La forza dell`autoritratto

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La forza dell`autoritratto
Immagini
La forza
dell’autoritratto
La fotografia per guardarsi dentro, per esprimere le proprie
emozioni: è l’intuizione trasmessa da Cristina Nuñez ai
ragazzi del suo corso e che ha dato vita ad una interessante
mostra, “Io sono adolescente”, allo spazio Polifemo
Fotografia. In queste pagine una selezione delle immagini
della mostra e un’intervista a Cristina Nuñez.
“Usare la fotografia per guardarci
dentro, esprimere
le nostre emozioni
liberamente e scoprire i nostri sogni, le
nostre potenzialità... è un
allenamento alla libertà...”
Così la fotografa Cristina Nuñez sintetizza la sua visione dell’autoritratto
fotografico, che insegna a ragazzi e
adulti dal 2005. TuttiFotografi l’ha
incontrata in occasione della mostra “Io
sono adolescente”, allestita a Milano
presso lo spazio espositivo di Polifemo
Fotografia, alla Fabbrica del Vapore (via
Procaccini 4), in cui sono stati esposti
gli intensi scatti dei ragazzi che hanno
frequentato il suo ultimo corso.
Nata in Spagna, Cristina ha studiato letteratura inglese all’Università di Cambridge
e recitazione con John Strasberg a Parigi.
In Italia si trasferisce nel 1986, lavorando
come agente e producer di fotografi fino
a quando, nel 1994, decide di diventare
fotografa lei stessa. Nel giro di due anni
realizzerà tre libri e con i suoi progetti,
da “Body and Soul” (ritratti e nudi) a “Io
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sono” (sul percorso di liberazione dalla
droga), Nuñez ha collezionato prestigiosi premi, riconoscimenti ed esposizioni.
Fotografa professionista e scrittrice, oggi
si dedica intensamente, in Italia e all’estero, anche all’insegnamento a teenager e
adulti del suo metodo di autoritratto
terapeutico e creativo.
Come hai iniziato a interessarti di
autoritratto?
Quando ho scoperto la forza dell’obiettivo fotografico, la prima cosa che ho
fatto, istintivamente, non è stata quella
di rivolgerlo a ciò che avevo intorno, ma
di puntarlo verso di me. Sono 20 anni
che faccio autoritratti, ho sempre avuto
un bisogno istintivo di guardarmi, di mettermi a confronto con la mia immagine.
Con il tempo ho compreso che fotografandomi stavo sperimentando una sorta
di autoterapia. Mi ritraevo quando stavo
male e subito dopo mi sentivo più forte,
riuscivo ad accettarmi così come ero.
Tutta la mia vita ha ruotato attorno al
concetto dell’essere “vista”, non a caso
volevo fare l’attrice.
Con il tempo ho iniziato a capire la forza
dell’autoritratto. Capace di tirare fuori le
nostre sensazioni più nascoste, per andare
oltre, cercare che cosa c’è “d’altro”. E il
cercare è una sorta di stato di grazia, lo
stato ideale, in cui si fotografa e si crea.
Tra l’altro, grazie alle tecnologie digitali,
oggi sempre più persone scattano autoritratti. Basta dare un’occhiata online...
siti come Flickr, MySpace, Youtube
e così via traboccano letteralmente di
autoscatti.
E l’idea di “insegnarlo” come è nata?
Alcuni anni fai fondai una agenzia di
giovani fotografi, che chiamai Somos.
Non volevo più lavorare da sola e avevo
molta voglia di trasmettere la mia esperienza. Avevo capito che potevo dare
tanto ma anche ricevere da loro. Quando
lavori come fotografo devi curare tanti
aspetti organizzativi che vanno al di là
dello scattare, per esempio i rapporti con
i giornali, le agenzie di pubblicità e così
via. Farlo in gruppo rappresentava una
forza e facilitava il lavoro di tutti.
Il progetto poi naufragò e questo mi
abbatté molto. Passai un anno intero a
farmi autoritratti, accorgendomi per la
Eva Failla
Ylenia Fogliani
prima volta della forza che racchiudeva
questa pratica. Alla fine dell’anno, iniziai
a tenere i corsi, a studiare perché l’autoritratto è così importante e tutto cambiò
nella mia vita. Si trattava di piccoli corsi
privati, anche individuali, e per un certo
periodo affiancai anche uno psicanali-
sta, che ora fa fare autoritratti ai suoi
pazienti.
