Samir Ben Ahmed
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Samir Ben Ahmed
RAGIONE E SCRllTURA: L'OPERA DI LEONARDO SCIASCIA by Samir Ben Ahmed Department of Italian McGiII University, Montreal September, 1993 A Thesis submitted to the Faculty of Graduate Studies and Research in Partial Fulfillment of the Requirements of the Degree of Master of Arts This Thesis was directed and supervised by Prof. Sergio Maria Gilardino Ali rights reserved for ail countries Samir Ben Ahmed 1993 -----~~------------ SUNTO Questa tesi mette in luce i meccanismi sottostanti alla scrittura sciasciana con particolare enfasi sul suo destino sociale e la sua portata letteraria. Al di là deI realismo e della polemica, la scrittura di Sciascia contiene importanti infonnazioni riguardls alla sua concezione deI lavoro dell'intellettuale in ambito sociale e politico. Egli ha dovuto escogitare modi e tecniche sc:rittorie che gli permettessero di abbinare felicemente l'esigenza saggistÎlcô e qup-lla narrativa, l'esigenza documentaristica e quella artistica. Da qui c.1eriva la sua particolare tecnica narrativa fra saggio e romanzo polizirsco sul filo deI binomio ragionejnon-ragione. Il suo r,etroterra culturale, tra iIluminismo e marxismo, gli ha imposto per portare a termine la sua ricerca saggistica di scavalcare la tradizionale dicotomia tra generi leUerari e di creare una scrittura che in nome della ragione veicoli sia la presa di posizione socio-politica. SiH la creazione artistica. 8enché i suoi libri riflettano quest'operaziom:', gll :3tudi crHici finora compiuti hanno indagato poco in questa direzione fuorvia ti daUa mole polemica della scrittore e dell'uomo Sciascia. • ABSTRACT or Sl'Îasci . .\'~ This thesis focuse5 on the underlying I1ledl ..lni~m~ writing, especiallyon its social destiny ,111d litl'r. .\ry 'iCOpl'. BeY(/IH.i n\\Iism, Sciascia's writing comprise~ author's conception of the import . .mt inlorm . .niol1 rc·g ..\rdmg tlw Intellectucll'~ work in the pohtical . .md ~()ri . . \1 domains. Sciascia had to develop writing tcchniqw.-'s th,\l ('ll,tbll' him ln efficiently merge his eS5aylst bent and ndrr..!live in~pi r,H iDll, his pen- chant ta document facts and hl5 cap..lcity to rre'...ltc tlwlll drti~tic..lily. These are the origins of his unusucll narrative lPchniqUt' - . .10 ... Ull ...1Ig•.l1ll the eighteenth century e~say and contemporary de't(>CtiVl' nove!, lockl'li in a crassroads ot reason and non-reason. ground, a ~ection between illuminism ..lnd Sci..l~cia\ MafXi~ll1, cultur.tl h . .1CK- is the' fedMlI1 behind his need to ignore the traditional diviSIOns betwecn litcr. .lry der ta originate a text whil'h vehiclc~ both hi~ ement and his artistic creation. Although unique pattern, l'riticai 5tudie~ tü g('nn'~ in or- social and polit ic,ll eng,'g- SCiLl~ciLl'~ work~ date have ovcrlookcd il, rdlpcl thi~ mi~le'ad, a~ they may be, by the polemic impact of the tl'xt ,md the man bl'hind il. • of RÉSUMÉ Cette thèse met en évidence les mécanIsmes rIe l'écriture de Leonardo Sciascia, avec une emphase particulière sur sa destination sociale et sur son envergure littéraire. Au delà de toute considération sur son réalisme et sa charge polémjque, l'écriture de Sciascia nous fournit des renseignements importants sur le travail des intellectuels en perspective sociale et politique. Il a fallu a cet écrivain mettre à point des techniques d'écriture qui lui permettent d'épouser le style de l'essai avec celui de la fiction, l'écriture documentaire avec celle artistique. C'est de là que relève sa technique narrative tout à fait particulière, qui se situe entre l'essai et le roman policier, entre le rationalisme et l'irrationalité. Sa formation culturelle. entre l'illuminisme et le marxisme, le force à négliger les distinctions traditionnelles parmi les genres littéraires. Il a créé une écriture capable de véhiculer son engagement sociopolitique aussi bien que sa créativité artistique. Bien que ses livres révèlent cette concrétion particulière, les études critiques jusqu'à date n'ont presque pas discuté cet aspet voyant de son oeuvre, fourvoyés peut-être par la polémique qui opposait l'homme à l'écrivain Sciascia. 1 LA VITA E L'OPERA- Leonardo Sciascia nasce a Raca.1muto, in provincia di Agrigenlo, l'otto gennaio 1929, figlio di un impiegalo e di una casalinga. Frequenta le scuole magistrali a Caltanissetta, fra il 1935 e il 1942. «In quelle aule conobbe indimenticabili maestri, come Vilaliano Brancati, Luigi Monaco, Luca Pignato. intellettuali e insegnant i che fecero conoscere alla scrittore l'antifascismo e le sue ragioni moraIL'" Nel 1947 Sciascia già ventiseienne assiste come nlOlti inlelleltuali alla polemica svoltasi sulle colonne de Il poliiecnicG (1945-47) fra Vittorini e Togliatti sul ruolo e il destino sociale degli inlellelluali. Durante questa polemica Vittorini ha espresso il suo rifiulo di «suonare il piffero ll , di partecipare alla mobilita~ione deI ceto degli intellettua.1i a servizio della filosofia deI partito comunista e ha man- - Per dettagli plù ampl sulla blografla dl Sciascia riferlamo alla ('rono1ogla ad opera dl Claude Ambroise ln Leonardo &rascia. Opere, vol. J, II, III IMllano: Bomplanl 1987-1991). W. Mauro. &lQSCIll , Serie Il MCastoro" (Firenze: La Nuova ltaUa, 1970) 121 tenuto la non subordinazione d~lla cultura a!l'impegno dogmatico e a una funzione consolatoria:l NegB anni seguenti la linea di Togliatti si appoMia, rra l'altro, alle tesi dei teorico sovietico Andrej Zdallov che esalté'va il realismo e proclamava l'unità fra le ragioni politico-sociali delia cultura e quelle dei partito comunista internazionale.,l Il decennio che segue conosce grandi mutamenti nella vita politica e culturale dell'ltalia e culmina nella grande delusione di moiti intellettuali di sinistra dopo la svolta politica deI 1956 e le denuncie di Kruscev al XX" congresso deI PCUS contro i p~ati di Stalin e dei stali- nisti. Nel 1958 Sciascia pubblica GU zii di Sicilia. opera che contiene il racconLo La morte di Stalin. In essa 10 scrittore debuttante narra, fra sogni e realtà storica, la crisi e le delusioni dei calzolaio e miliLante comuni.:;ta Calogero Schirô. Il periodo che segue è anch'esso pieno di fermenti che portano la società e la cultura italiane a estremismi radicali culminando. dopo l'istituirsi dei «compromesso storico» e il centro sinistra, nella turbolenta contestazione giovaniJe dei '69 e nel terrorismo trascinando il paese sull'orlo deI collasso. Scia~""ia, fedele alla sua indole di saggista e al liberalismo intellettu::ùe rra autonomia e militanza, alieno dai dogmi partitici. non poteva ignorare tutti questi fatti negativi che convoglia nel fenomeno mafioso e in una Sicilia simbolo della corruzione della classe dirigenziale tesa a consolidare il proprio potere. Sono di questi anni i suoi romanzi più polemici come Il giorno della civetta (61), Il conEgllo Vlttorinl su lie cnlonne de n polttecmco polemizzô in una lettera aperta mdtrizzata a Togliatti (1947) rontro .U ronformismo culturak 1 che il PCI pretendeva dagll mtell~ttua li. Poi ln un arUcolo Intltolato MLe vie degll ex-comunlsti" pubbllcato su La stampa. VlltorlnlrlatT..'rnlo il suo dlssldio e la sua rottura con il PCI. Amln'I 7..daJl0V (1896-1948) propose nel 1934 durante 11 primo congresso degli scnttor! sovieUci la formula Mrealismo nella fonna e socialismo nel contenuto." 6 siglio d'Egittû (63), Morte dellïnquisitore (64). L'onorevolc (G5l, i\ ciascuno il suo (66) e Recitazione della controversia liparituna dt':licataaA. D. Sciascia simpatiLZa col marxiSlllO durante il suo tiro<'Îllio intt'llettuale, ma non è mai stato decisamente marxista, COHl(' tiel1(, lui stesso a chiarire. La sua più radicata fornlazione è di stampo illulllinista. Fra le '3ue prüne letLlre fonnative ci sono ~li scritli trovati nella modesta libreria degli zii, maestri elementari. come i libclli politÎ('omorali di Courier, e Il paradosso dell'attore comico di Didt>rot. Sulla scorta di queste letture, nella Sicilia cJ ilaniala dalla secollda gUl'rnl n1 ondiale, rnaturavano le sue prime opere, Le .ravole della diltatllm, deI 1950, la raccolta di poesie La Sicilia c il suo cuore e, due anni dopo, il saggio Pirandello e il pirandellismo, un'acuLa anticipazionl' degli studi dedicati al drammaturgo in un successivo volllllle deI 1961; ma soprattutto da tali esperienze prorompe la cronaca severa e Inordente de Le parrocchie di Regalpetra, una sintesi, condat ta sul filo della memoria, deI duro tirocinio di Sciascia come Illêles! ro elernentare; essa la impone al pubblico e a!la crit Ica a livello nazionale. Nel frattempo, non abbancJona certe esperienze di st \ldio intorno aIle consuetudini deI sua popolo e pubblica nel 1965 Fesle reHgiose in Sicilia. Nel 1971 sc rive Il cOlltesw, 1111 raccolllo poliziesco ambientato in un paese immaginario che si pua idelltificare con la Sicilia e, per estensione, trasporta la sua denuncia ben al di là della stretto di Messina. Nel 1973 Sciascia pubblica Il mare color del vina, una sintesi dei terni a lui più cari; e nel 1n74 Toda modo, una conferma delle 7 intenzioni deU'autore di s~anciarsi da una scrittura a respiro regio- nalistico, che ancora caraUerizzava le sue opere, per assurgere a tematiche più ampie. Ne è conferma il giallo-rebus deI 1975, La scomparsa di Majorana, che si potrebbe definire un romanzo giallo di storia recente. 1 pugnalatori, uscito nel 1976, è un altrc romanzo d'inchiesta storica nel quale Sciascia, con la stessa sensibilità narrativa riscontrabile ne Il consiglio d'EgUto, ricostruisce una congiura awenuta a Palenno nel 1862, con particolare enfasi sui tentativi d'insabbiare l'inchiesta condotta da un map;istrato pienlOntese. Con gli scritti di questo genere, che abbinano la critica sociopolitica a una sronda narrativo-inquisitiva. Sciascia mette in stretta relaziane la sua vena saggistica e quella narrativa. A conferma di ciô, oUre ai già cHati Il consiglio d'Egitto, Morte deLL'inquisitore, l pugnalatori e La scoTnparsa di Majorana, ritroviamo Atti relativi alla morte di Raymond Roussel (1971). L'ft~[fairell Moro (1978), Dalla parte degli inJedeli (1979). 1912 + 1 (1986), e Porte aperte (1987). Queste opere sono elencate a parte, non per puro criterio cronologico, ma perché rispecchiano e confermano che Sciascia continua a scrivere per un'ansia di mettere la propria arte scrittoria al servizio di un esigenza - prettamente etica - di catarsi sociale. 4 Questa ope- Questa tf'nd('nza, sla pur df'tto di sfuggita, non e nuova nella letteratura europea e fa capo, piuttosto che agli zc\anovlsti sconliltt per sf'll1pre da Pasternak, al blOOll1lO Sartre Vlttorlnl (' aile loro rlspettlvl' nV1steTf'rnps modernes e Il Pohtecmco, V1 S1 clmentarono via via Pavese (Il cornpag/lol, Calvino (La glOntuta dt ulla scruta tore e La speculuzlOne ('(hlizlal, ma sempre con rlsllitau che si "ltuano lnvanabilmente tra 1 meno lusmghierl dl 'll:estl maestri della nllova lettt'ratllra Ilahand Va nota!a mfine la nascita dl tre sottogel1eri lettl'rarl. proprio Ira la fine de/tli dnni sessanta e l'lnizlo degh anm settanta, e qllesti sono il 111'0-IOm,lJllO storh'o (Nievo). la sloria romanzata (Gervaso, Montanelhl e li glOrnallsmo romanl,lto (Moravia, Parlsf'l Sono genpri che permettono lauh prof1tti a chi MTivp l' a chi pubhllca e l'lw hanno breve Vlta, poiché la gpnerazlOue dotta dell'anteguerra si spegnf' ln questi dt'ct'nni e quella dei dopoguerra preferirà la TV e altre qttivt!à al gesto IIll'OnSIll'to della le!tura st'ria Sciascia si associa qui ad una schlera dl denllnclaton letterari (Ira clli Enzo Blagil t' vive sulla scorta della sua reputazione di smascheratore. 8 razione lnette a dura prova la credibilità di Sdasci(l rolll.111.l.if'rt' t' i canoni della sua arte proprio perché la sua esigell.l.<l S(lggIStIC.l pr("l\de il sopravvento sulla delineaZlOI1e dei personagglO l' c1cll'u1ll\TrSO romanzesco. Ciô nonostantl' queste paglIle. grazH' .l ulla gr(\lldt' peri- zia di scrittore. gli permetlono di ricomporre, cOlllpll'lando documentari con la deduzione logico-razicllélh' 1 vlloli lïntlli/.lOlH' t' narrativa. fatti oscuri della storia civile italianél {' di invest Idi di significato metaforico nel presente. secondo Ull Her oramai propno dt'gli scrittori meridionalisti. vale a dire, nlPnte di nllOVO sol t 0 il sole, la storia si ripete. Pare essere della stesso parere anche Walter Mauro che a questo pro[.'ùsito aveva scritto: Da tale modo {'osdf'nzléllf', SI slarglwrallllo lïnc\.tgltlC' l' 10 seavo (,I1!teo spletato P c1oloroso, sl'nza ,,>ohl/,101l1 dl COllti- nuttà, anzl con un n~orf' ilIulllinlslko (' IIIdrtell.tIlII', Il'rrd rlopo tf"rra, lembo d.opo kmho, alla rl('{'rCd del1l' r;l/.~I()1I1 dl un Imlllohilismo s{'('ol"n' dl(' le plu dillorllll v\t't'IHI .. storiche non SOIlO nusci!e ,HI dlllllnar{' (' cil(' " !->11'i1l,1I1O ha VIssuto Ilel più .ls!->oluto ..,tle[1/'!o, rodl'mlos! tll'lIll CI l' soffrenclone tutte 1(" ('onsl'gm'l1z(' L.-t t!t'IU">IOlIl' dt"! IISOI glmenta, è nndata cosi ael aMlungt'r~1 ,Id un.1 v.I..,I.1 (',111'11.1 dl seiagurc, chf" Ull Irht'ralislllo ,ls('IIICO (' r.llllonl,Il-lslJlo fasclsta f' Infinc le va~lH' PlOlllP">SP della c!('1Il0ITd./,la nOIl hanna raUo che aggrava n' Imo ,1 rt'ndt'n' t!lflidl(' oglll Idpporto umano."5 Davanti a questo immobilismo e al clilelllIlla dell'Ill 1eIlclt uale dl [ronte allo spettacolo immutabile della miseria e della sopratfazioll<', contro la Sicilia simbolo della smarrimento dellïùelltité1 Ilel lal>irillto deI potere. Sciascia spezza la sua ultima lancia: la fHltlcia lIella ragione che nutre con le sue letture Questa - a dir sua - ùe~li auton deI st'colo dei "IUllli", Ilnevrosi della ragione'l. si mamft'sla pÏf'llilllleIllc tramite la sua partecipazione alla cultura della "terza 5 Mauro, 23. 