Astronomia per artisti - Osservatorio Astronomico di Brera
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Astronomia per artisti - Osservatorio Astronomico di Brera
dossier/la scienza figurata Astronomia per artisti Stefano Sandrelli Sotto lo stesso tetto da secoli, non si erano mai parlati. Ma da un paio d’anni tra gli scienziati dell’Osservatorio di Brera e gli artisti dell’Accademia si è aperto un dialogo. I cui frutti non tarderanno a vedersi E ra il 1955 e Richard Feynman, uno dei personaggi più estrosi e geniali della fisica del Novecento, aveva la mente invasa dalle strane proprietà dell’elio liquido. Provava a immaginare il comportamento di quel fluido persino di notte, per esempio mentre sognava, oppure negli attimi che precedono il sonno, quando la mente è essa stessa fluida. Feynman procedeva nella comprensione della meccanica quantistica attraverso immagini mentali di sintesi che, secondo il suo biografo James Gleick, ricordavano i tocchi di pennello di un artista che, con pochi tratti, riusciva a descrivere un volto [1]. In quello stesso periodo, in occasione di una conferenza pubblica presso l’Accademia Nazionale delle Scienze degli Stati Uniti, Feynman celebrò la moderna teoria della struttura della materia con una lunga poesia, che terminava così: «In piedi davanti al mare / Meravigliato della propria meraviglia: io / Un universo di atomi / Un atomo nell’universo». «È vero che pochi non scienziati fanno questa particolare esperienza religiosa», commentò Feynman. «I nostri poeti non ne scrivono; i nostri artisti non tentano di raffi- gurare questo notevole avvenimento. Non so perché. Nessuno si sente ispirato dalla nostra immagine attuale dell’universo? Questo valore della scienza non viene cantato dai cantanti, siete ridotti ad ascoltarlo non in musica o in versi, ma in una conferenza serale. Non siamo ancora in un’era scientifica» [2]. L’analisi di Feynman, se presa alla lettera, coglie soltanto un aspetto della realtà, cioè la scarsa diffusione dell’immaginario scientifico presso il grande pubblico. La ricerca artistica, invece, ben si era accorta della scienza e si sentiva certamente ispirata dall’immagine contemporanea dell’universo e della materia. Ricordiamo, per esempio, le esperienze dello spazialismo, fondato da Lucio Fontana nel 1947, che si proponeva di rinnovare il linguaggio della pittura e della scultura adeguandolo alle frontiere scientifiche e tecnologiche dell’epoca. Pochi anni dopo, nel 1951, nasceva il movimento nucleare (Enrico Baj, Sergio Dangelo), affiancato dall’arte interplanetaria (Baj, Farfa) e dall’arte cinetica, che negli anni Cinquanta ebbe una notevole diffusione interna- L’universo dentro, la mostra Dal 15 settembre al 15 ottobre 2009, a Milano saranno visibili al pubblico le opere realizzate dagli studenti e dai docenti dell’Accademia di Belle Arti di Brera a conclusione del progetto Universo, Laboratorio creativo, un percorso didattico realizzato in collaborazione con l’Osservatorio Astronomico. Nella ex-chiesa di San Carpoforo (via Marco Formentini, 10) troveranno posto installazioni, sculture, dipinti, opere video mentre negli spazi dell’Osservatorio (Palazzo Brera, via Brera 28) saranno ospitate opere grafiche, disegni, stampe originali, fotografie, opere digitali. Altre installazioni saranno allestite in luoghi ed esercizi pubblici adiacenti le due sedi espositive. Previsto anche un itinerario didattico attraverso opere (storiche, inedite e appositamente concepite per l’Anno dell’Astronomia), video e documenti sul tema “arte al buio”, ossia artefatti che nello scorso secolo sono stati concepiti per essere segregati nell’oscurità o dipinti al nero. In programma anche incontri pubblici con astrofisici, artisti e personalità del mondo della cultura e della scienza legati ai temi dell’universo. PAG. 30 SAPERE - APRILE 2009 L’Universo dentro (2008) di Alessandra Angelini. zionale (Bruno Munari), accompagnata in campo letterario dai versi della Piccola cosmogonia portatile dedicati all’universo da Queneau nel 1950. Ma non vogliamo dare la sensazione che solo la catastrofe nucleare abbia catalizzato l’immaginazione degli artisti: risalgono agli anni Trenta i cicli di opere di Alexander Calder e di Mirò ispirate alle costellazioni. Eppure, escluse alcune avanguardie artistiche, a cui pure va reso merito, Feynman coglie l’aspetto più profondo della questione: ci dice, in altri termini, che il linguaggio, i temi, i metodi (al plurale), i risultati della ricerca scientifica non sono una sorgente a cui un qualsiasi artista attinge in modo naturale, così come attinge da Omero, da Michelangelo, da Leonardo, da Shakespeare. L’immaginario degli anni Cinquanta, sottolinea Feynman, non è ancora stato penetrato dalla scienza. Nonostante Hiroshima. Nonostante la scienza avesse, appena qualche anno prima, sconvolto il mondo, conosciuto il peccato e rivoluzionato i metodi produttivi a livello internazionale. Poco dopo toccherà a Charles Percy Snow [3], parlando di “due culture”, cristallizzare con un’immagine di grande successo la separazione fra “gente di scienza” e “gente di belle lettere”. Snow evidenzierà l’aspetto più critico di questa separazione, cioè il fatto che determini un impedimento reale allo sviluppo e al benessere sociale. E non banalmente per una ragione culturale: molto più prosaicamente nessun politico che ignori la scienza potrà mai immaginare le sue reali applicazioni per il bene del paese. La scienza che fa pop Qual è la situazione oggi? In gran parte del mondo occidentale, ai bambini di 6-10 anni la scienza e gli scienziati piacciono [4], ma nei pochi anni che separano la fanciullezza dalle scelte universitarie, questo credito svanisce. Le facoltà scientifiche non vincono la concorrenza di tanti altri corsi di laurea, più nuovi, più apparentemente connessi al mondo dell’immagine e della comunicazione. In Italia, in particolare, recenti studi mettono in evidenza che la «crisi delle vocazioni scientifiche» è determinata da una «mancanza di attrattiva degli studi scientifici» e, in secondo luogo, dalla percezione della «difficoltà delle materie» [5, 6]. Alcune osservazioni di passaggio: forse aiuterebbe smettere di pensare che la scelta degli studi scientifici debba essere una “vocazione”. Forse sarebbe utile chiedersi criticamente se gli studi scientifici possano essere una scelta opportuna per chi cerca di migliorare le proprie condizioni sociali. Forse sarebbe importante ammettere, da questo punto di vista, che gli studi accademici non garantiscono una superiore qualità di vita, né in merito al reddito né in merito al riconoscimento sociale. O almeno non in misura da superare le complessità e i disagi che la scelta di una carriera scientifica impone. Tuttavia, dal 1955 molta acqua è passata sotto i ponti. Dal citazionismo di avanguardia si è passati a un citazionismo con una forte tendenza pop. Questo è vero per le scienze più diffuse: quelle mediche, quelle biologiche, recentemente per SAPERE - APRILE 2009 PAG. 31 la matematica. La stessa astronomia risulta mantenere gran parte del proprio fascino, legato anche al fatto che si tratta di una scienza di cui è facile percepire la dimensione multidisciplinare: dalla filosofia alla pittura, dalla fisica alla musica, dalla matematica alla letteratura. Per il loro potere evocativo, i temi astronomici sono entrati a far parte di un patrimonio culturale comune molto più di quanto non sia successo, per esempio, per la maggior Il cortile di Palazzo Brera. parte degli altri settori della fisica. Basti pensare alla frequente presenza di elementi astronomici nelle canzoni di Battiato o di Jovanotti, la cui ultima raccolta, Safari, è