che coinvolge 21 milioni
di italiani e, come tale, rappresenta
un’enorme opportunità di comunicazione per le aziende - spiega Layla
Pavone, presidente di IAB Italia e managing director di Isobar (vedi pag.
8) - A fronte della crisi economica in
atto, le previsioni di crescita dell’advertising online per il 2009 traducono la
fiducia che gli attori di questo mercato
riconoscono sempre più al potenziale
innovativo dei media digitali rispetto ai
media classici, sia in termini di valore sia
di efficacia. Le nostre previsioni danno
un + 13,7% d’incremento degli invetimenti pubblicitari anche alla chiusura
dell’anno 2009”. I dati diffusi da Nielsen, infine, parlano di un aumento del
7,9% deli investimenti pubblicitari su
Internet. Che nel primo semestre 2009
ha raggiunto i 298 milioni di euro di pubblicità, sorpassando la radio, scesa,
nel primo semstre 2009, a 217 milioni
e lasciandosi definitivamente alla spalle
le affissioni ferme a 86 milioni di euro.
Segno che la scalata di Internet è ormai
costante negli anni e inarrestabile. Ma
la vetta che eguaglia la stampa e la tv
è ancora molto lontana. [email protected]
13
L’inchiesta
il servizio gratuito nato tre anni fa sul web ed esploso anche in italia
Twitter, messaggi-lampo
E la censura fa flop
La sua importanza si è vista durante la crisi iraniana seguita alle elezioni politiche.
Il regime aveva cercato di fermare ogni comunicazione con il resto del mondo. Ma sono
bastati tanti messaggi di 140 caratteri ciascuno dai cellulari per aggirare il blocco
di Roberto Dadda
Fino alla prima metà dell’Ottocento non era insolito che un articolo
cominciasse con «Viaggiatori provenienti dall’Oriente riferiscono che...».
Con la stesura delle prime linee telegrafiche la parigina Havas, la berlinese
Wolff, la londinese Routers e la italiana Stefani, fondata in concomitanza
con l’arrivo a Torino della prima linea
telegrafica proveniente da Chambery,
divennero fonti capaci di trasmettere
le notizie con la velocità della luce.
Il secolo scorso ha visto le tecnologie della comunicazione immateriale, senza necessità di un supporto fisico come la carta, evolvere
sostanzialmente verso il telefono
e verso le varie declinazioni della trasmissione con onde radio.
Costante è rimasta però la caratteristica struttura che vede qualcuno trasmettere qualche cosa che attraverso
un canale definito e unico raggiunge il
ricevente. In un’architettura di questo
tipo le informazioni provenienti per
esempio da un determinato Paese
possono essere bloccate dalle autorità con relativa facilità provocando
così un blackout pressoché totale.
Le centrali telefoniche e le radio possono essere spente e le radio clandestine possono essere identificate
con relativa facilità e messe a tacere.
La nascita di Internet
Sulla spinta della superiorità tecnologica sovietica dimostrata con il
lancio nel 1957 dello Sputnik, primo
14
satellite artificiale, l’amministrazione
statunitense lanciò un imponente
progetto per rendere più efficaci le
attività di ricerca militare condotte
nelle università del paese. Tra le varie
sfide lanciate dal progetto c’era la
realizzazione di una rete, funzionante
sulle normali linee telefoniche (in gergo si definiscono
POTS, plain old
telephone service), per collegare
i grandi calcolatori delle università in modo da farli
collaborare più
efficacemente.
La rete, e questa
è la caratteristica più interessante, avrebbe
dovuto resistere a un attacco atomico portato alle più grandi città del Paese.
Con reti tradizionali dove la via di comunicazione era unica e predefinita
questa caratteristica non era ottenibile perché interrotta quella strada
la trasmissione sarebbe diventata
impossibile. Nacque l’idea di una
rete non a stella, ma a maglia con
connessioni ridondanti dove i dati
da trasmettere vengono scomposti in
una serie di minuscoli messaggi che,
al bisogno, possono essere inviati anche più volte. I messaggi percorrono
strade diverse e vengono ricomposti
al momento della ricezione. Per fare
•I due inventori di
Twitter, Evan Williams
(sopra) e Biz Stone:
con un messaggio,
in tempo reale, si fa il
giro del mondo.
una analogia, la differenza è simile a
quella che abbiamo quando trasportiamo acqua tra l’infilarla in un tubo
o il lasciarla scorrere liberamente
sul terreno: nel caso del tubo, se lo
chiudiamo l’acqua smette di fluire;
nell’altro caso se incontra un ostacolo
cerca da sola una strada alternativa.
Una dimostrazione molto efficace
dell’affidabilità della rete l’abbiamo
avuta l’Undici settembre 2001: la telefonia di Manhattan, sia fissa sia cellulare, non era utilizzabile in quanto
collassata a causa del traffico immenso, i messaggi sulla rete viaggiavano
invece lentamente, ma regolarmente.
Tabloid 5 / 2009
L’inchiesta
•Il fenomeno Twitter è esploso e si
è sviluppato nel mondo intero con
la recente crisi iraniana. Qui sopra il
risultato di una ricerca di immagini
lanciate in rete dai navigatori iraniani.
La rete è cresciuta mantenendo
questa caratteristica e ogni Paese
si affaccia a Internet con moltissime connessioni; interromperle tutte
è molto difficile anche perché oggi
sulla rete passano non solo l’informazione, ma anche servizi molto importanti che è dannoso interrompere.
Alla portata di tutti
La rete, accesa nel 1969, per i primi 22 anni venne utilizzata per
condividere potenza di calcolo,
file e dal 1972 messaggi di posta elettronica. Il giro di boa fu nel
1991, con la nascita del Word Wide Web, invenzione tutta europea,
che rese possibile la condivisione
di pagine di informazioni in quell’insieme che oggi chiamiamo www.
All’inizio la scrittura delle pagine richiedeva conoscenze di programmazione, ma via via le cose sono cambiate
e la pubblicazione delle informazioni
è oggi attività alla portata di tutti quelli
che hanno qualche cosa da dire senza che ci si debba minimamente preoccupare degli aspetti tecnologici.
Chiunque può pubblicare su un
blog articoli corredati da fotografie
o filmati, YouTube raccoglie film da
ogni angolo del pianeta, Facebook
permette di condividere una bacheca
con i propri amici e Twitter dà a tutti la
possibilità di inviare brevi messaggi,
il limite è di 140 caratteri, che possono essere visti immediatamente dai
quasi 20 milioni di utenti ovunque
Tabloid 5 / 2009
nel mondo siano collegati alla rete.
La generazione di contenuti dal basso e la loro pubblicazione da parte degli utenti senza l’intervento di
esperti e senza bisogno di apparecchiature complesse è il fattore che,
unito alla difficile interrompibilità delle
comunicazioni in rete, ha reso molto
improbabile l’interruzione totale dei
flussi di notizie. Il fenomeno è analogo a quanto accadde con la comparsa del ciclostile: il controllo sulle
tipografie aveva una sua efficacia che
venne meno quando invece del nome
della tipografia fu possibile riportare, in calce ai documenti riprodotti,
la scritta “ciclostilato in proprio”.
Chi legge i nostri cinguettii?
In inglese “to twitter” significa cinguettare, pigolare. Il servizio, gratuito, venne offerto in rete nel 2006
ed ebbe un immediato successo.
Tecnicamente Twitter, intersezione
tra social network e blog, permette a chiunque in rete di inviare brevi
messaggi (per questo si definisce
“microblogging”) che possono essere pubblicati non solo collegandosi
a una pagina in rete, ma anche utilizzando strumenti mobili come i telefoni cellulari più evoluti o addirittura
attraverso l’invio di un semplice SMS.
Ogni iscritto a Twitter ha una sua lista
di “follower”, cioè di persone che hanno scelto di ricevere i suoi messaggi.
Di solito si comincia con gli amici andandoli a cercare attraverso il loro indirizzo di e-mail se sono iscritti al servizio, ma la ricerca più interessante è
quella legata agli argomenti trattati.
Twitter ha un suo motore di ricerca
interno nel quale posso per esempio
cercare i messaggi che contengano
la parola “giornalismo” per avere una
lista degli ultimi cinguettii che trattano di quell’argomento. A questo
punto se trovo qualche cosa di interessante posso decidere di seguire
da quel momento in poi i messaggi
di quella persona, diventandone un
“follower”. L’autore verrà informato
della cosa via email e potrà decidere
se seguire anche lui quello che scrivo.
Detta così la cosa può sembrare
solo un enorme ritrovo di persone
che si scambiano messaggi; ma
Il parere del guru
News iper-locali
creative low-cost
Time del 4 giugno
l’ha messo in
copertina con
un suo articolo
su Twitter e
innovazione. Il 5
ottobre Steven Berlin Johnson
(in foto) arriva a Milano, alla
Mediateca Santa Teresa, per Meet
the Media Guru, il programma
dedicato ai protagonisti della
cultura digitale di MGM Digital
Communication, promosso
da Camera di Commercio e
Provincia di Milano. Johnson è
il teorico del nuovo ecosistema
dell’informazione.
Un ecosistema complesso e in
rapida evoluzione le cui forme
più avanzate di innovazione
Johnson individua nel giornalismo
amatoriale online a livello locale
e iperlocale, a basso costo e
destinato a poche persone
nei confini di un quartiere o
di una singola via. I blogger,
insomma, che – fuori da un coro
in crescendo - Johnson giudica
ad alto tasso di originalità, e nei
confronti dei quali auspica che i
professionisti dell’informazione
e le organizzazioni derivate dai
giornali tradizionali possano
svolgere un ruolo di controllo
di qualità. Johnson giudica
“terribile” il momento che
l’industria dei media sta
attraversando, ma sottolinea
che proprio in momenti come
questo è importante sforzarsi
di immaginare quale forma
dovrebbe avere il futuro e
contribuire alla sua realizzazione
invece di continuare a lottare per
far vivere un sistema che in gran
parte già appartiene al passato.
Informazioni sull’arrivo a Milano
di Steven Johnson si trovano su
www.meetthemediaguru.org
15
L’inchiesta
Il caso italiano
Un terremoto
anche di news
In Italia la prima occasione
in cui Twitter si è rivelato
un preziosissimo mezzo di
informazione è stato il terremoto
in Abruzzo.
Le prime segnalazioni
riguardanti il sisma sono
state diramate proprio
attraverso questo servizio di
“microblogging” (come già
era accaduto a Los Angeles
durante il terremoto dello scorso
anno). Alle prime scosse, in
quella tragica notte fra il 5 e il 6
aprile, i messaggi riguardavano
soprattutto richieste di
informazioni; ma dopo la grave
scossa delle 3:32, gli utenti
abruzzesi hanno cominciato a
lanciare notizie in tempo reale,
precedendo così le agenzie di
stampa e riempiendo il vuoto
lasciato dai siti ufficiali (come
quello dell’Istituto di Geofisica),
bloccati dai troppi contatti. In
questo modo, l’informazione
sul corso degli eventi ha avuto
un costante aggiornamento del
quale si sono serviti la stampa
e i telegiornali. Twitter è stato
utilissimo anche come canale
dal quale fare partire specifiche
richieste (per esempio, quelle di
sangue da parte degli ospedali)
così come offerte di aiuto
rivolte agli abruzzesi da parte
di abitanti delle altre regioni.
E non mancato l’utilizzo di
Twitter anche nel mondo del
giornalismo professionale. Prima
il corrispondente di Repubblica,
poi via via anche il Corriere della
Sera e altri giornalisti arrivati
sul posto per seguire la tragica
vicenda hanno fatto ricorso
spesso a Twitter per comunicare
brevi e veloci messaggi ai siti
di appartenza dei rispettivi
quotidiani.
16
Attraverso queste comunicazioni è stato
possibile segnalare anche i “twitter”
iraniani dietro ai quali si celavano poliziotti
una delle caratteristiche più importanti del Web assume, anche su
Twitter, una funzione dirompente: i
messaggi di Twitter possono contenere link. Ogni messaggio può a
questo punto puntare a una pagina
web, a una fotografia, a un filmato...
Usando Twitter, e superando il
primo attimo di inevitabile disorientamento, il tutto diventa immediatamente naturale e efficace.
Un caso esemplare: l’Iran
Nei giorni seguenti le elezioni politiche in Iran i sostenitori del candidato
riformista Hossein Mousavi hanno,
come noto, duramente contestato i
risultati ufficiali. Una delle prime reazioni del regime è stata l’espulsione dei giornalisti stranieri e il blocco
delle linee telefoniche nella illusione
di impedire la diffusione delle notizie al di fuori del Paese. Ma non
avevano fatto i conti con la rete!
L’Iran è un Paese di amanti delle
tecnologie e di attivissimi navigatori della rete. Non appena si sono
accorti dell’intenzione di mettere il
bavaglio all’informazione migliaia
di iraniani si sono attaccati alla rete
realizzando pagine di informazione,
inviando foto e filmati, scrivendo
e-mail alla comunità dei naviganti
che si è messa subito in ascolto.
Il governo ha tentato di bloccare
anche questa via di comunicazione, la rete è diventata molto lenta, molti siti sono stati oscurati,
ma bloccare i piccoli messaggi di
Twitter è stato impossibile: il cinguettio è rimasto l’unica voce della opposizione che fuori del Paese
abbiamo continuato ad ascoltare.
Entrare in questa comunità è semplice: una volta iscritti al sito http://
twitter.com basta andare nel campo
di ricerca e digitare Iranelections e
Iran per avere un elenco dei messaggi mandati dagli utenti che par-
lano di questo argomento e che per
convenzione etichettano i messaggi
con il simbolo # seguito da una parola chiave. Diventando loro follower si è a questo punto in grado di
ricevere costantemente e in tempo
reale il flusso dei loro messaggi.
Un altro modo per seguire gli eventi
è accedere a uno dei tanti aggregatori: si tratta di pagine che riportano le informazioni e le immagini
provenienti dalle fonti iraniane
che l’autore del pagina ritiene attendibili. Un esempio tra i moltissimi: http://iran.robinsloan.com/.
Il mondo della rete ha reagito in
modo massiccio, ovviamente del
tutto volontario, e sono nate centinaia di pagine che offrono aiuto,
consigli sul comportamento, una
addirittura informa sul dove ricevere assistenza sanitaria in Iran
senza presentarsi negli ospedali
presidiati dalla polizia con il rischio
di essere arrestati. Alcuni siti segnalano anche i twitter che sono
in realtà poliziotti sotto copertura.
Sono state anche messe in atto
strategie atte a rendere più difficile l’individuazione di chi trasmette notizie dall’Iran inondando, per
esempio, la rete di messaggi che
sembrano venire tutti da quel Paese.
Vista la importanza del fenomeno,
Google si è affrettata a installare
nel suo servizio di traduzione automatica, http://translate.google.
it, anche il supporto per la lingua
persiana, per mettere tutti in grado
di leggere messaggi scritti in farsi.
Ultima, ma non certo meno importante, la legittimazione che ha
dato al fenomeno il Dipartimento di
Stato statunitense, che ha chiesto
ai gestori di Twitter di rimandare la
manutenzione programmata, che
richiede una breve interruzione del
servizio, per non spegnere il canale di comunicazione con l’Iran.
Tabloid 5 / 2009
L’inchiesta
ecco l’alfabeto morse degli internauti
Twitter emoticon
Già nel 1857 una guida per operatori di telegrafo riportava
una serie di abbreviazioni. Che a volte ritornano
Dover comunicare con una manciata
di caratteri,come oggi accade con
Twitter e SMS, non è cosa nuova.
Già nel 1857 una guida per operatori di telegrafo riportava una serie
di abbreviazioni: 73 stava,per esempio, per “love and kisses”. L’esigenza
non era dettata solo dalla necessità
di essere concisi, ma anche dal fatto
che quando si comunica per iscritto,
fosse anche con l’alfabeto Morse,
viene a mancare l’espressione delle
emozioni che otteniamo con il tono
di voce, con la mimica facciale e con
i gesti.
Il termine emoticon nasce dalla fusione di emotion e icon, la prima apparizione ufficiale è del 1912 quando
la rivista satirica statunitense Puck
propose di comporre, con i normali caratteri da stampa, simboli che
arricchissero i testi introducendo
l’indicazione di stati d’animo. L’avvento degli SMS, della chat in rete
e delle reti sociali come Twitter ha
reso l’uso degli emoticon di grande
• I primi emoticon (foto sopra) sono
stati proposti nel 1912 dalla rivista
satirica statunitense Puck.
attualità, riportiamo qui di seguito
un elenco dei principali simboli con
la indicazione del loro significato.Gli
emoticon più usati sono composti
con i normali caratteri della tastiera,
esistono programmi che li convertono automaticamente in disegni,
ma la cosa è meno diffusa, i “veri”
emoticon sono questi! :-) sorriso, amicizia
@:-) pensiero laterale, idea diversa
:-( tristezza, arrabbiatura
;:-) innocenza, “sono un angelo”
:’-( pianto
Gli emoticon si leggono di traverso guardando
;-) ammiccare, fare l’occhiolino
la riga da destra, con qualche eccezione:
:-S confusione, imbarazzo, disagio
(Z.Z) noia
:-D riso
@_@ curiosità
:-O stupore, resto a bocca aperta
:-/ imbarazzo, fastidio
Gli emoticon illustrati sono utilizzati in
:-@ rabbia
occidente, i popoli orientali, in linea con
:-P linguaccia
la complessità delle loro grafie, usano
8-) come dire “Figo!”
emoticon molto più complessi e ricchi e
:-* bacio
sempre orizziontali:
=3 tenerezza
(^_^)
gioia
@>-- mandare una rosa
(;_;)
pianto
*<:o) festa
d(*⌒▽⌒*)b
felicità
Tabloid 5 / 2009
17
Le iniziative
dell’Ordine
Primo
piano
convegno “il futuro del giornalismo”/ II° edizione all’università statale
Lettori e internauti
tra vecchi e nuovi media
Ormai un appuntamento fisso, quello del 1° ottobre con l’Ordine dei giornalisti di Milano.
