the detailed program

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the detailed program
I C o nc e rt i 2007•2008
Tomas Netopil
direttore
Silvia Colombini
soprano
Otokar Klein
tenore
Roman Trekel
baritono
Claudio Marino Moretti
maestro del coro
Claudio Fenoglio
maestro del coro di voci bianche
Orchestra e Coro del Teatro Regio
Coro di voci bianche del Teatro Regio
e del Conservatorio “Giuseppe Verdi”
Teatro Regio
Sabato 29 dicembre 2007 ore 20.30
Domenica 30 dicembre 2007 ore 15
Lunedì 31 dicembre 2007 ore 17.30
Prima della musica - 29 dicembre, ore 19.45
incontro con Tomas Netopil e Nicola Gallino
Carl Orff
(1895-1982)
Carmina Burana
Cantoribus et choris cantandae comitantibus instrumentibus
atque imaginibus magicis (1937)
[I Canti di Benediktbeuern
Per soli, coro, orchestra e raffigurazioni magiche]
Fortuna imperatrix mundi
1. O Fortuna
2. Fortune plango vulnera
I. Primo vere
3. Veris leta facies
4. Omnia Sol temperat
5. Ecce gratum
Uf dem Anger
6. Tanz
7. Floret silva nobilis
8. Chramer, gip die varwe mir
9. Reie
Swaz hie gat umbe
Chume, chum geselle min
Swaz hie gat umbe
10. Were diu werlt alle min
II. In taberna
11. Estuans interius
12. Olim lacus colueram
13. Ego sum abbas
14. In taberna quando sumus
III.Cour d’amours
15. Amor volat undique
16. Dies, nox et omnia
17. Stetit puella
18. Circa mea pectora
19. Si puer cum puellula
20. Veni, veni, venias
21. In trutina
22. Tempus est iocundum
23. Dulcissime
Blanziflor et Helena
24. Ave formosissima
Fortuna imperatrix mundi
25. O Fortuna
Carl Orff
Carmina Burana
E
ra il 1847 quando Johann Andreas Schmeller, bibliotecario alla corte dell’Elettore a
Monaco di Baviera, pubblicò sotto il titolo di sua invenzione Carmina Burana una raccolta
di testi poetici medievali il cui manoscritto era stato rinvenuto nel 1803 presso la Bura Sancti
Benedicti, l’abbazia benedettina di Benediktbeuern, sulle Alpi bavaresi, fondata da San
Bonifacio nell’VIII secolo. Il codice, che era giunto a Monaco in seguito alla secolarizzazione
dei monasteri voluta da Napoleone, vi è custodito tuttora nella Biblioteca di Stato sotto la
denominazione di Codex latinus 4660 e raccoglie 327 componimenti poetici in 112 fogli di
pergamena decorati con otto miniature. I testi, 55 dei quali recano scarne indicazioni musicali
sotto forma di neumi in campo aperto, risalgono per lo più al XII e all’inizio del XIII secolo e
furono copiati con ogni probabilità fra il 1220 e il 1250. Redatti in mediolatino e per circa un
quinto in dialetti tedeschi e francesi, i Carmina Burana costituiscono una fonte di eccezionale
importanza sull’attività poetica e sul mondo culturale dei goliardi o clerici vagantes, il cui
mito moderno prese le mosse proprio dalla benemerita pubblicazione di Schmeller.
Il rovescio di questa medaglia, per noi che viviamo nell’epoca della semplificazione mediatica,
è che a 160 anni di distanza da quella edizione il mito dei goliardi è ancora oggetto di luoghi
comuni e approssimazioni tardoromantiche (sia detto per inciso: l’Italia non possiede ancora
un’edizione critica completa dei Carmina Burana, mentre la DTV di Monaco la pubblica
anche in formato tascabile). L’indubbia forza ora polemica verso le istituzioni civili e religiose,
ora dissacrante, ora mondana e sensuale che emana da molte rime goliardiche, viene spesso
ridotta a una sorta di ribellione spontaneistica e anarcoide alle rigide strutture di potere del
medioevo. Più raramente essa viene letta nel contesto che le è proprio, quello di una severa
critica intellettuale che, sia pure sferzante, rimane all’interno delle istituzioni del tempo,
anche e soprattutto ecclesiastiche, e ne caldeggia il rinnovamento abbracciando le istanze di
rinascita (autonomia dal potere politico, purezza evangelica) formulate dalla grande riforma
di Gregorio VII e culminate durante il pontificato di Innocenzo III (1198-1216). Perfino
l’accettazione dell’amore terreno e carnale, tanto celebrato nei Carmina Burana e opposto a
quello tutto idealizzato della lirica cortese, non è un fatto di mera esuberanza giovanile, ma si
lega a talune concezioni agostiniane e a una nuova filosofia della natura che muovendo dalla
scuola di Chartres giunge fino ad Abelardo (è proprio lui il padre dei “goliardi”, dopo che
Bernardo di Chiaravalle in una celebre invettiva ebbe a designarlo come «il nuovo Golia»).
Non è vero neppure che la poesia dei vagantes sia un fatto anonimo e collettivo. Al contrario
essa, originata nelle scuole annesse alle cattedrali, coinvolge nelle nascenti università molti
maestri del tempo. L’impossibilità di identificare tutti gli autori (se ne conoscono alcuni come
Gualtiero di Châtillon, Ugo d’Orléans, Pietro di Blois) dipende dal fatto che spesso essi non
venivano indicati perché ciò era ritenuto superfluo data la loro fama universale.
Alla luce di queste premesse, il mondo rovesciato dei clerici vagantes smette di essere un
contromedioevo spensierato e burlesco e diventa ciò che è: una visione coscientemente
critica e tragica sui destini dell’uomo. Così, per limitarci solo agli esempi più vistosi, la figura
della dea Fortuna è metafora di una volontà superiore e imperscrutabile, quella divina, cui
l’uomo non dovrebbe mai tentare di anteporre se stesso; l’osteria è il luogo in cui la rigida
divisione medievale delle classi sociali salta e lascia il posto a nuovi rapporti umani fondati
sull’uguaglianza; la parodia di motivi sacri non nega ma piuttosto rilancia, col beneficio della
critica, un sistema riconosciuto di valori.
Carl Orff, che nel dialogo col passato ebbe sempre la sua ragione creativa più intima, scoprì
per puro caso il libro di Schmeller in un catalogo d’antiquariato. Lo ordinò subito e quando
l’ebbe tra le mani, il giovedì santo del 1934, ne rimase talmente «sopraffatto» che compose di
getto nello stesso giorno parte dei primi due cori. La cernita dei testi da utilizzare per quella
che andava delineandosi come un’«azione scenica» fu poi un processo lungo e laborioso
nel quale egli si avvalse della dotta collaborazione dell’amico Michel Hofmann, archivista
a Bamberg. Il carteggio Orff-Hofmann (ed. Schneider, Tutzing, 1990), del quale abbiamo
tenuto conto nella versione italiana dei testi che qui presentiamo, è tuttora una miniera di
informazioni sulla genesi dell’opera, tanto più ove si consideri che Orff, non disponendo
se non dell’edizione Schmeller (l’edizione critica moderna è stata ultimata solo nel 1970)
dovette districarsi tra innumerevoli problemi di critica testuale che lo Schmeller lasciava
aperti. Talvolta accade ad esempio che la sua interpretazione di oscure espressioni vetero
tedesche risulti perfino capovolta rispetto alle successive acquisizioni della filologia.
Un mito da sfatare sui Carmina Burana di Orff è quello, inspiegabilmente ripetuto fino alla
noia, che si tratti di una «curiosa realizzazione [incapace di] costituire una via» anche per lo
stesso autore (M. Mila). Un simile giudizio, accettabile settant’anni fa, oggi non regge all’esame
dell’intero arco creativo di Orff e all’evoluzione della sua particolare drammaturgia fondata
sui valori fonetici, ritmici ed evocativi della parola (si veda al riguardo il documentatissimo
Carl Orff di Alberto Fassone, LIM, Lucca, 1994). Non solo la teatralità che Orff cercava fin
dalle opere giovanili, ma la sua stessa attività didattica precedente ai Carmina Burana, con
la messa a punto di una elementare musik nello Schulwerk, si riverseranno con forza nelle
tecniche e nel linguaggio dei Carmina per poi proseguire di lì il loro cammino.
