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lettere&opinioni
Corriere del ticino
Lunedì 3 ottobre 2016
l’opinione zxy FerruccIo d’AmbrogIo*
Il clima e il coraggio di cambiare
zxy Il verdetto della
votazione del 25
settembre è chiaro
assai. Felici ovviamente il Governo
federale, i partiti di
centro destra ed i
vari deputati lobbisti che avevano
osteggiato le iniziative federali. La
maggioranza dei votanti ha convalidato la loro scelta. Tutto chiaro? Si, ma
forse a ben guardare, no. Il verdetto lascia intatte e irrisolte due questioni: l’incombenza climatica e l’emergenza sociale derivante da: povertà diffusa indigenza tra giovani e anziani, anche di
coloro che lavorano (working poor).
Tali emergenze dovrebbero indurre a
voltar definitivamente pagina con un
sistema socioeconomico reo di generarle, per crearne uno che – rispettando tra
l’altro impegno sottoscritto dalla Svizzera alla CAP di Parigi del novembre scorso – riduca drasticamente le immissioni
e il consumo di risorse non rinnovabili
e, d’altro canto, garantisca un reddito
adeguato superiore alla soglia di povertà a chi lavora, combinato con un sistema di welfare per garantire a qualsiasi
individuo una vita autonoma e il soddisfacimento dei bisogni fondamentali sia
in età lavorativa sia pensionistica. Temo che la scelta scaturita dalle urne
vada nella direzione sbagliata, e porti
ad amplificare le emergenze, più che risolverle. D’altronde le prime avvisaglie
non si sono fatte attendere: parlamentari della destra, sulla spinta della boccia-
tura dell’iniziativa sull’economia verde
hanno chiesto che il abbandoni gli
obiettivi ambientali per il 2050; idem
sul fronte della revisione delle legge sulla previdenza con gli “assalti” per ridurre – contenere le prestazioni. Stupisce la
mancanza di lungimiranza e di responsabilità del Governo, e anche di quei
politici e partiti che oggi formano la
maggioranza al Parlamento federale,
chiamati a vegliare affinché vi sia un
futuro migliore per tutti. Per farlo dovrebbero avere il coraggio di cambiare.
Invece propongono e difendono idee e
progetti i cui principi sono alla base dei
problemi odierni e che ci stanno portando in un vicolo cieco. Purtroppo le certezze palesate dalla maggioranza che
segue acriticamente il mainstream non
ci salvaguarderanno dal lento degrado
in corso che, oltre tutto, tende ad accelerare producendo effetti sistemici, di cui
quasi quotidianamente abbiamo notizia: cataclismi ambientali, scarsità di
risorse, migrazioni di massa, conflitti
sociali, sommosse e, come avviene in
talune parti del globo, guerre. Vien da
chiedersi quale esperienza abbiano tratto dalla storia la maggioranza dei nostri politici, coloro incaricati di guidare
le sorti del paese. Parrebbe che, confortati dal rassicurante conformismo del
pensiero unico, e magari anche da tornaconti personali, pur di non sentire e
guardare la realtà, adottino la cosiddetta strategia dello struzzo: nascondere la
testa nella sabbia quando ci si trova in
situazioni scomode. Quella odierna richiederebbe invece un rapido e deciso
cambiamento del sistema economico –
sociale. L’incombenza climatica non lascia ampi margini, le ultime analisi mostrano che il processo di cambiamento è
molto più rapido di quanto previsto. Il
tempo delle dichiarazioni di intenzione
è esaurito, occorrono fatti. Può esser d’aiuto ricordare che le grandi innovazioni
sono sempre stato frutto dell’agire corale
e coordinato, in cui l’ente pubblico ha
assunto un ruolo determinante: quale
coordinatore e anche finanziatore. Vedi
le infrastrutture (strade, ferrovie), l’educazione e la ricerca, la tecnologia (l’energia nucleare non avrebbe visto il
giorno senza massicci investimenti pubblici nella ricerca e sviluppo che ancora
oggi fluiscono). Per realizzare un sistema socioeconomico durevole e che al
contempo generi il benessere degli esseri
viventi occorre cambiare paradigma.
