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Anno VIII • Numero 11
Novembre 2013
COPIA
GRATUITA
NUOVA
VESTE GRAFICA
Dalla ricerca alla realtà
di Tea Maione
Disgrafia e
psicomotricità
di Daniela Caiafa
Bambini: attenzione ad
un presente e futuro XXL
di Francesca Maresca
Posso cancellare i miei
precedenti penali?
di Valerio Massimo Aiello
sommario
Anno VIII • Numero 11
Novembre 2013
In copertina
Monica Di Vuolo
fotografata da
Pino Coluccino
Sant'Agnello
Prodotto edito da
"La Mia Penisola"
Dep. Aut. Tribunale di
Torre Annunziata del
09.06.2010
Periodico di attualità a
10
diffusione gratuita
I bisessuali domineranno
l'umanità
42
di Ernesto Lupacchio
di Olga Paola Zagaroli - Sessuologa
Direttore responsabile
Giuseppe Damiano
Progetto grafico
Maurizio Manzi
Bingwa Art Factory
Corso Italia, 371
Piano di Sorrento (Na)
Tel. 081.534.11.17
[email protected]
Stampa
Grafica Cirillo
Scafati (Sa)
14
Giornata mondiale contro
l'ictus cerebrale
di Giuseppe De Simone - Farmacista
16
Universo coppia
di Bianca Pane - Psicopedagogista
20 Dalla ricerca alla realtà
di Tea Maione - Audioprotesista
22 Il metodo Mézières
di Veronica Di Martino - Fisioterapista
24 La disfonia cronica infantile
di Mariarosaria D'Esposito - Logopedista
26 L'infarto e la
dieta mediterranea
di Vittorio Fabbrocini - Cardiologo
30 No agli sprechi alimentari
di Carlo Alfaro - Pediatra
34 Nervo otturatore
di Barbara Martino - Chiropratica
38 Disgrafia e psicomotricità
di Daniela Caiafa - Neuropsicomotricista
40 Bambini: attenzione ad un
presente e futuro XXL
di Francesca Maresca - Nutrizionista
Scelgo la libertà
46
Tra il dubbio e la verità
di Domenico Casa - Filosofo
48
Il miracolo
di Salvatore Spinelli
50 Posso cancellare i miei
precedenti penali?
di Valerio Massimo Aiello - Avvocato
52 Pura... eppure!
54
Ogni famiglia ha
il suo divano...
di Francesco Esposito - Interior Designer
56 Adottare un cucciolo
per Natale?
di Adriana Pascale & Marilena Russo
58 Trekking urbano
a Piano di Sorrento
di Nino Aversa - Guida escursionistica
Effetto yo-yo
se elimini l'olio
dalla dieta
Il peperoncino
scioglie i grassi
Per perdere qualche chilo un buon alleato
da portare in tavola è il peperoncino. Lo
sostengono gli esperti della Manchester
Metropolitan University (Gran Bretagna),
che hanno riesaminato 90 studi pubblicati
negli ultimi anni sulle riviste scientifiche
internazionali da équipe di diversi Paesi.
Ebbene, le ricerche mostrano che il
peperoncino, se viene inserito in un regime
dietetico controllato, può aiutare a perdere
peso, grazie alla capsaicina, il suo principio
attivo. In particolare, questa sostanza porta
a bruciare circa 50 chilocalorie in più al
giorno, con una perdita di peso che diventa
significativa nell’arco di uno o due anni.
I meccanismi d’azione della capsaicina non
sono ancora ben conosciuti, ma si pensa che
questa sostanza sia in grado di accelerare il
metabolismo e di incrementare l’ossidazione
dei grassi. In più, tende a ridurre l’appetito.
Un’altra buona notizia? Il grasso che bruci è
quello addominale viscerale, che si deposita
intorno agli organi interni, decisamente il
più pericoloso, che mette a repentaglio
anche il sistema cardiocircolatorio. I risultati
dello studio sono stati pubblicati sulla rivista
scientifica Appetite.
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Perdi peso
con la dieta
a pezzetti
Un trucco per tagliare le calorie? Fare a
pezzetti il cibo. Il suggerimento arriva dal
recente meeting annuale della Society
for the Study of Ingestive Behavior
che si è tenuto a Zurigo, in Svizzera. Un
pool di ricercatori ha osservato i diversi
comportamenti di 300 studenti di fronte allo
stesso cibo, un panino al formaggio, servito
intero o spezzettato. I risultati sono curiosi.
Innanzitutto, il gruppo che aveva nel piatto
il panino intero l’ha terminato, mentre chi
l’ha ricevuto tagliato in quattro parti ne ha
lasciato un po’. Poi, di fronte a un buffet
gratuito servito dopo 20 minuti dal primo
pasto, gli studenti che avevano finito il panino
hanno mangiato di più, rispetto a chi aveva
consumato il cibo tagliato a pezzi.
Secondo gli esperti dividere il cibo in più parti
inganna il cervello: a un numero più elevato di
porzioni viene associata una maggior quantità
di quell’alimento.
