Lettera Club 49 – Migliorare l`Executive Compensation per
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Lettera Club 49 – Migliorare l`Executive Compensation per
Lettera Marzo/Aprile 2013 - n° 49 Club The European House - Ambrosetti La presente Lettera rientra nelle attività di Ambrosetti Club. T uttavia i suoi contenuti possono non coincidere con le opinioni di tutti i numerosi membri del Club stesso. Migliorare l’Executive Compensation per rafforzare il Sistema di Governo delle imprese italiane 49 DEFINIZIONE E INQUADRAMENTO L’Executive Compensation è il sistema di meccanismi che regola i compensi dei membri del Consiglio di Amministrazione e dei Dirigenti con responsabilità strategiche e rappresenta uno dei pilastri del Sistema di Governo delle imprese. Essa, in estrema sintesi, determina le modalità con cui le risorse di vertice sono remunerate e ha la principale finalità di allineare gli interessi del management a quelli degli azionisti, oltre a quella di favorire l’attrattività, la motivazione e la fidelizzazione delle persone chiave. · Poste Italiane S.p.A. - spedizione in abbonamento postale - 70% - DCB Milano · L’Executive Compensation non attiene solo al “quantum” da corrispondere agli Executive (risorse di vertice), ma anche al “come”, ossia attraverso quali meccanismi e sistemi la risorsa accede alla remunerazione. Sul primo aspetto si sono sprecati fiumi di inchiostro e si sono originate accese polemiche al seguito dei vari PayWatch (che sono proliferati nel tempo) che redigevano classifiche sui manager più pagati. Tale aspetto, tenuto conto anche del contesto attuale, è di estrema rilevanza, ma può essere utile concentrarsi sul “come”, tema meno dibattuto. La remunerazione (in particolar modo la parte variabile cioé quella legata al conseguimento di specifici obiettivi) ha motivo di esistere solo a fronte di performance di creazione di valore per i proprietari delle società. Il rispetto di tale principio, cosiddetto Pay for Performance, è tanto più importante dopo gli scandali dei compensi milionari che hanno caratterizzato soprattutto i Paesi anglosassoni, per la crescente distanza tra la remunerazione del Top Management e quella del lavoratore medio, per il perdurare della crisi. Una recente indagine dell’Osservatorio sull’Eccellenza dei Sistemi di Governo in Italia di The European House - Ambrosetti rivolta agli investitori istituzionali ha confermato che questi influenti soggetti attribuiscono all’Executive Compensation la maggiore rilevanza tra tutti gli aspetti chiave del Sistema di Governo di un’impresa nell’orientare le loro decisioni di investimento. Quindi se si vuole che gli investitori istituzionali siano più presenti nella struttura proprietaria delle nostre imprese (maggiori flussi di investimenti esteri) una delle leve di attrazione è migliorare il Sistema di Governo agendo sulla qualità dell’Executive Compensation. Per dare un ordine di grandezza basti pensare che, tra le prime 100 società per capitalizzazione, in media in Italia solo il 10% del capitale è detenuto dagli investitori istituzionali, contro il 23% della Germania, il 47% del Regno Unito e il 38% degli Stati Uniti. PRINCIPALI CONTENUTI DI EXECUTIVE COMPENSATION UNA BUONA I macro-aspetti che dovrebbero caratterizzare i contenuti dell’Executive Compensation sono: 1. un mix equilibrato tra componenti fisse e variabili della remunerazione, con particolare riguardo alla componente variabile di lungo termine; 2. un’identificazione dei parametri di performance, sulla base dei quali vengono determinati i premi, coerente con la strategia dell’impresa; 3. una definizione della strategia di incentivazione, ossia dell’algoritmo che lega la performance al premio; 4. la trasparenza verso gli stakeholders (portatori di interesse) riguardo ai contenuti dell’Executive Compensation. Riguardo il punto 1., il pacchetto retributivo delle risorse di vertice è solitamente costituito da tre componenti: la retribuzione fissa, quella variabile di