Coniugare lo sforzo comune in un’azione concertata e coordinata; perché quella basata sulla responsabilità individuale e la scelta razionale è certamente
necessaria, ma non è sufficiente. Ciò
implica tra l’altro antinomia (principio
fondamentale in una democrazia) ovvero confronto, contrapposizione su
concetti e azioni, nonché forme di governo che su tale base promuovano cooperazione, e coinvolgano attivamente i
cittadini per trovare con loro le migliori
soluzioni. Niente è ancora perduto, certo
la strada è in salita. Per affrontarla bisogna che i governanti si assumano il
coraggio e la responsabilità di osare
cambiare, mentre il cittadino sia più che
mai attento nel controllare e valutare
l’azione di chi governa.
*specialista in problematiche di sviluppo
numerIutiLi
eMergenZe
zxy Polizia
117
zxy Pompieri
118
zxy Ambulanza
144
zxy Rega
1414
zxy Soccorso stradale
140
zxy Soccorso alpino CAS
117
zxy intossicazioni
145
zxy telefono amico
143
zxy Assistenza tel. bambini e giovani 147
zxy Guardia medica
091.800.18.28
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casa Armònia - Sopraceneri
0848 33 47 33
casa delle donne - Sottoceneri 078 624 90 70
CliniCHe
lugAnese
zxy Clinica Ars Medica
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zxy Clinica Luganese SA (Moncucco)
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zxy Ospedale Malcantonese
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zxy Clinica di riabilitazione
novaggio
tel. 091.811.22.11
Lugano
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zxy Fondazione Cardiocentro ticino
bellinZonese e VAlli
zxy Fisioterapia
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tel. 091.820.44.44
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zxy Clinica Santa Chiara SA
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tel. 091.756.41.11
zxy Picchetto oculistico Locarnese
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zxy Clinica Fond. Varini
tel. 091.756.41.44
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tel. 091.735.41.41
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zxy Clinica S. Croce
zxy Clinica Hildebrand
zxy Fond. Ospedale San Donato
l’opinione zxy PAoLo PAmInI*
Robot e umani al passo con i tempi
zxy Da qualche
tempo corre voce
che a breve robot e
software sostituiranno gli umani
nella maggior parte delle professioni. Guarda caso, vi
è chi ipotizza un
futuro in cui sopravvivremo solo
in presenza di un generoso Stato sociale che ci mantenga. D’altra parte, non
si può competere con i robot ed i software, che non dormono e soprattutto
non protestano perché senza emozioni.
La tesi sembra accattivante, ma non è
nuova. Già 250 anni orsono, l’arrivo
della macchina a vapore scatenò le
note rivolte luddiste di chi si vedeva
presto senza lavoro. Fortunatamente vi
è un errore di ragionamento economico e per buone ragioni anche con robot
e software continueremo a lavorare,
anzi verosimilmente staremo tutti meglio. Se il capitalismo collasserà, lo farà piuttosto a causa della regolamentazione, della spesa statale e della tassazione predatoria fuori giri dopo decenni di promesse politiche fatte sempre coi soldi degli altri.
Il punto cruciale è molto semplice: un
imprenditore capitalista è disposto ad
investire capitale in più software e robot (anziché continuare ad assumere
umani) solo se otterrà un rendimento
maggiore di quello da investimenti alternativi a sua disposizione, per esempio nel settore immobiliare. Oltre
all’ovvio costo di robot e software specialistici, il rendimento dell’investimento in una fabbrica automatizzata
dipende dal fatturato conseguito, e
questo a sua volta dal numero e genere
di clienti serviti. I robot non consumano, solo gli umani consumano. Pertanto, se la maggior parte degli umani
non avrà un lavoro, non potrà neppure spendere e l’investimento in fabbriche interamente automatizzate diventerà sempre meno redditizio, perché a
fronte di minori ricavi l’imprenditore
tel. 091.850.95.40
zxy Clinica San Rocco SA
non riuscirà a coprire i costi dei robot.
