ministri - shindy club

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ministri - shindy club
RISTORANTINO_WINE BAR_JAZZ CLUB
OSTERIA RIVE _Via Rive 14 _Cartigliano_Info: 348.8265815
DOM 10 Maggio H 22.00
REGINA OLSEN
OPERA TEATRALE CON ACCOMPAGNAMENTO MUSICALE DAL VIVO. LE MUSICHE SONO
SCRITTE , ARRANGIATE E SUONATE DA MIRCO MAISTRO, STORICO FISARMONICISTA DI
PATRIZIA LAQUIDARA. A FARE DA IDEALE QUINTA TEATRALE SARANNO LE IMPONENTI OPERE
DI CRISTIANO BAGGIO, GIOVANE PITTORE TREVIGIANO.
VEN 15 Maggio H 22.00
BRUNA SARDO JEZZENSAMBLE
Giovane, emergente formazione italiana che propone sonorità jazz rivisitate in
chiave etno-folk. Bruna Sardo elegante e raffinata voce dal morbido timbro vocale.
VEN 22 Maggio
BOSSAMBA
Per una allegra serata di jazz bossanova e ritmi brasiliani
SAB 30 Maggio
RACHEL GOULD
La sua carriera artistica, iniziata nei primi anni '70 è costellata di prestigiose collaborazioni:
da incisioni con Chet Baker, Dave Liebman , Art Farmer, a concerti con Woody Herman,
Sal Nistico, Benny Bailey.
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Anno 5 - N° 63 - maggio 2009
Aut. Trib. Bassano d. G. N° 8/03 del 3.09.2003
DIRETTORE RESPONSABILE: STEFANO ROSSI - EDITORE: DANIELE PENSAVALLE
Grafica: DJD - Cover : Andrea Blitz Studio (VR) www.blitzstudio.it
Web Designer & IconCover: Osvaldo Casanova(VI) - www.OfficineVanilla.com
Redazione: S. Rossi (VI) - Ilaria Rebecchi (VI) - G. Mari (VI) - L. Lago (VI) - A. Lo Giudice (VI) - M. Visentin (VI) - F. Nicolli (VI)
A. Rebecchi (VI) - A. Battista (Glasgow) - Gustave (VI) - S. Calgaro (VI) - Tobia fiorese (VI) - L. Sartor (TV)
Denise Zanin (VI) - Stephanie dark (TV) - Rachele Materassi (mi) - roberto dissegna (mi)
S&V INFO POINT:
INFO COMMERCIALI: DANIELE 349.1970263 - MATTEO 340.2797052
WEB: WWW.SOUNDANDVISION.IT - EMAIL: [email protected]
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magazine alternativo per tutti quelli che vivono le notti fatte di suoni e visioni
jazzweek 2009
dal 10 al 16 Maggio - Ingresso Libero
concerti aperitivo dalle 18 - concerti serali dalle 21
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Domenica 10 Maggio ore 21.30
MATTEO SABATTINI NEW YORK 5et feat. Mike Moreno
M. Sabattini - sax tenore, M. Moreno - chitarra, K. Randalu - pianoforte, M. Clohesy - basso, O. Calvaire - batteria
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Sabato 16 Maggio dalle ore 19.00
SWINGIN’ MAN - Gianni Cazzola Relaxin ’with...
F. Bertazzo - voce, M. Calgaro - chitarra,
B. Pilotto - contrabbasso + OPEN JAM SESSION (Ore 21.00)
ALTERNATIVE SARTEA
Martedì 12 Maggio dalle ore 19.00
SWINGIN’ MAN - G. Cazzola & The Natural Bop Killers
G. Carollo - tromba, G. Gigarella - sax, O. Marchioni - organo
Mercoledì 13 Maggio dalle ore 19.00
SWINGIN’ MAN - G. Cazzola Cookin’ with ...
G. Carollo - tromba, G. Gigarella - sax, O. Marchioni - organo
Giovedì 14 Maggio dalle ore 19.00
SWINGIN’ MAN - Gianni Cazzola Workin’ with...
Michele Calgaro Trio plus VERY VERY SPECIAL FRIENDS (dalle 21.00)
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Martedì 5: Back from Berlin Dax DJ set
Giovedì 7: Le Soleil, Paris : Spettacolo Video, Musica, Teatrale liberamente ispirato alla vita
e alle opere di Arthur Rimbaud e Jim Morrison.
Music by Eroma; Video: fabio Ferrando Fux, Manuel Baldini; Performer: Gianfranco Trappolin
Sabato 9: Jazz Cherry Quintet
Domenica 10 fino Sabato 16: Bar Sartea present JAZZ WEEK 2009
Domenica 17: TOM MESS acoustic folk rock from karlsruhe, DE + HAT MAN power folk from Vicenza
Martedì 19: Discosymphony Dax DJ set
Venerdì 22: Insolito Trio
Domenica 24: LT. SLAM bastard acoustic country from Berna, CH
Martedì 26: Infunktuation (Dub) Dax DJ set
Venerdì 29: BACK TO BLACK - Sound & Vision DJ Set
BAR SARTEA - C.so San Felice 362 - Vicenza - www.sartea.it - Myspace.com/barsartea
Venerdì 15 Maggio dalle ore 19.00
SWINGIN’ MAN - Gianni Cazzola Steamin’with...
B. Calamosca - trombone, M. Calgaro - chitarra,
L. Calgaro - contrabbasso + OPEN JAM SESSION (Ore 21.00)
editoriale di stefano rossi
UN SOLO RISCHIO: ROVINARE UN MITO...
VEN22
ROKKAFE’
::: CASTELCUCCO (TV) :::
VEN 29
SARTEA
::: VICENZA :::
Questo mese torno a parlare di
musica, per affrontare un tema a
me assai caro, ovvero il prog rock e,
in particolare, quello dei Genesis. O
meglio, quello che era dei Genesis.
L'idea di una reunion completa,
tutti e cinque i componenti della
storica formazione d'un tempo,
aveva sfiorato i musicisti ancora
alcuni anni fa, quando alla fine
invece ci ritrovammo con i “soliti”
tre affiancati dai “soliti” due.
Ovvero, Tony Banks (alle tastiere),
Mike Rutherford (al basso e
chitarra) e Phil Collins (batteria e
voce), con l'aiuto indispensabile di
Daryl Stuermer (al basso e
chitarra) e Chester Thompson (alla
batteria). Il tour europeo che
intrapresero fu di buon successo di
pubblico, un po' meno di critica.
Tornarono infatti dopo oltre dieci
anni di assenza e riproposero una
brutta copia dello spettacolo di
allora. L'album dal vivo che ne
venne ricavato rasentava il patetico
(con pezzi scesi di tono perché Phil
Collins non ci arrivava più con la
voce e amenità del genere). Essi
stessi non apparivano più così
sicuri sul palco. Il Dvd della tappa di
Roma fu già meglio, sia dal punto
di vista strumentale che umano. E
qui nacque il primo sospetto per cui
crediamo possibile, magari tra un
paio di anni, ritrovarci in uno stadio
a vedere i veri Genesis. I tre
superstiti infatti confessarono di
aver avuto come prima idea quella
di coinvolgere anche Peter Gabriel e
Steve Hackett per portare in
tournée “The Lamb Lies Down on
Broadway”, l'ultima opera che
fecero assieme nel 1974. Al diniego
(neanche tanto convinto...) dei due,
ripiegarono sulla solita scaletta di
qualche anno prima. Ora forse i
tempi sono maturi: informatori ben
vicini a Gabriel e Hackett riferiscono
di una sospensione delle tournée
dei due per il prossimo anno; metti
insieme questo con le dichiarazioni
quasi entusiastiche un po' di tutti i
musicisti e un nuovo fatto (la
pubblicazione dell'ennesima
riedizione supermasterizzata
dell'album in questione) e capisci
che si sta sondando il terreno per
verificare la fattibilità di un evento
d e l g e n e re. O l t re t u t t o,
onestamente, per quanto bravi
siano tuttora sia Peter Gabriel che
Steve Hackett, nessuno dei due ha
più (soprattutto il primo) il successo
planetario d'un tempo. C'è un solo
rischio: rovinare un mito...
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INtervista di stephanie dark ::: EXCLUSIVE :::
BUGO
LA GABBIA (PD) - 4 APRILE 2009
PH: FABIO LAZZARI
Interno giorno – La gabbia music
club – soundcheck di Cristian
Bugatti in arte Bugo. Esterno
mezza sera. Due sedie nei
sassolini, un registratore, un
toscanello: “Perché Bugo è prima
simile a Beck, poi a Rino
Gaetano, poi a Battisti– attacco –
e così immerso nei confronti non
lo si considera mai come se
stesso?” “Devo chiederlo a te,
siete voi che fate i confronti, a
m e n o n l u s i n ga n o, n o n
dispiacciono. E' aria nel vento.
Forse è meglio dire meno cose,
ma giuste…” Lo sguardo è rivolto
al basso, i capelli gli coprono gli
occhi e abbozza un mezzo
sorriso, timidezza rock per
questo sottile musicista di
Trecate che a 17 anni ascoltando
rap e Jimi hendrix s'è avvicinato
alla batteria per poi toccare l'arte
in tutti i sensi. Interno notte –
l'attacco de il giro giusto esplode
tra le pareti nere del club e l'onda
elettronica del nuovo lavoro ci
invade tutti: abbandonata la
riservatezza che a volte le parole
ci impongono esce tutta l'energia
dell'artista poliedrico che attira a
sé il pubblico come una onda e lo
risbatte ai bordi del palco.
Flashback-esterno sera “da dove
nasce la canzone che da' il nome
al tuo tour che poi rappresenta un
po' una svolta in termini musicali
per te?” continuo
abbandonandomi alla brezza
primaverile: “quella canzone
nasce per Violante Placido, ci
conoscevamo un po', ancora oggi
mi viene da sorridere quando la
canto. L' ho scritta pensando che
fosse lei a cantare, lei che poi per
qualcuno è già il giro giusto.Il disco
… fondamentalmente è di musica
elettronica…è un po' come gli altri
un po' no, è naturale ma non è
fatto casualmente. Quello che poi
conta sai… è sotto il vestito, è il
corpo. Quello che conta sono i
testi perché i testi sono il cuore, la
pancia il pensiero. Interno notte –
cuore, pancia pensiero mi ripeto
mentre Ggell esalta i fan che
seguivano Bugatti da qualche
anno e ormai la giacca a righe blu
verticali è tutt'uno con il sudore
degli accaniti sotto il palco. Cuore
pancia pensiero mentre passano
C'è crisi, Love boat, Primitivo e
Sesto senso ma non nel senso in
cui lo scrivo. Rewind tardo
pomeriggio: “In Primitivo dici che
sei ridotto all'eccesso e non
all'osso, ma l'eccesso è sempre
un male?” “Perché un male? Non
volevo dire che l'eccesso è un
male. Le mie canzoni non ti
dicono quello che penso. Vogliono
aprire a soluzioni, voglio che gli
altri si interroghino. Mi piace il
contrasto: io voglio stare senza pc
ma alla fine l’ho usato per fare
tutto il disco” E per fortuna, mi
dico, quando nella rivisitazione di
prisencolinansinailciusol
dell'Adriano nazionale il nostro
musicante si scatena scendendo
dal palco, buttandosi a terra,
mimando facce. L'onda iniziale
assume sempre più l'aspetto di
uno tsunami: questo è il Bugo
“nuovo” o forse sempre lo stesso
e non lo ricordavo. “C'è crisi,
l'apripista dell'album, È uscita
proprio al momento giusto con un
video oltretutto eccezionale”
incalzo “Si, anch'io sono
soddisfatto di quel video.
Comunque Io non volevo scrivere
u n a c a n zo n e s u l l a c ri s i
economica, anche perché nasce
molti anni prima, quasi 5. A me
viene una idea, sai, poi ci giro
attorno… le mie canzoni non
hanno un significato solo, ne han
tanti, forse troppi.” Interno, tarda
notte – il concerto sta per finire.
La musica la si può sfiorare con il
dito come umidità che scende
dal soffitto nero e leccarla con
avidità perché Casalingo live in
una nuova versione è abbagliante
più delle strisce blu della giacca
del Bugatti, più della luce che mi
resta puntata in faccia per tutta
la sera (maledetta posizione
sbagliata rispetto al palco).
Chiedo “C'è un lato oscuro di
Bugo? E dove vuole arrivare?” mi
guarda torvo, forse tredici minuti
di conversazione sono un
numero che porta sfortuna o
semplicemente, ha fame “Credo
che anche tu ce l'abbia un lato
oscuro… io non ho un lato oscuro,
credo nella forza - (ride citando
Star Wars) – non cerco di capire
chi sono, come ragiono... non mi
interessa capire… e dove voglio
arrivare, in che senso? … a 102
anni !” Profondo crepuscolo Concerto finito, pioggerellina
c'avvolge e coperto nel
cappuccio Bugo esce tra la gente
e mi spiega l'origine della giacca,
la mia ossessione “Me l'ha
regalata un ragazzo, uno stilista
(giapponese?). Si è presentato
ad un concerto, e senza mai
avermi preso le misure…, era
perfetta”. C'avviamo intingendo
i piedi nelle pozzanghere verso
le rispettive auto dopo aver
gustato una ottima insalata di
musica condita da un olio
altrettanto gustoso. Un live da
vedere: coinvolgente, spassoso a
sprazzi dolce. Dimenticavo,
scrivendo ho ascoltato una
compilation rock anni '50, grazie
p e r i l c o n s i g l i o, B u g o.
storie di band a nudo - live REVIEW di nowhere girl
UNPLUGGED
MINISTRI - SHINDY CLUB
"Veramente vivo in tempi bui
E non ho nulla di cui preoccuparmi
Perché son diventato buio anch'io
Ma di notte son uguale agli altri”
E' un caldo pomeriggio di metà Aprile, ore
15. Arriva un pulmino Wolkswagen giallo
old-style targato Milano e scendono 3
ragazzi che iniziano a scaricare piatti,
amplificatori e chitarre. Qualcuno di loro
dice che suonare in un posto così bello gli
sembra un miracolo, altri sorseggiano vino,
parlano di università o suonano la chitarra
nel cortile, per ingannare il tempo. Dopo
qualche ora li ritroviamo pronti, davanti ad
un pubblico attento seduto sopra cuscini
colorati, su un piccolo palco, illuminati
dall'ultimo sole del giorno. E' venerdì, la
gente si prepara per il weekend, mentre noi
stiamo per assistere ad un piccolo miracolo
di musica italiana contemporanea. Di loro si
è già parlato in passato: dei loro album dai
titoli profetici e veritieri ("I Soldi Sono
Finiti" e "Tempi Bui"), delle loro casacche
napoleoniche che mi raccontano aver
comprato per gioco ad un mercatino hippie
ad Amsterdam, dei loro testi disillusi ed
ermetici che dipingono la nostra
generazione come nessuno riesce a fare
meglio, della loro ascesa, meritata, al
successo nazionale, della loro propensione
verso la melodia in accompagnamento
alla rabbia post-punk perfettamente in
accordo con le liriche. Di loro si sa anche
che suonano e cantano eccellentemente.