breve (il cosiddetto Management By Objectives, MBO) e quella variabile di medio/lungo termine (Long Term Incentive, LTI). Tenuto conto del livello di responsabilità e del peso organizzativo degli Executive (Amministratore Delegato, Direttore Generale, primi riporti, ecc.) è importante che una parte rilevante della retribuzione sia variabile e legata ai risultati per assicurare il rispetto del principio del Pay for Performance. È fondamentale poi che buona parte del variabile sia erogata nel medio/ lungo termine al fine di assicurare la tensione degli Executive verso la sostenibilità della performance nel tempo e la riduzione della propensione ad assumere rischi eccessivi nella conduzione del business. Sul punto 2., è importante che i parametri sulla base dei quali vengono attribuiti i premi siano coerenti con le finalità strategiche dell’impresa. Ad esempio, se una società sta soffrendo in termini di crescita dei ricavi e ha dichiarato al mercato di voler puntare su quella dimensione, è lecito attendersi di trovare il giro d’affari tra i parametri di giudizio dell’operato dell’Amministratore Delegato (AD). 1 Qualora questo non accada, si riscontra in modo inequivocabile un’incoerenza di base tra strategia e politica di remunerazione. Il legame tra performance e premio (punto 3.) è il cuore dell’Executive Compensation. Per ogni parametro, è fondamentale determinare: - la soglia, ossia il livello di performance a partire dal quale inizia a maturare il premio; - l’obiettivo, ossia il livello di performance (di solito il budget/piano industriale) in corrispondenza del quale matura il premio obiettivo; - il cap, ossia il livello di performance in corrispondenza del quale matura il massimo premio conseguibile. La fissazione di tetti è coerente con i princìpi del Codice di Autodisciplina. Una buona trasparenza dei meccanismi di remunerazione (punto 4.) è fondamentale per dimostrare l’allineamento delle politiche retributive alle best practice. Dall’inizio della crisi, i regolatori a livello comunitario e nazionale sono intervenuti a più riprese chiedendo ai Consigli di Amministrazione e ai Comitati di Remunerazione una maggiore trasparenza e un miglior governo della materia. In Italia dall’anno scorso la Consob – ex art. 123 del Testo Unico della Finanza (TUF) e 84-quater del Regolamento Emittenti – ha richiesto alle società quotate di predisporre una relazione sulla remunerazione finalizzata a descrivere l’ammontare dei compensi e la modalità di assegnazione della remunerazione variabile. L’assunzione implicita di questo intervento era che l’aumento della trasparenza sull’articolazione dei compensi potesse favorire la diffusione di sistemi di remunerazione più virtuosi e coerenti con l’attuale contesto macroeconomico. Inoltre, il voto, seppur non vincolante, da parte dell’Assemblea dei Soci su tale relazione avrebbe costituito un forte elemento di dissuasione rispetto a pacchetti retributivi “non allineati” alle buone pratiche o non conformi agli obblighi informativi, per l’evidente rischio “reputazionale” che la società avrebbe corso. Inoltre, sul fronte del legame tra performance e remunerazione variabile, l’Osservatorio sull’Eccellenza dei Sistemi di Governo in Italia di The European House - Ambrosetti ha realizzato un’analisi sulle società del FTSE MIB che dimostra come solo l’8% della variazione dei bonus sia spiegato dalla variazione della performance dell’azienda. Queste evidenze stridono rispetto al principio del Pay for Performance. LA SITUAZIONE ATTUALE E I LIMITI - informazioni sulle indennità in caso di scioglimento anticipato del rapporto e sui trattamenti di fine mandato. Il peso della componente fissa per gli Executive italiani sembra ancora troppo importante, almeno nel confronto con gli altri Paesi (soprattutto quelli anglosassoni). Analizzando infatti il mix retributivo medio dei vertici delle principali società quotate di Italia, Regno Unito e Francia si evidenzia che il peso del fisso rispetto al totale