9 I>a~iIla," J\ lutu- ra memoria (se ilfuturo ha una memoria) (1989) è una raccoUa faUa dallo stesso Sciascia degli articoli apparsi su L'espresso, il Corriere della sera, Il Globo, Panorama e La Stampa, fra il 1979 e il 1988. Vi si riscontrano articoli che confermano che il mezzo giornalistico ha costituito per Sciascia la valvola di sicurezza per dar sfogo alla sua propensione per la polemica. 1 suoi intervenU coprono argomenU quali la gestione della giustizia, della cultura, della lotta contro la mafia con tale frequenza che è stato a più riprese accusato di essere ccqualunquista ll e ~interventistaH. Questa attività costituisce nell'in- sieme dell'opera di Sciascia una sorta di ponte fra la narrativa di lungo respiro e il saggio a finalità immediata e circoscriUa. Basti pensare che la maggior parte dei suoi romanzi prendono spunto da un faUo di cronaca di storia recente 0 passata. Ai romanzi egli affida 10 stesso messaggio che si riscontra leggendo i suoi articoli, con la sola e importante differenza che, nei primi, il messaggio viene suffragato dalla creazione 0 meglio dall'intuizione leUeraria per fame un prodoUo artlstico capace di resistere all'usura dei tempo. Fra i momenti salienti della vita di Leonardo Sciascia ricordiamo la sua partecipazione attiva alla vita politica italiana. Nel 1975 vie ne infatti eleUo consigliere comunale a Palermo dopo essersi candidato conIe indipendente nella liste dei partito comunista. Ma rimane insoddisfaUo e le sue dimissioni, nel 1977, sigillano la rottura definitiva con il P.C.I. e Sciascia pubblica Candida, ovvero un sogno fatto in Sicilia6 che costituisce la ris posta "narrativa" ai vari attacchi 6 • Questo llbro è tspirato a Candide di Voltaire ed è il racconto maggtormente autoblograflco scrltto da Sciascia . 10 cui 10 scritore-polemista fu vittima, Nel 1979 Sciascia vie ne eletto e· deputato al Parlamento nelle liste deI Partito Radicale, seggio che occupa Cino al 1983 (anno dello scioglimento anticipalo dei Parlamento), Sciascia verrà ricordato come l'ultimo scriUore impegnalo che ha mantenuto il suo molo quando la stagione della leUeralura impegnata era oramai già tramontata, Cio perché è riuscilo a foudert' la sua vena narrativa con la sua esigenza saggistica lramite l'uso della scrittura inquisitiva che gli ha permesso, di felicemente inserire il saggio in una trama narrativa, coadiuvato in cio anche da una nolevole concisione stilistica, Scrive Giuliano Gramigna: [... ) il tagl1o, la bruschezza d'andatura, il prosclugamentn sU1isUco, l'automaUca trasformazlone dl va lori struHurali ln valorl morali appalono ln lui [... [ nello stesso tempo cosÎ natural1 e medlaU, lavoratl con una sorta dl altlsslma dlsperazlone mentale, che IIlettore è IndoUo a dt>durr(" la colncldenza fatale fra una certa personalltà, <'On li sun bagagl10 dl storia, coscienza e cultura, e una fomm narraUva. 7 La condensazione stilistica e la mescolanza dei generi caralte- rizzano le ultime opere di Sciascia, La strega e il capitano (1986), 1912+ 1 (1986), Il cavaliere e la morte (1988) e Una storia semplice costituiscono appunto, per ragioni stilistiche, brevità e contenulo la summa della sua carriera narrativa, InoUre i fatti storicl riscritU in queste opere non sono siciliani, a riprova che Sciascia ha seguito la progressione della «linea della palma- flno a MilanoH, Cio slgniflca che 7 8 • Gramlgna, "Il professore Indaga," La frera letteraria (31 marzo 1966) Ora ln Leonardo Sciascia. La verità, l'aspra ventà (Mandurta: Laicata. edltore, 1985) 307. -La IInea della palma' e un'espressione che Sciascia arlopero nella conclUSion" !le Il giorno della civetta per Indlcare la progresslone dell&. mentalltà maflosa verso Il Nord dell'Italia: .E sale come l'ago di mercurlo dl un termometro, questa Iinea della palma. ed è glà oltre Roma .... Opere vol. I. 479. Il l'ottica siculo-ispanica si è finalmente estesa per denunciare fatti di mistificazione storica e di ingiustizia che non hanno rapporti né con la Sicilia né con la sua storia. Leonardo Sciascia si è spento il 20 novembre 1989 ed è oggi sepolto aJl'ingresso deI cimitero di Racalmuto. il suo paese natale. La sua opera verrà ricordata come affine a quella dei grandi paladini delta verità e della libertà civile a tutti i costi. A. Camus e J. P. Sartre. 12 • II LA CRITICA Piuttosto che una mera lista delle opere dei critici che si interessarono deI lavoro di Sciascia, cercheremo in questo capttolo di mettere in risalto alcuni dei terni e delle question! che hanno condizionato la natura e l'apporta della critica. Crediarno sia di fondanlCntale irnportanza rnettere a fuoco il rapporto ambiguo e complesso che esiste fra Sciascia uomo-scrittore e i suoi criticl. Cerchererno di luettere in luce le ragioni che rendono difficile, se non impossibile, inserire Sciascia in questa 0 in quell'altra categoria critica per via della natura polivalente della sua opera che scavalca la tradlzionale dis Unzione fra i generi letterari. Sciascia è stato anzitutto un critico e un saggista. InfatU, già prima di esordire con Le parrocchie di Regalpetra, egli aveva pubbll- • cato nel 1950 il suo primo saggio. Pirandello e il pirandeLLismo, in 13 cui. dalla studio dei rapporti fra Pirandello e il critico Tilgher. Sciascia si adoperô per sganciare l'opera di Pirandello dal paradigma di "Forma" e "Vita" per ricondurla alla Sicilia. Da questo studio Sciascia conclu se che è prevalentemer.te la lorD sicilianità. il lorD e'isere siciliani. che fa agire i personaggi di Pirandello in un determinato moclo e non perché siano dei lucidi intelleUuali. In tal modo Sciascia si appropriava della tematica pirandelliana per costruire le basi della sua Sicilia e dei suoi siciliani. Egli ha agito analogamente anche nei confronti di altri grandi scrittori. fra cui Diderot. Voltaire e Gide. ma anche Manzoni e Borges. Nei suoi volumi La corda pazza e Nera su nero troviamo unD Sciascia che ha perfezionato alcune te- matiche che gli permettono di agganciare genericamente il suo discorso a una tradizione letteraria. Ma la figura di Sciascia è doppia. In lui riscontriamo il critico civile e politico alla ricerca della verità univoca e al contempo il narratore che per necessità deve avvalersi della misUficazione inerente alla creazione artistica. Egli stesso ne scrive: Saro un moralista - e dunque un qualunquista: ma mi pare che 1 partJcolari guai dei nostro paese nascano tutti da una tnveterata e continua dopptezza. da un vasto e tn~saurtbtle gtuoco della doppta Vt'rità che partendo dall'alto soltanto si arresta là dove la verità non puo permeUerd il lusso di essere doppia [... ) Mat c'è stata un'epoca, mi pare, in cui. come oggi quello che si dice ha più importanza di quello che si fa [... ) E se non si toma a chiedere aile persone il conto preciso di quello che sono, di quello che fanno, di come vivono; se non si torna a giud1care un'azione per quella che è, senza far casa se è fatta con la mano sinistra (che sa quello che fa la destra) 0 con la mano destra (che sa quello che fa la sinistra), temo che nessuna riforma 0 rtvolglmento varrà a cavare il classico ragno dal bnco [... ) Uno scrittore dovrebbe sempre poter dire che la politica di cui si occupa è eUca. Sarebbe bello che 10 potessero dire tutti. Ma che almeno 10 dicano gl1 scrtttori. 9 • !I Sciascia, Nero su nero, Opere vol.II. 615 . 14 Chiaramente il fatto che Sciascia fosse critico e sa~ista 10 rest' , da un lato. esigente nei confronti dei suoi critici e, dall'altro, capact' di anticipare e provocare certe reazioni in modo da controllare le polemiche che sapeva i suoi scritti avrebbero sollevato. Ciô perché la sua vocazione fu principalmente quella di essere un franco tiratore deU'opposizione al Potere, sp~cialmente nel periodo in cui I1talia si avviava al compromesso storico e durante i cosiddelti anni di piombo. Per portare avanti il suo progetto di denuncia sociale in nome della ragione egli accolse nella sua opera tutta la cultura siciliana dal Verga in poi, stemperandola pero con le sue l~tture illuministiche e distinguendosene per il suo rifiuto deI dolore e della rassegnazione. Questa natura ambivalente e in bilico rra la resa artistica e quella documentaristica condizionô sia la criUca che il IeUore comune. Cosi, si insistette troppo e da più parti via via sul realismo, sull'illuminislllo t' sul pessimismo nell'opera di Sciascia. In moIti cast rurono trascurat i o minimizzati i meccanismi leUerari che forniscono a laIe dlscorso il tessuto connetUvo necessario affinché l'esigenza sa~~istica sfoci in un'opera Ietterariamente valida. Ma per ritornare all'aspetto polemico dell'opera di Sciascia, si pua dire che esso abbia costituito un vantaggio e al tempo slesso una remora per l'apprezzamento degli aspetti sia artistici che conlenutistici della sua opera. Basti pensare che se si escludono le recensioni e gli articoli d'occasione rimane po ca "crilica vera" che. al di là delle esigenze accademiche e/o ideologiche, miri soprattutto a indagare nei risvolti dell'opera per giungere allo scrittore che le sta dietro (e • non viceversa). La mole polemica ha distolto. in un certo senso, l'at15 r-------------------------------------------- tenzione dagli aspetti prettamente Ietterari dell'opera di questo scrittore, che è rimasto fedele a se stesso praticamente dai primo fino all'ultimo libro. Ripercorrendo l'opera di Sciascia, si O:3serva che 10 scrittore non si è mai abbandonato al sua lldemone privato», puntando invece verso il rigore e la compostezza formale, 10 sia nella scrittura che nel reperire fonti storiche a sostegno delle proprie tesi. Sicché Sciascia non ha nemmeno una volta completamente ridimensionato il suo pensiero, né rigettato posizioni assunte all'inizio della sua carriera. InfaUi Sciascia ha attraversato tre periodi della leUeratura italiana: la stagione deI post-realismo, la stagione deI llgruppo 63" ed infine la stagione di oggi che resiste ad ogni definizione. Ma egli non si è lasciato influenzare né ha influenzato nessuno, mentre negli anni OUanta parole come 10 "sciascismo" rimano con il "qualllnquismo" degli anni Sessanta e Settanta. Per Sciascia, è opportuno domandarsi cosa costitllisca veramente la fortuna 0 la sfortuna critica di uno scrittore. Certo èche dal punto di vista dell'industria editoriale e dei lettori Sciascia ha riportato un grande successo. PerCÎô se si considerano tanto le recensioni quanto la critica, egli ha goduto di una notevole "fortuna critica". Ma gli studi di critica accademica, a confronto, sono ancora pochi e per 10 In \Ina lettera dei 26 oUobre 1964 Indlrizzata a Sciascia. Calvino scrtve: «10 nu as petto st'mpre che tu dia fuoco alle polverl, le polvert tragtco-baroceo-grottesche che haî aecumulato. E 'luesto potrà dlfflcllmente avvenire senza un'esplostone formalp. della tua levlgatezza composltlva. Vorrt"1 finalmente vedere ln faeela Il tuo demone, sentlre la sua voce. (Il dt'moJlt" Indlvlduale sarà espresslone dl una forza storlea pure lui, se slamo storlei davvero) Ma 'lui non è la compostezza illumlnlstiea che devi rompere ma quella manzonlana (Manzoni da Voltaire e Diderot aveva Imparato moltlsslmo; ma Voltaire e Diderot 1 loro demont 11 avevano e come; Manzoni no).' Il testo Integrale della leUera è ora raecolto ne 1 libn degli aitn. Lettere 1947 - 1981. [forino: Einaudi, 1991) 490. 16 la maggior parte di forte stampo formalistico. 11 Insomma, crediamo di poter affermare che nel casa di Sciascia stenta a definirsi una tradizione critica che miri alla leUerarietà dell'opera piuUosto che all'uomo che le sta dietro. Tuttavia. 10 stesso Sciascia non ha "permesso" che si indaghi oltre l'aspetto polemico e sferzantt> della sua opera: ne sono prova i numerosi articoli apparsi su più quotidiani e seUimanali e il libro-raccolta A Jutura memoria. I~ Qui si t rovallo raccolti a1cuni dei suoi intervenU a difesa della sua integrilà di critico sociale e di uomo di cuItura, al fine di sganciare il suo pellsiera in materia socio politica dall'eticheUa di "qualunquista". La scelta iniziale di Sciascia è stata quelié! di perseguire in modo critico la ricerca della "verità". 1 suoi libri, corne ha giustamente notato Claude Ambroise, sono stati quasi senlpn' la prima battuta di una polemica. Perciô la sua opera è stata generalmente avvlclnata 0 come un progetto politico (quello dell'opposizione scontrosa) nel suo dispiegarsi, 0 come campo per esercitazioni formalistiche. Ma, ad ogni modo, la figura dell'uomo Sciascia è stata sem pre al centro deU'attenzione e degli studi vuoi accademici, vuoi d'aUro tipo. Di quest'ultima tendenza, e prescindendo dalle recensioni ideologicamente circostanziate, reperiamo due Iavori che mirano particolarmente alla figura dell'uomo Sciascia: La Sicilia di Sciascia, di Correnti Santi e Le zie di Sciascia, di Alvaro Garcia Lopez. InfatU, ambedue i libri, benché contengano informazioni di grande valore 1\ 12 Lo Dico, Leonardo Sciascia, tecmche narratiue e ideo/ogta. (CaIt.mlssl'tfa: S. Sdasl'la Editore, 1988). La seconda edizione porta il utolo: LaJede nel/Il scrittum (S. Sdasl'la Edltore. 1990), Tramite un'anallsi di tlpo formale, Lo Dico tenta dl dlmostrare che l'sis ta nel testi di Sciascia una contestazlone ideologtca dal basso. Sciascia. AJutwa memona (se la memoria IlIl unJuturo). (Milano' Bomplanl, 19H91. 