Questa volta si parlerà di new media e di Rete in particolare, blog, communities, cellulari
e di come i nuovi strumenti di comunicazione potranno cambiare i mezzi classici.
Il convegno organizzato dall’Ordine
dei Giornalisti della Lombardia il 1°
ottobre all’Università Statale di Milano sarà aperto da una relazione del
sociologo/giornalista Enrico Finzi, il
quale presenterà i principali risultati di
un’indagine demoscopica realizzata in
esclusiva per conto dell’ODG lombardo nell’ultima decade di luglio 2009,
tramite 805 interviste somministrate
col metodo CAWI (Computer Aided
Web Interviewing) a un campione rappresentativo degli italiani 15-60enni
accedenti a Internet, i quali sono ormai
16,2 milioni di persone.
Lo studio di Astra Ricerche risponde ad alcune domande-chiave. Quali
media utilizzano per informarsi, cioè
per avere informazioni/notizie (su attualità, politica, economia, ambiente,
società, cultura, spettacolo, sport,
ecc.), gli internauti del Bel Paese? Il
web ha tolto spazio o – come si dice
– cannibalizzato i ‘mezzi’ tradizionali
(stampa e radio-tv)? Che futuro c’è
per il giornalismo e per i giornalisti
nell’era di Internet?
Le news online
battono le televisioni
I primi dati appaiono molto interessanti. Citiamo – in anteprima – alcuni
di essi, gentilmente fornitici dall’Istitu-
to. Il primo riguarda gli utilizzi dei vari
strumenti che gli internauti fanno per
acquisire informazioni/news: il web si
colloca già ora al primo posto, battendo le tv nazionali, seguite dalla radio. Il
telefono cellulare supera le televisioni
locali e tutti i tipi di quotidiani e periodici. Dunque, anche in Italia la rivoluzione di Internet si sta affermando
con forza anche per quel che attiene
alle news.
Ma la stampa ha più qualità
Ma se la Rete è il ‘mezzo’ più sfruttato
dai suoi utilizzatori, non significa che
sia considerato il migliore. Anzi, i primi
dati dell’indagine Astra mostrano che
il profilo d’immagine dei ‘mezzi’ tradizionali (in particolare della stampa) è
nettamente migliore anche presso gli
stessi internauti. Certo, il web è imbattibile per quel che riguarda la possibilità di trovare facilmente e velocemente
notizie sempre aggiornate, reperibili
in ogni momento, facili da archiviare, brevi e sintetiche, originali e non
banali, simpatiche e divertenti. Ma i
quotidiani e i periodici stravincono per
competenza, professionalità, qualità
della scrittura, approfondimento tramite commenti autorevoli, accuratezza e
documentazione, ampiezza e ‘scavo’
delle notizie, serietà e affidabilità (radio
Il web finirà per cannabalizzare i “mezzi”
tradizionali (stampa, radio-tv)? Che futuro
c’è per i giornalisti nell’era di Internet?
18
e tv eccellono per qualità delle immagini, respiro internazionale, vivacità e
aggressività).
Senza dubbio, Internet non è solo
alternativo ma – almeno in parte –
inclusivo delle modalità classiche di
trasmissione delle news: basti dire che
il 54% degli internauti legge una o più
edizioni on line di quotidiani, il 29% vede frequentemente anche edizioni on
line di alcuni telegiornali e il 23 % legge
spesso sul computer o sul display del
cellulare quotidiani esclusivamente on
line, non acquistabili in edicola.
La radio regge la concorrenza
Nell’insieme, i nostri internauti solo
in un caso su nove non usano Internet o il cellulare per avere notizie e
informazioni; in maggioranza (per il
52%) lo fanno ma senza aver ridotto
il ricorso ad altri mezzi di comunicazione di massa per ricevere le news;
nel 37% dei casi sono caratterizzati
dalla parziale diminuzione del peso
della stampa e della radio-televisione
a causa di Internet (una penalizzazione
che pare colpire specialmente i quoti-
Tabloid 5
6 / 2009
2007
Le iniziative
dell’Ordine
•Due immagini della prima edizione del convegno sul futuro del giornalismo
organizzato dall’Ordine della Lombardia all’Università Statale
diani nazionali e quelli specializzati, le
tv locali un po’ più di quelle nazionali,
i periodici specializzati e non senza
grandi differenze: solo la radio paga un
dazio modesto alla nuova concorrenza
del web).
Il giornalismo non morirà
Tale concorrenza, sempre a detta di
coloro che usano Internet, diverrà
leadership assoluta in pochi anni, anche se il giornalismo professionale non
pare affatto destinato alla scomparsa
o alla marginalizzazione. Lo dimostra
l’ultimo dato che forniamo ai lettori in
anteprima: sono ben 6 milioni i nostri
connazionali che già oggi usano Internet e che indicano che sul web “le
informazioni/notizie fornite dai giornalisti iscritti all’Ordine (quindi adeguatamente preparati, oltre che obbligati a
rispettare le norme della deontologia
professionale) dovrebbero essere indicate con un piccolo simbolo, con un
bollino”. Forse, sulla Rete delle Reti,
essere iscritti all’Ordine dei Giornalisti
diverrà un marchio di garanzia, un vero
e proprio marchio di qualità certificata.
Al Convegno del 1° ottobre, ovviamente, verrà presentata una messe molto
più ampia di dati, che comunque i let-
Tabloid 5 / 2009
tori troveranno sul prossimo numero di
questo giornale. Sin d’ora è possibile
dire, comunque, che questa iniziativa
dell’Ordine di Milano è partita col piede
giusto: il tasto toccato è, a un tempo,
sensibile e cruciale. Dall’insieme dei
dati dello studio e dal dibattito che già
in quell’occasione si avvierà, grazie
alla presenza di autorevoli giornalisti
ed esperti, sarà possibile fare un passo avanti sulla via della ridefinizione
di quelli che alcuni amano chiamare
‘equilibri di sistema’: ciò avverrà tanto
più facilmente in quanto si evitino le
trappole degli estremismi contrapposti, quello che nega beotamente il
gigantesco impatto di Internet anche
sul mondo dell’informazione e quello –
speculare e opposto – che prevede che
dopo tale impatto nulla della migliore
tradizione giornalistica resterà valido
e vitale. Certo, siamo tutti chiamati a
rivedere le nostre certezze consolidate, nel mentre le difficoltà – anche
occupazionali – divengono sempre più
aspre. Ma la sfida è alta e vincibile:
innestare nella rivoluzione technology
driven, ossia trainata dalla tecnologia,
il ricco apporto dell’esperienza, della
competenza, della passione e dell’eticità del vero giornalismo. Il ricercatore
Il guru italiano
del media market
Enrico Finzi,
consulente e
ricercatore di
marketing, è nato a
Milano il 4 ottobre
1946. Si è laureato in filosofia nel
1971 all’Università Statale di Milano
dove si è poi specializzato in
psico-sociologia. E’ stato
assistente di Storia contemporanea
all’Università Statale di Milano
e si è dedicato poi all’attività
giornalistica collaborando al Sole
24 Ore e al settimanale L’espresso.
Nel 1980 ha fondato interMatrix
Italia occupandosi di ricerche di
mercato e consulenza aziendale.
Nel 1983 ha poi fondato Astra
srl (specializzata in scenari,
marketing e ricerche sociali) di cui è
presidente e amministratore unico.
Dal febbraio 2006 è presidente
della TP, l’associazione italiana
dei pubblicitari professionisti ed è
membro dell’Esomar e dell’Aism
(Associazione italiana per gli
studi di markeing).
19
Le iniziative
dell’Ordine
full immersion di una mattina per discutere su come sara’ il nostro futuro
La categoria a confronto
con otto magnifici relatori
Il panel di interventi proposto dall’Ordine dei giornalisti della Lombardia al convegno del 1
ottobre 2009 nell’aula magna dell’Università Statale di Milano è composto da tre direttori
di quotidiani, quattro esperti di new media e dal presidente della Federazione editori
A coordinare e moderare il dibattito sarà Venanzio Postiglione, 42 anni, dal 1990 giornalista professionista con la
menzione speciale della commissione d’esame, laureato
in Giurisprudenza con 110 e lode e tesi sul Diritto all’informazione. E’ direttore giornalista del Master in Giornalismo
dell’Università Statale di Milano e Caporedattore centrale
del Corriere della Sera. Nel 1987 ha vinto il concorso per
aspiranti giornalisti (più di 2000 candidati, 20 prescelti) e il 10
marzo 1989, a 22 anni, è assunto al Corriere della Sera dove ha poi ricoperto
i ruoli di Vice caporedattore della Cronaca di Milano e poi all’ufficio centrale.
Ha fatto due stage negli Stati Uniti, nel ’93 e nel ’97. Nel 1985 è stato scelto
dall’Università Bocconi di Milano come uno dei “100 giovani migliori d’Italia”.
Nel giugno del 2000 è premiato dall’associazione Amici di Milano come “miglior
giovane giornalista”. Per questo riconoscimento, ha ricevuto la targa d’argento
del Presidente della Repubblica.
Mario Calabresi
(direttore
La Stampa)
Nato a Milano nel
1970, è stato cronista parlamentare
dell’Ansa nel 1998,
prima di dividere la sua carriera fra
Repubblica e la Stampa. Nel 1999 è
stato assunto alla redazione politica
del quotidiano romano. L’anno successivo è passato alla Stampa come
inviato speciale: dal 2000 al 2002 lavora soprattutto dall’America (numerosi i suoi articoli per il quotidiano torinese sull’Undici settembre e sui suoi
sviluppi). Dagli Stati Uniti divenne poi
corrispondente nel 2007, ma stavolta
per Repubblica, nella cui redazione era
già tornato nel 2002 come caporedattore centrale vicario. Infine, nell’aprile
di quest’anno La Stampa lo ha nominato direttore. Grande interesse ha suscitato il suo libro Spingendo la notte
20
più in là, uscito nel 2007, che ricorda
le vittime del terrorismo e i loro familiari
(suo padre, il commissario Luigi Calabresi, fu assassinato nel 1972, quando
Mario aveva appena due anni).
Luca De Biase
(caporedattore Nova24
Il Sole 24 Ore)
Ha cominciato l’attività giornalistica
nel 1986, ma prima di allora aveva
insegnato alla Bocconi di Milano, dove si era laureato (con 110 e lode) in
Discipline economiche e sociali. Nato
a Verona nel 1956, De Biase ha lavorato per diverse testate, soprattutto di
argomento economico: ItaliaOggi, Mondo
Economico, Fortune
Italia, Espansione, Panorama, The Industry
Standard. Nel corso
degli anni ha maturato
profonde competen-
ze sull’innovazione tecnologica e sulle
prospettive economiche e sociali dei
nuovi media. Su questi temi ha pubblicato numerosi libri. A lui si deve anche
il saggio Giornalisti online. Manuale di
giornalismo nell’epoca di Internet. Dal
1996 al 2000 è stato direttore di Austro & Aquilone, rivista dedicata ai nuovi
media. Inoltre, è stato co-fondatore e
presidente di Reporters Online, società
che produce contenuti giornalistici in
formato multimediale. Tra i suoi impegni attuali c’è quello di professore a
contratto presso lo Iulm di Milano, dove
tiene il corso avanzato di Giornalismo.
Nova24, di cui è caporedattore, è l’inserto del Sole 24 Ore dedicato ai temi
della ricerca, dell’innovazione e della
creatività (esce il giovedì).
Ferruccio de Bortoli
(direttore Corriere della Sera)
Si è insediato alla
guida del quotidiano
di via Solferino lo
scorso aprile, ma ne
era già stato direttore
dal 1997 al 2003.
Famoso è rimasto
il suo editoriale
Siamo tutti americani all’indomani
dell’attacco alle Torri gemelle.
Nato a Milano nel 1953 e laureato
in Giurisprudenza, ha cominciato
ventenne come praticante al Corriere
dei ragazzi, lavorando in seguito
per il Corriere di Informazione, il
Corriere della Sera e L’Europeo.
Dalla fine degli anni Ottanta e fino
alla sua prima nomina a direttore, De
Bortoli si è occupato per il Corriere
Tabloid 5 / 2009
Le iniziative
dell’Ordine
di economia, sia come caporedattore
sia come commentatore. E’ stato,
poi, amministratore delegato di RCS
Libri e Presidente della casa editrice
Flammarion. Nel 2005 ha preso il
posto di Guido Gentili alla direzione
del Sole 24 Ore (del quale molti anni
prima era stato caporedattore). Gli
è stata affidata anche la presidenza
della Fondazione Memoriale della
Shoah di Milano. Nel suo curriculum
c’è anche un “no”: quello alla
proposta di diventare presidente
della Rai, dopo che il suo nome era
circolato a lungo.
Carlo
Malinconico
(presidente Fieg)
Nato a Roma nel
1950 e laureato in
Giurisprudenza, Malinconico si è dedicato all’attività accademica dopo essere
stato Avvocato dello Stato (1976-85)
e Consigliere di Stato (1985-2002).
Ordinario di Diritto dell’Unione europea presso l’università di Roma 2, Tor
Vergata, è anche Presidente onorario
di sezione del Consiglio di Stato. L’incarico di Presidente degli editori gli è
stato affidato nel luglio dello scorso
anno. Altri incarichi importanti li aveva
avuti, in precedenza, nelle istituzioni. Malinconico, infatti, è stato Capo
dell’Ufficio legislativo del ministero
delle Partecipazioni statali (1990-92)
e del ministero del Tesoro (1995-96).
In seguito ha guidato il Dipartimento
degli Affari giuridici e legislativi della
Presidenza del Consiglio dei Ministri
(1996-2001). E’ autore di numerose
pubblicazioni di diritto amministrativo
e comunitario.
Maria Grazia Mattei (fondatrice
di Meet the Media Guru)
Giornalista, esperta
di cultura digitale e
nuove tecnologie
della comunicazione oltre che critica
d’arte, Maria Grazia
Mattei indaga i territori del digitale nelle sue declinazioni
tecnologiche, sociali, culturali attraverso un’attività critica e di ricerca
Tabloid 5 / 2009
che interpella gli esponenti e i fenomeni più significativi del cyberspazio. Nel 1995 fonda la MGM Digital
Communication, centro di ricerca,
studio e diffusione della cultura dei
nuovi media, e nel 2005 dà vita a
Milano al Meet the Media Guru, un
programma di incontri con i protagonisti internazionali della cultura
digitale e dell’innovazione nell’ottica
di individuare, analizzare e discutere
i nuovi trend destinati ad avere un
forte impatto sulla vita e sul lavoro, sul modo di relazionarsi e di fare
business. Numerosi gli ambiti della
sua attività: eventi, rassegne, festival, mostre, pubblicazioni, seminari,
convegni di livello internazionale che
la vedono collaborare con prestigiosi
enti stranieri, come il Siggraph statunitense, e realtà istituzionali, formative, culturali e professionali italiane.
Ha collaborato al Domenicale del
Sole 24 Ore, al Corriere della Sera e
curato trasmissioni per la Radio Tv
svizzera italiana e per la Rai.
Simona Panseri
(Corporate Communications
and Public Affairs Manager
di Google Italy)
Trentanovenne, è entrata in Google alla fine dello scorso anno
per gestire la comunicazione dell’azienda in Italia. Panseri
ha cominciato la sua
carriera nel 1996 in Philips, per poi
maturare una più che decennale esperienza nell’agenzia di comunicazione
Business Press, dove ha approfondito i diversi aspetti della corporate
communication e, soprattutto, del
mondo della tecnologia. In Google,
occupandosi prevalentemente delle
relazioni con i media, il suo obiettivo è
anche di costruire un terreno comune
di confronto sulle opportunità e le tensioni che la tecnologia (e soprattutto la
cosiddetta rivoluzione del “web 2.0”)
porta nella nostra economia e nella
nostra società.
Michele Mezza
(vicedirettore
Rai International)
Nato a Nola (Napoli)
nel 1953, laureato in
Giurisprudenza alla
Statale di Milano,
collaboratore economico di Repubblica, Mezza è stato assunto nel
1980 in Rai, dove ha lavorato sia in
radio sia in tv. Fra le sue esperienze
più importanti da inviato si ricordano
i servizi su Gorbaciov fino al 1992
(compresa una diretta con l’allora presidente sovietico ripresa da
emittenti di tutto il mondo) e la crisi
di Tien An Men a Pechino. Ha poi
ideato e realizzato nel 1997 il canale tv satellitare Rai News24 - primo
canale digitale all news del servizio
pubblico - del quale è stato nominato, al momento del lancio (1999),
vicedirettore vicario. Per la Rai ha
sviluppato anche il primo progetto
di portale web. Ha svolto, inoltre,
funzioni di consulente per il gruppo
Herald Tribune. Insegna Tecnologie
multimediali alla Sapienza di Roma
e Teoria e tecnica dei nuovi media
all’università di Perugia.
Gianni Riotta
(direttore Il Sole 24Ore)
Laureato in Filosofia all’Università di
Palermo, dove è nato nel 1954, ha
cominciato giovanissimo a collaborare con Il Giornale di Sicilia, del quale
suo padre Salvatore era redattore, e
con Il Manifesto. Ha
poi conseguito il Master of Science alla
scuola di giornalismo
della Columbia University di New York,
città dove ha vissuto
a lungo, scrivendo per L’Espresso, La
Stampa e il Corriere della Sera. Tra le
collaborazioni giornalistiche figurano
quelle per il New York Times, Le Monde, Foreign Policy, il Washington Post e
le reti televisive ABC, NBC, CNN. Dopo
esser stato condirettore della Stampa
e vicedirettore del Corriere della Sera,
nel 2006 diventa direttore del Tg1. Dallo
scorso marzo dirige Il Sole 24 Ore al
posto di Ferruccio de Bortoli. Ha insegnato Comunicazione all’università di
Bologna e Tecniche di scrittura a quella
di Princeton. Tra i premi che gli sono stati attribuiti vi sono il Grinzane Cavour, il
Premiolino e il “Don Pino Puglisi”.
