Scarica - Collegio Geometri Genova

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Scarica - Collegio Geometri Genova
il geometra
ligure
anno 54º - n. 6 • novembre - dicembre 2005
Tariffa Regime Libero: “Poste Italiane S.p.A.” - Spedizione in abbonamento postale - 70% - DBC Genova - Tassa pagata Autorizzazione del Tribunale di Genova n. 318 del 29/11/54
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Arnoldo Juvara
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“Inverno”
sommario
210 Editoriale
Meditazione...
213 La normativa sismica italiana
217 A proposito di…
Malte preconfezionate per opere murarie
219
Fibrosi cistica
221 Legislazione dello Stato
La presente pubblicazione è distribuita gratuitamente agli iscritti all’albo professionale della Provincia di
Genova ed ai Collegi dei Geometri
d’Italia.
La riproduzione degli articoli, schizzi e fotografie è permessa solo citando la fonte.
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è l’organo.
Stampato nel mese di novembre
2005 dalle Grafiche Fassicomo Via Imperiale, 41 - 16143 Genova
Questo periodico è
associato alla Unione
Stampa Periodica Italiana
224 Giurisprudenza
225 Cultura Ligure
Musei Civici di Genova: gli eventi dell’autunnoinverno 2005
231
Le monete di Niusci
236
Canate di Marsiglia: un paese abbandonato
239
Poesie - Adolfo Barisione
Editoriale
Meditazione...
geom. Arnoldo Juvara
Q
ueste mie considerazioni saranno lette quando questo anno 2005 sarà al
suo tramonto e quindi tutti noi
saremo ancor più coinvolti dal
turbinio dettato dalle “esigenze” di quei momenti: l’avvicinarsi del Natale, la “necessità” di pensare cosa regalare
e a chi, l’esplodere simulta-
L’ansia è la
conseguenza
di un mondo
che ci ha
ingabbiato,
plagiato,
trasformato.
neo di quasi tutti i clienti che
“vogliono” vedere le loro pratiche ultimate, l’impellenza di
una pluralità di scadenze, l’affanno abituale di questo periodo per recuperare le risorse
economiche per far fronte a
tutto, insomma ci troviamo
ineluttabilmente e ancor più
e sempre in una situazione
che, definire angosciosa, è
forse riduttivo.
Ha senso tutto questo? È
ciò che noi abbiamo sempre
desiderato? È veramente il risultato ricercato per tutta la
nostra esistenza? È il ragionevole frutto delle nostre fatiche? O è soltanto la conseguenza di un “mondo” che ha
subito tali e tante repentine
modificazioni da averci “ingabbiato”, “plagiato”, “trasformato”, diversamente da
quanto avremmo voluto, o
meglio, da quanto siamo stati
“programmati”?
La risposta sembra abbastanza semplice ma credo che
meriti comunque un approfondimento, un’accurata riflessione.
Editoriale
Intanto non v’è dubbio
che, per molti, certi ritmi se
non forsennati, molto intensi, siano un “abito” che vestono con piacere, che da
loro significato e importanza. Ecco, per questi, di cui
io credo far parte, il piacere
dell’impegno, della “fatica”,
della competizione anche dal
desiderio di fuggire una realtà non gradita. Impegnare
la mente ed il corpo è il miglior sistema per non pensare, per non vedere, per non
preoccuparsi, in uno per non
calarsi appieno in una realtà
spesso scomoda, a volte triste, non infrequentemente
dolorosa ma che è la vera
vita. Sì, vivere vuol dire partecipare, accomunarsi agli altri, conoscere 1’altrui pensiero per migliorare il nostro,
approfondire gli atteggiamenti degli altri, e in essi
includo tutti i componenti la
famiglia, per comprendere il
loro stato d’animo, per eventualmente aiutarli o farsi aiutare. Giocare con il nostro
prossimo (famiglia compresa), soffrire con lui, gioire
con lui, sacrificarsi con lui e
per lui. Questa è la vita che
è dentro di noi e che spesso
nascondiamo ai nostri “occhi” con il lavoro, gli impegni, lo stress, con quanto in
verità è contro la vita anche
se di essa fa parte.
Ma per “vivere” bisogna
lavorare, guadagnare per avere il necessario; ma sono indispensabili la macchina, il
vestito “griffato”, le scarpe
che costano come uno stipendio, il mangiare sopraffino, il
ristorante ecc.? No! Ciò che
è necessario è quanto serve
211
per vivere dignitosamente e
semplicemente.
A ben vedere i
nostri massimi
sforzi sono rivolti al “superfluo”. Cioè a
quanto non serve per vivere
ma per dare un
“tono” alla vita,
per non essere
secondi agli altri, per adeguarsi ai tempi. Ormai di queste
cose “superflue” ne abbiamo fatto il significato della
vita, creando
così egoismi, distrazione dagli altri, annullamento del
pensiero, nevrosi, ansie e chi
più ne ha ....
Ormai abbiamo dato ai
nostri “bisogni” un significato che va assai oltre al significato di bisogno vero.
Fermiamoci
un po’ allora,
ma non per
metterci
in
“coda” sulle
macchine o per
spostare la nostra ansia di
movimento, di
attività dalla città, alla campagna, al mare od
altro, ma per
pensare, ancor
meglio “meditare”, per ritrovare noi stessi,
per pensare ai
bisogni, soprattutto morali e di
I nostri sforzi
sono rivolti
al superfluo
per dare un
“tono” alla
vita. Il vestito
griffato.
sostegno, di chi ci sta vicino,
fermiamoci a parlare con noi
stessi non per criticarci ma per
migliorarci, non per piangerci
addosso ma per gridare a noi
stessi che la vita è anche e soprattutto bello se la si sa vivere. Fermiamoci con il nostro
Meditare per
ritrovare noi
stessi.
212
Il geometra ligure
La vita vale
anche e
soprattutto
perché ci
sono loro.
coniuge, i nostri figli, con coloro ai quali siamo più affe-
zionati e diciamo loro che li
amiamo che siamo felici per
la loro presenza, che la vita
vale anche e soprattutto perché ci sono loro. Fermiamoci
un po’ e meditiamo su queste
prossime festività perché siano occasione della riscoperta
della vita e del mondo che ci
circonda che non è solo dolore e sacrificio ma anche fonte
di gioia se lo si guarda e sente
nel modo giusto.
Ed allora gli auguri che
desidero fare a tutti Voi per le
prossime festività ed il nuovo
anno saranno più sentiti da
parte mia e più apprezzati da
parte Vostra.
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via Felice Romani 15/12 - 16122 Genova
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c/c postale 28760163
La normativa sismica italiana
Ing. Roberto Gennaro
L’Ing. Roberto Gennaro si è gentilmente “proposto” per elaborare per la nostra rivista
una serie di articoli in materia “sismica”, che si svilupperanno in cinque parti così
concepite:
1) Normativa sismica italiana
2) La 3274 e la sua evoluzione, il Testo unico Eurocodici: la nuova zonazione, le
competenze regionali
3) I Key points della progettazione e della verifica antisimica degli edifici
4) Focus on: gli edifici in muratura e la verifica del costruito italiano
5) Metodi di analisi classici ed innovativi nell’ingegneria antisismica.
Iniziamo a pubblicare su questo numero il primo argomento non senza ringraziare
sentitamente l’Autore per la disponibilità e professionalità dimostrate.
D
al punto di vista storico,
la legislazione italiana in
materia sismica muove i propri passi, sia d’esordio che di
sviluppo e innovazione, a seguito dell’occorrenza di terremoti dalle conseguenze drammaticamente avvertite dal costruito e dalla popolazione. Già
nel 1783, a seguito del sisma
che afflisse la regione calabra,
il Governo del Regno delle due
Sicilie adottò un regolamento
per la ricostruzione post-sismica, mediante il quale si cercò di
far tesoro delle esperienze tragicamente riscontrate, al fine di
migliorare la capacità degli edifici di resistere alle azioni sismiche eccezionali. Dopo l’unificazione del Regno d’Italia, in
conseguenza del terremoto che
interessò lo Stretto di Messina
nel dicembre del 1908 e che
procurò effetti devastanti sul territorio e sui cittadini (80000 vittime), ebbe inizio una copiosa
legislazione in materia di edilizia antisismica.
Il primo provvedimento legislativo fu il Regio Decreto 18
aprile 1909 n. 193 che elencava qualche centinaio di Comuni in Sicilia e Calabria nei quali
era posto l’obbligo di rispettare le norme tecniche, espresse
dallo stesso Regio Decreto per
l’edificazione delle nuove costruzioni e per la riparazione
di quelle danneggiate. I punti
chiave di questo documento
normativo erano concentrati su
alcuni aspetti chiave che, opportunamente aggiornati ed ingegneristicamente migliorati in
forza dei progressi scientifici
(ricerca e sperimentazione) e
tecnologici (materiali e stru-
menti), ancora oggi sopravvivono nei moderni codici di regolamentazione e prescrizione
antisismiche. Sommariamente,
essi possono esser così classificati:
a) Scelta dei siti edificabili:
veniva espressamente vietato di
costruire edifici su terreni paludosi, franosi, attestando in tal
senso l’avvertimento riguardo
alla necessità di classificare sistematicamente le zone più a
rischio di vulnerabilità: erano
gli albori culturali del moderno concetto tecnico di microzonazione del territorio.
b) Limitazioni geometriche
sulle dimensioni degli edifici:
venivano stabilite le altezze
massime e il numero dei piani
degli edifici, termini inderogabili se riferiti a strutture la cui
destinazione d’uso si rivolgeva
214
espressamente all’accoglienza
del pubblico (alberghi, scuole,
ospedali, caserme...). Si avvertiva quindi la necessità di garantire un maggior grado di
protezione sismica a particolari categorie di edifici: concetto
importante che, successivamente, è rimasto abbandonato per
lungo tempo.
c) Prescrizioni di carattere
urbanistico: erano fornite larghezze delle strade e degli intervalli di isolamento.
d) Idoneità dei sistemi costruttivi: in generale, anche per
gli edifici in muratura, era previsto di affidare ad un’ossatura
metallica o in legno, inglobata
nella muratura stessa, la funzione di controventamento.
L’uso della muratura ordinaria come struttura portante
era limitato agli edifici col solo
piano terreno.
e) Regole di buona costruzione: venivano indicate numerose prescrizioni di dettaglio
riguardanti le fondazioni, i solai, gli aggetti, la qualità dei
materiali, prevedendo, ad esempio, l’inserimento di catene sulla sommità dei muri maestri
perimetrali e trasversali, ed indicando che le travi dei solai
Terremoto di
Messina del
1908
Il geometra ligure
fossero poggianti sull’intero
spessore dei muri e vincolate
esternamente mediante chiavi o
piastre, in modo da garantire la
solidarietà tra le strutture tipiche di quel “comportamento
scatolare” il cui richiamo è ancora oggi fonte di imprescindibile riferimento per la corretta
progettazione degli interventi.
f) Prescrizioni inerenti i calcoli di stabilità: nei calcoli di
stabilità o resistenza delle costruzioni dovevano considerarsi tanto le azioni statiche verticali dovute al peso proprio ed
al sopraccarico, aumentate di
una percentuale che rappresentasse l’effetto delle vibrazioni
sussultorie, quanto le azioni
dinamiche dovute al moto sismico ondulatorio simulate con
accelerazioni applicate alle
masse del fabbricato nelle due
direzioni. In merito a questo riferimento normativo, si sottolinea come, pur trattandosi di
prescrizioni aventi carattere
qualitativo e pur costituendo di
fatto le prime istruzioni tecniche in materia antisismica, venisse comunque richiamata
l’attenzione sulla natura dinamica dell’azione sismica.
Dopo l’emanazione del R.D.
del 1909, la normativa italiana
evolve nel corso della prima
metà del secolo passato, giovandosi della spinta innovativa proposta principalmente da due
documenti, rispettivamente del
1916 e del 1924 nei quali venivano essenzialmente approfonditi i contenuti tecnici della materia. Successivamente, con il
R.D. 23 marzo 1935, veniva
suggerita un’importante peculiarità tecnica, ovvero la schematizzazione dell’ossatura dell’edificio come struttura a telaio
equivalente. Tuttavia, nello stesso R.D. ’35 si attribuivano
facilitazioni eccessive alle tecniche per il computo dell’azione sismica, la quale perdeva la
sua naturale connotazione dinamica per essere semplificata mediante l’adozione di forze statiche distribuite uniformemente
sull’edificio in ragione proporzionale alle masse di questo
sismicamente eccitabili.