17 storico, ignorano la distinzione fra Sciascia scrittore e Sciascia uomo pubblico siciliano. biasimandolo per aver in fa 'lgato l'immagine della Sicilia facendone il simbolo di tutto ciô che è spregevole in cultura come in politica. Ci sembra doveroso osservare (ma ci riserviamo di sviluppare il discorso in una sezione a parte) che per il tipo di progeUo che Sciascia perseguiva era inevitabile che la Sicilia reale e quella (quelle?) mutuata/e all'immaginazione di Verga, di Pirandello e di 8rancati 1:1 - per citame solo i corifei - dovessero al con tempo coincidere e cozzare. Correnti Santi, dichiarando di «non avere nulla contra 10 Sciascia letteratoll, osserva che «Sciascia [... ] è un autore che si presta a qualsiasi operazione interpretativa, perché in lui c'è tutto e il contrario di tutto,. e cita a conferma di ciô Il contesto. pubblicato nel 1971 in cui Sciascia «mise sullo stesso piano la mafia e il Partito Comunista Italiano," eppure - aggiunge Correnti - «è sem- pre lui che quattro anni dopo. nel 1975. scrisse il manifesto elettorale. e si fece eleggere consigliere comunale per il Partito Comunista Italiano a Palermo, venendo esaltato dagli stessi comunisti che prima l'avevano messo alla gogna.,.14 GU interventi critici su Il contesto. Todo modo, L'affaire Moro, per citare solo alcuni fra i lib ri più polemici di Sciascia, sono l'espressione sia deI clima politico italiano di quegli an ni (da cui non è esente 10 stesso Sciascia), sia delle contraddizioni inerenti al discorso sciasciano fra arte e documento. manzonianamente tra creazione letteraria e storia, tra passato e presente. La figura dell'uomo Sciascia era costantemente nel mirino la • 14 Important! al fine dl situare la memorla culturale di Sciascia e dl comprendere certl aSpt'ltl della sua opera e deI suo progetto. Cfr. Sciascia. La. corda pazza. Opere, vol. I. 959. Correntl. La Sicdia di Sciasclll. (Catanla: Giannotta Editrice, 19872 ) 15 . 18 • della stampa l5 perché i suoi libri nascono dal bisogno volta rinnovato - di volta in di denuncia. Perciô, e proprio perché è polemico. il suo discorso risultava circostanziato e "qualunquista". Ma. al di là ~ell·interventismo. il lavoro sciasciano è di natura alle~orica: i daU sono filtrati attraverso l'ottica personale e sOMettiva dell'autore. E~li tende cioè. al di là deI realismo. ad awalersi dei daU storici, prescindendone poi per significare. artisticamente. concetti e prese di posizione che riguardano polemicamente l'umano presente. th ln base a questa dualità fra resa artistica e resa documentaristica insite nell'opera sciasciana, è difficile oggi accettare i vieU canoni deI cosiddetto realismo e neorealismo di Sciascia. Al momento della sua pubblicazione. la critica collocô Le parrocchie di Regalpetra nel mone deI neorealismo. Ma benché forma- tosi nell'ambito deI dlnattito sulla narrativa italiana dei secondo dopoguerra, «va subito rilevato - dice Giovanna GhetU Abruzzi - che Sciascia rimane estraneo ad un impegno teorico diretto a considerare il realismo come una definizione de!l'essenza stessa dell'arte [... ) Il mondo narrativo di Sciascia puô essere coinvolto nell'ambito del realismo solo se questo è ricevuto in una accezion~ orientamento di fondo e non come metodo utilizzabile come critico.~17 Il libro da cul è tratta questa citazione appartient' a quel mone della critica che continua sulla scia di Pasohni l8 che nel 1957 collocô Le parrocchie di 15 16 17 18 Per l'amplezza e il numefO degli IntervenU, rlferlamo al matl'rlalt' rac nl1to ria Anlonlo Motta nel volume glà cltato Leonardo Sciascia. La ver/to /'w,pm venlo.. (Lalcala 1<JH5). È questo il casa anche dei romanzl a carattere storlco che si possono, forst' lin po' lroppo semphcisUcamente, rldurre all'assloma "nlente cambia, perche non è nell'Inler('sse dl chi detiene il potere che cambl 'dente" Abruzzi, Leonardo Sciascia e la Sicilia., (Roma: Bulronl, 1974) 7. Pasolini, "La confuslone degll still," Ora ln Passwlle e ideo/ogia, 1948 . 19.58, (Torlno: Einaudi, 1985) 290. 19 RegaLpetra e di conseguenza anche Sciascia ((nell'ala documentaria dei contingente letterario meridionalistico».I'j Ma moiti critici, fra cui l'Abruzzi che abbiamo testé citata, W. Mauro e C. Salinarl,20 fanno la distinzione rra realismo politicamente impegnato e ((partiticità [ ... ] come caralteristica oggettiva dell'arte, cioè come tendenza della realtà». Infatti, continua Giovanna Ghetti Abruzzi: Non vi è in Sciascia, la politicizzazione dell'arte, poiché è C'onsapevole dl tutti 1 rlschi dei realismo secondo gli avverhmenU di Vittorinf.2 1 e~li Insomma, Sciascia viene collocato (Inella tendenza deI realismo». Ma in maniera generale, fra gli anni '50 e '70, gran parte dei romanzi di Sciascia viene vista (e sminuita) quale "documento." Il loro potenziale non è stato pienamente sfruUato, e ciô è da attribuire ai tempi storici. È 10 stesso autore a dolersene quando scrive in prefazione ad una edizione scolastica di A ciascuno il Su(jl2: Questo racconto, scrUto nell'estate dei 1965, è generalmente considerato come una "storla di mafia" - la mla seconda "storia di mafia" dopo Il giorno della civeita. ma (... ) il racconto, ln definltiva, era un "essemplo", una parabola, un apologo della slcilianizzazione dell'ltalia. 23 Oltre ad aver distolto l'aUenzione dai contenuti me no ovvi dell'opera di Sciascia, il binomio polemica/ documento diede vita anche ad un'altra consuetudine. Esiste, infatti, la tendenza di premettere il nome "Sciascia" al titolo di ogni lavoro che ha qualche pertinenza a :w .In cui - continua Pasolini - la rtcerca dei documento e addlrttura la denuncia SI concretano ln forme ipotattlche, sla pure sempllci e lucide: forme che non soltanto ordinano il conoscibUe razion&!mente (tlno a questo punta la rtchiesta marxista dei nazional popolare è osservata) ma lOche squisitamente: sopravvivendo in cio Il tlpo stlhstlco della prosa d'arle, dei rapitolo. Sallnarl, Prelud((l e fine deI reallSnID in Itallll, (Napoll: Morano, 1967) 21 Abntzzi 13. :l2 SCiasela, A ciascuno il suo. A cura di Iole Florillo Magrl, (Boston: Houghton Mlfflin Company. 1976) Sciascia, A ciascuno il SUD. 12. 20 questo 0 a queU'altro aspetto dell'opera dello scrittore. Nelle due uniche raccoUe di saggi. tutte e due intitolaie non a caso. Leonardo Sciascia24 , la maggior parte dei UtoH rispondono al Illodello: "Sci.lsda e ... ". È lecito osservare che questa lendenza risulta pn>hcua in llll ambiente culturale dominato dall'indusiria editoriale. Dt'tto in parole povere, il nome "Sciascia" vende. Con cio non abhiamo IH'SSllIlH intenzione di sminuire l'opera dello scrittore Sciascia. Vogliamo i11vece far risaltare un aspetto fondamentale che la sua scrit t ura. () meglio, una certa "tradizione critica" suscita. È indubbio. quindi. l'he per Sciascia il contenuto polemico e la scella della narrativa per lma materia, la sua, inconfondibilmente saggistica, haIlllO causat<J anilllélti dibattiti sulle colonne delle maggiori testat~ italiane e al contempo aumentato il numero delle vendUe e delle lraduzioni in ail re lingue. Ora. non si puo affermare che si tratti di una scella premcdilata. È certo pero che dalla volontà di Sciascia di farsi leggere e di dilTondere le sue idee fra il grande pubblico deriva l'uso della tecnica deI romanzo giallo che. per dirla con le sue parole, lCimpedisce al let turc di lasciare il libro H mçtà~.25 In un periodo, dagli anlli cinquanta in pol, che ha cunosciuto la crisi deI romanzo fra il grande pubblico per l'affermarsi di altri mezzi di comunicazione, questo aspctto è da considerare con maggiore aUenzione al fine di mettere in luce i rneccanismi di scrittura che pennettono al libro di mantenere un indiscutibile vaIore artistico pur rispondendo all'esigenza saggisUca e alla vena polemica deU'autore. InfaUi, per uno scrittore la cui scrittura è cosi 24 25 La prima deI 1985 è a cura dl Antonio Motta e l'!lita da Lacaita Edltorl', la se('onda c\f-I 1990 a cura di Luciano Luisi e edita da Mandcse Erlitore. Mauro 2. 21 ossessivamente controllata e la cui materia evolve sul filo della creazione arUstica e di una certa verificabilità dei fatti. è di fondamentale importanza farsi leggere. Perciô il continuo oscillare fra l'esigenza saggistica e polemica e quella artistica e creativa fa si che Sciascia sia particolarmente attento alla tecnica della scrivere e deI raccon tare .lb La particolare tecnica narrativa che Sciascia sviluppô e raffinô nel corso della sua carriera letteraria fu quella della detection, 0 me- glio, «dell'inquisizione». A tale proposito Claude Ambroise, unD dei più aUenti critici che si interessarono al Iavoro di Sciascia, descrisse nel suo saggio "Inquisire/Non inquisire"27 i meccanismi che a suo parere muovono tutte le opere dello scrittore sui filo deI rifiuto e al contempo della necessità dell'inquisizione. È stato 10 stesso Sciascia che disse tramite Rogas, rinquirente de Il contesto, che ogni domanda. perfino la più innocente, è l'inizio di una inquisizione. «Uno ùei tratti caraUeristici - dice Ambroise - dell'inquirente sciasciano è il suo confrontarsi con l'inquisitore.»28 Tuttavia, ed è 10 stesso Sciascia che in qualche modo ci mette sulla buona strada per capire questo aspetto della sua opera, esiste infatti un legame molto stretto fra 10 scrivere e l'inquisire. Sicché pur condividendo il parere di Ambroise, ci sembra doveroso far notare che ne La strega e il capitano 10 scrittore attira l'aUenzione su ciô cui in realtà mira l'inquisi- zione tramite l'interrogatorio e le torture che ne costituiscono il me- :1.11 27 2K Mauro 2. Oper'f> vol. III. 7 - 22. .- Come va'? - domandi> l'ispettore. Il tono voleva essere ed era cordiale: ma era pur sempre una domanda. il principio di un'inquislzione .• L. Sciascia. Il contesta. Opere vol. II. 15. 22 todo, e cioè conuincere. "lIma, imporre all"'eretico" la propria visione deI mùndo. Non a 4.J.esti estremi e in Illodi molto più gr,ulit i la stessa scrittura di Sciascia e l'inquisizione sono nlVviclll.lllili, nOll solo in virtù deI loro carattere illquisit ivo, cioè di far dOllland('. hellsÎ in virtù di quel soUile meccanismo di COnVlIlClI11t'llto inert'Ilte alla pratica scriUoria di Sciascia e all'interrogatorio inquisitoriale. Ci riserviamo l'opportunità di sviluppare ulteriormente qut'sta idca ndl'analisi che faremo de Il giorno della duetta. Basterù pel' adt'sso dire che da eccellente saggista quale è, Sciascia mira sopratt ut to a vincere i suoi leUori che il suo modo di leggere Ulla COIl- data rt'a1tù (' l'uniro acceUabile perché fondato su daU storiCé1Illf'ntt' venllcabili t' sulla ragione. Inoltre, la particolare tecnica narrativa dello Sciascia non è ravvicinabile alla sola Inquisizione. Carlo Ginsburg, in '111 suo saggio intitolato "Spie. Radici di un paradigma indiziario, ".l'I ha dimostrato che <dl paradigma indiziarioll è alla base di gran parte dei processi di decifrazione delle varie realtà che ci circondano. In do l'ssl si accomunano aIle pratiche venatorie, con la ricostruziOllt' de'gli ultimi momenti della preda per meglio situarla e intrappolarla, aJla pratica medica e psicoanalitica, che dalla somma degli indizi ° Sill- tomi riescono a individuaIe il male e a curarlo, e infine alla prat Ica scrittoria e non solo a quella poliziesca, ma anche a quella di romanzi simili al capolavoro A la recherche du temps perdu, di Proust. Il lavoro di ricerca storica che Sciascia ha [atto per i suoi romanzi a sroIldo storico, ad esempio, è molto simile a quello di un esperto caccialore che esamina le tracce per giungere deduttivamente a conclusionl 29 Ginsburg. WS p le Radlci dl un paracHgma Indlzlario", enS! della gargani (Tonno: Einaudi, 1979) 23 raljw/lP. a ('ura cil Aldo quali la taglia dell'animale, alcune sue particolarità, la sua direzione ecc.; ciô che varia è l'interpretazione degli indizi. In Sciascia questa interpretazione è lungi daU'essere obbiettiva, sicché per 10 scrittore aumenta l'urgenza, la necessità di convincere. Insomma, ci è sembrato doveroso, pur non essendo questo l'ambito più opportuno, far notare che l'inquisizione, 0 meglio la pratica inquisitiva, non è la sola che sUa alla base della scrittura di Leonardo Sciascia, ma che questa obbedisce anche a meccanismi ben più antichi che fanno parte dei nostro bagaglio archetipico. Claude Ambroise rimane comunque il critico che si cimentô nel tentativo di svelare i meccanismi che governano l'ispirazione sciasciana. Ricordiamo in particolar modo i suoi saggi "Verità e Scrittura" e "Polentos" che rispettivamente traUano, il primo della ricerca della verità e il secondo della conseguente polemica che scaturisce dalla forte carlca antagonistica che caratterizza l'opera di Sciascia. Di Claude Ambroise ricordiamo, inoltre, il suo Invito alla lettura di Sciascia. JO successivamente riveduto e ampliato. Allo stesso modo, perché appartenenti alla stessa categoria, quella dei seUore delle introduzioni che sono indirizzate ad un pubblico prevalentemente studentesco, ricordiamo Sciascia,3\ Leonardo Sciascia, introduzione e guida allo studio dell'opera sciasciana,32 e Leonardo Sciascia. tecniche narrative e ideologia. 33 .Il .1\ •\2 :u • Amhroise, I,wlto alla lettura di SclllScia (Milano: Mursia, 1974) Mauro, ScicLc;cia (Firenze: La Nuova ltalia, 1970) . Cattanel. Leonardo SciasclU, introduzwne e gUida alla studio dell'opera sciasciana. Stona e antolagta della critica, (Firenze: Le Monnier, 1978). Lo Dico, Leonardo Sciascia, tecmche narrative e ideologia, (Caltanissetta: Sciascia, 1988). L'edlzione ampliata porta il titolo La Jede nella scrittura, (S. Sciascia Editore. 1'*)01 24 La monografia di Mauro è la prima deI suo genere che ha feli- cemente tentato di tracciare un filo conduttore fra le opere di Sciascia e le sue leUure critiche. W. Mauro vede in Sciascia -il punta di saldatura e d'incontro tra romanzo realistico e romanzo storicolt e coglie la volontà di significare metaforicamente il presente ricomponendo faUi dei passato al di là deI meridionalismo dolente· '4 , Merita un'aUenzione particolare un libro di Aldo Budriesi con il titolo Pigliari di lingua, terni e fnrme della narrativa di Leonardo Sciascia35 • Budriesi applica i metodi di analisi di Perelnlan, Barthes. Eco e Greimas, il che 10 porta ad approfondire alcuni aspetti perUnenti alla scrittura giallistica di Sciascia. Egli conclllde che ciô che emerge dallo studio della riscrittura sciasciana deI giallo classico in bilico rra racconto e discorso, èche questa costitllisce l'unica tecnica confacente e omogenea alla creatività particolarmente controllata di Sciascia, specie nella insistente preoccupazione dei rapporta Cra linguaggio e ragione, perché è l'unica capace di assorbire il conflittllale rapporto fra scrittura e verità. Oltre alla ricerca tecnico-formale di Budriesi, citiamo il libro di Antonio Di Grado Leonardo Sciascia, la figura e l'opera36 come esempio di quella scuola di critici-scritlori che tende a riassorbire l'opera nel proprio discorso. liberanlente percorrendola per creare un nuovo "testo." È chiaro che, data la 34 35 • 36 Giuliano Manacorda in Stona della lette ratura ftallana contemporanen 1967, <lw'va ~à sottratto l'opera dl Sciascia aU'etlcheUa dl merldionallsta; dlstinguf'ndovl una volonl:i dl riscatto e un programmatico rtfiuto della rassegnazione. Per un dlscorso sul varl lnlf'rvenU crltlcl plù completo e cronologlcamente costrulto dal 1956 al 1978, rlferlamo a Cattanel. 