Scarica - Collegio Geometri Genova
Transcript
Scarica - Collegio Geometri Genova
il geometra ligure anno 54º - n. 6 • novembre - dicembre 2005 Tariffa Regime Libero: “Poste Italiane S.p.A.” - Spedizione in abbonamento postale - 70% - DBC Genova - Tassa pagata Autorizzazione del Tribunale di Genova n. 318 del 29/11/54 Direttore Responsabile Arnoldo Juvara Segretario di Redazione Marco Russello Redattori Foto di copertina del Geom. Adolfo Morasso Roberta Arena Pier Emilio Copello Alessio Danovaro Paolo De Lorenzi Ettore Fieramosca Filippo Finocchiaro Mauro Mattei Andrea Merello Adolfo Morasso Liliana Olcese Alessandro Ombrina Roberto Ombrina Adriano Rodari Lorenzo Traverso Servizio fotografico e Coordinatore dell’immagine Adolfo Morasso Direzione Amministrazione 16129 Genova Redazione e Distribuzione Viale Brigata Bisagno, 8/1-2 Tel./Fax 010.5700735 [email protected] www.collegio.geometri.ge.it “Inverno” sommario 210 Editoriale Meditazione... 213 La normativa sismica italiana 217 A proposito di… Malte preconfezionate per opere murarie 219 Fibrosi cistica 221 Legislazione dello Stato La presente pubblicazione è distribuita gratuitamente agli iscritti all’albo professionale della Provincia di Genova ed ai Collegi dei Geometri d’Italia. La riproduzione degli articoli, schizzi e fotografie è permessa solo citando la fonte. Le opinioni espresse dagli Autori, Redattori, Corrispondenti non impegnano né la Direzione, né la Redazione, né il Collegio di cui il periodico è l’organo. Stampato nel mese di novembre 2005 dalle Grafiche Fassicomo Via Imperiale, 41 - 16143 Genova Questo periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana 224 Giurisprudenza 225 Cultura Ligure Musei Civici di Genova: gli eventi dell’autunnoinverno 2005 231 Le monete di Niusci 236 Canate di Marsiglia: un paese abbandonato 239 Poesie - Adolfo Barisione Editoriale Meditazione... geom. Arnoldo Juvara Q ueste mie considerazioni saranno lette quando questo anno 2005 sarà al suo tramonto e quindi tutti noi saremo ancor più coinvolti dal turbinio dettato dalle “esigenze” di quei momenti: l’avvicinarsi del Natale, la “necessità” di pensare cosa regalare e a chi, l’esplodere simulta- L’ansia è la conseguenza di un mondo che ci ha ingabbiato, plagiato, trasformato. neo di quasi tutti i clienti che “vogliono” vedere le loro pratiche ultimate, l’impellenza di una pluralità di scadenze, l’affanno abituale di questo periodo per recuperare le risorse economiche per far fronte a tutto, insomma ci troviamo ineluttabilmente e ancor più e sempre in una situazione che, definire angosciosa, è forse riduttivo. Ha senso tutto questo? È ciò che noi abbiamo sempre desiderato? È veramente il risultato ricercato per tutta la nostra esistenza? È il ragionevole frutto delle nostre fatiche? O è soltanto la conseguenza di un “mondo” che ha subito tali e tante repentine modificazioni da averci “ingabbiato”, “plagiato”, “trasformato”, diversamente da quanto avremmo voluto, o meglio, da quanto siamo stati “programmati”? La risposta sembra abbastanza semplice ma credo che meriti comunque un approfondimento, un’accurata riflessione. Editoriale Intanto non v’è dubbio che, per molti, certi ritmi se non forsennati, molto intensi, siano un “abito” che vestono con piacere, che da loro significato e importanza. Ecco, per questi, di cui io credo far parte, il piacere dell’impegno, della “fatica”, della competizione anche dal desiderio di fuggire una realtà non gradita. Impegnare la mente ed il corpo è il miglior sistema per non pensare, per non vedere, per non preoccuparsi, in uno per non calarsi appieno in una realtà spesso scomoda, a volte triste, non infrequentemente dolorosa ma che è la vera vita. Sì, vivere vuol dire partecipare, accomunarsi agli altri, conoscere 1’altrui pensiero per migliorare il nostro, approfondire gli atteggiamenti degli altri, e in essi includo tutti i componenti la famiglia, per comprendere il loro stato d’animo, per eventualmente aiutarli o farsi aiutare. Giocare con il nostro prossimo (famiglia compresa), soffrire con lui, gioire con lui, sacrificarsi con lui e per lui. Questa è la vita che è dentro di noi e che spesso nascondiamo ai nostri “occhi” con il lavoro, gli impegni, lo stress, con quanto in verità è contro la vita anche se di essa fa parte. Ma per “vivere” bisogna lavorare, guadagnare per avere il necessario; ma sono indispensabili la macchina, il vestito “griffato”, le scarpe che costano come uno stipendio, il mangiare sopraffino, il ristorante ecc.? No! Ciò che è necessario è quanto serve 211 per vivere dignitosamente e semplicemente. A ben vedere i nostri massimi sforzi sono rivolti al “superfluo”. Cioè a quanto non serve per vivere ma per dare un “tono” alla vita, per non essere secondi agli altri, per adeguarsi ai tempi. Ormai di queste cose “superflue” ne abbiamo fatto il significato della vita, creando così egoismi, distrazione dagli altri, annullamento del pensiero, nevrosi, ansie e chi più ne ha .... Ormai abbiamo dato ai nostri “bisogni” un significato che va assai oltre al significato di bisogno vero. Fermiamoci un po’ allora, ma non per metterci in “coda” sulle macchine o per spostare la nostra ansia di movimento, di attività dalla città, alla campagna, al mare od altro, ma per pensare, ancor meglio “meditare”, per ritrovare noi stessi, per pensare ai bisogni, soprattutto morali e di I nostri sforzi sono rivolti al superfluo per dare un “tono” alla vita. Il vestito griffato. sostegno, di chi ci sta vicino, fermiamoci a parlare con noi stessi non per criticarci ma per migliorarci, non per piangerci addosso ma per gridare a noi stessi che la vita è anche e soprattutto bello se la si sa vivere. Fermiamoci con il nostro Meditare per ritrovare noi stessi. 212 Il geometra ligure La vita vale anche e soprattutto perché ci sono loro. coniuge, i nostri figli, con coloro ai quali siamo più affe- zionati e diciamo loro che li amiamo che siamo felici per la loro presenza, che la vita vale anche e soprattutto perché ci sono loro. Fermiamoci un po’ e meditiamo su queste prossime festività perché siano occasione della riscoperta della vita e del mondo che ci circonda che non è solo dolore e sacrificio ma anche fonte di gioia se lo si guarda e sente nel modo giusto. Ed allora gli auguri che desidero fare a tutti Voi per le prossime festività ed il nuovo anno saranno più sentiti da parte mia e più apprezzati da parte Vostra. ASSOCIAZIONE LIGURE, via Felice Romani 15/12 - 16122 Genova tel. e fax 010.810962 [email protected] c/c postale 28760163 La normativa sismica italiana Ing. Roberto Gennaro L’Ing. Roberto Gennaro si è gentilmente “proposto” per elaborare per la nostra rivista una serie di articoli in materia “sismica”, che si svilupperanno in cinque parti così concepite: 1) Normativa sismica italiana 2) La 3274 e la sua evoluzione, il Testo unico Eurocodici: la nuova zonazione, le competenze regionali 3) I Key points della progettazione e della verifica antisimica degli edifici 4) Focus on: gli edifici in muratura e la verifica del costruito italiano 5) Metodi di analisi classici ed innovativi nell’ingegneria antisismica. Iniziamo a pubblicare su questo numero il primo argomento non senza ringraziare sentitamente l’Autore per la disponibilità e professionalità dimostrate. D al punto di vista storico, la legislazione italiana in materia sismica muove i propri passi, sia d’esordio che di sviluppo e innovazione, a seguito dell’occorrenza di terremoti dalle conseguenze drammaticamente avvertite dal costruito e dalla popolazione. Già nel 1783, a seguito del sisma che afflisse la regione calabra, il Governo del Regno delle due Sicilie adottò un regolamento per la ricostruzione post-sismica, mediante il quale si cercò di far tesoro delle esperienze tragicamente riscontrate, al fine di migliorare la capacità degli edifici di resistere alle azioni sismiche eccezionali. Dopo l’unificazione del Regno d’Italia, in conseguenza del terremoto che interessò lo Stretto di Messina nel dicembre del 1908 e che procurò effetti devastanti sul territorio e sui cittadini (80000 vittime), ebbe inizio una copiosa legislazione in materia di edilizia antisismica. Il primo provvedimento legislativo fu il Regio Decreto 18 aprile 1909 n. 193 che elencava qualche centinaio di Comuni in Sicilia e Calabria nei quali era posto l’obbligo di rispettare le norme tecniche, espresse dallo stesso Regio Decreto per l’edificazione delle nuove costruzioni e per la riparazione di quelle danneggiate. I punti chiave di questo documento normativo erano concentrati su alcuni aspetti chiave che, opportunamente aggiornati ed ingegneristicamente migliorati in forza dei progressi scientifici (ricerca e sperimentazione) e tecnologici (materiali e stru- menti), ancora oggi sopravvivono nei moderni codici di regolamentazione e prescrizione antisismiche. Sommariamente, essi possono esser così classificati: a) Scelta dei siti edificabili: veniva espressamente vietato di costruire edifici su terreni paludosi, franosi, attestando in tal senso l’avvertimento riguardo alla necessità di classificare sistematicamente le zone più a rischio di vulnerabilità: erano gli albori culturali del moderno concetto tecnico di microzonazione del territorio. b) Limitazioni geometriche sulle dimensioni degli edifici: venivano stabilite le altezze massime e il numero dei piani degli edifici, termini inderogabili se riferiti a strutture la cui destinazione d’uso si rivolgeva 214 espressamente all’accoglienza del pubblico (alberghi, scuole, ospedali, caserme...). Si avvertiva quindi la necessità di garantire un maggior grado di protezione sismica a particolari categorie di edifici: concetto importante che, successivamente, è rimasto abbandonato per lungo tempo. c) Prescrizioni di carattere urbanistico: erano fornite larghezze delle strade e degli intervalli di isolamento. d) Idoneità dei sistemi costruttivi: in generale, anche per gli edifici in muratura, era previsto di affidare ad un’ossatura metallica o in legno, inglobata nella muratura stessa, la funzione di controventamento. L’uso della muratura ordinaria come struttura portante era limitato agli edifici col solo piano terreno. e) Regole di buona costruzione: venivano indicate numerose prescrizioni di dettaglio riguardanti le fondazioni, i solai, gli aggetti, la qualità dei materiali, prevedendo, ad esempio, l’inserimento di catene sulla sommità dei muri maestri perimetrali e trasversali, ed indicando che le travi dei solai Terremoto di Messina del 1908 Il geometra ligure fossero poggianti sull’intero spessore dei muri e vincolate esternamente mediante chiavi o piastre, in modo da garantire la solidarietà tra le strutture tipiche di quel “comportamento scatolare” il cui richiamo è ancora oggi fonte di imprescindibile riferimento per la corretta progettazione degli interventi. f) Prescrizioni inerenti i calcoli di stabilità: nei calcoli di stabilità o resistenza delle costruzioni dovevano considerarsi tanto le azioni statiche verticali dovute al peso proprio ed al sopraccarico, aumentate di una percentuale che rappresentasse l’effetto delle vibrazioni sussultorie, quanto le azioni dinamiche dovute al moto sismico ondulatorio simulate con accelerazioni applicate alle masse del fabbricato nelle due direzioni. In merito a questo riferimento normativo, si sottolinea come, pur trattandosi di prescrizioni aventi carattere qualitativo e pur costituendo di fatto le prime istruzioni tecniche in materia antisismica, venisse comunque richiamata l’attenzione sulla natura dinamica dell’azione sismica. Dopo l’emanazione del R.D. del 1909, la normativa italiana evolve