Recensioni, segnalazioni, commenti - n. 2/2014

Transcript

Recensioni, segnalazioni, commenti - n. 2/2014
Recensioni, segnalazioni, commenti
Numero 2 – 21 marzo 2014
SOLDI E VANGELO
Di Alex Zanotelli
EMI, 2013, 64 pp.
Lettura attualizzata e sferzante del capitolo 16 di Luca, la pagina
più «economica» dei Vangeli.
Alla luce dell’odierna situazione di crisi, dell’importanza data al
debito e di una macroeconomia che si avvita nei programmi di
«risanamento», l’autore fa risuonare la voce di Gesù, che chiama
a decidere fra Dio e mammona, a disonorare il denaro e a
inaugurare un’economia di condivisione.
Di seguito, uno stralcio della recensione apparsa su Vita.it.
Sono ‘solo’ 60 pagine, ma sono di quelle che non si dimenticano.
Padre Alex Zanotelli, classe 1938, comboniano per anni impegnato
in Sudan, Kenya (Korogocho, slum di Nairobi) e ora nel
rione Sanità di Napoli, torna a prendere carta e penna per dedicarsi a un tema attuale,
pungente e di cui non si tende a parlare così apertamente: il legame, o meglio il pericolo
della relazione tra Dio e denaro.
Lui invece entra alla sua maniera, con tutto se stesso, interrogando la sua Chiesa, i
credenti, ma non solo (“nelle tradizioni religiose filosofiche si possono scoprire importanti
convergenze sulle quali tutti devono riuscire a ragionare insieme”), perché
“dall’insegnamento di Gesù in campo economico-finanziario c’è molto da imparare anche
per i nostri giorni”. ‘Soldi e vangelo’ (Emi, 2013) è il titolo del libro: dentro, pochi temi e
ben precisi, tutto partendo dal capitolo 16 del Vangelo di Luca, “quello più controverso con
le sue strane parabole ma anche quello più significativo”. Zanotelli, intervistato da Vita.it,
non si è certo tirato indietro di fronte a domande dirette sui temi che sollecita nel libro e
altro: gioco d’azzardo, banche, ruolo delle Chiese, immigrazione.
Quella tra soldi e Vangelo è una relazione del tutto dannosa?
Assolutamente sì, se non considerata in un’ottica di giustizia distributiva. Papa Francesco,
del resto, non perde occasione per condannare la 'feticizzazione del denaro'. Io ho scelto
Luca 16 perché fa capire l’epoca in cui viveva Gesù: il 90% della popolazione della Galilea,
lui compreso, era sotto la soglia della povertà, oppressa dalle tasse dell’Impero romano e
degli emissari sul territorio. Da qui nasce il forte rifiuto della ricchezza, identificata come
Mammona, entità diabolica. Sono due gli insegnamenti che dobbiamo far nostri anche oggi
rispetto a quel periodo, come ha ricordato il teologo Enrico Chiavacci, scomparso nel
2013: ‘cerca di non arricchirti’ e ‘se hai, hai per condividere’. Io mi chiedo: come mai a
una donna che prende la pillola io dovrei dire che non può fare la comunione, mentre a un
uomo che tiene miliardi in banca quando c’è gente che muore di fame, devo dire che può
fare la comunione perché quelli sono soldi suoi? Come cristiani stiamo tradendo il Vangelo,
e lo dico con grande sofferenza.
continua… (sito Vita.it)
OFFICINA 2014. L'ITALIA IN EUROPA.
Verso il semestre di presidenza
italiana del Consiglio dell'Unione
europea. Analisi e proposte
A cura del Consiglio italiano del movimento europeo
(CIME)
Mazzanti Libri ME Publisher, 2014, 300 pp.
Dal primo luglio 2014 l’Italia avrà la Presidenza di turno
del Consiglio dell’Unione europea. Il CIME, sulla base di
queste considerazioni, ha voluto avviare nell’ottobre
2012 il progetto “Officina 2014. L’Italia in Europa”,
un’iniziativa pilota, sotenuta anche dal governo ed
alcuni sponsor, per coinvolgere le rappresentanze
economiche e sociali più significative della società
italiana, alla preparazione del prossimo semestre di
Presidenza del Consiglio dell’Unione europea, con
l’obiettivo di far emergere le attese ed esigenze
concrete del “Sistema Italia”.