Dal punto di vista delle scelte linguistiche, negli anni Trenta Orff è un musicista che, in linea
col suo tempo, vede nella tonalità uno strumento ormai giunto all’apice della perfezione e non
crede alla possibilità di un suo ulteriore sviluppo in direzione cromatica. Accetta invece come
scommessa sperimentale la via opposta, quella di un nuovo diatonismo dalla semplificazione
icastica e iterativa, i cui tratti più esteriori giungeranno fino alla minimal music di fine
Novecento. La sintassi di Orff tende, in altre parole, a rifiutare gli stessi germi storici
della dissoluzione tonale (il cromatismo, la modulazione, il contrappunto, lo sviluppo) per
concentrarsi altrove: sull’organizzazione degli impulsi vitali del ritmo, sui poteri incantatorii
del motivo breve, inciso e ripetuto, sulla forza di suggestione dell’armonia immota. Con i
mezzi di questa ricercata elementarità Orff edifica un mondo poetico e teatrale tutt’altro che
elementare, ricco e inedito nei temi e nei modi e permeato di sincera passione umanistica.
Ma soprattutto un linguaggio drammatico destinato ad evolversi, dopo i Carmina Burana, nel
theatrum mundi d’impronta bavarese delle sue opere successive (Der Mond [La luna], 1938;
Die Kluge [La saggia], 1942) e a radicalizzarsi fino all’estrema astrazione delle sue opere
tarde, in cui la ricerca sulle potenzialità della parola si estende al mondo della tragedia greca
(Antigonae, 1949; Oedipus der Tyrann, 1957; Promethéus, 1968).
Fin dal loro esordio, a Francoforte l’8 giugno 1937, i Carmina Burana di Orff hanno conosciuto
un enorme successo di pubblico. (Va però ricordato che Herbert Gerigk, il critico più autorevole
della Germania hitleriana, stroncò violentemente il lavoro, né fu quello l’ultimo atto ostile
di un regime che ebbe sempre in sospetto la figura indocile dell’artista Orff). La ‘semplicità’
di linguaggio con cui il maestro bavarese ricrea musicalmente un medioevo di pura fantasia,
aveva colto nel segno. Nei fatti essa è tuttavia una falsa semplicità, tra le invenzioni anzi
più costruite e stratificate di tutto il Novecento storico. Senza addentrarci qui nelle pieghe
della concezione drammaturgica di Orff, che si rifà al teathrum emblematicum del barocco e
concepisce le imagines magicae immanenti al testo come raffigurazioni emblematiche che la
musica ha il compito di svelare e interpretare, bastano pochi esempi per osservare come nella
partitura dei Carmina ogni riuscita espressiva è sempre il frutto di un artificio assai meno
scontato nella sua fattura musicale di quanto non sia nella immediata chiarezza del risultato
percettivo. Nel coro iniziale O Fortuna l’impulso ternario del coro contrasta con quello binario
dell’ostinato strumentale, sfociando in una polimetria tanto inapparente quanto efficace. La
differenziazione ritmica, con continui slittamenti dal metro pari a quello dispari, presiede a
un gran numero di pagine, in particolare nella sezione Uf dem Anger, dove risuona l’eco di
forme di danza della tradizione bavarese. Non meno sorprendente è la timbrica, con effetti
ora estranianti (Olim lacus colueram), ora di immateriale levità (Omnia Sol temperat), ora
di caldo e avvolgente lirismo (In trutina). L’armonia elude ogni facile restaurazione della
tonalità in un gioco di superfici armoniche che trascolorano continuamente dall’ambito
tonale a quello modale (Veni, veni, venias; Dies, nox et omnia; Si puer cum puellula).
Nel suo lungo arco creativo Orff si è potuto esporre a strali critici di varia consistenza. Mai però,
neppure per un attimo, all’accusa di ricalcare senza fantasia modelli preesistenti. Il giudizio di
György Ligeti, che alla sua morte volle commemorarlo come «il più significativo drammaturgo
musicale contemporaneo», può essere certo discusso, ma difficilmente rovesciato.
Antonio Cirignano
Antonio Cirignano ha compiuto gli studi di musicologia a Bologna sotto la guida di Gino Stefani. Collabora a vari periodici di settore
e istituzioni concertistiche. Svolge attività di conferenziere e dal 1999 collabora come critico musicale con il quotidiano «Il Giornale».
Coautore di Musica in scena (UTET, Torino, 1995), la nuova storia dello spettacolo musicale diretta da Alberto Basso, ha pubblicato
fra l’altro Settembre Musica 1978-1997 (Allemandi, Torino, 1997) e, per il settore scuola del Teatro Regio, il volume “Don Pasquale”
di Gaetano Donizetti (Torino, 1998).
Fortuna imperatrix mundi
Fortuna imperatrice del mondo
1. O Fortuna - Coro
1. O Fortuna
O Fortuna, velut Luna statu variabilis,
semper crescis aut decrescis; vita detestabilis
nunc obdurat et tunc curat ludo mentis aciem,
egestatem, potestatem dissolvit ut glaciem.
O Fortuna, incostante come la luna,
cresci e cali senza quiete. E così questa esecrabile vita
ora ottunde ed ora sveglia la mente, in un gioco
dove miseria e potere si sciolgono come neve.
Sors immanis et inanis, rota tu volubilis,
status malus, vana salus semper dissolubilis,
obumbrata et velata michi quoque niteris;
nunc per ludum dorsum nudum fero tui sceleris.
Tu, sorte immensa e sciocca, incerta banderuola,
vero affanno e illusoria salvezza sempre sfuggente,
occulta e camuffata, tu sovrasti anche me,
bastonato dalle tue bizze sulla nuda schiena.
Sors salutis et virtutis michi nunc contraria
est affectus et defectus semper in angaria.
Hac in hora sine mora corde pulsum tangite;
quod per sortem sternit fortem, mecum omnes plangite!
La sorte benigna e virtuosa mi è ostile,
tribolazioni e rinunce mi tormentano.
Senza esitare, dunque, con ardore date voce agli strumenti:
al caso soccombono i forti! Piangete con me quanti siete!
2. Fortune plango vulnera - Coro
2. Piango gli schiaffi della Sorte
Fortune plango vulnera stillantibus ocellis,
quod sua michi munera subtrahit rebellis.
Verum est, quod legitur fronte capillata,
sed plerumque sequitur Occasio calvata.
Piango gli schiaffi della Sorte con occhi gonfi di lacrime,
poiché cocciuta continua a negarmi i suoi doni.
È proprio vero quel che si legge: pelosa davanti,
ma al momento buono la scopri pelata di dietro.
In Fortune solio sederam elatus,
prosperitatis vario flore coronatus;
quicquid enim florui felix et beatus,
nunc a summo corrui gloria privatus.
Sul trono di Fortuna ci stavo con orgoglio,
inghirlandato dai fiori del successo.
Prosperavo al colmo della gioia e del piacere,
e ora eccomi qua, precipitato ingloriosamente.
Fortune rota volvitur: descendo minoratus;
alter in altum tollitur nimis exaltatus
rex sedet in vertice caveat ruinam!
nam sub axe legimus Hecubam reginam.
La ruota di Fortuna non si ferma: cado sempre più in basso,
mentre un altro sale in cima esaltato da tutti.
Un re siede sul trono? Attento a non cadere!,
rischia la fine di Ecuba, sventurata regina.
I. Primo vere
I. Primavera
3. Veris leta facies - Coro piccolo
3. Il sorriso di Primavera
Veris leta facies mundo propinatur,
hiemalis acies victa iam fugatur.
in vestitu vario Flora principatur,
nemorum dulcisono que cantu celebratur.
Il sorriso di Primavera si dona al mondo,
le truppe invernali, sconfitte, si disperdono.
Nella sua veste sontuosa Flora trionfa,
acclamata dalla dolce armonia delle selve.
Flore fusus gremio Phebus novo more
risum dat, hoc vario iam stipate flore.
Zephyrus nectareo spirans in odore;
certatim pro bravio curramus in amore.