stata lanciata con una conferenza stampa presso il Civico Planetario Hoepli di Milano Nei concerti di questa stagione, il Lorenzo nazionale dedica una decina di minuti al commento di immagini astronomiche raccolte in tempo reale da telescopi robotici e proiettati su un grande schermo. I rapporti “ufficiali” rimangono invece più difficili. Da diversi anni alcune istituzioni promuovono l’arte legata alla cultura scientifica [7], ospitando anche “artisti residenti”, a cui viene data la possibilità di frequentare le strutture di ricerca e di approfondire i temi a loro più cari. Ma come osserva la rivista Physics World dell’Institute of Physics di Londra, «it is interesting to note that the general public Cartoline dallo spazio Come ama ripetere l’astrofisico Giovanni Bignami, «negli ultimi 40 anni abbiamo imparato più che nei 400 anni da Galileo. E nei 400 anni di astronomia col telescopio che ci separano da Galileo abbiamo capito molto di più che nei quattro millenni precedenti». Negli incontri organizzati a Brera, abbiamo cercato di rendere per immagini alcune recenti scoperte astronomiche. Ecco due esempi. Il sistema solare Il sistema solare è uno di quegli argomenti che si crede di conoscere ma che, non appena si guarda un po’ più da vicino, sfugge immediatamente di mano. Tanto per cominciare, è vuoto. Considerate il pugno chiuso della vostra mano come il Sole. Fate cinque passi e avrete già superato l’orbita di Mercurio, altri cinque e avrete raggiunto Venere e dopo altri 4 la Terra. Dunque, se il Sole è grande quanto un’arancia, la Terra è più o meno grande come la punta a sfera di una biro. Proseguiamo e a 21 passi dal Sole ecco Marte e poi a circa 73 passi Giove, il PAG. 32 SAPERE - APRILE 2009 seems just as estranged from contemporary art as it does from science» [8]. D’altra parte la NASA per esempio ha ospitato un artista di fama come Laurie Anderson, mentre ultimamente la connessione fra scienza e arte viene sfruttata anche nell’ambito dei festival della scienza, specialmente a fini divulgativi e didattici (per un’analisi critica in questo senso si veda l’articolo di Crettaz von Roten e Moeschler citato in bibliografia). Qualche passo in avanti rispetto ai tempi di Feynman, ma il 1955 è appena dietro le spalle, non certo in fondo al rettilineo. Il dialogo a Brera La proclamazione del 2009 Anno Internazionale dell’Astronomia da parte dell’ONU su richiesta dell’UNESCO e della International Astronomical Union (IAU) è stata l’occasione per avviare un dialogo istituzionale fra alcuni ricercatori dell’Osservatorio Astronomico di Brera (OAB), una struttura dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), e l’Accademia delle Belle Arti di Brera. I due istituti condividono la stessa sede, Palazzo Brera, fin dalla loro fondazione, negli anni Sessanta del Settecento (1). Questa cogigante del sistema solare che, in questa scala, ha le dimensioni di circa mezzo centimetro. Superiamo ora Saturno (134 passi dal Sole), Urano (270 passi) e Nettuno (421), e spingiamoci fino a Plutone, a ben 555 passi dal Sole. Nel frattempo, avremo incontrato un’evanescente ciambella tra l’orbita di Marte e quella di Giove e due rarefatte torri che attraversano il piano dei pianeti, alte ben 450 milioni di chilometri, tre volte la distanza Terra-Sole: sono asteroidi. E superando Nettuno, potremmo essere incappati in uno dei miliardi di corpi minori distribuiti a formare un disco che si ispessisce sempre di più man mano che ci allontaniamo dal Sole e che poi, a distanze ancora più grandi, si distribuiscono a simmetria sferica a formare la nube di Oort, composta, crediamo, dai frammenti della nuvola da cui il sistema solare si è formato. Oltre questa visione globale, negli ultimi anni l’esplorazione del sistema solare ci ha permesso di concludere, per esempio, che Marte, miliardi di anni