Forme e Modelli di Comunicazione in Età Contemporanea

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Forme e Modelli di Comunicazione in Età Contemporanea
ALBERTO BANTI
Forme e modelli di comunicazione in età
comunicazione in età contemporanea contemporanea
Anno accademico 2015‐2016
Forme e modelli di comunicazione in età contemporanea (12 CFU)
Obiettivi formativi: Il corso intende affrontare criticamente i principali eventi e i più
dibattuti problemi storiografici che hanno riguardato i secoli XIX e XX. Le grandi
trasformazioni dell'età contemporanea
p
saranno affrontate con una p
particolare
attenzione alla nascita della società di massa e ai processi di massificazione,
all'emergere dei movimenti sociali e politici e all'intensificarsi delle relazioni
internazionali. Lo sviluppo
pp dei mezzi di comunicazione,, la centralità dei modelli visivi,,
le nuove forme di propaganda e di comunicazione politica saranno oggetto di specifici
approfondimenti grazie anche all'uso degli archivi multimediali.
CFU: 12
Modalità di verifica finale: Esame finale.
Programma per frequentanti:
A.M. Banti, Tempi e culture, vol. 3, Laterza
A
M B i T
i
l
l 3 L
A.M. Banti, Le questioni dell’età contemporanea, Laterza
+ Lezioni e slides
Programma d'esame
Programma d
esame per non frequentanti:
per non frequentanti:
‐ A.M. Banti, L'età contemporanea. Dalle rivoluzioni settecentesche all'imperialismo, Laterza.
A M Banti L'età
età contemporanea. Dalla Grande Guerra a oggi, Laterza.
contemporanea Dalla Grande Guerra a oggi Laterza
‐ A.M. Banti, L
‐ Lyn Gorman – David McLean, Media e società nel mondo contemporaneo, il Mulino
‐ Theodor W. Adorno, Sulla popular music, Armando ‐ Noam Chomsky Noam Chomsky – Edward S. Herman, La fabbrica del consenso, ovvero la politica dei mass Edward S. Herman, La fabbrica del consenso, ovvero la politica dei mass
media, il Saggiatore
Flusso comunicativo di Harold Lasswell (1902‐1978) (1948):
Î Contesto (Edward Thompson [1924
Contesto (Edward Thompson [1924‐1993])
1993])
Î Gruppi di decisione (Roland Barthes [1915‐1980])
Î Formazioni discorsive (Michel Foucault [1926‐1984])
Î Natura del medium (Marshall McLuhan [1911‐1980] / Noam Chomsky [1928])
Î Comunità interpretative (Stanley Fish [1938]) / Teoria della ricezione / Cultural Studies (Stuart Hall [1932‐2014])
Nascita di un
Nascita
di un’opinione
opinione pubblica: il pubblica: il
XVIII secolo
Í Periodi nei quali i maschi
adulti alfabetizzati superano il
50% del totale
La carta ci dice che nel 1750‐1800
Î nelle zone nere e grigie scure
sono analfabeti tra il 5 e il 45% dei
maschi adulti;
Î mentre nelle altre zone i
maschi adulti analfabeti sono tra il
55 e il 90%.
IInoltre:
l
‐ i tassi di analfabetismo per le
donne sono dovunque più alti di
quelli dei maschi;
‐ e i tassi di analfabetismo in
campagna
p g sono sempre
p molto p
più
alti che in città
Tempi di spostamento: inizio ‘800
Londra‐Edimburgo (640 km)
800: carrozza a cavalli, 6
6‐7
7 giorni
‐ Inizio ‘800:
‐ [Adesso: in aereo, un’ora e dieci]
Londra‐Manchester (330 km)
‐ Inizio ‘800: carrozza a cavalli, 1‐2 giorni
‐ [Adesso: in aereo, un’ora]
Î Sulle carrozze (ma anche per nave) viaggiano merci, persone, libri, lettere private.
Î Dalla fine del XVII secolo e per tutto il XVIII, sulle carrozze viene caricato anche un
altro tipo di merce:
I giornali
Î Il primo quotidiano pubblicato in Europa fu la «Leipziger Zeitung», 1660. La «London
Gazette» ‐ giornale periodico con notizie recenti – esce per la prima volta nel 1665. Il primo
quotidiano inglese è il «Daily
Daily Courant
Courant»,, che esce nel 1702. In Inghilterra i giornali
provinciali sono 24 nel 1723, una cinquantina nel 1782 (Gorman‐MacLean, p. 16).