nel corso della prima metà del secolo passato, giovandosi della spinta innovativa proposta principalmente da due documenti, rispettivamente del 1916 e del 1924 nei quali venivano essenzialmente approfonditi i contenuti tecnici della materia. Successivamente, con il R.D. 23 marzo 1935, veniva suggerita un’importante peculiarità tecnica, ovvero la schematizzazione dell’ossatura dell’edificio come struttura a telaio equivalente. Tuttavia, nello stesso R.D. ’35 si attribuivano facilitazioni eccessive alle tecniche per il computo dell’azione sismica, la quale perdeva la sua naturale connotazione dinamica per essere semplificata mediante l’adozione di forze statiche distribuite uniformemente sull’edificio in ragione proporzionale alle masse di questo sismicamente eccitabili. Superato il 1935, si riscontra una vistosa lacuna legislativa negli anni che coprono il periodo fino al 1962. La complicità degli eventi occorsi durante la Seconda Guerra Mondiale è parziale giustificazione di questa inerzia istituzionale. Con tutto ciò, essa ritorna ad essere quantomeno curiosa qualora si pensi che, proprio a seguito dell’evento bellico, il Paese dovette adoperarsi per la ricostruzione del territorio e sul territorio. In tal senso, l’edilizia fu un’attività particolarmente febbrile, ma, a livello di concezione della tutela dal rischio sismico e dalla naturale traduzione della sua percezione in una serie di interventi atti a mitigarne gli effetti, non si segnala alcun dettaglio innovativo. Il 1962 fornisce un docu- 215 La normativa sismica italiana mento di transizione, testa di ponte tra il R.D. del ’35 e la prima “moderna” legge del 1974, con la quale venivano stabiliti alcuni principi generali corrispondenti a caratteri di tipo burocratico, amministrativo e tecnico. La L. 64/74 stabiliva infatti che le norme tecniche fossero esplicate in appositi Decreti Ministeriali, ovvero mediante specifiche norme tecniche da emanarsi da parte del Ministero dei lavori pubblici, di concerto col Ministero dell’Interno. Nelle previsioni del legislatore, tali Decreti sarebbero stati passibili di aggiornamenti ogni qual volta si fosse reso necessario, in relazione al progredire delle conoscenze dei fenomeni sismici, concetto quest’ultimo con il quale si è introdotta la presente dissertazione. Il primo frutto della L.64/74 costituente normativa sismica fu il D.M. del 1975; esso riveste un’importanza decisamente marcata, considerato il fatto che costituisce quella base normativa eventualmente da aggiornarsi, e che sarà in tale ottica integrata ed ampliata da Decreti successivi (1984, 1985, 1986, 1996) che si protrarranno fino all’odierna attualità (OPCM 3431, già OPCM 3274). A fronte delle modifiche apportate dai Decreti sopra esposti e di riferimento per le operazioni tecniche del caso, la vera rivoluzione normativa fu tuttavia introdotta qualche anno dopo da strumenti non prescrittivo. In prima istanza, nell’Appendice della Circolare LL.PP. 21745 del 2 luglio 1981 veniva contemplato e suggerito un metodo specifico per il calcolo e la verifica sismica degli edifici in muratura, metodo origi- nalmente ispirato dal codice POR elaborato da ricercatori Jugoslavi negli anni Settanta. In secondo luogo, nel 1986, e ancora a mezzo di una circolare (27960/ 86), veniva per la prima volta introdotta la distinzione, nell’ambito degli interventi di consolidamento degli edifici esistenti, tra miglioramento ed adeguamento sismico. Se la differenza concettuale tra i due termini è di sfuggevole percezione, il loro significato tecnico ed amministrativo si traduce nella contingenza e nella portata dell’intervento di consolidamento. Nel primo caso, esso assume carattere di sola sufficienza, ovvero deve essere tale da comportare un generale miglioramento della prestazione dell’edificio. Nell’ottica di adeguamento, l’intervento da effettuarsi deve necessariamente portare la qualità strutturale dell’edificio ad un livello tale da garantire un salto di categoria rispetto alla classificazione disposta dalla normativa. Alla luce di tali considerazioni è quindi possibile comprendere la sostanzialità dei due concetti espressi nei termini legislativi, la cui distinzione è ancora oggi spesso sottovalutata proprio a seguito di una insufficiente cultura della diversità terminologica e del conseguente diverso significato che essi vogliono rappresentare. Prima di giungere ai tempi odierni, il 16 gennaio 1996 fu emanato un DM sullo stesso impianto delle precedenti norme, il quale, tuttavia, presentava alcune interessanti novità. Innanzi tutto la norma consentiva Illustrazione degli effetti del terremoto di Messina del 1908. di utilizzare anche nelle zone classificate sismiche il metodo di verifica agli stati limite in aggiunta a quello delle tensioni ammissibili. Ciò avveniva in armonia con la normativa per le costruzioni in cemento armato e in acciaio (DM 9 gennaio 1996), che consentì l’utilizzo, per la prima volta in Italia, degli Eurocodici EC2 ed EC3 (riguardanti, rispettivamente, la progettazione delle strutture in calcestruzzo ed in acciaio). L’introduzione nella normativa sismica del metodo agli stati limite fu comunque improntata sia all’esigenza di mantenere l’impostazione originaria della norma, sia al conseguimento di una sostanziale equiparazione dei livelli di sicurezza, nei riguardi delle azioni sismiche, ottenibili col metodo delle tensioni ammissibili. Il 20 marzo 2003 è stata promulgata l’ordinanza n. 3274 della Presidenza del Consiglio dei Ministri “Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e normati- 216 ve tecniche per le costruzioni in zona sismica”, pubblicata sul supplemento ordinario 72 alla gazzetta ufficiale n. 105 dell’ 8 maggio 2003, con la quale sono stati approvati i “Criteri per l’individuazione delle zone sismiche - individuazione, formazione ed aggiornamento degli elenchi nelle medesime zone” (allegato 1) e le connesse norme tecniche (allegati 2, 3 e 4). Nell’arco dei due anni trascorsi dalla pubblicazione dell’OPCM, il panorama normativo italiano è stato pervaso da una crescente fibrillazione. Il testo originale è stato più volte modificato, mediante una positiva concertazione tra il Comitato di Redazione, le Regioni, i Professionisti e gli Ordini ad essi relativi, nonché a tute le Istituzioni. L’ufficiale entrata in vigore del nuovo testo è stata prorogata numerose volte e per diversi tempi. Allo stato attuale, l’ordinanza 3274 è stata aggiornata il 3 maggio 2005 dalla Ordinanza 3431, la quale recepisce i vari cambiamenti prodotti durante il lungo periodo di inchiesta pubblica. Il nuovo testo è stato pertanto prorogato di altri 3 mesi rispetto alla scadenza dell’8/5/2005, rimandato all’8 agosto 2005, di qui all’8 ottobre ed ancora al 24 ottobre 2005, giorno in cui l’OPCM 3274 ha visto concludersi il travagliato iter burocratico con la sua effettiva entrata in vigore. La data del 24/10/2005 è stata scelta in quanto in tale giorno avveniva contestualmente l’entrata in vigore del testo delle “Norme Tecniche per le Costruzioni” (NTC), già soprannominato Testo Unico per le Il geometra ligure Costruzioni. Quest’ultimo, nelle intenzioni originali, dovrebbe venire a costituire il principale riferimento per tutti i tecnici progettisti; esso reca indicazioni di carattere tecnico in materia edilizia. L’opera è stata completata su istruzione del Ministero dei LL.PP. e è stata concepita al fine di risolvere le annose divergenze e le apparenti contraddizioni tra i vari testi attualmente in vigore, riassumendo in un solo compendio tutta la letteratura, la nozionistica, la scienza e la normativa relativa al campo delle costruzioni civili. Per quanto riguarda l’aspetto sismico, le NTC ,nella loro ultima versione, recepiscono per parti sommarie i termini essenziali già proposti negli articoli dell’OPCM 3274, ma estendono il campo delle verifiche sismiche anche al “vecchio” metodo delle tensioni ammissibili, atteso che l’esclusione di tale approccio dall’originale formulazione dell’Ordinanza era stato uno degli scogli sostanziali sui quali si era inceppato il vaglio tecnico rappresentato dagli Ordini e Collegi Professionali nonché dagli stessi singoli professionisti. Cosa ben più importante (e che sarà oggetto del prossimo articolo, nel quale verranno approfondite le problematiche connesse all’entrata in vigore dei due testi normativi) riguardo al recepimento dell’OPCM 3274, le NTC indicano l’Ordinanza come uno dei possibili riferimenti per il calcolo e la verifica sismica degli edifici, lasciando in tal modo intendere che sarà la discrezione dei progettisti a stabilire quale strumento utilizzare tra quelli proposti. Velatamente, le NTC, in questo passaggio logi- co, sembrano aprire la strada anche all’inserimento nel panorama normativo, della versione definitiva dell’Eurocodice 8, il cui Decreto di Attuazione Nazionale e la relativa prassi burocratica dovrebbero essere completati nell’arco del prossimo anno. Parafrasandone gli intenti, nelle NTC si è cercato di fornire più termini di riferimento per le prescrizioni del caso, sottoponendo all’attenzione dei Tecnici un ventaglio di soluzioni, comprese nell’ambito della più moderna letteratura scientifica, tra le quali scegliere per ottemperare ai vincoli normativi. Di fatto, è però doveroso constatare come sia stato oggettivamente disilluso l’auspicio di una completa e definitiva armonizzazione dei due testi, le NTC e l’OPCM 3274, che sarebbe stata volta al fine di ottenere un unico strumento normativo che rappresentativo tanto del buon legiferare, quanto dello stato attuale dell’arte e della scienza ingegneristica. Solo la concorrenza di tali aspetti può infatti produrre un solido termine di riferimento che costituisca veramente un ausilio alla progettazione, lasciandosi alle spalle il solo fine prescrittivo traducibile nel mero vincolo con il quale il progettista deve scontrarsi durante l’espletamento delle proprie mansioni lavorative. Seppur in maniera indiretta, le NTC, consentendo l’utilizzo degli articoli dell’OPCM 3274, permettono, in ultima istanza, di attuare il principio prestazionale con il quale la moderna normativa si propone ai tecnici e mediante il quale questi ultimi sono in grado di progettare le opere civili. A proposito di… Malte preconfezionate per opere murarie geom. Adriano Rodari S i è parlato e si parla spesso di malte preparate in cantiere, facendo descrizioni della loro composizione dettate più dall’esperienza che da una cognizione specifica della materia: le differenze regionali nelle pratiche costruttive, il clima ed i diversi costituenti non consentono stabili proporzioni di miscelazione normalizzate applicabili in tutta Europa. Per quanto riguarda invece le malte preconfezionate ha pensato l’UNI, con una normativa specifica ufficiale UNI EN 998-1 del Marzo 2004 che costituisce il recepimento della relativa norma europea, che ha chiarito come devono essere le caratteristiche delle malte preconfezionate e la loro classificazione in base all’utilizzo: questa normativa è applicabile a tutte le malte per intonaci interni/esterni prodotte in fabbrica e basate su leganti inorganici, La normativa prevede che le proprietà delle malte per intonaci interni ed esterni dipendono essenzialmente dal tipo o dai tipi di leganti utilizzati e dalle loro rispettive proporzioni: si possono ottenere proprietà speciali in base ai tipi di aggregati, additivi e/o aggiunte utilizzati. Queste malte non raggiungono le loro caratteristiche finali finché non sono correttamente e completamente indurite dopo l’applicazione e le loro funzioni dipendono dalle proprietà dei materiali utilizzati, dallo