fa, ha ospitato abbondanti quantità di acqua, ancora oggi presente in depositi sotterranei di ghiaccio, e, forse, la vita. La sonda Huygens dell’Agenzia Spaziale Europea, inoltre, è stata in grado di atterrare su Titano, la maggiore delle lune di Saturno. Il satellite è apparso simile alla Terra del passato, prima dossier/la scienza figurata munione di spazi e di tempi riflette un forte legame culturale, basato sulla comune indagine della natura, sulla rappresentazione, sulla creatività, sulla sperimentazione e sulla interpretazione del circostante. Ignoratisi per lunghi anni, se non per specifiche collaborazioni di carattere storico, i due istituti sono stati di recente colpiti dall’irresistibile virus della contaminazione. Nel dicembre 2006 l’OAB si è fatto promotore verso l’Accademia di una proposta relativa alla organizzazione congiunta di un certo numero di incontri fra artisti e scienziati, grazie all’interesse di Tommaso Maccacaro, all’epoca direttore dell’OAB e oggi Presidente dell’INAF; pochi mesi dopo, nel febbraio 2007, totalmente ignare di questa iniziativa, la critica d’arte Rossana Bossaglia e l’artista, oltre che docente presso l’Accademia, Alessandra Angelini hanno presentato all’OAB una proposta sostanzialmente identica. Visto il reciproco interesse, le due proposte incrociate si sono trasformate in un dialogo, dando vita al progetto Universo, Laboratorio creativo (che qualcuno ha subito etichettato come “un’idea da dio”, nel senso letterale del termine). Il progetto è nato avendo come obiettivo a breve termine la realizzazione, in primo luogo a Milano, di una mostra d’arte rivolta al pubblico e, in particolare, alle scuole, degli elaborati su temi astronomici prodotti dagli studenti e dai docenti dell’Accademia. A complemento, opere di artisti affermati, non necessariamente legati all’Accademia, che in passato si sono confrontati con questi temi. L’obiettivo generale del progetto era invece più ambizioso: avviare un dialogo fra artisti e scienziati a partire da un linguaggio condiviso, non solo nel rispetto dell’ovvia autonomia di ciascuno ma nel riconoscimento reciproco del significato e della portata dei differenti sguardi sul mondo. della grande fioritura della vita, dominato dal ciclo del metano e dalla presenza degli idrocarburi. Altre sonde hanno fotografato Venere, un mondo sconvolto dall’effetto serra, con vorticosi e spettacolari movimenti atmosferici. I lampi di raggi gamma All’inizio degli anni Sessanta, russi e americani firmarono un primo trattato per limitare i test delle armi non convenzionali. Il Limited Test Ban Treaty (LTBT) proibiva esplosioni nucleari in atmosfera, nello spazio e sotto gli oceani. Tuttavia, tre giorni dopo la firma, gli USA lanciarono in orbita la prima di quattro copie di satelliti Vela per identificare esplosioni nucleari nello spazio. Gli americani temevano infatti che i russi fossero in grado di arrivare sulla Luna e far esplodere bombe atomiche sulla sua faccia nascosta. Il 2 luglio 1967 uno di questi “guardiani nucleari” registrò una breve emissione nei raggi gamma, un fiotto veloce di fotoni, un lampo. La crisi nucleare fu scongiurata grazie al fatto che le misure, per quanto molto approssimate, erano sufficienti per escludere che il lampo fosse giunto dalla Luna, addirittura, dall’intero sistema solare. Di che si trattava allora? La scoperta di questi misteriosi lampi cosmici L’iniziativa, dichiaratamente, non si propone di insegnare la scienza agli artisti né di indicare loro le strade della creatività [9, 10]: la parola d’ordine è aiutare l’artista a rappresentare l’Universo dentro (dentro l’artista). Le parole di alcuni docenti coinvolti nel progetto ci aiutano a chiarirene modalità e obiettivi: «Invece che istruire un pubblico forse stanco o semplicemente annoiato, e quindi pregiudizialmente – ma comprensibilmente – diffidente dinnanzi a nuovi canoni, ricettari, regole e regolamenti, proporrei un’asserzione scientifica sotto forma di sfida alla risposta, o meglio, alla replica [...]