21
Le iniziative
dell’Ordine
intervista al nuovo vice direttore della scuola di giornalismo di milano
Walter Passerini: «Ecco
come essere numeri uno»
Forte di una lunga esperienza al Corriere della Sera e al Sole 24 Ore, è convinto che i ragazzi
non devono solo imparare il “mestiere” ma essere “meno dipendenti e più intraprendenti”.
La «Walter Tobagi» luogo ideale per fare ricerca e guardare al futuro della professione
di Sandro Mangiaterra
«Basta con la retorica del postgiornalismo, con i de profundis intonati
nei riguardi della carta stampata, anzi
rivolti all’intera professione. È ora di
cambiare registro, di parlare di neogiornalismo, di avviare una riflessione
sui nuovi contenuti e sui nuovi mezzi.
Perché il giornalismo cambierà chissà
quante altre volte, ma non morirà».
Walter Passerini, 61 anni, uno che il
mestiere lo conosce per averci passato metà della vita e soprattutto per
averlo fatto davvero (una lunga militanza in prima fila al Corriere della
Sera, poi al Sole 24 Ore), si presenta
così. Con una ventata di ottimismo.
Di più, con propositi di riscatto. L’Ordine della Lombardia lo ha appena
nominato vicedirettore della Scuola
di giornalismo Walter Tobagi dell’università degli studi di Milano, la grande
scommessa, il progetto che fonde il
master della Statale con il glorioso Ifg
(Istituto per la formazione al giornalismo), la prima scuola nata in Italia.
Passerini va a completare il vertice.
Affiancherà Marino Regini, prorettore
dell’università milanese, e Venanzio
Postiglione, altro professionista di
razza, caporedattore centrale vicario
del Corriere. Porterà un bagaglio di
esperienza prezioso. Nella sua carriera, in fondo, si è sempre occupato
di giovani. È stato fondatore e anima
degli inserti Corriere soldi, Corriere
economia, Corriere lavoro, Corriere
scuola, Corriere università. E quando, dopo un ventennio, ha lasciato via
Solferino, è stato per creare Job 24,
22
network multimediale comprendente
l’inserto cartaceo sul Sole, lo specifico sito internet e una trasmissione
quotidiana su Radio 24.
Insomma, se Passerini sostiene che il
giornalismo non è affatto morto, che
magari nel 2043 uscirà davvero l’ultima copia del New York Times, ma
che il mestiere rispunterà attraverso
nuovi media e con nuovi linguaggi,
beh, bisogna credergli. Meglio cominciare ad attrezzarsi. Per i trenta
ragazzi che, superate le selezioni, a
fine settembre inizieranno il biennio
di praticantato, l’invito a rimboccarsi
le maniche e a non ascoltare il solito
ritornello, «il giornalismo non è più
quello di una volta», è già un ottimo
punto di partenza.
Tutto vero, tutto giusto.
Ma c’è un piccolo particolare,
innegabile: il giornalismo
è in crisi nera.
All’estero, però, ci sono anche esperienze in controtendenza. L’Economist, per esempio, guadagna autorevolezza e copie. E poi le radio,
date per morte qualche decennio fa,
addirittura con l’avvento della televisione, sono vive e vegete. Per non
parlare di internet. Chiaro, è in atto
un’autentica rivoluzione. Ma il concetto su cui riflettere è appunto quello
di neogiornalismo. La crisi non è del
giornalismo, ma delle case editrici.
Mi auguro che al loro interno sia in
atto una bella riflessione sugli errori
di strategia: i quotidiani generalisti di
centinaia di pagine, gli allegati, i periodici che offrono gadget di ogni tipo,
la rincorsa a vendere una copia di più
anziché alla specializzazione.
La prima mossa, tuttavia,
sembra chiara: tagliare sui
giornalisti. Come se ne esce?
Ovviamente nessuno ha la ricetta in
tasca. Comunque in questi anni è stato commesso un altro errore: pensare
che la soluzione fosse la multimedialità. Uno aveva un giornale, ci costruiva
sopra il sito Internet, comprava una
radio, magari puntava a una televisione satellitare. Sì, ma per farci cosa? Il
punto è l’intermedialità: ridare a ogni
strumento una specificità, sfruttarne
la vocazione. Poi è indispensabile che
i media dialoghino tra loro. Ecco, su
questo aspetto mi fermerei a lungo,
se fossi un manager editoriale: per
fare giocare i diversi media, sfruttare
le opportunità offerte dalla tecnologia e dal mercato, perché no, per
guadagnare, occorre una regia forte.
Questo significa accettare la sfida del
cambiamento.
Tabloid 5 / 2009
Le iniziative
dell’Ordine
•Sopra, l’ingresso della nuova Scuola
di giornalismo. A sinistra, lo studio
televisivo e, sotto, il touch-screen.
Nella pagina a fianco Walter Passerini
Ok, ma i ragazzi della scuola
di giornalismo non sono
manager editoriali, non possono
aspettare a lungo e sognano il
posto fisso.
Purtroppo è vero che fino a ieri tutti,
compreso il sindacato, hanno diviso
i giornalisti in due categorie: quelli di
serie A, con il famoso articolo 1, cioè il
posto a tempo pieno e indeterminato,
e quelli di serie B, vale a dire i freelance, chi lavora nel web, nelle radio locali. Una follia. La prima cosa che dirò
agli allievi della scuola è che non esiste un giornalismo vero e uno minore.
Bisogna essere ambiziosi. Puntare a
diventare i numeri uno. Essere grandi
specialisti, padroni assoluti dei contenuti e dei linguaggi. Il futuro, piaccia
o no, va in questa direzione: ognuno
deve essere imprenditore di se stesso,
mettersi sul mercato e competere con
la qualità.
La verità è che negli ultimi
anni si è annacquata anche la
specificità professionale del
giornalista.
Tabloid 5 / 2009
Specificità che va assolutamente rilanciata. C’è fin troppa confusione tra
il ruolo del giornalista e quello di altre
figure della comunicazione, a partire
dai pr e dai pubblicitari. Dobbiamo accontentarci, nella migliore delle ipotesi, del citizen journalism, magari frutto
di un semplice telefonino? A chi giova questo appiattimento? La scuola
deve riscoprire il differenziale professionale del giornalista, rappresentato
dalla competenza. E aggiungerci un
valore etico: la responsabilità di ciò
che scriviamo e diciamo nei confronti
dei lettori e degli ascoltatori.
I detrattori non vogliono sentire
ragioni: sostengono che le
scuole di giornalismo sono
fabbriche di disoccupati.
Sbagliano. Forse sono troppe. Si è voluto seguire il pessimo esempio delle
università. Ogni Ordine ne ha voluta
una e non tutte sono qualificate. Ma
la nuova scuola nata tra università di
Milano e Ifg è diversa: da qui devono
uscire grandi professionisti.
In che cosa consiste questa
diversità?
Per cominciare, possiamo contare su
un know how acquisito in ben 35 anni:
ne abbiamo visti e affrontati di cambiamenti. Poi disponiamo di attrezzature di primissimo livello per quanto
riguarda i new media. Infine, se non
si riesce a sfornare giovani professio-
nisti eccellenti a Milano, capitale del
giornalismo economico, scientifico,
sociale, della moda, è meglio chiudere
bottega.
Pare di capire che l’obiettivo
della Walter Tobagi non
sia solamente insegnare le
tecnicalità: cos’è un menabò,
come fare un attacco, un
titolo, eccetera eccetera.
Insomma, volete puntare sulle
specializzazioni.
Fa parte dell’evoluzione delle scuole
di giornalismo. Dopo una base didattica comune si deve cominciare a pensare alle specializzazioni. Chiamando
i maggiori professionisti non a tenere
lezioni una tantum, ma a mettere a
disposizione l’esperienza acquisita
sul campo. Non solo: credo che una
scuola come la Walter Tobagi debba
essere anche un luogo dove si fa ricerca sul giornalismo, dove si guarda
al futuro.
Torniamo al nodo, il lavoro:
interessa davvero a qualcuno
un giovane giornalista
superpreparato?
Intanto cominciamo a formarlo. Ma
attenzione, non basta essere superpreparati. I ragazzi dovranno anche
essere meno dipendenti e più intraprendenti. È esattamente quello che,
oggi, cercano le case editrici. Almeno
a parole... 23
Le iniziative
dell’Ordine
La somma donata dai colleghi è di oltre 11.000 euro
Borse di studio al Master
dal Club della Finanza
Prima di sciogliersi definitivamente, il gruppo dei giornalisti finanziari milanesi ha voluto
devolvere alla Statale il denaro rimasto nelle sue “casse”. Questa decisione servirà
anche a ricordare la straordinaria figura di Emilio Moar, che è stato il loro precursore
Una piacevole sorpresa. lnaspettata
e generosa. La telefonata è arrivata
alla presidente dell’Ordine della Lombardia poco prima dell’estate: “Pronto, vorremmo fare una donazione”.
Ed ecco la bella notizia: il Club della
Finanza «Emilio Moar», importante
gruppo di giornalisti finanziari milanesi nato all’alba degli anni Novanta
e ora in chiusura di attività, ha deciso
di evolvere l’avanzo di “cassa” a favore di borse di studio per il Master
in giornalismo dell’Università degli
Studi / Ifg. E ha scelto l’Ordine dei
giornalisti della Lombardia non solo
come intermediario ma soprattutto come garante dell’iniziativa. La
somma donata è di 11.513 euro, ed
è accompagnata alla richiesta che
anche le borse di studio, come il
Club, siano intitolate a Emilio Moar, il decano dei giornalisti finanziari
scomparso nel 1991. Di origini umili
(tanto che da bambino fu affidato a
un orfanotrofio di “Martinitt”) Moar
diventò un precursore nell’analisi dei
titoli di borsa, fino ad acquisire una
profonda conoscenza dei particolari
tecnici del mercato.
Per il Club della Finanza, del quale
infaticabile promotore è stato in primo luogo Franco Serra, sono passati
tutti, o quasi tutti, i giornalisti finanziari di Milano. I quali avevano sentito
l’esigenza di riunirsi una libera associazione che li coordinasse ma anche
che prendesse iniziative per la crescita culturale del settore. Nei locali
messi di volta in volta a disposizione
dalla Borsa, in piazza Affari, furono
organizzati, per esempio, incontri con
24
personaggi di spicco dell’economia e
dell’industria, come Luciano Benetton, Umberto e Giovannino Agnelli,
Corrado Passera.
Pur non essendosi mai sciolto ufficialmente, il Club ha pian piano dira-
dato la propria attività fino
alla cessazione definitiva
delle proprie funzioni. A
quel punto per i membri del
consiglio direttivo (Giacomo Ferrari, Luciano Corsini,
Valeria Sacchi) si è posto il
problema di che cosa fare
del denaro accumulato con
le quote di iscrizione dei soci:
una cifra considerevole visto
che di spese non ce n’erano state
molte. Si fece strada, allora, l’idea
delle borse di studio, «a parziale o totale copertura del contributo di iscrizione al Master in giornalismo istituito
presso la Vostra Università» (come si
legge nella lettera poi indirizzata alla
segreteria organizzativa del Master
medesimo). Un giro di contatti fra i
soci ha fatto sì che all’unanimità quella bella idea sia diventata realtà.
Terremoto
Diecimila euro per l’Abruzzo
Il Consiglio dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia nella riunione del 7
aprile scorso ha deliberato di stanziare 10 mila euro a favore dei colleghi
dell’Ordine dei giornalisti dell’Abruzzo. L’assegno è stato consegnato
all’Ordine nazionale che ha il compito di gestire i fondi provenienti anche
da altre regioni. L’impegno e il lavoro di tanti valenti colleghi sia di sprone
e buon auspicio affinché una terra così ricca di storia e di gente tenace e
operosa non perda la speranza del futuro. In particolare tutto il Consiglio
della Lombardia, a nome di propri iscritti, all’indomani del sisma, ha
espresso cordoglio al collega Giustino Parisse, capo della redazione
dell’Aquila del quotidiano Il Centro, che in quelle tragiche circostanze ha
perso il padre e due figli (Domenico di 18 anni e Maria Paola di 16 anni)
deceduti per il crollo della casa di famiglia a Onna.
Tabloid 5 / 2009
La voce
dei pubblicisti
in attesa della riforma valgono questi requisiti
Due anni retribuiti
e non occasionali
Per l’iscrizione all’Elenco sono necessari almeno 65 articoli
nei quotidiani e 40 nei periodici. Con pagamenti adeguati
di Stefano Gallizzi*
In attesa che il Consiglio nazionale
dell’Ordine dei giornalisti dia attuazione operativa alle nuove regole per
l’iscrizione all’elenco dei Pubblicisti
(vedi le anticipazioni fornite su New
Tabloid n. 4 di luglio-agosto 2009),
ricordiamo quali sono attualmente i
requisiti per potere accedervi.
Con la premessa che - come specifica la legge istitutiva dell’Ordine dei
giornalisti, la n. 69 del 1963 - sono
da intendersi pubblicisti coloro che
svolgono “attività giornalistica non
occasionale e retribuita, anche se
esercitano altre professioni o impieghi”.
1 Occorre, anzitutto, avere svolto
tale attività giornalistica continuativa, non occasionale, e retribuita
regolarmente da almeno due anni.
2 I direttori responsabili delle testate presso le quali si è svolta l’attività
pubblicistica devono comprovarla
con una dichiarazione (da presentare all’atto della richiesta di iscrizione). Nel caso vi siano articoli
non firmati oppure firmati con uno
pseudonimo, i direttori responsabili
delle pubblicazioni devono apporre
la controfirma.
3 A corredo della domanda di iscri-
zione vanno allegati i quotidiani e
i periodici che riportano i servizi,
gli articoli e le corrispondenze del
richiedente. Nell’arco dei due anni di
attività necessari, il loro numero deve essere superiore a 65 per quanto
riguarda i quotidiani e a 40/50 per i
periodici. Non possono rientrare nel
conteggio le notizie brevi.
4 La retribuzione deve essere adeguata. E tale viene considerata, per
ognuna delle previste prestazioni
giornalistiche, quando almeno non
sia inferiore al 25 per cento della
somma prevista dal Tariffario stabilito ogni anno per le prestazioni
professionali autonome dei giornalisti (così il Consiglio nazionale con
delibera 30 ottobre 1995). Vanno
quindi presentati giustificativi dei
compensi ricevuti.
Ricordiamo che dal lavoro giornalistico sono esclusi i libri e le collaborazioni svolte presso pubblicazioni
a carattere tecnico, professionale o
scientifico (dirette da iscritti all’Elenco Speciale). Guardando invece al
futuro, nel documento di indirizzo
approvato lo scorso giugno dal
Consiglio nazionale, per l’iscrizione all’elenco Pubblicisti si dettano
Alle regole oggi in vigore, in futuro si
aggiungerà l’obbligo di frequenza a corsi
di formazione su temi etici e giuridici.
Tabloid 5 / 2009
le linee di un nuovo requisito di accesso da aggiungere a quelli fino a
oggi in vigore: gli aspiranti pubblicisti dovranno seguire corsi specifici
di “cultura e norme che regolano il
giornalismo”.
Mini-esami
dietro l’angolo
Per iniziativa dei Consigli regionali,
saranno tenuti corsi di formazione,
con la possibilità di seguirli anche
online, che termineranno con una
prova conclusiva sulle materie studiate: una specie di “mini esame”
che certifichi la frequenza, con l’attestazione (da parte dei tutor) che il
corso è stato seguito con profitto.
Fra i corsi sarà data una particolare
importanza al complesso delle norme deontologiche che la categoria
si è data, visto che sotto questo
aspetto non c’è alcuna distinzione fra professionisti e pubblicisti.
Come pure non c’è distinzione sul
complesso delle norme la cui conoscenza è indispensabile per chi
svolga attività giornalistica, dalla
Costituzione della Repubblica al Diritto d’autore. Altri temi che dovrebbero rientrare nella formazione del
pubblicista sono quelli storici (cenni
sul giornalismo e sulla conquista
della libertà di stampa), i rapporti
con le fonti, la separazione tra informazione e comunicazione (il divieto
di fare pubblicità).