Î «Nelle colonie americane la diffusione dei quotidiani fu rapida.
rapida Già nel 1690 uscì una
prima testata, “Publick Occurences”, che ebbe vita breve; ma poco dopo, nel 1704, uscì il
settimanale “Boston News‐Letter”, distribuito agli abbonati mediante servizio postale. I
giornali coloniali andarono sviluppandosi nel corso del Settecento e il primo quotidiano, il
“Pennsylvania Evening Post”, venne fondato nel 1783. Nel tardo Settecento anche in
America esistevano quotidiani, come il “Pennsylvania Packet” e il “Daily Advertiser” di
Philadelphia. Il Primo emendamento della Costituzione statunitense, ratificato nel 1791,
garantì la libertà necessaria a questa stampa in crescita» (Gorman‐MacLean, p. 16).
Î I giornali possono essere letti individualmente, a casa propria; oppure possono essere
letti in luoghi di socializzazione collettiva, ovvero nei caffè; poi, dal tardo ‘700 anche nei
club di lettura; e nelle associazioni.
associazioni
I caffè nel XVIII secolo
Î Come spiega Johann Pezzl in una sua descrizione di Vienna edita nel 1786, nelle
botteghe del caffè:
«non vi si beve soltanto
caffè,
ma
anche
tè,
cioccolata, punch, limonata,
latte di mandorla,
mandorla rosolio,
rosolio
gelati, ecc., tutte cose che
fino a un paio di secoli fa in
Germania
non
si
conoscevano neanche di
nome. Vi si può studiare,
schiacciare
sc
acc a e u
un p
pisolino,
so o,
trattare
affari,
mercanteggiare,
fare
pubblicità, tramare intrighi
p
g e
complotti, organizzare gite,
leggere riviste e quotidiani
ecc.».
Coffee‐house di Londra, 1668 (British Museum, London)
Esempi letterari dal Settecento italiano:
Î Carlo
C l Goldoni
G ld i ambienta
bi
i un caffè
in
ffè una delle
d ll sue commedie
di più
iù note: La
L bottega
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del
caffè. Scritta originariamente nel 1750 con delle sezioni da recitare in dialetto veneziano,
Goldoni la rivede e la dà alle stampe poi nel 1753, dopo averla completamente riscritta in
italiano.
italiano
Î Una delle più importanti riviste italiane dell’epoca, pubblicata a Milano tra 1764 e 1766
da un gruppo di intellettuali di cui fanno parte i fratelli Pietro e Alessandro Verri,
Verri Cesare
Beccarla, Paolo Frisi e altri, si intitola proprio «Il Caffè».
Î Nell
Nell’Introduzione
Introduzione scritta da Pietro Verri si spiega che la rivista si chiama così perché
essa non fa altro che pubblicare le discussioni e le osservazioni degli avventori di una
bottega, aperta a Milano da un negoziante greco, raccolte e trascritte da un frequentatore
abituale; naturalmente è tutta un
un’elegante
elegante finzione; i saggi hanno diversi autori, e non
riproducono affatto le discussioni che si tengono in una bottega del caffè; ma l’espediente
è brillante e serve a sdrammatizzare l’impegno e l’ambizione degli articoli che sono
pubblicati sulla rivista.
p
La nascita dell’opinione pubblica secondo Habermas
Î Cosa
C
sii cerca suii giornali?
i
li? Informazioni
I f
i i pratiche:
i h condizioni
di i i dei
d i porti;i orarii di partenza
delle navi e delle carrozze; condizioni politiche dei luoghi più vari; eventi eccezionali
(carestie, epidemie, disastri naturali); notizie sulle decisioni dei governi: per esempio,
notizie sulle nuove forme di tassazione.
tassazione
Î Nel cercare queste notizie, si cominciano ad esprimere pareri sulle politiche pubbliche.
Î Ed è lì che si rompe uno degli equilibri fondamentali dell’assolutismo europeo, come
osserva Jürgen Habermas (nato nel 1929) in Storia e critica dell’opinione pubblica, un libro
edito nel 1962.
1962
Î Secondo Habermas, l’assolutismo ha teso a separare le istituzioni pubbliche dello stato
(sovrano, corte, burocrazia, esercito), dalle istituzioni private incastonate nella società
(imprese, individui, famiglie), che non dovrebbero interferire con la sfera pubblica; in
questo contesto l’assolutismo ha coltivato il progetto di un controllo totale delle due sfere.
Î Ma le forme nuove di sociabilità (caffè; salons), di informazione e di comunicazione
segnano, secondo Habermas, la nascita di una diversa concezione della sfera pubblica: è
una concezione che implica che si aprano maggiori spazi affinché le diverse componenti di
una società possano esprimersi criticamente sulla gestione del potere (sulla fiscalità; sulle
politiche economiche; sul modo di concepire e gestire il potere).