Dal grembo di lei Febo, il sole, torna a risplendere.
Sazio d’ogni fiore, d’ogni aroma,
Zefiro spira tra profumi di nettare.
Facciamo a gara per il premio d’amore!
Cytharizat cantico dulcis Philomena,
flore rident vario prata iam serena,
salit cetus avium silve per amena,
chorus promit virginum iam gaudia millena.
Dolcemente l’usignolo intona sulla cetra il suo canto,
di mille fiori ridono i prati ormai sereni.
Gli uccelli volteggiano a frotte tra le bellezze dei boschi,
il coro delle vergini annuncia gioie innumerabili.
4. Omnia Sol temperat - Solo per Baritono
4. Il Sole ritempra ogni creatura
Omnia Sol temperat purus et subtilis,
novo mundo reserat faciem Aprilis;
ad Amorem properat animus herilis,
et iocundis imperat deus puerilis.
Il Sole ritempra ogni creatura limpido e leggero,
un mondo nuovo si schiude allo sguardo d’Aprile.
Lo spirito gentile inclina all’Amore
e sugli uomini resi felici regna il dio bambino.
Rerum tanta novitas in sollemni vere
et veris auctoritas iubet nos gaudere,
vias prebet solitas, et in tuo vere
fides est et probitas tuum retinere.
Tanta freschezza di cose nella stagione solenne,
il potere stesso della primavera ci ordina di godere
e ci suggerisce le vie ben note. Ma nella tua primavera
è giusto e saggio che tu rimanga stretto a chi ami.
Ama me fideliter!, fidem meam nota:
de corde totaliter et ex mente tota
sum presentialiter absens in remota.
quisquis amat taliter, volvitur in rota.
Amami lealmente! Guarda la mia fedeltà:
con tutto il cuore e con tutta la mente
ti sono vicino anche se vivo lontano.
Chi ama così accetta tutti i rischi della sorte.
5. Ecce gratum - Coro
5. Ecco, la diletta
Ecce gratum et optatum Ver reducit gaudia:
purpuratum floret pratum, Sol serenat omnia.
Iam iam cedant tristia! Estas redit,
nunc recedit Hyemis sevitia.
Ecco, la diletta e tanto attesa Primavera ci riporta la gioia,
i prati sono un manto fiorito di porpora, il Sole rasserena
[ogni cosa.
Bando alle tristezze! Torna l’estate,
i rigori dell’Inverno si allontanano.
Iam liquescit et decrescit grando, nix et cetera;
bruma fugit, et iam sugit Ver Estatis ubera;
illi mens est misera, qui nec vivit,
nec lascivit sub Estatis dextera!
Già si scioglie e svanisce il ghiaccio, la neve, tutto.
Le nebbie dissolvono, mentre Primavera succhia al seno d’Estate.
Meschino colui che non rivive
e non si lascia andare in balia dell’Estate!
Gloriantur et letantur in melle dulcedinis,
qui conantur, ut utantur premio Cupidinis;
simus iussu Cypridis gloriantes
et letantes pares esse Paridis.
Si esalta e gode dolcezze di miele
chi, dopo tante premure, vede infine ricambiato l’amore.
Dobbiamo esser fieri di essere agli ordini di Venere
e felici di essere buoni amanti come Paride.
Uf dem Anger
Sulla piazza
6. Tanz
6. Danza
7. Floret silva nobilis - Coro
7. Splendida rifiorisce la selva
Floret silva nobilis floribus et foliis.
Ubi est antiquus meus amicus?
hinc equitavit! eia! quis me amabit?
Floret silva undique,
nach mime gesellen ist mir wê.
Splendida rifiorisce la selva di fiori e di foglie.
Dov’è il mio amico di un tempo?
È partito al galoppo!, ahimè, chi mi amerà adesso?
Da ogni parte rinverdisce il bosco,
proprio ora che il mio amato è lontano.
Gruonet der walt allenthalben,
wâ ist min geselle alse lange?
der ist geriten hinnen,
owî, wer sol mich minnen?
Da ogni parte rinverdisce il bosco,
perché il mio amato non è qui?
Se n’è andato al galoppo,
ahimè, chi mi amerà adesso?
8. Chramer, gip die varwe mir - Soli (Soprani) e Coro 8. Mercante, dammi del colore
Mercante, dammi del colore
per tingere le mie guance di rosso,
così che i giovanotti
non possano resistermi e mi amino.
Chramer, gip die varwe mir,
die min wengel roete,
da mit ich die jungen man
an ir dank der minnenliebe noete.
Seht mich an, jungen man!
lat mich iu gevallen!
Su, guardatemi ragazzi!
Voglio piacervi!
Minnet, tugentliche man,
minnecliche frouwen!
minne tuot iu hoch gemuot
unde lat iuch in hohen eren schouwen.
E voi, uomini di valore,
amate le donne più attraenti!
L’amore vi esalta
e vi darà grandi onori.
Seht mich an, (ecc.)
Su, guardatemi (ecc.)
Wol dir, Werlt, daz du bist
also freudenriche!
ich wil dir sin undertan
durch din liebe immer sicherliche.
Salve, o mondo
così ricco di gioie!
A te voglio restare sottomessa,
per essere sempre sicura del tuo amore.
Seht mich an, (ecc.)
Su, guardatemi (ecc.)
9. Reie
9. Girotondo
Swaz hie gat umbe - Coro
Quelle che ballano
Swaz hie gat umbe, daz sint allez megede
die wellent ân man allen disen sumer gan!
Quelle che ballano qua in giro sono tutte ragazzine
che non hanno nessuna intenzione di passare l’estate da sole!
Chume, chum, geselle min - Coro piccolo
Vieni, vieni compagno mio
Chume, chum, geselle min, ih enbite harte din,
Suzer roservarwer munt,
chum uñ mache mich gesunt,
Vieni, vieni compagno mio, è tanto che ti aspetto!
Dolce bocca di rosa,
vieni e guarisci le mie pene.
Swaz hie gat umbe - Coro
Quelle che ballano
Swaz hie gat umbe, (ecc.)
Quelle che ballano (ecc.)
10. Were diu werlt alle min - Coro
10. Se il mondo fosse mio
Were diu werlt alle min
von deme mere unze an den Rin,
des wolt ih mih darben,
daz diu chünegin von Engellant lege an minen armen.
Se il mondo fosse mio, tutto mio
dall’oceano fino al Reno,
ebbene, non ci penserei due volte: lo darei via tutto intero
pur di avere la regina d’Inghilterra tra le mie braccia.
II. In taberna
II. Nella taverna
11. Estuans interius - Solo per Baritono
11. Mi brucia dentro
Estuans interius ira vehementi
in amaritudine loquor mee menti:
factus de materia, cinis elementi,
similis sum folio, de quo ludunt venti.
Mi brucia dentro la rabbia
e a me stesso lo ripeto con disgusto:
fatto come sono di cenere e sporcizia,
mi sento come una foglia con cui gioca il vento.
Cum sit enim proprium viro sapienti
supra petram ponere sedem fundamenti,
stultus ego comparor fluvio labenti,
sub eodem tramite nunquam permanenti.
Mentre infatti è proprio del saggio
costruire sulla roccia solide fondamenta,
io, balordo, sono come un fiume in piena
che non rimane mai nel proprio letto.
Feror ego veluti sine nauta navis,
ut per vias aeris vaga fertur avis;
non me tenent vincula, non me tenet clavis,
quero mihi similes, et adiungor pravis.
Vado alla deriva come una nave senza timoniere,
come un uccello smarrito per le vie del cielo.
Non c’è catena che mi leghi né chiave che mi rinchiuda,
cerco chi mi è simile, e così finisco in pessime compagnie.
Mihi cordis gravitas res videtur gravis;
iocus est amabilis dulciorque favis;
quicquid Venus imperat, labor est suavis,
que nunquam in cordibus habitat ignavis.
La rettitudine del cuore? La vedo molto dura!,
il gioco invece mi attira più del miele.
Qualunque fatica è dolce se la ordina Venere,
che però non abita mai nel cuore dei codardi.
Via lata gradior more iuventutis,
inplicor et vitiis immemor virtutis,
voluptatis avidus magis quam salutis,
mortuus in anima curam gero cutis.