Così l'atmosfera intima e gioviale che si
instaura appena salgono sul palco con le
rinomate giacche d'ordinanza, coinvolge la
gente, la cui enfasi nell'ascoltarli nudi e
crudi in unplugged, viene mitigata dagli
intermezzi di spirito che il trio (+1)
milanese regala. Due chitarre e una sola
voce, le mani per battere il tempo, gli occhi
per incrociare il favore degli ascoltatori, i
brani di maggior successo in una versione
spoglia di artifici e volumi, insolita e
perfetta. Crudele nel pathos, geniale
nell'adattamento melodico. Così finché la
gente comune si apprestava a sistemarsi i
capelli per il consueto venerdì senza
cervello e fatto di discorsi vuoti (del resto
"ed è come se non avessero mai deciso
niente" - "Il Bel Canto"), al contrario i
Ministri ci offrivano ore di arte pura e
riflessioni sulla società contemporanea,
sulla musica dialettale e sul ruolo del rock
ai nostri giorni. E' iniziata così una serata
che ha visto poi giri di grappa sul rinomato
ponte tra discorsi sulla discografia italiana
e sulla meraviglia della natura. Ma questa è
un'altra storia. Divini. (NowhereGirl)
Scaletta UNPLUGGED:
La Piazza
Fari Spenti
Berlino
Tempi Bui
Il Futuro E' Una Trappola
Il Bel Canto
PH: AMBRA REBECCHI
Nuovi lidi e chitarre ci attendono, nuove
voci e diversi suoni: la vostra
raccontastorie acustica vi da
appuntamento alla prossima puntata.
Chi sarà il protagonista del prossimo
unplugged?
STAY TUNED ON :
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ELECTRO sapiens di Matteo visentin
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Ma chi l'ha detto che un buon dj
deve per forza aver vissuto gli
anni Ottanta per farsi rispettare
nell'Olimpio dei più grandi??
Sfatiamo questo tabù che solo
chi ha vissuto quel periodo è
degno delle maggiori platee...Tiga
Sontag è al giorno d'oggi uno dei
maggiori dj/produttori a livello
mondiale e sfido anche i più
scettici verso il genere che
propone a dimostrare il contrario.
Questo canadese è in continua
evoluzione da quando mosse i
primi passi negli anni '90,
iniziando a promuovere feste e
festival in una nazione che
storicamente riserva pochissimo
spazio alla scena elettronica.
Tiga, cari signori scettici del “so
tutto io”, si è formato da solo,
partendo dal suo negozio di
dischi dove nelle ore “morte”
cominciava a mixare, a fondere
techno, hip-hop, newwave...Tiga
non suonava negli anni Ottanta,
ma li conservava nel suo cuore
pulsante di battiti disco che allora
andava davvero forte. Da qui il
passo a fondare la prima
etichetta discografica e a
produrre il primo singolo,
Sunglasses At Night, cover del
connazionale Corey Hart, un
enorme successo che spalancò
le porte a quell'allora giovane
ragazzo di Montreal. Tiga non si
accontenta, vuole crescere,
mostra fin da subito di non voler
fermarsi di fronte a niente e
nessuno: pubblica così un doppio
cd di house, pop e techno, dando
il via alle danze che lo
porteranno, dopo una “pausa
lavorativa”, a prendere contatti
con l'etichetta DFA, molto forte in
E u ro p a e f re s c a d e l l a
p u bbl i c a z i o n e d e g l i L c d
Soundsystem e poi ad esplodere
definitivamente con You Gonna
Want Me, con la voce degli
Scissor Sisters. E arriviamo al
2006 con Sexor, dove troviamo
Talking Heads e Nine Inch Nails a
condire un album che chiunque si
appresti ad ascoltare Ciao!, suo
ultimo lavoro uscito in Aprile, non
può non aver “orecchiato”
almeno una volta. Di Tiga
ricordiamo inoltre remix
importanti come Bones dei
Killers o Shake The Disease dei
Depeche Mode....insomma,che
dire, onore agli anni '80, senza dei
quali molti sounds non
esisterebbero, ma facciamo
scendere dal paradiso musicale
qualche personaggio troppo
sopravvalutato e rendiamo onore
al maestro Sontag.
intervista di i. rebecchi :::... EXCLUSIVE ...:::
ELETROFANADANGO
Dal geniale debutto discografico di
“Radio Taxi!” alla miscela inquieta
di mistero, letteratura, tealto,
ironia, post-rock e cinema del
nuovo “In Quanto Già Peccato”; gli
ElettroFandango parlano della
folle passione per l'arte, il peccato
e i monatti… - "In Quanto Già
Peccato"… Un album diretto che
riflette sul tema del Peccato, sia in
chiave ironica sia riflessivamente.
La poetica del vago fa da contorno
al tutto, questo si può percepire
non solo nei testi, ma anche dalla
musica che si presenta sotto varie
sfumature creando una sorta di
fusione tra "energia e quiete". Non
siamo ne giudici ne boia, siamo
solo peccatori, ma non abiureremo
mai. Cosa ha ispirato i molti
scenari differenti presenti
nell'album (Bukowski, la
misteriosa Venezia…)? Non
abbiamo voluto dare uno stampo
unico alle canzoni, ma abbiamo
cercato di trasmettere la
sensazione di un viaggio, come
nei film di Jodorowsky. Abbiamo
creato un disco avvolgente,
odoroso e ruvido, che attraverso le
molte ambientazioni sembra
avere gelosia, vizi, follia e
perversioni come temi più salienti
dei testi dell'album, ma
fondamentalmente parliamo
unicamente del mammifero
Uomo. Video-proiezioni, vocalità
recitata, sperimentazione sonora.
Cosa vi ispira? Non amiamo il
“poeticume edulcorato”, o gli
intellettualismi a basso volume.
Cerchiamo di trasportare lo
spettatore in un'esperienza
sensoriale che parte dai suoni per
arrivare alle immagini, in una sorta
di teatro sperimentale. Ci
appassiona il rock pesante
ambientale (Drone), i testi di
stampo cantautorale, la videoarte,
la musica elettronica, i ritmi tribali
e ipnotici e vogliamo sviluppare il
tutto in più livelli sensoriali. Ecco
quindi l'idea di suonare con delle
maschere, ecco le videoproiezioni,
ed ecco i fumi allucinogeni che
disperdiamo illegalmente durante
i concerti. "In Quanto Già
Peccato"... peccheremo ancora?
Ne siamo consapevoli, dunque
non c'è soluzione né redenzione?
Se spremi la società il succo che
ne ricavi è velenoso; nel disco ne
trovi poche gocce ma letali.
Soluzione? Redenzione? Queste
sono cose che noi ci concediamo
da soli: non necessitiamo né della
Confessione, né dell' Estrema
Unzione. Soprattutto perché non
accettiamo di dover essere
giudicati dalla storpiatura di un
Best Seller. Peccheremo ancora,
senza dubbio e con molto gusto,
in quanto destinati a uno dei gironi
danteschi.
“In Quanto Già Peccato”
ELETTROFANDANGO
Web: www.myspace.com/elettrofandango
La muscolatura e l'originalità post-rock del cantato-recitato e delle esplosioni
elettriche tra blues e rock, vengono sublimate dagli Elettrofandango nel nuovo
album “In Quanto Già Peccato”, (registrato da Giulio Favero de Il Teatro Degli
Orrori) nella fusione trascinante di musica, suoni ed immagini a creare una sorta
di meta-teatro d'avanguardia, in cui canzoni suonate e recitate, citazioni di
Bukowski ed immagini grottesche sono esaltate live e dalle videoproiezioni di
Alberto Boem suggerite musicalmente nell'album stesso. E se già
l'ambientazione di questo concept-album che indaga sul Peccato, in una
Venezia nebbiosa e godereccia del 1600, e nel viaggio immaginifico di tamburi
macabri, violini ubriachi e vecchi sporcaccioni, la sostanza sonora gode già
dall'incipit di Caino E Ferro, di ritmi tribali e immagini acquose. Calavera
Monamour, è un tango mistico, Dal Furore Alla Cenere risente degli influssi de Il
Teatro Degli Orrori, e Formamentis, è difficile e sporca. Poi Verrà La Morte E Avrà
I Tuoi Occhi, orecchiabile, elettronica e ruvida, Confessioni Di Un Vecchio
Sporcaccione, in cui le parole grezze di Remo Remotti sono veicolate da un
turbinio sonoro, e All'Ippodromo, infernale brano in cui peste e pazzia si
avvicendando tra blues e post-rock recitato. Infine Mi Sigarè è il peccato
materializzato nelle distorsioni, nella sensualità e nell'indagine dell'animo
umano, perverso e consapevolmente peccatore. Geniale. (Voto 8.5)
SIMPLY THE BEST
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THE ZEN CIRCUS @ CIRCOLO MAGNOLIA
MERCOLEDÌ 8 APRILE 2009 by Recel
proposte, oltre che la già citata Do
FRANZ FERDINAND@ You
To?, la meravigliosa
PALASHARP by Marilù Walk Want
Away, The Fallen e infine
photo by recel
Se diamo per assodata l'idea
che per arrivare al successo
l'importante è far parlare di sé,
nel bene o nel male, bisogna
riconoscere gli Zen Circus
q u e s t o o b i e t t ivo l o
raggiungeranno molto presto.
E' un po' che sento nominare i
loro punk folk rock e decido di
andare a sentirli al Magnolia,
pur non avendo mai ascoltato
un loro disco. Arrivo mentre sul
palco si esibisce un gruppetto
di tre ragazzi giovani e
scatenati. Sono bravi. Il
cantante ha una bella voce.
Vivace e profonda. Il loro rock è
fresco e potente. Mi piacciono
proprio. Ma non sono gli Zen
Circus. Gli Zen Circus arrivano
poco dopo, sotto forma di due
ragazzi veramente scheletrici
seguiti da un terzo, che pare
più normopeso. Se dovessi
descrivere la loro esibizione
live in una parola, quella che
sceglierei sarebbe infantile.
Quello degli Zen Circus è un
rock multilingue piuttosto
stupido, che a tratti rasenta il
limite della sopportazione e
che va a pescare un po' qua un
po' là, dai Sonic Youth a Cochi e
Renato. I testi sono costruiti
attorno al (solito) plurisfruttato
spirito punk di ribellione
irriverente, che, ahimè, ai giorni
nostri assume spesso le forme
colpevoli della banalità
estrema. Il pubblico però
sembra apprezzare molto
l'esibizione, compresi i
mediocri exploit a sfondo
politico-sociale in cui il
cantante/chitarrista-con-ariada-eterno-adolescente, che tra
le sue doti non può
certamente vantare quella di
saper tenere il palco, si prodiga
durante gli intermezzi.
Peccato, perché gli spunti
musicali sono di buon livello e
soprattutto perché la tecnica è
notevole, davvero notevole. Il
terzetto è affiatatissimo,
assolutamente armonico e
sincronizzato. Si capiscono alla
perfezione e non sbagliano un
colpo. Diciamo che il sapore
che questo live degli Zen
Circus mi ha lasciato è quello di
u n fo l k - p u n k p i e n o d i
potenzialità incompiute, di una
musica che non ha ancora
capito pienamente se stessa
ma che si sta sforzando
intensamente per crescere
nella direzione giusta.
Se scrivo dei Franz Ferdinand non
posso essere imparziale.
Pertanto o taccio o dichiaro il mio
spudorato e viscerale amore per
loro. Credo che alla fine sceglierò
la seconda opzione. Il concerto,
inizialmente previsto per
l'Alcatraz, viene spostato al
Palasharp, alla fine era quasi
pieno senza creare l'effetto
claustrofobico che probabilmente
un club più piccolo avrebbe dato.
L'apertura spetta ai Kissogram ,un
gruppo berlinese che fa
degnamente il lavoro di spalla,
senza annoiare e senza strafare. I
quattro di Glasgow salgono sul
palco e per togliere qualsiasi
dubbio su quello che diventerà un
concerto memorabile scelgono
un inizio da togliere il fiato, con
The Dark of the Matinee, No You
Girl e Do You Want To? dove tutto
il palazzetto salta, canta e ha
l'aria di non voler essere in
nessun altro posto al mondo. Alex
Kapranos a centro palco tiene
alta la tensione per tutto il
c o n c e r t o, d e g n a m e n t e
supportato dal Nick McCarthy, a
cui spetta il compito di chitarra a
cui si affiancano le tastiere,
soprattutto per i brani di Tonight:
Franz Ferdinand, dove l'elettronica
è più marcata. Il concerto
privilegia il primo e il terzo album,
mentre del secondo vengono
Ousiders con il finale – solito ma
comunque grandioso - con tutti e
quattro alla batteria. L'equilibrio
viene dato dalla scelta di canzoni
che alzano e abbassano per
quanto possibile il ritmo, con una
strabordante presenza scenica di
Kapranos, fino quasi a ipnotizzare
il pubblico. Questa sera ha molti
momenti indimenticabili, ma
nessuno come Take Me Out, che
nonostante gli innumerevoli
ascolti è sempre una sorpresa
con quel cambio di tempo che fa
sembrare tutto il palazzetto
un'unica onda di persone che
saltano e cantano e il mattino
dopo si sveglieranno molto
probabilmente afone. Michael e
What She Came For seguono
serrate, e chi se le sente più le
gambe, ma tant'è, ci penseremo a
tempo debito. La prima parte del
concerto si chiude con Ulysses,
canzone di forse non immediato
impatto, ma che dal vivo esprime
un'energia degna di nota.
Serpeggia il dubbio che, come la
sera prima a Bologna, non
faranno Jacqueline. Certo, il
concerto sta andando alla
stragrande, ma, no, davvero non
possono non farla, non possono
abbandonare nello sconforto tutti
questi fans, che se l'aspettano,
sai quanto sono venuti apposta
per sentirla??? Risalgono sul
palco, si sistemano gli strumenti
“Jacqueline was seventeen,
working on her desk...” e
l'ovazione sale alle stelle. Come
tutti i loro concerti, la chiusura è
affidata a This Fire, con loro che
alla fine salutano abbracciati e sì, i
Franz Ferdinand davvero ci
stupiscono ogni volta e
altrettanto sì, il giorno dopo avevo
già in tasca il biglietto per
rivederli, il 14 luglio, a Roma.
APRITE LE ORECCHIE a cura di i. rebecchi
STATE A SENTIRE !