*Vice presidente
Ordine Giornalisti Lombardia
25
Gli altri enti
di
categoria
Primo
piano
la delibera e’ gia’ esecutiva e retroattiva al 1 gennaio 2009
Cumulo fino 20mila euro
per i pensionati Inpgi
Più che raddoppiata la possibilità di sommare l’introito con quelli derivanti da redditi
da lavoro autonomo e dipendente. Chi ha meno di 65 anni di età può ora incassare fino
a circa 900 euro al mese senza nessuna decurtazione sulla pensione. L’Istituto ha poi
dato incarico di redigere il nuovo bilancio tecnico attuariale richiesto dal Ministero
Il Ministero del Lavoro, di concerto
con quello dell’Economia e Finanze,
ha approvato la possibilità di cumulare i redditi da pensione con quelli
derivanti da lavoro autonomo e dipendente fino ad un tetto annuo di 20
mila euro. La decisione di elevare il
tetto di cumulo dai precedenti 8 mila
e 900 euro a 20 mila euro annui era
stata assunta dal Consiglio di amministrazione dell’Inpgi, il 13 novembre
2008, con il solo voto contrario degli
esponenti Fieg. La delibera tende
ad armonizzare, così come previsto dalla legge di privatizzazione
dell’Istituto, la normativa Inpgi alla
legislazione generale che prevede la
totale abolizione del cumulo dal 1°
gennaio 2009. Le nuove norme, che
consentono il raddoppio della precedente soglia di cumulo e che entrano
in vigore con effetto retroattivo dal
1° gennaio 2009, permetteranno ai
giornalisti in pensione con meno di
65 anni di cumulare fino a circa 900
euro netti al mese senza nessuna decurtazione sulla pensione. Il cumulo
era e resta totale per le donne che
abbiano compiuto i 60 anni, per gli
uomini che abbiano superato i 65 anni
e per chi va in pensione di anzianità
con almeno 40 anni di contributi. “Il
nuovo livello di cumulo – afferma il
presidente Andrea Camporese – socancella le decurtazioni di pensione in
essere alla quasi totalità dei colleghi
pensionati che oggi esercitano la libera professione. Il dato evidenzia lo
sforzo che l’Istituto ha voluto mettere
in campo in presenza di una erosione
26
inflattiva di salari e pensioni”. Tra le
conclusioni, il Ministero del Lavoro
invita poi l’Istituto a redigere un nuovo
bilancio tecnico attuariale e “a causa
degli squilibri di medio periodo, ritiene
necessario che l’Ente adotti le idonee
determinazioni per garantire la stabilità della gestione, tenendo conto
anche del nuovo contratto”. L’incarico di redigere un nuovo bilancio
tecnico attuariale è già stato affidato
all’attuario, professor Micocci. “Le
difficoltà di medio periodo, a partire
dagli anni ‘20 fino ad arrivare alla fine
degli anni ‘30, sono note da tempo -
afferma il Presidente Camporese – va
sottolineata la riforma, nel segno della
responsabilità di categoria, portata
a termine dalla gestione precedente
che mette sostanzialmente in equilibrio il sistema previdenziale a partire
dall’inizio degli anni ‘40 attraverso
una sostanziale riduzione delle prestazioni nei confronti delle generazioni future. I Ministeri vigilanti chiedono
di sostenere una gobba di spesa che
copre un ventennio. E’ nostro dovere
rispondere a questa esigenza ricercando prioritariamente un accordo
con le Parti sociali Fnsi e Fieg”.
Il 30% sarà a carico della aziende
Prepensionamenti, accordo ratificato
I Ministeri vigilanti hanno approvato la delibera assunta dall’Inpgi lo scorso
25 giugno con la quale il Consiglio di amministrazione aveva aderito alle
determinazioni delle Parti sociali (Fieg-Fnsi), formalizzate in occasione del
rinnovo del contratto di lavoro giornalistico e in un accordo aggiuntivo firmato
il 24 giugno. Il provvedimento approvato dai Ministeri vigilanti prevede che
ciascuna azienda che farà ricorso ai pensionamenti anticipati, versi all’Inpgi
un contributo pari al 30% del costo complessivo di ogni prepensionamento,
così come quantificato dall’Inpgi all’atto delle dimissioni del singolo
giornalista interessato. Tale contributo sarà utilizzato, prioritariamente per la
copertura del maggior costo derivante dall’eliminazione degli abbattimenti
percentuali dell’assegno di pensione, previsti precedentemente per i
prepensionamenti, nonché in caso di esaurimento del fondo di 20 milioni di
euro stanziato ogni anno dallo Stato. E’ stato introdotto, inoltre, un contributo
mensile pari allo 0,60% della retribuzione imponibile, di cui lo 0,50% a carico
delle aziende e lo 0,10% a carico dei giornalisti, per far fronte alle esigenze
finanziarie degli istituti di sostegno al reddito (cigs, mobilità, contratti di
solidarietà) gestiti dall’Inpgi. Fino ad oggi, il costo derivante da questi istituti,
era posto interamente a carico del bilancio dell’Inpgi.
Tabloid 5
6 / 2009
2007
Gli altri enti
di categoria
eletta all’unanimita’ dal nuovo consiglio di amministrazione
Fondo complementare
Marina Cosi presidente
La carica più importante torna, così, alla componente giornalistica secondo l’alternanza
prevista dallo Statuto. La vicepresidenza è stata invece assegnata a Roberto Cilenti,
rappresentante degli editori. Nella stessa riunione il Consiglio di amministrazione
ha anche esaminato i risultati del primo semestre 2009 giudicandoli soddisfacenti.
Marina Cosi è il nuovo presidente
del Fondo Pensione Complementare
dei Giornalisti Italiani. È stata eletta
all’unanimità nel Consiglio di amministrazione dello scorso 21 luglio, così
come all’unanimità è stato eletto vice
presidente Roberto Cilenti.
Il Consiglio di amministrazione è
così composto: Gianfranco Astori,
Marina Cosi, Mariagrazia Molinari,
Giovanni Rossi, Roberto Seghetti,
Vincenzo Varagona per la componente giornalistica, Pasquale Chiappetta, Roberto Cilenti, Massimo Garzilli, Giorgio Mantelli, Roberto Moro,
Sergio Moschetti per la componente
editoriale.
La guida del Fondo ritorna alla componente giornalistica secondo la
norma di alternanza prevista dallo
statuto.
Sergio Monetti è il nuovo presidente
del Collegio dei Sindaci, che risulta composto da Andrea Di Segni e
Antonio Irde, eletti dagli iscritti, e da
Sergio Monetti e Gian Luca Zingoni,
nominati dalla Federazione Italiana
Editori Giornali.
Con questo primo atto, a quattro mesi dall’elezione dei rappresentanti dei
giornalisti e a quasi un mese dalla
nomina dei rappresentanti della Fieg,
sono entrati nelle loro funzioni il nuovo Consiglio di amministrazione e il
nuovo Collegio dei Sindaci del Fondo
Pensione Complementare.
Nella stessa riunione il Consiglio ha
verificato l’andamento dei comparti
del Fondo, constatando con soddisfazione come nel primo semestre di
Tabloid 5 / 2009
Vademecum
Quattro regole
da ricordare
•Marina Cosi, presidente del Fondo
e giornalista di Rainews 24.
quest’anno i risultati siano stati complessivamente soddisfacenti e decisamente migliorativi (linea “garantita”
4,2%, linea “prudente” 3,8%, linea
“mix” 3,5, linea “crescita” 0,3%), in
particolare rispetto al tasso legale di
rivalutazione del TFR dello stesso
periodo (1,19%), a conferma della
validità delle scelte operative compiute in questi anni. Il Consiglio di
amministrazione ha preso atto che è
in corso di spedizione a tutti gli iscritti
la “comunicazione periodica” con il
dettaglio della posizione personale al
31 dicembre 2008 e con l’informativa
generale sul bilancio 2008.
Istituito il 9 luglio 1987 come “Fondo
sindacale di previdenza integrativa
dei giornalisti italiani”, il Fondo è stato “ufficializzato” il 27 giugno 2000
con decreto del ministero del Lavoro.
Il contributo a carico del datore di
lavoro è dell’1% della retribuzione
mensile; quello a carico del lavoratore è invece dello 0,10%. 1) L’adesione al Fondo
complementare è libera e
volontaria. Quindi, ogni volta che
cambia azienda, è il giornalista
che deve comunicare all’azienda
stessa la volontà di mantenere
l’iscrizione al Fondo.
2) La partecipazione al Fondo, in
base al D. Lgs. del 5 dicembre
2005, n. 252, consente all’iscritto
di beneficiare di un trattamento
fiscale di favore sui contributi
versati, sui rendimenti conseguiti
e sulle prestazioni percepite.
3) Sono vecchi iscritti coloro per i
quali sono stati versati contributi
al Fondo fino al 27 aprile 1993.
Nuovi iscritti sono i giornalisti
professionisti con contratto di
lavoro subordinato perfezionatosi
a partire da quella data.
4) Sono destinatari del Fondo,
ma solo mediante il versamento
del Tfr e dell’eventuale contributo
a proprio carico, anche i
giornalisti collaboratori art. 2 del
Ccnl, i corrispondenti art. 12,
i praticanti art. 35, i pubblicisti
art. 36, pubblicisti e praticanti
titolari di un rapporto di lavoro
subordinato regolato dalla
disciplina collettiva con art. 1
del Ccnl.
27
La posta
dei lettori
Primo
piano
Pubblicisti veri e virtuali
E’ aperto il dibattito sulle regole per l’ammissione all’Elenco. Per i giornalisti la
legge è differente rispetto a quanto previsto per medici, ingegneri, avvocati
Troppa promiscuità
Stimatissima Presidente, sento il bisogno di elevare
una forte critica al metodo di accesso all’Ordine dei
Giornalisti. Colpevole in primis è il legislatore che
dovrebbe modificare la legge in vigore. L’albo dei
“Pubblicisti” affiancato a quello dei giornalsiti che
hanno passato l’esame di Stato non rende merito a
chi è bravo e studioso. Dentro l’albo dei “Pubblicisti”
accedono tutti, è diventato un albo simile all’anagrafe.
In sostanza per diventare Pubblicista è sufficiente
scrivacchiare (male) su qualunque giornaletto di
bassissimo profilo per due anni e alla fine chiedere
l’iscrizione all’Albo. Agli occhi del pubblico l’iscritto
sembrerà essere un giornalista, mentre invece è
lontanissimo dall’esserlo. Nessun Ordine professionale
del mondo concede tanta larghezza come quello
dei Giornalisti. Non so se i presidenti e consiglieri
dell’Ordine si rendono conto che tra gli iscritti ci
sono persone che non sanno la lingua italiana, che
sbagliano i congiuntivi e sono completamente privi
di cognizioni etico-professionali, che i loro articoli
vengono corretti dalle redazioni e che spesso
certi errori finiscono stampati. Io personalmente
conosco pubblicisti che all’età di 40 anni hanno
saputo cosa significa “prescrizione dei reati” e che
hanno pubblicato che la “Procura della Repubblica
ha emesso una sentenza”. Questo per l’Ordine dei
Giornalisti e per la legge significa avere rispetto per
i lettori? L’albo dei Pubblicisti soffre quindi di una
profonda promiscuità. Tra le fila dei pubblicisti ci sono
iscritti grandi avvocati, docenti universitari, mescolati
insieme a personaggi indefinibili. Per fare un esempio
il pubblicista che passa anni ed anni a scrivere sulle
feste dell’oratorio convive nello stesso albo dove è
iscritto il grande ricercatore. La suddivisione è solo
tra coloro che hanno passato l’esame (giornalisti
professionisti) e i semplici pubblicisti. In Italia chiunque
può fregiarsi del titolo di “giornalista” anche la mia
portinaia, se decide di raccogliere le memorie sulle
scale. Per i pubblicisti non è previsto (per legge!)
un controllo di qualità sui pezzi scritti, non esiste un
esame di accesso che blocchi coloro che scrivono
male. Se un Pubblicista ha conseguito due lauree
questo non viene neanche annotato nell’albo
(all’Ordine dei Medici è annotato l’anno di laurea e
l’università frequentata). Tutto questo fa scendere di
livello e scadere l’intera categoria agli occhi dei lettori.
Alfedo Draicchio
28
Mezzo Busto, ci siamo anche noi
Gentile Presidente, in tema di giornalismo
sociale volevo segnalare “Mezzo Busto”, organo
d’informazione della Casa Circondariale di Busto
Arsizio (Varese). Il giornale è nato nell’autunno del
2007 come progetto rieducativo su iniziativa di
Sergio Preite di Enaip e Agente di rete - Consorzio
Solco Varese - e Carla Bottelli, insegnante di Lingua e
Letteratura italiana e assistente volontaria in carcere.
Dal maggio del 2008 è diretto dalla sottoscritta e
la testata è registata al Tribunale di Busto Arsizio.
Il progetto coinvolge un
gruppo formato da una
decina di detenuti che,
con scadenza di circa tre
mesi, realizzano un giornale
destinato sia ai detenuti
che a un pubblico esterno.
L’obiettivo fondamentale è sostenere il dialogo tra
carcere e territorio, in un’ottica di ricomposizioni
dei legami sociali. Una particolarità che lo distingue
da altre esperienze simili in Italia è la scelta di
tradurre alcuni degli articoli in lingue straniere principalmente spagnolo e inglese - per facilitare la
lettura anche ai numerosi detenuti stranieri. Anche
per questa caratteristica Mezzo Busto ha ricevuto
a dicembre 2007 il premio del concorso “Carcere
e comunicazione - premio regionale cronisti Guido
Vergani 2007”. La giuria l’ha premiato per il suo stile
di scrittura sobrio, la grafica e le immagini e per il
valore educativo e culturale del progetto”. Da aprile
a giugno 2009 poi la redazione di Mezzo Busto ha
seguito un corso di giornalismo e grafica organizzato
da Enaip e tenuto da alcuni giornalisti di Varesenews.
Valeria Vercelloni
Complimenti a New Tabloid
non mi sono mai annoiato
Caro Presidente, non c’è stato un solo numero fin dal
primo che mi abbia annoiato. Ho trovato nel “nuovo”
Tabloid sempre spunti interessanti sulla nostra
categoria nella regione. Può capitare di trovare ogni
tanto qualcosa di autoreferenziale ma ci può stare.
Siccome si può sempre migliorare mi chiedevo se non
fosse il caso (forse l’avete già fatto) di chiedere agli
iscritti cosa vorrebbero trovare di diverso, di utile o di
altro in New Tabloid. Saluti
Angelo Vitale
Tabloid 5 / 2009
La posta
dei lettori
Guerra Fieg-Google
il caso Musicbrasil
Sono direttore responsabile di
“Musibrasil Osservatorio Brasile”,
una testata web registrata e attiva
dall’ottobre 2001. Ho accolto con
grande soddisfazione la notizia
della iniziativa legale nei confronti
di Google Italia che da alcuni
anni sta, tra l’altro, operando
una discriminazione editoriale
nei confronti del nostro sito (e,
ipotizzo, di numerosi altri) in tema
di esposizione dei contenuti sul
proprio servizio “Google News”.
Nel nostro caso limitando o
ignorando la visibilità delle nostre notizie sul più
utilizzato motore di ricerca, provocando un minor
numero di accessi che si rifrange su quello di
contratti pubblicitari e causando così un danno
economico a tutti gli effetti. Tutto questo a
dispetto della buona reputazione del nostro sito,
dell’originalità delle nostre notizie (siamo un «sito
specializzato» e questo dovrebbe a nostro avviso
favorirci, anziché penalizzarci), del numero di
accessi tutt’altro che irrilevante, della adeguata
qualità tecnica delle nostre pagine web.
Nel lontano 2004 feci un intervento su una lista
di discussione alla quale avevo scoperto era
iscritto Stefano Hesse, l’allora responsabile
dei rapporti con l’utenza di Google Italia, seguito
da un carteggio che riuscii quasi forzosamente
ad avere con lo stesso, il quale ai tempi
si dimostrava praticamente irreperibile
e ostinatamente reticente.
Ne avevo inviato copia all’allora presidente
dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia,
Franco Abruzzo, ma senza riceverne riscontro
alcuno. Ignoro se l’attuale responsabile del
servizio di Google Italia sia ancora la stessa
persona, ma posso assicurare che la situazione,
dal nostro punto di osservazione, non è
sostanzialmente mutata. Mi chiedo oltre tutto
come un aggregatore di contenuti basato su
notizie prelevate da testate (e che quindi opera
a pieno titolo nel campo dell’informazione)
possa sottrarsi a una necessaria iscrizione
come testata giornalistica e alla nomina di un
direttore responsabile, assoggettandosi così
alle leggi sull’editoria e ai relativi controlli che,
con il pretesto dell’”algoritmo”, da anni può
indebitamente eludere.
Mi auguro che questo mio personale contributo
sia utile o che quantomeno sia testimonianza di
quanto l’argomento sia sentito e dei numerosi
problemi connessi.
Fabio Germinario
Tabloid 5 / 2009
Gli esclusi al corso tv
d’inchiesta Ilaria Alpi
Mi permetto di suggerie un corso
riservato solo ed esclusivamenete a
chi, come me, si ritrova, ad un’età
non più giovanissima, in mezzo alla
strada, con l’enorme difficoltò di
combattere con giovani rampanti
e stagisti a costo zero. Sono
certa di interpretare il pensiero di
molti colleghi chiedendo un corso
riservato, che accomuni persone per
età, motivazione ed esperienza. In
questo momento difficile per molti
di noi l’Ordine deve avere il coraggio
di scelte coraggiose ed essere di
supporto a chi ha perso l’entusiasmo per un lavoro al
quale ha dedicato la vita.
E. C.
Sono un po’ tanto deluso perché é da gennaio che
non ricevo un misero stipendio… Non sapevo delle
liste Inpgi, all’Alg non sono iscritto per ragione di
costi. Non so davvero che dire, quanto meno mi é
arrivato il suo caloroso messaggio.
L.d.G.
Comprendendo le ragioni “logistiche”, ma ci contavo
molto anche perché poteva essere un’opportunità di
formazione importante, per chi, come me, fa i conti
da troppo tempo con la disoccupazione dilagante.
Pazienza, sono iper-motivata a contare su una
seconda possibilità.
F.C.
Peccato, perchè ero molto interessato per ragioni
professionali. Mi sembra comunque giusto
privilegiare i colleghi senza lavoro.