dei compensi in Italia è pari a circa il 44%. Nel Regno Unito, così come in Francia, questo arriva a stento al 35% (si veda il grafico). Quali sono le conseguenze di questo aspetto? Focus sui Compensi Totali degli Amministratori Delegati (% sul totale), FTSEMIB vs. Top 20 Francia e UK 2011 40% 25% 2 Se si osserva l’evoluzione dei compensi delle società del FTSE MIB, nel 2011 la remunerazione monetaria media è stata pari a circa 2,1 milioni E, sostanzialmente pari a quella del 2006. In questi cinque anni la crescita delle retribuzioni dei Capi Azienda non è stata sufficiente neanche a battere l’inflazione. Potrebbe sembrare che gli AD siano stati “maltrattati”. Ma il quadro appare diverso se si incrocia l’andamento delle retribuzioni dei vertici aziendali con il valore creato (o distrutto) per gli azionisti: sullo stesso orizzonte temporale 2006-2011, l’indice delle aziende a maggior capitalizzazione ha perso più del 50%! Il peso significativo della componente fissa rende sostanzialmente “anelastica” la remunerazione totale rispetto ai risultati conseguiti. 33% 32% 35% 35% Regno Unito Francia 37% 18% 44% italia ■ Fisso ■ Variabile di breve ■ Variabile di lungo Sul fronte della trasparenza, l’Osservatorio ha anche analizzato le relazioni sulla remunerazione pubblicate nella primavera del 2012 dalle società del FTSE MIB in modo da valutare il livello di compliance rispetto alla normativa Consob. Sono stati identificati alcuni aspetti ritenuti prioritari per l’informativa al mercato: - l’evidenza sul mix retributivo (ossia quanto dei compensi complessivi è costituito da retribuzione fissa, da bonus di breve e da incentivi di medio/lungo termine); - l’indicazione dei parametri di performance a cui sono agganciati i sistemi di incentivazione; - la presenza di informazioni sul legame tra la variazione dei risultati e la variazione della remunerazione; Su tutti questi aspetti si sono rilevate significative carenze informative per la maggior parte delle società prese in considerazione. Da sottolineare il fatto che le aziende analizzate sono tra le più importanti in Italia, ossia quelle che dovrebbero prestare maggiore attenzione a questi aspetti della Corporate Governance, anche al fine di risultare più appetibili per gli investitori istituzionali. In particolare, sul tema delle indennità di scioglimento anticipato e dei trattamenti di fine mandato, l’opacità è favorita da una condizione tutta italiana: infatti, nelle imprese italiane si riscontra frequentemente la coesistenza della carica di AD e di Dirigente (spesso l’AD è anche Direttore Generale). Nel FTSE MIB questo avviene nel 60% dei casi. Tale situazione crea un’ambiguità di fondo tra mestieri diversi: differenti livelli di autonomia, diversa disciplina dei compensi, differenti regimi di cessazione del rapporto di lavoro. FILO LOGICO L’Executive Compensation è il sistema di meccanismi che regola i compensi dei membri del Consiglio di Amministrazione e dei Dirigenti con responsabilità strategiche e rappresenta uno dei pilasti del Sistema di Governo delle imprese. Essa, in estrema sintesi, determina le modalità con cui le risorse di vertice sono remunerate e ha la principale finalità di allineare gli interessi del management a quelli degli azionisti, oltre a quella di favorire l’attrattività, la motivazione e la fidelizzazione delle persone chiave Gli investitori istituzionali attribuiscono all’Executive Compensation la maggiore rilevanza tra tutti gli aspetti chiave del Sistema di Governo di un’impresa nell’orientare le loro decisioni di investimento: quindi se si vuole che tali soggetti siano più presenti nella struttura proprietaria delle nostre imprese (maggiori flussi di investimenti esteri) una delle leve di attrazione è migliorare il Sistema di Governo agendo sulla qualità dell’Executive Compensation L’Executive Compensation non attiene solo al “quantum” da corrispondere agli Executive, ma anche al “come”, ossia attraverso quali meccanismi e sistemi la risorsa