"Merci CuCu"
El-Ghor
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M
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D
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N
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Seahorse Recordings 2009
genere: indie rock voto: 7/8
Web: www.myspace.com/elghor
Se la lingua francese è spesso accostata in musica alle ballate soavi e a
vocalità impalpabili, gli El-Ghor dimostrano con il secondo album, “Merci
Cucu”, che l'indipendenza musicale tra pop-rock e post-rock può essere
gradevolmente affidata a liriche ispirate seppur grintose ed originali. In lingua
francese, appunto. Così l'album, realizzato con la collaborazione di Davide
Arneolo (Marlene Kuntz) e Francesco Di Bella (24 Grana), scintilla in
arrangiamenti delicati ed archi incantati, dalla vivace Monsieur Paul alla
radiofonica J'Arrive A Voir, passando per la retrò Mémoire Aide Moi, e la
gritnosa Laisse Nous La Mer. Cucù-Tête che sembra cibarsi dei rintocchi del
pianoforte, Miss Marianne, ballata malinconica e corale, Rien N'est Parfait un
toccante indie rock godibile. Belle armonie, raffinate soluzioni, semplicità
indie, funk scarno, spigolature wave, noise ed inquietudine cantautorale.
Davvero ammirevole!
"Day & Nights of ...”
Capital
inudibilia a cura di a. lo giudice
Fierce Panda - Aprile 2009
genere: indie/rock - voto: 8+
Web: www.myspace.com/capitalmyspace
Echi Placebo-memori, new-wave intrisa di post-rock, sintetizzatori spaziali,
chitarre ruvide ed epiche melodie nostalgiche '80s. Un pacchetto che ha in sé
U2, New Order, The Cure e White Lies, e che i Capital manifestano nel breve e
nuovo ep “Days And Nights Of Love And War”, che parte con la tormentata,
decadente e new-wave Ruin per sfociare in Broken Glass, in cui si
concentrano sonorità magnetiche, e Earphones intimista, dark e introspettiva.
Poi Hey There, che in momenti sintetici plasma un pop amabile e Easier To
Leave, enigma pop-rock dalle influenze svariate e fruibili. Talmente bello che
risulterà troppo corto, questo ep della band di Toronto che sintetizza il postdecadent-new wave-rock contemporaneo e lo esalta in un tripudio di scintille
psichedeliche. Bellissimo!
"Understanding Electricity”
Official Secrets Act
One Little Indian
genere: indie/rock/pop - voto: 8
Web: www.myspace.com/officialsecretsact
Parte da Leeds la nuova rivoluzione brit-rock dell'anno, grazie agli Official
Secrets Act che con pennellate di glam rock e fruibilità pop, sulla scia di band
come i Vampire Weekend, riescono a mescolare le molteplici influenze
(Talking Heads Television, Neutral Milk Hotel) creando originali soluzioni
musicali e liriche nell'esordio di “Understanding Electricity”. Mainstream
ricorda gli Smiths ed è orgogliosamente pop, So Tomorrow è un new wave
incalzante e The Girl From The BBC, primo singolo, brilla nella coralità a tratti
beatlesiana. Poi A Head For Herod, ballata contemporanea tra momenti
sintetici e voce retrò, Momentary Sanctuary, effettata alla Cure, Bloodsport,
poetica e dotata di pathos crescente e straziante. Victoria è psichedelica e
Under The Flightpath prende spunto dai Pulp e dal pop '60s. Infine Little Birds
è puro brit-pop con inserzioni elettroniche e Hold The Line accoglie ritmi da
dancefloor, ballata, songwriters e pop-rock. Innovazione musicale con gusto
per il passato e visioni future tra glam-rock spaziale, momenti sintetici e
vocalità avvolgente: il meglio degli ultimi 30 anni di musica.
Faccio male a me stesso, ma
spero sia salutare: “Modern
Dance” è una cagata pazzesca!
L'ho detto! Non voglio condannare
tout court i Pere Ubu: i due singoli
di esordio (30 Seconds over Tokio
/
Heart of Darkness e,
soprattutto, Final Solution / Cloud
149) sono tra le cose più belle mi
sia stato dato di ascoltare. Ma quel
disco di esordio… non c'è un
critico musicale che non lo
incensi, che non lo consideri pietra
angolare della cultura rock.
Anch'io, fino a poco tempo fa,
avrei guardato con malcelato
disprezzo il superficialotto che
avrebbe osato porre dubbi su
un'opera così seminale, così
profetica, così…boh. Ad un certo
punto mi sono chiesto, perché mi
piace questo disco? E non sono
riuscito a darmi una risposta. So
benissimo perché, ad esempio,
impazzisco per l'esordio dei
Suicide, per restare in ambito new
wave, ma “Modern Dance” dei
Pere Ubu, ho il sospetto, piace
perché piace alla gente che piace.
Sì, è vero, un'opera va
contestualizzata e, nel caso in
esame, la contestualizzazione è
particolarmente pregnante (c'è la
crisi dell'industria pesante alla
fine degli anni '70 che ha lasciato
Cleveland, la città dei Nostri, con
le sue enormi fabbriche, come
un'orribile wasteland da distropia
apocalittica / ci sono le nevrosi e
le paranoie dell'uomo moderno,
lasciato solo e senza punti di
riferimento dopo una stagione di
grandi speranze e forti ideologie),
ma, alla fine della fiera, 'sti cazzi?!
Questi sono discorsi da gente che
ha speso una barca di soldi per
p ro c u ra rs i u n a c o p i a
d'importazione del disco e non
vuole arrendersi all'idea che forse
era il caso di attendere la
ristampa in edizione economica
(si potrebbe fare un discorso
analogo per “Y” del Pop Groupattaccatemi pure, ne ho per tutti!).
La triste verità è che “Modern
Dance” lascia l'amaro da
insoddisfazione in bocca: è un
disco che eiacula precocemente e
riesce, comunque, ad essere
dispersivo (con un minutaggio
complessivo così scarso, i sei
p a l l o s i s s i m i m i nu t i d i
“Sentimental Journey” sono una
vera e propria presa per il culo),
ma, soprattutto, non dice un
beneamato nulla- dando così la
possibilità ai critici di speculare a
ruota libera. Questi ultimi si
dimostrano alquanto grati,
regalando in blocco il massimo dei
voti al disco che gli ha dato modo
di dimostrare quanto sono bravi
come esegeti. Recentemente ho
fatto lo stesso discorso in
relazione ai film di David Lynch e
sono stato quasi mangiato vivo…
ROCK ICONS a cura di i. rebecchi
BOB DYLAN
Profeta, cantore, poeta,
compositore, utopia del
perduto senso d'appartenenza
alla tradizione, icona del
movimento di protesta
americano, folk singer con
chitarra, cappello ed armonica,
Robert Allen Zimmerman
nasce sotto il segno dei
gemelli a fine maggio del 1941 a
Duluth in Minnesota.
Ribattezzatosi Bob Dylan così
in onore al poeta Dylan
Thomas, è summa ed antitesi
dell'arte del '900, nella sfida
alle convenzioni iconografiche
imposte dalla cultura pop degli
anni '60 e nella missione di
portavoce generazionale della
socialità americana reale e
dimenticata, vagabonda e
illuminata. Trasferitosi a New
York alla fine degli anni '60 per
rendere omaggio al morente
Wo o dy G u t h r i e e p e r
frequentare i circoli culturali
del Greenwich Village, dove
raccontava l'alienazione e la
disperazione della sua
generazione attraverso il
talking blues, liriche forbite e
una vocalità ruvida e sgraziata,
in accordo con la personalità
introversa e silenziosa, Dylan
fu scoperto da John Hammond
(già scopritore di Billie Holiday
e Aretha Franklin), diventando
l'idolo dei giovani bianchi
americani, una ponte tra la
re a l t à s o c i o - p o l i t i c a e
l'angoscia intimista collettiva,
per le doti narrative ed eroiche
che fin dagli esordi lo
distinsero dagli altri cantori
folk-blues dell'epoca, per
l'animo di protesta e il talento
letterario. Nel '61 registra in due
giorni “Bob Dylan”, esordioraccolta di classici folk e blues,
e nel 1962 l'anno dopo “The
Freewheelin'”, pregno di brani
di protesta e d'attualità ispirati
a Guthrie e alle canzoni
tradizionali degli schiavi, in cui
si sposano le immagini del
Dylan profeta e pacifista,
glorificato dalla più splendida
e famosa delle sue canzoni,
B l ow i n ' I n T h e Wi n d ,
stereotipo ed immagine della
canzone di protesta dell'epoca
ed ode anti bellica. Divenuto
idolo per pubblico, critica e
colleghi, Dylan è in prima linea
con l'amante Joan Baez, nella
lotta ai diritti civili, e dopo la
Marcia su Washington, uno
sceneggiato tv e qualche litigio
con i media, esce “The Times
Are a-Changin'”, esempio della
personalità attivista ed
impegnata dell'artista. Nel
1964 esce “Another Side Od
Bob Dylan”, che affronta
t e m at i c h e d i f fe re n t i ,
romantiche (To Ramona) e
rock (Black Crow Blues),
sublimate da Chimes Of
Freedom, in cui realtà sociale si
affianca a poesia immaginaria:
i l p ri m o p a s s o p e r i l
cambiamento di rotta della
carriera di Bob da folk singer
popolano a rock star mondiale.
Nel '65 esce “Bringing It All
Back Home”, album in cui
l'artista si fece accompagnare
per la prima volta dalle chitarre
elettriche, e in cui sono
presenti richiami alla poesia
beat (Subterranean Homesick
Blues) e in cui regna quella Mr.
Tambourine Man, una delle più
importanti canzoni della
storia. Quell'anno Dylan si
esibì in elettrico al Newport
Folk Festival con un gruppo
p rove n i e n t e d a l l a Pa u l
Butterfield Blues Band, fu
pesantemente fischiato,
contestato e costretto a
lasciare il palco dopo solo tre
canzoni, da un pubblico tradito
dalla chitarra elettrica. Pochi
giorni dopo Bob registrò il
brano Positively 4th Street,
pieno di riferimenti diretti
all'accaduto e critica verso al
comunità folk. Lo stesso anno
esce il singolo Like A Rolling
Stone: i 6 minuti di riff ed
organo, asprezza folk ed
attitudine rock più importanti
della musica di tutti i tempi.
L'album successivo, “Highway
61 Revisited” attraversa il blues
del suo paese in surreali
momenti di chitarra e in brani
che Dylan portò in tour con i
The Hawks. Il 1966 è l'anno di
“Blonde On Blonde”, un misto
di folk, gospel, beat, rock e r&b,
a chiudere la trilogia di
capolavori dylaniani. Dopo un
tour mondiale culminato nella
performance al Manchaster
Free Trade Hall, in cui uno
spettatore indignato gridò a
Dylan “Giuda!” per via delle
chitarre elettriche (e Bob
rispose incitando la band a
suonare il più forte possibile
Like A Rolling Stone), l'artista
tornò a NY e tra le pressioni
mediatiche di “Tarantula”, il
manoscritto di Dylan, di un
nuovo tour ed album, fino al
celebre incidente in moto nei
p r e s s i d i Wo o d s t o c k
misterioso e mai spiegato,
forse solo ideato per sfuggire
alle pressioni in un isolamento
che durò oltre un anno e
mezzo. Nel '67 iniziò alcune
registrazioni casalinghe poi
pubblicate nel '75 col nome di
“The Basement Tapes”, e lo
stesso anno The Hawks
cambiarono nome in The Band
e registrarono in solitaria
l'album “Music From A Big
Pink”. Lo stesso anno esce
“John Wesley Harding”,
raccolta di brani contemplativi
e sacri con pochi strumenti e
testi tradizionali, tra cui All
Along The Watchover ripresa
poi da Jimi Hendrix. “Nashville
Skyline”, album country in cui
duetta anche con Johnny Cash
e il Festival dell'Isola di Wight
nel 1969 aprono le porte agli
anni '70 di “Self Portrait”,
criticato da i fan, e del brano I'd
Have You Anytime, scritta con
l'amico George Harrison,
portato al Concerto per il
Bangladesh di Harrison nel
1971. Registra alcune sessioni
mai edite col poeta Allen
Ginsberg, e l'anno dopo
partecipa al film “Pat Garret &
Billy The Kid”, collaborando
alla colonna sonora con
Knocking On Heaven's Doors e
registra “Planet Waves” per la
Geffen Records. Nel '74 inizia il
tour con The Band, pubblica
“Blood On The Tracks” e scrive
la prima canzone di protesta di
s u c c e s s o, d o p o ave r
incontrato il pugile Carter
incarcerato per triplice
omicidio: Hurricane. Il tour fu
un tripudio di ospitate
celebri,da Joan Baes a Ginberg
e Joni Mitchell. Dopo “Desire”
('76), il film “Renaldo And
Clara” e il concerto di addio di
The Band, duetta con Eric
Clapton in Sign Language,
inclusa in “No Reason To Cry” e
pubblica “Street Legal” ('78).
Risorto e in pace col suo
passato e con i media, Dylan
nel '79 frequenta una classe di
biblistica in California, e
pubblica due album di musica
gospel, “Slow Train Coming”,
pieno di simbologia cristiana, e
“Saved”, che ispirò lo stesso
John Lennon per la sua non
finita Serve Yourself. Shot Of
Love è la prima canzone laica in
due anni, a cui segue l'album
del 1983 “Infidels” e “Down In
The Groove” ('88). Dopo
un'incursione nel rap e il non
capito album “Knockend Out
Loaded” ('86), parte in tour con
Tom Petty e con i The Grateful
Dead, per poi iniziare il Never
Ending Tour. Attore in “Hearts
Of Fire”, nella Rock And Roll Hall
Of Fame dal 1988, autore con
H a r r i s o n d i “ Trave l i n g
Wilburys”, criticato per “Oh
Mercy” e “Under The Red
Sky”,dedicato alla figlia di 4
anni (che vede la
partecipazione di Slash, Elton
John, George Harrison e molti
altri), partecipa nel 1992 ad un
tour con Carlos Santana,
tornando alle radici folk degli
esordi con “Good As I Been To
You” e “World Gone Wrong”,
che spicca nel capolavoro
delicato di Lone Pilgrim.
Collabora poi con Michael
Bolton e partecipa alla
c o m m e m o ra z i o n e d i
Woodstock del '94 e registra un
MTV Unplugged. Dopo un
problema cardiaco torna in
tour esibendosi persino
davanti al Papa a Bologna, fa
uscire “Time Out Of Mind”
prodotto da Daniel Lanois,
partecipa a “Clinch Mountain
Country” di Ralph Stanley e
parte in tournée con Paul
Simon. Nel 2000 vince Golden
Globe e Oscar per Things Have
Changed, colonna sonora di
“Wonder Boys”, pubblica nel
2 0 0 1 ” L ove A n d T h e f t ” ,
collabora all'album-tributo a
Johnny Cash, e viene insignito
della seconda laurea ad
honorem nel 2004. La sua vita
è il fulcro di un documentario
realizzato da Martin Scorsese
nel 2005. “Modern Times”
esce nel 2006 e lo stesso anno
esordisce come conduttore
radiofonico nel suo programma
settimanale per la XM Satellite
Radio, Theme Time Radio Hour.
Dopo il premiato film “I'm Not
There” di Todd Haynes, basato
sulla molteplice pluralità
dell'artista, esce “Dylan”,
antologia dell'intera carriera.
Vince il Premio Pulitzer alla
carriera nel 2008 e a fine aprile
2009 è uscito il più recente
“Togheter Through Life”.