Superato il 1935, si riscontra una vistosa lacuna legislativa negli anni che coprono il
periodo fino al 1962. La complicità degli eventi occorsi durante la Seconda Guerra Mondiale è parziale giustificazione di questa inerzia istituzionale. Con tutto ciò, essa ritorna ad essere quantomeno curiosa qualora si pensi che, proprio a seguito dell’evento
bellico, il Paese dovette adoperarsi per la ricostruzione del
territorio e sul territorio. In tal
senso, l’edilizia fu un’attività
particolarmente febbrile, ma,
a livello di concezione della
tutela dal rischio sismico e
dalla naturale traduzione della sua percezione in una serie
di interventi atti a mitigarne
gli effetti, non si segnala alcun dettaglio innovativo.
Il 1962 fornisce un docu-
215
La normativa sismica italiana
mento di transizione, testa di
ponte tra il R.D. del ’35 e la
prima “moderna” legge del
1974, con la quale venivano
stabiliti alcuni principi generali corrispondenti a caratteri di
tipo burocratico, amministrativo e tecnico. La L. 64/74 stabiliva infatti che le norme tecniche fossero esplicate in appositi Decreti Ministeriali, ovvero mediante specifiche norme tecniche da emanarsi da
parte del Ministero dei lavori
pubblici, di concerto col Ministero dell’Interno. Nelle previsioni del legislatore, tali Decreti
sarebbero stati passibili di aggiornamenti ogni qual volta si
fosse reso necessario, in relazione al progredire delle conoscenze dei fenomeni sismici,
concetto quest’ultimo con il
quale si è introdotta la presente dissertazione.
Il primo frutto della L.64/74
costituente normativa sismica fu
il D.M. del 1975; esso riveste
un’importanza decisamente
marcata, considerato il fatto che
costituisce quella base normativa eventualmente da aggiornarsi, e che sarà in tale ottica integrata ed ampliata da Decreti
successivi (1984, 1985, 1986,
1996) che si protrarranno fino
all’odierna attualità (OPCM
3431, già OPCM 3274). A fronte delle modifiche apportate dai
Decreti sopra esposti e di riferimento per le operazioni tecniche del caso, la vera rivoluzione normativa fu tuttavia introdotta qualche anno dopo da strumenti non prescrittivo.
In prima istanza, nell’Appendice della Circolare LL.PP.
21745 del 2 luglio 1981 veniva contemplato e suggerito un
metodo specifico per il calcolo
e la verifica sismica degli edifici in muratura, metodo origi-
nalmente ispirato dal codice POR elaborato da ricercatori Jugoslavi negli
anni Settanta.
In secondo luogo, nel
1986, e ancora a mezzo
di una circolare (27960/
86), veniva per la prima
volta introdotta la distinzione, nell’ambito degli
interventi di consolidamento degli edifici esistenti, tra miglioramento
ed adeguamento sismico.
Se la differenza concettuale tra i due termini è di
sfuggevole percezione, il
loro significato tecnico ed
amministrativo si traduce
nella contingenza e nella
portata dell’intervento di consolidamento. Nel primo caso,
esso assume carattere di sola
sufficienza, ovvero deve essere
tale da comportare un generale
miglioramento della prestazione dell’edificio. Nell’ottica di
adeguamento, l’intervento da effettuarsi deve necessariamente
portare la qualità strutturale dell’edificio ad un livello tale da
garantire un salto di categoria
rispetto alla classificazione disposta dalla normativa. Alla luce
di tali considerazioni è quindi
possibile comprendere la sostanzialità dei due concetti espressi
nei termini legislativi, la cui distinzione è ancora oggi spesso
sottovalutata proprio a seguito
di una insufficiente cultura della diversità terminologica e del
conseguente diverso significato
che essi vogliono rappresentare.
Prima di giungere ai tempi
odierni, il 16 gennaio 1996 fu
emanato un DM sullo stesso
impianto delle precedenti norme, il quale, tuttavia, presentava alcune interessanti novità. Innanzi tutto la norma consentiva
Illustrazione
degli effetti
del terremoto
di Messina
del 1908.
di utilizzare anche nelle zone
classificate sismiche il metodo
di verifica agli stati limite in aggiunta a quello delle tensioni
ammissibili. Ciò avveniva in
armonia con la normativa per
le costruzioni in cemento armato e in acciaio (DM 9 gennaio
1996), che consentì l’utilizzo,
per la prima volta in Italia, degli Eurocodici EC2 ed EC3 (riguardanti, rispettivamente, la
progettazione delle strutture in
calcestruzzo ed in acciaio). L’introduzione nella normativa sismica del metodo agli stati limite fu comunque improntata
sia all’esigenza di mantenere
l’impostazione originaria della
norma, sia al conseguimento di
una sostanziale equiparazione
dei livelli di sicurezza, nei riguardi delle azioni sismiche,
ottenibili col metodo delle tensioni ammissibili.
Il 20 marzo 2003 è stata
promulgata l’ordinanza n. 3274
della Presidenza del Consiglio
dei Ministri “Primi elementi in
materia di criteri generali per
la classificazione sismica del
territorio nazionale e normati-
216
ve tecniche per le costruzioni
in zona sismica”, pubblicata
sul supplemento ordinario 72
alla gazzetta ufficiale n. 105
dell’ 8 maggio 2003, con la
quale sono stati approvati i
“Criteri per l’individuazione
delle zone sismiche - individuazione, formazione ed aggiornamento degli elenchi nelle medesime zone” (allegato 1) e le
connesse norme tecniche (allegati 2, 3 e 4).
Nell’arco dei due anni trascorsi dalla pubblicazione
dell’OPCM, il panorama normativo italiano è stato pervaso
da una crescente fibrillazione.
Il testo originale è stato più
volte modificato, mediante una
positiva concertazione tra il Comitato di Redazione, le Regioni, i Professionisti e gli Ordini
ad essi relativi, nonché a tute
le Istituzioni. L’ufficiale entrata in vigore del nuovo testo è
stata prorogata numerose volte
e per diversi tempi. Allo stato
attuale, l’ordinanza 3274 è stata aggiornata il 3 maggio 2005
dalla Ordinanza 3431, la quale
recepisce i vari cambiamenti
prodotti durante il lungo periodo di inchiesta pubblica. Il
nuovo testo è stato pertanto
prorogato di altri 3 mesi rispetto alla scadenza dell’8/5/2005,
rimandato all’8 agosto 2005, di
qui all’8 ottobre ed ancora al
24 ottobre 2005, giorno in cui
l’OPCM 3274 ha visto concludersi il travagliato iter burocratico con la sua effettiva entrata
in vigore.
La data del 24/10/2005 è
stata scelta in quanto in tale
giorno avveniva contestualmente l’entrata in vigore del testo
delle “Norme Tecniche per le
Costruzioni” (NTC), già soprannominato Testo Unico per le
Il geometra ligure
Costruzioni. Quest’ultimo, nelle intenzioni originali, dovrebbe venire a costituire il principale riferimento per tutti i tecnici progettisti; esso reca indicazioni di carattere tecnico in
materia edilizia. L’opera è stata
completata su istruzione del
Ministero dei LL.PP. e è stata
concepita al fine di risolvere le
annose divergenze e le apparenti
contraddizioni tra i vari testi
attualmente in vigore, riassumendo in un solo compendio
tutta la letteratura, la nozionistica, la scienza e la normativa
relativa al campo delle costruzioni civili. Per quanto riguarda
l’aspetto sismico, le NTC ,nella
loro ultima versione, recepiscono per parti sommarie i termini
essenziali già proposti negli articoli dell’OPCM 3274, ma
estendono il campo delle verifiche sismiche anche al “vecchio”
metodo delle tensioni ammissibili, atteso che l’esclusione di
tale approccio dall’originale formulazione dell’Ordinanza era
stato uno degli scogli sostanziali
sui quali si era inceppato il vaglio tecnico rappresentato dagli
Ordini e Collegi Professionali
nonché dagli stessi singoli professionisti. Cosa ben più importante (e che sarà oggetto del
prossimo articolo, nel quale
verranno approfondite le problematiche connesse all’entrata in
vigore dei due testi normativi)
riguardo al recepimento
dell’OPCM 3274, le NTC indicano l’Ordinanza come uno dei
possibili riferimenti per il calcolo e la verifica sismica degli
edifici, lasciando in tal modo
intendere che sarà la discrezione dei progettisti a stabilire
quale strumento utilizzare tra
quelli proposti. Velatamente, le
NTC, in questo passaggio logi-
co, sembrano aprire la strada anche all’inserimento nel panorama normativo, della versione
definitiva dell’Eurocodice 8, il
cui Decreto di Attuazione Nazionale e la relativa prassi burocratica dovrebbero essere
completati nell’arco del prossimo anno. Parafrasandone gli intenti, nelle NTC si è cercato di
fornire più termini di riferimento per le prescrizioni del caso,
sottoponendo all’attenzione dei
Tecnici un ventaglio di soluzioni, comprese nell’ambito della
più moderna letteratura scientifica, tra le quali scegliere per
ottemperare ai vincoli normativi. Di fatto, è però doveroso
constatare come sia stato oggettivamente disilluso l’auspicio di
una completa e definitiva armonizzazione dei due testi, le NTC
e l’OPCM 3274, che sarebbe
stata volta al fine di ottenere un
unico strumento normativo che
rappresentativo tanto del buon
legiferare, quanto dello stato attuale dell’arte e della scienza ingegneristica. Solo la concorrenza di tali aspetti può infatti produrre un solido termine di riferimento che costituisca veramente un ausilio alla progettazione, lasciandosi alle spalle il
solo fine prescrittivo traducibile
nel mero vincolo con il quale il
progettista deve scontrarsi durante l’espletamento delle proprie mansioni lavorative. Seppur
in maniera indiretta, le NTC,
consentendo l’utilizzo degli articoli dell’OPCM 3274, permettono, in ultima istanza, di attuare il principio prestazionale con
il quale la moderna normativa
si propone ai tecnici e mediante il quale questi ultimi sono in
grado di progettare le opere civili.
A proposito di…
Malte preconfezionate
per opere murarie
geom. Adriano Rodari
S
i è parlato e si parla spesso di malte preparate in cantiere, facendo descrizioni
della loro composizione dettate più dall’esperienza che da una cognizione specifica della
materia: le differenze regionali nelle pratiche
costruttive, il clima ed i diversi costituenti non
consentono stabili proporzioni di miscelazione
normalizzate applicabili in tutta Europa.
Per quanto riguarda invece le malte
preconfezionate ha pensato l’UNI, con una
normativa specifica ufficiale UNI EN 998-1
del Marzo 2004 che costituisce il recepimento
della relativa norma europea, che ha chiarito
come devono essere le caratteristiche delle
malte preconfezionate e la loro classificazione in base all’utilizzo: questa normativa è
applicabile a tutte le malte per intonaci interni/esterni prodotte in fabbrica e basate su leganti inorganici,
La normativa prevede che le proprietà delle malte per intonaci interni ed esterni dipendono essenzialmente dal tipo o dai tipi di
leganti utilizzati e dalle loro rispettive proporzioni: si possono ottenere proprietà speciali in base ai tipi di aggregati, additivi e/o
aggiunte utilizzati.
Queste malte non raggiungono le loro caratteristiche finali finché non sono correttamente e completamente indurite dopo l’applicazione e le loro funzioni dipendono dalle
proprietà dei materiali utilizzati, dallo spessore degli strati e dal tipo di applicazione: la
normativa non tratta le malte in cui il legante
solfato di calcio è il principale legante ma
può essere utilizzato come legante aggiuntivo
combinato con la calce aerea.
Nel caso che invece il legante principale
sia il solfato di calcio le relative malte sono
trattate dalla normativa EN 13279; le materie
prime devono avere caratteristiche che consentano al prodotto finito di essere conforme
ai requisiti della presente norma.
Le malte per intonaci vengono definite:
- in base al concetto:
• Malte a prestazione garantita;
• Malte a composizione prescritta,
- in
•
•
•
base alla modalità di produzione:
Malte finite prodotte in fabbrica;
Malte semifinite prodotte in fabbrica;
Malte prodotte in cantiere.
- in base alle proprietà e/o all’utilizzo:
• Malte per scopi generici per intonaci
interni o esterni;
• Malte alleggerite per intonaci interni o
esterni;
• Malte colorate per intonaci esterni;
• Malte monostrato per intonaci esterni;
• Malte di risanamento per intonaci interni o esterni;
• Malte per isolamento termico per intonaci interni o esterni.