C. L.
Il corso Tv Ilaria Alpi e l’Università Cattolica di Milano
ha riscosso un successo inaspettato. Abbiamo
ricevuto ben 178 domande di partecipazione per
un seminario che avevamo programmato per 30
colleghi. Da trenta siamo passati a 40, ma visto l’alto
numero di domande arrivate abbiamo cercato una
sede più grande per accontentare il maggior numero
possibile di colleghi. Purtroppo non è stato possibile
accontentare tutti anche se ci è venuta incontro la
Fondazione Cariplo che ha messo generosamente
a disposizione la sala stampa che può accoglierne
60. Così è stato. Ho scritto personalmente a tutti per
spiegare il criterio di selezione e per scusarmi di averli
esclusi. D’altro canto un numero contenuto anche
se alto di corsisti, consente ai giornalisti-docenti un
miglior rapporto e uno scambio più personale con i
singoli colleghi. Mi auguro di riuscire a organizzare
un corso analogo verso fine anno per poter dare la
possibilità anche a chi non è stato ammesso questa
volta di partecipare.
(L.G.)
29
Primo piano
Radio digitale
Un’onda lunga sperimentale
Frequenze al rallentatore
Per l’emittenza radiofonica non è in calendario lo “switch-off” previsto per la Tv. Immutata
l’offerta in Fm da 88 a 108 Mhz, ma non basta. Lo spazio da trovare in banda terza e le
sperimentazioni in corso nel Veneto e a Bologna. La Lombardia, per ora, sta a guardare
di Emanuele Bruno
Non ha nulla a che vedere, o quasi, con la tv digitale e con quanto è
accaduto e sta accadendo su quel
versante. Si rischia, infatti, un clamoroso abbaglio se per capire che
cosa implicherà il digitale radiofonico
si prende come esempio l’evoluzione
che la nuova tecnologia dovrebbe
imprimere al panorama concorren-
306
ziale della televisione.
Per tanti motivi. In primo luogo perché nella radio non è in calendario lo
“switch-off”: non è prevista, cioè, alcuna data in cui si abbandonerà una
tecnologia (analogica) per passare
all’altra (numerica). L’offerta in Fm,
sulle frequenze modulate in seconda banda che vanno dagli 88 ai 108
megahertz, dovrebbe restare immutata. Almeno per dieci anni, dicono
e sperano gli operatori.
Quella digitale, prevista soprattutto in banda terza (negli spazi fino
a oggi parzialmente occupati dalla
televisione analogica e che si libereranno del tutto al completamento
della transizione al digitale, nel 2012)
Tabloid 5 / 2009
Primo piano
quasi come quello delle community
di internet.
Ma c’è anche un motivo molto pratico
se autorevoli osservatori sostengono che su questo mezzo non ci sarà
la rincorsa alle ‘nicchie’ trasversali
di pubblico che sta caratterizzando
ogni ambito del mercato editoriale,
della società e dei consumi.
e in banda L, andrà ad aggiungersi a
quella esistente e, almeno in parte,
la rispecchierà.
Perché l’altra differenza fondamentale dalla tv, è che sulla radio molto probabilmente non ci sarà il passaggio
epocale da un modello di offerta prevalentemente generalista ad un’offerta multicanale ed estremamente
tematizzata. Di base, poi, dovrebbe
essere molto più marginale, anche se
non è del tutto esclusa, la presenza
di proposte a pagamento.
Una vera e propria rivoluzione non
è attesa perché già in questa fase
analogica l’offerta della radio si è
orientata verso una discreta diversificazione dei canali. Canali che,
grazie anche ad una saggia politica
di presenza sul web e alla possibilità
di scaricare i podcast dei programmi
preferiti, riescono ad avere un pubblico magari meno giovane di quanto
non fosse fino a qualche anno fa,
ma sicuramente fedele e ‘moderno’
Tabloid 5 / 2009
Non si potrà allargarsi troppo
Nell’etere terrestre, anche dopo la
digitalizzazione non ci sarà (molto
probabilmente) capacità sufficiente
per dare a tutti gli editori radiofonici
la possibilità di “allargarsi” troppo.
E questo anche se - grazie a i nuovi
formati di compressione del segnale
appena sviluppati – gli spazi per i canali destinati alla radiofonia risultano
moltiplicati, potendo teoricamente
prevedere pure la “visual radio”, cioè
l’emissione di segnali video di qualità
dignitosa abbinati a quelli audio.
Non ci sarà abbastanza capacità per
tutti perché le radio, tra locali e nazionali, sono veramente tantissime
(oltre un migliaio), molte di più delle
televisioni (seicento circa).
E perché su questo mezzo esiste già
una concorrenza marcata ed equilibrata tra vari soggetti. I big del settore
sono molti di più di quelli che competono in tv. Se in televisione ci sono
voluti decenni per vedere realmente
lievitare e crescere un terzo polo alternativo a Rai e Mediaset, in radio
la situazione è totalmente differente
e i fenomeni di concentrazione sono rimasti tutto sommato ridotti. Tra
editori pionieri e gruppi approdati a
questo mercato in un secondo momento, sul versante nazionale sono
almeno otto i player che – se ci fosse
la capacità disponibile – potrebbero
pensare di mandare in onda un loro
variegato bouquet di canali. Per non
dire delle “superstation” areali, che
in Fm sono una realtà molto diffusa
e ancora più significativa, specie in
termini di ascolti e raccolta pubblicitaria, di quanto non siano sul versante televisivo.
Così chi pensa di inseguire il processo di frammentazione del pubblico
nell’era della “coda lunga” (<<da un
mercato di massa ad una massa di
mercati>> teorizza Chris Anderson)
partendo dall’archetipo della radio,
potrà farlo solo pensando di organizzarsi diversamente, veicolando
i propri segnali su un’infrastruttura
diversa da quella costituita dai ponti
hertziani terrestri.
Qualche proposta di questo tipo
non manca, per la verità: esiste ad
esempio una società partecipata
dal Gruppo Class che da mesi sta
preparando un bouquet di radio a
pagamento e pensa di distribuirne
il segnale attraverso il satellite; Sky
offre agli abbonati un proprio pacchetto di canali musicali tematici,
sfruttando frazioni della propria notevole capacità; stanno sempre di
più proliferando, infine, le radio che
vanno “on air” su Internet (offre una
buona scelta il gruppo Finelco, partecipato da Rcs) e che utilizzando il
web si propongono immediatamente con ogni tematizzazione possibile
all’enorme pubblico potenziale della
rete più globale che ci sia. Ma non
è a questo tipo di offerta che, per il
momento si allude quando si parla
di radio digitale.
Ma allora perché digitalizzare?
A meno di clamorose novità, a meno
di inattese rinunce di massa a cavalcare l’onda dell’innovazione, a meno
di improbabili scelte politico-normative selettive, la radio digitale in senso
stretto non dovrebbe destabilizzare
più di tanto il modello attuale.
E siccome – come si è detto – il decollo rimane comunque previsto in
coda a quello della tv digitale terrestre (dovendo la radio andare ad
occupare spazi in banda che, come
già avvenuto in Sardegna e come sta
avvenendo in Valle d’Aosta e Trentino, si libereranno progressivamente
di qui al 2012), è indubbio che ci vorrà
ancora molto tempo prima di sentire
la radio digitale in onda in tutta Italia.
Senza contare che l’emissione del
segnale e la presenza di un’offerta
di programmi non basta di per sé
a garantire che la gente scelga di
ricevere la radio in digitale e si doti
rapidamente degli appositi ricevitori
(oggi è ipotizzabile un costo di 60
euro ad apparecchio).
Così se l’idea è quella che da questa
ipotetica svolta si possano aprire in
31
Primo piano
tempi brevi nuove opportunità per
il pluralismo e per l’informazione,
la risposta più sensata è che per
adesso si tratta di una speranza mal
riposta. Anche se il legame tra radio e informazione rimane saldo e
sarà indubbiamente enfatizzato nei
prossimi anni, pare proprio di poter
prevedere che dall’evoluzione digitale arriveranno sì nuove occasioni
professionali e maggiori possibilità
di riconoscimento del ruolo per chi
lavora per questo mezzo, ma quasi
sicuramente in tempi lunghi e in modica quantità…
Il progresso digitale
ripara il disordine in Fm
Considerati tutti questi limiti, va detto
che rimane comunque qualche buona ragione per credere che l’era della
radio digitale prima o poi arriverà e
che il suo avvento costituirà un bene
per il mercato.
Con la radio digitale, ad esempio, si
potranno riparare alcuni dei guasti
causati dal fatto che il sistema sviluppatosi in Fm è nato disordinatamente
e senza regole. Un aspetto importante è che si ripartirebbe dall’inizio,
usando nel migliore dei modi la risorsa frequenze, senza caos interferenziale e garantendo al segnale
quella stabilità che per un mezzo che
oramai fa dell’ascolto in mobilità la
sua caratteristica vincente, sarebbe
sicuramente decisivo sviluppare.
E poi è lecito aspettarsi che assieme
alla replica delle proposte generaliste fioriscano - se non dei veri e
propri bouquet di canali segmentanti per editore, dato che non c’è
spazio – quantomeno delle proposte
complementari a quella veicolata da
ciascuno dei gruppi più importanti
attraverso le radio principali, ciascuno valorizzando la propria vocazione
più essenziale.
Chi ha nel proprio dna la musica e
l’intrattenimento potrebbe continuare
a puntare su quello, ma chi invece ha
fin qui sempre di più puntato sulla
radio di parola e sull’informazione
potrebbe fare ancora di meglio e di
più, sfruttando la possibilità di offrire
servizi supplementari, usando creativamente le essenziali potenzialità
32
video che le tecnologie più sofisticate già oggi mettono a disposizione.
Dove la radio digitale esiste già si
provano a proporre servizi inerenti
la viabilità, il meteo, l’informazione
turistica e altro ancora. In questa
direzione si stanno muovendo le
sperimentazioni già oggi in corso
e in questa direzione vanno anche
i progetti di massima delineati dai
soggetti che hanno dichiarato tutto
il loro interesse affinché il digitale radiofonico diventi una realtà in tempi
più brevi possibili.
Lo stato delle cose
Il mito della radio digitale ha più o
meno la stessa età della radio commerciale in Italia. Se ne parla da decenni, a partire dagli anni Ottanta, ed
esiste un regolamento dell’Authority
per le garanzie nelle comunicazioni
deliberato dal consiglio nel 2005. Ci
sono state e sono tuttora in corso
alcune sperimentazioni importanti,
portate avanti da associazioni, consorzi, singoli gruppi privati, ma fino
a qualche tempo fa era sensazione
condivisa che facendo riferimento
allo standard DAB-T (quello considerato dall’Agcom nel regolamento
del 2005) non si sarebbe mai passati
dalla fase di test a quella realmente
operativa e di sviluppo.
A costituire una sorta di punto di
svolta c’è stato, di recente, uno sviluppo tecnologico importante. Oggi,
grazie agli standard DAB+/DMB/Visual Radio, tra di loro compatibili, è
possibile pensare ad una ripartizione
della capacità frequenziale molto più
larga e molto più efficiente.
E’ anche alla luce di questa nuova
situazione che a partire dal 2006
La tecnologia standard
Audio, video e dati si trasmettono così
ll DAB+ è una tecnologia per la radiofonia digitale che, grazie
all’adozione di un sistema di codifica audio molto efficiente (AAC+)
consente di veicolare su un unico multiplex oltre 20 diversi programmi
audio con qualità superiore a quella delle normali trasmissioni
analogiche in FM. Il DMB VR è un sistema di trasmissione per la
radiofonia digitale che consente di veicolare contenuti multimediali
(audio, video e dati). L’acronimo ‘VR’ indica la possibilità di veicolare,
oltre ai normali contenuti audio trasmessi da qualunque emittente
radiofonica, anche immagini associate ai suddetti contenuti.
La famiglia degli standard DAB consente un alto grado di
standardizzazione e di complementarietà. E questo vale per il DAB,
il DAB+, il DMB, ma anche per il DMB IP, ovverosia il sistema di
trasmissione radio digitale per inviare dati multimediali (radio, tv,
video) a dispositivi portatili come i telefonini, ma su protocolli di
interconnessione di reti Internet (IP).
Tabloid 5 / 2009
Primo piano
Il servizio pubblico
Addio radioline
Digitale in Mp3
•A sinistra uno studio di Radio Meneghina
e, sopra, un operatore al mixer di Radio
Popolare. Con la radio digitale si potranno
riparare alcuni dei guasti causati dal fatto
che il sistema sviluppatosi in Fm è nato
disordinatamente e senza regole.
l’Agcom ha indetto una consultazione pubblica sul tema e aperto
un ‘tavolo tecnico’ che coinvolge i
principali player del settore e la discussione è stata e rimane molto
partecipata e ricca di indicazioni. Al
momento in cui scriviamo sono attesi come imminenti una riforma del
regolamento del 2005 e un piano per
la definizione e l’assegnazione delle
frequenze che pongano le basi per
un effettivo avvio del processo. Lo
stesso presidente dell’Agcom, Corrado Calabrò, nell’ultima relazione
sull’attività dell’organismo che guida, ha annunciato che il 2009 sarebbe dovuto essere l’anno dell’avvio
del digitale radiofonico, seguendo
<<la strada conducente della progressiva pianificazione per aree territoriali>>.
I nodi che il tavolo tecnico dell’autorità deve sciogliere e sta attualmente affrontando sono tanti. Ci sono
problemi chiave, di natura pratica,
riguardanti ad esempio l’allocazione
equilibrata dei “blocchi” di frequenze
disponibili. Secondo l’associazione
radio della Frt, ad esempio, è fondamentale per l’avvio del digitale
radiofonico reperire nuove risorse
frequenziali nella banda III e accanto
al canale 12 dovrebbero essere usati
Tabloid 5 / 2009
– si propone - anche i blocchi del
canale 13 non utilizzati dal Ministero
della Difesa. Altro nodo da sciogliere
è quello della compresenza di radio
nazionali e radio locali in porzioni di
banda dello stesso appeal tecnologico e commerciale. C’è da stabilire,
inoltre, se è legittimo prevedere una
precedenza e delle prerogative per
gli operatori attuali, se vada comunque immaginata una riserva di spazio
anche per eventuali nuovi player.
Al tavolo tecnico un ruolo importante
lo stanno giocando i singoli privati, ma anche i consorzi (EuroDab,
C.R.Dab e Club Dab) e le associazioni, con alcune svolte recenti che
hanno almeno in parte semplificato
la situazione.
Il ruolo di ARD
e il dialogo con Frt
La novità più eclatante è quella che
racconta come su questo fronte ‘politico’ la Rai e una buona fetta dei privati abbiano da alcuni mesi costituito
ARD, una nuova originale entità in cui
sono rappresentate quasi tutte le anime del movimento. Nell’Associazione
per la Radiofonia Digitale il presidente
è Francesco De Domenico (presidente di RaiWay), mentre i due vice sono
Eduardo Montefusco (numero uno
Secondo Stefano Ciccotti,
ad di Rai Way, la radiolina
è destinata a rimanere un
soprammobile dentro casa.
«Sarà più facile andare in giro
con al collo un piccolo lettore
mp3 nel quale ci sarà la radio
digitale». Si aprirà, così, l’era
della “visual radio”, «nella
quale sarà possibile associare
contenuti multimediali
a quella che è la normale offerta
radiofonica: il dj ripreso mentre
manda in onda musica,
i dettagli sul disco che viene
trasmesso, le informazioni
meteo, insomma tutto
quello che può avere
un contenuto visuale.
La visual radio non sarà
rivolta soltanto ai più giovani,
notoriamente più pronti a
fare proprie le innovazioni
tecnologiche. Perché le sue
proposte saranno utili a tutti:
basti citare le informazioni sul
traffico in tempo reale».
Francesco De Domenico,
presidente di Rai Way
e di ARD (Associazione per
la radiofonia digitale in Italia)
sottolinea la grossa novità
portata dall’arrivo del digitale
rispetto al passato in FM: «Con
un impianto soltanto ci sarà
posto per tutti e con un segnale
di qualità accettabile, cioè il
digitale». L’FM, comunque,
non scomparirà.
«Ci saranno ricevitori
“tristandard” in grado di
proporre sia il segnale in FM
sia i due digitali DMB, che
avrà contenuti multimediali, e
DAB+. Sarà il pubblico, che
avrà a disposizione una qualità
migliore e allo stesso tempo
contenuti nuovi, a spostarsi fra
le diverse proposte».