Venerato profeta della realtà,
artefice della controcultura
degli ultimi 60 anni,
e n i g m at i c o i n t e r p re t e,
sfuggente, schivo e anti-divo,
Bob Dylan è uno che portò luce
sulla tradizione folk e sul suo
circondario culturale dalle
radici anti schiaviste, un
menestrello raffinato che fece
dell'utopia generazionale la
propria bandiera, anche contro
tutto e tutti. Un genio. Uno,
nessuno, centomila.
live review di ZANIN denise
live REVIEW di A. LO GIUDICE
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ALPONJAMJAMBOREE T
I l R a d u n o d e i M u s i c i s t i d e l l a Va l d'A l p o n e
h a i n f u o c at o i l p a l c o d e l J a c k Th e R i p p e r
La Jam session è conosciuta
come una riunione di musicisti
con il reale scopo di approfondire
le proprie capacità musicali ed
abilità nel comporre. Alla base di
tutto ci sta l'improvvisazione,
che rende l'incontro ricco di
fantasia e creatività. L'etimologia
pare essere sbocciata attorno
agli anni venti negli ambienti
jazz, diffondendosi poi anche nel
rock: negli anni sessanta, infatti,
anche i musicisti rock si
cimentarono in jam session; ne è
un esempio Eric Clapton con i
Derek & Dominos, dove
nell'ultima versione dell'album
Layla, viene inclusa una serie di
registrazioni in jam fra Clapton, i
membri della sua band ed altri
musicisti (tra cui Duane Allman).
Il divertimento sta nella capacità
di intrattenere il pubblico, e si
può dire che il tentativo veronese
ha raggiunto i suoi obiettivi.
Sabato 11 Aprile 2009, si è tenuto
presso il locale Jack The Ripper
(Roncà_VR), il raduno dei
musicisti della Val d'Alpone :
l'Alpon Jam Jamboree. Si è
trattato di una vera e propria jam
session alla quale hanno potuto
partecipare tutte le band
provenienti dalla vallata
(approssimativamente sulle
50!!). La serata, presentata
dall'ormai conosciuto gruppo
dei Montecchia City Rockers
(paladini musicali della zona
veronese), ha dato libero sfogo
ai musicisti e ai tantissimi
invitati, proponendo una
imperdibile lista di canzoni che
hanno rappresentato la storia
del rock sin dalle origini. Il locale,
gre m i t o d i ge n t e, s i è
trasformato in un palcoscenico
d ' e vo l u z i o n e m u s i c a l e,
puntando all'ascolto di grandi
brani d'artisti d'altri tempi
(Hendrix, Black Sabbath, Bob
Dylan, Doors,…e tanti altri). Più
che provare a tornare indietro
nel tempo, lo scopo della serata
pare essere stato l'unire diverse
(quanto simili) realtà musicali
della zona, avendo così la
possibilità di farsi conoscere e
riconoscere. La voglia di far
musica è molta, gli individui non
mancano e la possibilità di un
nuovo stravagante incontro
serpeggia ancora nelle menti dei
nostalgici; forse non era come
ce la immaginavamo, forse non è
possibile tornare nel fulcro dei
migliori anni musicali, ma se
t e n t a r n o n nu o c e, c i
riproveranno finché il rock non
esploderà dalle vene! In coro
siete tutti invitati: “Oh ti!!! Ghe la
Jam!!!” (di Denise Zanin)
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9
-
Sabato sera l'inizio del concerto
del Teatro degli Orrori mi ha
distratto dallo spettacolo di due
graziose fanciulle di circa 18 anni
(lo dico per non essere
considerato un po' pedale, ma, in
tutta sincerità, non sono sicuro
che fossero maggiorenni) con il
trucco e l'aria da zoccolette, che
si slinguavano amenamente in
mezzo al pubblico. Questo per
dire che Pierpaolo Capovilla e
soci spaccano alla grandissima,
se riescono a far passare in
secondo piano certe cose.
Quindi al diavolo questo sordido
esibizionismo adolescenziale e
parliamo di rocchenroll- del muro
di rumore bianco che il Teatro
degli Orrori riesce a sollevare
davanti alla stridula voce con cui
il cantante declama i suoi versi
grondanti di sangue ed alcol.
“Finalmente è morta / folle
creatura / adesso posso bere
quanto mi pare / senza vederti
impazzire” è una chiamata alle
armi per il pubblico del New Age
che impazzisce trasformandosi
in una massa pogante come non
ne vedevo da un bel po'.
“ C a r ra r m at o R o c k ” e l a
meravigliosa “Compagna
Teresa” fanno schizzare fino al
soffitto il livello di testosterone e
chi se ne frega se, in alcuni punti,
l'aria è così satura di distorsioni
che si ha l'impressione di
perdere qualche passaggio. Il
messaggio arriva, disperato e
arrogante, alle orecchie del
pubblico: questa vita è di dubbio
gusto e vogliamo annichilirci
sotto un'onda di birra e
feedback. La panza alcolica di
Pierpaolo, lo sguardo che spazia
tra il torvo ed il demente, il suo
gesticolare sconclusionato
(specie quando afferra il
microfono con entrambe le mani
e lo scuote con forza sui e giù) e
persino il furetto morto che si
lascia crescere in testa, sono
p a r t e i n t e gra n t e d e l l o
spettacolo, al pari del basso
metallico, dell'elettroshock
chitarristico e del devastante
pistonare percussivo. E poi l'urlo
che caccia a metà di “Maria
Maddalena” è come una mano
che ti afferra il cuore e, senza
preavviso, lo strizza, come la
voce da incubo di Alan Vega
nell'inferno di “Frankie Teardrop”
più di trent'anni fa. Dopo tutto
questo tempo, non siamo ancora
riusciti a trovare una via di
uscita dalla gola del serpente e,
finito il concerto, le due teenager
che si davano di limone erano
sparite chissà dove. C'è di che
essere disperati!
interview di i. rebecchi :::...EXCLUSIVE :::...
THE SILENT COMEDY
BELLI, RETRÒ, COLTI E FOLK: DAL CINEMA MUTO AI TOUR MONDIALI
The Silent Comedy: hanno
suonato con Louis XIV e
Razorlight, sono una band
californiana che con evidenti
attitudini country-folk legate alla
tradizione, propensione indie-rock
e una sorprendente capacità di
fondere teatro, musica, racconto,
poesia e videoclip. Joshua, leader e
voce della band, mi descriveva da
tempo il suo progetto musicale
come nato come satellite di
un'altra band e fortemente
concentrato sugli scenari
cinematografici e letterari dei primi
anni del '900. Una band
fortemente folk e di stampo
cantautorale, in cui mandolini,
banjo, violini ed armoniche
sposavano indipendenza rock,
intellettualismi soffusi e il cinema
muto americano degli anni '20. Ho
voluto scavare a fondo in questa
realtà made in USA, anomala,
tradizionale e creativa, con la viva
speranza di vederli presto live
anche in Italia. Come sono nati
The Silent Comedy? J: The Silent
Comedy voleva essere un gruppo
solamente da disco, costola dei
Dehra Dun di cui io e Benjamin,
mio fratello, facevamo parte. Poi
iniziammo per caso a fare piccoli
concerti e la cosa crebbe
portandoci persino a fare un tour
nella parte Ovest degli Usa. Il
sound che abbiamo sviluppato è il
frutto degli ascolti di molti anni di
folk americano contemporaneo e
non solo. Recentemente abbiamo
apportato molto più rock'n'rollblues. Quanto è importante l'Arte
per la vostra ispirazione? E chi vi
ha maggiormente ispirati? J: In
origine, come suggerisce il nome
stesso della band, personalmente
fui ispirato dai film muti americani
del primo ventennio del 1900. Quel
periodo fu particolarmente
prolifico per i registi e il cinema, ad
esempio. La creatività e la
genuinità dei pionieri del cinema è
d'ispirazione come approccio
stesso alla musica da diverse
prospettive. Molte star del
primissimo cinema provenivano
dal circuito teatrale di Vaudeville e
i miei nonni erano vaudevilles.
Sono affascinato dalla storia del
cinema e del teatro e addirittura
porto nelle nostre perfomances un
po' di vaudevilles, carnevale e
aspetti religiosi. Chiunque sia
connesso alla nostra band è
musicista, scrittore o regista o
pittore, ed ognuno di noi ha un
background artistico di almeno
uno di questi settori. Charlie
Chaplin e Buster Keaton sono per
noi fonte primaria di ispirazione. E
poi Albrecht Durer, Hieronymus
Bosch ed altri scrittori, filosofi,
pensatori e artisti. Anche artisti
moderni come Mike Maxwell, con
cui abbiamo appena collaborato:
abbiamo usato una delle opere di
Mike per la copertina del nostro
ultimo album, e lo stesso pezzo è
stato da lui riprodotto su scala
moltiplicata come enorme
scenografia. Io e mio fratello siamo
influenzati ed affascinati dai
soggetti misteriosi, e molto di ciò
si può dedurre dalle liriche delle
nostre canzoni. La nostra
propensione nel descrivere
tragedie umane e ingiustizie
sociali ci è valso il soprannome di
“Fratelli Grimm”!. E musica, cinema
e letteratura ci influenzano molto
in questo senso. Darren Aronofsky
è il regista che rappresenta questa
nostra tendenza più di tutti. Cosa
ascoltano The Silent Comedy? J:
Dunque,abbiamo gusti ed
attitudini diverse, tra noi. Dal
ganster-rap ai The Decemberists,
Josh Ritter, Joanna Newsom,
Gillian Welch, Modest Mouse, Te
Arcade Fire, Kaizers Orchetra, Tom
Waits, Califone, Kings Of Leon e
via dicendo. O ancora Transfer, Get
Back Loretta, Dirty Sweet, Paddle
Boat, Delata Spirit, Calico House,
Swim Party, Or The Whale, The
Nion Line e Peter and The Wolf.
a cura di matteo visentin
H.E.R.O.I.N
photo by Ambra
Human Environmental Return of
Output/Input Network: con
questo progetto crossmediale, il
24 Aprile escono in radio e in
streaming su sito e myspace
niente meno che i Motel
Connection con l'appoggio di
Stefano Fontana. Un progetto
inedito, innovativo (prevede
l'uscita di singolo, fumetto e
persino un videogame), a “ridotto
impatto ambientale”, in grado di
interagire con il pubblico grazie a
geniali stratagemmi artistici.
H.E.R.O.I.N., nuovo singolo del
gruppo torinese di Samuel e Pisti,
esce anche come videogioco e
sarà l'inizio di un nuovo album
previsto per il 2010 che verrà per
intero riprodotto in videogame 3D
realtime, con gli avatar dei Motel
Connection impegnati a liberare
da abusi e oppressioni la nostra
malata società. Grazie inoltre alla
collaborazione con Disegno
Industriale del Politecnico di
Torino, produzione e promozione
saranno realizzate con concetti
di eco design, risparmio
energetico e sostenibilità
ambientale. I Motel Connection
sin dall'esordio nel 2001 hanno
sempre interagito con Web,
cinema e arte, cercando di
continuo un suono nuovo ed in
particolare prestando costante
attenzione all'interazione con il
pubblico. Con questo ultimo
pezzo si arriva addirittura ad un
coinvolgimento fisico della gente,
toccando anche un' idea di
c re at i v i t à i n t e s a c o m e
interazione tra diverse creatività
individuali, le quali grazie all'era
digitale stimolano una cultura
diffusa e portano al nuovo
concetto di musica sociale.
Rivoluzionario!
VIA DELLA TORRE 6 TEL 338.9541720
WWW.MYSPACE.COM/NENOGUITARS
MERCOLEDI’ APERTO FINO ALLE 22.00
non perdiamoci di vista di g. mari
Faces…the good boys!
Tempo fa insieme ad un caro
amico musicista si discuteva
delle origini del Rock e sui gruppi
che ci hanno influenzato. Così tra
una citazione e l'altra ci siamo
trovati entrambi d'accordo nel
ricordare un gruppo inglese,
ormai dimenticato, i Faces.
Adesso si può parlare di
supergruppo ma allora nessuno
faceva queste distinzioni, il livello
professionale era alto, spesso
raggiunto con anni di gavetta,
inoltre le fusioni tra i gruppi erano
frequenti e spesso lasciavano il
segno. Nel caso dei Faces, pur
avendo vita breve, sono riusciti a
produrre ben 5 dischi, di cui
l'ultimo di inediti, Open To Ideas,
uscito postumo. Tutti i
componenti partivano da
lontano e avevano una solida
base che affondava le radici nel
periodo RnB nella Londra
underground dei primi anni
sessanta. Alla fine di quel
favoloso decennio Rod Stewart
(voce, ex The Steampacket ) e
Ronnie Wood (chit- ex Bird)
avevano già concluso le loro
collaborazioni per i primi due
dischi solisti di Jeff Beck, Truth e
Beck-Ola, perciò si unirono con
quello che restava della favolosa
Mod band degli Small Faces,
rimasti orfani dopo la dipartita di
Steve Marriott (Humble Pie).
Kenney Jones (batt), Ronnie Lane
(basso) e Ian Mclagan (pianohammond) rappresentavano una
delle migliori sezioni ritmiche in
circolazione e così nacque la band
inglese, tra le più famose della
storia del rock, i Faces. Il primo
disco arrivò presto e non a caso
venne ironicamente intitolato,
“small faces ( aka First Step) “, per
ricordare a tutti i fans che in fondo i
nuovi Faces erano ancora tutti
disposti a fare il migliore rock & roll.
All'ascolto però i Faces suonavano
molto made in USA, e una cosa è
sicura, non erano più gli Small
Faces, perché il loro sound era
molto distante da quello
precedente, fatta eccezione per le
ballate folk nelle quali Rod Stewart
attingeva a piene mani dalla
tradizione. A questo proposito vale
la pena citare un loro grande
classico, Sweet Lady Mary, che
ricorda molto un altro grande
successo del Rod Stewart solista,
ovvero Maggie May, il suo primo
successo planetario. Dal loro primo
album spicca Three Button Hand
Me Down, uno dei loro maggiori
successi di inizio carriera.
Comunque risulta evidente che la
fonte principale di ispirazione era il
blues delle origini, quello che
scorreva lungo il fiume Mississippi.
Infatti il loro primo singolo fu una
cover di Bob Dylan, Wicked
Messenger.
Le ragazzine
impazzivano per Rod Stewart, la
nuova tendenza androgina del
mondo del Rock dell'epoca non lo
colse impreparato, infatti il vecchio
sopranome che aveva, “Rod the
Mod”, la dice lunga sulle sue
origini e sulla voglia che aveva di
sperimentare nuove mode e
filosofie di vita. Lasciato da una
parte un certo machismo, l'uomo
dei primi anni settanta e in
particolare quello del mondo
musicale, dava ampio spazio per il
suo look a lustrini, tutine, rossetti
e accessori femminili vari e il
risultato di lì a poco fu l'esplosione
del Glam Rock. Per certi versi
quindi i Faces sono degli
antesignani del genere ma il loro
stile musicale resterà comunque
molto classico e poco incline alla
moda e agli eccessi. Un buon
brano che spiega bene questa
tendenza è la galoppante Had Me
A Real Good Time. Gli albums e i
singoli di successo uscirono
regolarmente a partire dal 1970.