. Non semplificherei troppo il linguaggio scientifico: ci si sforzerà di aggiornarsi e tradurre, parafrasare e documentarsi. Abbiamo bisogno di suture, di creare universi mentali paralleli, vasi comunicanti» (Cristina Muccioli, docente di Storia dell’Arte); «Nel cuore di molti artisti, al di là e nonostante le scoperte scientifiche attuali, persiste, quasi come sentimento nostalgico, il bisogno di rincontrare l’idea di spazio celeste quale luogo eccelso d’ispirazione poetica, di rêverie fantastica, immagine evocativa di enorme, assoluta potenzialità creativa» (Laura Tonani, docente di anatomia e arte terapia); «Intessere connessioni, osservare, fare propri gli stimoli che provengono da altre discipline apparentemente lontane è il fulcro dello spirito artistico. Meditare sulla scala dell’universo, dello spazio; della stessa concezione spaziale attraverso l’aiuto della scienza è un’esperienza che attiva la creatività, così come fa nascere il dubbio» (Nicoletta Braga, docente di incisione); «Toccando il rapporto spazio-tempo, è proposta una visione che può essere straniante rispetto alla nozione euclidea dello spazio che in certo modo domina il mondo artistico che affronta gli artifici e le modalità della “rappresentazione”: questo scollamento è emerso chiaramente durante gli incontri» (Paola Salvi, docente di anatomia artistica). (GRB, Gamma Ray Burst) fu tenuta segreta fino al 1973, quando un articolo pubblicato sull’Astrophysical Journal pose su basi scientifiche il problema. Seguirono circa 30 anni di congetture, fin quando nel 1997 il satellite Beppo-Sax riuscì a determinare la direzione di provenienza dei fotoni con una precisione molto maggiore di quanto non si fosse fatto prima. Ora si sapeva dove puntare telescopi per saperne di più: l’analisi dei risultati indicava chiaramente l’origine di queste esplosioni a miliardi di anni luce di distanza da noi. Per essere visibili, la loro potenza doveva essere inimmaginabile. Una così elevata energia – tra 10 e 100 volte quella dell’esplosione di una Supernova – emessa in così poco tempo si traduce in un’immensa luminosità che permette a tali fenomeni di essere osservabili, a differenza delle Supernovae, a qualsiasi distanza. Anche GRB associati alla morte delle prime stelle, formatesi qualche centinaio di milioni di anni dopo il Big Bang, potrebbero quindi essere rilevati. Dieci anni dopo l’impresa di Beppo-Sax, gli strumenti su un satellite come Swift riescono a osservare in media un lampo di raggi gamma al giorno. Finora ne sono stati rilevati circa 4.000, distribuiti in modo omogeneo su tutto il cielo e del tutto scorrelati gli uni dagli altri. SAPERE - APRILE 2009 PAG. 33 La cupola dell’Osservatorio Astronomico di Brera. Il laboratorio Il progetto si è svolto nell’arco di due anni accademici, 20062007 e 2007-2008, per un totale di dieci incontri-laboratorio della durata di due ore, ciascuno dei quali limitato a trenta studenti. Nel corso dei primi quattro incontri, si è lasciato che ciascuno studente partecipasse a un solo laboratorio. Gli ultimi sei incontri sono stati invece aperti a chiunque volesse partecipare. Nel novembre 2006, si è tenuto anche un incontro iniziale che ha coinvolto circa 100 studenti, per una frequenza totale di circa 300 studenti. Ciascun laboratorio è stato centrato su un aspetto diverso dell’indagine astrofisica, scelto in base a due considerazioni principali: la rappresentazione scientifica del fenomeno o dell’oggetto celeste si è modificata nel tempo e oggi è molto distante dalla rappresentazione tradizionale diffusa presso il grande pubblico; oppure il fenomeno o l’oggetto celeste in sé comporta un ripensamento