Nuove proposte di filosofia politica
Î Nei nuovi spazi di sociabilità e grazie alla sensibilità di un nuovo pubblico, si sviluppa così
un nuovo pensiero filosofico che critica le istituzioni dell’assolutismo e che immagina forme
diverse di articolazione del potere.
Î È un pensiero che prende a modello le istituzioni politiche che sono nate nell’Inghilterra
del XVII secolo,
secolo al termine delle due rivoluzioni che vi hanno luogo (1642‐1649;
(1642 1649; 1688‐1689).
1688 1689)
Î È ispirato al contrattualismo di John Locke (1632‐1704).
Î È elaborato da intellettuali, prevalentemente francesi, come Montesquieu, Diderot o
Rousseau.
Î Nei suoi minimi tratti essenziali disegna una nuova teoria della sovranità, che è tuttavia
sviluppata in una doppia articolazione:
Il rovesciamento della sovranità
DIVINITA’
↓
RE
↓
FUNZIONARI E ISTITUZIONI
RAPPRESENTANTI
↑
POPOLO
Due diversi modelli politici
Î Concezione politica incorporata nel costituzionalismo britannico / Montesquieu
Î Jean‐Jacques Rousseau (1712‐1778), Emilio, 1762; Il contratto sociale, 1762
Î Separazione dei poteri
Î Volontà generale
ÎE
ÎEsecutivo –
i
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legislativo –
giudiziario
i di i i
Î Un’unica volontà esprime istituzioni omogenee
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Î Pluralismo istituzionale
Î Monismo istituzionale
Î Pluralismo politico‐ideologico
Î Monismo politico‐ideologico
Diffusione del pensiero illuminista
Un paradosso apparente p
pp
del nuovo pensiero politico:
amore romantico i
e ruolo delle donne
e ruolo delle donne
La polemica contro i matrimoni combinati e la nascita dell’amore romantico
D Emilio
Da
E ili (1762) di J.‐J.
J J Rousseau:
R
«Nei matrimoni che si fanno per volontà dei padri, si tiene conto unicamente delle istituzioni e
delle opinioni: non le persone si uniscono,
uniscono bensì i ceti e i patrimoni.
patrimoni Ma queste sono cose che
possono mutare, solo le persone restano, solo quelle gli sposi si portano ovunque con sé:
nonostante i capricci della sorte, sono soltanto i rapporti personali che decidono della felicità di
un matrimonio.
u
at o o
[…] Tocca a ciascuno degli sposi scegliersi il compagno più adatto. La reciproca simpatia
dev’essere il loro primo legame; gli occhi, i cuori debbono essere per essi la prima guida. Poiché
il loro principale dovere, una volta uniti, è di amarsi, e poiché al cuore non si comanda, questo
dovere ne comporta necessariamente un altro: bisogna cominciare ad amarsi prima di unirsi. È
qui che trionfa il diritto della natura, e niente può sopprimerlo: coloro che l’hanno ostacolato
con tante leggi civili hanno dato più importanza all’ordine apparente che alla felicità del
matrimonio e ai costumi dei cittadini.
cittadini
[…] perciò ritengo che certe affinità di gusti, di umori, di sentimenti, di caratteri, dovrebbero
indurre un padre assennato, fosse anche un principe, fosse anche un monarca, a concedere
senza esitazione al proprio figlio la ragazza con cui si trovasse ad avere tanti elementi in
comune, anche se nata in una famiglia di infimo rango, anche se avesse avuto per padre il boia.
Sì, io sostengo che due sposi sinceramente uniti, dovessero pur subire tutte le sventure
immaginabili, troveranno nel piangere insieme una felicità più vera che se disponessero di tutte
le fortune della terra, ma fossero amareggiati dalla disunione dei cuori».
La «misoginia» di Rousseau ‐ 1
Da Emilio (1762) di J.‐J.
J J Rousseau:
Rousseau
«Nell’unione dei sessi ciascuno concorre egualmente allo scopo comune, ma non alla stessa
maniera. Da ciò nasce la prima diversità determinabile nell
nell’ambito
ambito dei rapporti morali dell
dell’uno
uno e
dell’altro. L’uno [il sesso maschile] dev’essere attivo e forte, l’altro [il sesso femminile] passivo e
debole; è necessario che l’uno voglia e possa, è sufficiente che l’altro offra poca resistenza.
Stabilito questo principio, ne consegue che la donna è fatta soprattutto per piacere all’uomo. Se è
vero che l’uomo deve a sua volta piacerle, questa è una necessità meno immediata: il suo merito
è nella sua potenza; egli piace per il fatto stesso che è forte. Non è questa la legge dell’amore, lo
ammetto, ma è quella della natura anteriore all’amore stesso.