33
Primo piano
Il coordinatore di Aeranti-Corallo
Ci deve essere spazio
per tutte le radio locali
La transizione al digitale radiofonico deve rappresentare
la naturale evoluzione delle attuali emittenti analogiche,
come previsto dalla legge n. 112 dell’anno 2004. In
passato la transizione al digitale radiofonico non è stata possibile in quanto
la originaria tecnologia DAB-T permetteva solo a un limitatissimo numero
di soggetti locali e nazionali di operare tale transizione. Oggi la situazione
è mutata. Grazie ai nuovi standard DAB+ e DMB e alla nuova tecnica di
compressione Mpeg4, tutto il sistema della radiofonia pubblica e privata,
nazionale e locale potrà accedere al digitale integrando e implementando il
tradizionale segnale audio con dati e servizi e offrendo così nuove opportunità
agli ascoltatori. Su queste premesse Aeranti-Corallo ha siglato un accordo di
cooperazione con Rai Way e ha costituito, insieme alla stessa Rai Way e alla
Associazione delle Radio Nazionali RNA, l’ARD, Associazione per la radiofonia
digitale in Italia. Nell’ambito dell’accordo di cooperazione con Rai Way è stata
avviata una sperimentazione radiofonica digitale terrestre DAB+ e DMB Visual
Radio nelle aree di Venezia e di Bologna. In particolare, il 28 maggio 2008 è
stato attivato il multiplex denominato “Aeranticorallo1” che viene diffuso sul
blocco B del canale 12 Vhf, con protezione di tipo Equal 3A dall’impianto Rai
Way di Venezia, località Compalto. Tale multiplex diffonde i programmi di 17
emittenti radiofoniche locali Aeranti-Corallo (15 a carattere commerciale e 2 a
carattere comunitario) aventi impianti di diffusione operanti, via etere terrestre,
in tecnica analogica nella Regione Veneto. Il 10 luglio 2008 è stato inoltre
attivato il multiplex “Aeranticorallo2” che viene diffuso sul blocco C del canale
12 Vhf, con protezione di tipo Equal4A dall’impianto Rai Way di Bologna,
località Colle Barbiano. Quest’ultimo multiplex diffonde i programmi di 19
emittenti radiofoniche locali Aeranti-Corallo (17 a carattere commerciale e 2 a
carattere comunitario), aventi impianti di diffusione operanti, via etere terrestre,
in tecnica analogica nella regione Emilia Romagna. Le sperimentazioni
di Venezia e di Bologna hanno richiesto investimenti sia da parte delle
emittenti locali partecipanti, sia da parte di Rai Way. In particolare le emittenti
locali Aeranti-Corallo hanno provveduto a realizzare gli investimenti relativi
all’acquisto dei 35 encoder necessari per codificare i segnali in tecnica
digitale. Rai Way ha invece realizzato gli investimenti per l’acquisto dei
multiplex e dei trasmettitori e per il trasporto dei segnali dai vari studi al centro
di multiplazione. Dal 1° settembre 2009 il costo di tale trasporto diventa di
competenza delle emittenti partecipanti alla sperimentazione. Riteniamo
comunque che l’avvio di tali trasmissioni debba avvenire esclusivamente sulla
base di una preventiva regolamentazione da parte dell’Autority, che permetta
a tutti i soggetti attualmente operanti in analogico di trasmettere in digitale a
parità di condizioni. Tutti gli attuali operatori analogici (Rai, 1000 radio locali,
15 radio nazionali private) devono poter avviare le trasmissioni in tecnica
digitale terrestre nello stesso modo, cioè operando con una stessa capacità
trasmissiva pro-capite e trasmettendo sulla stessa tipologia di frequenze
(banda III). Per fare ciò è evidente che non è sufficiente il solo canale 12 Vhf. È
infatti necessario reperire nuove risorse e, in tal senso, Aeranti-Corallo propone
l’utilizzazione del canale 13 Vhf, attualmente non attribuito al servizio di
radiodiffusione, nonché l’utilizzazione di un ulteriore canale della banda Vhf-III.
Marco Rossignoli
Coordinatore Aeranti-Corallo
34
del gruppo Rds e presidente di Rna,
l’associazione che riunisce alcuni tra
i maggiori network privati nazionali)
e Marco Rossignoli (presidente di
Aeranti-Corallo, associazione che
rappresenta oltre 700 emittenti locali
commerciali e comunitarie).
L’ idea è quella di replicare con ARD
quello che l’associazione Dgtvi è riuscita a rappresentare per lo sviluppo della tv digitale terrestre. Ma c’è
ancora una importante componente
del settore che manca all’appello: rimane, infatti, ancora fuori da ARD la
FRT, l’associazione a vocazione più
televisiva che rappresenta comunque sei radio nazionali e duecento
emittenti locali, nonché i consorzi
Eurodab e C.R.DAB. A capo della
struttura radiofonica di Frt, Roberto
Giovannini si è dichiarato favorevole
alla nascita di una realtà unitaria capace di svolgere un ruolo proattivo
sul digitale radiofonico come Dgtvi ha
fatto e sta ancora facendo su quello
televisivo.
Perché l’associazione non fa parte
di ARD? La FRT sostiene che aveva chiesto che fossero rappresentati
all’interno del nuovo organismo anche i tre consorzi del digitale radiofo-
Tabloid 5 / 2009
Primo piano
•Una “vecchia” sala di
registrazione e, nella pagina a
fianco, l’antenna di Telenova
attrezzata anche per le
trasmissioni radiofoniche digitali.
La cooperazione con Rai Way
Le sperimentazioni in corso
Il fulcro di quasi tutte le sperimentazioni in atto è Rai Way, la società che si
occupa della rete di trasmissione e diffusione del segnale radiotelevisivo
nazionale del servizio pubblico. Nel corso del 2008 ci sono state due
importanti iniziative decollate con successo e ancora in corso, la prima è
partita in Veneto subito seguita da una seconda esperienza bolognese.
Nell’ambito dell’accordo di cooperazione tra Aeranti-Corallo e Rai Way
attraverso il multiplex “AerantiCorallo1” irradiato dall’impianto Rai Way di
Venezia, località Campalto, sono on air in tecnica digitale i programmi di
4 You, Bella e Monella, Birikina Radio BK, Company, Lattemiele, Novanta,
Ottanta, Piterpan, Radio Adige, Radio Chioggia, Radio Kolbe Sat, Radio
Oreb, Radio Pico, Radio Punto Zero, Radio Verona, Radio Vicenza, Radio
Valbelluna. In Emilia Romagna. attraverso il multiplex “AerantiCorallo2”
diffuso dall’impianto Rai Way di Bologna Colle Barbiano sono invece in
onda in digitale Città del Capo Radio Metropolitana, Lattemiele, Love
FM, Radio Studio Delta, Radio Bruno, Radio Budrio, Radio Icaro, Radio
Arcobaleno, Radio Nettuno, Radio Pico, Radio Sanluchino, Radio Stella,
Radio Studio Più, Rete Alfa, RVS Bologna, Tam Tam Network, 2 TRC,
Radio Veronica Hitradio.
A Roma è invece in corso il progetto figlio della collaborazione tra
Rai Way e C.R.DAB-Consorzio Radio Digitale, composto da emittenti
associate alla FRT. Al progetto romano partecipano le radio nazionali
Radio Kiss Kiss, Radio 105, Radio Montecarlo, Virgin Radio, Radio Italia
Solo Musica Italiana e le radio locali Radio Subasio, Radio Suby, Radio
Subasio Più, Radio Kiss Kiss Italia, Radio Dimensione Suono Due, Radio
Dimensione Suono Roma, Ram Power, Radio Italia Anni 60, Rete Sport,
Radio Studio 93, Teleradiostereo, Radio Montecarlo 2.
Tabloid 5 / 2009
nico, senza ricevere alcuna risposta
in merito e rimanendo alla fine fuori
dal processo di costituzione della
nuova realtà.
Tra FRT e ARD non vi sono divergenze clamorose sulla linea attuativa del
passaggio al digitale se non sul tema
della eventuale collocazione delle radio locali in banda terza. Così non è
impossibile che alla fine anche questa associazione entri dentro ARD,
e che con una spinta unitaria verso
il digitale tutti i problemi di ricerca e
allocazione delle risorse frequenziali
e di definizione regolamentare si risolvano.
Delle buone indicazioni in questo
senso possono certamente arrivare
dalle sperimentazioni attualmente in
atto: quella romana, ma anche quella
veneta e bolognese, realizzata nelle
more di un accordo di cooperazione
tra Aeranti-Corallo e Ray Way, dove
le emittenti locali Aeranti-Corallo presenti nelle due regioni operano come
fornitori di contenuti, mentre Rai Way
si occupa della rete e della diffusione
dei segnali.
Quando è logico prevedere un avvio
della radio digitale in Lombardia? Milano è una delle capitali della radiofonia italiana che, per fortuna, oltre
che un maggiore pluralismo della tv
può vantare anche una sostanziale
policentricità. Milano e Roma sono riferimenti cardine, ma anche Napoli e
tante altre realtà decentrate finiscono
per avere un ruolo importante. Buon
senso suggerisce che i primi passi
del digitale radiofonico in Lombardia
è lecito attenderseli in corrispondenza dell’avvio dello switch off televisivo in questo territorio. Secondo il
calendario del governo le emittenti
lombarde dovrebbero passare al digitale terrestre e liberare la banda terza entro e non oltre il 2010; dunque,
è ipotizzabile che si debba attendere
almeno l’anno successivo per vedere
muoversi qualcosa.
35
L’angolo
Primo
piano
della legge
un comitato giuridico pronto a presentare ricorso alla corte europea
Ddl Alfano, in campo
accademici e giuristi
Allo studio un ricorso individuale da parte di un gruppo di giuristi che potrà essere sottoscritto
anche dai giornalisti e dalle Associazioni di categoria. Sarà presentato a Strasburgo
nel caso in cui, in Italia, venisse approvato il Disegno di legge sulle intercettazioni
di Caterina Malavenda*
Anche parte del mondo accademico
prende posizione sul DDL Alfano, in
materia di intercettazioni e si interroga sulle iniziative giuridiche da adottare, per ovviare alle conseguenze
che l’approvazione del testo, attualmente all’esame conclusivo del
Senato, provocherebbe, soprattutto
sulla completezza dell’informazione,
in particolare della cronaca giudiziaria.
Il 15 luglio 2009, dopo i saluti del
Preside della facoltà di giurisprudenza dell’Università di Napoli, Federico II, professor Lucio De Giovanni,
introdotto dal professor Roberto
Mastroianni, si è tenuto un convegno su “La nuova disciplina delle
intercettazioni alla prova del diritto
all’informazione”, con la partecipazione di docenti, esperti del settore
e giornalisti.
All’esito di un dibattito tecnicamente ineccepibile, a tratti polemico,
sempre appassionato, si è deciso,
fra l’altro, di costituire un Comitato
giuridico che valuti la possibilità di
proporre, davanti alla Corte di Strasburgo, un ricorso individuale, ai
sensi dell’art.34 della Convenzione
europea dei diritti dell’Uomo (CEDU) per ottenere una sentenza che
individui, ove ve ne siano, i profili di
illegittimità delle norme che il Parlamento italiano, salvo ripensamenti
dell’ultim’ora, si accinge ad approvare in via definitiva.
Si tratta di uno strumento che con-
36
sente a ciascun cittadino della Comunità o ad organizzazioni ed enti,
che abbiano un interesse concreto
e documentato, di impugnare una o
più norme interne, ove contrastino
con i principi sanciti dalla Convenzione.
Per quel che riguarda l’Italia, in particolare, a norma dell’art.117 della
Costituzione, le leggi nazionali devono rispettare non solo la Costituzione, ma anche i vincoli derivanti
dall’ordinamento comunitario, sicchè un eventuale contrasto fra una
legge interna e la CEDU potrà essere
risolto o sottoponendo la questione
alla Corte costituzionale o, secondo
la più recente giurisprudenza comunitaria, ricorrendo direttamente alla
Corte europea.
In altre parole, invece di attendere
che sia un giudice italiano, chiamato ad applicare il DDL Alfano ad un
imputato, a sollevare eventualmente
la questione di legittimità delle norme incriminatrici davanti alla Corte
costituzionale, sarà possibile, entro
sei mesi dall’entrata in vigore della
legge, attivare un ricorso individuale, che potrebbe essere sottoscritto
dalle associazioni di categoria o da
singoli giornalisti.
I ricorrenti dovranno dimostrare, in
via preliminare, che l’applicazione
del DDL, o meglio di singole norme
dello stesso, incide direttamente
sulla loro sfera giuridica, danneggiandoli ed impedendo l’esercizio
della libertà d’espressione, tutelata
dall’art.10 della CEDU, presupposto
non certo impossibile da documentare, soprattutto alla luce delle sen-
Tabloid
Tabloid 65// 2009
2007
L’angolo
della legge
•L’avvocato
Caterina Malavenda
è fra i maggiori
esperti in Diritto
dell’informazione.
Cassazionista,
penalista, tiene corsi
in materia giuridica
ai praticanti per conto
dell’Ordine della
Lombardia.
tenze più recenti. Com’è noto, infatti,
per giurisprudenza oramai costante,
la Corte europea ha sancito la illegittimità di misure che limitino, in
modo eccessivo, ad esempio con
sanzioni detentive o con sanzioni
pecuniarie elevate, il controllo che la
stampa esercita, per conto dell’opinione pubblica, sul potere politico e
su quello giudiziario.
In pratica, le norme nazionali che,
in qualche modo incidono sulla libera circolazione delle informazioni,
senza che ve ne sia una reale necessità, violano il principio, sancito
dall’art.10. Ove accerti tale violazione, dunque, la Corte può ordinare allo Stato membro, che le abbia intro-
dotte, di eliminarne le conseguenze
pregiudizievoli e può condannarlo
al risarcimento dei danni, eventualmente derivati dalla loro applicazione. La Francia è stata, ad esempio,
condannata per indebita ingerenza
nella libertà d’espressione, per aver
previsto ed assoggettato a sanzione
pecuniaria, sebbene non particolarmente elevata, due giornalisti che
avevano divulgato stralci di atti giudiziari non pubblicabili, censurando
l’efficacia dissuasiva che le relative
norme possono esercitare su chi fa
informazione.
Più di recente, è stato il Grande
Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani
a proporre un ricorso individuale e
ad ottenere la condanna dello Stato
italiano, in relazione alla legge promulgata dalla Regione Friuli Venezia
Giulia, che condiziona l’assunzione
di alcune cariche pubbliche regionali
alla dichiarazione di eventuale appartenenza “a società massoniche
o comunque a carattere segreto”
, assumendo che tale norma violi
l’art.14 CEDU, posto a tutela della
libertà di associazione.
All’Italia è stato, così, imposto di
porre fine alla violazione accertata e
di risarcire l’associazione ricorrente.
Il precedente autorizza a ritenere che
anche l’iniziativa adottata a Napoli
possa avere esito favorevole.
Il divieto assoluto di pubblicare il
contenuto di intercettazioni telefoniche, pure rilevanti e la facoltà di
pubblicare solo il riassunto degli
altri atti, fino alla conclusione delle
indagini o dell’udienza preliminare,
ove prevista; e la natura delle sanzioni previste per editori e giornalisti,
assai afflittive ed idonee a limitare
drasticamente ed in modo irragionevole, il diritto di informare e di essere
informati, sono forieri di danni irreversibili e contrastano palesemente
con la Convenzione europea, oltre
che con l’art.21 della nostra Costituzione. *Avvocato
Dal Consiglio dell’Ordine della Lombardia
I procedimenti disciplinari
Ecco il lavoro del Consiglio
dell’Ordine dei giornalisti della
Lombardia per quanto riguarda i
procedimenti disciplinari esaminati
negli ultimi due mesi. Sul portale
dell’Ordine, in un apposito form,
sono pubblicati gli atti completi
dei procedimenti disciplinari che
attengono alle sanzioni comminate.
Esposti esaminati : 11
Esposti trasferiti
ad altro Ordine : 0
Procedimenti
disciplinari aperti:
1
Tabloid 5/ 2009
Procedimenti
disciplinari sospesi: Censure:
Assoluzioni:
0
2
8
Hanno subito:
- censura il giornalista
professionista Mario Giordano
per mancata rettifica in seguito
a notizie pubblicate inesatte.
- censura il giornalista
professionista Carlo Montanaro
per commistione
pubblicità-informazione.
37
L’osservatorio
sull’estero
anche il direttore del finaNcial times dA’ ragione a Rubert murdoch
Web a pagamento
entro un anno
Già oggi il 10% dei visitatori del sito del FT è abbonato
(oltre 110mila lettori) rispetto a 1,3 milioni di utenti non
paganti. E ora anche il New York Times si schiera a favore
a cura di Pino Rea per Lsdi*
Lionel Barber, direttore del Financial
Times, dà ragione a Rupert Murdoch,
che qualche mese fa ha aperto la
“campagna’’ contro il principio della
consultazione gratuita dei contenuti editoriali online. In un articolo sul
Guardian Barber spiega che circa il
10% dei visitatori del sito web del FT
è già abbonato. «Costruire una piattaforma per i pagamenti è una delle
sfide chiave che si trovano di fronte
le redazioni», sottolinea il direttore
del FT, secondo cui «entro un anno
quasi tutte le testate giornalistiche
applicheranno delle tariffe per i con-
tenuti online». Come ciò avverrà, e
quanti ricavi potrà portare, è tutto
da vedere.
Il direttore del FT è l’ultimo dirigente
editoriale a ritenere che l’industria
dei quotidiani debba rivedere radicalmente il suo business model.
Murdoch nel maggio scorso aveva
annunciato che entro un anno i siti
web della News Corporation (il suo
gruppo editoriale) avrebbero cominciato a far pagare gli articoli, affermando che l’online gratuito era un
modello sostanzialmente “rotto”.
Il rivale di Murdoch, il New York
Times, schierato in precedenza a
favore dell’accesso gratuito ai suoi
contenuti, potrebbe invece cominciare a far pagare la sua informazione.
Barber spiega che il Financial Times
aveva già esplorato il concetto di
“frequency model”, dando accesso
a un numero limitato di articoli sul
web prima di chiedere ai visitatori di
abbonarsi. «Stiamo sperimentando
ricavi sostenuti e in crescita come
risultato di questa nostra strategia
del pagamento di prodotti premium
di qualità in un periodo di infiacchimento della pubblicità».
In edicola dal martedì al venerdì
Blog, fonte di notizie nel 3,5% dei casi
Quotidiani “small week”
New media in ritardo di 2 ore
Due quotidiani della regione di New York hanno eliminato
un giorno di uscita settimanale. Si tratta di Tonawanda
News e Journal-Register of Medina, spiega Editor &
Publisher. Il primo ha cancellato l’edizione del lunedì;
quindi, dai primi di luglio esce dal martedì a sabato. Il
secondo ha eliminato l’edizione del martedì, cosicché
pubblicato per 4 giorni la settimana: il lunedì e dal
mercoledì al venerdì. Entrambi i giornali fanno capo
a Greater Niagara Newspapers, una divisione della
Community Newspaper Holdings Inc., che possiede
altri due giornali nella regione, il Lockport Union-Sun
& Journal e la Niagara Gazette. «Abbiamo pensato che
tagliare una edizione fosse il modo corretto per tenere
testa alla attuale difficoltà finanziaria», ha spiegato
Diane Crowe, direttore editoriale del Journal-Register.