Immagino ci sia stata una svolta.
Sì, tutto culmina nel 2007, l’anno in
cui tengo il mio primo corso al Forma,
il Centro Internazionale di Fotografia
di Milano (www.formafoto.it). Quello
è stato il primo corso veramente lungo
(tre mesi) e strutturato, che in pratica ho
seguito anche io assieme ai miei allievi.
Il mio metodo personale consiste in un
viaggio dentro di sé, le proprie emozioni, il corpo e l’anima, i propri rapporti e
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Diana Thorimbert
il modo di agire nel mondo. Ho sempre
chiesto di cercare anche le foto di famiglia
agli allievi... lo feci anche io e vennero
fuori cose pazzesche e molte idee... scoprii molto di me, soprattutto il desiderio
di cercare le mie radici, tanto che tornai in
Spagna e trovai sei generazioni di Nuñez
per il nostro albero genealogico.
Come è nato il progetto fotografico con
i ragazzi?
Nel 2005 mia figlia Diana mi raccontò
che il suo amico Matthias si scattava
autoritratti. Volli vederli e fui affascinata
dalla loro forza, così istintiva. Oggi siamo
bombardati da immagini, e per “difenderci” una via che possiamo seguire è quella
di produrre immagini vere, che parlino di
noi stessi davvero.
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Cercando il confronto con la nostra
immagine è inevitabile arrivare all’auto-rappresentazione. La mia teoria è che
tutti hanno qualcosa di forte e istintivo
da esprimere e che con l’autoritratto tutti
possono produrre un’opera d’arte.
Come definiresti l’opera fotografica?
E’ una immagine che contiene molteplici significati, anche opposti, parla
intimamente della natura umana, ha un
rapporto particolare con il tempo, stimola
il pensiero, le emozioni o la memoria, il
tutto all’interno di un sistema armonico
di elementi estetici formali. Anche noi
siamo un’opera, basta girare l’obiettivo
verso di noi. Con l’autoritratto l’arte
diventa alla portata di tutti, completamente democratica.
E l’era del digitale permette davvero a
tutti di produrre arte, anche senza sapere
assolutamente nulla di fotografia. Questa
tecnica l’ho usata per anni, con bambini,
adolescenti e adulti... aiutandoli a scattarsi fotografie con la mia macchina, o
usando le loro piccole fotocamere o i
cellulari. Ognuno di loro, premendo il
pulsante di scatto, esprime una naturale
determinazione ad affermare la propria
esistenza, e la consapevolezza, anche se
incosciente, che sta producendo arte.
Ma torniamo al lavoro con gli adolescenti...
Guardando crescere e maturare mia figlia
Diana, mi sono resa conto di quanto la
mia esperienza potesse essere utile per
quei ragazzi, in una età in cui iniziano
a guardarsi dentro per definire la loro
identità, spesso diversa da quella dei
genitori e del mondo che li circonda, e
con un viso e un corpo che si trasformano
di continuo.
L’autoritratto è estremamente efficace in
questo percorso, soprattutto per accrescere l’autostima, perché attraverso il
confronto con la propria immagine e la
sua oggettivazione possiamo prendere le
distanze e arrivare a una completa accettazione di quello che siamo. Mia figlia e
i suoi amici si fanno spesso fotografie,
con il cellulare o con la digitale... come
moltissimi ragazzi di oggi.
Guardare le loro immagini è commovente, perché mostrano forza e vulnerabilità
insieme. Sanno istintivamente che l’autoritratto è un metodo immediato per
riscoprirsi e rafforzarsi interiormente.
Il corso con gli adolescenti nacque proprio grazie all’iniziativa di Matthias,
autore di una serie di bellissimi scatti
chiamati “Respect”, in cui lavorava sul
rispetto di sé stesso in un momento di
grandi cambiamenti. Quegli autoritratti mi avevano entusiasmata. Dopo
parecchio tempo lo stesso Matthias mi
invia un sms, chiedendomi perché non
organizzavo un corso per i giovani. Da
quel corso è nata poi la mostra “Io sono
adolescente”, ma in un secondo momento; i ragazzi cioè non sapevano che i loro
lavori sarebbero stati esposti.