Il rapporto è il frutto di questo articolato lavoro e viene ora consegnato ai decisori politici
con lo spirito di rendere sempre più concreto anche il principio dell’ulteriore sviluppo della
democrazia partecipativa a livello europeo, ormai riconosciuto dallo stesso Trattato (art.11
TUE). Il Rapporto è stato presentato a Roma il 24 febbraio scorso.
L’EUROPA IN SECONDA FILA. Scenari
globali e l’Italia. Rapporto 2014
ISPI, a cura di Alessandro Colombo
Egea, 2014, 164 pp.
La nuova collana dell’Ispi “Scenari globali e l’Italia” analizza
le principali tendenze evolutive dello scenario politico ed
economico internazionale e, in questo quadro, le sfide e le
scelte a cui è chiamata la politica estera italiana. Il Rapporto
2014 si concentra sul rischio di un indebolimento dell’Europa
nella gerarchia del potere e del prestigio internazionale.
La prima parte vede questo possibile declino nel quadro
dell’evoluzione complessiva dello scenario internazionale,
segnata dall’apparente arretramento della posizione
egemonica degli Stati Uniti, dalla contrastata ascesa di un
nuovo gruppo di grandi potenze non soltanto occidentali e,
appunto, dalle difficoltà dell’Europa tanto in termini di
potere quanto in termini di scelte politiche ed economiche.
Nella seconda parte del volume, il rischio di uno scivolamento dell’Europa in seconda fila
viene osservato dalla prospettiva particolare dell’Italia, un Paese in crisi anche istituzionale
nel quadro di un continente in difficoltà. La politica estera e le scelte commerciali del
nostro Paese sono esaminate sullo sfondo del timore di un duplice declassamento del
Paese nel sistema internazionale e nelle istituzioni comunitarie, e alla luce del precario
equilibrio tra l’obiettivo di riguadagnare o non perdere posizioni e la scarsità delle risorse
destinate alla politica estera e di difesa.
Recensioni, segnalazioni, commenti
IL RISVEGLIO DELLA DEMOCRAZIA. La
Tunisia dall’indipendenza alla
transizione
Di Leila El Houssi
Carocci Editore, 2013, 112 pp.
Da “democrazia nascente” con il suo primo presidente Habib
Bourguiba, la Tunisia è diventata una “democrazia calante” con
Zine El Abidine Ben Ali, la cui politica di modernizzazione celava
un capillare controllo autoritario e una prassi repressiva,
giustificata dietro la bandiera della lotta contro il terrorismo.
Sebbene privato di dignità e libertà, il popolo tunisino ha saputo
reagire. Con la rivolta del gennaio 2011 e la messa in fuga del
dittatore Ben Ali, la Tunisia ha respirato la libertà: di scegliere,
di agire, di parlare, di esprimersi. La Tunisia sta vivendo oggi un
processo di transizione democratica attraversato da ombre e
inquietudini. Ma, sostiene il libro, «assistiamo all’avvio di un
processo di democratizzazione che sino a qualche tempo fa
sembrava solo un sogno».
Resterà la Tunisia un paese aperto e transculturale? Partendo da questo interrogativo l’autrice
di origine italo-tunisina ripercorre il cammino dell’“altro suo paese” dall’indipendenza ai giorni
nostri, mostrandoci i forti legami tra quella terra e l’esperienza europea.
Leila El Houssi si occupa di storia, culture e questioni di genere del Nord Africa.
Coordinatrice scientifica e docente del Master Mediterranean Studies presso il Dipartimento
di Scienze politiche e sociali dell’Università di Firenze. Ha recentemente curato con Lucia
Sorbera il numero monografico della rivista “Genesis” su Femminismi nel Mediterraneo.
NAVIGANDO A VISTA. Migranti nella crisi
economica tra lavoro e disoccupazione
A cura di Devi Sacchetto e Francesca Alice Vianello
Franco Angeli, 2013, 256 pp.