Proprietà delle malte indurite
I campi di utilizzo e le condizioni di esposizione diversi richiedono malte con livelli
prestazionali diversi per resistenza, per compressione, per assorbimento d’acqua, per
conducibilità termica: per queste prove le
malte devono essere conformi secondo la
normativa EN 1015-2,
A titolo esemplificativo si riportano le proprietà fisiche normalizzate che devono posse-
218
dere le malte preconfezionate:
• resistenza a compressione varia da un minimo di 0,4 N/mm2 ad oltre 6 N/mm2;
• assorbimento d’acqua per capillarità minore di 0,2 Kgm2;
• conducibilità termica minore di 0,1 W/mK:
Simbologia di riconoscimento:
GP: Malta per scopi generali per intonaci
interni/esterni
LW: Malta leggera per intonaci interni/esterni
CR: Malta colorata per intonaci esterni
OC: Malta monostrato per intonaci esterni
R: Malta per risanamento
T: Malta per isolamento termico
FP: Modo di rottura
Il geometra ligure
Pertanto sulla confezione, nella stampigliatura di identificazione della malta devono risultare per il loro riconoscimento:
• la marcatura CE;
• nome e/o marchio identificativo
• con indirizzo registrato del produttore;
• ultime due cifre dell’anno
• di applicazione della marcatura,
• numero della norma europea
• ad es. UNI EN 998-1;
• descrizione del prodotto;
• informazioni tecniche sul prodotto (reazione al fuoco, adesione, assorbimento d’acqua, coefficiente di diffusione del vapore,
conducibilità termica, ecc:)
Leggi di Murphy: Geometri
• nel progettare qualsiasi tipo di costruzione, nessun totale potrà essere calcolato esattamente dopo le 16.40 di venerdì.
• nelle stesse condizioni, se una qualsiasi piccola dimensione è indicata in millimetri,
il totale risulterà del tutto impossibile a calcolarsi.
• il totale corretto risulterà evidente alle 9.01 di Lunedì.
• più grande è il progetto, più tempo ci vuole a fare lo sbaglio.
• quando un illustre ma anziano geometra sostiene che qualcosa è possibile ha quasi
certamente ragione. Quando sostiene che qualcosa è impossibile, molto probabilmente ha torto.
• la dimensione più vitale in qualsiasi progetto o disegno è quella che corre il maggior
rischio di essere omessa.
• qualsiasi informazione che comporti un cambiamento nel progetto sarà trasmessa al
geometra dopo - e soltanto dopo - che tutti i disegni sono stati completati.
• quanto più innocua sembrerà una modifica, tanto più le sue conseguenze si estenderanno e maggiore sarà il numero dei disegni che dovranno essere rifatti.
• se, quando il completamento di un disegno è imminente, le dimensioni vengono
finalmente comunicate come sono in realtà - invece di come si era pensato che
fossero -, si fa sempre prima a cominciare tutto da capo.
A proposito di…
Fibrosi cistica
geom. Arnoldo Juvara
N
on so quanti di noi prima d’ora hanno
sentito queste parole che, senza nulla
sapere, danno un senso di disagio oserei dire di
pericolo. Infatti è così la “Fibrosi cistica” è una
malattia che colpisce i bambini ed è cronica e,
non raramente, può divenire insuperabile.
Perché introduco questo argomento, in una
rubrica che, sin d’ora, ha avuto contenuti sostanzialmente tecnici? Perché conosciamo un
Caro Collega, a tutti noi molto vicino, che sta
da tempo vivendo questa “avventura” con uno
dei suoi figli, con tale coraggio e serenità da
essere di grande esempio. Non si è piegato nanti
questo enorme problema, non si è chiuso nella
propria sofferenza, ma ha affrontato il problema come San Giorgio contro il Drago: non ha
voluto vivere solo nella speranza, ma si è buttato nella lotta per sconfiggere questo male,
questo “Drago” infido e pericoloso. Ha quindi
partecipato con altri, come lui, all’“Associazione
Fibrosi Cistica”, i cui scopi sono meglio illustrati nel pieghevole unito a questo numero, e
so che sta raggiungendo importanti traguardi.
Come essere sordi a tanto entusiasmo nella sfortuna? Come non partecipare in qualche
modo alle fatiche di questo Amico? Come
non sentire il bisogno di fare qualcosa per i
tanti bambini e adulti che soffrono di questo
male? Ecco, nell’ambito del nostro lavoro di
redattori, per quanto piccolo, abbiamo deciso
di dare spazio a questa Associazione, come
abbiamo fatto per tanti mesi, per l’A.I.R.C..
Io ho scritto su queste pagine di solidarietà,
di amore, di convivenza tra gli uomini, bene
ora, con tutto il corpo redazione ed il Consiglio Direttivo del Collegio, vogliamo mettere
un po’ in pratica le tante parole che è facile
scrivere ma un po’ più difficile applicare.
Questa introduzione, lunga ma necessaria, è
completata dal testo di una lettera che i responsabili dell’Associazione ci hanno fatto avere.
Mi auguro che tutti sapremo cogliere il vero
senso di tutte queste parole con la concretezza propria di noi Geometri.
Cos’e’ la fibrosi cistica
La Fibrosi Cistica (FC o CF) è la più frequente malattia ereditaria, cronica, evolutiva della
razza bianca nell’Europa e nel Nord America, che colpisce indifferentemente maschi e femmine
e, data la sua frequenza e gravita, è una delle malattie più studiate al mondo.
I portatori sia maschi che femmine sono persone sane.
In Italia i portatori di Fibrosi Cistica sono circa 2.200.000.
Il rischio che nasca un bambino affetto da Fibrosi Cistica, nell’incontro di due portatori, è
pari al 25% per ogni gravidanza.
La malattia è dovuta ad un’alterazione genetica. I sintomi più importanti sono:
• elevata concentrazione di sale nel sudore
• mancata produzione degli enzimi pancreatici digestivi necessari ad un corretto assorbimento degli alimenti
• ricorrenti infezioni respiratorie che conducono ad insufficienza respiratoria.
220
Comunicare.
Questo è il principio primo che un’associazione assume ali’inizio del proprio impegno.
Perché risolvere il problema significa conoscerlo e perché, quando ci si propone alla
gente per domandare aiuto, si riceve sempre
la stessa domanda: che cos’è la Fibrosi Cistica?
Un quesito di per sé banale, ma che racchiude mondi infiniti che si svelano ogni qual
volta ciascuno prova a rispondervi, disparati
gradi di coinvolgimento che emergono dalla
sensibilità di ciascuno.
Ed alla fine quello che si riesce a dire è
solo quello che la scienza ha dimostrato con
i mezzi della sua ricerca, quello per cui, di
generazione in generazione, il problema della
Fibrosi Cistica può essere affrontato con sempre maggiore impegno perché sempre più
concretamente vicino alla soluzione.
Ma di quegli infiniti vissuti in queste parole non restano neppure i frammenti.
E guarda a caso proprio in questi si cela il
dramma di chi vive questa realtà, unitamente
al seme della grande forza di volontà e passione con la quale lo si affronta ogni giorno.
Ecco perché il più grosso problema di chi
oggi fronteggia la sfida della Fibrosi Cistica
risiede proprio in questo nodo cruciale: comunicare 1'”essenza” del problema, che spesso
non emerge dall’esteriorità del malato, anzi in
essa nasconde la sua ambiguità.
A chi osserva superficialmente, spesso si
manifesta lo “stare bene”. Avviene a volte a
un malato, magari per una terapia di partico-
Il geometra ligure
lare successo, che il mondo si lasci respirare
a pieni polmoni. Ma ecco proprio qui un frammento: la paura di affezionarsi troppo a questo momento tanto “normale” quanto anomalo, la frustrazione di conservare un entusiasmo primaverile, sul quale un altro autunno
inevitabilmente porterà i soliti geloni e le solite bronchiti.
Impossibile comunicare queste emozioni,
per almeno tré motivi: perché invisibili, perché non sono scritte in nessun taccuino medico, ma soprattutto perché chi le prova normalmente non vuole comunicarle neppure a sé
stesso.
La moneta però ha due facce, e se questa
era una croce, sicuramente c’è anche una testa. Alta.
Lottare quotidianamente contro qualcosa di
così grande, collezionare qualche successo tra
le sfide della vita, crescendo induce una riflessione che può sembrare paradossale: è
proprio questo male ad averci reso un po’ più
uomini, fin da bambini.
E che cos’è un’associazione per questi
uomini? Un insieme di persone che si adoperano per offrire loro una speranza in più, persone alle quali e con le quali si cerca di comunicare quella certa “essenza” nell’unico modo
possibile: vivendo un percorso insieme, e lasciando emergere quei tratti salienti della propria vita, quei contrasti ulteriori che si superano nella sintesi quotidiana del proprio io.
Languore e coraggio, coscienza ed ironia,
vivere stando attenti e stare attenti a vivere.
ASSOCIAZIONE LIGURE,
via Felice Romani 15/12 - 16122 Genova
tel. e fax 010.810962
[email protected]
c/c postale 28760163
Legislazione dello Stato
MINISTERO DELL’INTERNO
DECRETO 6 giugno 2005
Modifiche ed integrazioni al decreto ministeriale
18 marzo 1996, recante norme di sicurezza per la
costruzione e l’esercizio degli impianti sportivi.
quinquies, della legge 11 febbraio 1994, n. 109, e
successive modificazioni ed integrazioni.
Pubblicato su G.U. n. 154 del 05.07.05
AGENZIA DEL TERRITORIO
DECRETO 6 giugno 2005
Modalita’ per l’emissione, distribuzione e vendita
dei titoli di accesso agli impianti sportivi di capienza superiore alle diecimila unita’, in occasione di
competizioni sportive riguardanti il gioco del calcio.
DETERMINAZIONE 30 giugno 2005
Oneri dovuti per la redazione d’ufficio degli atti di
aggiornamento catastali, da porre a carico dei soggetti inadempienti, per le ipotesi di cui all’articolo
1, comma 336, della legge 30 dicembre 2004, n.
311.
DECRETO 6 giugno 2005
Modalità per l’installazione di sistemi di videosorveglianza negli impianti sportivi di capienza
superiore alle diecimila unita’, in occasione di
competizioni sportive riguardanti il gioco del calcio.
IL DIRETTORE DELL’AGENZIA
Pubblicato su G.U. n. 150 del 30.06.05
MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI
TRASPORTI
DECRETO 9 giugno 2005
Procedura e schemi-tipo per la redazione e la pubblicazione del programma triennale, dei suoi aggiornamenti annuali e dell’elenco annuale dei lavori pubblici, ai sensi dell’articolo 14, comma 11, della
legge 11 febbraio 1994, n. 109, e successive modificazioni ed integrazioni.
Pubblicato su G.U. n. 150 del 30.06.05
MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI
TRASPORTI
DECRETO 30 giugno 2005
Rilevazione dei prezzi medi per l’anno 2003 e delle
variazioni percentuali annuali per l’anno 2004, relativi ai materiali da costruzione piu’ significativi,
ai sensi dell’articolo 26, commi 4-bis, 4-quater e 4-
Visto l’art. 1, commi 336 e 339, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, in materia di accatastamento d’ufficio di immobili di proprieta’ privata;
Vista la determinazione del direttore dell’Agenzia del
territorio del 16 febbraio 2005, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 40 del 18 febbraio 2005, come rettificata con comunicato pubblicato nella Gazzetta
Ufficiale n. 148 del 28 giugno 2005, ed in particolare
l’art. 5, comma 3, che rinvia ad un successivo provvedimento direttoriale la determinazione degli oneri
per laredazione di atti di aggiornamento catastali, da
parte degli uffici dell’Agenzia del territorio, da porre
a carico dei soggetti inadempienti;
Determina:
Art. 1.
Oneri per la predisposizione d’ufficio degli atti di
aggiornamento in catasto
1. Per la redazione degli atti di aggiornamento catastali, operata d’ufficio in caso di inadempienza da parte
dei soggetti obbligati alla presentazione degli stessi,
per le ipotesi di cui all’art. 1, comma 336, della legge
30 dicembre 2004, n. 311, ferma restando la debenza
di tributi, sanzioni previste e spese di notifica, sono
dovuti gli oneri accessori determinati sulla base delle
voci riportate nella tabella allegata.
222
Art. 2.