spessore degli strati e dal tipo di applicazione: la normativa non tratta le malte in cui il legante solfato di calcio è il principale legante ma può essere utilizzato come legante aggiuntivo combinato con la calce aerea. Nel caso che invece il legante principale sia il solfato di calcio le relative malte sono trattate dalla normativa EN 13279; le materie prime devono avere caratteristiche che consentano al prodotto finito di essere conforme ai requisiti della presente norma. Le malte per intonaci vengono definite: - in base al concetto: • Malte a prestazione garantita; • Malte a composizione prescritta, - in • • • base alla modalità di produzione: Malte finite prodotte in fabbrica; Malte semifinite prodotte in fabbrica; Malte prodotte in cantiere. - in base alle proprietà e/o all’utilizzo: • Malte per scopi generici per intonaci interni o esterni; • Malte alleggerite per intonaci interni o esterni; • Malte colorate per intonaci esterni; • Malte monostrato per intonaci esterni; • Malte di risanamento per intonaci interni o esterni; • Malte per isolamento termico per intonaci interni o esterni. Proprietà delle malte indurite I campi di utilizzo e le condizioni di esposizione diversi richiedono malte con livelli prestazionali diversi per resistenza, per compressione, per assorbimento d’acqua, per conducibilità termica: per queste prove le malte devono essere conformi secondo la normativa EN 1015-2, A titolo esemplificativo si riportano le proprietà fisiche normalizzate che devono posse- 218 dere le malte preconfezionate: • resistenza a compressione varia da un minimo di 0,4 N/mm2 ad oltre 6 N/mm2; • assorbimento d’acqua per capillarità minore di 0,2 Kgm2; • conducibilità termica minore di 0,1 W/mK: Simbologia di riconoscimento: GP: Malta per scopi generali per intonaci interni/esterni LW: Malta leggera per intonaci interni/esterni CR: Malta colorata per intonaci esterni OC: Malta monostrato per intonaci esterni R: Malta per risanamento T: Malta per isolamento termico FP: Modo di rottura Il geometra ligure Pertanto sulla confezione, nella stampigliatura di identificazione della malta devono risultare per il loro riconoscimento: • la marcatura CE; • nome e/o marchio identificativo • con indirizzo registrato del produttore; • ultime due cifre dell’anno • di applicazione della marcatura, • numero della norma europea • ad es. UNI EN 998-1; • descrizione del prodotto; • informazioni tecniche sul prodotto (reazione al fuoco, adesione, assorbimento d’acqua, coefficiente di diffusione del vapore, conducibilità termica, ecc:) Leggi di Murphy: Geometri • nel progettare qualsiasi tipo di costruzione, nessun totale potrà essere calcolato esattamente dopo le 16.40 di venerdì. • nelle stesse condizioni, se una qualsiasi piccola dimensione è indicata in millimetri, il totale risulterà del tutto impossibile a calcolarsi. • il totale corretto risulterà evidente alle 9.01 di Lunedì. • più grande è il progetto, più tempo ci vuole a fare lo sbaglio. • quando un illustre ma anziano geometra sostiene che qualcosa è possibile ha quasi certamente ragione. Quando sostiene che qualcosa è impossibile, molto probabilmente ha torto. • la dimensione più vitale in qualsiasi progetto o disegno è quella che corre il maggior rischio di essere omessa. • qualsiasi informazione che comporti un cambiamento nel progetto sarà trasmessa al geometra dopo - e soltanto dopo - che tutti i disegni sono stati completati. • quanto più innocua sembrerà una modifica, tanto più le sue conseguenze si estenderanno e maggiore sarà il numero dei disegni che dovranno essere rifatti. • se, quando il completamento di un disegno è imminente, le dimensioni vengono finalmente comunicate come sono in realtà - invece di come si era pensato che fossero -, si fa sempre prima a cominciare tutto da capo. A proposito di… Fibrosi cistica geom. Arnoldo Juvara N on so quanti di noi prima d’ora hanno sentito queste parole che, senza nulla sapere, danno un senso di disagio oserei dire di pericolo. Infatti è così la “Fibrosi cistica” è una malattia che colpisce i bambini ed è cronica e, non raramente, può divenire insuperabile. Perché introduco questo argomento, in una rubrica che, sin d’ora, ha avuto contenuti sostanzialmente tecnici? Perché conosciamo un Caro Collega, a tutti noi molto vicino, che sta da tempo vivendo questa “avventura” con uno dei suoi figli, con tale coraggio e serenità da essere di grande esempio. Non si è piegato nanti questo enorme problema, non si è chiuso nella propria sofferenza, ma ha affrontato il problema come San Giorgio contro il Drago: non ha voluto vivere solo nella speranza, ma si è buttato nella lotta per sconfiggere questo male, questo “Drago” infido e pericoloso. Ha quindi partecipato con altri, come lui, all’“Associazione Fibrosi Cistica”, i cui scopi sono meglio illustrati nel pieghevole unito a questo numero, e so che sta raggiungendo importanti traguardi. Come essere sordi a tanto entusiasmo nella sfortuna? Come non partecipare in qualche modo alle fatiche di questo Amico? Come non sentire il bisogno di fare qualcosa per i tanti bambini e adulti che soffrono di questo male? Ecco, nell’ambito del nostro lavoro di redattori, per quanto piccolo, abbiamo deciso di dare spazio a questa Associazione, come abbiamo fatto per tanti mesi, per l’A.I.R.C.. Io ho scritto su queste pagine di solidarietà, di amore, di convivenza tra gli uomini, bene ora, con tutto il corpo redazione ed il Consiglio Direttivo del Collegio, vogliamo mettere un po’ in pratica le tante parole che è facile scrivere ma un po’ più difficile applicare. Questa introduzione, lunga ma necessaria, è completata dal testo di una lettera che i responsabili dell’Associazione ci hanno fatto avere. Mi auguro che tutti sapremo cogliere il vero senso di tutte queste parole con la concretezza propria di noi Geometri. Cos’e’ la fibrosi cistica La Fibrosi Cistica (FC o CF) è la più frequente malattia ereditaria, cronica, evolutiva della razza bianca nell’Europa e nel Nord America, che colpisce indifferentemente maschi e femmine e, data la sua frequenza e gravita, è una delle malattie più studiate al mondo. I portatori sia maschi che femmine sono persone sane. In Italia i portatori di Fibrosi Cistica sono circa 2.200.000. Il rischio che nasca un bambino affetto da Fibrosi Cistica, nell’incontro di due portatori, è pari al 25% per ogni gravidanza. La malattia è dovuta ad un’alterazione genetica. I sintomi più importanti sono: • elevata concentrazione di sale nel sudore • mancata produzione degli enzimi pancreatici digestivi necessari ad un corretto assorbimento degli alimenti • ricorrenti infezioni respiratorie che conducono ad insufficienza respiratoria. 220 Comunicare. Questo è il principio primo che un’associazione assume ali’inizio del proprio impegno. Perché risolvere il problema significa conoscerlo e perché, quando ci si propone alla gente per domandare aiuto, si riceve sempre la stessa domanda: che cos’è la Fibrosi Cistica? Un quesito di per sé banale, ma che racchiude mondi infiniti che si svelano ogni qual volta ciascuno prova a rispondervi, disparati gradi di coinvolgimento che emergono dalla sensibilità di ciascuno. Ed alla fine quello che si riesce a dire è solo quello che la scienza ha dimostrato con i mezzi della sua ricerca, quello per cui, di generazione in generazione, il problema della Fibrosi Cistica può essere affrontato con sempre maggiore impegno perché sempre più concretamente vicino alla soluzione. Ma di quegli infiniti vissuti in queste parole non restano neppure i frammenti. E guarda a caso proprio in questi si cela il dramma di chi vive questa realtà, unitamente al seme della grande forza di volontà e passione con la quale lo si affronta ogni giorno. Ecco perché il più grosso problema di chi oggi fronteggia la sfida della Fibrosi Cistica risiede proprio in questo nodo cruciale: comunicare 1'”essenza” del problema, che spesso non emerge dall’esteriorità del malato, anzi in essa nasconde la sua ambiguità. A chi osserva superficialmente, spesso si manifesta lo “stare bene”. Avviene a volte a un malato, magari per una terapia di partico- Il geometra ligure lare successo, che il mondo si lasci respirare a pieni polmoni. Ma ecco proprio qui un frammento: la paura di affezionarsi troppo a questo momento tanto “normale” quanto anomalo, la frustrazione di conservare un entusiasmo primaverile, sul quale un altro autunno inevitabilmente porterà i soliti geloni e le solite bronchiti. Impossibile comunicare queste emozioni, per almeno tré motivi: perché invisibili, perché non sono scritte in nessun taccuino medico, ma soprattutto perché chi le prova normalmente non vuole comunicarle neppure a sé stesso. La moneta però ha due facce, e se questa era una croce, sicuramente c’è anche una testa. Alta. Lottare quotidianamente contro qualcosa di così grande, collezionare qualche successo tra le sfide della vita, crescendo induce una riflessione che può sembrare paradossale: è proprio questo male ad averci reso un po’ più uomini, fin da bambini. E che cos’è un’associazione per questi uomini? Un insieme di persone che si adoperano per offrire loro una speranza in più, persone alle quali e con le quali si cerca di comunicare quella certa “essenza” nell’unico modo possibile: vivendo un percorso insieme, e lasciando emergere quei tratti salienti della propria vita, quei contrasti ulteriori che si superano nella sintesi quotidiana del proprio io. Languore e coraggio, coscienza ed ironia, vivere stando attenti e stare attenti a vivere. ASSOCIAZIONE LIGURE, via Felice Romani 15/12 - 16122 Genova tel. e fax 010.810962 [email protected] c/c postale 28760163 Legislazione dello Stato MINISTERO DELL’INTERNO DECRETO 6 giugno 2005 Modifiche ed integrazioni al decreto ministeriale 18 marzo 1996, recante norme di sicurezza per la costruzione e l’esercizio degli impianti sportivi. quinquies, della legge 11 febbraio 1994, n. 109, e successive modificazioni ed integrazioni. Pubblicato su G.U. n. 154 del 05.07.05 AGENZIA DEL TERRITORIO DECRETO 6 giugno 2005 Modalita’ per l’emissione, distribuzione e vendita dei titoli di accesso agli impianti sportivi di capienza superiore alle diecimila unita’, in occasione di competizioni sportive riguardanti il gioco del calcio. DETERMINAZIONE 30 giugno 2005 Oneri dovuti per la redazione d’ufficio degli atti di aggiornamento catastali, da porre a carico dei soggetti inadempienti, per le ipotesi di cui all’articolo 1, comma 336, della legge 30 dicembre 2004, n. 311. DECRETO 6 giugno 2005 Modalità per l’installazione di sistemi di videosorveglianza negli impianti sportivi di capienza superiore alle diecimila unita’, in occasione di competizioni sportive riguardanti il gioco del calcio. IL DIRETTORE DELL’AGENZIA Pubblicato su G.U. n. 150 del 30.06.05 MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI DECRETO 9 giugno 2005 Procedura e schemi-tipo per la redazione e la pubblicazione del programma triennale, dei suoi aggiornamenti annuali e dell’elenco annuale dei lavori pubblici, ai sensi dell’articolo 14, comma 11, della legge 11 febbraio 1994, n. 109, e successive modificazioni ed integrazioni. Pubblicato su G.U. n. 150 del 30.06.05 MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI DECRETO 30 giugno 2005 Rilevazione dei prezzi medi per l’anno 2003 e delle variazioni percentuali annuali per l’anno 2004, relativi ai materiali da costruzione piu’ significativi, ai sensi dell’articolo 26, commi 4-bis, 4-quater e 4- Visto l’art. 1, commi 336 e 339, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, in materia di accatastamento d’ufficio di immobili di proprieta’ privata; Vista la determinazione del direttore dell’Agenzia del territorio del 16 febbraio 2005, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 40 del 18 febbraio 2005, come rettificata con comunicato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 148 del 28 giugno 2005, ed in particolare l’art. 5, comma 3, che rinvia ad un successivo provvedimento direttoriale la determinazione degli oneri per laredazione di atti di aggiornamento catastali, da parte degli uffici dell’Agenzia del territorio, da porre a carico dei soggetti inadempienti; Determina: Art. 1. Oneri per la predisposizione d’ufficio degli atti di aggiornamento in catasto 1. Per la redazione degli atti di aggiornamento catastali, operata d’ufficio in caso di inadempienza da parte dei soggetti obbligati alla presentazione degli stessi, per le ipotesi di cui all’art. 1, comma 336, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, ferma restando la debenza di tributi, sanzioni previste e spese di notifica, sono dovuti gli oneri accessori determinati sulla base delle voci riportate nella tabella allegata. 