Lei era la donna giaguaro 11 gennaio 2015, un

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Lei era la donna giaguaro 11 gennaio 2015, un
Lei era la donna giaguaro
11 gennaio 2015, un giorno che non scorderò!
Oggi sono successe due cose straordinarie, simili
in un certo senso pur appartenendo a sfere diverse,
una a quella socio-politica, l’altra a quella privata.
Accendendo la radio, nel notiziario delle 8, apprendo che Bob Raphaelson, il più grande cantante
pacifista degli anni ’80, si è convertito alla guerra.
In un’intervista ha affermato di essere pienamente d’accordo col fulmineo attacco alla Nigeria
voluto dal presidente Shelley.
“La Nigeria” ha continuato Raphaelson “è governata da una cricca di corrotti che affamano il
loro popolo e odiano i bianchi e il mondo occidentale in maniera pregiudiziale.
Sono loro i nuovi razzisti, i nemici della democrazia, i nemici dell’ambiente e dello sviluppo compatibile. Il loro sconsiderato piano di sviluppo economico, che prevede l’importazione di milioni di
frigoriferi, lavastoviglie e lavatrici, porterà a un rapido degrado dell’ambiente e a un elevato rischio di
allargamento del buco dell’ozono.”
A chi ricordava al cantante le sue infinite battaglie per la pace, contro le politiche aggressive degli
ultimi presidenti americani, Bob ha risposto così:
“Dimenticate i miei antichi vizi di gioventù. Ero idea-
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Giorgio Pochetti
lista e ingenuo, quei vizi appartengono al passato...
allora forse era giusto battersi per quei valori, ma
oggi sono in pericolo i valori fondamentali delle democrazie occidentali, il benessere, la giustizia e la
possibilità per tutti di poter vivere una vita serena
crescendo i propri figli, senza essere minacciati in
continuazione da piccoli dittatori spuntati all’improvviso.
Io sono con Shelley e nelle mie canzoni canterò
gli ideali e le speranze del popolo americano!”
Ero rimasto senza parole sentendo l’intervista di
Bob Raphaelson. Non c’è cosa peggiore che sentirsi traditi da una persona in cui credi. Bob, il cantante che aveva scritto negli anni ’80 i famosi versi
scendete sulla terra angeli della pace, scendete vagabondi, giocolieri e inventori di sogni, rotolate giù
come pietre. Le strade bagnate di sangue verranno
ricoperte di fiori, il rombo sinistro dei B-52 sarà offuscato dal suono della vostra musica. Già cominciano a impensierirsi i mercanti di guerra e si affrettano a preparare i bagagli...
Quello stesso Bob, il nostro Bob, di cui conoscevo a memoria tutte le canzoni che avevo cantato
con gli amici, accompagnandole con la chitarra, ora
approvava il bombardamento a tappeto della Nigeria, la sua probabile completa distruzione e l’annientamento del suo popolo.
Ero ancora stordito dall’evento del giorno, che sicuramente avrebbe segnato profondamente gli umori
delle conversazioni future con gli amici, quando arrivò una telefonata che avrebbe provocato ulteriori
sconvolgimenti nella mia vita.
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Non uccidete Bob Raphaelson
Era Nicole Berger, la mia amica di sempre, la bellissima e inavvicinabile Nicole che avevo corteggiato da anni senza ottenere il minimo successo.
Lei mi sorrideva sempre, con aria bonaria e materna, come si sorride al proprio bambino che chiede
la luna, e mi diceva di finirla con questa storia dei
corteggiamenti, io ero un uomo meraviglioso, lei
mi adorava e non sapeva che avrebbe fatto senza di
me, ma amava Leigh e la sua storia con lui era profonda, appassionata, emozionante e, in definitiva,
inattaccabile. Lei era una donna con dei principi
molto saldi, una storia d’amore per lei era una scommessa per la vita e non avrebbe tollerato ambiguità
né fallimenti. Si considerava diversa dalle altre
donne, non giudicava i “tradimenti” o i “flirt sentimentali” con un metro moralistico, per lei erano
solo delle inutili perdite di tempo che distoglievano
le energie da quelli che erano i veri problemi della
coppia.
“Piuttosto che guardare fuori, bisognerebbe
prima guardare dentro se stessi, capire perché si è
insoddisfatti, altrimenti si rischia di rimanere insoddisfatti per sempre e con chiunque” diceva spesso durante le nostre lunghe e appassionate chiacchierate.
Nicole mi chiamò alle 10 del mattino, io le dissi
subito:
– Ciao Nicole, come stai? Hai sentito di Bob Raphaelson? – ma invece di rispondermi mi sbalordì
con queste parole:
– Mark, Hai sempre voglia di fare l’amore con
me? Ora lo puoi fare quando vuoi, anche stamattina...