Modalita’ di determinazione degli oneri
1. Per la determinazione degli oneri di cui all’art. 1,
con riferimento alle attivita’ svolte dall’Ufficio provinciale per la predisposizione degli atti di aggiornamento, si applicano:
a) le tipologie di costi unitari previste alle sezioni A
e B della tabella allegata;
b) le spese di cui alla sezione C, per missione e servizio esterno.
Il geometra ligure
LEGGE 26 luglio 2005, n. 148
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 27 maggio 2005, n. 86, recante misure
urgenti di sostegno nelle aree metropolitane per i
conduttori di immobili in condizioni di particolare
disagio abitativo conseguente a provvedimenti esecutivi di rilascio.
Pubblicato su G.U. n. 175 del 29.07.05
MINISTERO DELLE ATTIVITA’ PRODUTTIVE
Art. 3.
Modalita’ di riscossione degli oneri
1. Per le ipotesi di cui ai precedenti articoli 1 e 2,
secondo quanto previsto dall’art. 8, comma 1, della
determinazione del direttore dell’Agenzia del territorio del 16 febbraio 2005, l’atto attributivo delle nuove
rendite dovra’ contenere anche l’indicazione e le
modalita’ per il versamento degli oneri posti a carico
dei soggetti inadempienti, da corrispondere entro il
termine previsto per la proposizione del ricorso.
2. In assenza del versamento degli oneri di cui al
precedente comma, ovvero in caso di versamento insufficiente, si procede alla riscossione coattiva degli
oneri dovuti, mediante iscrizione a ruolo.
Art. 4.
Modalita’ di aggiornamento degli oneri
1. Gli importi delle sezioni A e B della tabella allegata alla presente determinazione sono aggiornati a seguito della sottoscrizione di accordi contrattuali collettivi nazionali che comportino l’adeguamento delle
retribuzioni dei dipendenti dell’Agenzia del territorio.
2. Gli importi della sezione C della medesima tabella
sono aggiornati secondo le specifiche determinazioni
applicabili in materia, per il personale del comparto
«Agenzie Fiscali».
La presente determinazione sara’ pubblicata nella
Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana ed entrera’
in vigore dal giorno successivo alla sua pubblicazione.
Roma, 30 giugno 2005
Il direttore dell’Agenzia: Picardi
Allegato
Vedere Allegato a pag. 50 della G.U.
DECRETO 28 luglio 2005
Criteri per l’incentivazione della produzione di
energia elettrica mediante conversione fotovoltaica
della fonte solare.
Pubblicato su G.U. n. 181 del 05.08.05
DECRETO LEGISLATIVO 19 agosto 2005, n.187
Attuazione della direttiva 2002/44/CE sulle prescrizioni minime di sicurezza e di salute relative all’esposizione dei lavoratori ai rischi derivanti da
vibrazioni meccaniche.
Pubblicato su G.U. n. 220 del 21.09.05
ISTITUTO NAZIONALE DI STATISTICA
COMUNICATO
Indice dei prezzi al consumo per le famiglie di
operai e impiegati relativi al mese di maggio 2005
che si pubblicano ai sensi dell’articolo 81 della legge 27 luglio 1978, n. 392 (Disciplina delle locazioni
di immobili urbani), ed ai sensi dell’articolo 54 della
legge del 27 dicembre 1997, n. 449 (Misure per la
stabilizzazione della finanza pubblica).
Gli indici dei prezzi al consumo per le famiglie di
operai e impiegati relativi ai singoli mesi del 2004 e
2005 e le loro variazioni rispetto agli indici relativi al
corrispondente mese dell’anno precedente e di due
anni precedenti risultano:
Pubblicato su G.U. n. 153 del 04.07.05
MINISTERO DELL’INTERNO
DECRETO 5 luglio 2005
Integrazioni al decreto 14 maggio 2004, recante
l’approvazione della regola tecnica di prevenzione
incendi per l’installazione e l’esercizio dei depositi
di gas di petrolio liquefatto, con capacita’ complessiva non superiore a 13 m3.
Pubblicato su G.U. n. 168 del 21.07.05
Pubblicato su G.U. n. 148 del 28.06.05
Legislazione dello Stato
223
ISTITUTO NAZIONALE DI STATISTICA
ISTITUTO NAZIONALE DI STATISTICA
COMUNICATO
Indice dei prezzi al consumo per le famiglie di
operai e impiegati relativi al mese di giugno 2005
che si pubblicano ai sensi dell’articolo 81 della legge 27 luglio 1978, n. 392 (Disciplina delle locazioni
di immobili urbani), ed ai sensi dell’articolo 54 della
legge del 27 dicembre 1997, n. 449 (Misure per la
stabilizzazione della finanza pubblica).
COMUNICATO
Indice dei prezzi al consumo per le famiglie di
operai e impiegati relativi al mese di luglio 2005
che si pubblicano ai sensi dell’articolo 81 della legge 27 luglio 1978, n. 392 (Disciplina delle locazioni
di immobili urbani), ed ai sensi dell’articolo 54 della
legge del 27 dicembre 1997, n. 449 (Misure per la
stabilizzazione della finanza pubblica).
Gli indici dei prezzi al consumo per le famiglie di
operai e impiegati relativi ai singoli mesi del 2004 e
2005 e le loro variazioni rispetto agli indici relativi al
corrispondente mese dell’anno precedente e di due
anni precedenti risultano:
Gli indici dei prezzi al consumo per le famiglie di
operai e impiegati relativi ai singoli mesi del 2004 e
2005 e le loro variazioni rispetto agli indici relativi al
corrispondente mese dell’anno precedente e di due
anni precedenti risultano:
Pubblicato su G.U. n. 166 del 19.07.05
Pubblicato su G.U. n. 197 del 25.08.05
Il testo completo dei provvedimenti legislativi qui richiamati è disponibile,
per gli iscritti, presso la sede del Collegio.
Giurisprudenza
IMPOSTE E TASSE
Maggio 2005
CASSAZIONE CIVILE, SEZIONE TRIBUTARIA, 10 settembre
2004, n. 18271 - CRISTARELLA ORESTANO Presidente ODDO Relatore - GAMBARDELLA P. M. (concl. diff.). Ministero Economia e Finanze ed Agenzia delle Entrate (Avv. Gen. Stato) - Enel s.p.a. (avv.ti Gallo, Salvini)
- Comune di Turbino (avv.ti Tesauro, Lagozino) Eurogen s.p.a. (avv.ti Gallo, Salvini).
Imposte e tasse in genere - Ricorsi avanti le commissioni tributarie - Impugnazione dell’atto catastale
attributivo di rendita - Ricorso proponibile solo nei
confronti dell’Ufficio dell’Agenzia del Territorio Atto conseguente di liquidazione dell’ICI, sulla base
della rendita - Proponibilità di vizi relativi alla rendita nel ricorso contro la liquidazione dell’ICI Esclusione (D. Lgs. 31 dicembre 1992, n. 546, art. 19).
Imposte e tasse in genere - Litisconsorzio nelle fasi
di gravame - Rapporto di pregiudizialità della controversia sulla rendita catastale rispetto alla controversia sulla liquidazione dell’imposta comunale sugli immobili - Cause riunite scindibili - Litisconsorzio
facoltativo improprio - Mancata impugnazione della statuizione relativa alla causa principale - Conseguente inammissibilità dell’impugnazione relativa
alla controversia dipendente (C. p. c. art. 331; D.
Lgs. 31 dicembre 1992, n. 546, art. 49).
L’atto attributivo della rendita catastale è atto autonomamente impugnabile nei confronti dell’Agenzia del
Territorio; con tale impugnazione, possono essere fatte
valere le questioni relative alla rendita, per cui è precluso il loro apprezzamento nei giudizi su atti successivi; in particolare, l’oggetto dell’impugnazione nei
confronti del comune dell’avviso di liquidazione dell’ICI
resta limitato, benché la determinazione dell’imponibile consegua per i fabbricati iscritti in catasto all’applicazione di predeterminati moltiplicatori alle rendite
attribuite, al solo riscontro dell’esistenza e dell’efficacia del provvedimento di attribuzione posto a fondamento della pretesa impositiva dell’ente locale.
Le controversie promosse da un contribuente con l’impugnazione del provvedimento di attribuzione della rendita e dell’avviso di liquidazione dell’imposta comunale
sugli immobili, anche se opportunamente riunite, sono
cause in rapporto di pregiudizialità. che, anche se riunite, non sono inscindibili; conseguentemente, la mancata
impugnazione, da parte dell’Agenzia delle Entrate del
Territorio, della statuizione di annullamento della rendita, rende inammissibile l’appello del Comune relativo
alla statuizione sulla liquidazione del tributo locale.
INQUINAMENTO
Giugno 2005
CASSAZIONE PENALE, III SEZIONE, 23 giugno 2004 (dep.
8 settembre 2004), n. 36049 - DELL’ANNO Presidente TERESI Relatore- PASSACANTANDO P. M. (conf.). - Mistron,
ricorrente.
Inquinamento dell’aria, delle acque e del suolo Tutela dell’ambiente - Scarico di reflui senza autorizzazione - Soggetti attivi del reato - Titolare dell’insediamento e gestore dell’impianto (D. Lgs. 11
maggio 1999, n. 152, art. 59).
Il reato di cui all’art. 59 D. Lgs. 11 maggio 1999, n. 152
(effettuazione di scarichi senza autorizzazione), si configura a carico sia del titolare dell’insediamento sia del
gestore dell’impianto, atteso che su quest’ultimo grava
l’onere di controllo che l’impianto da lui gestito sia dotato
di autorizzazione, configurando tale autorizzazione il
presupposto della stessa legittimità della gestione.
INQUINAMENTO
Giugno 2005
CASSAZIONE PENALE, III SEZIONE, 1° luglio 2004 (dep. 3
settembre 2004), n. 35870 - SAVIGNANO Presidente LOMBARDI Relatore - Fuzio P. M. (conf.). - Arcidiacono,
ricorrente.
Inquinamento dell’aria, delle acque e del suolo Tutela dell’ambiente - Scarico di reflui da attività
produttiva senza autorizzazione - Nozione di acque
reflue industriali - Necessita dell’autorizzazione (D.
Lgs. 11 maggio 1999, n. 152, art. 59).
Nella nozione di acque reflue industriali rientrano tutti
i reflui derivanti da attività che non attengono, al prevalente metabolismo umano ed alle attività domestiche,
atteso che a tal fine rileva la sola diversità del refluo
rispetto alle acque domestiche. Rientrano, pertanto, tra
le acque reflue industriali quelle provenienti da attività
artigianali e da prestazioni di servizi.
Le note giurisprudenziali sopra riportate sono state tratte dalla rivista
“Giurisprudenza Italiana” edita dalla UTET.
Cultura Ligure
Musei Civici di Genova:
gli eventi dell’autunno-inverno 2005
Gabriella Taravacci - Armanda Piccardo
Comune di Genova • Assessorato alla Cultura - Direzione Cultura, Sport e Turismo - Settore Musei
Ufficio Comunicazione e Promozione
I
Musei Civici di Genova,
divenuti protagonisti della
valorizzazione dell’immagine
della città nel corso dell’anno in cui Genova è stata Capitale Europea della Cultura,
propongono anche per l’autunno e l’inverno 2005 una
serie di eventi di rilievo.
Dal 30 settembre, nei
Musei di Strada Nuova, sono
fruibili nuove sale espositive
a Palazzo Rosso e sono aperti al pubblico l’Auditorium
dei Musei di Strada Nuova ed
il Centro di documentazione
per la Storia, l’Arte, l’Immagine di Genova. Quest’ultimo
consente la fruizione integrata
della Biblioteca di Storia dell’Arte, dell’Archivio Fotografico e delle Collezioni Topografiche. In occasione dell’inaugurazione verrà presentata la mostra “La città illustrata. Stampe, acquerelli,
fotografie, disegni dedicati a
Genova.
Dall’8 ottobre 2005 all’8
gennaio 2006, nei Musei di
Strada Nuova, a Palazzo
Bianco, l’ambizioso progetto
dedicato al “Polittico della
Cervara”, riunisce, cinquecento anni dopo la loro rea-
lizzazione, le sette tavole del
pittore fiammingo Gerard
David che componevano il
polittico dell’altare della chiesa abbaziale di San Gerolamo
della Cervara, presso Santa
Margherita Ligure. Si tratta di
uno dei più grandiosi ed emozionanti documenti della civiltà pittorica fiamminga che
siano giunti in Italia fra Quattro e Cinquecento. La mostra
presenterà al pubblico il
Polittico nella sua grandiosa
integrità originale, affiancando ai quattro scomparti di
Palazzo Bianco le altre tre
tavole che in origine ne facevano parte: le due conservate
al Metropolitan Museum of
Art di New York e quella del
Musée du Louvre di Parigi.