222 Art. 2. Modalita’ di determinazione degli oneri 1. Per la determinazione degli oneri di cui all’art. 1, con riferimento alle attivita’ svolte dall’Ufficio provinciale per la predisposizione degli atti di aggiornamento, si applicano: a) le tipologie di costi unitari previste alle sezioni A e B della tabella allegata; b) le spese di cui alla sezione C, per missione e servizio esterno. Il geometra ligure LEGGE 26 luglio 2005, n. 148 Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 27 maggio 2005, n. 86, recante misure urgenti di sostegno nelle aree metropolitane per i conduttori di immobili in condizioni di particolare disagio abitativo conseguente a provvedimenti esecutivi di rilascio. Pubblicato su G.U. n. 175 del 29.07.05 MINISTERO DELLE ATTIVITA’ PRODUTTIVE Art. 3. Modalita’ di riscossione degli oneri 1. Per le ipotesi di cui ai precedenti articoli 1 e 2, secondo quanto previsto dall’art. 8, comma 1, della determinazione del direttore dell’Agenzia del territorio del 16 febbraio 2005, l’atto attributivo delle nuove rendite dovra’ contenere anche l’indicazione e le modalita’ per il versamento degli oneri posti a carico dei soggetti inadempienti, da corrispondere entro il termine previsto per la proposizione del ricorso. 2. In assenza del versamento degli oneri di cui al precedente comma, ovvero in caso di versamento insufficiente, si procede alla riscossione coattiva degli oneri dovuti, mediante iscrizione a ruolo. Art. 4. Modalita’ di aggiornamento degli oneri 1. Gli importi delle sezioni A e B della tabella allegata alla presente determinazione sono aggiornati a seguito della sottoscrizione di accordi contrattuali collettivi nazionali che comportino l’adeguamento delle retribuzioni dei dipendenti dell’Agenzia del territorio. 2. Gli importi della sezione C della medesima tabella sono aggiornati secondo le specifiche determinazioni applicabili in materia, per il personale del comparto «Agenzie Fiscali». La presente determinazione sara’ pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana ed entrera’ in vigore dal giorno successivo alla sua pubblicazione. Roma, 30 giugno 2005 Il direttore dell’Agenzia: Picardi Allegato Vedere Allegato a pag. 50 della G.U. DECRETO 28 luglio 2005 Criteri per l’incentivazione della produzione di energia elettrica mediante conversione fotovoltaica della fonte solare. Pubblicato su G.U. n. 181 del 05.08.05 DECRETO LEGISLATIVO 19 agosto 2005, n.187 Attuazione della direttiva 2002/44/CE sulle prescrizioni minime di sicurezza e di salute relative all’esposizione dei lavoratori ai rischi derivanti da vibrazioni meccaniche. Pubblicato su G.U. n. 220 del 21.09.05 ISTITUTO NAZIONALE DI STATISTICA COMUNICATO Indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati relativi al mese di maggio 2005 che si pubblicano ai sensi dell’articolo 81 della legge 27 luglio 1978, n. 392 (Disciplina delle locazioni di immobili urbani), ed ai sensi dell’articolo 54 della legge del 27 dicembre 1997, n. 449 (Misure per la stabilizzazione della finanza pubblica). Gli indici dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati relativi ai singoli mesi del 2004 e 2005 e le loro variazioni rispetto agli indici relativi al corrispondente mese dell’anno precedente e di due anni precedenti risultano: Pubblicato su G.U. n. 153 del 04.07.05 MINISTERO DELL’INTERNO DECRETO 5 luglio 2005 Integrazioni al decreto 14 maggio 2004, recante l’approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per l’installazione e l’esercizio dei depositi di gas di petrolio liquefatto, con capacita’ complessiva non superiore a 13 m3. Pubblicato su G.U. n. 168 del 21.07.05 Pubblicato su G.U. n. 148 del 28.06.05 Legislazione dello Stato 223 ISTITUTO NAZIONALE DI STATISTICA ISTITUTO NAZIONALE DI STATISTICA COMUNICATO Indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati relativi al mese di giugno 2005 che si pubblicano ai sensi dell’articolo 81 della legge 27 luglio 1978, n. 392 (Disciplina delle locazioni di immobili urbani), ed ai sensi dell’articolo 54 della legge del 27 dicembre 1997, n. 449 (Misure per la stabilizzazione della finanza pubblica). COMUNICATO Indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati relativi al mese di luglio 2005 che si pubblicano ai sensi dell’articolo 81 della legge 27 luglio 1978, n. 392 (Disciplina delle locazioni di immobili urbani), ed ai sensi dell’articolo 54 della legge del 27 dicembre 1997, n. 449 (Misure per la stabilizzazione della finanza pubblica). Gli indici dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati relativi ai singoli mesi del 2004 e 2005 e le loro variazioni rispetto agli indici relativi al corrispondente mese dell’anno precedente e di due anni precedenti risultano: Gli indici dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati relativi ai singoli mesi del 2004 e 2005 e le loro variazioni rispetto agli indici relativi al corrispondente mese dell’anno precedente e di due anni precedenti risultano: Pubblicato su G.U. n. 166 del 19.07.05 Pubblicato su G.U. n. 197 del 25.08.05 Il testo completo dei provvedimenti legislativi qui richiamati è disponibile, per gli iscritti, presso la sede del Collegio. Giurisprudenza IMPOSTE E TASSE Maggio 2005 CASSAZIONE CIVILE, SEZIONE TRIBUTARIA, 10 settembre 2004, n. 18271 - CRISTARELLA ORESTANO Presidente ODDO Relatore - GAMBARDELLA P. M. (concl. diff.). Ministero Economia e Finanze ed Agenzia delle Entrate (Avv. Gen. Stato) - Enel s.p.a. (avv.ti Gallo, Salvini) - Comune di Turbino (avv.ti Tesauro, Lagozino) Eurogen s.p.a. (avv.ti Gallo, Salvini). Imposte e tasse in genere - Ricorsi avanti le commissioni tributarie - Impugnazione dell’atto catastale attributivo di rendita - Ricorso proponibile solo nei confronti dell’Ufficio dell’Agenzia del Territorio Atto conseguente di liquidazione dell’ICI, sulla base della rendita - Proponibilità di vizi relativi alla rendita nel ricorso contro la liquidazione dell’ICI Esclusione (D. Lgs. 31 dicembre 1992, n. 546, art. 19). Imposte e tasse in genere - Litisconsorzio nelle fasi di gravame - Rapporto di pregiudizialità della controversia sulla rendita catastale rispetto alla controversia sulla liquidazione dell’imposta comunale sugli immobili - Cause riunite scindibili - Litisconsorzio facoltativo improprio - Mancata impugnazione della statuizione relativa alla causa principale - Conseguente inammissibilità dell’impugnazione relativa alla controversia dipendente (C. p. c. art. 331; D. Lgs. 31 dicembre 1992, n. 546, art. 49). L’atto attributivo della rendita catastale è atto autonomamente impugnabile nei confronti dell’Agenzia del Territorio; con tale impugnazione, possono essere fatte valere le questioni relative alla rendita, per cui è precluso il loro apprezzamento nei giudizi su atti successivi; in particolare, l’oggetto dell’impugnazione nei confronti del comune dell’avviso di liquidazione dell’ICI resta limitato, benché la determinazione dell’imponibile consegua per i fabbricati iscritti in catasto all’applicazione di predeterminati moltiplicatori alle rendite attribuite, al solo riscontro dell’esistenza e dell’efficacia del provvedimento di attribuzione posto a fondamento della pretesa impositiva dell’ente locale. Le controversie promosse da un contribuente con l’impugnazione del provvedimento di attribuzione della rendita e dell’avviso di liquidazione dell’imposta comunale sugli immobili, anche se opportunamente riunite, sono cause in rapporto di pregiudizialità. che, anche se riunite, non sono inscindibili; conseguentemente, la mancata impugnazione, da parte dell’Agenzia delle Entrate del Territorio, della statuizione di annullamento della rendita, rende inammissibile l’appello del Comune relativo alla statuizione sulla liquidazione del tributo locale. INQUINAMENTO Giugno 2005 CASSAZIONE PENALE, III SEZIONE, 23 giugno 2004 (dep. 8 settembre 2004), n. 36049 - DELL’ANNO Presidente TERESI Relatore- PASSACANTANDO P. M. (conf.). - Mistron, ricorrente. Inquinamento dell’aria, delle acque e del suolo Tutela dell’ambiente - Scarico di reflui senza autorizzazione - Soggetti attivi del reato - Titolare dell’insediamento e gestore dell’impianto (D. Lgs. 11 maggio 1999, n. 152, art. 59). Il reato di cui all’art. 59 D. Lgs. 11 maggio 1999, n. 152 (effettuazione di scarichi senza autorizzazione), si configura a carico sia del titolare dell’insediamento sia del gestore dell’impianto, atteso che su quest’ultimo grava l’onere di controllo che l’impianto da lui gestito sia dotato di autorizzazione, configurando tale autorizzazione il presupposto della stessa legittimità della gestione. INQUINAMENTO Giugno 2005 CASSAZIONE PENALE, III SEZIONE, 1° luglio 2004 (dep. 3 settembre 2004), n. 35870 - SAVIGNANO Presidente LOMBARDI Relatore - Fuzio P. M. (conf.). - Arcidiacono, ricorrente. Inquinamento dell’aria, delle acque e del suolo Tutela dell’ambiente - Scarico di reflui da attività produttiva senza autorizzazione - Nozione di acque reflue industriali - Necessita dell’autorizzazione (D. Lgs. 11 maggio 1999, n. 152, art. 59). Nella nozione di acque reflue industriali rientrano tutti i reflui derivanti da attività che non attengono, al prevalente metabolismo umano ed alle attività domestiche, atteso che a tal fine rileva la sola diversità del refluo rispetto alle acque domestiche. Rientrano, pertanto, tra le acque reflue industriali quelle provenienti da attività artigianali e da prestazioni di servizi. Le note giurisprudenziali sopra riportate sono state tratte dalla rivista “Giurisprudenza Italiana” edita dalla UTET. Cultura Ligure Musei Civici di Genova: gli eventi dell’autunno-inverno 2005 Gabriella Taravacci - Armanda Piccardo Comune di Genova • Assessorato alla Cultura - Direzione Cultura, Sport e Turismo - Settore Musei Ufficio Comunicazione e Promozione I Musei Civici di Genova, divenuti protagonisti della valorizzazione dell’immagine della città nel corso dell’anno in cui Genova è stata Capitale Europea della Cultura, propongono anche per l’autunno e l’inverno 2005 una serie di eventi di rilievo. Dal 30 settembre, nei Musei di Strada Nuova, sono fruibili nuove sale espositive a Palazzo Rosso e sono aperti al pubblico l’Auditorium dei Musei di Strada Nuova ed il Centro di documentazione per la Storia, l’Arte, l’Immagine di Genova. Quest’ultimo consente la fruizione integrata della Biblioteca di Storia dell’Arte, dell’Archivio Fotografico e delle Collezioni Topografiche. In occasione dell’inaugurazione verrà presentata la mostra “La città illustrata. Stampe, acquerelli, fotografie, disegni