Iniziarono con il già citato First
Step, e poi nel 1971 ben due
uscite, Long Player, e A Nod Is As
Good As A Wink…To A Blind
Horse…,considerato dai più il loro
capolavoro. Infine nel 1973 l'ultimo
LP, Ooh La La, con all'interno
l'omonima canzone, firmata da
Lane e Wood. Il più attivo e
prolifico tra i Faces è senza ombra
di dubbio Rod Stewart che
parallelamente inizia la sua
carriera solista producendo i suoi
dischi e utilizzando il resto della
band per registrarli. Il successo da
solista però è maggiore rispetto ai
risultati raggiunti dai Faces tanto
da permettergli, dopo lo
scioglimento, di trasferirsi negli
States e conquistare il mercato
mondiale. La cosa divertente è
che nel suo primo periodo il sound
è sovrapponibile a quello dei
Faces, e tra le produzioni
discografiche non c'è alcuna
differenza ! Un paio di canzoni dei
Faces, in particolare, You Can
Make Me Dance,Sing Or Anithing
e l'inedità Open To Ideas
sembrano anticipare di un bel po'
di anni lo stile vincente e il lato più
commerciale che in seguito Rod
Stewart avrebbe adottato per la
sua carriera solista. A partire dalla
metà degli anni settanta molte
delle sue canzoni, fatte con
questo stampo hanno
conquistato milioni di fans,
soprattutto tra la parte femminile,
facendolo diventare una delle
maggiori Rockstar, Dagli inizi degli
anni ottanta il declino e nulla che
valga la pena di ricordare. Come
altri artisti ha preferito godersi la
vita e mantenere lo status
raggiunto producendo dischi inutili
e spudoratamente commerciali, il
vero Rod Stewart è un altro, perciò
comprate i suoi dischi tenendo
presente che la sua data di
scadenza è il 1980.
THE ARTYPARTY
3 giorni di arte a Vicenza
The ArtyParty è musica, fotografia,
graffiti, video e divertimento. Una festa in
cui writers, musicisti, attori e pubblico si
mescoleranno tra loro sotto il segno
dell'immagine della città e della sua
rivalutazione, dal 22 al 24 maggio a
Vicenza nel cortile dell'Araceli. Dai dj set
di Mawkish, Dax dj e Attack! by Global
Beat alle videoproiezioni Vj by Videotape
il venerdì; da Glamour Manifesto, The
Wanted, Your Hero agli headliner
Dufresne il sabato, fino alla conclusiva
domenica all'insegna dei dj set e dello
spettacolo teatrale di Musa Fragile. In
affiancamento il tema della rivalutazione
della città, Homesick Hometown, con la
mostra fotografica di 10 artisti nazionali e
un'esposizione di graffiti di noti writers.
The ArtyParty
22-23-24 Maggio 2009
Araceli, Vicenza
Japan nr. 1
MONTE CROCETTA
bassano del grappa (vi)
Edit di “Megaloman”, quel film
giapponese degli anni 80..
p e n s at e N O N c o n o s c eva
Megaloman.. e quasi quasi
conoscevamo più cartoni animati
giapponesi di lui! Siamo stati di
Domenica a Cittadella al “Flea
Market” per cercare vecchi
dischi! Abbiamo trovato per 1 euro
delle compilation con pezzi Italo
Disco molto interessanti. Eh sì, le
produzioni Italiane anni 70/80
hanno fatto davvero il giro del
mondo ed ispirato un sacco di Djs
e Artisti! Ne vado fiero: pensate
che Sangy dell'etichetta Musix
Records è Vicentino; Gaznevada,
Alexander Robotnik hanno
davvero “aperto la mente” ai
producer internazionali ..se poi la
Dance Music ha avuto i suoi
sviluppi è grazie a Noi italiani.. I
giapponesi ne vanno matti!
graphic by S&V
seguo dal lontano 2002 ed è
sempre stato il mio sogno fare
venire a Vicenza questi artisti!
www.family-house.net/fon.html
(leggi l'intervista!) DJ Kent è un
appassionato collezionista di
Disco Music, estimatore di Italo
Disco e pure Hip Hop. Il suo stile
oserei definirlo "Psychedelic
Disco" in quanto propone brani
funk con lunghe escursioni
melodiche da viaggio.. In questi
giorni ho potuto stare con lui e
fargli conoscere un po' Venezia,
Vicenza, la nostra cucina ecc. è
stato veramente interessante. .
Assieme al mio amico e collega
Beker gli abbiamo fatto ascoltare
un bel po' delle nostre produzioni
MAWKISHwww.myspace.com/th
Martedì 21 Aprile al Bar Sartea di Kza della band Force Of Nature. emawkish ..e le ha volute tutte
Vicenza abbiamo avuto ospite Force Of Nature è una formazione masterizzare in cd! In particolare
DJ Kent, componente assieme a nata un bel po' di tempo fa; la gli abbiamo fatto ascoltare il ReELECTRONIC BLOG di Djdax
intervista di M. visentin :::... EXCLUSIVE ...:::
CRAZY- TIFF.
Banale, Padova, 3 Aprile 2009
Testi surreali, coinvolgenti,
d i re t t i . U n a s e n s u a l i t à
abbagliante e per nulla scontata.
Una determinazione che
traspare dal suo sguardo deciso,
avvolgente. Un' irriverenza
“made in Italy” che l'ha portata
ad essere apprezzata fuori
confine ed a collaborare con
nomi importanti della scena
internazionale. Tutto questo, e
non solo, è Tying Tiffany, un
concentrato di elettronica, rock
e punk possente e sensazionale,
che accompagna l'ascoltatore in
una dimensione di pazzia,
quella stessa che lei ci sbatte in
faccia con Pazza. Una serata
senza “buchi”, elettrizzante,
d e c i s a , d ove abb i a m o
assaporato tutto il background
musicale di un'artista senza peli
sulla lingua che da l'idea di non
p i e g a rs i d i f ro n t e a l l e
imposizioni del mercato
discografico, mantenendo la
propria originalità: alla faccia di
chi non c'era! S&V: Classica
domanda,mi sembra però
doveroso fartela in un momento
in cui si tende troppo a
generalizzare: con che nome
definiresti il tuo stile musicale?
S e n o n ri c o rd o m a l e i l
termine“elettroclash” non è
proprio di tuo gradimento...Mi
distacco dalle definizioni e dalle
etichette create da altri, mi
diverte definire il mio genere,
electrospanking, un termine
ironico che rappresenta la carica
muscolare trasmessa dal mio
groove, mi piace unire i suoni
dell'elettronica più algida al
punk, rock fino toccare in alcuni
punti noise e psichedelia. S&V:
Da Padova a Bologna...dal nordest all' Emilia...confermi la mia
supposizione che in una città
come Bologna si respiri un'aria
diversa, ci sia più apertura
mentale verso la creatività e la
voglia di sperimentare nuove
idee e sensazioni? Sicuramente
a Bologna per tradizione storica
la mentalità è differente da
quella veneta, ho viaggiato e
conosciuto molte città . Bologna
pero' mi è sempre piaciuta, ci
andavo spesso i weekend e
proprio così ho avuto modo di
avvicinarmi alla città e alla sua
storia musicale-artistica,
spesso di culto; ci vivo da più di 7
anni e mi ritrovo nella mentalità
aperta di una città che è sempre
stata attenta ai movimenti
artistici e filosofici. S&V: Cosa ti
ha fatto avvicinare alla scena
elettronica? E cosa pensi
d e l l ' at t u a l e s i t u a z i o n e
“modaiola”che si è creata
intorno alla musica elettronica,
principalmente in Italia? La mia
curiosità mi ha portato ad
ascoltare e ricercare le più
disparate sonorità,
specialmente gruppi che
attingevano dall'elettronica tipo
NIN , Atari Teenage riot, D.A.F, la
scena EBM '80, ma anche suoni
piu' rarefatti come quelli
dell'ambient e IDM. L'elettronica
è una scena piuttosto
complessa, a differenza di altri
generi musicali ne esistono
varie forme ed espressioni ed è
in continua evoluzione. L'Italia
anche in passato ha avuto dei
periodi di fulgore legati a questa
scena, vedi l'italodisco. Non
definirei "modaiola " solo
l'attenzione legata alla musica
elettronica, ma ad esempio
anche all'indie rock o all'Hip Hop,
è una forma di branco o di
aggregamento culturale che c'è
sempre stato nella musica,
ovviamente spero che venga
sentito in questo modo e non
come un abito alla moda che si
indossa e si getta. S&V: Hai
s t u d i at o t e at ro e s e i
un'appassionata di varie forme
artistiche. Ci sono una o più
opere in particolare alle quali ti
ispiri maggiormente? Il cinema,
i fumetti, sopratutto se trattano
visioni oniriche, horror o
fantascientifiche, ma anche il
neorealismo, ho una collezione
vastissima di film, da Rossellini,
a Fellini a Lynch a Takashi Miike
e molti altri . Fumetti come Il
grande male di David B,
riescono a raccontare un tema
come l'epilessia in maniera
semplice e magica e accessibile
a tutti, o anche Persepolis ad
esempio. Ogni forma d'arte è
fonte di ispirazione, è quello che
tiene in vita la voglia di non
accontentarsi mai al grigiore
che ci sta intorno. S&V: A chi,
passami il termine, sputeresti
volentieri in faccia? Oppure,
dato che suonavi il basso, a chi
lo spaccheresti volentieri in
testa? Ovviamente non voglio
nomi e cognomi...anche solo
strati sociali, appartenenti ad
associazioni politiche...in
generale... La lista sarebbe
lunghissima...te ne elenco una
parte: I giornalisti d'assalto, che
senza nessuna pietà, rispetto e
dignità cercano di trionfare
sulle disgrazie altrui. A quella
parte di popolo che cerca
morbosamente questo tipo di
notizia mettendolo, oltretutto,
sullo stesso piano dell'ultima
cazzata detta alla tv dal
lampadato di turno. Ai tipi che
durante i concerti si impalano ai
lati del palco, per studiare se la
strumentazione che usi è figa. A
quelli che offendono o usano
termini volgari sul web,
nascosti da un nickname.
Anticonformismo, coraggio,
genialità. L'etichetta berlinese
Get Physical ci ha visto bene....
Miller, dedicata ai Depeche Mode
e intitolata “Stripped”, come una
loro nota canzone. Ora, l'uscita
del nuovo album “Sounds of the
universe” e l'imminente tour che
toccherà in giugno anche Roma
e M i l a n o m i fo rn i s c o n o
l'occasione per recensire il libro.
Premetto che apprezzo molto la
musica dei Depeche e mi
stupisco sempre di come in
Italia, una sorta di seconda patria
per il gruppo, non ci sia una
bibliografia sul gruppo all'altezza
dell'amore che i fans italiani
riservano alla band. Infatti, fino
all'uscita di “Stripped”, edito da
Castelvecchi, in commercio
l'unico volume di qualità che
raccontasse le gesta del gruppo
i n g l e s e è s t at o “ B l a ck
celebration”, di Steve Malins,
“Words like violence break the dello scorso anno, l'uscita in pubblicato da Chinaski nel 2006.
silence…”. Ho salutato con libreria di una imponente Perciò, diciamo che “Stripped. I
grande entusiasmo, sul finire biografia, firmata da Jonathan Depeche Mode messi a nudo” ha
HI FIDELITY - libri che suonano di f. nicolli
WORDS LIKE VIOLENCE
BREAK THE SILENCE
colmato un vuoto. Ma non del
tutto. Perché, oltre alla
completezza di informazioni
(anche tecniche), all'abilità di
Miller, giornalista freelance
s p e c i a l i z z at o i n mu s i c a
elettronica, nel trovare fonti e
aneddoti inediti e all'ottima
capacità dello stesso autore di
raccontare, incrociandole, le vite
dei componenti dei DM,
emergono anche le lacune
dell'edizione italiana del libro.
Innanzitutto, l'originale è stato
pubblicato in Inghilterra da
Omnibus Press nel 2004.
Ebbene, dopo più di quattro anni
compare finalmente sugli
scaffali delle librerie la versione
italiana…e si scopre che, a fronte
di un prezzo di copertina non
proprio popolare, non è stato
fatto il minimo sforzo di
aggiornare l'opera, né la
discografia allegata in appendice.
Ora, dal 2004 di cose ne sono
successe, in seno al gruppo.
Andy Fletcher, Martin Gore e
Dave Gahan hanno inciso
“Playing the angel”, nel 2005,
nel quale per la prima volta
Gahan, voce della band,
compare anche come autore di
alcuni brani. E naturalmente al
disco è seguito un altro
eccezionale tour mondiale. Con
un po' di attenzione e di
lungimiranza in più, l'edizione
nostrana del libro avrebbe
potuto “superare” l'originale. Ma
tant'è, il volume, di quasi
seicento pagine, resta un ottimo
riferimento per conoscere la
storia quasi trentennale di un
gruppo che è rimasto sulla
cresta dell'onda rendendo
inconfondibile il proprio sound
ed è riuscito a sopravvivere (nel
caso di Gahan in senso
letterale!) alle mode musicali.
Intanto, godiamoci il nuovo
album, sperando che le parole
che Fletcher pronunciò nel 2003
non siano profetiche: “Siamo
orgogliosi dei risultati che
abbiamo ottenuto e credo che
potremmo fare ancora qualche
album…Non so, forse altri due. I
Rolling Stones fanno ancora dei
tour, ma i loro album sono
terribili. Non vogliamo fare la
stessa fine”. (Francesco Nicolli)
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Sabato 9 maggio ore 18.30
L'artista in questione racchiude nei suoi
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facendo emergere colori intensi e vivaci
che coprono forme stilizzate richiamanti
il mondo dell'africa ricco nella sua
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potrete cenare abbinando ai piatti
scelti ottimi vini o con ottime birre
in bottiglia. Chiuso Domenica
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SHINDY CLUB
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Via Rive - Cartigliano 14 (VI)
Tel. 348.8265815
Via S. Giorgio - Bassano (VI)
Tel. 0424.500.000
Via Barbieri 25 - Bassano (VI)
Info 347.7597201
Loc. Monte Crocetta
Bassano (VI) - Tel. 0424.502017
Tra un mix perfetto di pezzi di design
vintage anni ’50-’70 e di elementi
tradizionali, Giovanna ha creato un
locale unico nel suo genere, dove si
respira un’atmosfera d’altri tempi.
Pensare di essere arrivati in un
esclusivo jazz club in una grande
metropoli non è un azzardo! Cucina
creativa, arte, musica il mix perfetto
per un locale che vi darà mille
emozioni tutte indimenticabili!
Lo Shindy Club da trent’anni è la
discoteca dei bassanesi doc, informale
ed “alternativa” offre serate di vario
genere: il venerdì concerti live, il Sabato
rock puro al primo piano, e musica
elettronica nell’ Electric Ballroom. Avete
presente la pubblicità “cosa sarebbe il
mondo senza la Nutella?”