N v’è
Non
’è alcuna
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parità
ità tra
t i sessii quanto
t alle
ll conseguenze derivanti
d i ti dalla
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di
diversità.
ità Il maschio
hi
è maschio solo in determinati momenti, la femmina è femmina per tutta la vita, o almeno per
tutta la giovinezza: essa è continuamente assoggettata alle esigenze del proprio sesso e, per
adempierne bene le funzioni,
funzioni deve avere una complessione fisica che vi si adegui.
adegui Ha bisogno di
riguardarsi durante la gravidanza, ha bisogno di riposo in occasione del parto, ha bisogno di una
vita riposata e sedentaria per allattare i suoi figli; le occorrono, per educarli, pazienza e dolcezza,
le occorrono uno zelo e un affetto che nulla possa scoraggiare; fungendo da legame tra loro ed il
padre, lei sola glieli fa amare e gli dà fiducia di poterli chiamare suoi. Con quanta tenerezza e con
quanta premura deve adoperarsi per mantenere unita la famiglia! E tutti questi compiti non
debbono apparirle come faticose virtù, ma come spontanee e gradite attività, altrimenti la specie
umana verrebbe
bb assaii presto ad
d estinguersi.
i
i
[…] tutta l’educazione delle donne dev’essere in funzione degli uomini. Piacere e rendersi utili
piccoli, averne cura da ggrandi, consigliarli,
g
a loro, farsene amare e onorare, allevarli da p
consolarli, rendere loro la vita piacevole e dolce: ecco i doveri delle donne in ogni età della
vita e questo si deve loro insegnare fin dall’infanzia. Finché l’educazione femminile non
partirà da q
p
questo p
principio,
p , si discosterà dal suo vero fine e i p
precetti impartiti
p
alle donne non
gioveranno né alla loro felicità né alla nostra».
«Non occorre dunque soltanto che la moglie sia fedele, ma che sia giudicata tale dal marito,
dai congiunti,
congiunti da tutti; occorre che sia modesta,
modesta attenta,
attenta riservata,
riservata e che porti agli occhi
altrui, come nella propria coscienza, la testimonianza della sua virtù. Infine, se è necessario
che un padre ami i suoi figli, è altrettanto necessario che stimi la loro madre. Sono queste le
ragioni che fanno annoverare anche ll’apparenza
apparenza tra i doveri della donna e rendono per lei
l’onore e la reputazione non meno indispensabili della castità. Da questi principi deriva,
insieme con la differenza morale tra i sessi, un ulteriore motivo di dovere e di convenienza,
che prescrive specialmente alle donne la più scrupolosa attenzione sulla loro condotta,
condotta sulle
loro maniere, sul loro contegno. Sostenere genericamente che i due sessi sono eguali e
hanno doveri identici significa perdersi in vane declamazioni, significa non dire niente finché
non sii dia
di adeguata
d
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ll questioni
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La «misoginia» di Rousseau ‐ 1
Da Emilio (1762) di J.‐J. Rousseau:
«Lettori,
L
i mii rimetto
i
all vostro giudizio
i di i e vii prego di essere sinceri:
i
i che
h cosa cii dà migliore
i li
opinione di una donna, quando entrate nella sua stanza, il trovarla intenta alle occupazioni
proprie del suo sesso,
sesso alle cure della casa,
casa affaccendata a rassettare i panni dei suoi
bambini, oppure il sorprenderla in atto di scriver versi dinanzi alla specchiera, circondata da
libercoli di ogni sorta e da mucchi di corrispondenza sotto forma di biglietti di tutti i colori?
Ogni ragazza troppo amante della letteratura resterà zitella per tutta la vita, quando sulla
terra ci saranno soltanto uomini sensati».
sensati»
Quali le ragioni della «misoginia progressista»?
Î Attacco complessivo contro le istituzioni di «ancien régime», sia pubbliche che private;
Î Quindi: attacco contro l’assolutismo; contro i matrimoni combinati; contro la libertà intellettuale, politica e sessuale delle donne, a corte come nelle famiglie aristocratiche.