Nonostante la lunga crisi economica, sono poche le ricerche che ne
indagano le implicazioni per le prospettive di vita e di lavoro degli
individui. La ricerca presentata in questo volume si propone di
contribuire a ridurre tale carenza a partire da un archivio di 170
interviste in profondità e 435 brevi interviste telefoniche a migranti
disoccupati. I saggi ricostruiscono i percorsi migratori e lavorativi, le
strategie di risposta alla perdita di occupazione, le modalità di
reperimento di un lavoro e di un reddito e, infine, la ridefinizione dei
progetti migratori. L'allargamento della precarietà occupazionale,
abitativa e finanche esistenziale generato dalla crisi rappresenta una
grave regressione nei percorsi di vita delle donne e degli uomini
migranti.
Il quadro complessivo che emerge è, infatti, quello della diffusione della figura del
lavoratore povero, occupato in mansioni scarsamente qualificate. La ricerca fornisce quindi
un contributo alla comprensione delle trasformazioni indotte dalla crisi nei comportamenti
e nei percorsi di una componente fondamentale della società italiana quale gli immigrati,
attestandone la diffusa volontà di proseguire nel loro progetto di radicamento e di
stabilizzazione, reso sempre più difficile ma non abbandonato.
Recensioni, segnalazioni, commenti
ITALIANOS NO BRASIL: PARTIDAS,
CHEGADAS E HERANÇAS
A cura di lda de Matos, Lená Medeiros de Menezes,
Edgard da Silva Gomes e Syrléa Marques Pereira
Rio de Janeiro, Labimi / Uerj, 2013, 450 pp., 1 cd-rom
"Italianos no Brasil: partidas, chegadas e heranças" agrega
estudiosos da temática, a partir de enfoques diversos, da
micro-história a pesquisas com bases biográficas e
demográficas, além de outros assuntos, como a condição
do imigrante italiano no país durante as duas grandes
guerras e as consequências adversas enfrentadas pelo
estrangeiro no país. O livro está dividido em dez capítulos
temáticos - Deslocamentos: chegadas e partidas e
historiografia; Tensões: patrões e operários; Política, ideias
e imprensa; Circularidade cultural; Memória: arquivos e
museus; Construindo identidades: viagens e memórias;
Cotidiano e trabalho: mulheres e crianças; Territórios,
redes e tradições; Italianos: presenças e experiências;
Imigração italiana: Segunda Grande Guerra.
Alocados por interesses de pesquisa para pesquisadores e estudantes de graduação e pósgraduação, o livro também é acessível aos leigos interessados em ampliar seus
conhecimentos e reconhecer seus ascendentes.
O Laboratório de Estudos de Imigração (LABIMI) tem como vinculação institucional a UERJ
(Departamento de História e Pós-graduações em História e Relações Internacionais). Congrega
pesquisadores dedicados ao estudo dos processos e práticas e-imigratórias e mantém relação
com o grupo de pesquisa intitulado "Imigração Urbana e Diásporas Contemporâneas".
MIGRAZIONI FEMMINILI
ATTRAVERSO LE ALPI. Lavoro,
famiglia, trasformazioni culturali
nel secondo dopoguerra
A cura di Anna Badino e Silvia Inaudi
Franco Angeli, 2013, 144 pp.
Quello delle migrazioni storiche è uno dei campi di
studio in cui la prospettiva di genere stenta ad
affermarsi in modo stabile. Ancora oggi, molte analisi
non considerano rilevante l'osservazione delle
differenze tra l'esperienza maschile e quella
femminile nei fenomeni di mobilità geografica e le
donne risultano spesso invisibili nelle ricostruzioni
delle varie vicende migratorie che hanno riguardato il
nostro Paese.
Questo volume raccoglie la sfida di mettere al centro
la differenza di genere e l'esperienza femminile nei
processi migratori attraverso le Alpi occidentali che
hanno coinvolto centinaia di migliaia italiani nei primi
due decenni successivi al secondo dopoguerra.