Decisamente si abbina a “cosa sarebbe
Bassano senza lo Shindy!”. Enjoy! .
Aperto Venerdì e Sabato
Alla mattina ottime colazioni a base di
spremute e centrifughe di frutta
fresca, a mezzogiorno e sera a far
compagnia agli aperitivi : gustosi
tramezzini, stuzzichini e bruschette.
Speciale il Venerdì e Sabato con
ricercati cocktails e sangria
accompagnati dalla selezione musicali
dei djs. Disponibile per feste private.
Chiuso Lunedì
L’Osteria Moderna Monte Cruz si trova
a “20 metri al di sopra dell’energia
negativa”. A pochi passi dal centro
storico, immersa in un’oasi verde, offre
un suggestivo panorama su Bassano
d. G.. Una parte del locale è arredata in
stile “liberty”, mentre l’altra addobbata
con rarissime locandine dei film horror
degli anni ‘50. Da maggio a settembre
con le mod session dj set. “Un villaggio
senza musica, è un villaggio morto”.
Chiuso Lunedì
JACK THE RIPPER
LA LOGGIA
ZWEIBAR
NEW AGE
Via Nuova 9 - Roncà - Verona
Tel 045.9971260
Corso Guà - Cologna Veneta
Verona - Tel. 0442 410 41
Via Ponte Pagnano - Asolo
Treviso - Tel 0423.952761
Via Tintoretto 14 - Roncade (TV)
Info www.newageclub.it
Un vero tempio del Rock! Un punto
d'incontro obbligatorio per la buona
musica.Da qui sono passate le migliori
band underground del pianeta e se Elvis
fosse ancora vivo dopo Las Vegas
avrebbe scelto questo posto per esibirsi.Il
Jack The Ripper è alternativo,fuori dal
mucchio, inossidabile, una garanzia di
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Veneta Il Loggia cafè è un perfetto punto
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spesso e accompagnato da ottimi vini.
Cocktail fatti a regola d' arte e snack
diversi dai soliti, in più...... la Nostra
Musica (vedi Rock Cafe). Per l' Aperitivo....
dal cicchetto, all' affettato al coltello, fino
al pesce crudo. Ai piedi di Asolo e fornito
di comodo parcheggio Zweibar è aperto
dal Mercoledi alla Domenica dalle 17.30
all3 2.00. Prenotazioni allo 0423/952761.
New Age Club è il rock club più esclusivo
della parte nord-orientale della penisola.
new age club è totale garanzia di
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DOMENICA 17. CONCERT LIVE THE GROOVE YARD.....HAMMON SOUND QUARTET....
VENERDI' 22: DJ CONF DEEPHOUSE WWW.MYSPACE.COM/DJCONF
SABATO 23: BRUNO 19/71 ELETTROHOUSE
VENERDI' 29 : OMAR R. DJ HOUSE MUSIC WWW.MYSPACE.COM/RDJOMAR
SABATO 30 : DJ RICKY SIX CHIC HOUSE MUSIC from MENAGE A TROIS
INTERVISTA di Luca sartor :::...EXCLUSIVE...:::
Us3
When jazz meet hip hop
by sirTaylor (aka Luca Sartor)
Credo senza ombra di dubbio e
senza togliere niente a tanti
altri(sedicenti ) direttori artistici o
gestori di locali che, se negli anni si
sono potuti vedere concerti fuori
dal mainstream più scontato in
ambito jazz e club music in
generale, dalle parti di Vicenza,
Padova, Venezia e Treviso, lo si
deve a Nicola ed al suo Big Club a
Padova. Qui ho visto Marcos Valle
quando a malapena si conosceva
qualcosa di musica brasiliana,
Dining Room agli esordi, Cinematic
Orchestra ed altri act della Ninjia
tune prima dei riconoscimenti
mondiali...per dirne alcuni. Non mi
sono quindi stupito se l'unica data
del nord Italia (le altre erano a Bari
e Firenze) gli US3 sono riusciti ad
averla qui!! Il locale è ben affollato,
segno che in giro per il mondo nonostante la imperante
stitichezza dei tempi - c'è ancora
qualcuno che ha voglia di spendere
due dindi per vedere buona
musica(non MTV-radiodeejay
dipendente per capirci ), il che mi
mette subito di buon umore!
Senza fronzoli e presentazioni ci si
tuffa nei ritmi downbeat ipnotici
tipici dell'hip hop con i due rapper
americani che partono sparati su "I
let'em know"e a seguire la
nuovissima "Got to make a living".
Devo dire che non sono mai stato
un grandissimo fan del rap perchè
secono me spesso gira molta fuffa
e poca sostanza. Pochi sono i veri
poeti e validi parolieri che rendono
il rap un'arte valida e non un mero
bullshitting (ovvero collezione di
stronzate) su improbabili o
scontatissime basi musicali (si và
dai campioni di hit 70s al minimal
ritmico sintetico...); ma è innegabile
che ad esempio in Italia un Frankie
Hi nrg od un Cappareza siano dei
numeri uno ben al di sopra di
quello che mediamente arriva alle
orecchie considerando che il
nocciolo della scena è proprio
underground. Comunque a questo
punto i più si stanno già muovendo
e "From da streets", "The love of
my life", "That's how we do it" non
fanno altro che aumentare la
cinetica della serata! L'intermezzo
del dj. FIRST RATE mi sembra
tecnicamente notevole ma
mostruosamente pacchiano!
Sopratutto se ricordo l'assolo di
batteria creato da DJ SCHIZO fatto
con dischi e picchiettii sul vinile in
una turnee al seguito del citato
Frenkie NRG! Quando la musica
riparte è la volta di "Gotta get outa
here" col suo suono R and B di
Chicago -alla ALAIN TOUSSANTche ti tira in pista. Mostruosamente
sensuale ed avvolgente con un
suono di batterie vinitage e la
sezione fiati (tromba e sax ) che
spacca!! Quando dai primi beats di
batteria in 5/4 si capisce che
a r r i va " C a n t a l o o p " è i l
delirio...Bellissimo!! "B-Boys","Can I
get it?", "Life love music" e la
travolgente "She is with me" ci
portano vicino alla fine del
concerto. Nonostante la difficoltà
della lingua noto che il
coinvolgimento del pubblico è
notevole. Grazie ai giovani rapper
che scendono dal palco a ballare e
cantare tra noi si è stabilita una
at m o s fe ra u n i c a , s e n z a
dimenticare l'impeccabile tappeto
musicale di un bassista notevole e
due fiati da K.O.! Tempo di bis con
"keep moving" dal nuovo album,
"Lazy day" col il suo bellissimo
loop campionato da Donald Byrd è
magica; e proclama finale con "kick
this". Grande serata al di sopra
delle aspettative indubbiamente , a
seguire grande musica hiphop con
Max Ambassador maestro di
cerimonia ed MC di eccellenza!!
Per me tempo di chill out per
prepararmi all'interview con Mr
GEOFF WILKINSON.
S&V: avevo colpevolmente perso le
tracce degli US3 tempo fà ma mi fà
piacere ritrovare una band ad
altissimi livelli che guarda sempre
avanti! G.W./US3: beh come hai
potuto sentire ci diamo da fare!
Non posso dire di essere un
produttore prolifico, ma ci siamo e
credo che il livello musicale
giustifichi le minori uscite rispetto
altri artisti nel nostro ambito. S&V:
entro subito nel vivo della faccenda
che mi tocca come produttore e dj:
come fu realizzato il primo album
"Hand on the torch" del 93? erano
tempi in cui non c'erano molti
programmi e grandi macchine.
Tuttavia ascoltando il disco si
rimane ancora oggi colpiti del livello
tecnico raggiunto! G.W./US3:
all'epoca si lavorava con l'Atari , un
computer molto primitivo, con
nastri in sincronia e loop creati con
giradischi. Molto primitivo per gli
standard odierni, ma sicuramente
stimolante per la creativita'. Oggi
come si diceva si sentono
chiaramente gli inserimenti dei
campioni e i loop con le differenti
equalizzazioni. Se pensi alle
potenzialità di programmi come
Protools o Qbase nell'editing (il
taglio di sequnze musicali ndr) e
nell'equalizzazione siamo distanti
anni luce da allora. Ma l'idea è
quella e fà la differenza con ciò che
è venuto poi. Inoltre non
dimentichiamoci che nei nostri
dischi c'è molta musica suonata!
S&V: Ci puoi raccontare come sei
arrivato alla Blue Note l'etichetta
jazz per eccellenza da subito? un
bel colpo per il primo lavoro!
G.W./US3: è stato un caso, come
spesso avviene. Era un pò che
lavoravo al progetto con i campioni
di Hancock e D.Byrd e li feci sentire
a diverse label. Uno dei primi ad
interessarsi alle mie produzioni fu il
direttore americano della Capitol
che era arrivato a Londra da poco.
Ci eravamo conosciuti a L. Angeles.
Persona molto lungimirante che ha
capito subito le potenzialità della
mia musica e del hiphop.
Praticamente avevo già pronto il
demo di Cantaloop che fu
pubblicato subito senza grosse
modifiche!! Avevo una opzione per
un paio di singoli con la possibilità
di usare qualche campione jazz del
catalogo Capitol. Il grossissimo
successo che il brano ebbe in
Giappone e Usa fece arrivare
l'opzione per altri 4 brani e poi un
album intero! S&V: tutto con un
gran uso di musica jazz della Blue
Note. Chiaramente non hai preso
molto in termini di royalties (diritti
d'autore ndr)! G.W./US3: il successo
dei primi brani convinse la EMI che
poteva muovere tutto il vecchio
repertorio jazz, veramente
impressionante. Nonostante il
presidente della B. N. non fosse
granchè convinto arrivò l'OK per
l'uso dei samples. Credo sia stato
per loro un grosso affare
comunque!! Economicamente ti
posso dire che il costo di tutto il
primo album in termine di licenze
per l'uso dei campioni (13 brani in
tutto) è stato raggiunto con sole 6
licenze nel secondo album e 3 nel
terzo. Secondo me una follia!
Econimicamente poi ho
guadagnato molto di più con i due
album successivi dove ho potuto
firmare molti brani inclusi e questo
per me è stato importante, ma
molti non lo sanno e pensano che il
ns primo album sia stato
economicamente vincente. S&V: io
vi ho sempre collegato al
movimento acid jazz che in quegli
anni stava esplodendo e credo che
l'uso di quei grandiosi loop abbia
fatto la differenza. Non sono un
gran fan del rap ma la cosa ha
funzionato alla grande!! G.W./US3: ci
tengo a dirti che non ho niente a
che vedere con l'acid jazz e quella
scena che oggi e divenuta il nu jazz!
Io produco hiphop e rap. Uso a volte
campioni di musica jazz - sempre
meno comunque - ma è un'altra
cosa da quello che intendi te! So
che molti ci associano a quella
scena degli anni 90 ma non
rispecchia i miei intenti. Diciamo
che il vecchio jazz torna utile per
fare cose nuove, non viceversa!
S&V: mi hanno colpito due brani del
nuovo album che hai suonato,
veramente notevoli! Gotta get out
of here sembra avere quel magico
suono di Chicago fine 60. Hai usato
un campione di rare gruv di quelle
parti?? chi diavolo era?? e poi trovo
micidiale She's with me!! ho sentito
qs stile nuovo con hiphop e bossa
suonato da un dj a New York l'anno
scorso ad un party in cui ero ospite
di Nicodemus (11th lounge st
rec/Th.corporation). G.W./US3: mi
piacciono molto le sonorità latine e
trovo che ci sono dei bei margini per
fare cose nuove in quella direzione.
Ci sono un paio di cose in quello
stile nel nuovo album che segnano
la strada. In Italia mi piacciono un
casino le produzioni di Gerardo
Frisina (schema rec.), ho comprato
tutti i suoi dischi!! Non mi piace il nu
jazz come ti ho detto, lo trovo
spesso monotono con poche idee
ritmiche... ma 5 CORNERS QUINTET
e G. FRISINA sono delle belle
eccezioni! Riguardo al sample di
G o t t a ge t o u t a h e re
semplicemente non esiste; è un
frammento suonato e composto da
noi!! sono contento che ti piaccia !!!
Qui mi fermo...abbiamo parlato di
un sacco di altre cose e tutto
conferma l'ipotesi di partenza US3
erano e sono grandiosi nei live
come su disco! Avete perso il loro
concerto e torneranno chissà
quando : per cui compratevi "STOP,
THINK, RUN" è un gran bel disco, di
questi tempi non è poco!
presenti sul territorio italiano, li
rendano possibili. Non solo, si
prevede anche che per quanto
riguarda i reati di diffamazione si
applichino, senza alcuna
eccezione, tutte le norme relative
alla stampa (artt. 595, 595 e 596
bis c.p. e la legge 48 del 1948). La
riforma dell'On. Carlucci
raggiunge le aule del Parlamento
dopo che sono balzati agli onori
delle cronache alcuni casi di
diffamazione a mezzo internet
(creazione di gruppi in Facebook,
blog) e di inserimento di file
pedopornografici, che la
redattrice del progetto di legge
dice di voler combattere
vietando, appunto, l'anonimato in
rete (in tal modo difendendo al
contempo anche il diritto
d'autore). Sarà interessante
vedere come riusciranno le
autorità preposte ad applicare
francese ha già fatto proseliti in concretamente queste possibili
Italia, come risulta da un recente
un progetto di legge dell'On. Luca
Barbareschi
riguardante la
diffusione telematica delle opere
dell'ingegno che si rifà alla legge
d'oltralpe. In tema di trasgressioni
in internet è certamente da
segnalare anche un secondo
progetto di legge dell'Onorevole
Gabriella Carlucci che, se
approvato, apporterà sensibili (e
discutibili) modifiche
innanzitutto per ciò che riguarda i
reati informatici, ma anche per
ciò che attiene la concezione
delle pubblicazioni in rete in
senso ampio. Il testo in esame
vieta, infatti, di effettuare o
agevolare l'immissione in
internet di contenuti di qualsiasi
forma in maniera anonima ed
estende la responsabilità di reati,
danni e violazioni amministrative
connessi alle pubblicazioni
anonime ai soggetti che, anche in
concorso con altri operatori non
crimini e misfatti - avv. roberto dissegna
[email protected]
CRIMINI E MISFATTI
E' stata sorprendentemente
bocciata dal Parlamento francese
la legge anti-pirateria che molto
sta facendo discutere, anche
fuori dai confini nazionali. Essa
puniva con la sospensione fino a
un anno dell'abbonamento a
internet i soggetti che fossero
stati pizzicati per più di tre volte
volte a scaricare illegalmente
musica, film o altri contenuti
protetti dal diritto d'autore. Se da
un lato l'utente era comunque
tenuto a pagare il canone di
sottoscrizione per il periodo di
blocco dell'abbonamento a
internet, dall'altro tale blocco
non riguardava la posta
elettronica, l'instant messaging e
le chat, interessando di fatto
“solo” la navigazione e l'uso del
p2p. La legge sarà rimessa al voto
nei prossimi giorni, ma sembra
che per evitare il rischio di una
nuova bocciatura verrà rimossa la
norma sull'obbligo di pagamento
dell'abbonamento. Il modello
nuove regolamentazioni. Molto
importante la parte
sull'equiparazione tra internet e
stampa. Questo anche perché
una recentissima sentenza della
Cassazione sembrava avere
finalmente chiarito come non
fossero equiparabili i due
prodotti, con tutto ciò che ne
deriva in termine di garanzie (ad
es. in ordine ai sequestri ai sensi
dell'art. 21 dell Cost), ma anche
per ciò che attiene il regime
applicabile alle responsabilità
tipiche dei prodotti editoriali del
direttore e dell'editore, esclusa –
secondo questa interpretazione nell'ambito dei blog, forum, ecc.
per esempio nel caso di
materiale postato da altri.