Dal pensiero all’azione: le rivoluzioni settecentesche
Due rivoluzioni politiche: America del Nord (1773‐1789) ‐ Francia (1789‐1799)
Î Motivo originario delle crisi rivoluzionarie: la questione fiscale
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Î Caratteri distintivi: la nuova concettualizzazione della politica si traduce nella redazione di dichiarazioni dei principi e di costituzioni
di dichiarazioni dei principi
e di costituzioni
Î Dichiarazioni dei principi fondamentali:
‐ Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti d’America, 4 luglio 1776
‐ Dichiarazione dei diritti dell
Dichiarazione dei diritti dell’uomo
uomo e del cittadino, 26 agosto 1789
e del cittadino 26 agosto 1789
Î Costituzioni:
‐ Costituzione degli Stati Uniti d’America, 1787 (entra in vigore nel 1789)
‐ Costituzione del Regno di Francia, 1791
g
,
Fasi iniziali della guerra di indipendenza americana
‐ 1764‐65: nuove tasse imposte dal
governo britannico;
‐ reazione dei coloni americani: “No
taxation without representation”
‐ 1773, 16 dicembre: Boston tea party
‐1775: primi scontri militari
l
tra i coloni
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e le truppe britanniche
‐ 1776,
1776 4 luglio:
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Di hi
Dichiarazione
i
di
Indipendenza dei tredici Stati Uniti
d’America
‐ 1781: conclusione della Guerra di Indipendenza
‐ 1783: Pace di Parigi:
La costituzione degli USA
‐ 1787, Costituzione degli Stati Uniti d’America (entra in vigore nel 1789)
‐ assetto federale
‐ rigorosa divisione dei poteri (legislativo, esecutivo, giudiziario) [Montesquieu, Lo spirito
d ll leggi,
delle
l
i 1748]
Costituzione USA – schema grafico
Costituzione USA –
schema grafico
Potere legislativo
Congresso, articolato in:
Camera dei rappresentanti: membri eletti
ogni 2 anni.
Senato: ogni assemblea legislativa di
ciascun
i
singolo
i
l stato
t t elegge
l
2 senatori
t i per
6 anni, con una rotazione di 1/3 ogni 2
anni
Potere esecutivo
Presidente: Eletto ogni 4 anni.
L’elezione è indiretta: ogni Stato
nomina un numero di suoi
«grandi elettori» pari al numero
di Senatori e Membri del
Congresso
o g esso a cu
cui lo
o SStato
a o haa
diritto.
Potere giudiziario
Corte suprema: originariamente composta da
6 membri, che poi diventano 7 e infine 9. I
giudici della Corte Suprema sono nominati a
vitaa da
dal Presidente.
es de e
Î La Corte suprema non può essere sciolta
né dal Congresso, né dal Presidente.
Î Il Presidente non può essere
«sfiduciato» dal Congresso.
ÎIl Congresso non può essere sciolto dal
Presidente.
ÎIl Congresso ha potere di controllo sul
Presidente (la Camera può metterlo in
stato di accusa; e in quel caso il Senato è
costituito in alta corte, cioè nel tribunale
che deve giudicarlo).
Î Il Senato ratifica gli atti del Presidente.
Î Il Presidente promulga le
leggi approvate dal Congresso.
Î Il Presidente può rinviare le
leggi al Congresso; ma se la
legge rinviata viene riapprovata
da entrambe le Camere con una
maggioranza di 2/3, la si
considera
automaticamente
promulgata.
Î Il Presidente nomina a vita i
membri della Corte suprema.
Î I membri della Corte godono di un incarico
a vita; non possono essere allontanati
d ll’i
dall’incarico
i
néé dal
d l Congresso
C
néé dal
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Presidente.
Î Quando un membro della Corte suprema
muore, il Presidente in carica ha diritto a
nominare il sostituto.
Î Attraverso una serie di importanti
sentenze emesse dai primi dell’Ottocento in
avanti, la Corte suprema ha finito per
attribuirsi il compito di svolgere un controllo
di costituzionalità sulle leggi sia statali che
federali, sebbene tale ruolo non sia
esplicitamente previsto dalla costituzione: ciò
significa che la Corte può giudicare della
coerenza tra singole leggi e le norme
contenute nella costituzione federale.
Inclusioni / esclusioni:
Î Dalla Dichiarazione di Indipendenza dei tredici Stati Uniti d
d’America
America, 4 luglio 1776
“Noi riteniamo che le seguenti verità siano di per sé stesse evidenti, che tutti gli uomini
sono stati creati uguali,
uguali che essi sono stati dotati dal loro Creatore di alcuni diritti
inalienabili, che fra questi sono la Vita, la Libertà e la ricerca della Felicità”.
Î Questi principi non si applicano alle donne, agli schiavi, agli indiani, ai poveri.