accede alla remunerazione I macro-aspetti che dovrebbero caratterizzare i contenuti dell’Executive Compensation sono: 1. Mix tra le componenti fisse e variabili della remunerazione 2. Identificazione di parametri di performance coerenti con la strategia d’impresa 3. Definizione dell’algoritmo che lega la performance al premio 4. Trasparenza sui contenuti dell’Executive Compensation Situazione attuale Nonostante gli interventi sia a livello normativo sia a livello di autodisciplina, si riscontrano alcuni aspetti di criticità: Il peso della componente fissa degli Executive in Italia è ancora troppo importante Le evidenze empiriche dimostrano come ci sia scarsa correlazione tra l’andamento dei compensi e quello delle performance d’impresa La trasparenza sulle politiche di remunerazione delle aziende quotate è ancora lacunosa, in particolar modo per ciò che concerne le indennità in caso di scioglimento anticipato del rapporto ed i trattamenti di fine mandato La commistione tra il ruolo di Amministratore Delegato e quello di dipendente crea un’ambiguità difficilmente comprensibile da parte degli analisti esterni (soprattutto internazionali) Nei Paesi di origine anglosassone, la trasparenza sull’Executive Compensation appare più efficace: meno informazioni, ma molto mirate Il tema dei compensi ad AD e Dirigenti con responsabilità strategiche è diventato, oltre che un problema aziendale, anche una questione etica e sociale, tenuto conto dell’attuale situazione di crisi. Si sente l’esigenza di migliorare la qualità dell’Executive Compensation agendo su diversi ambiti Ridurre il peso della componente fissa della retribuzione, in modo da rafforzare il principio del Pay for Performance e salvaguardare l’equità delle retribuzioni Migliorare il livello di trasparenza, assicurando il pieno rispetto degli obblighi informativi e comunicando le politiche di Executive Compensation in modo più chiaro e meno “burocratico”, utilizzando, ad esempio, grafici e tabelle e garantendo la storicità dei dati Nell’ambito della relazione sulla remunerazione è opportuno fornire maggiore chiarezza rispetto ai compensi in relazione ai due mestieri (Amministratore Delegato e dipendente) svolti contestualmente Agendo su questi aspetti e migliorando la qualità dei sistemi di remunerazione nelle aziende, le imprese italiane saranno in grado di rafforzare i propri Sistemi di Governo con una positiva ricaduta in termini di investimenti da parte di operatori internazionali I contenuti precitati, fatti salvi i debiti adattamenti, sono opportunamente applicabili anche alle società private/familiari. 3 COSA FARE Il peso della remunerazione fissa dovrebbe essere inferiore Come anticipato, nelle società del FTSE MIB il peso medio della componente fissa sulla retribuzione totale degli Amministratori Delegati è pari al 44%, contro il 35% di Regno Unito e Francia. Per assicurare il massimo allineamento al valore creato per l’azionista, sarebbe opportuno ridurre il garantismo nei confronti del Vertice aziendale, aumentando il peso della componente variabile: solo in questo caso, remunerazioni anche molto significative sarebbero giustificabili nei confronti del mercato e soprattutto degli azionisti. Tale aspetto si incrocia con il tema dell’equità delle retribuzioni. Negli Stati Uniti si è acceso un forte dibattito sul differenziale retributivo, ossia sul rapporto tra la remunerazione complessiva dell’AD e quella media dei dipendenti. Alcuni sostengono che questo rapporto non dovrebbe essere superiore a 25, suggerendo interventi di appesantimento fiscale in caso di superamento di questo limite (ad esempio, introducendo l’indeducibilità per i compensi in eccesso). Migliorare il livello di trasparenza Occorre assicurare il pieno rispetto degli obblighi informativi: l’Osservatorio proseguirà nell’analisi delle relazioni sulla remunerazione per verificare i miglioramenti in tal senso. Un secondo passo è consentire al mercato di leggere in modo più efficace ed efficiente le