Recensioni, segnalazioni, commenti
ITALIA YES ITALIA NO. Che cosa
capisci del nostro Paese quando vai a
vivere a Londra
di Caterina Soffici
Feltrinelli Editore, 2014, 144 pp.
“Sei seduto in metropolitana, con tutti questi inglesi
educati e silenziosi, immersi nelle loro letture, e ti chiedi:
che ci faccio qui? Perché ce ne siamo venuti via? Perché a
Londra si vive peggio, ma si sta meglio. Sembra un
controsenso, ma chi avrà voglia di leggere queste pagine
capirà”. Così, in estrema sintesi, viene presetato il libro
sul sito di Feltrinelli, dove è anche possibile ascoltare una
breve presentazione da parte dell’autrice.
Di seguito, la terza di copertina.
Alzi la mano chi non ha mai pensato di andare via,
lasciare l’Italia, mollare un paese in un declino forse
irreversibile e cercare altrove le opportunità, il lavoro,
la felicità.
Caterina Soffici lo ha fatto: dopo aver denunciato l’Italia del maschilismo strisciante e
trionfante in un libro di grande successo, Ma le donne no, si è trasferita a Londra (come
altre centinaia di migliaia di italiani negli ultimi anni). E ha scoperto cosa significa veramente
vivere in un paese che sembra possedere tutto quello che a noi manca: serietà,
organizzazione, buona educazione, apertura verso il mondo e chi più ne ha più ne metta.
Mescolando antropologia metropolitana, fatti di cronaca e storie di vita, Caterina Soffici
racconta con ironia e autoironia la sua esperienza londinese: dalle vecchiette
dell’associazione di quartiere alle mamme alfa in cerca della scuola migliore per il figlio,
dalla vitalità dei quartieri alla moda che attrae giovani creativi da tutto il mondo alla
fedeltà immutabile a regole e procedure che a volte sfocia nell’ottusità, dalla famosa
pagina 3 del “Sun” (invariabilmente occupata dalla foto di una modella in topless) alla
televisione in cui le donne non hanno bisogno di spogliarsi e possono mostrare rughe e
capelli bianchi.
Impossibile non chiedersi quale paese sia meglio e perché: un dibattito in cui intervengono
vicini di casa inglesi, amici italiani e negozianti bengalesi, ma anche Enzo Biagi, Niccolò
Machiavelli e Luigi Barzini, con una conclusione (speriamo) provvisoria: “Londra non è meglio
dell’Italia. Ma a Londra io ho trovato la banalità della normalità. Qui si può finalmente uscire
dall’emergenza continua, qui si può vivere normalmente. Ecco perché a Londra si vive peggio
ma si sta meglio. Perché è un posto normale. È l’Italia a non esserlo più”.
Recensioni, segnalazioni, commenti
MAMA ILLEGAL
Un film di Ed Moschitz
Austria, novembre 2011, 95’
“Mama illegal” è il frutto di sette anni di
approfondimento da parte del giornalista austriaco Ed
Moschitz. Come racconta lui stesso tutto è cominciato
otto anni fa quando con la sua compagna era alla
ricerca di una babysitter e alcuni amici gli avevano
consigliato una giovane moldava di nome Aurica. Lei
era molto brava con i bambini e così l’avevano assunta.
Solo più tardi avevano saputo che Aurica era in Austria
senza permesso di soggiorno e che in Moldavia aveva
dovuto lasciare i suoi due bambini per cercare lavoro
all’estero. Questa è la “scelta forzata” che molte donne
si trovano a compiere er cercare di offrire un futuro o
un futuro migliore ai loro figli: è la realtà di molte
badanti e domestiche straniere che lavorano nei paesi
economicamente più avanzati.
Per Ed Moschitz è diventata tra l’altro una domanda scottante riguardo “la differenza fra i
loro bambini e i nostri”, fra la loro infanzia e quella dei nostri bambini. E questa
provocazione ha condotto il regista diverse volte in Moldavia e sulle tracce di diverse
mamme moldave che lavorano nell’Europa occidentale e sono clandestine.