dedicati a Genova. Dall’8 ottobre 2005 all’8 gennaio 2006, nei Musei di Strada Nuova, a Palazzo Bianco, l’ambizioso progetto dedicato al “Polittico della Cervara”, riunisce, cinquecento anni dopo la loro rea- lizzazione, le sette tavole del pittore fiammingo Gerard David che componevano il polittico dell’altare della chiesa abbaziale di San Gerolamo della Cervara, presso Santa Margherita Ligure. Si tratta di uno dei più grandiosi ed emozionanti documenti della civiltà pittorica fiamminga che siano giunti in Italia fra Quattro e Cinquecento. La mostra presenterà al pubblico il Polittico nella sua grandiosa integrità originale, affiancando ai quattro scomparti di Palazzo Bianco le altre tre tavole che in origine ne facevano parte: le due conservate al Metropolitan Museum of Art di New York e quella del Musée du Louvre di Parigi. Alla Commenda di Prè, dal 18 ottobre al 27 novembre 2005 con la mostra Pasherienaset, il figlio di Iside. Il lungo viaggio di una statua egizia è possibile ammirare la statuina di Pasherienaset, al termine di un percorso di avvicinamento scandito dalle tappe della lunga e affascinante storia che la statuina, il sacerdote egizio e il suo corredo per la vita oltre la morte hanno co- nosciuto negli ultimi 2600 anni. Le credenze egizie per ottenere la sopravvivenza, la profanazione della tomba del sacerdote, il destino delle sue anime disperse, il naufragio nel tempo delle sue protezioni magiche costituiranno i momenti principali di questo percorso di avvicinamento verso la speranza di Pasherienaset di vivere per sempre. Dopo la riapertura, il 22 giugno del rinnovato Museo del Risorgimento, un nuovo evento celebrerà il Bicentenario della nascita di Giuseppe Mazzini: dal 21 ottobre al 12 febbraio 2006, a Palazzo Ducale, la mostra “Romantici e Macchiaioli. Giuseppe Mazzini e la grande pittura europea”. Ispirandosi agli scritti di Mazzini, l’esposizione presenta i capolavori di artisti quali Canova, Hayez, Induno, Lega e Fattori, mettendone a confronto le opere con i capolavori del Romanticismo europeo, in particolare francese, di artisti - fra cui Delacroix, Delaroche, Scheffer - che hanno affrontato i grandi temi della libertà e del popolo. 226 Il geometra ligure La Galleria d’Arte Moderna di Nervi, dal 12 novembre, data in cui ricorre il primo anniversario dalla riapertura, fino all’8 gennaio 2006 propone “Ospiti in bella mostra. Renoir, Chagall, Picasso – Capolavori dal Museoum of Art di Tel Aviv”. Tre capolavori del Novecento internazionale che offrono un segno tangibile della qualità altissima delle raccolte del museo di Tel Aviv e che scandiscono momenti diversi, ma fondamentali, nella storia dell’arte mondiale, costituendone un sintetico paradigma: la nascita dell’Impressionismo, l’affermazione del Surrealismo nella sua accezione più visionaria e libera, e la consacrazione internazionale del Cubismo Dal 3 dicembre 2005 sarà protagonista il Museo di Archeologia Ligure che propone un evento nel mondo dell’egittologia: riunire ed esporre, accanto alla mummia e al sarcofago del sacerdote Pasherienaset, la sua statuina funeraria, che da più di quarant’anni era scomparsa sul mercato antiquario, ricostituendo, almeno nelle sue parti principali, un contesto archeologico unitario che il tempo e gli eventi avevano disperso. Questa importante nuova acquisizione del Museo costituisce anche l’occasione per presentare l’affascinante storia di Pasherienaset e della sua statuina e per creare momenti di approfondimento sui temi dell’antica civiltà egizia. Il Polittico della Cervara 8 ottobre 2005 – 8 gennaio 2006 Parigi Musée du Louvre • New York The Metropolitan Museum of Art • Genova Galleria di Palazzo Bianco È difficile sottrarsi alla seduzione di Gerard David, al fascino della sua visione solenne ma non severa, della sua maniera precisa, dettagliata ma non divagante, attenta alla forma esteriore delle cose ma non descrittiva. E arduo sarà per il pubblico di questa mostra, finita la visita, staccare lo sguardo dalle sette magnifiche tavole che compongono il più grandioso e ambizioso complesso figurativo che egli seppe concepire e portare a termine L’ambizioso progetto intitolato “Il Polittico della Cervara”, curato da Clario Di Fabio, direttore della Galleria di Palazzo Bianco, riunisce, cinquecento anni dopo la loro realizzazione, le sette tavole del pittore fiammingo Gerard David che componevano il polittico dell’altare della chiesa abbaziale di San Gerolamo della Cervara, presso Santa Margherita Ligure. Si tratta di uno dei più grandiosi ed emozionanti documenti della civiltà pittorica fiamminga che siano giunti in Italia fra Quattro e Cinquecento, percorrendo le stesse vie di terra o di mare utilizzate dai mercanti e dagli uomini d’affari. Il “Polittico della Cervara” fu realizzato a Bruges e compiuto il 7 settembre 1506 Musei Civici di Genova: gli eventi dell’autunno-inverno 2005 per conto del nobile genovese Vincenzo Sauli. Fu scomposto a fine Settecento in seguito agli eventi rivoluzionari e alla soppressione del monastero. Le quattro tavole ora custodite a Genova giunsero nel 1805 a Palazzo Ducale, quindi furono ritrovate nel 1830 dal pittore Francesco Baratta pervennero infine nel 1892 a Palazzo Bianco. Il progetto mira a presentare al pubblico il Polittico nella sua grandiosa integrità originale, affiancando ai quattro scomparti di Palazzo Bianco le altre tre tavole che in origine ne facevano parte: le due – “L’angelo annunciante” e “Madonna annunciata” - conservate al Metropolitan Museum of Art di New York e quella, una lunetta con “Dio Padre benedicente”, conservata al Musée du Louvre di Parigi. La mostra - che vedrà il contributo di Maryan Ainsworth, massima esperta di Gerard David, affiancarsi a quello di Maria Clelia Galas- 227 si, dell’Università di Genova, e della restauratrice Franca Carboni – mirerà ad approfondire l’analisi della storia del polittico, dei suoi caratteri esecutivi, tecnici e materiali: sarà insomma un’occasione irripetibile per ripercorrere vicende “segrete” come la commissione dell’opera, la sua ideazione da parte dell’artista, le procedure della sua realizzazione, e per ammirare sotto una nuova luce questo capolavoro della pittura europea. Museo di Archeologia Ligure L’Egitto … a Genova Il nucleo senz’altro più rilevante della collezione egizia del Museo di Archeologia Ligure è quello del sarcofago dipinto, della corazza magica e della mummia di Pasherienaset, il figlio di Iside, sacerdote del dio Horus e della Dorata, morto in Egitto circa 2600 anni fa durante la XXVI dinastia saitica, recentemente restaurato ed esposto nella nuova sala egizia. Il Museo ha oggi la possibilità di realizzare un evento raro nel mondo dell’egittologia: riunire ed esporre, accanto alla mummia e al sarcofago del sacerdote Pasherienaset, la sua statuina funeraria, che da più di quarant’anni era scomparsa sul mercato antiquario, ricostituendo, almeno nelle sue parti principali, un contesto archeologico unitario che il tempo e gli eventi avevano disperso. Questa importante nuova acquisizione del Museo costituisce anche l’occasione per presentare alla città l’affascinante storia di Pasherienaset e della sua statuina e per creare momenti di approfondimento sui temi dell’antica civiltà egizia. 228 Il geometra ligure Pasherienaset, il figlio di Iside. Il lungo viaggio di una statua egizia Commenda di Pre, 18 ottobre - 27 novembre 2005 Sarà possibile ammirare la statuina di Pasherienaset al termine di un percorso di avvicinamento scandito dalle tappe della lunga e affascinante storia che la statuina, il sacerdote egizio e il suo corredo per la vita oltre la morte hanno conosciuto negli ultimi 2600 anni, ma anche da quelle informazioni e suggestioni che il grande pubblico vuole conoscere e vivere quando è a contatto con la storia dell’Antico Egitto. Le credenze egizie per ottenere la sopravvivenza, la profanazione della tomba del sacerdote, il destino delle sue anime disperse, il naufragio nel tempo delle sue protezioni magiche costituiranno i momenti principali di questo percorso di avvicinamento verso la speranza di Pasherienaset di vivere per sempre. Incontri con l’Egitto Festival della Scienza 27 ottobre - 8 novembre 2005 Specialisti ed esperti di egittologia (e non solo) approfondiranno temi ed aspetti legati a Pasherienaset e alla civiltà egizia con conferenze sulla statuina, sulla giornata di una donna egizia di 3500 anni fa, sui geroglifici, sul sarcofago e sulla mummia di Pasherienaset. In spazi appositi, inoltre, sarà possibile truccarsi e acconciarsi all’egizia e scrivere in geroglifico. Il mondo di Pasherienaset Museo di Archeologia Ligure di Pegli, dal 3 dicembre 2005 Il Museo propone un evento nel mondo dell’egittologia: riunire ed esporre, accanto alla mummia e al sarcofago del sacerdote Pasherienaset, la sua statuina funeraria, che da più di quarant’anni era scomparsa, ricostituendo, almeno nelle sue parti principali, un contesto archeologico unitario che il tempo e gli eventi avevano disperso. I gruppi e le associazioni potranno visitare, accompagnati da un’archeologa, la Sala Egizia del Museo dove troveranno risposta a quesiti e curiosità sulla civiltà egizia. Romantici e Macchiaioli Giuseppe Mazzini e la grande pittura europea 21 ottobre 2005 - 12 febbraio 2006 Genova, Palazzo Ducale - Appartamento del Doge. Giovanni Fattori, In vedetta, collezione privata La mostra, ispirandosi agli scritti mazziniani, presenta capolavori di artisti come Canova, Hayez, Palagi e molti altri protagonisti del nostro Romanticismo di cui Mazzini ha saputo scrivere in maniera straordinaria. Le loro opere sono messe a confronto con i capolavori del Romanticismo europeo, in particolare francese. Spiccano i nomi di Delacroix, Delaroche, Scheffer, artisti che hanno affrontato gli stessi temi cari ai pittori italiani esaltati da Mazzini: i grandi temi della libertà e del popolo, quest’ultimo rappresentato in quegli eccezionali momenti della storia in cui tenta di diventare o diventa padrone del proprio destino. Musei Civici di Genova: gli eventi dell’autunno-inverno 2005 Attraverso le opere degli artisti amati da Mazzini, vengono rievocati gli eventi salienti della storia dell’umanità: dalle Crociate, alla lotta per l’indipendenza della Grecia contro l’oppressione turca, che tanto appassionò l’opinione pubblica europea, alle rivoluzioni del 1830 a Parigi e del 1848 in tutta Europa. La gloriosa vicenda della Repubblica romana (1848-1849) viene evocata, nella sezione centrale della mostra, da opere di particolare fascino. La seconda parte della mostra propone i dipinti dei Macchiaioli - i capolavori di Fattori, Signorini, Abbati, Cecioni, Lega, autore quest’ultimo del celeberrimo ritratto di Mazzini morente presentati ed interpretati in una prospettiva diversa. Questi pittori rivoluzionari, che si ispiravano agli ideali democratici e repubblicani di Mazzini, volevano, come lui, gettare le basi di una società nuova, attraverso un’arte assolutamente diversa rispetto 229 alla tradizione. Elaborarono quindi una pittura alternativa rispetto a quella romantica, dove il messaggio veniva affidato non più ai meccanismi narrativi o ad espedienti melodrammatici, ma alle forme e al colore, analogamente agli Impressionisti. La figura del grande patriota, di cui si conserva a Genova la casa natale che ospita il Museo del Risorgimento, è la guida d’eccezione al percorso della mostra “Romantici e Macchiaioli”. Galleria d’Arte Moderna con opere della collezione Wolfson Ospiti in bella mostra Renoir Chagall Picasso Capolavori dal museum of art di Tel Aviv 12 novembre 2005 – 8 gennaio 2006 La