Q u e s t a u l t i m a s vo l t a
giurisprudenziale sembra
tuttavia già vecchia se, come
pare, l'intero settore verrà
riformato.(Avv. Roberto Dissegna)
wishlist di mr jimma
www.myspace.com/mrjimma
WHISHLIST P 2
Eccoci,“Wishlist” 2a puntata!
Come vi dicevo questo vuole
essere uno spazio dedicato al
“pensiero fresco”,fatto di
riflessioni su come le cose
possano migliorare e cambiare
al giorno d'oggi,in ambito
musical/dance/elettronico.Bast
a pensare a come erano belli i
club di una volta, di come era
bella la musica di un tempo, di
come si divertiva la gente, che
cavolo, pensiamo a come sarà la
musica o almeno a com'è
adesso. Gente, per fortuna non
siamo circondati solo da “disco”
e “minimal” esistono altre cose,
altri fermenti sonori. Quindi vi
vorrei parlare in queste righe di
una tipologia di gente che fa, e
farà parte della
" s t ra c h i a c c h e rat a " “ cl u b
culture”, gente che sta dando,
che ha dato e che darà nuova
linfa ai club. Questi personaggi
son persone che amano le
sonorità elettroniche ma anche
rock. È gente che vive la musica, i
concerti, i live! Nello stesso
tempo, poi, è anche un popolo
“danzereccio” amante del
cosiddetto festone magari
mischiato con un po' di
”headbanging”. Ecco a voi il
popolo indie/electro o nu rave o
nu electro o come meglio vi
aggrada. Nato nel Regno Unito
durante il 2006 come una moda,
ha fatto e sta facendo ora un suo
cammino interessante. Come
principali esponenti citiamo:
Klaxons, Trash Fashion, i
brasiliani CSS che sta per Cansei
De Ser Sexy (ovvero "Sono
stanco di essere sexy") ecc. Un
"mix di elettronica, anni
Ottanta, disco e punk, con
un'attitudine decisamente
rock". Eppure, se chiedi ai
Klaxons cosa pensino del New
R ave, l o ro r i n n e ga n o :
"Un'etichetta troppo restrittiva
p e r l a n o s t ra mu s i c a " ,
aggiungerei io... ”beh ovvio”,
comunque una ricetta comune
c'è: qualche accenno New Wave
o agli Ottanta, una buona dose
di post-punk, un po' di electro e
synth come chitarre. Di artisti e
gruppi ce ne son molti, inutile un
elenco, chiedete a google.
Magari poi dedicheremo degli
spazi a gente più sconosciuta
che però spacca quanto Justice
e company! Chiudiamo dicendo
che per chi pensasse che io non
voglia spingere la “vinile
philosophy”, vi consiglio questo
bel negozietto...con in bella
mostra “punk-funk/new rave tra
i generi: phonicarecords.co.uk
Oppure per chi vuole scaricarsi
un po' di mp3 dai blog, per
ampliare le proprie conoscenze
musicali, e fa bene, senza che io
stia a dirvi cosa dovete
ascoltare e cosa no, vi consiglio 1
blog: http://rcrdlbl.com/
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intervista di L. lago :::... EXCLUSIVE ...:::
FREAKS by GIOVANNI PASINI
RISTORANTE - WINE BAR
8 MAGGIO
KARAOKE con Simonetta
15 maggio
Angriest dog (rock sound garden)
16 maggio
MAD MIND (evento cena rock ‘70)
22 maggio
deep purple (trib. band)
23 maggio
le strereotipe (70 cover rock)
29 maggio
duo classic rock night con
m. angelo & larry acoustic
30 maggio
metal master (iron maiden tribute)
Nome: “Freaks”
Quando: sabato 9 maggio dalle ore 18
Dove: Infart Gallery nel piano inferiore di Ale's Surf Shop: Ortobotanix.
Chi: Giovanni Pasini, un ragazzo di 24 anni con un percorso artistico
tanto complesso quanto interessante, dalla Ied di Milano ai convegni
sul design, dalle esperienze all'estero fino ai ritratti caricaturali.
“Perché tanti leader non sono che caricature di sé stessi”.
Una personale a 24 anni: è la tua
prima esperienza? A dir la verità
alcuni dei miei lavori sono stati
selezionati per rappresentare il
mio vecchio Istituto (Istituto
Europeo di Design I.E.D) ad un
convegno sul design italiano a
New York. Sicuramente questa è
la mia prima personale. Un po' mi
spaventa, ma credo di aver
prodotto qualcosa di positivo
n e l l ' u l t i m o a n n o. C o m e
f u n z i o n e r à Fre a k s ? C h e
importanza ha secondo te
l'allestirla all'interno di un
movimento come quello di Infart
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tradizionale (e forse meno
street) ? “Freaks” sarà una
mostra che raccoglie miei lavori,
tele, schizzi, incentrati sul
ri t rat t o c a ri c at u ra l e.
L'inaugurazione sarà il 9 maggio
dalle 18 in poi. Suonerà Esh, ci
sarà birra fresca (il che non
guasta mai!) e si vedranno delle
belle immagini. Ci sarà da
d ive r t i rs i i n s o m m a ! L a
collaborazione con l'Infart in
realtà era da un po' che la si
pensava, avevo parlato con
Diegoknore più volte e c'era
nell'aria la possibilità di
organizzare qualcosa assieme.
Ero un pò titubante per lo stile
street dell'organizzazione ma in
realtà con l'ultima
manifestazione di settembre è
stato fatto un ulteriore passo in
avanti: si sono aperti verso
anche la più pura illustrazione
che è il mondo da cui provengo.
Non ho dubbi che questa galleria
sarà destinata a crescere,
portando nomi sempre più
grandi sia nel mondo della
Street Art che da fuori. Chi sono
i fenomeni da baraccone
oggetto del tuo lavoro? In base a
che criteri li scegli? E da che idea
di base è nata "Freaks"?
“Freaks” si lega inevitabilmente
all'omonimo film di Tod
Browning del 1932, un film dalla
forza visiva sconvolgente,
specialmente se considerato il
periodo in cui venne girato. Il film
tratta lo scontro tra una
normalità fisica apparente delle
persone “normali “ed una “
m o s t r u o s i t à ” fi s i c a d e i
cosiddetti “fenomeni da
baraccone”. Da questo scontro
Browning intendeva far nascere
una riflessione sulla bellezza
interiore ed esteriore di chi ci
circonda, non sempre infatti le
due cose sembrano coincidere..
Quindi la scelta del nome
“Freaks” e' solo uno spunto per
una riflessione sull'apparire. E
chi meglio dei politici dovrebbe
essere messo su di un palco di
fenomeni da baraccone? Sono
m o l t e l e c a r i c at u re d i
personaggio politici o comunque
persone di spicco nel panorama
mondiale che disegni. Dietro ai
tuoi lavori si nasconde una
ricerca anche caratteriale dei
soggetti. A che cosa presti
maggiormente attenzione?
Quali sono i tratti che
trasformano un leader in una
caricatura? Il mio lavoro tende a
ritrarre personaggi politici e non,
in una sfumatura caricaturale
più o meno accentuata, perciò
tendo a definirli più “ritratti
caricaturali” che non semplici
caricature, in quanto da parte
mia c'è pur sempre un’indagine
anche caratteriale del soggetto.
Giocare con la fisionomia di un
vo l t o è e s t re m a m e n t e
d i v e r t e n t e, m a s p e s s o
aggiungere una tonalità di
colore ad uno sguardo, un
sorriso appena accennato o il
contesto stesso in cui è inserito,
rafforzano i messaggi impliciti
del ritratto rendendo tutta
l'immagine più potente. I nostri
"leader" politici di oggi sono una
caricatura? Da sempre i leader
sono la caricatura di se stessi.
Certo però il mondo politico
d'oggi è talmente legato
all'apparire e all'uso dei media
che veniamo quotidianamente
bombardati da immagini e
slogan, dal manifesto politico
(visto che siamo in periodo
elettorale), ai canali televisivi se
non anche attraverso internet
negli ultimi anni. Tutto è giocato
sull'immagine, su quel volto, su
quel determinato sorriso.
Metterli visivamente sul
patibolo può essere
particolarmente divertente.
T-SHIRT FOR
SCOOTERIST
interview by a. battista :::... EXCLUSIVE :::...
Il ritorno della regina
del fetish: Pam Hogg
Vent'anni fa Pam Hogg era
conosciuta a Londra per le sue
creazioni in PVC e Lycra, spesso
ispirate alla moda fetish e
indossate da amicizie celebri come
l'iconica Siouxie Sioux. Negli anni
90 la svolta: Hogg lasciò la moda
per dedicarsi alla musica, lanciando
una band tutta sua, le Doll, e
girando persino un film,
“Accelerator”, che vantava tra i suoi
protagonisti anche Bobby Gillespie
dei Primal Scream. Da allora la
Hogg si è concentrata su altri
progetti musicali come un'altra
band, le Hoggdoll, e la direzione di
alcuni video musicali con Siouxie
Sioux e Alison Mosshart come
protagoniste. A febbraio di
quest'anno la regina del fetish ha
deciso però di tornare sulle
passerelle di Londra, con una
collezione fatta di attillatissime tute
e sensuali abiti in PVC. S&V: Cosa
ha rappresentato per te tornare a
sfilare sulle passerelle di Londra
dopo 10 anni? Pam Hogg: Lo
sognavo da tempo. Avevo tante
idee ma non sapevo da dove
cominciare. Poi è arrivata
l'opportunità e ho deciso di
coglierla al volo e mi sono buttata
in questa nuova avventura. S&V:
Alle tue sfilate c'era sempre un
grande senso d'anarchia e
rivoluzione, credi che la moda abbia
perso la sua originalità? PH: Non
leggo le riviste di moda, nè seguo le
sfilate, ma ho una vera e propria
passione per la moda e la
spettacolare reazione che ho avuto
dopo la sfilata mi ha confermato
che c'è bisogno di riportare un po'
di emozione nella moda. Ho
realizzato le mie creazioni con il
cuore, ma credo che molti abiti e
accessori in passerella oggi siano
dettati dal denaro. S&V: C'è un
tema dietro la collezione
presentata durante la London
Fashion Week? PH: Si intitola
“Highway Wayward Women” e si
ispira a un viaggio ideale nel tempo
che inizia nel futuro con una donna
amazzone delle galassie e finisce
con una romantica visione di donne
criminali ottocentesche. S&V: Chi
vorresti indossasse le tue
creazioni? PH: Ho confezionato due
abiti per Beth Ditto che ha posato
per me nuda. È stata una modella
perfetta e ha dimostrato che i miei
capi sono versatili e possono essere
indossati anche da chi non ha un
corpo da modella. S&V: Sei riuscita
a trovare il tempo per lavorare a
nuovi progetti musicali? PH: Ho
sempre una canzone in testa e
prendo sempre nota di parole e
ritmi che mi vengono in mente per
il giorno in cui la musica tornerà ad
essere la mia carriera principale. Per
il momento però credo che la moda
mi terrà impegnata per un bel po'.
S&V: Chi o cosa ispira da sempre il
tuo lavoro? PH: Il mio costante
desiderio di creare: penso sempre
come un artista e non vedo mai ciò
che faccio come una carriera. S&V:
Che progetti hai per il futuro? PH:
Continuare a lavorare sui miei capi e
aprire a maggio per un solo mese
una boutique pop-up a Newburgh
Street, nel quartiere di Soho a
Londra, a pochi passi da dove avevo
il mio primo negozio negli anni 80.
g33k pron di stefano calgaro
NON FUNZIONA IL LINK. Bene.
Dovevo immaginarlo, se è scritto in
maiuscolo vuol dire che ha
sbarellato e non c'è niente che io
possa fare per riprendere il controllo.
Dovevo duplicare dei CD e mi
servivano preventivi per vari tipi di
confezioni. Dato per certo che se
non avessi trovato qualcosa di più
innovativo del solito jewel box sarei
passato per banale, mi ero fissato
con Digipak™, buste di cartone con
o senza anta e scatole di
polipropilene. Avevo trovato questa
ditta che offriva una serie di
confezioni speciali con un bel sito,
diverse illustrazioni dei prodotti,
fatto bene, bello, bravi, vi contatto.
Avevo aperto una chat con il servizio
clienti e mi aveva risposto questa
donna, gentile anche. Dopo qualche
scambio avevo cominciato a farmi
un'immagine mentale di questa
figura seduta alla scrivania di un
ufficio incasinatissimo, con dei
paraocchi di cuoio legati sulle
tempie. Ho cercato di scacciare il
pensiero maligno imputando la
cocciutaggine che intuivo dietro le
righe ad un pensiero rassicurante:
alla fine la ragazza starà lavorando e
avrà ordini da evadere o starà
seguendo altre quattro o cinque
conversazioni. Dopo un po' ho
capito che non c'era un vero dialogo
tra noi e iniziavo a rimpiangere il
form automatico nella pagina dei
preventivi, così ho tagliato corto
fingendomi soddisfatto, mentre lei
affermava che i preventivi sarebbero
arrivati entro un'ora. Dopo circa una
settimana non avevo ancora
ricevuto i preventivi, e mi è arrivato
invece lo stesso messaggio, due
volte (a distanza di 3 minuti l'uno
dall'altro). Era la signorina della chat,
che mi chiedeva un riscontro per i
preventivi inviati. E lì ho capito tutto.
Già con la carogna al collo e tante
imprecazioni dentro sono andato su
Gmail e ho riesumato i preventivi
dalla cartella spam, dove erano stati
etichettati come possibile phishing.