157-169. Budriesl. Pigliari dl lingua, terni e forme della narrat/va di Leonardo SclflSCIlJ., (Roma: EtTelle Editrice, 1986) DI Grado. Leonardo Sciascia, laflgura e l'opera, (Mruina dl Patti. Pungltopo. 1986) 25 ~---------------------------- -- natura di questo tipo di discorso, è difficile, oltre che riduttivo, riassumerlo, La scrittura di Sciascia è il risultato dinamico e mutevole delle esigenze contraddiltorie aIle quali 10 scrittore doveva dar voce nel non ancora sedimentato contesto politico e sociale italiano, Essa cela moIte risposte a domande che sono state poste troppo di rado, La natura stessa della sua scrittura fa si che nel discorso critico sull'opera di Sciascia prevalga il filone delle reazioni mediate favore 0 0 direUe (a contro il contenuto), subordinando l'indagine dei testo scrUta che sola potrebbe conduITe a sganciare l'opera di Sciascia dal guidizio "aveva torto/aveva ragione", D'aUra parte la pressante esigenza di convincere il lettore, di presentargli un testo che è la "riscrittura" di un faUo di cronaca passata 0 presente e le pole miche che ne conseguono finoscono col monopolizzare le operazioni critiche finora intentate sull'opera di Sciascia. Inevitabilmente si spostano gli intervenU dalla critica letteraria alla critica delle opinion1.:17 TuUavia non è facile scavalcare i vari topoi della criUca sciasciana, sia perché si tratta di une scrittore contemporaneo - e rnanca dunque la distanza criUca - , sia perché moiti dei terni da lui trattati sono tutt'oggi di scottante attualità. L'opera di Sciascia viene solitarnente divisa in tre categorie pr1ncipal1: i testi narrativi, le inchieste "giallistiche" e gli scritti saggistici. È nostra convinzione che la scrittura sciasciana scavalchi i fossaU tra i generi tradizionali per approdare ad una "scrittura corn.TT • L'essenzlale di questa tendenza critlca è reperibile su L'Espresso. anno 1975. numeri4CJ. 41 c42. 26 • promesso" veramente unica. La narrazione giallistica garanUsce la leggibilità dei testo, mentre la scrittura saggisUca ne assicura l'interpretazione nel modo predisposto dall'autore. Cosi, infaUi, l'aulore riesce a dare voce alla sua angoscia, che origina da un mai sopito contrasto tra la sua eredità classica, illuministica e manzoniana da un lato e il sua relativismo novecentesco e pirandelliano dall'altro . • 27 28 HI LA GENESI DELLA NON-RAGIONE IN SCIASCIA L'attività letteraria di Leonardo Sciascia inizia proprio in un periodo (1950) in cui la Sicilia si trova in una situazione economico-socïale molto più critica delle altre regioni italiane. Ci sono problemi mai risolti che la regione si trascina dietro da più di un secolo, danni ingenti subiti nell'ultima guerra, la uetta deflagrazione deI tessulo sociale, contrasti enormi Cra una classe di proprietari lerrieri chiusi nella propria casta e la classe degli umili, dei poveri, degl1 oppressi. Ma Sciascia rifiuta l'ipoteca folcloristica e vittimistica e si colloca ben al di Cuori della tradizione letteraria meridionalistica, isolandosi dalla "Ietteratura da stato d'assedio". La sua narraUva, oltre ad essere orientata verso la "soluzione deI vuoto leorico-tecnico lascialo dalla crisi deI realismo", 38 è anche un tentativo di porsi al di sopra delle 38 Squarotti. La nan-ativa ltaliana del dopoguerra, 206-207 29 (Bologna: Unlversali Cappelll. 1965) parti in nome della ragione, in un atteggiamento di tipo illuministico che spesso sfocia nel moralismo e con una rappresentazione distaccata, calcolata con intelleUuale lucidità e con un po' di arida decisione. Pur riallacciandosi nei fatti al cielo dei vinti e a tutta la narrativa meridionalistica dal Verga in poi,:19 Sciascia se ne distingue per moiti aspetti. Quello che qui ci preme sottolineare è che la rappresentazione della miseria, della mafia, della diffidenza, dell'ostilità scontrosa e dell'analfabetismo dell'universo siciliano si colloca in una prospettiva che interpreta questi fenomeni come opposti alla ragione e, anzi, come negazione di essa. In queste pagine, sganciando il rapporto che l'au tore ha stabilito con la Sicilia dal contesto critico in cui è stato posto, si cercherà di dimostrare come tale rapporto etaie cOAlcezione dell'isola e dei suoi abitanti, riscontrabili già ne Le parrocchie di Regalpetra. abbiano un ruolo importantissimo nell'interpretazione deI lavoro di Sciascia; si cercherà inoUre di tracciare i confini entro i quali si muove la ragione cui egli si appella. Cio facendo si evidenzieranno il distacco e l'ambiguità inerenti a questo discorso sulla Sicilia. Le prime opere saggistiche e narrative di Sciascia appaiono ri- volte all'elaborazione di un retroterra critico-programmatico, cioè CI si riferisce qui a tutta la letteratura. fiorita sulle orme de l Malavoglia dl Verga. In cui i pt'rsonaAAi sono per 10 plù contadlnl. pastori. operai che SI muovono ln un mondo di pnvertà e dl mlserla materlalt> e splrltuale. Fra 1 tantl, si ricordano Fontamara (1930) di Silone Ignazio, Gente in Aspromonte (1930) dl Alvaro Corrado. Don Giovanni in Sicilia (1942) e Il be/l'Antonio (1949) dl Brallcati VItallano. Le terre dei sacramento (1950) dl Jovine Francesco. 30 dei risvolto della ragione: la sicilitudine 40 0 la fCsconfiUa della ra- gione». Infatti, alla base dell'opera di Sciascia c'è un principio ispiratore fondamentale: la fede che si possa e si debba installrare una società retta e gestita dalla ragione. guesta fede, acquisita dalla leUura dei philosophes seUecenteschi come Voltaire e Diderot. ha resistito al c1ima di crisi poli tic a e culturale neU'Ualia deI secondo dopo~uer ra. Sciascia dichiara: Tutti 1 miel librl ln effetti ne fanno uno, Un lihro sulla Sicilia che tocca 1 punti dolent! dei passato e cit'I presente t" che viene ad articolarsl come la storia dl una sconlltta della ragione e di coloro che nella sconfitta furono personalmente travolti e annientati. 41 Le parrocchie di Regalpetra serve a far conoscere l'aulore al grande pubblico, ma soprattutto a specificare l'argomento predileUo della sua narrativa: la rappresentazione di una rea1tà dura e immobile nella sua irrazionalità, che l'autore ha voluto dipingere, linlitatamente a Regalpetra, ma in maniera più vasta riferendosi a lu Ua l'isola. È un libro in cui descrive il mondo della mediocrità paesana nella quale lui giovane non si riconosce e da cui si distanzia per costatarne la completa estraneità alla ragione. L'autore-narratore appare come una figura ambigua che oscilla fra due dimensioni: quella della scrittura e quella della rappresentazione. Come scrittura,42 il testo de Le parrocchie è un'invenzione che obbedisce a un concetto: la ragione. L'autore vuole esemplificare e 40 41 42 • Termine Inventato da Crescenzlo Canf' ed adottato da Sciascia pf"r slgn1fl('arf' ria forma plù netta della costltuzlone slcillana. dei modo dl esspre slcillano e df'lIa )('AA(' non sCTltl:! che ne scaturisce. si riduce a un'intesa dl persone dei medeslmJ pf'nsamenti. ciel medesimn sentire,. Sciascia. La majin. (Bologna: Boni. 1970) 82 Sciascia, tntroduzione a Le parrocchie di Regalpetra, Opere vol. l, 4 Per Mscrittura~ qui s'Intende la definjzjone che ne ha formulato Barthf's, secondo c'ul ria scrittura è una funzlone: è il rapporto tra la creazlone poeUC'a p la snclf'tà, e Il lin, , aAAI() letterano trasformato dal suo destino sociale .. ,. è .Ia morale della forma, e la seclta df'l- 31 dare forma a questa ragione. alla sua ragione, pero non in maniera diretta e esplicita, ma esibendone al lettore la faccia opposta e cioè la non-ragione. Come rappresentazione il testo vuole essere documento geograficamente verificabile (Racalmuto, il paese n?tio dePo scrittorel 0, per 10 meno, scrittura in cui la mediazione fra il narratore e i fatti narrati appaia minima. Per ovviare a questo dissidio apparentemente inconciliabile. Sciascia fa della sua esperienza di vita quotidiana l'esemplificazione dei concdto e deU'idea che vuole trasmettere al leUore: il narratore è l'unico capace di cogitare razionalmente e di operare in una realtà nella quale la ragione non primeggia. Egli attira il leUore verso questa conclusione grazie anche all'ironia nella quale avvolge la «quotidiana anatomia di miseria, di istinti,. e di bestialità : Un ragazzo mi racconta di un suo fratello, di qualche anno più grande e glà va a giomata, che è alhlpato di fame. La sua scodella di minestra non gli basta, la flnisce in un momento: e subito si avventa, lui dice, ad aiutare gl1 altri. Sicché 1 più piccoli ne fanno le spese, tra le lac rime vedono la loro minestra sparire. E allora le donne di casa hanno trovato un rimedio, mettono nella scodella dell'affamato una manclata di bottom, e quasi ad ogni cucchiaiata quello si trova in bocca un bottone, perde tempo a sputarlo. E l'ultimo a flnire, ora. Ad agni bottone che sputa guarda tutti in faccia; e a nessuno scappa di ridere, è una cosa molto seria poter flnire in pace la propria minestra. Ma non durerà molto il gioco dei bottoni, qualche sera si stancherà di sputare bottont. romperà la sua scodella in testa a qua1cuno. Quando si arrabbla perde 11 rlspetto anche a padre e madre, è capace dl darle anche a loro. 43 L'ironia che percorre questo brano. riscontrabile in quasi tutto il libro. è sintomatica deI distacco che l'au tore manUene nei conl'area sociale nel cul ambito 10 scrittore decide di situ are la natura dei proprio linguaggio. è -un modo di pensare la letteratura. Barthes. Il grade zero della scnttura, (Milano Einaudi, 1960) 27. AtTermazioni che Indicano l'autonomia della scrittura nel sistema ('n'ato dall'autore e ln rapporto al destinatario. La Sicilia diventa funzione autonoma della s(~rittura di Sciascia a prescindere dalla realtà della Si cilla, ed eventualmente contro la rt"aJtâ. SI vedrà un po' meglio in segulto, come l'lncrinatura nei discorso di Sciascia per slgnUlcare una Sicilia simbolo della irrazlonalità sia più evidente al livello di scrittura. appunto, che a quello dell·lntreccio. Sciascia. Le pmrocchœ, Opere vol. 1. 113. 32 fronti dei suoi personaggi. Il narratore evita di far parlare direUamente il Kragazzo» e assume le parole di quest'ultimo nel suo discorso per conferire al brano un piglio ironico piuttosto che drauuualico e patetico, come lisulterebbe da un dosaggio più "realistico". A rileggere Le parrocchie al di fuori dei contesto della letteratura meridionalistica impegnata nel quale ru collocato, ci si rende conto che non t più la storia di un paese della Sicilia, nia la storia di un maestro elementare di indubbia cultura. che crede ndla ~itlsUzia. nella verità. cioè nella ragione: che sc rive di Kquanto lontana sia questa vita dalla libertà e dalla giustizia. cioè dalla ragione ll •·H ln fin dei conti la scrittura, velata di un certo autobiografismo tendenzioso. e la ragione che la sorregge e la ispira prevalgono sulla rappresentazione di stampo realistico. Sc rive Claude Ambroise: Cosi come inventa il paese, con Le parrocchie di Regalpetra, Sciascia inventa e trova se stesso. Nel testo, l'autoritratto dei maestro elementare si riduce a pochl tratti, dlsseminati qua e là, da cul rlcavare un sempll('f' schlzzo, slcché nella mente dei lettore s'imprima l'tmmagine, non dl un insegnante dl campagna, bensi di lIDO ('he scrive. 45 La scrittura in quanto arma è l'unico terre no su cui la "povera ~ente)l di Regalpetra e l'au tore si ravvicinano, ma è un ravvicina- mento che ha deI paradosso. La scrittura è una "spada lt che ristabillsce la giustizia e la verità, in nome della ragione per l'autore. mentre per il salinaro. 10 zolfataro e il contadino l'alto scrittorio sancisce la nascita e la morte, restituisce e confisca un lenlbo di terra 0 un di- riUo qualsiasi: è un'arma possente e ambigu a che rimane circonfusa 44 • 45 Sciascia, introduzione a Le parroccltie di Rega1petra, 4. Ambroise, 'Verità e scrittura" Opere vo!. 1. 20. 33 dal mito, una pratica misteriosa che essi non capiscono, È dunque una vessazione che subiscono perchè non hanno controllo su di essa: 4I1 La povera gente di questo paese ha una gran fede nella scrtttura, clice - basta un colpo di penna - come dicesse - un ('olpo di spada - e crede chI:' un colpo vibratile ed esatto della penna basti a nstabilire un dirttto. a fugare l'ingtusULia e il sopruso, [.... ). Certo. un po' di fede ne Ile cose serttte ce l'ho anch'io come !a povera gente di Regalpetra: e questa è la sola glusUficazione che avanzo per queste paglne. 47 Anche dove sembra far capolino un ravvicinamento permane in realtà un'enorme iato fra Sciascia scrittore e la "povera gente ll , Per lui, la scrittura come arma serve per dirimere il razionale dall'irrazionale, 1 contadini (e i siciliani per estensione), nel corso di questa operazione si sono visU collocare, loro malgrado, i;ul versante irrazionale, Dietro l'attività leUeraria di Sciascia c'è la concezione della scrittura come mezzo per instaurare l'ordine razionale, È questa di faUo la «giustitlcazione ll che egli adduce per i suoi scritti. Nel 1967, riguardo al rapporto tra forma e contenuto Sciascia dichiarava che: aVt:lldo cominclato a pubblicare do po i trent'anni, cioè dopo aver scontato ln privato tutti 1 possibili latinuccl che si imponevano a que iii della mla generazione, da allora non ho ma! più avuto problemi di espressione, di fonna, se non subordinati all'esigenza di ordinare razionalmente il conosciuto più che 11 conoscibile e di documentare e raccontare con buona tecnlca. 