Galleria d’Arte Moderna di Genova conclude felicemente il primo anno di apertura al pubblico offrendo ai visitatori la possibilità di ammirare tre capolavori del Novecento internazionale, eccezionalmente in prestito dalle collezioni del Museum of Art di Tel Aviv. Prestigiosa collaborazione con il mondo culturale israeliano, promossa dal Centro Culturale Primo Levi e dall’Associazione degli Amici Italiani del Museo d’Arte di Tel Aviv, che si è inaugurata con il conferimento dell’onorificenza genovese del Grifo d’ Oro al premio Nobel per la Pace, Elie Wiesel, proprio alla Galleria d’Arte Moderna il 15 maggio di questo stesso anno. Da sabato 12 novembre 2005, alle ore 11,00, a domenica 8 gennaio 2006, dunque, tre dipinti di PierreAuguste Renoir (Limoges 1841 - Cagnes-sur-Mer 1919), Marc Chagall (Vitebsk, Russia 1887- St.Paul de Vence 1985), e Pablo Picasso (Malaga 1881 - Mougins 1973) saranno esposti al primo piano del museo di Nervi (via Capolungo 3), con la cura di Maria Flora Giubilei e l’allestimento di Giulio Sommariva. L’iniziativa è resa possibile in particolare dalla sponsorizzazione della Bagliani Immobiliare di Genova che, con questa mostra, inizia la sua collaborazione coi musei di Nervi. Tre opere che offrono un segno tangibile della qualità altissima delle raccolte del museo di Tel Aviv (www. tamuseum.com), formatosi in massima parte grazie alle numerose e ricche donazioni di opere e di danaro provenienti da tutto il mondo: agli inizi degli Anni Trenta risale l’avvio delle raccolte di opere moderne e contemporanee e, al 1988 la sezione d’arte antica, rappresentata dai dipinti di Rubens, Van Dyck, Brueghel, Rigaud, Reynolds. Tre dipinti che, capolavori di qualità altissima, scandiranno altrettanti momenti assai diversi, ma fondamentali, nella storia dell’arte mondiale, costituendone un sintetico paradigma: la nascita dell’Impressionismo, l’affermazio- 230 ne del Surrealismo nella sua accezione più visionaria e libera, e la consacrazione internazionale del Cubismo. Per primo bisogna dunque ricordare l’opulento, sensuale e classicheggiante Nudo femminile di schiena di Renoir, un olio su tela del 1876 circa, donato nel 1958 al museo israeliano da Wilhelm Weinberg di New York in memoria di sua moglie e dei suoi figli, e già in deposito temporaneo al Metropolitan Museum di New York nel 1957. Il dipinto segna la personale adesione del pittore alle poetiche dell’Impressionismo francese, proprio a ridosso delle mostre iniziali organizzate a Parigi dagli artisti che proponevano la nuova Il geometra ligure arte contro le tendenze ufficiali dei Salons, con un’attenzione particolare alla totale immersione della figura umana en plein air, ad una sua compenetrazione cromatica con gli elementi naturali. In seconda battuta, la tela del pittore-angelo Chagall, dedicata ad uno soggetti più frequenti del celebre artista, Gli amanti, del 1929, donato al museo israeliano nel 1938 da Oscar Fischer, già residente ad Anversa: una visione “soprannaturale”, “miracolosa”, elaborata dopo il ritorno di Chagall a Parigi nel 1923, in cui le figure sfidano la gravità terrestre e “sociale”, librandosi leggere e dondolanti nel fluido spazio di un cie- lo notturno all’insegna di un’aspirazione ad una biblica purezza dei sentimenti. Infine, un Ritratto femminile di Picasso, realizzato su tavola e datato 17 luglio 1953, acquisito dalla Galleria Louise Leris di Parigi tra il 1954 e il 1956 e poi donato nel 1978 al museo di Tel Aviv da Marya Rubinstein-Bernard-Adir, in memoria del marito Bernard Bernard. Ritratto probabilmente ancora legato al volto di una delle sue compagne, Françoise Gilot (dalla quale si separò quell’anno), se non addirittura, forse, un doppio ritratto, come spesso faceva il Maestro, accostando le figure delle donne della sua vita, irrigidito da un’”armatura” di spessi segni neri - come i contorni in piombo degli antichi vetri cattedrale - che trattengono i colori netti e smaltati delle parti anatomiche. Il 1953 è l’anno che segnò la consacrazione ufficiale di Picasso in Italia con due grandi mostre di straordinario successo a Roma, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna, e a Milano, a Palazzo Reale, e che vide, proprio nel luglio del ’53, il “ciack” d’avvio del film dedicato dal regista Luciano Emmer al grande maestro, su progetto di Renato Guttuso, Antonello Trombadori e Antonio Del Guercio. Film che, a completamento dell’iniziativa, verrà proiettato nelle sale della Galleria d’Arte Moderna genovese il 27 novembre, alle ore 17.30, grazie alla collaborazione con la Galleria d’Arte moderna e Contemporanea di Torino. Le monete di Niusci di Paolo Rebora U na recente pubblicazione culturale a cura del dott. Marco Torre raccoglie alcuni contributi inediti, gentilmente donati dagli autori e messi a disposizione per scopi benefici. L’iniziativa propone a tutti gli appassionati di storia patria, grandi e piccini, una piacevole lettura che consente di beneficiare agevolmente d’anni di ricerche e studi i cui contenuti possono così riassumersi: · Fonti inedite rivelano i particolari di una scoperta avvenuta a Serra Riccò nell’anno 1923: un deposito votivo di monete appartenute ai Celti LIGURI databili IV-I secolo avanti Cristo. Il prezioso reperto archeologico conferma, unitamente alla “tavola bronzea di Polcevera” la presenza in loco delle antiche popolazioni Ligures. · Tracce dei marchesi Spinola conti di Tassarolo in Orero di Serra Riccò. · Personaggi ecclesiastici, rapporti commerciali, baratto e banditismo nella Orero del secolo XVIII. · La storia della ferrovia elettrica Genova-Casella dal progetto al collaudo. · Raccolta di poesie genovesi inedite illustrata con rare foto d’epoca. · La storia del salame e molto altro ancora… Un saluto a tutti voi cari colleghi, chi vi scrive è un appassionato ricercatore di fonti e testimonianze di storia-patria e numismatica, con particolare focalizzazione alle origini dei Ligures ed alla loro presenza attiva su tutto il territorio regionale. E’ con gioia che vi comunico la pubblicazione di alcuni studi relativi ad un accurato lavoro di ricerca storica su uno dei più piccoli paesini dell’entroterra ligure di ponente: Orero di Serra Riccò. Anni di ricerca a discapito del tempo libero, hanno dato buoni frutti e consentito di scrivere un’interessante e bella lettura che spazia dall’epoca preromana al medioevo e da qui al XVIII secolo. Inedita ed appassionante, oltrechè scientificamente attendibile, è la cronistoria degli eventi relativi a quello che può essere annoverato tra i maggiori e più importanti ritrovamenti archeologici afferenti al popolo dei Celti Liguri: il tesoro monetale di Niusci in frazione Orero nel Comune di Serra Riccò. Chi fino ad oggi si è occupato della scoperta ha pubblicato essenzialmente contributi circa i tentativi di classificazione e descrizione dell’originale monetazione qui rinvenuta, unica al mondo, cercando di dare personali interpretazioni circa la simbologia rappresentativa adottata per effigiare le monete. Gli studiosi non hanno però ancora definito con certezza le attribuzioni monetali di ogni specifica tipologia e tanto meno l’interpretazione dei molti e differenti soggetti impressi dal conio. Ad appesantire la nebbia 232 che avvolge questo misterioso tesoro contribuisce la mancanza di fonti ufficiali che riportino nel dettaglio lo scorrere degli eventi, si constata infatti che pochissimo è stato reso noto e quasi nulla pubblicato circa la descrizione del sito archeologico e della scoperta. La Soprintendenza Archeologica di Torino, avvisata tardivamente del ritrovamento, giunse sul posto quando i luoghi erano già stati stravolti, distrutti dall’esecuzione dei lavori edili per la realizzazione della costruenda ferrovia elettrica Genova-Casella, spogliati dei loro preziosi reperti. Particolarmente incisiva è la discordanza delle versioni sui fatti, quella trasmessa dalla tradizione orale popolare parla di monete trovate in olle di terracotta, mentre quella che è stata ufficialmente accreditata dalle competenti autorità nelle fonti e canali ufficiali dell’epoca rileva la presenza di monete specificandone il ritrovamento in piena terra alla profondità di circa un metro dal suolo. Così io, essendo originario del posto ove furono trovate quelle antiche monete, per circa 20 anni ho cercato di capire in ogni modo come avvenne realmente quel ritrovamento, prestando attenzione ad ogni minimo indizio e raccogliendo tutte le informazioni utili possibili. Il frutto di tanti anni di ricerche personali d’archivio e di studi è stato pubblicato nell’agosto di quest’anno 2005 dal dott. Marco Torre, Presidente dell’Associazione Il geometra ligure Culturale “Esse Erre” di Serra Riccò, nel libro: “Orero racconta…”, una miscellanea di più argomenti di interesse storico-culturale. La stampa, arricchita con documenti, fotografie e carte inedite provenienti da archivi e musei prestigiosi, è stata affidata alla tipografia Brigati di Genova Pontedecimo. La pubblicazione è stata realizzata grazie al contributo di tre autori: don Paolo Fontana, parroco di S. Lorenzo in Orero, dottore in Teologia Spirituale e archivista della Diocesi di Genova; Marco Torre, dottore in Economia e Presidente dell’Associazione Culturale; Paolo Rebora, geometra appassionato di storia patria, numismatica, archeologia, paleontologia ed uniformologia militare. Nel contributo del dott. Torre si analizza il possibile collegamento tra il sito di Orero e la popolazione definita “Odiates” (il termine deriva probabilmente dal greco e può rivelare un toponimo con valenza urbanistica indicante la percorrenza di più strade, trattasi infatti di un valico crocevia) nella Tavola Bronzea di Polcevera del secolo 117 a.C., quindi si passa ad analizzare i primi documenti scritti in cui si trova traccia del paese datati 1170. Molte sono le curiosità storiche che il libro soddisfa, tra cui l’identificazione del primo luogo di culto, gli atti ed i dati che confermano la presenza in loco nell’antichità dei marchesi Spinola conti di Tassarolo. Nell’accurata ricostruzione storica vengono approfonditi il ruolo commerciale e difensivo del paese posto sul valico appenninico più basso d’Italia in corrispondenza di un’antichissima “strada del sale” che collegava il porto di Genova con il mercato padano. Lo scritto di don Paolo Fontana narra con dovizia di particolari un’avvincente vicenda di storia e cronaca popolare circa i rapporti tra creditori e debitori, sull’inganno ed il baratto, su conflitti di proprietà, banditismo e carriere ecclesiastiche nella Orero del XVIII secolo. Conclude la pubblicazione una preziosa raccolta di poesie inedite in dialetto genovese accompagnate da rare fotografie d’epoca che ne illustrano il contenuto. Nel capitolo che mi riguarda io tratto la storia di un vero tesoro, composto d’antiche monete d’argento e della sua misteriosa sparizione, un importante ritrovamento archeologico di una tale consistenza e fascino da ricordarci le grandi scoperte e i romanzi sui pirati. Migliaia di monete celtiche italiche (per la maggior parte probabilmente liguri) ritrovate nel borgo di Niusci nell’agosto dell’anno 1923 durante i lavori di sterro per la realizzazione dell’opera ferroviaria, databili all’epoca precedente l’invasione e la dominazione romana nella seconda età del ferro. Grazie alla collaborazione con l’Università La Sapienza di Roma si è potuto appurare che trattasi di esemplari pressoché Paolo Rebora: Le monete di Niusci unici in Italia capaci di testimoniare le attività e la cultura di cui era portatore l’antico popolo ligure. Fin da bambino ho sempre avuto un’innata curiosità