Seguo la via più facile come in gioventù,
mi impantano nei vizi e della virtù me ne scordo.
Sono più ingordo di piacere che di salvezza:
sono morto nell’anima, penso solo alla pellaccia.
12. Olim lacus colueram
Solo per Tenore e Coro (Tenori e Bassi)
12. Una volta abitavo sui laghi
Olim lacus colueram,
olim pulcher extiteram,
dum cignus ego fueram.
Una volta abitavo sui laghi,
ero bello a quel tempo,
quand’ero ancora cigno.
Miser, miser! modo niger et ustus fortiter!
Povero me! povero me! Adesso sono tutto nero e rosolato!
Girat, regirat garcifer;
me rogus urit fortiter:
propinat me nunc dapifer,
Lo sguattero mi gira e mi rigira,
la fiamma mi brucia crudele,
l’oste mi serve in tavola.
Miser, miser! (ecc.)
Povero me! (ecc.)
Nunc in scutella iaceo,
et volitare nequeo,
dentes frendentes video:
Ora sono bell’e steso in un vassoio,
altro che volare!,
vedo solo denti che sgranocchiano.
Miser, miser! (ecc.)
Povero me! (ecc.)
13. Ego sum abbas
Solo per Baritono e Coro (Tenori e Bassi)
13. Sono io l’abate
Ego sum abbas Cucaniensis.
et consilium meum est cum bibulis,
et in secta Decii voluntas mea’st
et qui mane me quesierit in taberna post vesperam
nudus egredietur, et sic denudatus veste clamabit:
Wafna! Wafna! quid fecisti sors turpissima?
Nostre vite gaudia abstulisti omnia! Ha ha!
Sono io l’abate dell’ordine di Cuccagna,
la mia confraternita è fatta di ubriaconi
e appartengo alla setta di Decio, il dio del gioco dei dadi.
Chi verrà a cercarmi in taverna la mattina
ne uscirà la sera spennato vivo, sbraitando:
Wafna! Wafna! Che mi hai combinato, destino infame?
Ti sei portato via tutte le gioie della vita!
14. In taberna quando sumus - Coro (Tenori e Bassi)
14. Quando siamo alla taverna
In taberna quando sumus, non curamus quid sit humus,
sed ad ludum properamus, cui semper insudamus.
Quid agatur in taberna, ubi nummus est pincerna,
hoc est opus ut queratur, si quid loquar, audiatur.
Quando siamo alla taverna non vogliamo seccature,
siamo intenti solo al gioco, trepidanti e concentrati.
Come girano le cose in taverna, dove i soldi si cambiano in vino,
è giusto che si sappia. Statemi a sentire.
Quidam ludunt, quidam bibunt, quidam indiscrete vivunt.
Sed in ludo qui morantur, ex his quidam denudantur,
quidam ibi vestiuntur, quidam saccis induuntur.
Ibi nullus timet mortem, sed pro Baccho mittunt sortem:
C’è chi gioca, c’è chi beve, chi si dà alle gozzoviglie.
Fra i più assidui giocatori c’è chi perde la camicia
e chi invece se la mette, o si veste con un sacco.
Alla morte non ci pensa nessuno, pensano solo a vincere da bere.
Primo pro nummata vini, ex hac bibunt libertini;
semel bibunt pro captivis, post hec bibunt ter pro vivis,
Il primo bicchiere è per chi paga, cominciano così i viziosi.
Poi ne bevono uno per i galeotti e il terzo per i vivi.
quater pro Christianis cunctis, quinquies pro fidelibus Il quarto per tutti i cristiani, il quinto per i fedeli
[defunctis,
[defunti,
sexies pro sororibus vanis, septies pro militibus silvanis. il sesto per le buone donne, il settimo per i briganti.
Octies pro fratribus perversis, nonies pro monachis dispersis,
decies pro navigantibus, undecies pro discordantibus,
duodecies pro penitentibus, tredecies pro iter agentibus.
Tam pro papa quam pro rege bibunt omnes sine lege.
E otto per i frati corrotti, e nove per i monaci sbandati,
e dieci per i naviganti, undici per chi è in lite,
dodici per i penitenti, tredici per chi è in viaggio.
Per il papa o per il re, bevono tutti senza regola.
Bibit hera, bibit herus, bibit miles, bibit clerus,
bibit ille, bibit illa, bibit servus cum ancilla,
bibit velox, bibit piger, bibit albus, bibit niger,
bibit constans, bibit vagus, bibit rudis, bibit magus.
Beve la dama, beve il signore, beve il soldato, beve il chierico,
beve questo e beve quella, beve il servo con l’ancella,
beve il lesto, beve il pigro, beve il bianco, beve il nero,
beve il deciso, beve l’indeciso, beve l’ignorante e beve il dotto.
Bibit pauper et egrotus, bibit exul et ignotus,
bibit puer, bibit canus, bibit presul et decanus,
bibit soror, bibit frater, bibit anus, bibit mater,
bibit iste, bibit ille, bibunt centum, bibunt mille.
Beve il povero e il malato, l’esule e lo sconosciuto,
beve il giovane, beve il vecchio, beve il vescovo e il decano,
beve la sorella, beve il fratello, beve la vecchietta, beve la madre,
beve questa, beve quello, bevono cento, bevono mille.
Parum sexcente nummate durant, cum immoderate
bibunt omnes sine meta, quamvis bibant mente leta;
sic nos rodunt omnes gentes, et sic erimus egentes.
Qui nos rodunt confundantur et cum iustis non scribantur.
Durano ben poco seicento denari, quando tutti esagerano
bevendo senza limiti, anche se lo fanno con le migliori intenzioni.
E così tutti ci criticano, e noi diventiamo sempre più poveri.
Chi sparla di noi vada all’inferno e non sia chiamato fra i giusti.
III. Cour d’amours
III. Corte d’amore
15. Amor volat undique - Solo per Soprano e Ragazzi
15. L’amore è nell’aria
Amor volat undique; captus est libidine.
Juvenes, iuvencule coniunguntur merito.
Siqua sine socio, caret omni gaudio;
tenet noctis infima sub intimo
cordis in custodia: fit res amarissima.
L’amore è nell’aria ovunque, schiavo del desiderio.
Ragazzi e ragazze inevitabilmente si uniscono.
Se una resta sola non ha più alcuna gioia,
e nel profondo della notte se ne strugge
in cuor suo. Tristissima cosa!
16. Dies, nox et omnia - Solo per Baritono
16. Il giorno, la notte, tutto
Dies, nox et omnia michi sunt contraria,
virginum colloquia me fay planszer
oy suvenz suspirer, plu me fay temer.
Il giorno, la notte, tutto è contro di me.
Il confabulare delle fanciulle mi fa piangere
e sospirare, mi dà il batticuore.
O sodales, ludite, vos qui scitis dicite,
michi mesto parcite, grand ey dolur,
attamen consulite per voster honur.
Amici miei, scherzateci pure, parlate voi che sapete,
ma abbiate pietà di me e del mio dolore,
consigliatemi, per il vostro onore!
Tua pulchra facies, me fay planszer milies,
pectus habet glacies. a remender
statim vivus fierem per un baser.
Il tuo bel viso mi fa piangere mille volte,
perché hai il cuore di ghiaccio. Oh, tornerei
a rivivere all’istante se tu mi dessi un bacio.
17. Stetit puella - Solo per Soprano
17. Stava lì immobile una fanciulla
Stetit puella rufa tunica;
si quis eam tetigit, tunica crepuit.
Eia.
Stava lì immobile una fanciulla di rosso vestita.
A sfiorarla potevi sentire il fremito di quella veste leggera.
Eia.
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Stetit puella tamquam rosula;
facie splenduit, os eius floruit.
Eia.
Stava lì immobile la fanciulla, come una piccola rosa.
Il suo viso splendeva e la bocca era in fiore.
Eia.
18. Circa mea pectora - Solo per Baritono e Coro
18. Il mio cuore è assediato
Circa mea pectora multa sunt suspiria
de tua pulchritudine, que me ledunt misere.
Il mio cuore è assediato dai sospiri
per la tua bellezza, che mi consuma.