di due ingredienti fondamentali della rappresentazione artistica: lo spazio e la luce. Un esempio del primo tipo è l’attuale rappresentazione tridimensionale e dinamicamente complessa del sistema solare, oggi molto più fedele al proprio nome (sistema) che non nel passato. Un esempio del secondo tipo è in generale, il tessuto spaziotemporale previsto dalla relatività di Einstein, con la conseguente deflessione della luce da parte del campo gravitazionale. L’esempio estremo è ovviamente il buco nero, nelle vicinanze del quale gli effetti di distorsione spazio-temporali sono macroscopici. Trasversale a tutti i laboratori è stato il tema della elaborazione delle immagini scientifiche: la presa dati, la colorazione artificiale, l’arbitrio nella colorazione ecc. PAG. 34 SAPERE - APRILE 2009 Ogni laboratorio è stato impostato in modo da favorire il dialogo, a partire dalla forma peculiare della sala in cui si svolgeva, la Cupola a Fiore dell’OAB, di forma circolare. Il laboratorio iniziava con un breve stimolo volto a far emergere i pregiudizi sul tema, per esempio relativamente alle dimensioni del sistema solare [11]. L’astrofisico proponeva il tema attraverso immagini professionali ottenute con grandi telescopi da Terra o con telescopi spaziali. In qualsiasi momento si poteva essere interrotti per domande, commenti, associazioni di idee, provocazioni, connessioni con movimenti artistici e così via. Tutti gli incontri sono stati registrati. In generale, i docenti che hanno partecipato ai corsi, circa una trentina (2), hanno poi approfondito le questioni di competenza artistica, come per esempio l’utilizzo della luce, nell’ambito dei rispettivi corsi. Prove d’artista Terminati gli incontri, il progetto è entrato nella fase creativa. Mentre scriviamo, gli studenti e gli artisti stanno progettando le loro opere, che dovranno essere pronte per maggio 2009. Nel frattempo, hanno consegnato un progetto su carta che identifica gli elementi costitutivi dell’opera e che ci permette un’analisi preliminare degli elementi concettuali che più sembrano essere penetrati nell’immaginario dei partecipanti ai laboratori. In generale appare evidente che le immagini scientifiche utilizzate per i laboratori, cioè quelle prodotte per la diffusione e la comunicazione dalla NASA, dall’ESA, dall’INAF, non hanno lasciato una traccia di per se stesse. Piuttosto, gli artisti hanno trovato interessante lavorare sui “colori invisibili”, come sono dossier/la scienza figurata correttamente da intendersi le radiazioni elettromagnetiche che non rientrano nell’intervallo del visibile, ma che – com’è noto – costituiscono parte fondamentale dell’astrofisica moderna: immagini tratte da dati ottenuti osservando raggi gamma, raggi X, radiazione ultravioletta e infrarossa, microonde e onde radio. Allo stesso modo, anche la rappresentazione mentale sottostante ai fenomeni scientifici discussi è stata fonte di stimoli e riflessioni su varie questioni di ordine filosofico, che a loro volta si rispecchiano in modo evidente nella progettualità artistica. Il tempo e lo spazio, in questo senso, hanno giocato un ruolo particolarmente rilevante, com’era naturale aspettarsi. Il riconoscimento degli artisti dell’efficacia degli stimoli scientifici, linguaggio compreso, si è sempre accompagnata alla (giusta) rivendicazione di autonomia nell’elaborazione concettuale e nella conseguente interpretazione del mondo. In generale, ecco la hit parade dei temi scientifici accolti e rielaborati, che – almeno in questa fase – sembrano costituire la base delle opere che vedremo: 1) il concetto di spazio non euclideo, lo spazio-tempo e la sua rappresentazione; 2) la luce (visibile e invisibile); 3) il metodo, l’indagine, il mistero; 4) le dimensioni dello spazio; le costellazioni e l’astrologia; l’evoluzione delle strutture; il vuoto/lo