ed interesse per tutto ciò che riguardava la storia patria, soprattutto quella locale, ero molto affascinato dalle leggende popolari, inoltre mi stuzzicava alquanto la sfida che queste mi proponevano quasi mi chiamassero a verificarne l’autenticità. Circa la storia di Niusci mi resi presto conto che c’era qualcosa di vero nei racconti popolari dei nonni, e capii che talvolta ciò che appare come una fantasia è invece realtà, mentre non sempre ciò che pare reale è autenticamente vero! Può accadere inoltre che il destino ci conduca nostro malgrado su sentieri che mai consapevolmente avremmo scelto di percorrere… ed è proprio quello che capitò a me. Un’insaziabile sete di conoscenza mi convinse che meritava approfondire le diverse narrazioni del ritrovamento archeologico avvenuto a Niusci, e mi proposi di effettuare, appena possibile, ricerche negli archivi locali e di sentire eventuali testimoni della scoperta ancora viventi. Compatibilmente agli impegni ordinari della vita, mi sono sempre occupato di questa vicenda, e quando avevo un po’ di tempo libero mi recavo sul posto per ascoltare direttamente dagli abitanti la loro versione dei fatti, acquisendo sempre nuove storie e racconti che andavano ad arricchire gli appunti che via via 233 raccoglievo. Così la mia sete di conoscere e di sapere anziché spegnersi aumentava. Era bello attraversare le campagne senza una meta, conoscere tanta gente nuova e ascoltare i loro racconti, per me era come entrare in una favola, era come tornare indietro nel tempo e partecipare ad una fantastica avventura, io mi sentivo presente lì in quei posti nel lontano 1923. Col passare degli anni mi resi conto che, per rendere credibile una cronaca, occorrevano delle prove e delle testimonianze scientifiche e storiche attendibili, così studiai diverse pubblicazioni in materia di numismatica ed archeologia che classificavano molti reperti monetali, e fra queste ne trovai alcune che si riferivano anche al nostro caso di Niusci. Quindi decisi di approfondire ulteriormente l’argomento mediante ricerche personali negli archivi di Stato e della Soprintendenza Archeologica, e questo fu un lavoro lungo e difficile, con molte asperità per me che non appartenevo agli esperti del campo e che mi addentravo in un terreno impervio e sconosciuto. Mi resi subito conto di una cosa, che il mondo scientifico e numismatico, italiano ed estero, conosceva il tesoro di Niusci e da tempo aveva pubblicato in diverse lingue studi specifici sulle caratteristiche monetali sia di classificazione che d’individuazione delle singole tipologie. Nella foto accanto possiamo osservare riprodotto un esemplare ritrovato a Serra Riccò, conservato nel medagliere del Museo Archeologico d’Aosta e appartenente alla collezione della Fondazione “Andrea Pautasso”. L’immagine tratta dalle tavole allegate al libro, rese possibili grazie alla gentile concessione dell’Assessore Teresa Charles della Regione Valle d’Aosta, proviene dal catalogo del medagliere pubblicato in occasione della mostra tenutasi nella chiesa di San Lorenzo, in Aosta nell’anno 1988. Benché lo studio delle differenti tipologie monetali sia ancora in continua evoluzione ed approfondimento, nessuno fino ad oggi aveva mai scritto e pubblicato la vera cronaca di come andarono realmente i fatti e di cosa realmente accadde in quella lontana estate del 1923. Negli anni ’80 ebbi la fortuna di conoscere il dott. Andrea Pautasso, uno studioso ed esperto di numismatica celtica e gallica, che pubblicò nel 1966 la prima classificazione di quest’originale monetazione nord-italica preromana, da lui definita per la prima volta padana. Gli studi di questo pioniere della ricerca numismatica comprendevano anche una breve descrizione della scoperta di Orero. Così io lo contattai ed ebbi con lui diversi colloqui nei quali appresi interessanti nozioni ed informazioni sull’argomento. In seguito riuscii ad acquistare alcuni dei suoi preziosi scritti, che oggi, di difficile reperimento, compaiono in ogni bibliografia sull’argomento. 234 Anche le pubblicazioni e gli atti di Soprintendenza Archeologica descrivevano solo sommariamente le circostanze di quest’importante ritrovamento, peraltro la lettura e lo studio del fascicolo d’epoca, conservato a Genova e riguardante il caso, non mi ha permesso di trovare eventuali documenti descrittivi la campagna scavi ufficiale effettuata dall’ispettore alle Antichità di Torino e della Liguria Pietro Barocelli nell’ottobre dell’anno 1923. Nonostante le ricerche e le molte fatiche rimanevano scarse le informazioni attendibili sui fatti realmente accaduti, sulle circostanze di ritrovamento e sulla descrizione del sito archeologico, che erano peraltro già in mio possesso per via dei racconti popolari, ma non avevano alcuna validità nel mondo scientifico perché non erano supportati da ufficiali riconoscimenti. Solamente il 19 luglio 1999 ho potuto dare una svolta alle mie ricerche, dopo lunghi anni di fatiche il mio lavoro fu coronato da un importante successo. Ebbi infatti la soddisfazione di trovare conservato nell’archivio di Stato di Genova, assieme a moltissima altra carta e polvere, un fascicolo processuale dell’anno 1925, proveniente dagli atti della Pretura di Sampierdarena, che finalmente con i suoi documenti accreditava molti fatti già narrati dai racconti popolari, fornendo particolareggiate versioni degli accadimenti, ascoltate direttamente dalla voce di Il geometra ligure quei tempi e ufficializzate dalla magistratura. Il fascicolo riguarda un processo a carico di diversi imputati, poi tutti assolti meno uno, causato dal trafugamento del tesoro monetale; la sua importanza storica e scientifica è fondamentale e impagabile in quanto sia i testi che gli imputati rilasciarono dichiarazioni giurate sull’argomento, senza le quali oggi probabilmente non sapremmo mai cosa realmente videro e vissero i nostri nonni ed i protagonisti di questa affascinante ed epica vicenda. Per la verità mi ricorda un po’ i racconti ed i film sui cercatori d’oro dell’America, quando le ricerche febbrili del prezioso metallo fecero perdere il senno a chi intraprese una tale avventura. I tanti documenti inediti da me trovati e consultati, il cui contenuto è qui per la prima volta pubblicato, hanno permesso di ricostruire ordinatamente ed in modo esaustivo, oltrechè scientifico, il trascorrere di quei giorni, in un susseguirsi di colpi di scena attraverso un’appassionante indagine archeologica e di cronaca che partendo dal lontano dicembre dell’anno 1876 si conclude il 31 agosto 1929. A contorno e di pari passo al racconto di questa inaspettata scoperta, è stata inoltre inevitabilmente ricostruita e qui descritta la storia del trenino detto di “Casella” e della costruzione della linea ferroviaria elettrica a scartamento ridotto, oggi la più antica d’Italia, che collega Genova alla Valle Scrivia attraversando il territorio di Serra Riccò. L’esposizione delle vicende inerenti la realizzazione dell’opera pubblica parte dall’insorgere di un progetto di strada carrabile, prosegue con la sua trasformazione in strada ferrata, fino alla conclusione ed al collaudo della linea ferroviaria. Per meglio coinvolgere il lettore e guidarlo nello scorrere di queste appassionate vicende, ho corredato e impreziosito il capitolo con: • quaranta immagini fotografiche di cui molte d’epoca ed inedite; • tre cartine geografiche di cui due altimetriche del 1923 anch’esse inedite; - tre tavole riproducenti alcune monete provenienti da Niusci, distinte nelle classi di dramme ed oboli, oggi conservate nel museo archeologico di Aosta; • tre appendici di cui: - la prima è un fedele e appassionato resoconto della tradizione popolare così com’è stata tramandata senza alcuna mutazione, verifica del contenuto o pretesa di organicità, trascritta sotto forma di una favola e come tale intercalata nelle forme del tipo “c’era una volta” e “si racconta”; - la seconda, a beneficio di tutti gli appassionati di modellismo ferroviario ed amici del trenino detto “di Casella”, narra il compimento dell’opera ferroviaria dall’anno 1923 al 1925, con l’aggiornamento del parco macchine fino all’anno 2000; Paolo Rebora: Le monete di Niusci - la terza tratta un sunto della normativa essenziale in materia di archeologia e beni di antichità vigente all’epoca dei fatti, utilizzata dalle autorità per il recupero di una piccolissima parte di ciò che andò disperso. Ringrazio tutti quelli che mi hanno aiutato a far sì che le preziose informazioni raccolte e qui contenute siano finalmente a chiunque fruibili ed accessibili, perché oggi entrano così ufficialmente nella storia per non uscirne più, e ancora tutti coloro che nel futuro vorranno occuparsi di questa vicenda archeologica. Il mio augurio è che il seme di tante fatiche possa dare buoni frutti, sia stimolo ad un rinnovato interesse per la materia e l’argomento. Non nascondo la speranza che qualcuno un giorno mi contatti e mi riveli ancora maggiori particolari, nuove informazioni e/ o riscontri scientificamente attendibili sul tesoro di Orero, magari anche sulle fantomatiche “anforette od olle”, narrate dalla tradizione popolare e contenenti le monete, semmai esisterono realmente. Mi rimane da sottolineare 235 un aspetto che credo sia molto importante, l’iniziativa culturale è opera di volontariato e assolutamente no-profit, pertanto gli eventuali proventi saranno destinati dall’Associazione Esse Erre alla realizzazione di giochi per bambini all’aperto nel paese. Dato che non so stare senza fare nulla, sto già preparando un’approfondita ricerca sul tema dell’uniformologia militare, pertanto chi avesse in casa capi di uniformi dall’ottocento al 1945, cappelli, berretti, caschi, elmi, elmetti, divise, cinturoni, borracce, fregi, decorazioni e onorificenze, buffetteria varia, fotografie ecc…, è pregato gentilmente di prendere contatti col sottoscritto per i prossimi dieci anni, che prevedo interessantissimi! Scrivetemi all’e-mail: [email protected] oppure chiamatemi sul cellulare “from Italy” al n. 346-2161590. Chi fosse interessato alla lettura di “Orero racconta…” e voglia donare un sorriso all’infanzia di qualche bambino contribuendo con un’offerta alla realizzazione del parco giochi, può informarsi sui punti di distribuzione del volume contattando il dott. Marco Torre presidente dell’Associazione culturale al numero telefonico 010-758023. Alcune copie sono state distribuite e si possono ritirare presso i seguenti punti vendita: Busalla: Cartoleria TZ – Piazza E. Macciò 15 • Cartoleria Perasso MariaRosa Via V. Veneto 131 Savignone località San Bartolomeo: Merceria Cartoleria di Garrè Sabrina - Via N. Gallino 20 • Rossi di Reggiardo Bruno - Via N. Gallino 4 Casella: Cartolibreria Torre Paola - Via Mandelli 32 Serra Riccò: Cartoleria Robertazzo Leonardo – Via A. Medicina 70 Genova-Pontedecimo: Libro Più di Delle Piane B. – Via P. Anfossi 17,19R • Oliva Abbigliamento Tessuti - Via P. Anfossi 118R Ringraziando ancora la Redazione del “Geometra Ligure” per l’interesse dimostrato, rinnovo a tutti i miei più cordiali saluti con gli auguri di buona ed appassionata lettura! Canate di Marsiglia: un paese abbandonato geom. Paolo De Lorenzi I l borgo di Canate, di origine medievale, risale al XII secolo ed è situato ad una altitudine compresa tra i 537 ed i 555 metri sopra il livello del mare, sul versante meridionale del monte Lago. La parte principale del paese si è sviluppata lungo la dorsale orientata con giacitura nord/ sud, delimitata verso ovest dal Fosso Ronchi e ad est dal Fosso delle Crese. La piccola frazione del Comune di Davagna, ha la forma di una “T”, il cui tratto