Mandaliet, mandaliet, min geselle chǒmet niet!
Mandaliet, mandaliet, ma l’amato non si vede!
Tui lucent oculi sicut solis radii,
sicut splendor fulguris lucem donat tenebris.
I tuoi occhi brillano come i raggi del sole,
come il bagliore della folgore che rischiara le tenebre.
Mandaliet, (ecc.)
Mandaliet, (ecc.)
Vellet deus, vellent dii, quod mente proposui:
ut eius virginea reserassem vincula.
Voglia il cielo, vogliano gli dei concedermi quel che desidero:
sciogliere il sigillo della sua verginità.
Mandaliet, (ecc.)
Mandaliet, (ecc.)
19. Si puer cum puellula
Soli (3 Tenori, Baritono, 2 Bassi)
19. Se un giovane e una giovane
Si puer cum puellula moraretur in cellula,
Felix coniunctio. Amore suscrescente,
pariter e medio avulso procul tedio,
fit ludus ineffabilis membris, lacertis, labiis.
Se un giovane e una giovane si attardano in una stanzetta,
felice combinazione! L’amore si moltiplica
e allo stesso tempo scompare tra loro ogni traccia di noia.
Non si può descrivere: è tutto un gioco di membra,
[di braccia, di labbra.
20. Veni, veni, venias - Coro doppio
20. Vieni, presto, vieni
Veni, veni, venias, ne me mori facias,
hyrca, hyrca, nazaza, trillirivos!
Vieni, presto, vieni, non farmi morire!
hyrca, hyrca, nazaza, trillirivos!
Pulchra tibi facies, oculorum acies,
capillorum series, o quam clara species!
Incantevole è il tuo viso, seducente lo sguardo
e l’onda dei tuoi capelli. Oh, che spettacolo sei!
Rosa rubicundior, lilio candidior,
omnibus formosior, semper in te glorior!
Più rosea della rosa, più candida del giglio,
stupenda più di tutte. Sarai sempre il mio vanto!
21. In trutina - Solo per Soprano
21. Sulla bilancia
In trutina mentis dubia fluctuant contraria
lascivus amor et pudicitia.
Sed eligo quod video, collum iugo prebeo;
ad iugum tamen suave transeo.
Sulla bilancia dell’anima ondeggiano contrapposti
il desiderio e la purezza.
Alla fine scelgo ciò che posso vedere, e piego il collo al giogo.
Ma è un giogo assai dolce quello a cui mi arrendo.
22. Tempus est iocundum
Soli per Soprano e Baritono, Coro e Ragazzi
22. Lieta è la stagione
Tempus est iocundum, o virgines,
modo congaudete vos iuvenes.
Lieta è la stagione, o vergini,
gioite tutti insieme, o giovani.
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Oh, oh, totus floreo!
Iam amore virginali totus ardeo,
novus, novus amor est, quo pereo!
Oh, mi sento rifiorire!
Ardo già d’amore per una fanciulla,
è questo nuovo amore che mi fa morire!
Mea me confortat promissio,
mea me deportat negatio.
Ciò che ho promesso mi rende più forte,
che tristezza quando devo dire di no!
Oh, oh, (ecc.)
Oh, oh, (ecc.)
Tempore brumali vir patiens,
animo vernali lasciviens.
D’inverno l’uomo è flemmatico,
ma la primavera risveglia i sensi.
Oh, oh, (ecc.)
Oh, oh, (ecc.)
Mea mecum ludit virginitas,
mea me detrudit simplicitas.
La mia verginità mi stuzzica,
ma l’innocenza mi trattiene.
Oh, oh, (ecc.)
Oh, oh, (ecc.)
Veni, domicella, cum gaudio,
veni, veni, pulchra, iam pereo.
Vieni, mia piccola tiranna, sorridi,
vieni, mia bella, mi fai morire!
Oh, oh, (ecc.)
Oh, oh, (ecc.)
23. Dulcissime - Solo per Soprano
23. Dolcissimo
Dulcissime, ah totam tibi subdo me!
Dolcissimo, a te mi abbandono con tutta me stessa!
Blanziflor et Helena
Biancofiore ed Elena
24. Ave formosissima - Coro
24. Salve, bellissima
Ave formosissima, gemma pretiosa,
ave decus virginum, virgo gloriosa,
ave mundi luminar, ave mundi rosa,
Blanziflor et Helena, Venus generosa!
Salve, bellissima, gemma preziosa,
salve, perla tra le fanciulle, vergine gloriosa,
luce dell’umanità, rosa del mondo intero,
Biancofiore ed Elena, Venere generosa!
Fortuna imperatrix mundi
Fortuna imperatrice del mondo
25. O Fortuna - Coro
25. O Fortuna
O Fortuna, velut Luna statu variabilis,
semper crescis aut decrescis; vita detestabilis
nunc obdurat et tunc curat ludo mentis aciem,
egestatem, potestatem dissolvit ut glaciem.
O Fortuna, incostante come la luna,
cresci e cali senza quiete. E così questa esecrabile vita
ora ottunde ed ora sveglia la mente, in un gioco
dove miseria e potere si sciolgono come neve.
Sors immanis et inanis, rota tu volubilis,
status malus, vana salus semper dissolubilis,
obumbrata et velata michi quoque niteris;
nunc per ludum dorsum nudum fero tui sceleris.
Tu, sorte immensa e sciocca, incerta banderuola,
vero affanno e illusoria salvezza sempre sfuggente,
occulta e camuffata, tu sovrasti anche me,
bastonato dalle tue bizze sulla nuda schiena.
Sors salutis et virtutis michi nunc contraria
est affectus et defectus semper in angaria.
Hac in hora sine mora corde pulsum tangite;
quod per sortem sternit fortem, mecum omnes plangite!
La sorte benigna e virtuosa mi è ostile,
tribolazioni e rinunce mi tormentano.
Senza esitare, dunque, con ardore date voce agli strumenti:
al caso soccombono i forti! Piangete con me quanti siete!
Traduzione di Antonio Cirignano (2007)
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Tomas Netopil, nato in Moravia, studia violino e direzione d’orchestra all’Accademia di
musica di Praga e successivamente alla Scuola superiore reale di musica di Stoccolma, nella
classe del leggendario maestro Jorma Panula. È finalista al Concorso della primavera di Praga
2000 nonché al 10° Concorso della televisione ungherese 2002, anno in cui risulta anche
vincitore del Concorso internazionale ‘Sir Georg Solti’, affermazione che gli apre le porte di
una eccezionale carriera, fondata sulle sue non usuali qualità musicali, artistiche e umane.
Dopo il debutto a Tokyo con l’Orchestra NHK e un acclamatissimo concerto con la Staatskapelle
di Dresda, nella stagione corrente Tomas Netopil, trentaduenne, dirige per la prima volta
orchestre importanti quali la Suisse Romande, la National du Capitole Toulouse, l’Orchestra
Nazionale della Rai Torino, la Filarmonica Ceca, la BBC Philharmonic, la Filarmonica di
Montecarlo, la Sydney Symphony, la Filarmonica Reale Fiamminga, la Filarmonica Toscanini,
l’Orchestra del Teatro Nazionale di Praga nel concerto celebrativo dei 250 anni del teatro,
nonché nel concerto dedicato a Mozart nella ricorrenza della morte. Nell’ambito del Festival
dell’opera è scritturato al Teatro Nazionale di Monaco di Baviera per il nuovo allestimento
dell’opera di Ferruccio Busoni Doktor Faust, dirige inoltre la nuova produzione di Le nozze
di Figaro al Palau de la Musica di Valencia e con la stessa opera si presenta al pubblico
della Semper Oper di Dresda. Chiamato da Zubin Mehta, dirigerà una considerevole serie di
concerti alla guida della Filarmonica d’Israele.