zero; 5) l’energia del cosmo; l’infinito; le stelle; il sistema solare; la luna. Un esalogo Le conclusioni di questo contributo possono essere facilmente presentate in forma di decalogo. Un decalogo fatto di sei punti, visto che tutti i numeri sono uguali a cinque [12]: a) non insegnare, dialoga; b) rispetta il mistero della realtà («seme di ogni arte e di ogni vera scienza», A. Einstein), che stimola la ricerca e la creatività; c) fai emergere la tua sete di vista interiore (idea, idein), ovvero la necessità della scienza (e dell’arte) dentro di te; d) usa un linguaggio contaminato da tecnicismi: il suono della scienza aiuta l’artista; e) non temere le formule, ma soffermati sulle immagini che evocano; f) riconosci l’importanza della tecnica (di rappresentazione). Gli elementi di criticità del progetto sono facilmente immaginabili: mentre il dialogo fra persone è semplice, bello e concede largo spazio all’errore e alla correzione dell’errore (come del resto la pratica scientifica, che potrebbe essere descritta compiutamente attraverso l’analisi degli errori), promuovere il dialogo fra due istituzioni è un’operazione faticosa e spesso frustrante. Questo mostra, ancora una volta, almeno nell’in- terpretazione di chi scrive, che oggi è sempre più necessario che negli enti di ricerca (non solo scientifica) operi personale di elevata professionalità che, da una parte, abbia le competenze per valorizzare la scienza del proprio ente, ma che siano anche in grado di porre le basi per un dialogo culturale di ampio respiro e di alto livello con il resto della società. Altri● menti l’asfissia è dietro le porte. NOTE (1) L’INAF-Osservatorio Astronomico di Brera (OAB) è la più antica istituzione scientifica di Milano. Fin dalla sua fondazione da parte di Padre Ruggiero Boscovich, nel 1764, l’OAB, che fa parte dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, mantiene la sede in Palazzo Brera, che sorge in uno dei quartieri più caratteristici del centro cittadino. L’Accademia di Belle Arti di Brera è stata fondata da Maria Teresa d’Austria nel 1776 ed è oggi compresa nel comparto universitario, settore Alta Formazione Artistica e Musicale. (2) Pittura; Decorazione; Grafica; Scenografia; Illuminotecnica; Tecnica della carta; Tecniche dell’incisione; Tecniche della Scultura; Tecnologia dei Nuovi Materiali; Anatomia Artistica; Anatomia terapeutica; Anatomia e arte terapia; Storia dell’Arte. BIBLIOGRAFIA [1] GLEICK J., Genio – La vita e la scienza di Richard Feynman, Garzanti, Milano 1998. [2] FEYNMAN, R., «Il valore della scienza», in Che ti importa di quel che dice la gente, Zanichelli, Bologna 1989. [3] SNOW C.P., Le due culture, Marsilio, Venezia 2005. [4] GOUTHIER D., MANZOLI F., Il solito Albert e la piccola Dolly, Springer Italia 2008. [5] BRANDI C.M., CERBARA L., MISITI M., VALENTE A., «Giovani e scienza in Italia tra attrazione e distacco», JCOM 4, 2, 2004. [6] VALENTE A., CERBARA L., «Percezione della scienza ed educazione scientifica nelle scuole», Indagine IRPPS-CNR 2008. [7] EDE S., «Science and the contemporary visual arts», PUS, 11, 2002, pp. 65-78. [8] http://physicsworld.com/cws/article/print/2432. [9] CRETTAZ VON ROTEN F., MOESCHLER O., «Is art a “good” mediator in a Science Festival?», JCOM, 6, 3, 2007. [10] SANDRELLI S., «Dialogare di hard science è possibile. Ma è anche utile?», JCOM 7, 1, 2008. [11] CAVALLOTTI F., ROMANIELLO S., SANDRELLI S., «Astronomical Pills: one-shot questions about the Universe», in Communicating Astronomy with the Public 2005, Eds. ESA/HST, pp. 165-173. [12] SANDRELLI S., GOUTHIER D., GHATTAS R. (a cura di), Tutti i numeri sono uguali a cinque, Springer Italia 2007. Stefano Sandrelli è responsabile del gruppo di Didattica e Divulgazione dell’Istituto Nazionale di Astrofisica di Brera ([email protected]). SAPERE - APRILE 2009 PAG. 35