copertina febbraio
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copertina febbraio
32 Il monastero aveva perso la sua guida; allora i monaci si riunirono per eleggerne un’altra, e a quel punto tutti i gatti del tempio si accovacciarono davanti al più giovane, fissandolo per indicare che era lui il prescelto. Nacque così il mito secondo il quale la dea si serviva dei gatti per comunicare con gli umani e, da quel momento, i gatti del tempio furono ritenuti sacri. DAL MITO ALLA STORIA. Fin qui la leggenda. La storia, invece, parla di un evento più prosaico secondo il quale una coppia di gatti della Birmania venne donata da monaci buddhisti, in segno di riconoscenza, a un ufficiale inglese per avere salvato alcuni templi durante una rivolta. Pare che questo ufficiale abbia portato i gatti in Francia nel 1919 e che da questi capostipiti ebbe inizio, nel vecchio continente, la selezione della razza. Un’altra possibilità parla invece di accoppiamenti tra persiani e siamesi che hanno dato luogo alla nascita della razza intorno al 1923. I primi esemplari vennero chiamati “birmani” e già possedevano i piedini bianchi e le caratteristiche zampine colorate, da cui il soprannome di “gatti con i guanti”. Insomma, ancora oggi le teorie sulla nascita di questi mici sono tante, ma una cosa è certa: nel 1926 la FIFe (Federation Internationale Féline) riconobbe la razza a tutti gli effetti. Solo intorno al 1950, dopo la grande guerra, il birmano venne ufficialmente chiamato sacro di Birmania per evitare di confonderlo con il burmese che, in lingua inglese, significa appunto birmano. COME SI PRESENTA. È un gatto di taglia media, non alto sulle zampe e con il corpo leggermente allungato. La struttura dei maschi è più forte rispetto a quella delle femmine. La testa ha un’ossatura robusta ed è di forma arrotondata, con naso di media lunghezza che forma una leggera curva verso il sopratesta. Il mento è forte, le orecchie sono piccole e arrotondate, posizionate non troppo dritte ma abbastanza distanti fra loro. Gli occhi sono di un blu intenso, di forma leggermente ovale. La principale caratteristica di questo gatto è nei piedi, le cui dita devono essere bianche, sia nelle zampe anteriori, sia in quelle posteriori. Queste ultime hanno inoltre una risalita di bianco fino all’articolazione o dalle dita fino al metacarpo (il cosiddetto “guantaggio”): i guanti ideali sono omogenei e simmetrici, e finiscono a punta come in una V invertita. Nelle zampe posteriori il guanto bianco finisce con il colore delle punte. La coda è di lunghezza media a forma di pennacchio. La pelliccia è semilunga, corta sul muso e che si allunga gradualmente dalle guance fino alla gorgiera; è lunga sui fianchi e forma delle specie di calzoncini sulle zampe posteriori. La tessitura del pelo è setosa con poco sottopelo. Il mantello conserva tutte le caratteristiche dei colori dei siamesi con la variante dei piedini bianchi, quindi con un contrasto molto marcato sulle punte (per “punte” si intendono quelle delle orecchie, del naso, della coda, delle zampe). Il resto del mantello deve essere beige dorato. I difetti che si riscontrano sono il colore bianco o macchie bianche sul ventre e sul petto. Invece i difetti che portano alla squalifica quando il gatto va in esposizione per ottenere i titoli di Campione sono: assenza di pigmentazione nel naso, assenza dei guanti nei piedi posteriori oppure una risalita di bianco lungo le zampe, oltre a tutte le macchie di bianco all’infuori dei guanti e, inoltre, una macchia di bianco nei genitali. TEMPERAMENTO E CURE. Il sacro di Birmania può vivere benissimo in appartamento. È giocherellone con i bambini e affettuosissimo con i membri della famiglia. Il mantello va spazzolato spesso; un bagno periodico è sempre consigliato, ed è invece obbligatorio quando il gatto viene portato in esposizione. Una buona alimentazione – questo però vale per tutti i gatti, anzi per tutti gli esseri viventi – è fondamentale per mantenerlo in forma, ma favorisce anche la lucentezza del pelo. È prudente spuntare le unghie per evitare incidenti in caso di giochi tra gatto e gatto e tra gatto e persone.