[1808: abolizione dell’importazione degli schiavi; 1774‐1804: abolizione della schiavitù in
alcuni Stati del Nord; negli Stati del Sud la schiavitù e il commercio interno degli schiavi
restano legali]
Fasi iniziali della Rivoluzione francese
Î Crisi fiscale dello Stato monarchico
Î Agosto 1788: convocazione degli Stati generali
Î 5 maggio 1789: inaugurazione degli Stati generali a Versailles
Î 17 giugno 1789: il Terzo Stato si autoconvoca in Assemblea nazionale
Î 20 giugno 1789: giuramento della pallacorda
Î 9 luglio: l’Assemblea si ribattezza “Assemblea nazionale costituente”
Î 14 luglio: presa della Bastiglia
14 luglio: presa della Bastiglia
Î False notizie; grande paura dell’89
Î 4 agosto: abolizione dei privilegi feudali
Î 26 agosto: Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino
Dalla Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, 26 agosto 1789.
I rappresentanti del Popolo Francese, costituiti in Assemblea Nazionale […] hanno stabilito di esporre, in una
Dichiarazione solenne, i diritti naturali, inalienabili e sacri dell'uomo […].
In conseguenza, l'Assemblea Nazionale riconosce e dichiara, in presenza e sotto gli auspici dell'Essere Supremo, i
Diritti seguenti dell'Uomo e del Cittadino.
Articolo primo – Gli uomini nascono e rimangono liberi ed uguali nei diritti. Le distinzioni sociali non possono
essere fondate che sull'utilità comune.
2. – Lo scopo di ogni associazione politica è la conservazione dei diritti naturali e imprescrittibili dell'uomo. Questi
diritti sono la libertà, la proprietà, la sicurezza e la resistenza all'oppressione.
3. – Il principio di ogni sovranità risiede essenzialmente nella Nazione. Nessun corpo, nessun individuo può
esercitare un'autorità che da essa non emani espressamente.
4. – La libertà consiste nel poter fare tutto ciò che non nuoce ad altri: così l'esercizio dei diritti naturali di ciascun
uomo non ha altri limiti che quelli che assicurano agli altri membri della società il godimento di questi stessi diritti.
Questi limiti non possono essere determinati che dalla Legge.
5. – La legge non ha diritto di vietare che le azioni nocive alla società. Tutto ciò che non è vietato dalla Legge non
può essere impedito e nessuno può essere costretto a fare ciò che essa non ordina.
6. – La Legge è l'espressione della volontà generale. Tutti i cittadini hanno il diritto di concorrere personalmente o
per mezzo di loro rappresentanti alla sua formazione. Essa deve essere la stessa per tutti, sia che protegga, sia che
punisca. Tutti i cittadini, essendo uguali ai suoi occhi, sono ugualmente ammissibili a tutte le dignità, posti ed
impieghi pubblici secondo la loro capacità e senz’altra distinzione che quella delle loro virtù e del loro ingegno.
[…]
La Costituzione del Regno di Francia
Î Approvata il 13 settembre 1791, disegna il profilo di una monarchia costituzionale,
dotata di un Parlamento monocamerale eletto a suffragio censitario indiretto
Î Grande differenza rispetto al caso statunitense: incredibile instabilità del quadro politico
costituzionale
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Sequenza dei governi in Francia dal 1789 al 1870:
‐ 1789: scoppio della Rivoluzione francese
‐ 1791, 13 settembre: Monarchia Costituzionale
1792, 21 settembre: proclamazione della Prima Repubblica francese
‐ 1792, 21 settembre: proclamazione della Prima Repubblica francese
‐ 1793, 21 gennaio: il re Luigi XVI di Borbone viene giustiziato
‐ 1793 (2 giugno) – 1794 (27 luglio): Repubblica giacobina (Robespierre) ‐ 1794, 27 luglio (9 termidoro): colpo di Stato che abbatte i giacobini
1794 27 luglio (9 termidoro): colpo di Stato che abbatte i giacobini
‐ 1795‐1799: Repubblica direttoriale (Direttorio = governo)
‐ 1799, 9‐10 nov. (18‐19 brumaio): colpo di Stato di Bonaparte
‐ 1799‐1802: Consolato (Napoleone Bonaparte primo console)
‐ 1802‐1804: Consolato vitalizio (Napoleone Bonaparte console a vita)
‐ 1804‐1815: Impero (Napoleone I imperatore)
‐ 1815‐1830: Monarchia costituzionale (Luigi XVIII [1814/15‐1824] / Carlo X [1824‐39])
1830‐1848:
1848: Monarchia liberale (Luigi Filippo d
Monarchia liberale (Luigi Filippo d’Orléans
Orléans re)
re)
‐ 1830
‐ 1848‐1851: Seconda Repubblica
‐ 1851‐1870: Secondo impero (Napoleone III imperatore)
‐ 1870‐1940: Terza Repubblica
1870 1940: Terza Repubblica
Come possiamo spiegare questa incredibile instabilità?
Î François Furet, Critica della rivoluzione francese, Laterza, Roma‐Bari 1980 [ed. or.
1978].