relazioni. Le società dovrebbero comunicare le politiche di Executive Compensation in modo più chiaro e meno “burocratico”. In media le relazioni sulla remunerazione sono costituite da circa 30 pagine, contro le 12-15 delle relazioni delle imprese inglesi. L’utilizzo di grafici e tabelle appare limitato, così come la storicità dei dati. Inoltre, un comunicarle nella natura Consob, né soggetto esterno dovrebbe valutarle e in modo sintetico. Il problema risiede di questo soggetto: non può essere la possono esserlo i consulenti aziendali. Gli analisti finanziari potrebbero svolgere questo ruolo in modo efficace: basti pensare che molti, ad esempio, hanno già innovato i loro strumenti di giudizio sulle imprese quotate integrando gli immancabili aspetti economici con le valutazioni sulla Corporate Social Responsibility. Infine, sarebbe opportuno sensibilizzare maggiormente tutte le società sul fatto che gli investitori istituzionali basano le loro decisioni di investimento anche sulla qualità della governance, di cui la politica retributiva del Vertice costituisce un pilastro fondamentale. A nostro avviso, solo agendo su questi aspetti la trasparenza potrà davvero consentire un concreto miglioramento della qualità dei Sistemi di Governo delle società italiane ed una positiva ricaduta in termini di investimenti da parte di operatori internazionali. Favorire maggiore chiarezza sullo status di Amministratore Delegato e dipendente Nell’ambito della relazione sulla remunerazione è opportuno fornire maggiore chiarezza rispetto ai compensi in relazione ai due mestieri (AD e dipendente) svolti contestualmente. Laddove in prospettiva tale trasparenza non venisse garantita, una “extrema ratio” potrebbe essere di evitare che l’AD, nel corso del suo mandato, sia allo stesso tempo anche dipendente della società. Si suggerisce, quindi, di intervenire attraverso una modifica delle previsioni previdenziali in materia, ad esempio consentendo all’Amministratore di continuare a versare i contributi come se ancora fosse dipendente, come era previsto dalla disciplina dell’INPDAI (oggi confluito nell’INPS). I suggerimenti contenuti nella presente Lettera sono indirizzati alle società quotate, per le quali alcuni di questi temi sono oggetto di obbligo normativo o derivanti dal Codice di Autodisciplina, ma sono opportunamente applicabili (fatti salvi gli adattamenti e le particolarità del caso) anche alle società non quotate che aspirino a migliorare la qualità dell’Executive Compensation e, quindi, del loro Sistema di Governo. La prossima Lettera tratterà il tema: “L’evoluzione sostenibile della sanità in Italia” La Lettera Club The European House - Ambrosetti si avvale di diagnosi, di ipotesi e di terapie che si originano nell’ambito delle attività del Club e, più in generale, nelle attività professionali del Gruppo The European House - Ambrosetti. Siamo consapevoli di disporre di un osservatorio di informazioni e di una rete di relazioni, anche internazionali, particolarmente privilegiati ma allo stesso tempo sappiamo di non essere “depositari del verbo”. Al fine di essere utili al nostro Paese e all’Europa, obiettivo verso il quale ci sentiamo molto impegnati, auspichiamo vivamente che ai contenuti di ogni Lettera faccia seguito una grande quantità di suggerimenti critici, sia sostanziali che formali, da parte dei destinatari. Si prega di indirizzare i suggerimenti a [email protected]. Ringraziamo in anticipo per la preziosissima collaborazione. 4 Chiunque fosse interessato alle attività di Ambrosetti Club è pregato di contattare Silvia Lovati all’indirizzo e-mail [email protected] o al seguente numero di telefono +39 02 46753 1. ANNO VII NUMERO 49 Lettera Club The European House Ambrosetti, 2013 Tutti i diritti sono riservati. DIRETTORE RESPONSABILE: Nino Ciravegna Stampa: TFM - Via San Pio da Petralcina, 15/17 - 20010 Pogliano Milanese REDAZIONE: The European House Ambrosetti S.p.A. Via F. 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