La scorsa stagione ha segnato il debutto alla Deutsche Oper di Berlino con Carmina Burana
in versione scenica, ospite anche del Festival de Radio France a Montpellier, nonché con
orchestre di grande prestigio internazionale, quali la Staatskapelle di Dresda, la Filarmonica
reale di Stoccolma, l’Orchestra sinfonica NHK di Tokyo. Nelle stagioni precedenti ha diretto la
London Philharmonic Orchestra, la Filarmonica di Oslo, l’Orchestra nazionale di Stoccarda
e prestigiose produzioni liriche quali Così fan tutte e Le nozze di Figaro al Carlo Felice di
Genova, Il ratto dal serraglio al Regio di Torino, Lucio Silla alla Fenice di Venezia, La volpe
astuta a Siviglia. Ulteriori appuntamenti di prestigio sono stati i concerti con l’Orchestra
della Tonhalle di Zurigo, la Staatskapelle di Weimar, l’Orchestra del Carlo Felice, del Regio
di Parma, del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino (con il pianista Aldo Ciccolini), la
Filarmonica della Scala, l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia, l’Orchestra MDR di
Lipsia e la Filarmonica Slovacca.
Il giovane soprano Silvia Colombini proviene da una famiglia di musicisti: è infatti nipote
del compositore Giancarlo Colombini e può vantare tra i suoi avi i cantanti Roberto Stagno,
Giuseppe Bellantoni e il celebre baritono di Puccini Edoardo Camera. Diplomata in violino,
ha collaborato, tra le altre, con l’orchestra ‘Clara Schumann’ (prima orchestra femminile
italiana) per poi passare alla lirica. Vincitrice di tre concorsi internazionali debutta a Vienna
nel 1999 nella parte di Adele ne Il pipistrello di Johann Strauss nella tradizionale recita
di Capodanno. Questo ruolo le apre le porte dei teatri di tradizione tedesca e le offre la
possibilità di partecipare a tournée nei più famosi teatri giapponesi. Specializzata nel
repertorio belcantistico, tedesco e in musica contemporanea, nel 2003 è ingaggiata dal
Festival di Salisburgo per Elena egiziaca di Richard Strauss, dopo aver debuttato in Italia
al Teatro Regio di Torino per il ruolo di Cordelia in Lear di Aribert Reimann (regia di
Luca Ronconi, 2001). Successivamente è all’Arena di Verona, al Teatro Massimo di Palermo
e al Bellini di Catania. Ha interpretato, tra gli altri, i ruoli di Norina (Don Pasquale), Gilda
(Rigoletto), Susanna (Le nozze di Figaro), Adina (L’elisir d’amore), la regina della notte (Il
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flauto magico), Gretel (Hänsel und Gretel). Nell’anno delle commemorazioni mozartiane ha
interpretato con grande successo il ruolo di Elisa in Il re pastore al Théâtre de la Monnaie di
Bruxelles, al Teatro del Lussemburgo, al Sociale di Como e al Fraschini di Pavia, il ruolo di
Blonde (Il ratto dal serraglio) nelle tre nuove produzioni del Petruzzelli di Bari, del Regio di
Torino e dell’Opera di Palma de Mallorca. Nel 2006 ha inaugurato la stagione del São Carlos
di Lisbona (Despina in Così fan tutte con la regia di Mario Martone e la direzione di Donato
Renzetti). Nel 2007 è stata la protagonista dell’Elisir d’amore a Tel Aviv con la New Israeli
Opera. All’attività operistica affianca quella concertistica (Mitteldeutscher Rundfunk, Rai
International, il canale televisivo tedesco VOX, Bruckner Festival Linz, Mehli Mehta Music
Foundation, Gewandhaus di Lipsia). Ha cantato alla presenza di Papa Giovanni Paolo II nella
Sala Nervi in Vaticano e del Presidente emerito della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi nel
tradizionale Concerto di Capodanno del Quirinale trasmesso da Rai Uno e da Radio 3 Rai.
Otokar Klein, ungherese di origine, studia al Conservatorio e all’Accademia di musica di
Bratislava nella classe della professoressa Zlatica Livorova, perfezionandosi con Marga Schiml
e Paola Molinari. Si esibisce regolarmente nei teatri nazionali di Praga, Budapest, Brno
e Bratislava, nei suoi ruoli congeniali di Il barbiere di Siviglia, Cenerentola, La figlia del
reggimento, L’italiana in Algeri, L’elisir d’amore, Don Giovanni, La Juive, Il giro di vite. È
stato inoltre ospite del Teatro dell’Opera di Vienna, della Semper Oper di Dresda, del Théâtre
de la Monnaie di Bruxelles, del Teatro Verdi e del Comunale di Bologna, del San Carlo di
Napoli, nonché dei teatri di Amsterdam, Nizza, Tokyo, Colonia e Salisburgo, collaborando con
direttori quali Jerzi Semkov, Stefan Soltesz, Oliver Dohnányi, Ondrej Lenárd, Petr Altrichter,
Tomas Netopil, János Kovács, Leoš Svárovský, Andrew Parrot, Ralf Weikert, Ricco Saccani,
Vladimir Jurovskij, Serge Baudo, Rafael Frühbeck de Burgos, Kazushi Ono. Otokar Klein
si dedica con pari impegno al repertorio sinfonico vocale: Stabat Mater di Rossini con la
Staatskapelle di Dresda, Stabat Mater di Dvořák con la Filarmonica di Bratislava a Salisburgo
e Innsbruck, il Requiem di Mozart in tournée in Francia, Carmina Burana con la Filarmonica
di Brno, L’Enfance du Christ con la Filarmonica slovacca di Bratislava.
Il baritono Roman Trekel, nato a Pirna nei pressi di Vresda, ha iniziato a studiare il violino
a 7 anni, il flauto diritto a 8 e l’oboe a 9. Dal 1980 al 1986 ha studiato canto alla scuola
superiore di musica di Berlino con Heinz Reeh, ricevendo la menzione di «eccellente»
all’esame finale. Dal 1986 al 1988 è stato allievo d’opera alla Deutsche Staatsoper di Berlino,
divenendo poi membro della compagnia stabile e riscuotendo il suo primo grande successo
come Pelléas in una nuova produzione del medesimo Teatro. Professore di canto classico
presso la Hochschule für Musik “Hanns Eisler” della capitale tedesca, ha ricevuto vari premi
in concorsi internazionali: tra gli altri, il primo premio nel concorso liederistico internazionale
“Walter Gruner” a Londra.
È molto attivo in ambito concertistico, soprattutto dopo il suo debutto al festival Schubertiade
Feldkirch nel 1993, festeggiato dalla stampa come una «rivelazione». Sono seguiti recital alla
Alte Oper di Francoforte, alle radio MDR di Lipsia e NDR di Hannover, alla Philharmonie
di Colonia, al festival di Schwetzingen e ai Ludwigsburger Schlossfestspiele, alla Wigmore
Hall di Londra, al Musikverein di Vienna, a Zurigo, Bruxelles, Atlanta, Chicago, New York.
Si è esibito con orchestre come i Berliner Philharmoniker, la Deutsches Symphonieorchester
Berlin, la Sinfonieorchester des Mitteldeutschen Rundfunks, la Münchner Philharmoniker, la
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Chicago Symphony Orchestra, la Cleveland Orchestra, la Israel Philharmonic Orchestra. Ha
collaborato con direttori d’orchestra quali Claudio Abbado, Eliahu Inbal, Daniel Barenboim,
Sir Georg Solti, René Jacobs, Zubin Mehta, Ingo Metzmacher, Helmut Rilling, Kent Nagano,
Pierre Boulez, Antonio Pappano, Christian Thielemann e con moltissimi registi quali Philippe
Arlaud, Ruth Berghaus, Jonathan Miller, Patrice Chereau. Fra i teatri che l’hanno visto in
scena citiamo il Covent Garden, il Maggio Musicale Fiorentino e quelli di Bayreuth, Madrid,
Amsterdam, Ginevra, Tokyo, Dresda e Monaco.
Roman Trekel ha effettuato le incisioni dell’Orpheus di Telemann e delle Scene e arie per
baritono di Siegfried Wagner (entrambe vincitrici del premio Deutsche Schallplattenkritik).