superiore si è sviluppato lungo la strada che collega la frazione di San Martino di Struppa con Planimetria del paese di Canate di Marsiglia il paese di Marsiglia, mentre la parte inferiore è stata edificata lungo lo stretto sentiero che dal centro del borgo conduce in ripida discesa, verso il rio Canate ed il ponte di Cavassolo posto al confine con il Comune di Genova. La prima edificazione del borgo è probabilmente avvenuta in corrispondenza del trivio tra le principali vie di comunicazione che raggiungono il paese ad una quota di 545 metri s.l.m.; qui è stata costruita una delle case più belle e ben rifinite dell’intero paese, dotata di tetto a quattro falde, marcapiani e persiane. Un altro fabbricato di notevoli dimensioni, considerate anche le difficoltà di approvvigionamento delle materie prime ed il loro trasporto, è ubicato invece appena entrati nel paese percorrendo il sentiero proveniente da San Martino di Struppa; disposto su quattro piani fuori terra e antistante una fonte con annesso trogolo, punto di approvvigionamento di acqua potabile per l’intero paese. Attualmente il borgo di Canate è costituito da circa una cinquantina di costruzioni, di cui trentacinque ancora in discrete condizioni di manutenzione, avendo ancora integra la relativa copertura. Vi sono poi alcuni ruderi di piccoli fabbricati dei quali si sono conservati solo parte dei muri perimetrali e di cui non è possibile risalire alla originaria destinazione d’uso. La parte del paese circostante la zona edificata era terrazzata per la coltivazione della vite, verdura e quant’altro necessario al sostentamento dei suoi abitanti. Quello che salta immediatamente agli occhi arrivando a Canate è la tipologia delle sue case, che rispetto ad altri piccoli agglomerati simili, Canate di Marsiglia: un paese abbandonato presentano delle caratteristiche non propriamente tipiche delle case contadine o comunque “povere”. Molti dei fabbricati dispongono infatti di piccoli terrazzini dotati di belle ringhiere in ferro lavorato, scale esterne con scalini rivestiti in ardesia, fasce marcapiano, cantonali ecc. Le coperture sono quasi tutte a due falde con alcune eccezioni di alcune case con tetto a quattro falde, tutte ultimate con tegole in laterizio tipo marsigliesi. Numerosi sono i fabbricati dotati di persiane alle finestre e disposti su tre o addirittura quattro piani fuori terra; alcuni hanno già solai di interpiano in calcestruzzo e putrelle in ferro, materiali che hanno sostituito i vecchi impalcati in tavole di legno di castagno, così come le pareti interne eseguite in mattoni e intonacate. Le murature perimetrali sono tutte realizzate in muratura di pietrame, proveniente dalla zona. A Canate viene portata la luce negli anni trenta, e la quasi totalità delle case che compongono la piccola frazione del Comune di Davagna, sono dotate di un proprio impianto elettrico con trecce di rame rivestite in filato di cotone, isolatori, interruttori e prese in ceramica. All’inizio del paese provenendo da Marsiglia è ancora ben visibile un vecchio palo cabina dal quale partiva la distribuzione per tutto il paese. Anche le stradine che attraversano il piccolo borgo erano dotate di pubblica illuminazione, come testimoniano 237 Fabbricato all’inizio del paese ancora i resti di alcuni punti luce. L’approvvigionamento idrico era assicurato da un bel trogolo ancora oggi funzionante e ben conservato, posto all’inizio del borgo percorrendo il sentiero da San Martino di Struppa, dove gli abitanti di Canate si rifornivano di acqua e dove venivano portati ad abbeverarsi gli animali. Alcune case avevano delle piccole vasche in muratura addossate ai muri di perimetro che venivano utilizzate per la raccolta delle acque piovane provenienti dalle coperture; l’acqua così raccolta veniva poi utilizzata per l’irrigazione degli orti, antistanti le abitazioni e le vicine fasce coltivate. La quasi totalità delle case di Canate disponeva di un piano terra, a volte addossato per un lato ad un muro di fascia e destinato a stalla o cantina e di uno o più piani superiori destinati all’abitazione collegati tra loro mediante scala interna in legno. La cucina era posizionata al piano immediatamente sopra la stalla o cantina, mentre le ca- mere da letto erano ubicate ai piani superiori della casa; da quello che si può ancora notare oggi le cucine erano dotate di lavandini in marmo alla genovese e “runfò” a legna per la cottura dei cibi. Una elemento caratterizzante nelle case di Canate è la massiccia presenza ai piani terra di botti di legno, torchi e damigiane, segno evidente che le fasce nei dintorni del paese dovevano essere coltivate per la maggior parte a vite; oggi rimangono pochi filari nella parte bassa dell’abitato, ma un tempo questa coltivazione doveva essere molto diffusa. Non mancano naturalmente i resti di vecchie mangiatoie ancora ottimamente conservate segno evidente della presenza di un buon numero di capi di bestiame, per lo più bovini, che durante il periodo primaverile ed estivo venivano portati al pascolo sulle pendici dei monti Alpesisa e Lago. Come riportato nel bel libro di Marco Fezzardi “Monte Bano, molte storie”, alla fine degli anni ’40 Canate era abi- 238 Il geometra ligure Particolare di un “runfò” alla Genovese tato da una trentina di famiglie per circa 150 persone, mentre nel 1951, dati censimento ISTAT, i residenti erano ancora 96. Sul finire degli anni ’50 con la costruzione della strada carrabile che raggiungerà la frazione di Marsiglia, il borgo di Canate si spopolerà definitivamente e gli ultimi suoi abitanti si trasferiranno proprio in quel di Marsiglia. La frazione di Marsiglia era punto di riferimento per le funzioni religiose e funebri, disponendo di una chiesa, dedicata a San Giovanni Battista, e di un piccolo cimitero, mentre in una stanza al piano terra di una casa del borgo era ricavata un’aula scolastica dove venivano tenute le lezioni; la maestra raggiungeva a piedi o a dorso di mulo da Marsiglia la piccola frazione di Canate, allora vero e proprio spauracchio viste le difficoltà che ci si doveva sobbarcare per raggiungerla. La zona intorno a Canate di Marsiglia, così come tutta la Val Bisagno è stata teatro a partire dall’autunno del 1943, della resistenza partigiana contro i nazifascisti. Bisagno, all’anagrafe Aldo Gastaldi, è stato forse uno dei partigiani più conosciuti nella zona, e diede vita a Cichero ad una importante formazione partigiana che diventerà poi la Divisione Garibaldina Cichero. Anche il piccolo borgo di Canate fu protagonista di una rappresaglia nazifascista che portò all’incendio del paese, così come testimoniato dal cippo in marmo posto al centro del paese, che così riporta: “…i partigiani della Brigata Volante Severino Divisione Garibaldina Cichero, dedicano con animo grato alla generosa partecipazione della gente di Canate che ha sfidato l’arroganza e la vio- lenza nazifascista subendo con coraggio la feroce rappresaglia nemica che ha dato alle fiamme il villaggio. VI° Zona Operativa 1944-1945”. Varie sono le possibilità di arrivare al paese di Canate di Marsiglia, lungo le antiche vie di comunicazione che sono rimaste le medesime di un tempo: tre sono gli itinerari principali che si suggeriscono. Il primo parte da San Martino di Struppa, ed è sicuramente l’itinerario più facile e meno faticoso, ma al tempo stesso anche il più lungo (circa due ore), che si sviluppa a mezza costa lungo le pendici meridionali dei monti Alpesisa e Lago (segnavia un cerchio rosso sbarrato). Si può raggiungere inoltre il paese partendo dalla frazione di Marsiglia in Comune di Davagna: il sentiero, segnalato dapprima con una D rossa in campo bianco e successivamente, con una B rossa in campo bianco, conduce in un’ora e mezza circa, e con un dislivello di circa 200 metri al borgo di Canate. Infine si può percorrere a partire dal Ponte di Cavassolo, l’originario sentiero utilizzato dagli abitanti di Canate per recarsi a Genova, caratterizzato da una serie di scalini in pietra (circa 1100) intervallati da brevi tratti in piano, che in circa 45 minuti conduce al paese. Bibliografia • Marco Fezzardi: Monte Bano, molte storie. Guida ai villaggi abbandonati alle spalle di Genova – Edizioni Grafiche G7 – anno 2004; • Sui sentieri della resistenza – Dal Turchino all’ Aveto – Edizioni Sagep – anno 1997. Poesie - Adolfo Barisione A cura del geom. Ettore Fieramosca F a sempre piacere riportare qualche nota che riguarda la poesia su questa nostra rivista, un po’ per ingentilirla ed arricchirla culturalmente, ma anche per offrire qualche spunto di riflessione sui diversi aspetti della vita e per rammentarci che ci sono valori spirituali certamente più importanti dei problemi materiali che ogni giorno ci affliggono e condizionano i nostri rapporti con chi ci è vicino. Quando, poi, l’occasione ci viene offerta da un geometra che scrive poesie di un certo tipo e di un certo spessore, sarebbe una grave lacuna omettere di darne notizia: ci riferiamo ad Adolfo Barisione del quale, poiché non siamo in grado di fare della critica letteraria, ci limiteremo a ricordare alcuni cenni biografici ed a scegliere alcune liriche fra quelle che azzardiamo a considerare più significative. Adolfo Barisione è nato a Genova il 1° gennaio 1946, è diplomato geometra, vive e lavora ad Arenzano, esprime le sue emozioni ed i suoi sen- timenti scrivendo poesie e aforismi. Ha già pubblicato alcune raccolte di poesie: “Essere” - “Cadenze” - “La musica della parola” - “So” e la raccolta di aforismi dal titolo “Alle colline d’oro”. Abbiamo letto, con interesse ed ammirazione, alcune liriche seppur di difficile interpretazione, come talvolta si ammira un quadro o si ascolta una musica e si prova piacere anche senza conoscerne il motivo. In questo caso, oltre al piacere, abbiamo anche assaporato la densità delle emozioni, alcuni attimi di pudica sensualità, l’amore per una donna, l’ottimismo e la speranza per la gioia di vivere, il tutto espresso con misura e come spesso vorremmo essere capaci di fare noi quando proviamo gli stessi sentimenti. L’essenzialità dell’espressione, la completezza di una parola, l’assenza di retorica ci ricordano la Liguria; la profondità dei sentimenti, la sensibilità che traspira da un verso, la dolce fermezza espressa in un concetto ci danno la misura della maturità raggiunta dal poeta e dall’uomo. 240 Il geometra ligure Silva Radici La rupe sorpresa soggiace alla spuma del rivo che sfuma E non smette, la dolcezza di sentirti a me vicina, passa il tempo, invecchia il cuore, ma nell’anima tu affondi… sempre più le tue radici con tentacoli di luce… Non mi importa più del mondo, non mi importa più del sole, torna caldo e prepotente desiderio mai sopito. Quanto t’amo ora capisco… Non inutile arabesco di lontani desideri, ma più limpida certezza di ragioni sensuali. Ciò che dai, è tutto, senza limiti ed angosce. Ciò che dai è grande… Senza tremiti e paure. Ciò che dai è qui Tra noi Due e l’Infinito… Le forme rincorrono il buio silvano fuggendo nell’ombra Centauro improvviso appare possente galoppa dirupi risale pendii e solca vallate Fragore dal bosco solleva colori. So So del dolore che graffia il tuo cuore Del batter dell’ala su venti d’assurdo Ma so del calore che immenso sprigiona splendore. Estasi e tormento L’ombra del dolce inceder indugia l’onda mia che l’assapora Profumo inebria il tempio tuo zampillo di dolcezze Attracco Mio molo, sentore fervi di frenesia, ti immergi nella seta e di piacer ti nutri. Non posso più esitare La roccia scabra di quel che sono stato piange il pianto sconosciuto che turbine tramuta in voluttà: è vita risbocciata