Alla Commenda di Prè,
dal 18 ottobre al 27 novembre 2005 con la mostra
Pasherienaset, il figlio di
Iside. Il lungo viaggio di
una statua egizia è possibile ammirare la statuina di
Pasherienaset, al termine di
un percorso di avvicinamento scandito dalle tappe della
lunga e affascinante storia
che la statuina, il sacerdote
egizio e il suo corredo per la
vita oltre la morte hanno co-
nosciuto negli ultimi 2600
anni. Le credenze egizie per
ottenere la sopravvivenza, la
profanazione della tomba del
sacerdote, il destino delle sue
anime disperse, il naufragio
nel tempo delle sue protezioni magiche costituiranno i
momenti principali di questo
percorso di avvicinamento
verso la speranza di Pasherienaset di vivere per sempre.
Dopo la riapertura, il 22
giugno del rinnovato Museo
del Risorgimento, un nuovo
evento celebrerà il Bicentenario della nascita di Giuseppe
Mazzini: dal 21 ottobre al
12 febbraio 2006, a Palazzo
Ducale, la mostra “Romantici e Macchiaioli. Giuseppe
Mazzini e la grande pittura
europea”. Ispirandosi agli
scritti di Mazzini, l’esposizione presenta i capolavori di
artisti quali Canova, Hayez,
Induno, Lega e Fattori, mettendone a confronto le opere
con i capolavori del Romanticismo europeo, in particolare francese, di artisti - fra cui
Delacroix,
Delaroche,
Scheffer - che hanno affrontato i grandi temi della libertà e del popolo.
226
Il geometra ligure
La Galleria d’Arte Moderna di Nervi, dal 12 novembre, data in cui ricorre il primo anniversario dalla riapertura, fino all’8 gennaio 2006
propone “Ospiti in bella mostra. Renoir, Chagall, Picasso
– Capolavori dal Museoum
of Art di Tel Aviv”. Tre capolavori del Novecento internazionale che offrono un segno
tangibile della qualità altissima delle raccolte del museo di
Tel Aviv e che scandiscono
momenti diversi, ma fondamentali, nella storia dell’arte
mondiale, costituendone un
sintetico paradigma: la nascita
dell’Impressionismo, l’affermazione del Surrealismo nella
sua accezione più visionaria e
libera, e la consacrazione internazionale del Cubismo
Dal 3 dicembre 2005 sarà
protagonista il Museo di Archeologia Ligure che propone un evento nel mondo
dell’egittologia: riunire ed
esporre, accanto alla mummia e al sarcofago del sacerdote Pasherienaset, la sua
statuina funeraria, che da
più di quarant’anni era scomparsa sul mercato antiquario,
ricostituendo, almeno nelle
sue parti principali, un contesto archeologico unitario
che il tempo e gli eventi
avevano disperso.
Questa importante nuova
acquisizione del Museo costituisce anche l’occasione per
presentare l’affascinante storia di Pasherienaset e della
sua statuina e per creare momenti di approfondimento sui
temi dell’antica civiltà egizia.
Il Polittico della Cervara
8 ottobre 2005 – 8 gennaio 2006
Parigi Musée du Louvre • New York The Metropolitan Museum of Art • Genova Galleria di Palazzo Bianco
È difficile sottrarsi alla
seduzione di Gerard David,
al fascino della sua visione
solenne ma non severa, della
sua maniera precisa, dettagliata ma non divagante, attenta
alla forma esteriore delle cose
ma non descrittiva. E arduo
sarà per il pubblico di questa
mostra, finita la visita, staccare lo sguardo dalle sette
magnifiche tavole che compongono il più grandioso e
ambizioso complesso figurativo che egli seppe concepire
e portare a termine
L’ambizioso progetto intitolato “Il Polittico della Cervara”, curato da Clario Di
Fabio, direttore della Galleria
di Palazzo Bianco, riunisce,
cinquecento anni dopo la loro
realizzazione, le sette tavole
del pittore fiammingo Gerard
David che componevano il
polittico dell’altare della chiesa abbaziale di San Gerolamo
della Cervara, presso Santa
Margherita Ligure.
Si tratta di uno dei più
grandiosi ed emozionanti
documenti della civiltà pittorica fiamminga che siano
giunti in Italia fra Quattro e
Cinquecento, percorrendo le
stesse vie di terra o di mare
utilizzate dai mercanti e dagli uomini d’affari.
Il “Polittico della Cervara” fu realizzato a Bruges e
compiuto il 7 settembre 1506
Musei Civici di Genova: gli eventi dell’autunno-inverno 2005
per conto del nobile genovese
Vincenzo Sauli. Fu scomposto
a fine Settecento in seguito agli
eventi rivoluzionari e alla soppressione del monastero.
Le quattro tavole ora custodite a Genova giunsero nel
1805 a Palazzo Ducale, quindi furono ritrovate nel 1830
dal pittore Francesco Baratta
pervennero infine nel 1892 a
Palazzo Bianco.
Il progetto mira a presentare al pubblico il Polittico
nella sua grandiosa integrità originale, affiancando ai
quattro scomparti di Palazzo
Bianco le altre tre tavole che
in origine ne facevano parte:
le due – “L’angelo annunciante” e “Madonna annunciata”
- conservate al Metropolitan
Museum of Art di New York
e quella, una lunetta con “Dio
Padre benedicente”, conservata al Musée du Louvre di
Parigi.
La mostra - che vedrà il
contributo di Maryan Ainsworth, massima esperta di
Gerard David, affiancarsi a
quello di Maria Clelia Galas-
227
si, dell’Università di Genova,
e della restauratrice Franca
Carboni – mirerà ad approfondire l’analisi della storia
del polittico, dei suoi caratteri esecutivi, tecnici e materiali: sarà insomma un’occasione irripetibile per ripercorrere vicende “segrete” come
la commissione dell’opera, la
sua ideazione da parte dell’artista, le procedure della sua
realizzazione, e per ammirare sotto una nuova luce questo capolavoro della pittura
europea.
Museo di Archeologia Ligure
L’Egitto … a Genova
Il nucleo senz’altro più rilevante della collezione egizia del Museo di Archeologia Ligure è quello del sarcofago dipinto, della corazza
magica e della mummia di
Pasherienaset, il figlio di
Iside, sacerdote del dio Horus
e della Dorata, morto in Egitto circa 2600 anni fa durante
la XXVI dinastia saitica, recentemente restaurato ed
esposto nella nuova sala egizia.
Il Museo ha oggi la possibilità di realizzare un evento
raro nel mondo dell’egittologia: riunire ed esporre, accanto alla mummia e al sarcofago del sacerdote Pasherienaset, la sua statuina funeraria,
che da più di quarant’anni era
scomparsa sul mercato antiquario, ricostituendo, almeno
nelle sue parti
principali, un
contesto archeologico
unitario che il
tempo e gli
eventi avevano disperso.
Questa importante nuova
acquisizione del
Museo costituisce anche l’occasione per presentare alla città l’affascinante storia
di Pasherienaset
e della sua statuina e per creare momenti di
approfondimento sui temi dell’antica civiltà
egizia.
228
Il geometra ligure
Pasherienaset, il figlio di
Iside. Il lungo viaggio di una
statua egizia
Commenda di Pre, 18 ottobre - 27 novembre 2005
Sarà possibile ammirare la
statuina di Pasherienaset al termine di un percorso di avvicinamento scandito dalle tappe
della lunga e affascinante storia che la statuina, il sacerdote
egizio e il suo corredo per la
vita oltre la morte hanno conosciuto negli ultimi 2600 anni,
ma anche da quelle informazioni e suggestioni che il grande pubblico vuole conoscere e
vivere quando è a contatto con
la storia dell’Antico Egitto. Le
credenze egizie per ottenere la
sopravvivenza, la profanazione
della tomba del sacerdote, il destino delle sue anime disperse,
il naufragio nel tempo delle sue
protezioni magiche costituiranno i momenti principali di questo percorso di avvicinamento
verso la speranza di Pasherienaset di vivere per sempre.
Incontri con l’Egitto
Festival della Scienza 27 ottobre - 8 novembre 2005
Specialisti ed esperti di
egittologia (e non solo) approfondiranno temi ed aspetti
legati a Pasherienaset e alla
civiltà egizia con conferenze
sulla statuina, sulla giornata
di una donna egizia di 3500
anni fa, sui geroglifici, sul
sarcofago e sulla mummia di
Pasherienaset. In spazi appositi, inoltre, sarà possibile
truccarsi e acconciarsi all’egizia e scrivere in geroglifico.
Il mondo di Pasherienaset
Museo di Archeologia Ligure
di Pegli, dal 3 dicembre 2005
Il Museo propone un
evento nel mondo dell’egittologia: riunire ed esporre,
accanto alla mummia e al
sarcofago del sacerdote
Pasherienaset, la sua statuina funeraria, che da più
di quarant’anni era scomparsa, ricostituendo, almeno
nelle sue parti principali, un
contesto archeologico unitario che il tempo e gli
eventi avevano disperso.
I gruppi e le associazioni
potranno visitare, accompagnati da un’archeologa, la
Sala Egizia del Museo dove
troveranno risposta a quesiti e curiosità sulla civiltà
egizia.
Romantici e Macchiaioli
Giuseppe Mazzini e la grande pittura europea
21 ottobre 2005 - 12 febbraio 2006
Genova, Palazzo Ducale - Appartamento del Doge.
Giovanni
Fattori, In
vedetta,
collezione
privata
La mostra, ispirandosi
agli scritti mazziniani, presenta capolavori di artisti
come Canova, Hayez, Palagi
e molti altri protagonisti del
nostro Romanticismo di cui
Mazzini ha saputo scrivere in
maniera straordinaria.
Le loro opere sono messe
a confronto con i capolavori del Romanticismo europeo, in particolare francese.
Spiccano i nomi di Delacroix,
Delaroche, Scheffer, artisti
che hanno affrontato gli stessi temi cari ai pittori italiani
esaltati da Mazzini: i grandi
temi della libertà e del popolo, quest’ultimo rappresentato in quegli eccezionali
momenti della storia in cui
tenta di diventare o diventa
padrone del proprio destino.
Musei Civici di Genova: gli eventi dell’autunno-inverno 2005
Attraverso le opere degli
artisti amati da Mazzini,
vengono rievocati gli eventi
salienti della storia dell’umanità: dalle Crociate, alla lotta
per l’indipendenza della Grecia contro l’oppressione turca, che tanto appassionò l’opinione pubblica europea, alle
rivoluzioni del 1830 a Parigi
e del 1848 in tutta Europa.
La gloriosa vicenda della Repubblica romana (1848-1849)
viene evocata, nella sezione
centrale della mostra, da opere di particolare fascino.
La seconda parte della
mostra propone i dipinti dei
Macchiaioli - i capolavori
di Fattori, Signorini, Abbati,
Cecioni, Lega, autore quest’ultimo del celeberrimo ritratto di Mazzini morente presentati ed interpretati in
una prospettiva diversa. Questi pittori rivoluzionari, che si
ispiravano agli ideali democratici e repubblicani di Mazzini, volevano, come lui, gettare le basi di una società
nuova, attraverso un’arte assolutamente diversa rispetto
229
alla tradizione. Elaborarono
quindi una pittura alternativa
rispetto a quella romantica,
dove il messaggio veniva affidato non più ai meccanismi
narrativi o ad espedienti
melodrammatici, ma alle forme e al colore, analogamente
agli Impressionisti.
La figura del grande patriota, di cui si conserva a
Genova la casa natale che
ospita il Museo del Risorgimento, è la guida d’eccezione al percorso della mostra
“Romantici e Macchiaioli”.
Galleria d’Arte Moderna
con opere della collezione Wolfson
Ospiti in bella mostra
Renoir Chagall Picasso
Capolavori dal museum of art di Tel Aviv
12 novembre 2005 – 8 gennaio 2006
La Galleria d’Arte Moderna di Genova conclude
felicemente il primo anno di
apertura al pubblico offrendo
ai visitatori la possibilità di
ammirare tre capolavori del
Novecento internazionale,
eccezionalmente in prestito
dalle collezioni del Museum
of Art di Tel Aviv. Prestigiosa collaborazione con il mondo culturale israeliano, promossa dal Centro Culturale
Primo Levi e dall’Associazione degli Amici Italiani del
Museo d’Arte di Tel Aviv, che
si è inaugurata con il conferimento dell’onorificenza genovese del Grifo d’ Oro al premio Nobel per la Pace, Elie
Wiesel, proprio alla Galleria
d’Arte Moderna il 15 maggio
di questo stesso anno.