Il film offre così uno spaccato non solo dell’isolamento e del duro lavoro di queste donne,
ma inoltrandosi nel quotidiano delle famiglie rimaste in patria, mette in rilievo la dolorosa
prova cui sono sottoposte le relazioni familiari. Non solo le madri si trovano a lavorare
lontano da casa ma esse non possono neppure tornare una volta all’anno, poiché questo le
costringerebbe a rischiare ancora tutto per un nuovo ingresso illegale nel paese nel quale
hanno trovato lavoro. I contatti rimangono possibili solo via skype e gli affetti patiscono
immense conseguenze. I sociologi descrivono questo fenomeno come una forma di “care
drain”, ossia di “drenaggio di risorse di accudimento”, che priva le famiglie di queste donne
del perno dell’organizzazione delle cure domestiche. Il film denuncia il dramma che colpisce
queste lavoratrici e le loro famiglie portandoci nel quotidiano di persone che vivono tra di
noi ma sono costrette all’“invisibilità”. È una realtà che suscita molte domande e alla quale il
film intelligentemente non propone facili risposte.
Lo spettatore trova però nella pellicola l’occasione per vedere con i propri occhi alcuni
flash di tre storie vere. Si tratta dell’emigrazione di Aurica, Natascia e Raia che per
mantenere la famiglia in Moldavia immigrano clandestinamente nell’Europa occidentale,
superando la frontiera “verde” grazie a dei trafficanti. Le prime due vivono e lavorano poi
in Austria mentre Raia arriva in Italia, trova lavoro a Bologna e spera per anni di poter
ottenere un permesso di soggiorno grazie ad una sanatoria. Nell’attesa di una
regolarizzazione i giorni sono ritmati da molte ore di lavoro e segnati dalla solitudine e
dalla speranza di un futuro migliore per i figli. Viene da supporre che - nell’attesa dei
piccoli e grandi cambiamenti politici necessari - sarebbe già qualcosa se qualcuno in più
trovasse il coraggio di tenere gli occhi aperti sulla realtà e sul destino di queste migranti.
(Corriere degli Italiani, 13 dicembre 2013)
They live among us and yet they remain invisible. They clean our toilet, make our beds
and take care of our parents. We let them into our home, but hardly anyone knows their
story. Three mothers leave the abject poverty of Moldova to illegally work in Austria and
Italy as cleaning ladies. While these women separate from their families and their homes
to follow the dream of a better life, their children grow up alone.
Recensioni, segnalazioni, commenti
They give their savings to the traffickers and risk their lives on their trip to Western
Europe: Aurica, Raia and Natasa, three mothers from a small Moldovan village.
They leave their humble homes, the broken roads, the dilapidated schools and the
countless abandoned houses behind to work in Austria or Italy as cleaners or care
workers. Here they live a life in the underground - a tough job, without valid
documents, unprotected and without health care - separated from their children and
families for years. They send the little that remains of the hard-earned Western money
home to their families.
But their desire for a brighter future and a better life comes at a high price: After all
these years the return looks different than planned. After a long time away from home,
the children are grown and the husbands estranged. The social gulf that they sought to
overcome threatens to tear apart the families once and for all. Having never really
arrived and been accepted in the West, they find that they have become alienated from
their homeland.
"MAMA ILLEGAL" portrays seven years in the lives of the three women. The camera is
present during tragedies as well as in moments of joy. A film about the price of the dream
of a better life.
RITORNO AD HOMS
Film-documentario del regista siriano Talal Derki
Siria, Germania 2013, 87’
“Questa è Homs; ma non so dove sono”. Questa
è la battuta che più riassume “Return to Homs”,
il documentario che ha vinto il Sundance Film
Festival tenutosi in Utah nel gennaio scorso.
La fatidica frase viene pronunciata da Basset, uno dei due protagonisti, ex portiere della
nazionale giovanile siriana e diventato nei primi mesi della ribellione uno dei leader della
manifestazioni di Homs contro il regime di Bashar al-Assad.
Con l’amico Osama, giornalista e attivista a fianco dei ribelli, Basset torna nella sua
Homs devastata da quasi due anni di bombardamenti e assedio da parte dell’esercito
del regime. La devastazione è ovunque, la città semi-abbandonata e l’assedio ogni
giorno più spietato.