Come si svolgono in pratica questi
corsi di autoritratto?
Innanzitutto, non ho dato loro alcun tipo
di conoscenza tecnica, mi interessava
che parlassero “con la pancia”, che si
esprime al di là del tipo di fotocamera
che usi. Quel che mi interessava era che
sentissero questo canale di comunicazione tra la testa e la pancia, e si allenassero alla libertà di essere se stessi.
Guardando l’obiettivo guardiamo noi
stessi, e ci guardiamo dentro emotivamente. L’autoritrattista nel momento in
cui scatta interpreta tre ruoli: soggetto,
autore e spettatore. Le dinamiche tra questi ruoli hanno una potenza comunicativa
viscerale sia per noi stessi sia verso chi
guarderà: è come se gli dicessimo “questo
riguarda anche te”!
Con i ragazzi mi interessava quello che
avrebbero potuto realizzare; sapevo che
dentro di loro c’era un tesoro e avevo
voglia di metterli nella condizione di
produrre arte. Al tempo stesso mi ren-
Guido Borso
devo conto che l’autoritratto li avrebbe
rinforzati e li spronavo a riconoscere e
tirare fuori la loro forza interiore.
Il corso si svolge in tre mesi con diversi
esercizi, e naturalmente l’autoritratto
fotografico. Il primo mese è dedicato
all”io”. L’io comprende le emozioni,
un personaggio da interpretare, i propri
luoghi, le foto di famiglia, la propria
essenza.
Il secondo mese è dedicato al tema “io e
l’Altro”: autoritratti col padre, la madre,
l’amico o l’amica, l’amore, un nemico, o
comunque qualcosa o qualcuno con cui
si ha difficoltà di rapporto, per smuovere nodi interiori. Infine, il terzo mese si
passa al tema “io e il Mondo”: in questo
esercizio chiedo di “parlare” del proprio
rapporto con ciò che ci circonda.
Che risposta hai avuto dai ragazzi?
Come hanno reagito a questi “inca-
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Matthias Preti
Diana
Thorimbert
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Martina Re
Mattia Pajé
richi”?
Non importa quello che fanno, perché a
un certo punto viene fuori la loro essenza.
Hanno anche la libertà di non fare foto,
non ci sono regole. Alcuni di loro non
hanno fatto gli esercizi regolarmente, per
poi presentarsi all’improvviso con scatti
bellissimi, tutti insieme. Io li ho spronati
e cercato di trasmettere un concetto: qualsiasi cosa farete sarà un successo, basta
Matthias Preti
che ci siate dentro, visceralmente.
Durante il corso è stato molto importante
anche il momento della scelta delle foto.
A lezione sceglievamo le immagini,
votando, e talvolta io trovavo una immagine per me forte, ma loro contestavano.
Ed era importante che lo potessero fare,
perché la scelta dell’opera è soggettiva e
io non posso avere l’ultima parola.
Il percorso era dunque questo: percezione
Polifemo - Uno spazio per i giovani
fotografi, ma non solo
La mostra “Io sono adolescente” è stata ospitata negli spazi
di Polifemo Fotografia, a Milano, all’interno della struttura
della Fabbrica del Vapore, un ex complesso industriale che
fino al 1936 ha prodotto locomotive e vetture tranviarie e
che oggi ospita diverse attività creative della scena giovanile
cittadina.
“Dal 2003 Polifemo si occupa di promuovere lavori di giovani
fotografi”, spiega Leonardo Brogioni, fotografo e giornalista,
tra i fondatori di Polifemo, “per rendere visibili lavori che
altrimenti resterebbero nell’ombra.
Per il coraggio della proposta siamo diventati un punto di
riferimento per i giovani autori poco conosciuti; inoltre ogni
anno lanciamo un tema per selezionare lavori da esporre.
Quest’anno il tema era Le Merci, e fino a dicembre il nostro
dell’immagine, discuterne insieme e infine scelta, che derivava dall’aver lavorato
insieme in una situazione in cui io davo il
“la” ed esprimevo le mie idee, ma in cui
al tempo stesso loro avevano la libertà
di dire la loro.
Ora sanno che la loro visione è importante, tanto che tutti si sono comprati
macchine fotografiche di qualità e vanno
in giro a fotografare il mondo. Ma non
spazio espositivo ospita un ciclo di mostre fotografiche personali che ruota appunto attorno alle merci e al mondo di uomini,
notizie, prodotti e oggetti per inventarle, produrle, muoverle,
venderle e comprarle.