48 4H 47 411 • ARTI DI PINNA. L'acte della penna, 10 scrivere. Tra tutte le arti, quella considera ta supremamente difficile .... Sciascia, Occhw di capra. Opere vol. III. 22. Sciascia, Introduzione a Le parrocchre di Rega1petra ln Opere vol. I. 10. Sciascia. Introduzione all'edizione congiunta de Le parrocchie di Regalpetra e Morte dell'lnquisitore, Opere vol. I. 4 . 34 Tradizionalmente, Le parrocchie viene inserito in un contesto meridionalistico come ha fatto ad esempio Pasolini,4 1 ed altri sulla 1 sua scorta, Ora, è innegabile il fatto che Sciascia sia stato intluenzato dagli scritti di Vittorini e anche da quelli dei rondist i. cOlll'egli stesso dichiara,ljo Tuttavia, la sua scrittura si orienta in ((tuU'aUra direzione», lontano da quelle posizioni e più prossima invece a qut'llt> manzoniane, La sua è stata fin dall'inizio la volontà di scrivere sot to la bandiera della ragione. al di sopra delle parti. 5 1 Tale scopo richiedeva a Sciascia, come è stato il casa di Verga con la sua Aci Trezza e di Pirandello con la sua Girgenti, un "teatro" nel quale far cozzare ragione e pazzia, razionalismo e irrazionalislllo, storia e mistificazione di essa, Pertanto, la sceUa di scrivere della Sicilia e dei siciliani, di strumentalizzarli, si svincola da intenti neorealistici 0 nazional-popolari e si aggancia al paradigma della ragione e della ricerca storica secondo i modelli illuministici dei razionalismo c1assico e ortodosso, Questa linea porterà 10 scrittore a confrontarsi con la naturale poliedricità della realtà umana deU'isola, una poliedricità empirica che rappresenta un fattore sovversivo all'interno di una visione della 49 50 51 • Pasolini colloca Le parrocc/ue .nell'ala documl'ntarla dl'I mntlngl'nle I('ttl'rarlo IIU'rhUonalistlco ... ln cul la rlcerca documentarla e addlrlHura la df'nuncla si (onl n'Ialll) ln IOrJIw Ipotatttche, sia pure sempllci e Iw'lde forme che soltanto onUnano il ('(Hlosclhil(' razlonalmente (I1no a questo punto la rlchlesta marxista dl'I nazlonal-popolan' t> ()'is('rvata) ma anche squlsltamente. soprawlvendo ln cio il Upo slillslleo della prmm d'artr', d('1 capltolo • "La confuslone degll still," PasSlDrle e Ideo/oglIl rrorlno: Einaudi, 14H!1) :mo -1 ... 1 proprio sugli scrlttori "rondlstl" - Savar{'se, Cerchl, Barllli - ho Imp<lfalo a "I('[lven', E per quanta 1 miel Intendlmenti slano maturatl 1.1 tuU'aUra dlrf'/.Ione, andll' Inllrnamente restano ln me tracce dl tale eserclzlo., Sciascia, Introduzlone a Le purrordtu' di Regalpetm. Opere vol. 1. 4. .In Italia basta che cl si afTacci a parI are il IInguagglo della raglonl.' pl.'r l'SSl'rl.' ;(('('U8:111 rli mettere bandlera rossa alla f1nestra. Sciascia Prefazlone all't"dlzlone (;onglllnta dl' lA' parrocchre dt Regalpetra e Morte deU'inqwsUore. Oper<! vol. 1 Il . 35 Sicilia che vuole essere unitaria, monolitica. Pertanto Sciascia cercherà di sciogliere questo nodo intervenendo su due fronti: quello deI saggio e quello deI romanzo (ne nascerà eventualmente il romanzo-saggio 0 il pamphlet). Nei suoi saggi critici, nei suoi articoli giornalistici e nelle numerose interviste (la più importante di queste è La Sicilia come metaJora.), Sciascia insisterà su una sua concezione univoca e totalizzante della Sicilia nella quale tutti gli abitanti sono mafiosi. pazzi ed arroganti, ivi incluso anche lui: {{In me, come in qualsiasi siciliano, continuano a essere presenti e vitali i residui deI senUre mafioso.II,2 Mentre dalla sicilitudine Ilsorge una specie di alienazione, di follia, che sul piano della psicologia e dei costume produce atteggiamenti di presunzione, di arroganza"" ' ,,3 e cosi per estensione la Sicilia diventa «una vasta area di follia.~54 Un esempio deI grado di generalizzazione al quale è giunto 10 scrittore per far valere la sua tesi di una Sicilia interamente aliena alla ragione ci viene fornUo il 7 settembre 1975. sulle colonne de La Stampa. Traltando della scomparsa dello scienziato siciliano Ettore Majorana, Sciascia scrive: Nato ln questa Slcilla che per plù di due millennl non aveva dato uno sc1enziato, ln cui l'assenza se non il rifluto della sclenza era rllventata fOrITla dl vlta ..... Questa asserzione è stata ovviamente smentita con sdegno da parte di moIti studiosi siciliani e no. Rimane pero la questione deI motivo di tale mistificazione da parte di un autore siciliano che dichiara apertame"lte di voler combattere l'impostura e la mistificazio----------l..a SIC'tlIU come rnRtafora. intervista di Marcelle Padovani, (Milano: Mondadori, 1979) 74. Sciascia. La corda pazza. Opere vol. 1. 964. Sci.tscia. Lu corda pazza. 1028. 36 ne storica. Dietro questa mistificazione ed altre con simili da partt' di Sciascia c'è, come già si è detto, la volontà di fart' della Skilia UI1 simbolo che sta al malcostume civile, morale, politico el'c., come la bilancia sta alla giustizia e aU'equità. In aItre parole, l'assenza dt'IIa ragione e dei raziocinio in Sicilia deve essere tOlale, ait rimenti la presenza della pur minima traccia deU'una 0 dell'altro rislilterehht' sovversiva all'interno di una concezione dell'isola ('ht', perché possa reggere come metro e griglia interpretativa delle case Ulllane, dt've essere irrazionale tutta. Pertanto la Sicilia di Sciascia, Ilt>lla sua genesi, è simbolo e non metafora, perché solamenle qualldo la Sicilia è stata assunta a significare la sconfitta della ragione in manit'ra totale e totalizzante, essa potrà essere usata come strumento (Tit ico nei confronti non solo della società italiana ma anche della società COIl- temporanea in genere. Una volta compiuta questa operaziolle e slahilita la funzionalità dei "nuovo" metro di giudizio, esso diventerù il concetto base nelle opere successive a Le parroccllie. Una conferma di cio ci viene fornita nel 1971, q uando Sdascla avverte che ftl'ltalia si sicilianizza, temo che tutto stia diventando fradicio.II'j'j E nel 1975, in una intervista concessa a Egidio Sterpa, 10 scrittore aggiungerà che ~come l'Italia si è sicilianizzata, l'Europa si italianizza ll • 56 Pertanto, stabilita la base critica, anche a costo di lin immenso grado di generalizzazione spinto nno al paradosso, alla Sciascia, La Stampa. rrorino, 18 settt'mbre 1971) Sterpa. "A colloqulo con Leonardo 5('lascla, sl( llIano dl [('SJl/fII f'UfIIIH'I)" Il (ilorr/(llt' Nuovo. (Milano 9 apnle 1975):J Il messaggio ('ht' 'il rlcev(' dall'I''ip[(''i~lor1f' cil SI iasl'la, .L'italla si è slcllianizzata., e che .l'Italla r ora 511 Ilia. Ma (1'J(''itcl "dl'('ifral:IOlW" pli!) avere slgnIflcato solo se 'il rlsale a cio che Sciascia ha volllto dH' la Sir'1I1a slmbol('ggla'i'if', Vale a dIre non-verlta (Impostura) {' non-glustula (assenza dl vrrltaJ. l' ('lot' nOI1-raglon f ', perché secondo lui la verità e la glustuia derlvano dalla mglone, pf'[('lo l'as~U'II.ll1 (h'II,· prime slgmflca la non eslstenza della seconda, 37 • Sicilia fenomenologica, 0 se si preferisce empirica, si sovrappone e si fa combaciare la Sicilia metafisica 0 simbolo, immagine contraria 0 opposta della ragione. Accanto alla generalizzazione, per certi versi eccessiva, vi è nell'opera di Sciascia anche un'intenzionale manipolazione dei fatti deI passato. Alla Sicilia simbolo dell'irrazionale, Sciascia trova persino una data di nascita: i Vespri siciliani,'j7 che ebbero luogo a Palermo il 30 (31) marzo 1282 e che costituirono unD dei fatti storici su cui si fonda, fra l'aUro, tanta parte della mitologia dei Risorgimento. Infatti, e come ulteriore esempio (dopo aver negato la Sicilia alla scienza per più di due millenni) dei suo intento falsificatorio, Sciascia presenta quest'ultimo episodio della storia siciliana, al di là della sua collocazione storica, come una reazlone (.... ) che chlude la porta alla Francia per aprlrla alla Spagna. alrtnquls1zione. alla superst1zione. al sanfedismo. a tutto cio che è remora. morte e putredlne nella storia europea: il Vespro non rivoluzlone, ma gtusto il contrario della rivoluzione. 58 Questa tesi è stata. giustamente, definita come «antistoricall da Correnti SanU che ha criticato punto per punto le affermazioni di Sciascia. 5fJ Bisogna anche notare che la Francia cui Sciascia allude ';7 • .11 segnale della rivolta contro Angiô (Carlo d·Angiô. conte di Provenza e fratello dl S. Luigi lX) parti da Palermo in maniera impensata. Nel Vespro dei lunedi di Pasqua, 31 marzo 1282. soldat! francesl condotti dal sergente Drouet. col pretesto di perquislce la popolazione radunata per Isvago, come d'uso. presso la Chlesa dl S. Splrtto. frugavano una donna con otTesa al suo pudore. Ne sorse una zuITa. In cui i soldati parte vennero ucc1sl. parte messl ln fuga. Fu la scintilla per la rivolta, che al grido .•A morte i Francesl». si t'stese rapldamente alla clttà e a tutta l'isola ... » Flchicchia. SICtlia - stona - arte - letteratllra. condlZlOnr economlCo-soclalt. (Palermo' Edizloni Mori, nessuna data) 24. St'iascta. ·Processo ai Vespri: L'ora. (Palermo. 10 aprtle 1973) 3 . • 1•• ) c'i' da notare che è assolutamente antistorico far rtsalire al Vespro tutte queste responsabllltà. per il sempUce motivo che - Il Vt'spro accadde nel 1282, cloè quando cl volevano ancora parecchi secoli perché si possa pari are di Spagna. che dlvenne nazi one solo oltre due secoU dopo. nel 1492, con l'unione dt'I regni dl Aragona e dl CastigJla: 38 • anacronisticamente non è quella dei 1282, ma quella della rivoluzione dei 1789, dei Contrat Social e della ragione che è stata tenllta fuori dalla Sicilia per via della rivolta dei Vespri lasciando libero il passo alla Spagna dell'Inquisizione, ne mica dei progresso, della giustizia e della libertà. Insomma, la Sicilia di Sciascia è una dimensione Iimitata alla scrittura e a intenti programmatico-teorici. che serve all'alltore come metro di giudizio nei confronti della realtà italiana e mondiale. L'ambiguità che si avverte nei rapporti di Sciascia con la Sicilia deriva in gran parte da quel movimento di andirivieni rra Sicilia fenomenologica e Sicilia simbolo, fra immedesimazione e estralliamento; rispettivamente dovuti l'una alla consanguineità e l'aUro al dislacco deI razionale nei confronti della materia. a priori ritenuta irrazionale. Nel 1959, a proposito de Le parrocchie, Trombatore ha colto in parte questo as petto della prima faUca narrativa di Sciascia quando sostiene che 10 scrittore: Mira sempre alla inUmità umana; anche se vi parla (It-Ile strutture sociali dei suo paese, vol avverUte che egll vi parla sempre delle sue strutture moraH. Nessuna t'sterinrità in lui. Il paese tuU'intero, è parte inseparablle della sua stessa vita. Nell'aUo di staccarsene e di giudicarlo ('~li non puo restare sordo a quel primordiale ('onsenso ('he deriva, se non altro, dalla consanguineUà. 6o - a1trettanto dlcasi per la Introduzione dell'lnquisizlone in Sicilla, ('he <Ivwnne solo m-I 1487, e cominciô a funzionare nel 1506, cloè quando gli effettt slorl(;1 della rlvoluzlOllf' rh'l Vespro si erano spenti da un pezzo, essendo la Sicilla glà divenuta un vkl'regno spa~nolo 60 dal1412; - è assolutamente lm proprio pari are dl sanfedlsmo ln Slcllla prima df'1 1799, {' Sl'iasda converrà che a quella data siamo ofmai plUttosto lontanucci dal Vcspco; - è ridicolo attribU1re al Vespro l'avvento della superstlzlone la Sldlia Essa l'slsh'va ~ia ln templ preistorlci e protostorici nell'isola, come ci di most ra no 1 rl'pf'rtl ;)n'heoloAJ"I; cd aveva già un nome sla nel perlodo greco che ln qUf'1I0 romano: <il C'hiamava "deistdamonia" (cioè eccessivo timore degli dèi) nel periorJo f'1Il'nlco, e "rr-Ilglo" ncl perlodo romano .. t Correnti. La SICUia di SclQscm. (Catanla' Glann{)tta, 1987) 1 10 Trombatore, Scnttan deI nostra tempo, (palermo: Manfredi, 1959) 67. 39 • Si è deUo Min parte", perché quando c'è nei passi in cui si attribuisce al IIcontinente~ IIconsenso~ è di solito e alla storia della Sicilia, Catta di conquiste e di dominazioni straniere, la colpa dell'arretratezza, soprattuUo economica dei siciliani. È questa un'idea corrente attribuibile non al solo Sciascia. Il nostro consenso viene me no quando si è invece sul versante della scrittura. Da qui si osserva che il paesino di Regalpetra è anzitutto un'invenzione letteraria la quale permette allo scrittore di porsi, pur nel suo autobiografismo, se non al di sopra, aIme no al di qua della realtà dei casolare e della sua gente. Il narratore, maestro delle scuole elementari e alter ego dello Sciascia, si sente cstraneo persino nei confronti degli alunni cui deve imparUre l'istruzione necessaria affinché possano affrancarsi dalla loro condizione inCeriore: afferma infatti: Pochi sono i ragazzi che mi si affezionano, e benché ne senta il disagio io so che non c'è ragione perché nasca in loro un sentimento d'affetto, io sono lontano da loro come le cose che a Loro insegno, come la Ungua che parlano 1 libri, e ml pagano per insegnare co se che a Loro non servono, e se ne stanno chiusi dentro ur..a stanza, sedutl nei banchi a leggere e a scrivere.6\ Si noti in questo passo, scelto tra tanti altri, il gioco dei pronomi "io" e "loro" che indica distacco. ed il parallelismo Cra le due parti deI periodo. La pz-ima (flno a affetto) è incentrata sul sentimento degli allievi e sul disagto deI maestro, La seconda sulla materialità (, .. cose ... cose) con cui gli allievi guardano al mondo e alla cultura: materialità nella quale si riconosce quella dei siciliani in genere. Entrambi t momenti sono separati da lIio sono lontano da loro». InoUre, si noU anche che nella prima parte il discorso è ipotattico • hl Sciascia, Le parrocchre di Regalpetra. Opere vol. 1. 119. Ii corsivo è nostro . 40 • (benché ... ). il che indicherebbe che è il maestro a parlare. mentre nella seconda parte prevale un discorso paratattico. secondo un procedimento simile a quello deI Manzoni ne 1 promessi sposi. per indicare che sono gli umili a parlareh:l. E dal momento che Le parroccllie è scritto in prima persona. la frase Hio sono lontano da lorD come le cose che a loro insegno, come la lingua che parlano i libri.