Restano le sei edizioni per il Lockport e il Niagara; quella
domenicale era già stata sospesa precedentemente.
Gli organi di informazione tradizionali arrivano sulle
notizie con circa 2 ore e mezzo d’anticipo rispetto ai
new media, anche se le prime 10 fonti in termini di
velocità di cronaca sono tutte blog. E nel 3,5% dei
casi, anzi, sono i blog le fonti primarie delle notizie.
Sono alcuni dei dati emersi da un recente studio
di alcuni ricercatori della Cornell University che ha
suscitato un forte interesse. Ad esempio, quando
Obama ha dichiarato che la questione del momento
in cui inizia la vita in seguito al concepimento andasse
oltre la sua autorità, sono stati i blog a parlarne
per primi in maniera approfondita. E nonostante la
blogosfera nel suo insieme resti indietro, vi è una
certa quantità di blog che brucia tutti sul tempo nel
raccogliere notizie che poi guadagnano l’attenzione
del Web, tra i quali spiccano Hot Air e Talking Points
Memo.
38
Tabloid 5
6 / 2009
2007
L’osservatorio
sull’estero
Il sito del Financial Times, www.
ft.com , ha più di 1,3 milioni di utenti
non paganti registrati in tutto il mondo, con oltre 110.000 utenti abbonati.
Secondo Barber il nuovo mondo digitale «pone delle minacce ma anche
enormi opportunità per le redazioni
già consolidate» Il direttore fa una
distinzione fra creazione giornalistica e blog: perché questi ultimi sono
«prevalentemente basati su opinioni
piuttosto che su fatti accertati, ma la
cui influenza sull’agenda setting nel
campo dell’informazione è in continua crescita». «I blogger», aggiunge,
«hanno tirato fuori vicende importanti
e continueranno a farlo». Ma – precisa – essi «non lavorano basandosi
sugli stessi standard a cui aspira, e
che cerca di praticare, il giornalismo
creativo. Spesso sono portati a proporre voci come se fossero fatti, ritenendo che i lettori possano correggere questi “fatti” se scoprono che sono
errati. Ma raramente si impegnano
nella ricerca di notizie originali: il loro
pane quotidiano sono le opinioni e i
commenti».
«Non voglio sembrare troppo sofisticato», ha continuato Barber. «Il
giornalismo britannico ha sempre
premiato gli scoop e ha conservato la
distinzione fra fatti e opinioni. L’asce-
sa dei blogger può segnalare la morte
dell’ età della deferenza, non solo
in politica ma anche nel complesso
della vita sociale in GB, Usa e altrove.
Ma ciò non significa che il web abbia
spinto il giornalismo a un livello più
basso. Al contrario, ha creato molte
opportunità per “ravvivarlo”».
Un altro quotidiano Usa, intanto, la
Daily Gazette of Schenectady (una
contea dello Stato di New York), ha
cominciato a far pagare i propri contenuti online, gratuiti fin dal 2007. Lo
annuncia Sfnblog.com riprendendo
la Associated Press. Dallo scorso
3 agosto l’edizione elettronica del
giornale e gli altri contenuti online
sono disponibili unicamente per
gli abbonati o pagando una quota
mensile di 2,95 dollari. Il sito ospiterà però anche materiali ad accesso gratuito, fra cui una selezione di
blog e alcuni notiziari. Judy Patrick,
direttore editoriale della Gazette, ha
spiegato che la decisione è stata
presa a causa dei deludenti ricavi
attraverso la pubblicità online, e ha
espresso l’intenzione di migliorare
la qualità dei contenuti del giornale
compensando quei lettori che pagano per l’accesso al sito.
*Libertà di stampa
diritto all’informazione
La nuova tendenza anti-crisi dei quotidiani americani
Un aiuto dalle Fondazioni no-profit
Una giornalista freelance, Lindsey Hoshaw, sta cercando di ottenere
fondi attraverso il sito Spot.Us per un servizio che dovrebbe finire sulle
pagine del New York Times. Lo racconta Editorsweblog, spiegando che
Hoshaw ha parlato con il NYT del suo progetto di indagine sul Great Pacific
Garbage Patch, l’immensa isola di rifiuti formatasi nel Pacifico a causa delle
correnti. Spot.Us, struttura che sostiene economicamente il giornalismo
dal basso, di solito riceve richieste che non prevedono specificamente la
pubblicazione su una determinata testata, e in questo caso gli interessati,
soprattutto il NYT, hanno messo in chiaro che non si tratta di una vera
collaborazione. Il reportage di Hoshaw dovrebbe costare 10.000 dollari.
Al di là di ciò, il quotidiano newyorkese sta considerando la possibilità di
ottenere dalle Fondazioni un sostegno per le inchieste giornalistiche di
“pubblico interesse” dai costi molto alti. Secondo NPR, la home page del
blog del Times Dot Earth, ha già ottenuto un riscontro da parte della John
Simon Guggenheim Memorial Foundation. I vantaggi del no-profit sono
chiari: garantire dei fondi per sostenere il giornalismo investigativo e un
buon grado di difesa dalle forze del mercato.
Tabloid 5 / 2009
In Francia
Lefigaro.it
free and pay
La ventata del ritorno ai
pagamenti per l’informazione
online spazza anche la
Francia, dove il più seguito
sito web del settore - Lefigaro.
fr – ha deciso di adeguarsi:
sta, infatti, mettendo a punto
un nuovo business model che
prevede una “zona” del sito
a pagamento. L’annuncio è
stato dato a 20minutes.fr da
Luc de Barochet, direttore
giornalistico del sito, il quale
ha spiegato che il sistema di
pagamenti «prenderà la forma di
una zona “premium”». Si tratta
di un sistema che è già stato
sperimentato da qualche altro
sito francese, come Mediapart
(in abbonamento), lemonde.fr
e lesechos.fr (con la formula “a
consumo”).
«Quanto ai contenuti proposti
in questa zona – ha aggiunto
Luc de Barochet – è ancora
troppo presto per pronunciarsi».
Secondo Press News – precisa
Sandrine Cochard su 20minutes.
fr – «non si tratta di far pagare
gli internauti per dei contenuti
attualmente accessibili
gratuitamente, ma di proporne
dei nuovi, che saranno messi a
pagamento».
Ma quali sono le motivazioni di
un tale cambiamento – si chiede
20minutes.fr - visto che il sito di
Le figaro risuta essere addirittura
in testa ai siti di informazione
francesi, con 6,6 milioni di visitati
unici registrati in giugno? «La
pubblicità non è sufficiente
per far sopravvivere un sito –
sottolinea Luc de Barochet -.
Il sito non perde soldi, ma i ricavi
pubblicitari non consentono di
assicurarne lo sviluppo’’.
39
Il mercato
Primo
piano
della
pubblicità
il rapporto global adview pulse sugli investimenti a livello mondiale
Investimenti pubblicitari
L’Ue piange, la Cina gode
Durante il primo trimestre del 2009 i Paesi europei hanno subito il colpo più duro con un
-28,2% in Spagna, -21,2% in Irlanda e - 14,7% in Gran Bretagna mentre gli Stati Uniti
hanno perso il 12,7%. Solo l’area di Asia e Pacifico ha contenuto il calo con un -2,3%.
L’eccezione della Cina che registra invece un + 2,5%. In Italia il semestre registra un -17%
La spesa pubblicitaria in televisione,
stampa e radio ha registrato un calo
del -7,2% nei primi tre mesi del 2009
rispetto allo stesso periodo del 2008.
Il rapporto Global AdView Pulse rivela che la crisi economica internazionale sta avendo un pesante impatto
sul settore pubblicitario. I paesi europei subiscono il colpo più duro,
in particolare la Spagna (-28,2%),
l’Irlanda (-21,2%), l’Italia (-19,1%) e
la Gran Bretagna (-14,7%). Nel Nord
America, gli Stati Uniti hanno perso
il -12,7%. La diminuzione degli investimenti pubblicitari complessivi è
stata frenata dall’area Asia Pacifico
che ha registrato un calo del -2,3%.
L’Indonesia registra un’importante
crescita a seguito delle elezioni con
un +19,1%, mentre la Cina ha mantenuto il trend positivo anche se ad
un livello inferiore (+2,5%).
“Gli effetti della crisi finanziaria
globale hanno raggiunto il settore
dell’advertising in quest’ultimo trimestre, in particolare in Nord America e in Europa dove quasi tutti i
paesi rilevati hanno registrato un
andamento negativo - ha osservato il Direttore di Global AdView, Ben
van der Werf - La Cina ha segnato
un lieve incremento nel trimestre, il
+2,5% a fronte del +17,1% registrato nel quarto trimestre del 2008”.
Il report di Nielsen mostra che
l’advertising sui periodici registra il
risultato peggiore, con un -17,4%, i
quotidiani hanno avuto una perdita
di -9,1%, mentre le diminuzioni di
televisione e radio sono state più
40
contenute, rispettivamente -4,7%
e -2,5%. L’analisi a livello geografico mostra che la stampa subisce
il colpo più forte dalla crisi, calando ovunque, ma in particolare
in Nord America dove nell’ultimo
anno gli investimenti sui periodici
sono diminuiti del -22,2% e quelli
sui quotidiani del -15,6%. Mentre
la spesa pubblicitaria in televisione
è scesa sia in Europa (-8,6%) che
nel Nord America (-9,3%), la perdita
complessiva è stata bilanciata da
un lieve incremento nell’Asia Pacifico (+1,0%). La radio ha registrato
una diminuzione in Nord America
(-8,2%) ma è rimasta stabile in Europa (-0,1%) e lievemente in crescita
nell’Asia Pacifico (+1,4%).
Riguardo ai settori, solo due sono
riusciti ad evitare la flessione nel
trimestre: distribuzione (+6,0%) e
largo consumo (+0,2%).
Automobili, finanza, abbigliamento e accessori, invece, segnano le
maggiori perdite, rispettivamente
del -19,9 %, -16,7 % e -15,7%.
Sul mercato Italiano
si salva solo Internet
In Italia soffrono di più i periodici
Solo Internet cresce del 7,9%
Nei primi sei mesi del 2009 gli investimenti pubblicitari ammontano
a 4.482 milioni con una flessione
del -17,0% rispetto al corrispondente periodo del 2008. Giugno
2009 su giugno 2008 la variazione
è del -14,2%. Wind, Unilever, Vodafone, Telecom It. Mobile, Fer-
pubblicità per settore 1° trimestre 2009
Settori merceologici
Automobili
Abbigliamento e accessori
Variazione%
-19,9
-15,7
Distribuzione
Beni durevoli
Spettacoli
Banche e assicurazioni
+6
-11,7
-3,5
-16,7
Largo consumo
+0,2
Salute
-0,3
Industria e servizi
-8,3
Media
-3,5
Telecomunicazioni
-5,8
Fonte:Nielsen Media Research
Tabloid
Tabloid 65// 2009
2007
Il mercato
della pubblicità
Asia Pacifico
Europa
Nord America
-8,7
-12,4
-7,2
-2,3
Globale
pubblicità
globale
1° trimestre 2009
investimenti in comunicazione:
20 miliardi di e, quasi la metà è pubblicità
•La piramide (sopra) illustra il variegato panel degli investimenti in
Fonte: Nielsen Media Research
rero, Barilla, Volkswagen, L’Oreal,
Procter&Gamble e Fiat Div. Fiat
Auto guidano la classifica dei Top
Spender dei primi sei mesi con investimenti pari 628 milioni, con il
-13,4% sul corrispondente periodo
del 2008.
La Televisione, considerando sia i
canali generalisti che quelli satellitari (marchi Sky e Fox), mostra una
flessione del -14,2% sul periodo
cumulato e del -10,6% sul singolo
mese. L’analisi dei settori evidenzia
il calo di Alimentari (-13,6%), Automobili (-24,1%), Bevande/Alcoolici
(-23,3%) e la crescita di Telecomunicazioni (+3,0%).
La Stampa, nel suo complesso, da
gennaio ha un calo del -25,0%. I
Periodici diminuiscono del -29,4%
con l’Abbigliamento a -28,2%, la
Cura Persona a -27,0% e l’Abitazione a -29,4%. I Quotidiani a pagamento mostrano una flessione del
-21,7% con l’Auto, l’Abbigliamento
e la Finanza/Assicurazioni, i tre settori più importanti, che riducono la
spesa rispettivamente del -37,4%,
del -28,2% e del -34,1%. Sono in
controtendenza l’Abitazione che
Tabloid 5/ 2009
comunicazione. Gli investimenti sui mezzi classici (televisione, stampa,
affissioni, radio, internet e cinema, in arancione) coprono il 47% della
pubblicità ormai suparata, nella quota di mercato, dagli investimenti in
promozioni, direct mail, pubbliche relazioni, sponsorizzazioni e altro.
aumenta nel semestre del +7,0%
e il Turismo/Viaggi con il +2,9%
sul cumulato e il +10,5% sul mese.
A livello di tipologie la Commerciale segna il -25,6%, la Locale il
-16,1% e la Rubricata/Di Servizio
il -19,4%. In contrazione anche la
raccolta dei Quotidiani Free/Pay
Press (-27,1%).
La Radio diminuisce del -17,5% nei
sei mesi e del -13,0% sul singolo
mese. Fanno registrare variazioni
negative anche: Affissioni (-28,9%),
Cinema (-9,3%), Cards (-5,6%) e Direct Mail (-17,3%).
Performance positiva invece per
Internet che cresce del +7,9%
raggiungendo i 298 milioni. Finanza/Assicurazioni e Turismo/Viaggi
sono i settori più importanti e crescono rispettivamente del +20,1%
e +32,9%. In leggera crescita l’Out
of Home Tv (+1,5%). Si sono ora
aggiunti al mercato fin qui analizzato
gli investimenti pubblicitari sul Transit, la pubblicità dinamica gestita da
IGPDecaux su metropolitane, aeroporti, autobus e tram. Da gennaio a
giugno 2009 l’advertising è di circa
51,4 milioni. La scheda
Nielsen, la Mecca
del marketing
The Nielsen
Company è
un’azienda globale
con posizione
di leadership
sul mercato per
le informazioni di marketing,
consumer, televisione e altri
media, online intelligence,
mobile measurement, eventi
e pubblicazioni specializzate
(Billboard, The Hollywood
Reporter, Adweek). L’azienda
è attiva in oltre 100 Paesi con
sede a New York (USA). La
filiale italiana è diretta da Paolo
Duranti (in foto).
Nielsen Global AdView
raccoglie, integra e
armonizza le informazioni
riguardanti l’advertising a
livello internazionale con dati
provenienti da più di 80 Paesi.
41
Colleghi
in libreria
in UN SAGGIO A PIù VOCI CURATO DAL SEGRETARIO GENERALE FNSI FRANCO SIDDI
L’impegno per la libertà
nel giornalismo italiano
Da Giovanni Amendola alla Liberazione: il percorso doloroso che ha portato alla
conquista della libertà di stampa, grazie all’insegnamento e al sacrificio di chi
l’ha perseguita come un aspetto fondamentale della lotta per la libertà del Paese
a cura di Antonio Andreini
Facendo causa a “la Repubblica” per
avergli posto con insistenza dieci domande da lui stesso definite “retoriche e palesemente diffamatorie” (e
minacciando di fare altrettanto con
altri importanti media di Francia e
Spagna), Berlusconi ha sollevato una
serie di proteste per l’ennesimo, pesante attacco alla libertà di stampa.
In primis, nel nostro Paese. Proprio
qui, da noi, dove è stata conquistata
a così caro prezzo! Come dimostra
chiaramente un saggio a più voci di
grande interesse e attualità -curato
da Franco Siddi, segretario generale
della FNSI- dal titolo eloquente:“La
conquista della libertà - Il giornalismo
italiano da Amendola alla Liberazione”. Voluto dalla Federazione nel
Centenario della propria fondazione, il
libro è dedicato alla libertà di stampa
e al percorso doloroso che ha portato
alla sua conquista. In questi ultimi
tempi assume un valore di pregnante testimonianza, di contrasto con
le pretese oscurantiste, riflettendo a
fondo sulla figura e sull’insegnamento di un politico-giornalista, Giovanni
Amendola (15 aprile 1882-7 aprile
1926), la cui battaglia per la liberà
di stampa è stata un aspetto della
sua coraggiosa lotta per la libertà
del Paese. Nel libro, la serie di saggi
sulla figura di Giovanni Amendola
giornalista è preceduta: A) dal pregnante saluto, e monito, iniziale del
Presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano: “Un’informazione libera
e indipendente è una discriminante
fondamentale tra sistemi democratici
e regimi autoritari”; B) dall’introduzione di Lucia Visca: “…In queste pagine si percorre il periodo più buio e
duro del ’900…” ; C) dalla prefazione
di Arrigo Levi, che mette a fuoco la figura di un Amendola che “ha sempre
rappresentato, per i giornalisti italiani,
un fondamentale punto di riferimento
e, in un certo senso, una sfida”.
Il saggio è suddiviso in tre parti.
La prima -titolo “La conquista della
libertà”- propone una riflessione dello
stesso Siddi sull’insegnamento e la
figura di Giovanni Amendola, politico
e giornalista, la più autorevole voce
di opposizione ne al nascente regi-
L’autorE
Franco Siddi, giornalista del Gruppo Finegil
l’Espresso, è segretario della FNSI, dopo esserne
stato presidente per diversi anni.
Dal 1987, per dodici anni, è stato presidente
dell’Associazione della stampa sarda e,
dal marzo 2006, è membro dell’esecutivo
della Federazione dei giornalisti europei.
42
me fascista, aggredito e bastonato a
morte dalle camicie nere nel 1923.