Claudio Marino Moretti ha compiuto gli studi musicali al Conservatorio di Milano conseguendo
il diploma di pianoforte nel 1979. Ha suonato in importanti associazioni e teatri quali La
Fenice di Venezia, il Festival delle Nazioni di Città di Castello, l’Unione Musicale di Torino,
la Sala ‘Giuseppe Verdi’ e la Piccola Scala di Milano; in particolare si è esibito come pianista
solista nelle stagioni concertistiche del Teatro Regio di Torino e in sedi decentrate. Dal 1994
al 2002 è stato aiuto maestro del coro del Teatro Regio di Torino, e in qualità di maestro del
coro, ha diretto L’Orfeo di Claudio Monteverdi (1996) e Don Pasquale di Donizetti (1998).
Nell’ambito delle stagioni operistiche del Regio dal 1995 ha istruito il Coro di voci bianche e
dal 1997 è maestro del Coro di voci bianche del Teatro Regio e del Conservatorio ‘G. Verdi’
di Torino, che ha anche diretto in diverse opere e numerosi concerti. Dal Settembre 2002 è
direttore del Coro del Teatro Regio.
Claudio Fenoglio è nato a Pinerolo nel 1976, ha studiato presso i Conservatori ‘G. F. Ghedini’
di Cuneo e ‘G. Verdi’ di Torino diplomandosi con il massimo dei voti e la lode in pianoforte,
in Musica corale e Direzione di coro e in Composizione. Ha frequentato contemporaneamente
numerosi corsi di perfezionamento pianistici, tenuti dai maestri Franco Scala, Andrea Lucchesini,
Giovanni Valentini, Gino Ceci e Annamaria Bordin. Ha lavorato presso il Teatro dell’Opera
Giocosa di Savona come maestro sostituto nelle opere Il trovatore e La traviata di Giuseppe
Verdi. Da anni esercita stabilmente l’attività di Aiuto maestro del coro, inizialmente presso il
Teatro Massimo di Palermo, e successivamente presso il Teatro Regio di Torino dove attualmente
lavora. Effettua la professione concertistica sia come pianista accompagnatore di cantanti e
strumentisti, sia come direttore di gruppi vocali da camera e di piccoli gruppi corali.
L’Orchestra del Teatro Regio è l’erede del complesso fondato alla fine dell’Ottocento da
Arturo Toscanini, che ne fu direttore stabile e artistico; dal 1967 è l’Orchestra stabile della
Fondazione lirica torinese. Tra gli spettacoli di gran successo dei quali è stata protagonista
ricordiamo La Damnation de Faust di Berlioz nell’allestimento di Luca Ronconi, insignito nel
1992 del premio ‘Franco Abbiati’, La bohème di Puccini realizzata nel 1996 in occasione del
centenario dell’opera con Pavarotti e Freni (trasmessa anche in diretta televisiva), Assassinio
nella cattedrale di Pizzetti con Raimondi, Fedora di Giordano con Freni e Domingo. Nel
2001 ha inoltre eseguito in prima assoluta Carmen 2, Le Retour di Jérôme Savary e in prima
italiana Lear di Aribert Reimann (regia di Luca Ronconi); nel 2003, sempre in prima italiana,
ha eseguito A Streetcar Named Desire di André Previn (con la regia di Giorgio Gallione).
L’Orchestra si è esibita con i direttori e i solisti più celebri del panorama lirico-sinfonico
internazionale; in particolare, alla guida del complesso si sono alternati direttori come Roberto
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Abbado, Jurij Ahronovič, Bruno Bartoletti, Semyon Bychkov, Bruno Campanella, Lü Jia, Peter
Maag, Daniel Oren, Evelino Pidò, Pinchas Steinberg, Jeffrey Tate e infine Gianandrea Noseda,
il cui felice rapporto con l’Orchestra è sfociato nella sua nomina, dal settembre 2007, a
Direttore musicale del Teatro Regio. L’Orchestra è stata inoltre partner di grandi compagnie di
balletto (tra le quali indimenticabili rimangono quella del Teatro Bol’šoj di Mosca e il Balletto
Kirov del Teatro Mariinskij di San Pietroburgo) e protagonista di registrazioni radiotelevisive
e di incisioni discografiche. Si è inoltre esibita in numerosi festival e teatri stranieri: alle
rappresentazioni di Sly e Zaza a Nizza (2000) è seguita una grande tournée sinfonica in
Francia con tappe a Parigi, Tolosa, Tolone e Lione. Conferitogli dalla Società del Quartetto di
Vercelli, nel 2000 ha ricevuto il Premio Internazionale ‘Viotti d’Oro’.
Il Coro del Teatro Regio è stato ricostituito nel 1945 dopo che l’incendio del Teatro nel 1936
e il secondo conflitto mondiale ne avevano interrotto l’attività, diventando quindi, nel 1967,
Coro stabile dell’Ente lirico torinese. Vanta un organico di circa settantacinque elementi ed
è regolarmente impegnato nelle produzioni della Stagione d’Opera, oltre che in un’intensa
attività nel circuito regionale per concerti lirico-sinfonici e a cappella e in collaborazioni con
altre istituzioni musicali, quali l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai e l’Unione Musicale
di Torino. Dal 1994 al 2002 è stato diretto dal Maestro Bruno Casoni con il quale ha raggiunto
una perfezione stilistica ormai riconosciuta dalla critica nazionale e internazionale, tanto da
essere considerato uno dei migliori d’Europa. A dimostrazione di ciò, valga l’esecuzione al
Teatro Regio nel maggio 2002 della Messa in si minore di Bach sotto la direzione di Semyon
Bychkov, che nel 2007 ha rinnovato la sua stima nei confronti del Coro invitandolo a Colonia
per la registrazione della Messa da requiem di Verdi. Dal settembre 2002 la guida del Coro è
affidata al Maestro Claudio Marino Moretti.
Nel 2004 i componenti dei complessi artistici del Teatro Regio hanno dato vita a due organismi
autonomi, l’Orchestra Filarmonica ’900 e il Coro Filarmonico del Teatro Regio, entrambi
attivi in ambito sinfonico-corale.
Coro di voci bianche del Teatro Regio e del Conservatorio ‘Giuseppe Verdi’
Il Coro di voci bianche del Teatro Regio e del Conservatorio ‘Giuseppe Verdi’ di Torino è
nato alla fine del 1997 dalla collaborazione delle due istituzioni torinesi e da allora è diretto
dal Maestro Claudio Marino Moretti. Si è esibito per la prima volta al Regio nel Concerto di
Natale del 1997 e poi, nell’anno successivo, nella Turandot con la regia di Zhang Yimou e
nello Schiaccianoci di Maurice Béjart, per l’inaugurazione dell’XI edizione di Torinodanza.
Dal 1999 si esibisce come formazione autonoma in numerosi concerti realizzati in Regione
per conto di associazioni concertistiche e di volontariato. Nel 2000 ha preso parte al concerto
per il Children’s Day at the World Summit di Ginevra, presenti i Capi di Stato e i delegati
ONU, nell’ambito del programma delle Nazioni Unite per l’eliminazione del lavoro minorile.
Dal 2000 collabora con le principali istituzioni concertistiche cittadine, tra cui l’Orchestra
Sinfonica Nazionale della Rai, Torino Settembre Musica e l’Unione Musicale. Nell’ottobre
2005 ha inoltre preso parte al Festival Internazionale di Voci Bianche svoltosi a Torino nella
Chiesa di Santa Pelagia. Nell’ambito delle Stagioni d’Opera del Teatro Regio partecipa ad
almeno una produzione lirica all’anno, così come intensa è la partecipazione del Coro per le
attività della Scuola all’Opera e del Piccolo Regio Laboratorio.