Da sabato 12 novembre
2005, alle ore 11,00, a domenica 8 gennaio 2006, dunque, tre dipinti di PierreAuguste Renoir (Limoges
1841 - Cagnes-sur-Mer 1919),
Marc Chagall (Vitebsk, Russia 1887- St.Paul de Vence
1985), e Pablo Picasso (Malaga 1881 - Mougins 1973)
saranno esposti al primo piano del museo di Nervi (via
Capolungo 3), con la cura di
Maria Flora Giubilei e l’allestimento di Giulio Sommariva.
L’iniziativa è resa possibile in particolare dalla sponsorizzazione della Bagliani
Immobiliare di Genova che,
con questa mostra, inizia la
sua collaborazione coi musei
di Nervi.
Tre opere che offrono un
segno tangibile della qualità
altissima delle raccolte del
museo di Tel Aviv (www.
tamuseum.com), formatosi in
massima parte grazie alle numerose e ricche donazioni di
opere e di danaro provenienti
da tutto il mondo: agli inizi
degli Anni Trenta risale l’avvio delle raccolte di opere
moderne e contemporanee e, al
1988 la sezione d’arte antica,
rappresentata dai dipinti di
Rubens, Van Dyck, Brueghel,
Rigaud, Reynolds. Tre dipinti
che, capolavori di qualità altissima, scandiranno altrettanti
momenti assai diversi, ma fondamentali, nella storia dell’arte
mondiale, costituendone un sintetico paradigma: la nascita dell’Impressionismo, l’affermazio-
230
ne del Surrealismo nella sua accezione più visionaria e libera,
e la consacrazione internazionale del Cubismo.
Per primo bisogna dunque
ricordare l’opulento, sensuale
e classicheggiante Nudo femminile di schiena di Renoir,
un olio su tela del 1876 circa,
donato nel 1958 al museo israeliano da Wilhelm Weinberg
di New York in memoria di
sua moglie e dei suoi figli, e
già in deposito temporaneo al
Metropolitan Museum di New
York nel 1957. Il dipinto segna la personale adesione del
pittore alle poetiche dell’Impressionismo francese, proprio
a ridosso delle mostre iniziali
organizzate a Parigi dagli artisti che proponevano la nuova
Il geometra ligure
arte contro le tendenze ufficiali
dei Salons, con un’attenzione
particolare alla totale immersione della figura umana en
plein air, ad una sua compenetrazione cromatica con gli
elementi naturali.
In seconda battuta, la tela
del pittore-angelo Chagall,
dedicata ad uno soggetti più
frequenti del celebre artista,
Gli amanti, del 1929, donato
al museo israeliano nel 1938
da Oscar Fischer, già residente ad Anversa: una visione
“soprannaturale”, “miracolosa”, elaborata dopo il ritorno
di Chagall a Parigi nel 1923,
in cui le figure sfidano la gravità terrestre e “sociale”, librandosi leggere e dondolanti nel fluido spazio di un cie-
lo notturno all’insegna di
un’aspirazione ad una biblica
purezza dei sentimenti.
Infine, un Ritratto femminile di Picasso, realizzato su
tavola e datato 17 luglio 1953,
acquisito dalla Galleria Louise
Leris di Parigi tra il 1954 e il
1956 e poi donato nel 1978 al
museo di Tel Aviv da Marya
Rubinstein-Bernard-Adir, in
memoria del marito Bernard
Bernard. Ritratto probabilmente ancora legato al volto di una
delle sue compagne, Françoise
Gilot (dalla quale si separò
quell’anno), se non addirittura, forse, un doppio ritratto,
come spesso faceva il Maestro,
accostando le figure delle
donne della sua vita, irrigidito
da un’”armatura” di spessi
segni neri - come i contorni in
piombo degli antichi vetri cattedrale - che trattengono i colori netti e smaltati delle parti
anatomiche.
Il 1953 è l’anno che segnò
la consacrazione ufficiale di
Picasso in Italia con due grandi mostre di straordinario successo a Roma, alla Galleria
Nazionale d’Arte Moderna, e
a Milano, a Palazzo Reale, e
che vide, proprio nel luglio
del ’53, il “ciack” d’avvio del
film dedicato dal regista Luciano Emmer al grande maestro, su progetto di Renato
Guttuso, Antonello Trombadori e Antonio Del Guercio.
Film che, a completamento
dell’iniziativa, verrà proiettato nelle sale della Galleria
d’Arte Moderna genovese il
27 novembre, alle ore 17.30,
grazie alla collaborazione con
la Galleria d’Arte moderna e
Contemporanea di Torino.
Le monete di Niusci
di Paolo Rebora
U
na recente pubblicazione culturale a cura del
dott. Marco Torre raccoglie
alcuni contributi inediti, gentilmente donati dagli autori e
messi a disposizione per scopi benefici. L’iniziativa propone a tutti gli appassionati
di storia patria, grandi e piccini, una piacevole lettura che
consente di beneficiare agevolmente d’anni di ricerche e
studi i cui contenuti possono
così riassumersi:
· Fonti inedite rivelano i
particolari di una scoperta
avvenuta a Serra Riccò nell’anno 1923: un deposito votivo di monete appartenute ai
Celti LIGURI databili IV-I
secolo avanti Cristo. Il prezioso reperto archeologico
conferma, unitamente alla “tavola bronzea di Polcevera” la
presenza in loco delle antiche
popolazioni Ligures.
· Tracce dei marchesi
Spinola conti di Tassarolo in
Orero di Serra Riccò.
· Personaggi ecclesiastici, rapporti commerciali,
baratto e banditismo nella
Orero del secolo XVIII.
· La storia della ferrovia
elettrica Genova-Casella dal
progetto al collaudo.
· Raccolta di poesie genovesi inedite illustrata con
rare foto d’epoca.
· La storia del salame e
molto altro ancora…
Un saluto a tutti voi cari
colleghi, chi vi scrive è un
appassionato ricercatore di
fonti e testimonianze di storia-patria e numismatica, con
particolare focalizzazione alle
origini dei Ligures ed alla loro
presenza attiva su tutto il territorio regionale. E’ con gioia
che vi comunico la pubblicazione di alcuni studi relativi
ad un accurato lavoro di ricerca storica su uno dei più
piccoli paesini dell’entroterra
ligure di ponente: Orero di
Serra Riccò. Anni di ricerca
a discapito del tempo libero,
hanno dato buoni frutti e consentito di scrivere un’interessante e bella lettura che spazia
dall’epoca preromana al medioevo e da qui al XVIII secolo. Inedita ed appassionante, oltrechè scientificamente
attendibile, è la cronistoria
degli eventi relativi a quello
che può essere annoverato tra
i maggiori e più importanti
ritrovamenti archeologici
afferenti al popolo dei Celti
Liguri: il tesoro monetale di
Niusci in frazione Orero nel
Comune di Serra Riccò.
Chi fino ad oggi si è occupato della scoperta ha pubblicato essenzialmente contributi
circa i tentativi di classificazione e descrizione dell’originale monetazione qui rinvenuta, unica al mondo, cercando di dare personali interpretazioni circa la simbologia
rappresentativa adottata per
effigiare le monete. Gli studiosi non hanno però ancora
definito con certezza le attribuzioni monetali di ogni specifica tipologia e tanto meno
l’interpretazione dei molti e
differenti soggetti impressi
dal conio.
Ad appesantire la nebbia
232
che avvolge questo misterioso tesoro contribuisce la mancanza di fonti ufficiali che
riportino nel dettaglio lo scorrere degli eventi, si constata
infatti che pochissimo è stato
reso noto e quasi nulla pubblicato circa la descrizione del
sito archeologico e della scoperta.
La Soprintendenza Archeologica di Torino, avvisata tardivamente del ritrovamento, giunse sul posto quando i luoghi erano già stati
stravolti, distrutti dall’esecuzione dei lavori edili per la
realizzazione della costruenda
ferrovia elettrica Genova-Casella, spogliati dei loro preziosi reperti. Particolarmente
incisiva è la discordanza delle versioni sui fatti, quella
trasmessa dalla tradizione orale popolare parla di monete
trovate in olle di terracotta,
mentre quella che è stata ufficialmente accreditata dalle
competenti autorità nelle fonti
e canali ufficiali dell’epoca
rileva la presenza di monete
specificandone il ritrovamento in piena terra alla profondità di circa un metro dal
suolo. Così io, essendo originario del posto ove furono
trovate quelle antiche monete, per circa 20 anni ho cercato di capire in ogni modo
come avvenne realmente quel
ritrovamento, prestando attenzione ad ogni minimo indizio
e raccogliendo tutte le informazioni utili possibili.
Il frutto di tanti anni di
ricerche personali d’archivio
e di studi è stato pubblicato
nell’agosto di quest’anno
2005 dal dott. Marco Torre,
Presidente dell’Associazione
Il geometra ligure
Culturale “Esse Erre” di Serra Riccò, nel libro: “Orero
racconta…”, una miscellanea
di più argomenti di interesse
storico-culturale. La stampa,
arricchita con documenti, fotografie e carte inedite provenienti da archivi e musei
prestigiosi, è stata affidata alla
tipografia Brigati di Genova
Pontedecimo.
La pubblicazione è stata
realizzata grazie al contributo
di tre autori: don Paolo Fontana, parroco di S. Lorenzo in
Orero, dottore in Teologia
Spirituale e archivista della
Diocesi di Genova; Marco
Torre, dottore in Economia e
Presidente dell’Associazione
Culturale; Paolo Rebora, geometra appassionato di storia
patria, numismatica, archeologia, paleontologia ed uniformologia militare.
Nel contributo del dott.
Torre si analizza il possibile
collegamento tra il sito di
Orero e la popolazione definita “Odiates” (il termine
deriva probabilmente dal greco e può rivelare un toponimo
con valenza urbanistica indicante la percorrenza di più
strade, trattasi infatti di un
valico crocevia) nella Tavola
Bronzea di Polcevera del secolo 117 a.C., quindi si passa
ad analizzare i primi documenti scritti in cui si trova
traccia del paese datati 1170.
Molte sono le curiosità storiche che il libro soddisfa, tra
cui l’identificazione del primo luogo di culto, gli atti ed
i dati che confermano la presenza in loco nell’antichità dei
marchesi Spinola conti di
Tassarolo. Nell’accurata ricostruzione storica vengono
approfonditi il ruolo commerciale e difensivo del paese
posto sul valico appenninico
più basso d’Italia in corrispondenza di un’antichissima
“strada del sale” che collegava il porto di Genova con il
mercato padano.
Lo scritto di don Paolo
Fontana narra con dovizia di
particolari un’avvincente vicenda di storia e cronaca popolare circa i rapporti tra
creditori e debitori, sull’inganno ed il baratto, su conflitti di proprietà, banditismo
e carriere ecclesiastiche nella
Orero del XVIII secolo.
Conclude la pubblicazione
una preziosa raccolta di poesie inedite in dialetto genovese accompagnate da rare fotografie d’epoca che ne illustrano il contenuto.
Nel capitolo che mi riguarda io tratto la storia di un vero
tesoro, composto d’antiche
monete d’argento e della sua
misteriosa sparizione, un importante ritrovamento archeologico di una tale consistenza
e fascino da ricordarci le
grandi scoperte e i romanzi
sui pirati.
Migliaia di monete celtiche
italiche (per la maggior parte
probabilmente liguri) ritrovate nel borgo di Niusci nell’agosto dell’anno 1923 durante i lavori di sterro per la
realizzazione dell’opera ferroviaria, databili all’epoca precedente l’invasione e la dominazione romana nella seconda età del ferro. Grazie
alla collaborazione con l’Università La Sapienza di Roma
si è potuto appurare che trattasi di esemplari pressoché
Paolo Rebora: Le monete di Niusci
unici in Italia capaci di testimoniare le attività e la cultura di cui era portatore l’antico popolo ligure.