La seconda, riporta interventi al Convegno “Il giornalismo italiano da Giovanni Amendola alla Liberazione” organizzato dalla FNSI a Montecatini T.
nel 2005, per celebrare l’ottantesimo
anniversario della propria fondazione. La discussione sui temi riguardanti la libertà di stampa, il liberismo
e la democrazia si è avvalsa:
1) degli interventi di colleghi “impegnati” nei diversi organismi professionali, come lo stesso Siddi –“Il bene
dell’informazione libera e plurale”o come Paolo Serventi Longhi –“Il
giornalismo non dimentichi i valori
ereditati”; 2) delle testimonianze di
intellettuali, politici e giornalisti, come
Pietro Amendola: “Al processo guardai negli occhi gli assassini di mio
padre”; come Giovanni Giovannini:
“Seicento vite per la libertà”; come
Giancarla Codrignani: “L’importanza
dell’Articolo 21”; 3) di interviste e
memorie, come “Davanti a una tazza
di cioccolata è iniziata la mia Resistenza”, di Miriam Mafai; “Quei giorni
confusi in cui nasceva un’altra Italia”,
di Enzo Biagi; “Oggi la democrazia è
tornata indietro”, di Giorgio Bocca.
La terza parte del libro -pubblicato
da Memori- riporta infine memorie,
documenti e testimonianze storiche,
insieme con una biografia dell’indimenticabile Giorgio Amendola.
Franco Siddi (a cura di): “La conquista della libertà”, FNSI-Memori,
Roma, 2009, pagg. 292, € 16
Tabloid 5 / 2009
Colleghi
in libreria
Carlo E. Bazzani:
Le protagoniste,
Comedit Group,
Brescia, 2009,
pagg. 249, 93 €
Dedicato a 100
donne eccellenti
Se possiamo dire, con John Stuart
Mill (pensatore liberale inglese,
1806-1873), che sappiamo quello
che una donna è, ma non quello
che potrebbe essere (perché
quasi sempre limitata nelle sue
opportunità), dobbiamo convenire
che la differenza tra queste due
condizioni si deve ridurre al
minimo. Ma, in proposito, poco
si sta facendo, specie nel nostro
Paese. Fortunatamente, sempre
più numerose -anche se meno
del giusto- sono le donne che,
da sole, hanno realizzato quello
che potrebbero essere. Sono le
“protagoniste”, quelle cioè che, nel
mosaico della vita contemporanea,
hanno raggiunto dei traguardi
prestigiosi, di successo. Ad esse,
Carlo E. Bazzana, giornalista
parlamentare, e l’editrice Comedit
dedicano la prestigiosa e ricca
collana “Le protagoniste: le donne
che fanno l’Italia”, che -sotto l’egida
delle più importanti istituzioni dello
Stato- ha lo scopo di promuovere
la cultura della parità di genere.
Composta da volumi di grande
pregio, dedicati ognuno a una città
capoluogo di provincia, la collana
rappresenta, nel suo insieme, un
“viaggio” di approfondimento
attraverso il ruolo che la donna
svolge nella società italiana ed ha
un valore documentale e
culturale nazionale. Il volume
di più recente pubblicazione
è dedicato alle protagoniste
nella città di Milano e illustra,
non solo con splendidi
ritratti, i percorsi umani e
professionali di 100 donne di
spicco della vita milanese. “Le
Tabloid 5 / 2009
protagoniste -come ha spiegato lo
stesso autore-non è una raccolta
di curriculum professionali, ma un
‘tirar fuori’, un mettere in mostra lo
spirito che sta dietro il successo
di ogni persona”. Tra le altre, è
presente la figura della Presidente
dell’Ordine dei giornalisti della
Lombardia, Letizia Gonzales, che,
con una riflessione sul giornalismo,
svela la chiave del suo successo, di
giornalista e presidente: ha inteso
il lavoro “come informazione libera
e indipendente” e la carica “come
impegno sociale nella categoria”.
Testimonial
del nostro tempo
Grazie a Internet, telefonini,
Youtube e diavolerie simili, siamo
in piena era della comunicazione
globale e tutti possono essere
comunicatori, sia riceventi sia
emittenti. Ben venga questa
pluralità di mezzi, purché chi
comunica e chi riceve possegga
la consapevolezza del mezzo e
dei messaggi del comunicare. Per
questo, si rivela decisamente utile
la lettura di un saggio, “Comunicare
rende liberi”, di Roberto Di Giovan
Paolo, giornalista, con Maria Rita
Moro, esperta di processi culturali.
Per analizzare, e svelare, le logiche
del funzionamento dei media,
gli autori propongono qui dieci
racconti-interviste a un coro di
testimoni eccellenti –da
Annamaria Testa a Giorgio
Bocca, da Paolo Ruffini a Liliana
Cavani, da Roberto Cotroneo a
Filippo Ceccarelli- di altrettanti
canali mediatici, dalla radio alla
televisione, dalla pubblicità al
giornalismo e a Internet, senza
tralasciare arte, cinema e teatro.
Roberto Di Giovan
Paolo-Maria Moro:
Comunicare rende liberi,
Nutrimenti, Roma, 2008,
pagg. 296, 13 €
Arrivati in redazione:
Franco Merlo:
Faq Italia,Bompiani,
Milano, 2009, pagg.
180, 10 € Da Ruini
a Berlusconi, da
mammismo a slow food: Merlo
mette “a fuoco” l’Italia con
un’incalzante serie di domande
e taglienti risposte.
P. Di Bello-P. Furlan:
Fortebraccio,
Diabasis, Reggio
Emilia, 2009, pagg.
229+40, 18 €
Vita e satira dell’indimenticabile,
e rimpianto, Mario Melloni,
in arte Fortebraccio, uno
dei più grandi giornalisti satirici
italiani. Con un ricco corredo
di documenti.
Ibio Paolucci:
Un luogo, una storia,
Arterigere, Varese,
2009, pagg. 285, 12 €
Trentasei storie
milanesi, con diversi personaggi
meneghini: da Capanna e la
“Cattolica”, ad Alessandrini, PM
della strage di Piazza Fontana.
Gianni DragoniGiorgio Meletti:
La paga dei padroni,
Chiarelettere,
Milano, 2009,
pagg. 278, 14,60 €
Un viaggio nel capitalismo
italiano, raccontato attraverso
le retribuzioni, spesso milionarie,
dei dirigenti, pubblici e privati.
Riccardo Chiaberge:
La variabile Dio,
Longanesi,
Milano, 2008,
pagg. 194, 14 €
Un affascinante viaggio dentro
i misteri delle origini
dell’universo e dell’evoluzione in
compagnia di due scienziati:
uno cattolico, George Coyne,
e l’altro laico, Arno Penzias.
43
Testimonianze
e ricordi
Si è spento a 82 anni nella notte tra il 5 e il 6 maggio scorsi
Ugo Ronfani, un maestro
della critica teatrale
Instancabile, curioso, battagliero, ma soprattutto libero e onesto, è stato
anche vicedirettore del «Giorno» e direttore dell’Ifg «Carlo De Martino»
Si è spento, nella notte tra il 5 e il 6 maggio scorso,
un giovane giornalista di 82 anni. Tale era Ugo
Ronfani, un «vecchio saggio» dal cuore giovane.
Un uomo che della professione giornalistica
aveva attraversato quasi tutte le sue molteplici
sfaccettature. Di modeste origini, nato a Milano nel
1926 ma cresciuto nel Novarese a suon di socialismo
e battaglie sindacali, Ugo si era sposato giovane
con Natalina e, come si conviene a chi ha la testa
a posto, era entrato in banca. Ma il giornalismo già
scorreva nelle sue vene. Così lasciò la sicurezza
«blindata» della banca per la Gazzetta del Popolo
che, in quegli anni Cinquanta era palestra di tante
firme illustri. Nel 1960 si trasferì a Parigi dove rimase
sino al 1975, prima come corrispondente della
Gazzetta e poi per Il Giorno, al quale rimase legato
sino alla fine, divenendone caporedattore delle pagine
culturali prima e vicedirettore poi. Ma è soprattutto
la sua attività di critico teatrale, e anche letterario (al
suo attivo una ventina di libri fra saggi e romanzi),
a farlo conoscere e apprezzare. Instancabile,
curioso, battagliero, ma soprattutto libero e onesto.
Lontano da cricche e centri di potere ha saputo
raccontare mezzo secolo di cultura con acume e
senza pregiudizi. Un maestro, nel vero senso della
parola: sempre pronto a spiegare e confrontarsi,
soprattutto con i più giovani. Una vera anima da
pedagogo che lo ha portato, fra l’altro, ad essere
uno dei fondatori, oltre che docente e direttore,
dell’Istituto «Carlo De Martino» per la formazione al
Giornalismo di Milano. Lungo ancora sarebbe l’elenco
di attività e riconoscimenti che hanno costellato
l’attività professionale, e intellettuale, di Ronfani. Ma
la mente è ancora affollata di ricordi. Forse la via più
giusta per raccontare chi se ne è andato, e perché
questa morte lascia un vuoto, perché oggi siamo
tutti un po’ più poveri. Forse è proprio con i ricordi
che meglio si può provare a far comprendere, e
sentire, anche a chi non lo conosceva, chi era Ugo.
Ci incrociammo dove era giusto, in teatro. Era la
fine degli anni Settanta. Lui, rientrato da Parigi, era
vicedirettore de Il Giorno. Ma per me, che lo avevo
visto in una foto in cui era a passeggio in una strada
parigina al fianco di Eugène Ionesco, era qualcosa
44
• Una recente immagine di Ugo Ronfani
di più. Sfiorava il mito. Mi volle a Il Giorno. E a teatro
cominciammo ad andarci insieme. A braccetto con
il mito. Cosa mi ha insegnato, anche se non sempre
lo ho compreso subito, è presto detto. Tutto. Perché
in trent’anni, nonostante le mie «fughe», lui ci era
sempre stato. Anche quando, sul finire degli anni
Ottanta, era andato in pensione. Anzi, forse ancor
di più. Infaticabile, con i suoi commenti di costume,
e con le critiche teatrali che da quasi mezzo secolo
testimoniavano una passione che era diventata
punto di riferimento. Con i suoi libri. Ma infaticabile
anche nel suo «esserci», nella sua disponibilità a dare
consigli e indicazioni preziose. Ai giovani, soprattutto.
Senza l’alterigia di un Maestro, ma come un vero
maestro. Solo un po’ spaesato di fronte all’imperante
gossip e a un giornalismo «gridato» che non gli
apparteneva. Ma lui era un vecchio signore dall’animo
giovane, e andava per la sua strada. Un Grande
Vecchio dal quale non si smetteva mai di imparare,
nella professione come nella vita. Addio maestro.
Ciao Ugo.
Luca Vido
Tabloid 5 / 2009
Testimonianze
Primo
piano
e ricordi
“
È MANCATO LA MATTINA DEL 17 AGOSTO NELLA SUA CASA DI ROMA
Addio a Tullio Kezich
la passione come mestiere
Critico cinematografico, giornalista, attore, produttore, scrittore, sceneggiatore,
commediografo, era nato a Trieste nel 1928. Il toccante ricordo di Maurizio Porro
Come i suoi grandi amici e complici di una vita, Fellini
e Strehler, Olmi e Wertmüller, Avati e Suso Cecchi,
anche Tullio Kezich fu un pezzo unico proprio nella
varietà degli interessi, delle curiosità, delle micce:
critico da festival e da tavolo, rabdomante di talenti e
studioso, amante di Ford e del cinema a cavallo ma
anche della commedia sofisticata, capace di fare le
90 righe un tempo d’ordinanza sui grandi quotidiani
(prima la Repubblica, poi il Corriere della Sera, dove
è rimasto fino all’ultimo), ma in grado di cambiare
logica al prodotto culturale, quando il cinema andò
in tv ed home video, inaugurando le mini recensioni
(Panorama), facendo così antologie di 100 o 1.000
film di pronto consumo. Non solo: fu scrittore (L’uomo
di sfiducia, Dino), attore (lo psicologo di fabbrica de
Il posto), sceneggiatore (per Lattuada e per Olmi,
in coppia con Joseph Roth per la Leggenda del
santo bevitore, Leone d’Oro a Venezia); produttore
di nicchia e di popolo (...). E fu commediografo,
direttore (Sipario negli Anni 70), inviato sveltissimo
e conversatore ricco di gossip intelligente, teatrante
appassionato. Fellinologo e strehlerologo, ex aequo
del meglio, perché era tra i pochi che conosceva il
segreto: cinema e teatro stanno in due stanze vicine,
dall’una si ascolta l’altra. Ed era pure rumorista: se
le proiezioni tardavano, diceva a voce alta, dal suo
posto un po’ laterale, «Andemo!». Un tipo così non
si plagia, non si copia, si rimpiange e basta. Tullio,
che non amava le dichiarazioni d’amore specie
postume, è morto sereno, annunciandolo più volte
scaramantico ad amici, scherzando serioso: aveva
da qualche mese un doppio e inguaribile tumore
(me lo disse un mattino di domenica, con razionalità
pirandelliana) che solo l’ affetto grande e costante
della seconda moglie Alessandra Levantesi (sposata
dopo la morte dell’adorata Lalla, madre di suo figlio),
tra angoscia e affanni, contribuì moralmente a guarire.
(...) Il 17 settembre, avrebbe compiuto 81 anni. E
l’anno scorso Trieste l’aveva omaggiato come si deve
al cittadino illustre che, critico dal 2 agosto 1946
su Radio Trieste, non aveva mai scordato la patria
sveviana: anche se emigrò a Milano (...). Nel ‘69 seguì
a Roma le sirene della Rai, diventando produttore,
lavorando col triestino Giraldi de La giacca verde,
Tabloid 5 / 2009
•Tullio Kezich durante
una trasmissione (sopra)
e, a fianco, il critico
cinematografico con
Federico Fellini, al quale
era legato da stretta
amicizia.
con i Taviani di San Michele aveva un gallo, ma anche
con l’esotico Kabir Bedi di Salgari, le cui location lo
obbligarono a lunghi viaggi, come l’unica volta che
andò a Los Angeles per l’Oscar a soffrire con l’amica
Lina «nominata». (...) Era un critico che si leggeva con
piacere anche su un film mediocre, perché a volte
il livello della recensione dipende non dall’oggetto
ma dal soggetto che scrive. E Kezich scriveva bene,
trovando la velocità giusta, come aveva fatto con le
molte esperienze di teatro nei sodalizi storici. (...) Se c’
è un nome con cui Tullio viaggiò tutta la vita fu quello
di Fellini, di cui condivise 50 anni fa le gioie e le ansie
de La dolce vita e poi il resto della carriera, compreso
il Libro dei sogni postumo e junghiano, fino a diventare
presidente della Fondazione di Rimini, grazie anche alla
fondamentale biografia di Fellini.(...) Kezich conosceva
tutti i meccanismi del cinema, criticarlo era l’ultimo
anello di un immenso piacere. Mi mancherà molto la
sua ironia contagiosa libera da ogni pregiudizio.
Maurizio Porro
Articolo pubblicato sul Corriere della Sera
del 18 agosto.
45
I numeri
la nostra realtà
“fotografata” in cifre
403
185
230 professionisti
pubblicisti
praticanti
(di cui 52 d’ufficio)
155 elenco
Sono le nuove iscrizioni
all’Ordine dei giornalisti
della Lombardia
dall’1/1/2009
al 31/08/2009.
speciale
4 miliardi
482 milioni
radio locali audiradio
le prime 25 in lombardia
Emittente
Radio Zeta - Studio Zeta
426.000
Radio Italia Anni ‘60
247.000
È il totale degli investimenti pubblicitari netti nel
periodo gennaio-giugno 2009 (-17,0%),
suddivisi tra:
Televisione 2 miliardi e 385 milioni (-14,2%
rispetto al periodo omogeneo dell’anno
precedente)
Stampa 1 miliardo e 215 milioni (-25,0%) di
cui 707,807 milioni (-21,7%) sui quotidiani a
pagamento, 53,779 sui quotidiani free/paypress
(-27,1%) e 454,236 milioni (-29,4%) sui periodici
Radio 217,319 milioni (-17,5%)
Internet 298,053 milioni (+7,9%)
Affissioni 86,977 milioni (-28,9%)
Cinema 23,279 milioni (-9,3%)
Direct mail 247,818 milioni (-17,3%)
Radio Number One
222.000
Disco Radio
201.000
Radio Popolare - Popolare Network
197.000
Radio Reporter
158.000
LifeGate Radio
118.000
Radio Cuore
108.000
Gamma Radio
101.000
Fonte: Nielsen Media Research
I sei giornali di provincia
della Lombardia certificati Ads
Testata
Diffusione Var. copie
Var. %*
Eco di Bergamo
54.359 -855
-1,5
Giornale di Brescia
47.197
-2.003
-4,1
Provincia di Como 43.319
-1.083
-2,4
Gazzetta di Mantova
33.329
-549
-1,6
Provincia di Cremona 22.508
-679
-2,9
Provincia Pavese
-478
-2,1
22.032
Fonte: Ads (Accertamento diffusione stampa) media mobile maggio
2008-aprile 2009. *Variazione percentuale rispetto alla media mobile
dei 12 mesi dell’anno precedente.
46
Ascolto giorno medio
Radio Studio Più
98.000
Radio Lattemiele
84.000
Radio Viva
84.000
Radio Millenote
64.000
Radio Birikina
60.000
Radio Marconi Circuito Marconi
55.000
Radio Lombardia
52.000
Radio Padania Libera
51.000
Radio Milan Inter
44.000
Radio Pico
39.000
Radio Bergamo
33.000
Radio 105 Classics
29.000
Radio Bruno
28.000
Radio Italia Network
27.000
Radio Alta
26.000
Radio Bresciasette
26.000
Fonte: Audiradio I° semestre 2009
Tabloid 5 / 2009