Il documentario racconta il tragico destino della terza città del paese attraverso la
vicenda umana dei due protagonisti, inizialmente pacifici manifestanti e poi arruolatesi
nella ribellione armata una volta che la soluzione pacifica aveva perso ai loro occhi ogni
efficacia. “Non sapremo mai se abbiamo fatto la scelta giusta”, afferma Basset davanti
alla telecamera, “ma non avremmo mai vinto se fossimo rimasti pacifici” (Fonte: Ispi)
Recensioni, segnalazioni, commenti
IL FUTURO E’ TROPPO
GRANDE. Sogni, inquietudini,
speranze ddi due giovani di
seconda generazione
Un film documentario di Giusy Buccheri e
Michele Citoni con immagini e pensieri di Re
Salvador e Zhanxing Xu
Durata: 75 minuti
Produzione: una coproduzione Grió Sinergie
Culturali, Giusy Buccheri e Michele Citoni,
Centro Produzione Audiovisivi Università Roma
Tre e con 256 “produttori dal basso”
Patrocini: Ministero per l’Integrazione;
Assessorato alle Politiche Culturali della
Provincia di Roma; OIM-Organizzazione
Internazionale delle Migrazioni
Sinossi. Re e Zhanxing, due giovani di
seconda generazione, tra ritratto e vivido
autoracconto: lo studio e il lavoro, la famiglia e
l’amore, le loro aspettative nell’Italia di oggi.
Lui vive con i genitori e la sorella, è fidanzato,
frequenta l’università e lavora, spera di trovare
nell’arte la propria realizzazione.
Lei è laureata, vive sola, è in cerca di una chiara definizione di sé e proverà a trovarla
viaggiando lontano verso le proprie origini. Sono giovani, stanno diventando adulti
immaginando di far coincidere il futuro con i propri sogni.
Note di regia. Il documentario nasce da una riflessione sulle seconde generazioni
dell’immigrazione in Italia, attraverso un percorso durato più di due anni. Il nostro lavoro
intende tuttavia spingersi oltre la dimensione del dibattito giuridico e politico su
cittadinanza e “ius soli”, per affrontare la sfida creativa di raccontare storie di vita. La
narrazione trae particolare ricchezza dall’intreccio tra il nostro sguardo di autori e i
contributi autonarrativi realizzati dai protagonisti, che con telecamerine amatoriali ci
hanno regalato immagini e pensieri. Nel film vediamo i due giovani alle prese con i
problemi di tutti i giorni, le forme e i limiti dell’appartenenza alla comunità italiana, le
relazioni con la generazione precedente, la dimensione pluriculturale della loro personalità.
La loro quotidianità rivela le modalità espressive, i punti di riferimento e le aspirazioni che
condividono con i loro coetanei in possesso fin dalla nascita della cittadinanza giuridica e,
allo stesso tempo, gli aspetti della loro vita che fanno riferimento più specificatamente alle
culture di origine. Le esperienze di giovani di seconda generazione come Re e Zhanxing,
per certi versi “normali”, sono per altri versi storie “nuove” che continuamente
arricchiscono e mutano il significato dell’essere italiani. Avvicinarsi ad alcune di esse rende
possibile comprendere meglio il paese in cui viviamo cogliendone la complessità evolutiva:
esso non “ospita” degli altri, ma è già altro, e diventa qualcos’altro continuamente.
Sito web: www.ilfuturoetroppogrande.it
Recensioni, segnalazioni, commenti
SORTINO SOCIAL CLUB. Storie di
una comunità siciliana emigrata in
Australia
Un film di Giusy Buccheri
Documentario, Italia 2011, 55’
Prodotto da Grió in associazione con Suttvuess.
Vincitore del concorso nazionale Memorie
Migranti. Menzione speciale al Floridia Film Fest.
Sortino, Sicilia Orientale. Da qui più di 4000
persone sono emigrate in tutto il mondo dagli
anni Trenta a oggi. Circa la metà sono andati in
Australia.