In altre parole, l’impegno degli statalisti di destra o di sinistra per bloccare il
provvidenziale fenomeno della quarta
rivoluzione industriale non serve né
tantomeno è opportuno. Il sistema di
mercato ha una sua ferrea ed eccezionale regola, quella del profitto e della
perdita (fino all’eventuale fallimento),
che da sola fa sì che nel complesso gli
imprenditori non sostituiranno mai
troppa manodopera (e soprattutto non
tutta) con robot e software. Più lo faranno, più scenderanno i prezzi alla
vendita ed i rendimenti del capitale,
finché non varrà più la pena continuare in tal senso. Inoltre, il tempo di chi
rimane in azienda diventa più produttivo e pertanto il salario aumenta. Se
così non fosse, una fabbrica concorrente ruberebbe il bravo dipendente offrendogli un salario di poco maggiore.
Anche sul mercato del lavoro la concorrenza porta i suoi benefici. Con
maggiori salari e prezzi minori, il lavoratore migliora la condizione di vita
sua e dei famigliari. Oppure può essere
ulteriormente strizzato come contribuente, col problema di venir sempre
più incentivato a consumare prestazioni statali anziché finanziarle. Ossia
vivere alle spalle altrui senza il consenso di chi paga. È la storia politicoeconomica degli ultimi 200 anni in
Occidente.
Infatti, quando i contadini iniziarono
ad esser sostituiti con macchine, non
seguì la morte per fame dei primi, bensì cibi progressivamente meno cari e
salari orari sempre più alti. La meccanizzazione e l’affrancamento dal lavoro agricolo permisero l’esplosione della
produzione alimentare, rendendo il
cibo meno caro e generalmente più disponibile nella popolazione, terminando secoli di diffusa denutrizione e vulnerabilità alle carestie. Inoltre permisero la nascita delle attività del tempo
libero, mai conosciuto nel mondo agricolo preindustriale.
Naturalmente, un vero problema c’è
oggi come 200 anni fa: chi non si ag-
giorna viene sostituito e davvero rischia di perdere gran parte del proprio
potere d’acquisto. Per esempio, nell’800
la spinta verso l’alfabetizzazione della
popolazione fu un fenomeno iniziato
spontaneamente attraverso il sacrificio
ed il mutuo aiuto tra le classi meno
abbienti proprio perché nel loro personale interesse. Si veda il libro The Welfare State We’re In di James Bartholomew e la descrizione della nascita delle scuole proletarie in Inghilterra, ben
prima che si statalizzasse l’istruzione
con questa o quell’altra scusa.
La robotizzazione e l’intelligenza artificiale non sostituiranno complessivamente gli umani, bensì selettivamente
chi non starà al passo coi tempi. La
sfida data dall’accelerazione del cambiamento tecnologico causa un’accelerazione del necessario aggiornamento
individuale.
Così come oggi un contadino che lavora la terra a mani nude non ha alcuna
speranza, domani difficilmente un
aiuto infermiere farà il giro del reparto
solo per monitorare la pressione e la
temperatura dei pazienti o un contabile passerà ore a digitare manualmente
fatture in una tabella. Al contrario, si
dedicheranno a qualcosa di più utile
che ad un costo ragionevole una macchina o un software non saranno ancora in grado di fare.
Anziché far credere ai giovani d’oggi
che tutto è dovuto e che se le cose van
male tanto lo Stato li manterrà coi soldi degli altri (i moderni Stati sociali
sono ormai letteralmente sull’orlo del
fallimento malgrado gestiscano grossomodo la metà del reddito prodotto dai
cittadini, e questo sarà presto il vero
shock culturale dopo un secolo di indottrinamento), sarà viepiù opportuno
educare i giovani a stare costantemente
al passo coi tempi e a scegliere professioni che davvero diano un valore aggiunto in modo distintivo da una macchina. Si tratta di una sfida certamente
difficile, che tuttavia valorizzerà tutti
noi esseri umani. Come è sempre stato.