~ essere una zona franca in cui la voce narrante "io" e i sembra "ra~azzill, il focalizzatore e i focalizzati. la pensano singolarmente allo stesso modo. In questa parte centrale, infaUi. il discorso si avvale della punteggiatura, ingenerando ambiguita riguardo a chi apparten~ono questi pensieri: si tratta di un raro momento di simbiosi. proprio perché le due parti qui sono d'ar.cordo sulla loro lontananza ed il rinuto (velato si capisce) è reciproco. Nel casa dei ragazzi si tratta dei rifiuto della scuola simboleggiata nel ma~stro e nei mezzi li libri) per accedere alla cultura. Mentre nel casa deI mé.!estro si tratta dei ccdisagio~ di dover costatare il fatto e di concordare con loro. Subito dopo si legge: Se non vengono a scuola il ('arablnlere si affaccerà alla sogl1a della casa. ed il carablnlere ed lo sHamo dalla stessa parte, manglamo il pane dei governo. Questo confusamenle pensano l ragazz1. 63 Questo passo indica che 'Si tratta ancora dei pensieri dei ragazzi (Si noU l'assenza dell'aggetlivo possessivo davanti a casa. e l'espres62 Si ricordino la parole dei banocelaio mentre accompagna Agnese c Luela al convento dl Gertrude: .La slgnora ... è una monaca: ma non è una monaca ('Orne l'altn'. Non (> chf' sla la badessa. né la priora; che anzl, a quel che dleono, è una delle plu g.!ovanl. ma f' ch'lIa C"Ostola d'Adamo; e 1 SUO)l dei tempo anUeo erano gente grande, venuta di Spagna, dovf' son quelll che comandano: e per questo la chlamano slgnora, per dire ch'è uoa grao slgno,-a .... f' tutto il paese la chiama con quel nome.. e ln Monza ... e anrhe la gente dl luorl .. t' Ijllando prende un impegno '" e percl6 ...• Manzoni, 1 promessi sposl. a cura dl L. Carcttl (Milano: Mursla, 1989) 143-144. Sciascia. Le parrocchte di Regalpetra, Opere vol J. 120. 41 slone popolare "mangiare il pane deI governo"). Tu ttavia , marcando ulterlormente il suo distacco secondo modelli narrativi sette e ottocenteschi, Sciascia non dà la parola ai suoi personaggi e nel caso non fosse giâ abbastanza chiaro, aggiunge «Questo confusamente pensano i ragazzi»: tipica espressione deI narratore onnisciente benché si tratti, ricordiamolo, di un testo in prima persona. Brani simili a questo sono indicativi dei grado di raffinatezza di cui fa prova la scrittura di Sci?lscia già nella sua prima prova narrativa. Al livello dei testo e della scrittura si avverte il messaggio reale che l'au tore vuole trasmettere: che non solo la vita degli scolari, ma quella dei lorD genitori e di tutto il paese (e per estensione anche della Sicilia). è sprovvista di qualsivoglia intelletto, libertà e giustizia proprio perché sono negati (0 si negano essi stessi) alla ragione, dalla quale la libertà e la giustizia scaturiscono, Eenza speranza di cambiamento come «un corpo che è cosi fatto e diverso non pua esserell. Solo l'autore parla e "scrive" «il linguaggio della ragione ll , contrapponendosi alla totale ignoranza deI po polo e dei suoi dirigenti, in un ambiente in cui gli «intellettualill si riassumono nella figura dell'agrimensore B., la cui r.attività intellettuale si esaurisce nella soluzione dei cruciverball. È in virtù di questo suo distacco e di questa sua ambiguità nei confronti della Sicilia, che Sciascia si distingue dagli altri scriUori siciliani. Infatti, nel 1974 egli dice che non ha «mai potuto am are la Sicilia interamente, senza una controparte di insofferenza, di risen- • 42 • timento, di avversione,II 64 Nel suo libro intitolato Le zie di Sciascia, Gonzalo Àlvarez Garcia ha colto la natura contraddiUoria e paradossale deI rapporto che Sciascia ha con la sua terra. Cosi scrive Àlvarez: Sciascia ama profondamente la Sh'illa; ma il lt'ttort,. ll1entre legge i suoi libri, non sa Sf" la ami. st' la odll. se la l'ompatlsca, 0 se si vergogni di f"SSf"re sieillano. AII.\ Jhl(' vl('Jl(' fuori decisamente il sos petto chf" Sclasda si sla a('('ostato alla sua terra come ilminatore si accosta alla mlnh'ra. per puro interesse, per ricavarnf" un mucchlo di ra('('onti.h'"i Sciascia si è scostato parecchio dalle orme di Brancati, almeno per quel che riguarda, ad esempio, l'intelligenza dei siciliani. Infatli Brancati ha scritto che i siciliani sono «il popolo più intelligente di Europa ll ,66 mentre Sciascia asserisce, rra l'aUro. che quando abitava a Caltanissetta «peI" incontrare una persona intelligente biso~nava pas- sare attraverso sette cretini. A Palermo, i cretini sono sernpre sette. Ma si aggiungono dodici ladri».67 La stes sa opinione la si ritrova in bocca a un personaggio di A ciascuno il suo in cui si legge: ... Ad un eerto punto della mla vita ho faUo dei ealcolt preeisi: che se io eseo di casa per trovare la eompagnia di Ulla persona intelligente, di una persona onesta, mi trovo ad affrontare, in media, 11 rischio di incontrare docile! ladrl e sette imbecilli che stanno li, pronti a comunkamli le loro opinion! sull'uman1tâ, sul governo, sull'amministrazione municipale, su Moravia68 In conclusione, l'atteggiamento tendenzioso di Sciascia nei confronti della Sicilia e della sua storia e l'ambiguità che ne deriva sono da collegare. in campo leUerario, al suo tentativo di concepire l'isola e la sua gente come una dimensione di totale negazione della 64 65 (lb 67 • 68 Sciascia, ~Sicilia~ EpocaXXV, 1261 (Milano 7 dicembre 1974) 11. Garcia, Le zre di SciasCia (Milano: All'insegna dpI pesce d'oro, 1985) 104. Brancati, Mlntelligenza sicillana," Lunarw stciliano Il 4 (Roma 1929) Dra ln Musumarra, Saggi di letteratLUa sicrltana (Firenze: Le MonnJer, 1973) 171-173. Sciascia, Corriere deUa sera (13 ottobre 1976) 3. Sciascia, A CIQSCW10 il SUD, Opere vol. 1. 848 . 43 ragione e della logica. Ciô fa della Sicilia, dal medioevo ai nos tri giorni, il Inondo solforoso dell'irrazionale, da cui scaturiscono inquisizione, mafia e ma1costume civile e politico. Quello di Sciascia, pertanto, è un intelleUualismo esasperato, che deforma coscientemente e volutarnente la realtà, conferendole paradossalmente le movenze deI realismo e dei documento storico, rasentando spesso il bizzarro e l'astruso. In altri casi ancora si tratta di un gusto maturo per la sisternaticità, che traduce ogni parvenza in unD schema di causa e/o effetto. Ogni volta la soluzione logica e razionale, sia che l'autore la esponga chiaramente in prima persona 0 tramite un suo personaggio, sia che la lasci intuire, è un derivato. un composto che in ultima anal1si dipende ancora da una visione idealizzata (viene voglia dj dire obsoleta) della società e nasce quindi da un'esperienza di cultura più che da un'esperienza di vita (emblematico il fatto che tutti i protagonisti dei romanzi di Sciascia siano lettori 0 letterati e che i riferi- menti ad opere di autori di altri secoU. soprattutto dei Settecento e deU'OUocento, siano frequentissimi). Solo cosi infatti si potrebbe spiegare come egU applichi sistematicamente, in ciô che scrive, il binomio ragione/non-ragione, nel quale ritroviamo un altro binomio derivato, e cioè veritàlimpostura, e ciô in un'epoca, il Novecento, neHa quale si è denunziata da più parti l'incapacità di discernere fra la verità e l'impostura, fra la maschera e il volto . • 44 IV LA METAFISICA DEL SAGGIO DI SCIASCIA. Tramite i vari impicghi di un'intera gamma di opinioni. assunti. concetti e preconcetti che hanno accompagnato i siciliani da sempre,69 Sciascia pua storicizzar~ e al cûntempo rendere alemporali si- tuazioni e faUi di cronaca. La sicilianità. ~compiula forma di reallà umana",70 viene usata da Sciascia come un canone per giudicare e parametrare il caos e la civiltà, il desiderio e la paura inerenli a Lulli gli uomini. Questa Sicilia simbolo della non-ragione e deI malcoslume politico e morale, è anche la cornice dei romanzi che nella slrullura sono ispirati al genere poliziesco. È una narrazione ambiziosa che nel corso delle indagini oscilla fra la critica sociale e le vicende emble- 70 Per ampl dettagli su clô che cosUtulsce l'Insleme dt> Il' "Indole" sldliana rlmandlamo a Sciascia, La corda pazza. scnttori e cose rlella Sicllin. e ln parlkolar modo al ('apltolo "SlciUa e Sicilltudine." Sono anche dl partlcolar Interesse le ossf'rvazlonl ('he I]a faUo Corrent! nel suo Ubro La SicUin dt &inscla. Sciascia. "Pirandello e la Sictlia." Opere vol. III. 1046. 45 maticlle, 0 meglio «tipiche~ - secondo la terminologia di Luckàs - deI protagonista. Queste indagini vedono il detective impegnato non contro un criminale, ben si contro un'intera società prigioniera di schemi mentali, corrotta, irrazionale e priva di giustizia, ove il protagonista, armatosi della ragione, è solo contro l'omertà e la "pazzia" di tutti. La sua eliminazione 0 sconfitta non ne fa un "anti-eroe", bensi ne mette in rilievo l'eroica e solitaria opposizione a un mondo lontano «dalla libertà dalla giustizia cioè dalla ragione,,71 che è l'antitesi deI «mondo illuminato dalla ragione~ nel quale è ambientato il giallo classico. 72 Ma la domanda di base, semplice (semplicistica?) è: perché Sciascia sente il bisogno di servirsi della struttura schematica dei romanzi polizieschi, sconvolgendola alla stesso tempo? In queste pagine si cercherà di dimostrare come Sciascia ricorra a certe caratteristiche della scrittura poliziesca nella stesura deI saggio, ossia come il "giallo" assuma una funzione strutturale nell'elaborazione della tesi di fondo. In effetti, nel casa dei romanzi polizieschi di Sciascia e in particolar modo ne Il giorno della civetta, il primo romanzo di questo genere, sarebbe più opportuno parlare di romanzo a tesi scritto da unD scrittore di parte. Dopo aver puntualizzato sociologicamente il fenomeno della mafia attraverso le pagine de Le parrocchie. e una volta superata resigenza saggistica, Sciascia pubblica nel 1961 un'opera intitolata Il 71 Tl. Introduzione a Le parrocchœ di Regalpetra., Cannon, '1'he detecUve fiction of Leonardo Sciascia", Modem Fiction Studies Vol. 29, 3 (autulUlo (983) 524, 46 • giorno della civetta. In essa l'autore, ormai libero da esigenze pret- tamente saggistiche, trasforma la sua denuncia in lln romanzo dal linguaggio lineare e schietto, senza svuotarlo dei contenuto della denuncia. Su unD sfondo prettamente mafioso Leonardo Sciascia cosi orchestra il suo racconto: Salvatore Colasberna viene lICciso a colpi di lupara e con lui scompare un onest'uomo che non aveva rapporU con la mafia: Paolo Nicolosi. Nella zona si trova da poco tempo un capitano dei carabinieri, che viene dal Nord ed ha fatto il parUgiano. Costui ha una visione ben giusta e precisa della vita e della sua missione: cerca nelle sue indagini di non lasciarsi fuorviare da Huila e da nessuno. Organizza la sua rete, evita meticolosamente chi vorrebbe metterlo su una strada sbagliata e fa arrestare diversi, piccoli mafiosi. Il suo intento tuttavia è di arrivare ad un capo mafia: don Mariano Arena. Nel momento in cui il gioco è quasi faHo, entra in scena la macchina delle amicizie e delle clientele e l'inesperto capitano, recatosi a Parma per una breve licenza, al sua ritorno trova una grande quantità di alibi per tutti gli incriminati, che escono trionfanti dal carcere; al capitano 8ellodi non resta che tornarsene a casa e meditare su quello che è la giustizia. 8enché i protagonisti deI romanzo siano due, don Mariano Arena e il capitano 8ellodi, il vero protagonista è l'universo i lsulare e le sue sotterranee, travolgenti forze sovversive. La scelta deI modello poliziesco porge alla scrittura di Sciascia due vantaggi importanti. Intanto, un tale genere preconizza l'esistenza di una ragione superiore. Cio mette in rilievo la "posiUvità" dell'eroe rispetto alla "negatività" dell'ambiente in cui si muove (nel casa 47 • dei romanzi gialli di Sciascia, risulta difficile non dire "si muore" dato che spesso l'investigatore alla fine muore). In più, questo genere esime 10 scrittore dalla piatta scrittura sociologica prettamente moralizzante e fornisce una struttura narrativa che dà al discorso saggislico maggiore forza di convincimento tramite la contrapposizione di due mondi: quello oscuro della mafia e quello della "Grazia illuminante" della ragione. Infatti il titolo, Il giorno della civetta, richiama l'attenzione su due mondi contrapposti, il giorno che sta per la luce della ragione e la civetta, uccello notturno, che sta per l'oscurità nella quale vive la Sicilia. Sin dall'inizio il narratore ci po ne in presenza deI mondo "oscuro" dei romanzo. All'apertura deI racconto prevale un'atmosfera cupa di pau ra e di omertà, ove la reticenza dei testimoni oculari di partecipare alla ricostruzione dell'assassinio deriva dalla forte presenza della mafia con la sua sbrigativa giustizia che non ammette interferenze e che riesce ad imporsi per mezzo della paura. 1 due tiri di lu para erano un chiaro avvertimento per chi si trovasse ne Ile vicinanze: chi ha visto non deve parlare, pena la morte. Si tratta di una mentalità che è «la forma più netta della costituzione siciliana, dei modo di essere siciliano e della legge non scritta che ne scaturisce, le che) si riduce a un'intesa di persone dei medesimi pensamenti, dei medesimo sentire;1I 73 un modo, è chiaro, irrazionale agli occhi di chi rappresenta la giustizia dello stato. • Sciascia, La mafia (Bologna: Boni, 1970) 82 48 È interessante osservare che in questo prinlo romanzo l'iIllpal- catura dei giallo è ben più riconoscibile. Il romanzo si apre con il morto ammazzato e le circostanze dei delitto sono rivelate parzialmente al lettore, senza cioè rivelare inUllediataJuente l'identità dell'omicida, né il movente. Da qui scatta Iïndagine con le tipiche tecniche investigative, con la raccolta, cioè, di indizi che poi diventano prove e di interrogatori che diventano confessioni. Ma se m'I giallo tradizionale si assiste allo scontro fra due individuÎ, l'investi~atore c l'assassino, con la messa a fuoco della superiorità intelleUuale dei primo, ne Il giorno della civetta si ha invece unD scontro rra due mondi, ciascuno con la propria filosofia chiaramente definita: il mondo dei siciliani e dei lorD complici ai posti chiave dei potere da un lato, e dall'aItro Bellodi «che riteneva la legge scaturita dall'idea di giustizia e alla giustizia congiunto ogni atto che la legge nlllovesse",701 da solo contro tutti, con il suo mondo ideale di ragione, di giust izia uguale per tutti e di verità univoca. C'è, infatti, nella figura di 8ellodi. un motivo di fondo che ne costituisce il nlarchio distintivo: è il forestiero, il partigiano settentrionale affascinante e spaventoso per la gente dei paese. Mfascinante per la sua cortesia e le sue maniere rispettose dell'individuo (anche se criminale). pericoloso perché detiene un potere. In fondo il lettore 10 percepisce come unD straniero aIle prese con una cultura radicalmente diversa dalla sua, che intellettualmente intuisce, ma contro cui ha dichiarato una guerra donchisciottesca. 