Î Ossessione unanimistica [«Repubblica una e individibile»]
Î Ogni gruppo, ogni leader ritiene di essere l’unico portatore dell’unica possibile volontà
della nazione; e per tale ragione tende a considerare chi non la pensa al suo stesso modo
come un nemico
i o un traditore
t dit
d abbattere.
da
bb tt
Î Ne consegue che la concezione pluralistica della rappresentanza e della politica stenta
ad affermarsi.
affermarsi
Caratteri complessivi dell’esperienza rivoluzionaria in Francia
Î Riorganizzazione della azione politica sulla base della nuova concezione della
sovranità nazionale/popolare;
Î riordinamento amministrativo e giudiziario sulla base del principio dell
dell’eguaglianza
eguaglianza di
tutti davanti alla legge Æ abbattimento dei privilegi feudali, nobiliari, ecclesiastici;
Î e tuttavia concetto ambiguo di eguaglianza (e di libertà): la libertà politica e
l’eguaglianza giuridica non sono riconosciute né alle donne, né agli schiavi, né alle classi
popolari
Î primo regime dittatoriale «democratico» – la “Repubblica del Terrore” (2 giugno 1793‐
27 luglio 1794) [35.000 – 40.000 morti]
Î primo regime dittatoriale su base militare – Consolato / Impero napoleonico (1799‐
1815)
PRINCIPALI MUTAMENTI POLITICI
NELL’EUROPA DELL’OTTOCENTO
L’Europa prima e dopo il 1815
Aspetti generali del quadro politico post‐1815
Î Trattati tra le grandi potenze:
‐ 1° novembre 1814 – 9 giugno 1815: Congresso di Vienna
‐ 26 settembre 1815: Patto della Santa Alleanza
‐ 20 novembre 1815: Quadruplice alleanza
Î Principio di legittimità / Prevalenza di Stati privi di istituzioni rappresentative /
Monarchie amministrative
Î Idee antagoniste:
‐ Liberalismo
‐ Democrazia
‐ Idea di nazione
Î Grande instabilità. Tre ulteriori rivoluzioni: 1820‐21; 1830‐31; 1848‐49
Î Particolare importanza dell’idea di nazione
Quando nasce la moderna idea di nazione?
Î Nasce con ll’affermarsi
affermarsi della «nuova politica»,
politica» ovvero con il «rovesciamento della
sovranità».
Î Virtualmente o effettivamente la «nuova politica» chiama le «masse» dentro lo spazio
del «politico»; e lo fa indicando sinteticamente la «massa dei cittadini» con termini
semplici ed evocativi: «popolo»; «nazione».
Î Tra i due termini, quello di «nazione» risulta esprimere, con maggiore precisione, il
nuovo soggetto collettivo che possiede la sovranità:
‐ Art. 3 della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino (26 agosto 1789): «Il principio
di ogni sovranità risiede essenzialmente nella Nazione. Nessun corpo, nessun individuo può
esercitare un’autorità che da essa non emani espressamente».
Î Grande innovazione, poiché in precedenza il lemma «nazione» non apparteneva al
vocabolario del politico.
Î Il che rende la sua diffusione ‐ almeno inizialmente – difficile, sia perché è un’idea
politicamente eversiva; sia perché, essendo totalmente nuova, dev’essere comunque
trasmessa a masse parzialmente
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o integralmente
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analfabete.
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Î Flusso comunicativo (1) Chi la promuove?
Î Chi vuole “fare come in Francia” (dinamica imitativa)
Î Chi reagisce contro l’imperialismo napoleonico (dinamica reattiva)
Î Giovani politici e intellettuali: Friedrich Schiller, Theodor Körner, Heinrich von Kleist,
Walter Scott, George Byron, Giovanni Berchet, Alessandro Manzoni, Francesco Hayez,
Eugène Delacroix, Giuseppe Mazzini, Giuseppe Garibaldi
Flusso comunicativo (3) Con quali
mezzi viene diffuso il discorso
nazionale?
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a) Strumenti di propaganda: giornali;
volantini stampe
volantini;
b) Propaganda face‐to‐face
segrete;
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Gi i Italia)
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(sette
c) Romanzi storici, raccolte poetiche,
drammi teatrali, pitture, statue,
melodrammi Î Estetica della
politica ((George
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g Mosse))
Flusso comunicativo (2) Qual è il messaggio del discorso nazionale? Quali sono i suoi
contenuti?