* deputato de La Destra in Gran Consiglio
le regole dellA rubriCA zxy Le lettere destinate a questa rubrica sono prese in considerazione solo se corredate di nome, cognome, indirizzo
dell’autore e di un numero di telefono che renda possibile il controllo da parte della redazione. La verifica di autenticità non costituisce garanzia di
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La redazione
ospedAli
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Airolo
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Se non risponde
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zxy Veterinario di fiducia; se non risponde
0900.140150 (cHF 2 al minuto)
29
Il valore aggiunto
del nuovo parco
zxy Eccoci qua, la campagna in vista
della votazione del prossimo 27 novembre sta entrando nel vivo. Dopo oltre 15 anni di fase di progettazione, di difficoltà, ostacoli e peripezie varie, presto saremo chiamati
ad una decisione importante. La
scelta sarà determinante per il nostro futuro e soprattutto per quello
delle nuove generazioni.
In questi ultimi anni la Valle di
Blenio ha dovuto purtroppo fare i
conti con una recessione generale;
alcune importanti aziende e servizi si concentrano sempre più nei
grossi centri e parecchi posti di lavoro sono andati scomparendo.
Recentemente abbiamo appreso
che il settore idroelettrico, buon
datore di lavoro in Valle, sta incontrando grandi difficoltà. Se vogliamo mantenere viva questa Valle e
far sì che non diventi unicamente
un dormitorio con un settore turistico debole, pochi servizi e poco
attrattiva, dobbiamo abbracciare
questa sfida e provare. Sono unicamente 10 anni, poi si torna a votare e se effettivamente non sarà
cambiato nulla potremo scendere
dal treno. Abbiamo un bellissimo
territorio che si presta bene a diventare un Parco Nazionale di
nuova generazione. Una zona centrale dove effettivamente ci saranno delle restrizioni (a nostro avviso sopportabili in quanto buona
parte del perimetro è già parzialmente regolamentato). La zona
periferica, oggetto di parecchie
discussioni durante la primavera
scorsa, non subirà nuove regolamentazioni; tutto quanto facciamo oggi sarà ancora permesso in
futuro.
Ci fa un po’ specie leggere tra le
argomentazioni degli oppositori
scenari apocalittici dove sembra
che diventeremo un museo a cielo
aperto a disposizione dei centri
urbani, dove non potremo più picchiare un chiodo e saremo in balia
di divieti, restrizioni e vincoli. Noi
la carta l’abbiamo letta ma non ci
sembra proprio così. Gli addetti ai
lavori hanno saputo trovare dei
buoni compromessi con tutti gli
interessati (caricatori di alpi, cacciatori, Società alpinistiche e Patriziati). Grazie al Parco potremo
godere di un’ottima visibilità e
quindi essere maggiormente attrattivi. Avremo un marchio che
andrà a dare un valore aggiunto a
prodotti e servizi, potremo beneficiare di importanti finanziamenti
che andranno a sostegno di parecchi settori della nostra già debole
economia. Abbiamo visto come
Parc Adula ha già sostenuto in
questi anni di fase d’istituzione
parecchi progetti interessanti,
progetti che magari, senza il sostegno del parco, non avrebbero potuto partire o avrebbero incontrato
non poche difficoltà finanziarie.
Vogliamo citare un esempio recente, concreto e positivo; il sostegno che Parc Adula ha dato al bus
navetta Scalveid – Garzott e Scalveid Carassina, sevizio messo in
piedi con altri partner a causa della frana che ha ostruito la strada
Ghirone-Luzzone. Sappiamo che
questo servizio ha funzionato benissimo, molte persone ne hanno
approfittato contribuendo ad aumentare i passaggi nelle capanne,
alpeggi e facendo conoscere la nostra bellissima regione.
Dobbiamo imparare a non dare
retta a chi dipinge il progetto come
un insieme di divieti, sparando a
zero senza argomenti credibili.
Spesso si sente dire che l’ordinanza
sui parchi è troppo severa, che Parc
Adula dovrà sottostare a tutto
quanto sta scritto, invece noi andremo a votare la Charta, il documento che farà stato, dove si seguono le indicazioni dell’ordinanza. Invitiamo quindi gli scettici a
volersi informare correttamente
attraverso il sito, le pubblicazioni o
direttamente dagli addetti ai lavori.
Vogliamo contribuire a garantire
un futuro alla nostra Valle e all’intera regione, noi ci crediamo e votiamo sì, con convinzione!
nancy rigozzi
e Andreas Vitali, Blenio