Il 15 febbraio del 1954 si imbarcava Vastianina, con le due figlie, Sarina e Maria, per
raggiungere il marito emigrato due anni prima in cerca di fortuna. Partiva per stare pochi
anni, invece in Sicilia non è più tornata. Come lei tanti altri. Sortino Social Club è la storia
degli emigranti sortinesi e della piccola comunità da loro costituita nei dintorni di
Melbourne.
Trailer
SOLO PER FARTI SAPERE CHE SONO
VIVA
Un film di Emanuela Zuccalà e Simona Ghizzoni
Italia, 2013, 64’
Produzione: Zona; in collaborazione con
Rappresentanza Italiana del Fronte Polisario
Il documentario racconta la violenza subita dalle donne
in Sahara Occidentale e nei campi profughi in Algeria,
riflettendo sulle ferite a lungo termine che la guerra
lascia nella vita degli individui. Attraverso le
testimonianze di 12 protagoniste, i loro diari e le
vecchie fotografie, la storia del popolo Saharawi viene
ricostruita da un’inedita prospettiva femminile. Di
seguito, una breve presentazione del film da parte di
Emanuela Zuccalà.
“Solo per farti sapere che sono viva” scrivevano le donne
saharawi ai mariti profughi in Algeria quando la loro terra,
il Sahara Occidentale, veniva invasa dall’esercito marocchino.
Scrivevano su cartoline sgualcite l’unico concetto che contasse davvero: sono
sopravvissuta al carcere, alla tortura, alla guerra. E ti aspetto.
Abbiamo scelto le loro parole per il titolo del nostro documentario, io e la fotografa Simona
Ghizzoni. Un lavoro che portiamo avanti da tempo e che ora, affinché veda la luce,
affidiamo a un nuovo fenomeno della rete: il crowdfunding. Una raccolta fondi on line, già
in voga negli States ma ai primi passi in Italia. Ci piacerebbe aprire una strada:
raggiungere l’obiettivo dimostrando che i progetti culturali indipendenti, poveri di sponsor,
su tematiche difficili e certamente poco glamour, sono ancora possibili.
Recensioni, segnalazioni, commenti
Il team è al femminile: io giornalista, Simona fotografa, Giulia Tornari di Zona, la cantante
saharawi Aziza Brahim che ci ha prestato una meravigliosa canzone per il trailer, Raffaella
Milazzo che si occupa della produzione e del fundraising, Sara Terry della fondazione
americana The Aftermath Project che ha finanziato i nostri viaggi nei campi profughi
saharawi in Algeria e nelle città lunari del Sahara Occidentale.
E soprattutto loro, le protagoniste: Degja che trascorre 11 anni della sua giovinezza
prigioniera e con gli occhi bendati; Soukaina che, rilasciata dal carcere, scopre che la sua
bambina è morta di stenti; Elghalia che dopo la tortura vede cadere tutti i suoi capelli;
Leila, un’Antigone moderna e velata, che ancora non può seppellire il fratello ucciso dalla
polizia marocchina, perché il governo di Rabat nega l’autopsia e la verità sulla sua morte.
Ma anche Hadija Hamdi, la first lady saharawi, che tenta di portare arte e cultura nel nulla
dei campi profughi. La poetessa Nana Rachid, che ha fondato una casa editrice per
raccogliere i manoscritti della sua gente sparsa per il globo. E la dolcissima Nuha, che non
ha notizie del padre da vent’anni ma è certa che un giorno lo sentirà bussare alla porta
della sua baracca tra le dune.
I Saharawi sono una popolazione berbera originaria del Sahara Occidentale, il territorio a
sud del Marocco che è uno dei pochi casi rimasti al mondo di decolonizzazione incompiuta.
Ex colonia spagnola, nel 1975 il Marocco ha annesso questa terra al suo regno in
violazione del diritto internazionale. Gli indipendentisti saharawi, riuniti nel movimento di
liberazione del Fronte Polisario, hanno ingaggiato una guerra che si è protratta fino al
1991, quando l’Onu ha iniziato a organizzare il referendum per l’indipendenza. Ma gli
ostacoli posti dal Marocco, da un lato, e l’immobilismo della comunità internazionale
dell’altro, hanno congelato la situazione fino a oggi.