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Giorgio Pochetti
– Nicole, che è successo? Hai litigato con Leigh?
– No.
– Nicole, non stai bene? – dissi un po’ preoccupato, subodorando una trappola da qualche parte.
– No. Sto benissimo. È solo che ho cambiato idea.
Ti ho sempre voluto bene, con te parlo, rido, mi
sento libera. Ho voglia di fare l’amore con te e
basta. Ho deciso che voglio godermi la vita e tu sei
la persona più adatta.
Rimasi stordito tutta la mattina. Ogni tanto mi
tornavano in mente le parole di Bob Raphaelson:
“Annienteremo la Nigeria, difenderemo la democrazia” e queste si confondevano con le sue storiche parole di un tempo all’apertura di un concerto a Central Park:
“Amici, noi siamo i nuovi profeti, i pazzi visionari che brancolano nel buio alla ricerca della luce,
i cantanti senza voce che gridano le parole di Libertà, Amore, Pace, Fratellanza tra i popoli, abbattiamo tutte le autorità e liberiamo i nostri sogni psichedelici...”
Poi mi rimbalzavano nella testa le parole di Nicole: “Quando vuoi... anche stamattina” e le parole
che mi aveva detto una volta, facendosi beffe di me
perché desideravo il suo corpo: “Levatelo dalla testa.
Tu, nuda, non mi vedrai mai!”
Lei e Bob Raphaelson stranamente accomunati
nel loro voltafaccia inaspettato e io che mi lambiccavo il cervello per capire cos’è che può far mutare
all’improvviso le opinioni e le convinzioni profonde di una persona... può dipendere tutto da un semplice squilibrio ormonale? Una piccola molecola,
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Non uccidete Bob Raphaelson
indispensabile agli equilibri chimici all’interno della
cellula, che viene a mancare all’improvviso? E da
questo può dipendere la vita di una persona? Un
presidente può decidere o meno di bombardare un
paese? Un cantante pacifista può diventare un ottuso guerrafondaio? Una donna dai saldi principi può
decidere all’improvviso di eluderli, facendo felice
un amico?
Per tutta la mattina cercai di capire se era soltanto un capriccio passeggero o una decisione ponderata e duratura. Lei non era una donna da capricci
passeggeri, doveva essere successo qualcosa di importante nella sua vita, ma come era possibile che
non me ne fossi accorto prima? E perché non me ne
voleva parlare?
Non sapevo se correre subito da lei per paura che
cambiasse idea altrettanto repentinamente o se fosse
il caso di temporeggiare, di capire meglio, di dimostrarle che non volevo approfittare di una contingenza casuale. Mi tornò in mente una nostra esperienza di qualche anno prima, che lei aveva voluto
fare espressamente con me e per la prima volta in
vita sua. Avevamo provato a mangiare dei funghi
allucinogeni, ci avevano detto che avrebbero esaltato stati d’animo e pensieri che già facevano parte
di noi, senza creare niente di nuovo, solo avremmo
visto più profondamente in noi stessi... oltre naturalmente ad avere delle esperienze sensoriali, in particolare visive.
Dopo una quarantina di minuti io avevo visto le
sue lentiggini estendersi sul viso e ramificarsi, fino
a renderlo maculato. Le sue pupille si erano dilata-
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Giorgio Pochetti
te e poi avevano assunto le sembianze di quelle dei
rettili o dei felini. All’improvviso avevo avuto la sensazione netta di vedere la sua anima, la sua vera essenza, che si svelava ai miei occhi senza segreti...
lei era la donna giaguaro, il dio magico adorato dai
Maya, io lo avevo sempre presentito ma ora ne
avevo la prova diretta. Ero estasiato e leggermente
intimorito allo stesso tempo e sentivo tutto il suo potere magico e minaccioso, ma non sentivo minacce
su di me. Lei invece mi aveva detto di sentirsi come
se stesse su un tappeto volante; la scena attraversava i secoli e avveniva su un palcoscenico davanti a
centinaia di spettatori. La sua rivelazione personale
fu che noi ci conoscevamo da secoli, che probabilmente ci eravamo sposati in altre vite e che ci appartenevamo da sempre. Mi chiese di non abbandonarla mai, ora capiva perché si era sentita bene con
me fin dal primo istante.
Lei era la donna giaguaro e io il suo antico marito.
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Non uccidete Bob Raphaelson
Quell’esperienza tra il mistico e il filosofico ci
aveva legati ancora di più e ci eravamo solennemente ripromessi di non rifarla mai in futuro con altre
persone, ma solo tra di noi. Era il nostro segreto.
Presi la chitarra e suonai la canzone più famosa
di Bob Raphaelson, il suo cavallo di battaglia di
sempre, Souls lost in the space.
Era l’11 gennaio del 2015, una data che non avrei
dimenticato facilmente.
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