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Orchestra e Coro del Teatro Regio
Direttore musicale Gianandrea Noseda
Violini primi
Stefano Vagnarelli°
Monica Tasinato
Claudia Zanzotto
Olesya Emilianenko
Roberto Lini
Carmen Lupoli
Enrico Luxardo
Alessio Murgia
Paola Pradotto
Efix Puleo
Laura Quaglia
Daniele Soncin
Grazyna Teodorek
Pierangelo Travasino
Giuseppe Tripodi
Roberto Zoppi
Violini secondi
Cecilia Bacci°
Tomoka Osakabe
Bartolomeo Angelillo
Silvana Balocco
Paola Bettella
Maurizio Dore
Anna Rita Ercolini
Elena Gallafrio
Silvio Gasparella
Roberto Lirelli
Miriam Maltagliati
Anselma Martellono
Gianfranco Rossi
Mihai Vuluta
Viole
Krystyna Porebska°
Rita Bracci
Gustavo Fioravanti
Elisabetta Chiappo
Maria Elena Eusebietti
Agnese Fazio
Dezi Herbert
Alma Mandolesi
Roberto Musso
Claudio Vignetta
Magdalena Vasilescu
Violoncelli
Relja Lukic°
Giulio Arpinati
Alberto Cappellaro
Pascal Dubois Pallastrelli
Paola Perardi
Alfredo Giarbella
Ewa Janas
Armando Matacena
Luisa Miroglio
Contrabbassi
Davide Botto°
Atos Canestrelli
Paolo Giuliani
Giulio Guarini
Michele Lipani
Stefano Schiavolin
Ottavino
Roberto Baiocco
Flauti
Federico Giarbella°
Maria Siracusa
Oboi
Marco Bardi°
Stefano Simondi
Clarinetti
Alessandro Dorella°
Edmondo Tedesco
(anche clarinetto basso)
Luciano Meola
(anche clarinetto piccolo)
Fagotti
Matteo Rivi°
Giampiero Ganau
Controfagotto
Sergio Pochettino
Corni
Natalino Ricciardo°
Pierluigi Filagna
Fabrizio Dindo
Eros Tondella
Trombe
Ivano Buat°
Marco Rigoletti
Enrico Negro
Tromboni
Vincent Lepape°
Enrico Avico
Marco Tempesta
Basso tuba
Rudy Colusso
Timpani
Carlo Cantone°
Percussioni
Lavinio Carminati
Nicola Campanella
Massimiliano Francese
Sergio Marangoni
Silvia Sandrone
Fiorenzo Sordini
Pianoforti
Luca Brancaleon
Carlo Caputo
Celesta
Gioachino Scomegna
° prime parti
Il professore Stefano Vagnarelli suona un violino Giorgio Serafino Venezia 1748 della Fondazione Pro Canale di Milano.
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Soprani
Rosa Maria Alocco
Nicoletta Baù
Anna Beretta
Chiara Bongiovanni
Adriana Bono
Anna Maria Borri
Caterina Borruso
Sabrina Boscarato
Serafina Cannillo
Patrizia Capello
Cristina Cogno
Cristiana Cordero
Eugenia Degregori
Alessandra Di Paolo
Manuela Giacomini
Rita La Vecchia
Laura Lanfranchi
Chiara Lazzari
Maria de Lourdes Martins
Pierina Trivero
Giovanna Zerilli
Tenori
Pierangelo Aimé
Janos Buhalla
Marino Capettini
Gian Luigi Cara
Antonio Coretti
Diego Cossu
Luis Odilon Dos-Santos
Ernesto Escobar Nieto
Giancarlo Fabbri
Sabino Gaita
Mauro Ginestrone
Roberto Guenno
Leopoldo Lo Sciuto
Giuseppe Milano
Matteo Mugavero
Felice Palamara
Young-Hoon Shin
Gualberto Silvestri
Sandro Tonino
Franco Traverso
Valerio Varetto
Mezzosoprani/Contralti
Cristiana Arri
Angelica Buzzolan
Shiow-hwa Chang
Ivana Cravero
Corallina Demaria
Maria Di Mauro
Roberta Garelli
Rossana Gariboldi
Elena Induni
Antonella Martin
Raffaella Riello
Myriam Rossignol
Roberta Sanna
Marina Sandberg
Teresa Uda
Daniela Valdenassi
Tiziana Valvo
Barbara Vivian
Baritoni/Bassi
Andrea Albertolli
Leonardo Baldi
Mauro Barra
Enrico Bava
Cataldo Cannillo
Ignazio De Simone
Umberto Ginanni
Alessandro Inzillo
Vladimir Jurlin
Devis Longo
Paolo Lovera
Riccardo Mattiotto
Davide Motta Fré
Franco Rizzo
Enrico Speroni
Marco Sportelli
Marco Tognozzi
Vincenzo Vigo
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Voci bianche
Irene Ardito
Elena Bertero
Alexander Bickert
Emma Bruno
Marta Caputo
Margherita Carrà
Sofia Elena Coretti
Manuela Costa
Stefania Costa
Elena Crisman
Emanuela De Fezza
Serena Esposito
Fiammetta Fanari
Giulia Ghirardello
Davide Giarbella
Matteo Gorrea
Nicole Greco
Francesca Idini
Carlo Alberto Italia
Giada Labate
Sofia Magni
Alice Marras
Lucrezia Mele
Alyssa Mhimid
Sergio Milano
Marzio Mula
Roberta Nobile
Bianca Maria Pezzini
Luca Pitino
Chiara Rubeo
Beatrice Rulli
Fabiola Salaris
Elena Scamuzzi
Miriam Schiavello
Martina Scimone
Alessandro Suppo
Vittorio Viola
Giulia Voghera
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I C o nc e rt i 2007•2008
Lunedì 11 Febbraio 2008 ore 20.30
Vinicio Capossela con Mario Brunello
Vinicio Capossela voce e pianoforte
Mario Brunello violoncello
Fuggite, amanti, Amor
Rime e Lamentazioni per Michelangelo
Musiche di Philippe Eidel, Vinicio Capossela,
Giovanni Sollima, Paolo Pandolfo,
Claudio Monteverdi, Johann Sebastian Bach
Ore 19.45 incontro con Mario Brunello
Sabato 27 Ottobre 2007 ore 20.30
Gianandrea Noseda direttore
Barbara Frittoli soprano, Daniela Barcellona
mezzosoprano, Giuseppe Filianoti tenore,
Ferruccio Furlanetto basso
Claudio Marino Moretti maestro del coro
Orchestra e Coro del Teatro Regio
Giuseppe Verdi Messa da requiem
Ore 19.45 incontro con Gianandrea Noseda
Lunedì 19 Novembre 2007 ore 20.30
Timothy Brock direttore
Filarmonica ’900 del Teatro Regio
Charlie Chaplin Luci della città
Ore 19.45 incontro con Paolo Manera
Lunedì 3 Marzo 2008 ore 20.30
Gianandrea Noseda direttore
Domenico Orlando oboe
Filarmonica ’900 del Teatro Regio
Musiche di Johann Sebastian Bach-Anton Webern,
Richard Strauss, Arnold Schönberg,
Ottorino Respighi
Ore 19.45 incontro con Gianandrea Noseda
Sabato 29 Dicembre 2007 ore 20.30
Domenica 30 Dicembre 2007 ore 15
Lunedì 31 Dicembre 2007 ore 17.30
Tomas Netopil direttore
Silvia Colombini soprano, Otokar Klein tenore,
Roman Trekel baritono
Claudio Marino Moretti maestro del coro
Claudio Fenoglio
maestro del coro di voci bianche
Orchestra e Coro del Teatro Regio
Carl Orff Carmina Burana
Ore 19.45 del 29 Dicembre incontro con
Tomas Netopil e Nicola Gallino
Lunedì 7 Aprile 2008 ore 20.30
Jan Latham-Koenig direttore
Ugo Favaro corno
Filarmonica ’900 del Teatro Regio
Musiche di Sergej Prokof’ev, Dmitrij Šostakovič,
Nino Rota
Ore 19.45 incontro con Jan Latham-Koenig
Lunedì 19 Maggio 2008 ore 20.30
Filarmonica ’900 del Teatro Regio
Torino Jazz Orchestra - New York Voices
Songs e standard jazz
Ore 19.45 incontro con Marco Basso
Concerto realizzato con il contributo di
Lunedì 28 Gennaio 2008 ore 20.30
Gianmaria Testa - Paolo Fresu Duo
Gianmaria Testa chitarra e voce
Paolo Fresu tromba e flicorno
Ore 19.45 incontro con Gabriele Ferraris
La Filarmonica ’900 del Teatro Regio ringrazia gli amici che la sostengono: Enrica Acuto, Renato Ambrosio, Anna Chiusano, Elias al
Haddad, Fisio Centro Medico Lingotto, Luciano Marocco, Gianni Montalenti, Fabio Alberto Regoli, Carlo Tondato, Alberto Vercelli.
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