74 Sciascia,n giorno della dvetta, Opere vol. 1. 408. 49 Le indagini sono, da un punta di vista strettamente strutturale, un pretesto per l'esposizione di queste due filosofie e della zona franca 0 "terra di nessuno" che le separa e, ~n un certo senso, le uni- sce, riconoscibHe nella dimensione ove si aggira Par!neddu, il confidente, che giocando d'azzardo rischia la vita tra mafia e carabinieri,7<; Cosi l'opposizione fra don Mariano e il capitano Bellodi si configura come una guerra nel corso della quale assistiamo ad un emblematico Ilsaiulo delle armÏH scambiato fra i due maggiori rappresentanti dei due mondi (... ) Lei, a~che se mi in('hioderà su queste carte come un cristo, lei E un uomo ... "Anche lei" disse il ('apitano con una certa emozione. E nel disagio che suh!to senti di quel saluto delle armi scambiatCl con un capo mafia, a giusUficazione penso di avere stretto le mani, (... ) al ministro Mancuso e aU'onorevole Livigni: sui quaU don Mariano aveva il vantaggio di essere un uomo. 7b Questa contrapposizione, che abbiamo brevemente esposta e di cui gli esempi sono numerosi, è importante per l'autore ai fini dell'esposizione della sua tesi di fondo che regge tutto il romanzo. Intanto, dal passo appena citato, si ricava più chiaramente la posizione di Bellodi. Cioè che egli non appartiene né al mondo siciliano, benché capisca la ragioni storich~ che 10 hanno modellato. né si riconosce nel potere centrale. benché 10 rappresenti e ne difenda le leggi. Come si vedrà in seguito. è in mezzo a questi opposti che l'autore 75 ru -Ma ua mana e carabinierl. le due parti tra cui muoveva il suo azzardo, la morte poteva vf'nirgli da una sola parte. Da questa parte non c'era la morte, c'era quest'uomo biondo e bt'n rasato, elegante nella divisa; quest'uomo che parlava mangiandosi le esse, che non alzava la voce e non gli faceva pesare disprezzo' e pure era la legge, quanto la m3rte paurosa; non, pf'r il confidente, la legge che nasce dalla ragione ed è ragione, ma la legge di un \lomo, ('he nasce dai pensieri e dagli umori di quest'Ilomo, [... ) l'assoluta lrrazionahtà deIla If'gge, ad ogni momento creata da colu! che comanda [... ) da chi ha la forza, lnsomma.- Operevol. I. 407. Opere vol. I. 467. 50 rie~ce a guidare il leUore verso la conclusione che la visione mat1oso- siciliana delle cose si è ormai estesa al resto dell'ltalia. In tal modo Sciascia riesce a veicolare una "leUura" personalissima e sog~ettiva di certi aspetti dei rapporU tra la Sicilia e il continente. Il giorno della civetta nasce dunque dalla fllsiont' di dut' gt'Ileri letterari, come han no ~ià osservato moiti crit ici: il saggio, pt'r la III a - teria, ed il "giallo" per la tecnica narrativa. Ma è i1nportante osservare che, benché ciascuno abbia le sue esigenze di stile, t'Ilt ralllhi i generi si avvalgono deI processo "argomentativo" t ipico dell'esposizione dimostrativo-deduttiva. Vale a dire che la qllestione di fondo. lel colpa nel giallo e la tesi nel saggio, deve far capo a un ragionault'Illo logico nel quale due faUori fondamentali (verilà e ÎIllpostllra, inllocenza e colpevolezza. bene e male. opinione propria e quella ('01'- rente) si combinano e si contrappongono. Ciô che prevale e dett'l'Inina il successo deI ragionamento. e in plUma analisi attira di più l'altenzione, è il procedimento analitico della quesUone, in moùo tale che la conclusione sia inconfutabile e soprattulto l'ullÎ{'a possibile. Sciascia asserisce a proposito della "fusione" dei due generi: La mia [.... ) è una materia saggistica che assume 1 mo!ll !lei racconto, si fa racconto. Il processo di trasformazione non f> fadlt': (' perdô 10 sono particolarmente attento e accorto nella IpC'nica del me('ontare. Spesso anzi mi servo ddla le('nka in un ('('rt 0 S('IlS0 più sleale nei riguardi dei lettore, quella che Impedis('e dl lettore di lascmre a metà un IIbro; la It'('nka, voglio dire, dei romanzo poliziesco. Con questa formula ml sono pluttosto garantito rlspetto alla CrIsl della narratlva. Ammesso che la narrativa sla ln cris!. 77 • Tl Mauro 2 . 51 • In base a cio che si è già detto, la «slealtàll di questa tecnica non scaturisce solamente dall'imposizione dell'obbligo della lettura (che è pur sempre una scelta), bensi da una tutt'altra costrizione ben più sotUle e vincolante, che è quella che più importa in un contesto ove è vitale convincere: l'obbligo di condividere le opinioni dell'autore che sorreggono e compongono l'impianto narrativo. La struttura e la tecnica dei giallo forniscono, ~Itre ai «modi", il mezzo per veico- lare le idee e le prese di posizione dell'autore; cosî. per dirla con Sciascia, «la materia saggistica ... si fa raccontoll. 78 Proprio a questa "trasformazione ll (0 travesUmento) della materia, che è una realtà socialmente e storicamente localizzabile, è finalizzato 10 sUIe che tende alla creazione di un sense delle cose siciliane che al con tempo giustifica e condanna il «comune sentirell tipico della mentalità mafiososiciliana. Il ricorso al proverbio e aJ soprannome (ingiuria nel dialetto siciliano) inerenti alla sicilianità, con il loro valore denotativo e connotativo,7'1 svolge la stessa funzione deI richiamo all'opera di autori siciliani «da Verga al Gattopardo ll nella descrizione di un volta 0 di un atteggialnento. Il vecchio disse che forse il nome giusto era Barricieddu, 0 forse Bargieddu: ma in ogni casa significava malvagità, la malvagttà di unD che comanda; che un tempo i Barruggieddi 0 Bargleddi comandavano i paesi e mandavano gente alla forca, per piacere malvagio .... 80 In primo luogo, si osservi il grado di puntiglio linguistico-lessicale (la citazione di tutte le possibili pronunce di bargello), quasi im- • 1111 Mallro 2. Tra le pagine 417 e 419 è racchluso un mini trattato sulle ingiurie slcillane. sulloro vaIore. e su quanta riescano a cogIlere in una parola un tratto fisico 0 caratteriaIe che nassuml' un Inclivtduo Sl'iascia. 11 gwmo della ciuetta, Opere vol. I. 455 . 52 • possibile da riscontrare nel discorso di un pastore siciliano. È chiaro che è l'autore ad insistere su un dettaglio "saggistico" e con tale insistenza ne fa, appunto, flracconto» e cosi crea quello che ho chiaulato "il senso delle cose siciliane." Subito dopo il narratore presenta la conclusione 0, meglio. l'uso che il leUore deve fare di tale infor- mazione. Un uso che serve sia al giallo che al saMio. InfaUi. la ('011- clusione è doppia: al è inutile insistere in questo interrogatorio e bl la Sicilia e i siciliani non si fidano di aUra legge che della loro propria: Ma capi che non c'era nlente da cavare da unD che ritt'Ilf'va il capo degli sbirri cattivo quanto il proprio cane. E non (' che avesse torto, pensava il capitano: da secoll i har~{'lli mordevano gli uomini come lui. magari li facevano asskurare. come diceva il vecchio, e poi mordevano Che ('osa erano stati 1 bargelli se non strumenti dell'usurpazione c dell'arbitrio?81 Queste considerazioni non assolvono ad alcuna funzione nella scrittura poliziesca, ove tutto è finalizzato, programmaticamente inteso a nascondere 0 a evidenziare una pista 0 un indizio che ritornerà al momento deI finale riassemblaggio deI casse-tête. Lo stesso dicasi per le divagazioni liriche che ricorrono spesso in questa prosa e per certe descrizioni paesaggistiche, di tono più lirico che descritUvo, che non contribuiscono affatto aU'intreccio, bensi a comporre quel tessuto puramente narrativo che lega la flmateria- saggistica ai C((llOdi deI racconto» (oItre che a rafforzare il distacco fra il mondo siciliano e quello Ideale di Bellodi, imperniato sui due modi contrapposU di significare la gestione della giustizia e l'esercizio deI potere). Pertanto la particolarità di questo giallo sciasciano (rispetto a quelIt 81 Sciascia. n gwrrw deUa duetto, Opere vol. 1. 53 455. • di Simenon e di Borges, tanto per citame due c1assici) va rintracciata nella nuova scrittura che si genera dalla fusione dei due generi e nell'impatto che essa ha sul lettore. Presi separatamente i due generi presentano due posizioni diverse dello scrittore e percià due altrettanto diverse aspettative dei lettore. Il saggio, qui inteso nella sua accezione settecentesca di éssai e di pamphlet, è tradizionalmente in stretto rapporto con la filosofia e la visione dei mondo dei saggista. che vengono esposte in modo da ricondurre il lettore all'autore e alla posizione etico-politica da quest'ultimo assunta. Nei confronti di questa presa di posizione person ale e soggettiva dell'autore il leUore è libero di mantenere una distanza critica che gli fornisce un minimo di respiro. permettendogli di sottoscrivere 0 di rifiutare integralmente 0 in parte le idee dell'autore. La scrittura giallistica. al contrario, è per definizione coinvolgente. perché l'autore nel districare l'enigma si appella ad una logica «metafisica. ritenuta comune a tutti e la distinzione che fa tra bene e male non am mette equivoci. A questo riguardo Sciascia scrive: Nella sua fonna più originale ed autonoma, il romanzo poliziesco presuppone una metaflsica: l'esistenza di un mondo Mal di là dei fisico", di Dio, della grazla - e di quella grazia che i teologi chlamano illuminante. Della grazla illuminante l'lnvesUgatore si puo anzl conslr:erare Il portatore 1... 1 L'lncorrutUbilità e InfallibilUà dell'jnvestlgatore, la sua quasi asceUca vita (... ) il ratto che non rappresenta la legge ufficiale ma la legge in assoluto, la sua capac1tà dl leggere Il delitto nel cuore umano oltre che nelle cose, cioè negll Indizi. e di presenUrlo. 10 Investono di luce metafisica, ne fanno un eleUo.82 • R2 Sciascia, MBreve storia dei romanzo pollziesco." Cruciverba, Opere vol. Il. 1183 . 54 • Da ciô de riva quel processo di identificazione inerente alla lettura dei giallo che porta il destinatario a condividere le conclusioni e la "filosofia" dell'autore, proprio perché non ritenute estranee aIle proprie, a tal punto da indurlo ad immedesimarsi col prota~onisla, cioè l'investigatore. Combinando i ùue generi Sciascia oUiene un saggio scrUto ill margine al giallo. In altre parole. egli sostituisce alla visione dei mondo universale e "oggettiva" dei giallo classico quella personale e soggettiva deI saggio. La "slealtà" nei confronti deI lettore, di cui si è detto poc'anzi. scaturisce proprio dal fatto che le inda~ini e la sco- perta per gradi dei fatti mettono in moto un sottile meccaniSlllO di convincimento. Tale meccanismo porta il lettore. costringendolo, a condividere inconsciamente la presa di posizione dell'autore, yale a dire: la Sicilia. scaturigine della non-ragione. deI sopruso. deI malcostume etico-politico ecc., ha esteso i suoi influssi nefasti al di là dello stretto di Messina: Bellodi disse che la Sicilia era incredibile. "Eh si, dici bene: incredibile ... Ho conoscluto anch'io dci sicilian1.., E ora hanno la loro autonomia, il loro g«lVf'rnO ... il govemo della lupara, dico io ... incredibile: è in parola che ci vuole. " lncredibile è anche l'ItaHa: e bisogna andare in Sicil:a pcr constatare quanto è incredibile !'ltalla. "Forse tutta l'itaHa va diventando Sicilla ... A me è V(-nuta una fantasia, leggendo sul giomaH gU scandal1 di qUt>1 governo regionale: gli sclenziati dicono ehe la llnea della palma, cioè il cH ma che è proplzio alla vegetazlone della palma, vie ne su, verso il nord, di cinquecento metri, mi pare, ognl anno ,.. La linea della palma ... 10 invece dko: la Une a dei caffè ristretto, dei caffè concentrato ... E sale come l'ago di mercurio di un termometro, questa llnf'a della palma, dei caffè forte, degH scandait: su su per l'HaIla, ed è ~Itre Roma ... "fl3 83 Sciascia, Il gwrrw della civetta, Opere vol. J. 479. 