copertina febbraio

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copertina febbraio
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Il monastero aveva perso la sua guida; allora i monaci si riunirono per eleggerne un’altra, e a quel punto tutti i gatti
del tempio si accovacciarono davanti al più giovane, fissandolo per indicare che era lui il prescelto. Nacque così il
mito secondo il quale la dea si serviva dei gatti per comunicare con gli umani e, da quel momento, i gatti del tempio furono ritenuti sacri.
DAL MITO ALLA STORIA. Fin qui la leggenda. La storia, invece, parla di un evento più prosaico secondo il quale una
coppia di gatti della Birmania venne donata da monaci buddhisti, in segno di riconoscenza, a un ufficiale inglese per
avere salvato alcuni templi durante una rivolta. Pare che questo
ufficiale abbia portato i gatti in Francia nel 1919 e che da questi
capostipiti ebbe inizio, nel vecchio continente, la selezione della
razza.
Un’altra possibilità parla invece di accoppiamenti tra persiani e siamesi che hanno dato luogo alla nascita della razza intorno al
1923. I primi esemplari vennero chiamati “birmani” e già possedevano i piedini bianchi e le caratteristiche zampine colorate, da cui
il soprannome di “gatti con i guanti”.
Insomma, ancora oggi le teorie sulla nascita di questi mici sono
tante, ma una cosa è certa: nel 1926 la FIFe (Federation Internationale Féline) riconobbe la razza a tutti gli effetti. Solo intorno al
1950, dopo la grande guerra, il birmano venne ufficialmente chiamato sacro di Birmania per evitare di confonderlo con il burmese
che, in lingua inglese, significa appunto birmano.
COME SI PRESENTA. È un gatto di taglia media, non alto sulle
zampe e con il corpo leggermente allungato. La struttura dei
maschi è più forte rispetto a quella delle femmine. La testa ha
un’ossatura robusta ed è di forma arrotondata, con naso di media
lunghezza che forma una leggera curva verso il sopratesta. Il
mento è forte, le orecchie sono piccole e arrotondate, posizionate
non troppo dritte ma abbastanza distanti fra loro. Gli occhi sono di
un blu intenso, di forma leggermente ovale.
La principale caratteristica di questo gatto è nei piedi, le cui dita
devono essere bianche, sia nelle zampe anteriori, sia in quelle posteriori. Queste ultime hanno inoltre una risalita di
bianco fino all’articolazione o dalle dita fino al metacarpo (il cosiddetto “guantaggio”): i guanti ideali sono omogenei
e simmetrici, e finiscono a punta come in una V invertita. Nelle zampe posteriori il guanto bianco finisce con il colore
delle punte.
La coda è di lunghezza media a forma di pennacchio. La pelliccia è semilunga, corta sul muso e che si allunga gradualmente dalle guance fino alla gorgiera; è lunga sui fianchi e forma delle specie di calzoncini sulle zampe posteriori. La tessitura del pelo è setosa con poco sottopelo. Il mantello conserva tutte le caratteristiche dei colori dei siamesi con la variante dei piedini bianchi, quindi con un contrasto molto marcato sulle punte (per “punte” si intendono
quelle delle orecchie, del naso, della coda,
delle zampe). Il resto del mantello deve essere
beige dorato.
I difetti che si riscontrano sono il colore bianco
o macchie bianche sul ventre e sul petto. Invece i difetti che portano alla squalifica quando il
gatto va in esposizione per ottenere i titoli di
Campione sono: assenza di pigmentazione nel
naso, assenza dei guanti nei piedi posteriori
oppure una risalita di bianco lungo le zampe,
oltre a tutte le macchie di bianco all’infuori dei
guanti e, inoltre, una macchia di bianco nei
genitali.
TEMPERAMENTO E CURE. Il sacro di Birmania può
vivere benissimo in appartamento. È giocherellone con i bambini e affettuosissimo con i
membri della famiglia. Il mantello va spazzolato spesso; un bagno periodico è sempre consigliato, ed è invece obbligatorio quando il gatto viene portato in esposizione.
Una buona alimentazione – questo però vale per tutti i gatti, anzi per tutti gli esseri viventi – è fondamentale per mantenerlo in forma, ma favorisce anche la lucentezza del pelo. È prudente spuntare le unghie per evitare incidenti in
caso di giochi tra gatto e gatto e tra gatto e persone.