Toh. E c'erano solo due messaggi
con lo stesso preventivo per il jewel
box. Perfetto. Ho tentato di farmi
mandare il resto con un altro paio di
mail dirette, e da qui in poi
l'evidente incomunicabilità con
l'help desk mi ha investito come un
inarrestabile TIR carico di ghisa. Il
meglio è venuto quando ho chiesto
notizie sul preventivo per la “scatola
in cartonato”, che è appunto una
scatola di cartone che si apre a
scrigno con un piattino per il cd
sull'anta destra. Hanno anche il
disegnino, sul sito. Non puoi
sbagliare, pensavo. Qualunque
dipendente sa almeno come si
chiamano i prodotti che vende la
sua azienda. Invece questa si era
convinta che le stessi chiedendo un
preventivo per la “software box”,
che è una semplice scatola di
cartone. Le ho spiegato tre volte
che «mi riferivo a quella che sul sito
della sua azienda si chiama “scatola
in cartonato”», e due volte ho
riportato il link alla pagina del
prodotto. Ovviamente al secondo
tentativo il link è andato a capo e
l'URL è rimasto senza le variabili
con l'ID del prodotto, e da quel NON
FUNZIONA IL LINK non ho più avuto
notizie. Vuoi vedere che anche
stavolta ho beccato la donna delle
pulizie?
ARTE’ DI AMBRA REBECCHI
DECÒ: ELEGANZA E ARTE
"Decò. Arte in Italia. 1919- 1939" fino al 28 Giugno 2009 - Rovigo, Palazzo Roverella
Tutto ebbe inizio nel 1925 quando,
in occasione di una mostra sul
design tenutasi a Parigi,
l'Exposition Internationale des
Arts Decoratifs et Industriel
M o d e rn e s ( E s p o s i z i o n e
internazionale delle arti
decorative e industriali moderne)
si volle dare una denominazione
precisa al fenomeno culturale,
sociale, mondano ed artistico che
stava impersersando in Europra già
da alcuni anni: l'art Decò. Un
fenomeno caratterizzato da colori
brillanti, figure pulite ed eleganti,
utilizzo di materiali all'epoca
estremamente innovativi come il
metallo ed una vasta gamma di
influenze che variavano dall'arte
greca alle estensione geometriche
cubiste, passando per il
figurativismo egiziano fino ai
profondi richiami alle celebri
scenografie di Sergej Pavlovic
Djagilev. La mostra, inaugurata il 31
Gennaio 2009 a Palazzo Roverella
di Rovigo, propone alcune delle più
importanti realizzazioni artistiche
del Decò italiano. Simbolo di essa
è il bellissimo ritratto di Wally
Toscanini, secondogenita delle
c e l eb e rri m o d i re t t o re
d'orchestra,"descritta" attraverso
lo scorrere del pastello sulla carta
da Alberto Martini come
un'odalisca di epoche remote, con
uno sgargiante abito giallo e un
copricapo a raggiera ricoperto di
perle, di inequivocabile foggia
orientale. Passando per le undici
sezioni dell'esibizione (tutte
caratterizzate da un preciso
desiderio di "spiegare" al meglio il
fenomeno, come la sezione "Da
Venezia a Bisanzio: il decò di
Vittorio Zecchin tra vetri e dipinti"
o quella dedicata eclusivamente
all'esperienza con la scultura,
"Decò scolpito") si ha la possibilità
di godere di tele di Casorati,
Sironi, la straordinaria "Bionbruna"
di Giacomo Balla;oppure le
porcellane di Gio Ponti, tempere di
Galileo Chini, realizzazioni
artistiche dei fratelli Thayat e RAM
(rispettivamente Enresto e
Ruggero Alfredo Michahelles), la
monumentalià scultorea tipica del
maestro Martini,fino alle deliziose
incisioni colorate " au pochoir" di
Umberto Brunelleschi o vere e
proprie esplosioni di colore, come
la tela "Flora" di Gerardo Dottori. Il
tutto con l'obbiettivo di rendere
omaggio ad un momento artistico
e culturale estremamente
affascinante, che dopo aver
raggiunto la massima fama venne
"accusato" di dare una falsa
rappresentazione del lusso per poi
venire rivalutato negli anni '60-'80,
e che nel nostro Paese non era
s t a t o a n c o ra i n d a g a t o
esaurientemente nelle sue
componenti scultoree e pittoriche,
superando la classica visione di
Art Decò come riferibile al solo
mondo delle arti applicate.
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LOST IN fashion di anna battista
Icone modello, ispiratrici senza
tempo: The Model as Muse
Il tema dell'annuale mostra organizzata dal Costume
Institute di New York esplora il ruolo delle modelle
come muse ispiratrici dei loro tempi.
Organizzata dal curatore del
Costume Institute Harold Koda
con la collaborazione dello storico
Kohle Yohannan, la mostra “The
Model as Muse: Embodying
Fashion” inauguratasi qualche
giorno fa con un gran galà
presenziato da Marc Jacobs, Kate
Moss, Justin Timberlake e Anna
Wintour, esplora il ruolo delle
modelle come muse ispiratrici per
intere generazioni. Iniziando con
gli anni 40 e il New Look lanciato
da Dior e con iconiche foto di
Dorian Leigh, Lisa Fonssagrives e
Dovima scattate da Richard
Avedon, Cecil Beaton e Irving
Penn, la mostra si concentra
quindi sugli anni 60 attraverso il
lavoro di stilisti rivoluzionari quali
André Courrèges e Paco Rabanne,
e immagini di Peggy Moffit,
Twiggy e Veruschka. Gli anni 70
sono rappresentati dalla bellezza
di Lisa Taylor e Jerry Hall; gli anni
80 da Cindy Crawford, Christy
Turlington, Naomi Campbell e
Linda Evangelista mentre nuovi
volti alla Kate Moss arrivano negli
anni 90. La mostra si chiude con
uno spazio dedicato alle
infermiere di Richard Prince che
hanno ispirato un'intera
collezione firmata Marc Jacobs
per Louis Vuitton. L'evento
comprende anche 70 abiti di alta
moda e prêt-à-porter realizzati
da Dior, Balenciaga, Yves Saint
Laurent, Versace, Armani e Prada,
oltre a riviste e filmati. “È stato
d av ve ro m o l t o d i f f i c i l e
selezionare tutto il materiale per
questo evento,” racconta Kohle
Yohannan. “Dagli anni 40 in poi,
l'industria della moda si è
ampliata, rafforzandosi in modo
straordinario. Eppure, tra le
centinaia di modelle finite nelle
pagine delle riviste di moda, ce ne
sono state poche che hanno in
qualche modo riassunto lo spirito
dei tempi in cui sono vissute,
lasciando un segno indelebile
nelle pubblicazioni di moda e
riuscendo a trasformarsi in icone
e muse ispiratrici per le
generazioni seguenti.” La mostra
è fondamentale quindi per
comprendere il ruolo delle
modelle nella cultura e nella
fotografia del XX secolo, ma, a
dire di Yohannan, l'evento è molto
importante anche perchè
riconosce il contributo apportato
dalle modelle alla trasmissione di
nuovi ideali e canoni di bellezza
femminile. “Le modelle oggi non
hanno più un ruolo passivo, ma
agiscono e interagiscono con il
p u bbl i c o p e rs o n a l m e n t e,
direttamente e a livello
i n t e r n a z i o n a l e, ” s p i e g a
Yohannan, “non sono vuote
celebrità, ma esprimono la loro
personalità attraverso il loro stile,
spesso adottato in tutto il mondo,
basti pensare a Kate Moss e alla
sua collaborazione con la catena
di abbigliamento Topshop.” La
foto più bella in mostra?
Praticamente impossibile
indicarne solo una per Yohannan,
“Ciò che conta, non è la singola
foto, ma il modo in cui questo
evento cambierà l'opinione dei
visitatori sulle immagini di moda,
offrendo loro una nuova
prospettiva sul ruolo delle
modelle,” spiega, “Senza un'icona
come Dovima, non ci sarebbero la
foto 'Dovima With Elephants', e
questo piccolo esempio è una
testimonianza dell'interazione
tra il talento di una modella e il
talento del fotografo che ha
catturato questa immagine
trasmettendola alle generazioni
future.”
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MARCO PAOLINI E LA MARCA DEGNA
Festival “Questa terra è la nostra terra” 15.04.09
FESTA CON MARCIA NON COMPETITIVA APERTA
A TUTTI : CANI, PADRONI E SIMPATIZZANTI!
24 maggio 2009
Luogo: Via Cà Morolazzaro - c/o Canile Sanitario di Pove d. Grappa (VI)
Ora: Ritrovo ore 9.00 - Ora Partenza: 9.30
Percorso: Km 6 - Iscrizione: Euro 5.00
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In regalo un simpatico omaggio e un biglietto per la lotteria finale
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INFO: 333.9233037 - 333.2119056
“Questa terra è la tua terra /
questa terra è la mia terra (…)
questa terra è fatta per te e me”:
Woody Guthrie, il prototipo del
folksinger americano (a cui Bob
Dylan e Bruce Springsteen devono
molto), girava gli States da est a
ovest, saltando nei vagonibestiame come il personaggio di
u n l i b ro d i S t e i n b e c k ,
accompagnato da una chitarra
acustica sulla quale c'era scritto
“questa macchina uccide i
fascisti”. Cantava di contadini ed
operai, di oppressione, scioperi e
miseria, del riscatto possibile, non
da parte del singolo, ma di
un'intera società. Un comunista
che ha incarnato il vero spirito
americano. A lui è ispirato il
festival “Questa terra è la nostra
terra” di Montebelluna, risposta al
summit dei ministri
d e l l ' a gr i c o l t u ra e u ro p e i
asserragliati in quel di Cismon. Un
festival sulla difesa del territorio
dai suoi veri pericoli, che, casomai
ve lo steste chiedendo, non sono
gli sbarchi di extracomunitari a
Lampedusa, bensì lo
sfruttamento violento e innaturale
delle risorse agricole ed idriche di
questo paese (ed altri), che è stato
tra le cause della crisi odierna e
che rischia di fare tabula rasa
dell'intero settore primario (ma,
mi rendo conto, non sono problemi
che angosciano il lettore medio di
“Libero” o chi considera “Studio
Aperto” un telegiornale). Ad aprire
il festival, Marco Paolini, che con lo
spettacolo “Par Vardar” ci regala
una summa della sua produzione:
c'è il teatro d'inchiesta, incentrato
questa volta sull'ingegneria
genetica, la sua applicazione sulle
colture e i suoi veri scopi - ovvero
la creazione di sementi sterili “a
comando” per tenere i contadini e
le terre saldamente in mano alle
multinazionali come la Monsanto.
C'è la poesia e la narrativa, con la
lettura di brani di De Luca, Camon,
Zanzotto oltre agli amati ed
immancabili Meneghello e Rigoni
Stern. C'è la storia, con la
rievocazione della pellagra,
esempio di come le scelte
politiche in campo agricolo, mirate
solo all'aumento dei profitti ed allo
sfruttamento insensato del
territorio, generano disgrazie con
centinaia di migliaia di morti. Ci
sono le canzoni, con
l'accompagnamento di Lorenzo
Monguzzi dei Mercanti di Liquori.
E, soprattutto, ci sono stati gli
applausi che hanno rischiato di far
crollare il Palamazzalovo, quando
Paolini ha concluso con queste
parole: “Ed è per questo che noi
italiani non dovremmo mai
vergognarci delle bandiere rosse.
Per noi non sono quelle delle
sfilate a Mosca, ma il simbolo di
decenni di lotte contadine che
hanno permesso ai nostri nonni di
non morire di fame e di pellagra”.
Forse, conoscendo meglio la
nostra storia - anche solo italiana
o veneta –, si sentirebbero in giro
m o l t e m e n o c agat e.
IL MEGLIO DEL PEGGIO DELLO SPAGHETTI WESTERN di FOX
IL BIANCO IL GIALLO IL NERO
"Per un pugno di dollari, per un miserabile
pugno di dollari che non sono neanche tuoi
devi già ripartire. Almeno lo facessi per
qualche dollaro in più, e invece vamos
amatar companeros, sempre in giro con il
buono, il brutto e il cattivo tempo. Giù la testa
caro, sei alla resa dei conti ormai. Chi sono io
per te, nessuno ecco, il mio nome è Nessuno,
tu devi metterti faccia a faccia con le tue
responsabilità. Per queste creature ti danno
solo un dollaro a testa, sei il mercenario
peggio pagato di tutto il Texas. O'Cangaceiro
e noi siamo il mucchio selvaggio, ma tu non
vali nemmeno un dollaro bucato. Prima o poi
finirai come quel bounty killer del Minnesota
Clay, solo poi lo chiamarono il magnifico. Pero
ricordalo, c'era una volta il West che dicevi tu.
Oggi, anche gli angeli mangiano fagioli. Mah
si, corri uomo corri, altrimenti ci arrabbiamo
sul serio e se Dio perdona io no, perciò datti
da fare, capito? E tu smettila di fare il
bestione. Vergognati, vergognati di far vivere i
tuoi bambini come dei barboni. Leone,
questo devi diventare, se vuoi fare la
rivoluzione nel mondo del west." - "Che
c'entriamo noi con la rivoluzione?" (risponde
spazientito Black Jack) “L'avete sentito?
Tanto di Ringo o di Django sono sempre io
che me la piango!”. Comincia con lo storico
monologo dello moglie di Jack il Nero,
sceriffo tutto d'un pezzo interpretato da Eli
Wallach, una tra le più grottesche parodie del
western all'italiana. Un inizio memorabile nel
quale troviamo citazioni a titoli di films che
hanno reso grande il genere. Assieme a Eli
Wallach altri due protagonisti: Blanc de
Blanc, famoso truffatore svizzero (Giuliano
Gemma) e un imperdibile Tomas Milian nella
veste di Sakura, aspirante samurai che tiene
in custodia un sacro pony in viaggio verso
una comunità nipponica di immigrati nel
West. I tre inverosimili personaggi si buttano
in un'avventura che sta a cavallo tra il fagioli
western d'annata e la commediola
all'italiana. A dirigere Il bianco, il giallo, il nero
un nome d' eccezione: Sergio Corbucci,
creatore di grandi personaggi da Django a
Silenzio, qui in un momento di puro
divertimento. La trama si dipana sulla ricerca
del pony, rubato nel viaggio in treno che lo
doveva portare a destinazione. Sakura,
disperato, da buon aspirante samurai, tenta
più volte di fare harakiri, ma il Bianco ed il
Nero riescono a bloccarlo sia nei tentativi
suicidi che nelle disperate e nevrasteniche
fughe verso l' orizzonte. Ma anche Blanc e
Jack non sono esenti da proprie trame
intriganti. Blanc ha rubato a Jack qualche
migliaio di dollari che in seguito sono stati
mangiati dal pony sacro. Le gags non
mancano, con un contorno di umorismo
all'italiana tipico della scuola dei registi
romani che, a cavallo tra la fine degli anni
sessanta ed i primi anni settanta furono una
cricca divertente della cinematografia
nazionale. Il film, uscito nel 1974, non è
realizzato con pochi mezzi e ottenne anche
un buon successo di pubblico visto il cast
ricco di notorietà. Anche la presenza di una
tribù indiana è meno finta che in molti altri
films. Gli Apache accusati ingiustamente di
aver rapito il pony sacro si scoprirà essere
vittime degli intrighi della compagnia
ferroviaria. Un cenno finale è per le musiche
composte dai fratelli De Angelis, la colonna
sonora caratteristica del cinema nostrano.
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