Î Politica delle emozioni, che deriva dalla costruzione di un sistema simbolico di
grandissimo impatto emotivo, fondato su cinque elementi fondamentali:
(a) La nazione come comunità culturale
Î Lingua, storia, religione
(b) La nazione come comunità genealogica [biopolitica]
Parole/chiave:
‐ sangue / razza /stirpe
‐ genealogia
‐ storia /studio del passato
‐ madre‐patria – padri della patria – fratelli e sorelle d’Italia
Alessandro Manzoni, Marzo 1821, 1848
1 Soffermati sull'arida sponda,
2 volti i guardi al varcato Ticino,
3 tutti assorti nel novo destino,
4 certi in cor dell'antica virtù
5 han giurato: non fia che quest'onda 6 scorra più tra due rive straniere:
7 non fia loco ove sorgan barriere
8 tra l 'Italia e l'Italia, mai più!
9 l 'han giurato: altri forti a quel giuro
10 rispondean da fraterne contrade,
11 ffil d
11 affilando nell
ll 'ombra le spade
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12 che or levate scintillano al sol.
13 Già le destre hanno strette le destre;
14 già le sacre parole son porte:
14 già
le sacre parole son porte:
15 o compagni sul letto di morte,
16 o fratelli su libero suol.
18 della Bormida al Tanaro sposa,
19 del Ticino e dell'Orba selvosa
20 scerner l 'onde confuse nel Po;
21 chi stornargli del rapido Mella
22 e dell 'Oglio le miste correnti,
23 chi ritogliergli i mille torrenti
24 che la foce dell'Adda versò,
25 quello ancora una gente risorta
ll
26 potrà scindere in volghi spregiati,
27 e a ritroso degli anni e dei fati,
28 i
28 risospingerla ai prischi
i
l i i hi dolor:
d l
29 una gente che libera tutta,
30 o fia serva tra l'Alpe ed il mare;
31 una d 'arme
31 una d arme, di lingua, d
di lingua d'altare
altare,
32 di memorie, di sangue e di cor .
[ ]
[…]
17 Chi potrà della gemina Dora, (c) La nazione come comunità sessuata
‐ sfere separate / differenze di genere (David)
‐ amore romantico / amore patriottico (Ugo Foscolo, Le ultime lettere di Jacopo Ortis, 1802)
amore romantico / amore patriottico (Ugo Foscolo Le ultime lettere di Jacopo Ortis 1802)
‐ onore
‐ stupri
JJacques‐Louis
L i David (1748‐1825), Il giuramento degli Orazi, 1784, olio su D id (1748 1825) Il i
d li O i 1784 li
tela, cm 330 x 425, Louvre, Parigi
Francesco Hayez,
Hayez La sposa di Ruggier Mastrangelo da Palermo insultata dal francese Droetto e
vendicata con la morte di questo (I Vespri siciliani [1282]), 1844‐1846, olio su tela cm 225 x 300,
Galleria d‘arte Moderna, Roma.
Antoine‐Jean Gros (attribuito a), La Repubblica, 1794‐95, Musée du Château de V
Versailles
ill
Francesco Hayez, La Meditazione
Francesco
Hayez La Meditazione , 1850, 1850
collezione privata
Francesco Hayez, La Meditazione
Francesco
Hayez La Meditazione , 1851, 1851
Verona, Civica Galleria d’Arte Moderna
Giovanni Berchet, Matilde, 1824
La fronte riarsa,
stravolti gli sguardi,
la guancia cosparsa
d’angustia e pallor,
da sogni bugiardi
Matilde atterrita,
si desta, s’interroga,
s’affaccia alla vita,
scongiura i fantasmi
che stringonla
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i
l ancor:
‐ Cessate dai carmi;
non ditelo sposo:
non ditelo sposo:
no, padre, non darmi
all’uomo stranier.
Sul volto all’esoso
Sul volto all
esoso,
nell’aspro linguaggio
ravvisa la sordida
prontezza al servaggio
prontezza al servaggio,
l’ignavia, la boria
dell’austro guerrier.
Rammenta chi è desso,
l’Italia, gli affanni;
non mescer l’oppresso
col sangue oppressor.
Fra i servi e i tiranni
sia l’ira il sol patto.
A pascersi d’odio
que’ perfidi han tratto
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fidi h
fin l’alme più vergini
create all’amor. –
E sciolta le chiome,
riversa nel letto,
dà in pianti siccome
dà in pianti, siccome
chi speme non ha.
Serrate sul petto
Le trepide braccia
Le trepide braccia,
di nozze querelasi
che niun le minaccia,
paventa miserie
che Dio non le dà.
Tapina! l’altare,
l’anello è svanito;
ma innanzi le pare
quel ceffo tuttor.
Ha bianco il vestito,
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ha il mirto al cimiero,
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i fianchi gli fasciano
il giallo ed il nero,
colori esecrabili
colori esecrabili
a un italo cor.