55 • Poiché la punizione di don Mariano è stata impedita, questa, che è la conc1usione dei saggio, è in sostanza anche la conc1usione dei romanzo. In effetti, date le forze contrapposte messe in moto nel romanzo, è prevedibile che la spinta narrativa non tenda verso la soluzione confortante dei casa e la punizione dei colpevole, ma verso la dimostrazione di come il colpevole non possa essere punito: perché 10 stato, l'unico abilitato a farlo, è stato contaminato dalla rampante "pazzia" della Sicilia nella persona di coloro che dovrebbero vegliare a che la giustizia dello stato non venga soppiantata da qualsiasi aUra forma di giustizia: nel casa particolare la giustizia della lupara. A leUura compiuta, nella mente dei leUore non rimangono tanto personaggi e situazioni, quanta l'acceUazione della tesi di fondo, cioè che fila linea della palma sale ... su su per l'Italia ed è oltre Roma.1I E da cio deriva un senso di disagio perché al lettore rimane solo da sottoscrivere il mondo "eletto", il cui recupero l'au tore propone implicitamente: il mondo della "grazia illuminante" della ragione, quello che vagheggia Bellodi, insomma. Nel lettore deI giallo classico vi è, inoUre, un senso di appartenenza ad un mondo univoco in cui la distinzione fra il bene il male è chiaramente delineata. Un mondo di cui l'autore, con la punizione dei colpevole, asserisce la legittimità e l'univocità. Ne Il giorno della civetta Sciascia impedisce al lettore di sentirsi parte tanto deI mondo siciliano quanta di quello continentale; l'unica alternativa rimasta è di accettare, a costo di rompersi la testa,84 la tesi di fondo Il romanzo si conclude appunto su questa frase profetlca 56 ~m1 cl romperô la testa". deI romanzo e la visione che la sorregge. corroborando cosi la soluzione suggerita tramite Bellodi: 'Questo è Il punto' pt'nsô Il capltano 'su cui hlso~nt'n'hht' far lt'va. (... ) Qui bisognert'bbe sorprenderc la gente nt'! ('()Vu dell'lnadempienza fiscalt'. l'0111t' ln AIllt"rh'a Ma Hon soltanto le persone cOllle Mariano Arena: t' HOIl ",oltanto qui ln Sicilia Bisognert'hhe, dl colpo. plomhart' sullt' hanche. mettere mant t'sperte m'lIe ('ontahilità. gt'Ilf'r.llllll'nlt· a doppio fondo. dellt' grandi e de1lt~ plccole azlt'Iuh', n'vlsionare i eatasti. E tuttI' quelle volpi. v(,l'l'hie (' Iluove. dit' stanno a sprecare il loro ttllto dit'tro le hlt'e pnlittdw 0 1(, tendenze 0 gli im'ontri dei Illelllbri più Inquietl di 'IlIl'lIa grande fallliglia cht' è il re~lllle. e dletro i vkllli di (',IS,I della famiglia. e dlctro i nt'Illici della faml~1ia. sarchht' megllo si mettessero ad annusare Intorno aile ville, 1(, automobili fuori serie. le mogli. le amant! dl ('erll lunzinuari: e confrontare qui segnl dl rlcrhezza agll stlpt'ndl. (' tirarne il gillsto senso. Soltanto cos: ad uomini cOllle don Mariano comincerebbe a mancare li tt'trello sotto 1 piedl .. ln ogni altro paese dei mondo una evasione lis('alt' (,OUl" que lia che sto costatando sarebbe duramt'nte punita: qui don Mariano se ne ride. sa che non gli ci vorrà mollo p('r imbrogliare le carte,R5 In questo lungo monologo interiore, scelto fra i tanti che ci sono, è chiaro che 8ellodi funge da portavoce di Sciascia e che queste considerazioni non fanno parte della tessitura logica e percià non avrebbero nessuna funzione in un romanzo giallo tradizionale che mira esclusivamente a far collimare i fatti e a seguire un ragionamento puramente razionale. R6 Ma sul versante saggistico queste considerazioni espletano una funzione notevole: forniscono, intallto, un ulteriore motivo della sconfitta di 8ellodi e rappresentano la strada da battere, suggerita dall'autore, per sconfiggere la mafia e cio che essa rappresenta. 85 86 Sciascia, n giDrrw della cwetta, Opere vol. 1. 465-466. Per maggiort dettagU su Ile caratteristiche dell'est'gesi dei romanzo polit.:lt'H('o riff'rlarnn ln particolar modo al romanzo L'ambulante. di P. Handke (Milan!): Feltrinf'lll. 1970) f' ,,110 studio complutone da Victor Zmegac: MAspekte des DeteetivromanH M . adf'sso nt' 1(1 tmmfl del delitto (Parma: PraUche Editrice, 1980) soHo il tilolo Mil paradosso slorlco-If'!tl"rarlo dei romanzo pollziesco". 57 • guesto rapporto dialettico tra saggio e romanzo poliziesco viene suffragato, e le eventuali falde cauterizzate, da una coscienza pirandelliana della verità proprio nel momento in cui capitola don Mariano: La verttà è nel fondo dl un pozzo: lei guarda in un pozzo e vede il sole 0 la luna: ma se si butta giù non c'è più né sole né luna, c'è la verttà87 Cosi Sciascia per bocca di don Mariano anticipa la fine dell'interrogatorio e dunque la fine deU'esegesi poliziesca, perché finisce l'inchiesta, A questo punto, continuando la metafora pirandelliana di don Mariano, Bellodi vede la "erità nel pozzo della Sicilia. Ma, dalle pagine che seguono. il lettore capisce che Bellodi, pur avendo raggiunto lIil fondo deI pozzo .. e trovato la verità, non sarà capace di riportarla alla superficie, di presentarla come la Verità. Bellodi chiude il romanzo con quel «mi ci rompero la testa .. , che ci riconduce alla metafora deI fondo deI pozzo di don Mariano, Tanta parte della narrazione e della ricostruzione visiva degli ambienti ha fatto pensare ad un certo realismo,88 ma se la storia è affidata ai personaggi. cio è faUo creare "il senso delle cose siciliane"89 e per dare corpo al conflitto fra due mondi contrappostl: il mondo siciliano dal quale proviene don Mariano e il mondo "eletto" che vagheggia Bellodi. Se di "realismo" si puo trattare in questo romanzo H7 HI! /111 • Sciascia, Il gionw della Clvetta, Opere vol. 1. 469. Abruzzl39. CI sf'mbra Interessante osservare come per dare maggiore efficacia a questa sensazlone, Sdascla faccla uso dl una tecnica slmlle a quella cinematografica soprattutto nello spostare l'azione/narrazione da un posto all'altro senza necessariamente seguire un personagglo (gll episodl dei due commentatori da Roma: l'onon:lole e il ministro in cartca.) Nel corso della Mtrasferta" illeUore si prende dietro anche l'atmosfera della Slcilla, anzl, sembra perslno dl non averla lasciata afTatto . 58 • è solamente nella misura in cui, come ha felicemente proposto Lui~i Cattanei, Sciascia: rivela rare qualità mimetiche quando muov(' 1(' n~urt'ttl' locali, padrone~iandone lessico, Illodisml, tono, mlmlea: Insostltulbili comparse d'un dramma che Il' vlIolt' (.. 1 chiuse negli ablti e nella rt'Ucenza ciel glo('O più ~ralldt' dl loro (... 1 Cio spll'ga come la scenegglatur,l, Il'nta ,lll'avvin, si muova con l'lstruUoria. si fac'cia serrata agli tnh'ITo~a tort tlnali: ognl InterveJl.to dt Bellodi aCl'dera il l·itll10 pt'rché la sua loglca salta 1 luoghi mmuni 0 slntl'tizza le dlvagazioni. L'induglo psil'ologico sulll' parolt' 0 sulle varlt' tt'sl subentra quando sono di scena i protagonlstt. ('Oll rUll'ssioni ·saggtsttche. "90 InoUre Sciascia ha assunto una situazione storica che è ben definita e già nota ai suoi lettori italiani. In ultima analisi la *materiaN saggistica sta nella sceUa di questa situazione che era (ed è) quoU- dianamente esposta nella cosiddetta cronaca nera dei giornali e delle riviste italiane e che richiede anche una certa verosimiglianza nell'agnizione finale: la mafia non puô essere sconfltta, perché i Calti dimostrano che non la è mai stata, tranne che per un breve periodo durante il fascismo ad opera deI generale Mori. Ogni altra conclusione sarebbe razionalmente inacceUabile, perché non reggerebbe alla prova dei fatti. Ma la ragione della non sconfiUa della mafia che Sciascia avanza - e qui sta la conclusione verso la quale lende la spinta saggistica e di conseguenza tutto il romanzo - èche 10 stato si è *sicilianizzatoll ed è divenuto corrotto, perdendo il vero senso della giustlzia. guesta tesi, che vf"rrà ripresa in A ciascuno il SUD, il secon- do dei "gialli" sciasciani, non si pue) dire "realistica", perché si tralla di una lettura personale e soggettiva di certi aspetti della gestione sotterranea e perciô illegittima deI potere in Sicilia. Anche se, a di- • 9(' Cattanel 64 . 59 • stanza di trentadue anni, bisogna riconoscere che Sciascia esponendo cio che si sapeva della corruzione dei potere al livello delle "dicerie popolari", aveva colto una "realtà oggettiva" che pero non si puo considerare una caratteristica prettamente siciliana . • 60 • BIBLIOGRAFIA Opere: Sciascia, L. Opere 1 1956 - 1971. A cura di Ambroise C. vol. l. l\1ilano: Bompiani, 1987. ---. Opere II 1971 - 1983. A cura di Ambroise C. vol. II. Milano: BOInpiani, 1989. ---. Opere III 1984 - 1989. A cura di Ambroise C. vol. III. Milano: Bompiani, 1991. (Il primo volume contiene un'intervista fatta a Sciascia da Ambroise C. e un saggio introduUivo dal titoto: "Verità e scrittura"; i due allri volumi contengono ciascuno un saggio introduttivo di Ambroise C.; rispettivamente: "Polernos" e "Inquisire 1 Non inquisire".) ---. Narratori di Sicilia. Milano: Mursia, 1967. ---. Palermo felicissima. Palermo: Il punto, 1973. ---. Delle cose di Siettia: testi inediti 0 rari. A cura di Sciascia L. Palermo: Sellerio, 1980. ---. Kermesse. Palermo: Selle rio , 1982. ---. Stendhal e la Stettia. Palermo: Sellerio. 1985. ---. Ore di Spagna. Marina di PatU: Pungitopo. 1988. ---. Occhio di capra. Milano: Adelfi. 1990. ---. Noia e l'oIfesa: il fascismo e yli scrittori siciliani. Palermo: Sellerio. 1991. Interriste: me tafo ra. Intervista di Padovani M. Milano: Mondadort, 1979. Edizione francese anteriore. Conversazione in una stanza chiusa. Intervista di Lajolo D. Milano: Sperling & Kupfer, 1981. "Sciascia: l'ossessione della giusUzia". Intervista di Nascimbeni G. Il calcolo dei dadi. Starie di uomini e di libri. Milano: Bompiani. 1984. La Sicilia come 43 - 46. Crltlca: • al monografie 61 Mauro, W. Sciascia. Firenze: La nuova Italia, 1970. AInbroise, C. Invito alla lettura di Leonardo Sciascia. Milano: Mursia, 1974. Ghetti Abruzzi, G. Leonardo Sciascia e la Sicilia. Roma: Bulzoni, 1974. Corren ti, S. La Sicilia di Sciascia. Catania: Greco, 1977. Mauro, W. Leonardo Sciascia. Firenze: La nuova Italia, 1979. Catlanei, L. Leonardo Sciascia: introduzione e guida allo studio dell'opera sciasciana. Firenze: Le Monnier, 1979. Marino, Barbagallo A. Riflessioni sul "Candido." Catania: Marino, 1980. Jackson, G. Leonardo Sciascia: 1956-1976. A thematic and stuctural study. Ravenna: Longo, 1981. Àlvarez. Garcia G. Le zie di Leonardo. Milano: Scheiwiller, 1985. Budre5i, A. Pigliari di lingua. 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Si è. tuUavia, abbandonato questo metodo, data la compresenza di questi elementi in alcuni dei singoli critici e commentatori occasionali (presumibilmente per via dei carattere polemico che l'opera di Sciascia andava assumendo) e dato che di conseguenza si sarebbe dovuta aggiungere una quarta categoria di IIcritica indecisa». Ma per il carattere riassuntivo di questa nota e della bibliografia stessa, si pua dire che Santi Correnti fa capo alla critica anti-Sciascia, che Walter Mauro fa capo a quella pro-Sciascia e che, infine, Claude Ambroise fa capo alla critica tematica e formalista composta essenzialmente di critici non italiani. Pertanto, il criterio adottato in questa bibliografia riflette tanto il contenuto delle singole opere, quanto il lorD aspetto 64 • formaie. È pertanto indicato se si tratta di interviste, Illonografie, articoli, raccolte di articoli 0 scritti progranuuatici. La bibliografia è suddivisa in quattro sezioni. Ognuna è organizzata in ordine cronologico, tranne la sezione delle "Opere" di Sciascia. Essa contiene, infatti, tre volumi che raccolg<Hlo serit li sdasciani dal 1956 al 1989. Alcuni degli scritti non I"accolti III qucsli tre volumi sono stati elencati, sempre in ordine cronologico (non S0l10 stati elencati gli interventi alla camera dei deputati. le traduzioni. le prefazioni a opere di altri, tutti scritti di relativo rilievo let tcrario, ma citati comunque nella bibliografia deI Motta.'11 La sezionc delle "Interviste" concesse da Sciascia è frutto di una draslica selezioIlC'. Quelle che sono state elencate hanno una maMiore rilevanza criUca e letteraria di quelle omesse le quali rispondono piuttosto ad esigenze polemiche legate a precisi momenti storici e che pertanto verlol1o più sull'aspetto socio-politico di Sciascia, uomo e cittadino, che su quello letterario di Sciascia, scrittore e intelleUuale in genere. La terza sezione, quella della "Critica", riporta anch'essa Ulla scelta formale che si puo vedere anche nei sottot itoli. Le "Monografie" sono volumi dedicati esc1usivamente ad un discorso critico che riguarda l'opera di Sciascia nel suo aspetto globale, oppure di Ull versante di essa. Questa scelta rivela anche un aspetto Interessante della critica su Sciascia: nei quindici anni che vanno dall'esordio dl Sciascia nel 1950, an no della pubblicazione di la Sicilia, il SUD Cllore, al 1965, an no della pubblicazione di L'Onorevole (il primo scritto 91 Motta 33 - 35. 65 • apertamente polemico contro la gestione dei potere e poi quello ancora più polemico che verrà l'an no dopo: A ciascuno il suo). gli intervenU critici su Sciascia sono affidati esclusivamente aIle riviste e ai quotidiani. Ma quando l'opera di Sciascia, per cosi dire, esorbita dalla Sicilia e prende di mira il potere politico in genere (quindi anche nel resto deU'ltalia e dei mondo), cresce l'interesse critico nella sua opera e W. Mauro è il primo a dedicargli ampio spazio nel suo Iibro Cultura e società nella narrativa meridionale. Questo è un aspeUo importante della critica su Sciascia che si è cercato di far risdltare, rinunciando al criterio alfabetico di facile consultazione. La soUosezione "Saggi critici sparsi" elenca i saggi critici già consultati e che sono apparsi su riviste e quoUdiani italiani e stranieri dal 1959 al 1990. Alcuni degli altri articoli ancora da consultare sono contenuti nei due volumi, rispettivamente dei 1985 e dei 1990, neUa soUosezione "Raccolte di saggi critici" (due volumi questi che offrono, se congiunti, un repertorio bibliografico il più organico fino a questa data. anche se naturalmente non esaustivo, considerando il lasso di tempo trascorso dalla pubblicazione deU'ultimo volume a oggi. Sarà interessante rilevare che la bibliografia fornita da Luisi è organizzata in ordine cronologico crescente, mentre quella di Motta è organizzata in ordine alfabetico an'interno di ogni sezione in ordine crologico). Nell'ultima sezione, "Opere critiche di consultazione generale", sono elencati saggi di carattere critico e filosofico che serviranno a situ are la tesi in un contesto critico globale. Si tratta di • una selezione di alcune delle opere che rispondono a questo intento 66 • • ed il criterio di scelta è stato quello della nlaggiore specificità e vicinanza al discorso globale della tesi. 67 • INDICE 1.4. vlta e l'o~Ia ............. 1 • • • • • • • • • • • • • • • • • Il • • • • • • 1 • • • • • • • • • • • • • • • • • • 1. I l • • • • • • • I l • • • • • • • • • • • • • • 1 . 1 . . . . . . la crttlœ ................................................................, .............................. 1 Il ••••••••• 5 1::, La genesi della Non-Ragione in Sciascia ............ ........................ .......... 29 La metafisica dei saggio di Sciascia ....................................................... 45 Bibltografia ......................................... .............................................................. 61