Dal 1975, circa 200 mila saharawi vivono da profughi nel sudovest dell’Algeria attorno alla
città militare di Tindouf: fuggiti dai bombardamenti marocchini, organizzatisi in una
Repubblica di sabbia e vento in un deserto roccioso tra i più inospitali al mondo, vivono di
aiuti internazionali nell’attesa che la situazione si sblocchi e permetta loro di tornare in
Sahara Occidentale. Dove, nel frattempo, i saharawi indipendentisti rimasti sotto il
governo marocchino subiscono una lunga e dolorosa serie di violazione dei loro diritti.
THE SQUARE. Inside the revolution
Un film di Jehane Noujaim
Egitto, USA 2013 108’
Produzione: Noujaim Films, Roast Beef Productions,
Worldview Entertainment
Gennaio 2011. La piazza Tahrir del Cairo si trasforma
nel cuore pulsante di una speranza collettiva. Cristiani
e musulmani la affollano fino all'inverosimile per
ottenere un risultato che ormai è a portata di mano:
l'uscita di scena del dittatore Mubarak e l'avvento della
democrazia. Il giovane entusiasta Ahmed Hassan,
l'attore angloegiziano Khalid Abdalla e l'aderente alla
Fratellanza Musulmana Magdy Ashour sono tre tra le
figure che emergono in un documentario che segue le
vicende del popolo egiziano che passa dal trionfo alla
disillusione, dall'esultanza allo sconforto senza però
mai perdere la speranza in un futuro di reale
condivisione delle scelte fondamentali.
Recensioni, segnalazioni, commenti
La regista Johane Noujaim offre al pubblico un documento straordinario sia dal punto di
vista dell'impatto visivo che da quello della ricostruzione di tre anni di storia egiziana. Per
comprenderne la potenza e coerenza narrative è sufficiente sapere che mentre il film
riceveva il premio del pubblico al Sundance il popolo egiziano tornava in piazza Tahrir
contro quel presidente Morsi che, eletto nella prima consultazione democratica della storia
del Paese, si stava autoassegnando poteri da neodittatore. Regista e cameramen sono
tornati in mezzo alla gente perché il loro lavoro non era finito. Lo sguardo di Noujaim si
muove a 360° senza preconcetti nei confronti di nessuno ma anche senza ipocrite
autocensure. Ci mostra una rivoluzione che vede fianco a fianco persone con credenze e
ideologie differenti che si sentono popolo perché condividono un obiettivo comune. Prima
l'esercito poi i Fratelli Musulmani cercheranno di svuotare la loro protesta per
appropriarsene e ridurli a un accondiscendente silenzio.
Il film ci mostra come l'eventuale successo di questa strategia sia stato solo momentaneo
perché troppo forte è la spinta che anima gli Ahmed, i Khalid e i Magdy che a migliaia e in
più riprese hanno affollato quella piazza rischiando la vita per un ideale. Accade così che
chi vedrà questo film-verità in futuro non potrà più assistere a un telegiornale, leggere un
quotidiano o informarsi sul web sulla situazione dell'Egitto senza chiedersi dove siano in
quel momento quelle persone che ha imparato a conoscere e a sentire vicine.
In February 2011, Egyptians - particularly young ones - showed the world the way people
demanding change can drive an entire nation to transformation. The result was a profound
movement toward democracy that is still evolving across the Arab world. The Square, a
new film by Jehane Noujaim (Control Room; Rafea: Solar Mama), looks at the hard
realities faced day-to-day by people working to build Egypt’s new democracy. Catapulting
us into the action spread across 2011 and 2012, the film provides a kaleidoscopic, visceral
experience of the struggle. Cairo’s Tahrir Square is the heart and soul of the film, which
follows several young activists. Armed with values, determination, music, humor, an
abundance of social media, and sheer obstinacy, they know that the thorny path to
democracy only began with Hosni Mubarek’s fall. The life-and-death struggle between the
people and the power of the state is still playing out.
Recensioni, segnalazioni, commenti