Fin da bambino ho sempre avuto un’innata curiosità
ed interesse per tutto ciò che
riguardava la storia patria,
soprattutto quella locale, ero
molto affascinato dalle leggende popolari, inoltre mi
stuzzicava alquanto la sfida
che queste mi proponevano
quasi mi chiamassero a verificarne l’autenticità. Circa la
storia di Niusci mi resi presto
conto che c’era qualcosa di
vero nei racconti popolari dei
nonni, e capii che talvolta ciò
che appare come una fantasia
è invece realtà, mentre non
sempre ciò che pare reale è
autenticamente vero! Può accadere inoltre che il destino
ci conduca nostro malgrado
su sentieri che mai consapevolmente avremmo scelto di
percorrere… ed è proprio
quello che capitò a me. Un’insaziabile sete di conoscenza
mi convinse che meritava
approfondire le diverse narrazioni del ritrovamento archeologico avvenuto a Niusci,
e mi proposi di effettuare,
appena possibile, ricerche
negli archivi locali e di sentire eventuali testimoni della
scoperta ancora viventi.
Compatibilmente agli impegni ordinari della vita, mi
sono sempre occupato di questa vicenda, e quando avevo
un po’ di tempo libero mi
recavo sul posto per ascoltare
direttamente dagli abitanti la
loro versione dei fatti, acquisendo sempre nuove storie e
racconti che andavano ad arricchire gli appunti che via via
233
raccoglievo. Così la mia sete
di conoscere e di sapere anziché spegnersi aumentava. Era
bello attraversare le campagne
senza una meta, conoscere
tanta gente nuova e ascoltare
i loro racconti, per me era
come entrare in una favola,
era come tornare indietro nel
tempo e partecipare ad una
fantastica avventura, io mi
sentivo presente lì in quei
posti nel lontano 1923.
Col passare degli anni mi
resi conto che, per rendere
credibile una cronaca, occorrevano delle prove e delle
testimonianze scientifiche e
storiche attendibili, così studiai diverse pubblicazioni in
materia di numismatica ed
archeologia che classificavano molti reperti monetali, e
fra queste ne trovai alcune che
si riferivano anche al nostro
caso di Niusci.
Quindi decisi di approfondire ulteriormente l’argomento mediante ricerche personali
negli archivi di Stato e della
Soprintendenza Archeologica,
e questo fu un lavoro lungo e
difficile, con molte asperità
per me che non appartenevo
agli esperti del campo e che
mi addentravo in un terreno
impervio e sconosciuto. Mi
resi subito conto di una cosa,
che il mondo scientifico e
numismatico, italiano ed estero, conosceva il tesoro di
Niusci e da tempo aveva pubblicato in diverse lingue studi
specifici sulle caratteristiche
monetali sia di classificazione che d’individuazione delle
singole tipologie.
Nella foto accanto possiamo osservare riprodotto un
esemplare ritrovato a Serra
Riccò, conservato nel medagliere del Museo Archeologico d’Aosta e appartenente alla
collezione della Fondazione
“Andrea Pautasso”. L’immagine tratta dalle tavole allegate al libro, rese possibili
grazie alla gentile concessione dell’Assessore Teresa
Charles della Regione Valle
d’Aosta, proviene dal catalogo del medagliere pubblicato
in occasione della mostra tenutasi nella chiesa di San
Lorenzo, in Aosta nell’anno
1988.
Benché lo studio delle differenti tipologie monetali sia
ancora in continua evoluzione ed approfondimento, nessuno fino ad oggi aveva mai
scritto e pubblicato la vera
cronaca di come andarono
realmente i fatti e di cosa
realmente accadde in quella
lontana estate del 1923.
Negli anni ’80 ebbi la fortuna di conoscere il dott.
Andrea Pautasso, uno studioso ed esperto di numismatica
celtica e gallica, che pubblicò nel 1966 la prima classificazione di quest’originale
monetazione nord-italica preromana, da lui definita per la
prima volta padana. Gli studi
di questo pioniere della ricerca numismatica comprendevano anche una breve descrizione della scoperta di Orero.
Così io lo contattai ed ebbi
con lui diversi colloqui nei
quali appresi interessanti nozioni ed informazioni sull’argomento. In seguito riuscii ad
acquistare alcuni dei suoi preziosi scritti, che oggi, di difficile reperimento, compaiono in ogni bibliografia sull’argomento.
234
Anche le pubblicazioni e
gli atti di Soprintendenza
Archeologica descrivevano
solo sommariamente le circostanze di quest’importante ritrovamento, peraltro la
lettura e lo studio del fascicolo d’epoca, conservato a
Genova e riguardante il
caso, non mi ha permesso di
trovare eventuali documenti
descrittivi la campagna scavi ufficiale effettuata dall’ispettore alle Antichità di
Torino e della Liguria Pietro Barocelli nell’ottobre
dell’anno 1923.
Nonostante le ricerche e le
molte fatiche rimanevano scarse le informazioni attendibili
sui fatti realmente accaduti,
sulle circostanze di ritrovamento e sulla descrizione del
sito archeologico, che erano
peraltro già in mio possesso
per via dei racconti popolari,
ma non avevano alcuna validità nel mondo scientifico perché non erano supportati da
ufficiali riconoscimenti.
Solamente il 19 luglio
1999 ho potuto dare una svolta alle mie ricerche, dopo lunghi anni di fatiche il mio lavoro fu coronato da un importante successo. Ebbi infatti
la soddisfazione di trovare
conservato nell’archivio di
Stato di Genova, assieme a
moltissima altra carta e polvere, un fascicolo processuale dell’anno 1925, proveniente dagli atti della Pretura di
Sampierdarena, che finalmente con i suoi documenti accreditava molti fatti già narrati dai racconti popolari, fornendo particolareggiate versioni degli accadimenti, ascoltate direttamente dalla voce di
Il geometra ligure
quei tempi e ufficializzate
dalla magistratura.
Il fascicolo riguarda un
processo a carico di diversi
imputati, poi tutti assolti
meno uno, causato dal trafugamento del tesoro monetale;
la sua importanza storica e
scientifica è fondamentale e
impagabile in quanto sia i
testi che gli imputati rilasciarono dichiarazioni giurate
sull’argomento, senza le quali oggi probabilmente non
sapremmo mai cosa realmente videro e vissero i nostri
nonni ed i protagonisti di
questa affascinante ed epica
vicenda.
Per la verità mi ricorda un
po’ i racconti ed i film sui
cercatori d’oro dell’America,
quando le ricerche febbrili del
prezioso metallo fecero perdere il senno a chi intraprese
una tale avventura.
I tanti documenti inediti da
me trovati e consultati, il cui
contenuto è qui per la prima
volta pubblicato, hanno permesso di ricostruire ordinatamente ed in modo esaustivo,
oltrechè scientifico, il trascorrere di quei giorni, in un susseguirsi di colpi di scena attraverso un’appassionante indagine archeologica e di cronaca che partendo dal lontano dicembre dell’anno 1876
si conclude il 31 agosto 1929.
A contorno e di pari passo
al racconto di questa inaspettata scoperta, è stata inoltre
inevitabilmente ricostruita e
qui descritta la storia del
trenino detto di “Casella” e
della costruzione della linea
ferroviaria elettrica a scartamento ridotto, oggi la più
antica d’Italia, che collega
Genova alla Valle Scrivia attraversando il territorio di
Serra Riccò.
L’esposizione delle vicende inerenti la realizzazione
dell’opera pubblica parte dall’insorgere di un progetto di
strada carrabile, prosegue con
la sua trasformazione in strada ferrata, fino alla conclusione ed al collaudo della linea ferroviaria.
Per meglio coinvolgere il
lettore e guidarlo nello scorrere di queste appassionate
vicende, ho corredato e impreziosito il capitolo con:
• quaranta immagini fotografiche di cui molte d’epoca
ed inedite;
• tre cartine geografiche
di cui due altimetriche del
1923 anch’esse inedite;
- tre tavole riproducenti
alcune monete provenienti da
Niusci, distinte nelle classi di
dramme ed oboli, oggi conservate nel museo archeologico di Aosta;
• tre appendici di cui:
- la prima è un fedele e
appassionato resoconto della
tradizione popolare così com’è stata tramandata senza
alcuna mutazione, verifica del
contenuto o pretesa di organicità, trascritta sotto forma di
una favola e come tale intercalata nelle forme del tipo
“c’era una volta” e “si racconta”;
- la seconda, a beneficio
di tutti gli appassionati di
modellismo ferroviario ed
amici del trenino detto “di
Casella”, narra il compimento dell’opera ferroviaria dall’anno 1923 al 1925, con l’aggiornamento del parco macchine fino all’anno 2000;
Paolo Rebora: Le monete di Niusci
- la terza tratta un sunto
della normativa essenziale in
materia di archeologia e beni
di antichità vigente all’epoca
dei fatti, utilizzata dalle autorità per il recupero di una
piccolissima parte di ciò che
andò disperso.
Ringrazio tutti quelli che mi
hanno aiutato a far sì che le
preziose informazioni raccolte e qui contenute siano finalmente a chiunque fruibili ed
accessibili, perché oggi entrano così ufficialmente nella storia per non uscirne più, e ancora tutti coloro che nel futuro vorranno occuparsi di questa vicenda archeologica.
Il mio augurio è che il seme
di tante fatiche possa dare
buoni frutti, sia stimolo ad un
rinnovato interesse per la materia e l’argomento. Non nascondo la speranza che qualcuno un giorno mi contatti e
mi riveli ancora maggiori particolari, nuove informazioni e/
o riscontri scientificamente
attendibili sul tesoro di Orero,
magari anche sulle fantomatiche “anforette od olle”, narrate dalla tradizione popolare e
contenenti le monete, semmai
esisterono realmente.
Mi rimane da sottolineare
235
un aspetto che credo sia molto importante, l’iniziativa culturale è opera di volontariato
e assolutamente no-profit,
pertanto gli eventuali proventi saranno destinati dall’Associazione Esse Erre alla
realizzazione di giochi per
bambini all’aperto nel paese.
Dato che non so stare senza fare nulla, sto già preparando un’approfondita ricerca
sul tema dell’uniformologia
militare, pertanto chi avesse in
casa capi di uniformi dall’ottocento al 1945, cappelli, berretti, caschi, elmi, elmetti, divise, cinturoni, borracce, fregi, decorazioni e onorificenze,
buffetteria varia, fotografie
ecc…, è pregato gentilmente
di prendere contatti col sottoscritto per i prossimi dieci
anni, che prevedo interessantissimi!
Scrivetemi all’e-mail:
[email protected]
oppure chiamatemi sul
cellulare “from Italy” al n.
346-2161590.
Chi fosse interessato alla
lettura di “Orero racconta…”
e voglia donare un sorriso all’infanzia di qualche bambino
contribuendo con un’offerta
alla realizzazione del parco
giochi, può informarsi sui punti di distribuzione del volume
contattando il dott. Marco
Torre presidente dell’Associazione culturale al numero telefonico 010-758023.
Alcune copie sono state distribuite e si possono ritirare
presso i seguenti punti vendita:
Busalla: Cartoleria TZ – Piazza E. Macciò 15 • Cartoleria
Perasso MariaRosa Via V.
Veneto 131
Savignone località San Bartolomeo: Merceria Cartoleria
di Garrè Sabrina - Via N.
Gallino 20 • Rossi di Reggiardo Bruno - Via N. Gallino 4
Casella: Cartolibreria Torre
Paola - Via Mandelli 32
Serra Riccò: Cartoleria Robertazzo Leonardo – Via A.
Medicina 70
Genova-Pontedecimo: Libro
Più di Delle Piane B. – Via P.
Anfossi 17,19R • Oliva Abbigliamento Tessuti - Via P.
Anfossi 118R
Ringraziando ancora la
Redazione del “Geometra
Ligure” per l’interesse dimostrato, rinnovo a tutti i miei
più cordiali saluti con gli
auguri di buona ed appassionata lettura!
Canate di Marsiglia:
un paese abbandonato
geom. Paolo De Lorenzi
I
l borgo di Canate, di origine medievale, risale al
XII secolo ed è situato ad una
altitudine compresa tra i 537
ed i 555 metri sopra il livello
del mare, sul versante meridionale del monte Lago. La
parte principale del paese si è
sviluppata lungo la dorsale
orientata con giacitura nord/
sud, delimitata verso ovest dal
Fosso Ronchi e ad est dal
Fosso delle Crese.