Nel caso della collettiva dei ragazzi di Cristina Nuñez ci interessava il fatto che si trattasse di adolescenti e il loro percorso
interiore. I ragazzi hanno allestito autonomamente le composizioni negli spazi con mezzi molto rudimentali, così come
spesso sono state rudimentali le fotocamere che hanno usato
per i loro scatti, dal telefonino alle usa e getta. Ci è piaciuto
che si trattasse di immagini interessanti prese singolarmente,
ma che nel loro insieme rappresentassero un ritratto collettivo
degli adolescenti di oggi”.
Oltre alle mostre, Polifemo organizza approfonditi corsi di
Fotogiornalismo e di Fotografia digitale (per informazioni
www.polifemo.org, tel. 02.36521349, [email protected]).
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Angelica Salinari
Ylenia Fogliani
solo. Hanno davvero scoperto in se stessi
nuova forza per affrontare e cercare di
superare i loro problemi.
L’autoritratto è un modo particolarmente efficace e potente per esprimere
sentimenti ed emozioni negativi o problematici. Oggettivando il “negativo”
in una fotografia, separiamo noi stessi
da ciò che “non ci piace” e apriamo una
porta al rinnovamento o alla catarsi. Ogni
autoritratto è anche una performance: ciò
che facciamo, ogni nostra azione, è inevitabilmente mediata da come vogliamo
che gli altri ci vedano.
Tuttavia, sono convinta che rimanga uno
spazio per un percorso tutto personale,
I corsi
di Cristina Nuñez
Sia i ragazzi, sia gli insegnanti di
scuola interessati ai corsi di Cristina
Nuñez possono scrivere alla e-mail:
[email protected]
Per informazioni sui corsi a Forma
di Milano è possibile rivolgersi a
02.58118067, 02.89075419, e-mail:
[email protected]
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e indipendente dallo sguardo altrui, che
prevede un intenso dialogo interiore di
auto-percezione, giudizio (positivo o
negativo), elaborazione e accettazione
di se stessi.
I tuoi corsi di autoritratto continuano?
Assolutamente sì. Il corso ufficiale per
adulti si chiama “Self Portrait. Dalle
radici interiori alla visione del mondo”,
si tiene al Forma di Milano.
Dura tre mesi e prevede 12 lezioni, una
alla settimana della durata di 3 ore ciascuna, che si svolgono per 12 giovedì
consecutivi dalle 19 alle 22.
Lo schema del corso per adulti è molto
simile a quello che seguo con i ragazzi. Si tratta infatti di un complesso
progetto di autoritratto articolato in 3
parti: Io (come percepisco me stesso
in relazione al mio corpo, alle mie
esperienze personali e ai posti a cui
appartengo; a che punto sono della
mia vita; quali sono i miei sogni); Io
e gli Altri (come percepisco me stesso
in relazione all’Altro: famiglia, amore,
sesso, amicizia, rapporti di lavoro) Io
e il Mondo (come percepisco l’identità
collettiva che mi circonda? Il mondo in
cui viviamo: coscienza sociale, politica
ed economica).
Olmo Stuppia
Proseguirai anche con i corsi per gli
adolescenti?
Certamente. Il corso è aperto a tutti i
ragazzi dai 14 anni in su, dura tre mesi
e prevede due ore di lezione settimanali
un pomeriggio alla settimana.
Il corso precedente si è svolto presso
la Scuola Steiner di Milano, e naturalmente era aperto anche a ragazzi di
altre scuole.
E per chi fosse interessato a scoprire
sia il tuo lavoro come fotografa professionista sia il tuo percorso autoritrattistico e autobiografico?
Su internet ho un sito ufficiale,
www.cristinanunez.it, in cui appare
il mio portfolio professionale. Nelle
mie pagine su Flickr (www.flickr.com/
photos/cristina-nunez), ho raccolto i
miei 20 anni e oltre di autoritratti e
la mia autobiografia per immagini.
Inoltre, è in costruzione il mio sito
The Selfportrait Experience (www.selfportrait.eu), al quale si potrà accedere
sempre dalla home page del mio sito
ufficiale alla voce “Workshop”.
Donata Fassio