La piccola frazione del Comune di Davagna, ha la forma
di una “T”, il cui tratto superiore si è sviluppato lungo la
strada che collega la frazione
di San Martino di Struppa con
Planimetria
del paese di
Canate di
Marsiglia
il paese di Marsiglia, mentre
la parte inferiore è stata edificata lungo lo stretto sentiero
che dal centro del borgo conduce in ripida discesa, verso il
rio Canate ed il ponte di
Cavassolo posto al confine con
il Comune di Genova.
La prima edificazione del
borgo è probabilmente avvenuta in corrispondenza del
trivio tra le principali vie di
comunicazione che raggiungono il paese ad una quota di
545 metri s.l.m.; qui è stata
costruita una delle case più
belle e ben rifinite dell’intero
paese, dotata di tetto a quattro
falde, marcapiani e persiane.
Un altro fabbricato di notevoli dimensioni, considerate anche le difficoltà di approvvigionamento delle materie prime ed il loro trasporto, è ubicato invece appena
entrati nel paese percorrendo
il sentiero proveniente da San
Martino di Struppa; disposto
su quattro piani fuori terra e
antistante una fonte con annesso trogolo, punto di approvvigionamento di acqua
potabile per l’intero paese.
Attualmente il borgo di
Canate è costituito da circa una
cinquantina di costruzioni, di
cui trentacinque ancora in discrete condizioni di manutenzione, avendo ancora integra
la relativa copertura. Vi sono
poi alcuni ruderi di piccoli fabbricati dei quali si sono conservati solo parte dei muri perimetrali e di cui non è possibile risalire alla originaria destinazione d’uso. La parte del
paese circostante la zona edificata era terrazzata per la coltivazione della vite, verdura e
quant’altro necessario al sostentamento dei suoi abitanti.
Quello che salta immediatamente agli occhi arrivando
a Canate è la tipologia delle
sue case, che rispetto ad altri
piccoli agglomerati simili,
Canate di Marsiglia: un paese abbandonato
presentano delle caratteristiche non propriamente tipiche
delle case contadine o comunque “povere”.
Molti dei fabbricati dispongono infatti di piccoli
terrazzini dotati di belle ringhiere in ferro lavorato, scale
esterne con scalini rivestiti in
ardesia, fasce marcapiano,
cantonali ecc. Le coperture
sono quasi tutte a due falde
con alcune eccezioni di alcune case con tetto a quattro
falde, tutte ultimate con tegole in laterizio tipo marsigliesi.
Numerosi sono i fabbricati dotati di persiane alle finestre e disposti su tre o addirittura quattro piani fuori terra; alcuni hanno già solai di
interpiano in calcestruzzo e
putrelle in ferro, materiali che
hanno sostituito i vecchi impalcati in tavole di legno di
castagno, così come le pareti
interne eseguite in mattoni e
intonacate. Le murature perimetrali sono tutte realizzate
in muratura di pietrame, proveniente dalla zona.
A Canate viene portata la
luce negli anni trenta, e la
quasi totalità delle case che
compongono la piccola frazione del Comune di Davagna, sono dotate di un proprio impianto elettrico con
trecce di rame rivestite in filato di cotone, isolatori, interruttori e prese in ceramica.
All’inizio del paese provenendo da Marsiglia è ancora ben
visibile un vecchio palo cabina dal quale partiva la distribuzione per tutto il paese.
Anche le stradine che attraversano il piccolo borgo erano dotate di pubblica illuminazione, come testimoniano
237
Fabbricato
all’inizio del
paese
ancora i resti di alcuni punti
luce.
L’approvvigionamento idrico era assicurato da un bel trogolo ancora oggi funzionante
e ben conservato, posto all’inizio del borgo percorrendo il
sentiero da San Martino di
Struppa, dove gli abitanti di
Canate si rifornivano di acqua
e dove venivano portati ad abbeverarsi gli animali.
Alcune case avevano delle
piccole vasche in muratura addossate ai muri di perimetro
che venivano utilizzate per la
raccolta delle acque piovane
provenienti dalle coperture;
l’acqua così raccolta veniva poi
utilizzata per l’irrigazione degli orti, antistanti le abitazioni
e le vicine fasce coltivate.
La quasi totalità delle case
di Canate disponeva di un piano terra, a volte addossato per
un lato ad un muro di fascia
e destinato a stalla o cantina
e di uno o più piani superiori
destinati all’abitazione collegati tra loro mediante scala
interna in legno.
La cucina era posizionata al
piano immediatamente sopra la
stalla o cantina, mentre le ca-
mere da letto erano ubicate ai
piani superiori della casa; da
quello che si può ancora notare oggi le cucine erano dotate
di lavandini in marmo alla genovese e “runfò” a legna per
la cottura dei cibi.
Una elemento caratterizzante nelle case di Canate è
la massiccia presenza ai piani terra di botti di legno, torchi e damigiane, segno evidente che le fasce nei dintorni del paese dovevano essere
coltivate per la maggior parte
a vite; oggi rimangono pochi
filari nella parte bassa dell’abitato, ma un tempo questa coltivazione doveva essere molto diffusa. Non mancano naturalmente i resti di vecchie mangiatoie ancora ottimamente conservate segno
evidente della presenza di un
buon numero di capi di bestiame, per lo più bovini, che
durante il periodo primaverile ed estivo venivano portati
al pascolo sulle pendici dei
monti Alpesisa e Lago.
Come riportato nel bel libro di Marco Fezzardi “Monte Bano, molte storie”, alla fine
degli anni ’40 Canate era abi-
238
Il geometra ligure
Particolare di
un “runfò”
alla
Genovese
tato da una trentina di famiglie per circa 150 persone,
mentre nel 1951, dati censimento ISTAT, i residenti erano ancora 96. Sul finire degli
anni ’50 con la costruzione
della strada carrabile che raggiungerà la frazione di Marsiglia, il borgo di Canate si spopolerà definitivamente e gli
ultimi suoi abitanti si trasferiranno proprio in quel di Marsiglia. La frazione di Marsiglia era punto di riferimento
per le funzioni religiose e funebri, disponendo di una chiesa, dedicata a San Giovanni
Battista, e di un piccolo cimitero, mentre in una stanza al
piano terra di una casa del
borgo era ricavata un’aula scolastica dove venivano tenute le
lezioni; la maestra raggiungeva a piedi o a dorso di mulo
da Marsiglia la piccola frazione di Canate, allora vero e
proprio spauracchio viste le
difficoltà che ci si doveva
sobbarcare per raggiungerla.
La zona intorno a Canate
di Marsiglia, così come tutta
la Val Bisagno è stata teatro a
partire dall’autunno del 1943,
della resistenza partigiana contro i nazifascisti. Bisagno, all’anagrafe Aldo Gastaldi, è stato forse uno dei partigiani più
conosciuti nella zona, e diede
vita a Cichero ad una importante formazione partigiana
che diventerà poi la Divisione
Garibaldina Cichero.
Anche il piccolo borgo di
Canate fu protagonista di una
rappresaglia nazifascista che
portò all’incendio del paese,
così come testimoniato dal cippo in marmo posto al centro
del paese, che così riporta:
“…i partigiani della Brigata Volante Severino Divisione Garibaldina Cichero,
dedicano con animo grato
alla generosa partecipazione
della gente di Canate che ha
sfidato l’arroganza e la vio-
lenza nazifascista subendo
con coraggio la feroce rappresaglia nemica che ha dato
alle fiamme il villaggio. VI°
Zona Operativa 1944-1945”.
Varie sono le possibilità di
arrivare al paese di Canate di
Marsiglia, lungo le antiche vie
di comunicazione che sono rimaste le medesime di un tempo: tre sono gli itinerari principali che si suggeriscono. Il
primo parte da San Martino
di Struppa, ed è sicuramente
l’itinerario più facile e meno
faticoso, ma al tempo stesso
anche il più lungo (circa due
ore), che si sviluppa a mezza
costa lungo le pendici meridionali dei monti Alpesisa e
Lago (segnavia un cerchio
rosso sbarrato).
Si può raggiungere inoltre
il paese partendo dalla frazione di Marsiglia in Comune di
Davagna: il sentiero, segnalato dapprima con una D rossa in campo bianco e successivamente, con una B rossa
in campo bianco, conduce in
un’ora e mezza circa, e con
un dislivello di circa 200
metri al borgo di Canate.
Infine si può percorrere a
partire dal Ponte di Cavassolo,
l’originario sentiero utilizzato dagli abitanti di Canate per
recarsi a Genova, caratterizzato da una serie di scalini in
pietra (circa 1100) intervallati da brevi tratti in piano, che
in circa 45 minuti conduce al
paese.
Bibliografia
• Marco Fezzardi: Monte Bano, molte storie. Guida ai villaggi abbandonati alle spalle
di Genova – Edizioni Grafiche G7 – anno 2004;
• Sui sentieri della resistenza – Dal Turchino all’ Aveto – Edizioni Sagep – anno 1997.
Poesie - Adolfo Barisione
A cura del geom. Ettore Fieramosca
F
a sempre piacere riportare qualche nota che riguarda la poesia su questa
nostra rivista, un po’ per
ingentilirla ed arricchirla culturalmente, ma anche per offrire qualche spunto di riflessione sui diversi aspetti della
vita e per rammentarci che ci
sono valori spirituali certamente più importanti dei problemi materiali che ogni giorno ci affliggono e condizionano i nostri rapporti con chi
ci è vicino.
Quando, poi, l’occasione ci
viene offerta da un geometra
che scrive poesie di un certo
tipo e di un certo spessore,
sarebbe una grave lacuna
omettere di darne notizia: ci
riferiamo ad Adolfo Barisione
del quale, poiché non siamo
in grado di fare della critica
letteraria, ci limiteremo a ricordare alcuni cenni biografici ed a scegliere alcune liriche fra quelle che azzardiamo a considerare più significative.
Adolfo Barisione è nato a
Genova il 1° gennaio 1946, è
diplomato geometra, vive e
lavora ad Arenzano, esprime
le sue emozioni ed i suoi sen-
timenti scrivendo
poesie e aforismi.
Ha già pubblicato alcune raccolte di poesie:
“Essere” - “Cadenze” - “La musica della parola”
- “So” e la raccolta di aforismi
dal titolo “Alle
colline d’oro”.
Abbiamo letto,
con interesse ed
ammirazione, alcune liriche seppur di
difficile interpretazione, come talvolta si ammira un
quadro o si ascolta
una musica e si
prova piacere anche senza conoscerne il motivo. In
questo caso, oltre al piacere, abbiamo anche assaporato la densità delle emozioni, alcuni attimi di pudica sensualità, l’amore per una donna, l’ottimismo
e la speranza per la gioia di vivere, il tutto espresso con misura e come spesso vorremmo
essere capaci di fare noi quando proviamo gli stessi sentimenti.
L’essenzialità dell’espressione, la completezza di una
parola, l’assenza di retorica ci
ricordano la Liguria; la profondità dei sentimenti, la sensibilità che traspira da un
verso, la dolce fermezza
espressa in un concetto ci
danno la misura della maturità raggiunta dal poeta e dall’uomo.
240
Il geometra ligure
Silva
Radici
La rupe sorpresa
soggiace alla spuma
del rivo che sfuma
E non smette,
la dolcezza di sentirti
a me vicina,
passa il tempo,
invecchia il cuore,
ma nell’anima tu affondi…
sempre più le tue radici
con tentacoli di luce…
Non mi importa più del mondo,
non mi importa più del sole,
torna caldo e prepotente
desiderio mai sopito.
Quanto t’amo ora capisco…
Non inutile arabesco
di lontani desideri,
ma più limpida certezza
di ragioni sensuali.
Ciò che dai, è tutto,
senza limiti ed angosce.
Ciò che dai è grande…
Senza tremiti e paure.
Ciò che dai è qui
Tra noi Due e l’Infinito…
Le forme rincorrono
il buio silvano
fuggendo nell’ombra
Centauro improvviso
appare possente
galoppa dirupi
risale pendii
e solca vallate
Fragore dal bosco
solleva colori.
So
So del dolore
che graffia
il tuo cuore
Del batter dell’ala
su venti
d’assurdo
Ma so del calore
che immenso
sprigiona
splendore.
Estasi e tormento
L’ombra del dolce
inceder indugia
l’onda mia che l’assapora
Profumo inebria il
tempio tuo
zampillo di dolcezze
Attracco
Mio molo,
sentore fervi di frenesia,
ti immergi nella seta
e di piacer ti nutri.
Non posso più esitare
La roccia scabra
di quel che sono stato
piange il pianto sconosciuto
che turbine tramuta in voluttà:
è vita risbocciata