Perché molte diete
falliscono nel lungo
periodo? Colpa del
cosiddetto effetto
yo-yo: dopo
un'iniziale
riduzione di peso,
si recuperano i
chili persi. Questo
avviene soprattutto
se si seguono
regimi a basso
contenuto di
grassi, sostengono
i ricercatori del
New Balance
Foundation
Obesity
Prevention
Center di Boston
(Usa), che hanno
monitorato per
quattro settimane
21 persone
sovrappeso.
La conclusione
del loro studio è
che quando ci si
sottopone a una
dieta in cui i grassi
rappresentano
solo il 20% delle
calorie assunte il
metabolismo, quella
sorta di motore
interno che fa
bruciare le calorie,
tende a rallentare.
A parità di attività
fisica svolta,
cioè, l'organismo
consuma circa 300
calorie in meno al
giorno se si segue
a lungo un regime
povero di grassi.
Anche se si mangia
poco, col passare
del tempo si finisce
per smaltire meno,
i chili tornano ed
ecco l'effetto yo-yo.
Insomma, nella
dieta l'olio d'oliva è
un toccasana anche
per la linea.
SESSUOLOGA
I bisessuali
domineranno l'umanità
Dottoressa
Olga Paola
Zagaroli
Sessuologa
Disponibile Lunedì e
Giovedì dalle 15,30
alle 17,30
Cell. 335.8709595
10
Gli stili di vita cambiano negli anni e nei
secoli e questo influenza direttamente la
sessualità delle persone. Donne e uomini
assumono ruoli diversi nella società e con
il tempo questo modifica in modo profondo
i loro comportamenti. Alcuni luminari si
sono interrogati, tra questi il prof. Umberto
Veronesi, che ha parlato di "un futuro
bisessuale" per l'umanità. Già da diversi anni
il tema si affronta in senso scientifico, tant’è
che lo stesso prof. Veronesi non propone
l’argomento come una sua ipotesi, ma
come conseguenza di quanto apprendiamo:
“La Scienza ha dimostrato che esiste un
legame profondo fra stile di vita e pensiero,
assetto ormonale e sessualità. Sappiamo
che il cervello elabora dei bisogni per la
sopravvivenza e, attraverso l'ipotalamo,
all'interno del cervello, li comunica all'ipofisi,
che è la regista del sistema ormonale
perché a sua volta stimola tutte le ghiandole
endocrine, comprese le gonadi, cioè gli
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organi riproduttivi. Nella donna le ovaie;
nell'uomo i testicoli". Partendo dal principio
che i testicoli producono spermatozoi e
ormoni maschili, principalmente testosterone,
che induce aggressività, mentre l'ovaio
produce ovociti e ormoni femminili, estrogeni
e progesterone, che inducono invece
all'amorevolezza, si può ben comprendere
che il cambiamento dei ruoli familiari e
sociali dei due generi nel tempo ha prodotto
una modificazione anche nel fisico e nella
biologia stessa dell’essere umano. Se
andiamo ad osservare tali cambiamenti in
questa prospettiva, ci sembra facile notare
che più un uomo si avvicina a ruoli che
non richiedono particolare mascolinità,
come avveniva nell'antichità, tipo cacciare,
uccidere, combattere altri uomini, faticare
per procurarsi il cibo, meno la sua ipofisi
riceverà stimoli dall'ipotalamo e, giorno
dopo giorno, i testicoli rallenteranno la
loro funzionalità. Lo stesso discorso vale
SESSUOLOGA
Il cambiamento dei ruoli familiari e sociali
dei due generi nel tempo ha prodotto
una modificazione anche nel fisico e nella
biologia stessa dell’essere umano
per la donna, costretta invece a sviluppare
aggressività per imporsi socialmente, fare
carriera, comandare persone, assumersi
responsabilità; per cui l'ovaio tende a ridurre
la produzione di estrogeni, su istruzione
dell'ipotalamo. “Il risultato è che le differenze
di genere si attenuano e si attenua di
conseguenza l'attrazione reciproca, che
in natura avviene sempre fra poli opposti”.
In questo contesto è inevitabile che la
sessualità si evolva per aprirsi sempre più
all’omosessualità e alla bisessualità, che del
resto non sono fenomeni di quest'epoca;
basta pensare alla civiltà greca, che non ha
mai stigmatizzato omosessualità e bisessualità
come deviazioni. Va sottolineato che le
gonadi acquisiscono le caratteristiche maschili
o femminili solo intorno al secondo mese di
vita intrauterina e una traccia di bisessualità
biologicamente esiste in ognuno di noi. Le
attuali condizioni sociali stanno facendo
emergere con sempre maggiore evidenza
questo aspetto; è ragionevole pensare che
il trend continuerà stabilmente nel futuro,
salvo grandi rivoluzioni socio-demografiche.
E' un'evoluzione in corso che sfocerà in una
nuova e più ampia sessualità. D'altronde è da
tempo che nel campo della sessualità si parla
molto di “fluidità” (argomento già trattato in
un mio articolo precedente) che potremmo
dire è l’aspetto psicologico dei cambiamenti
biologici. Mantenendoci in ambito più
biologico, sebbene oggi cambiamenti e
patologia della sfera sessuale si affrontano in
senso olistico, accade che in linea generale
la diminuzione delle differenze fra generi
ha come risultato una valorizzazione della
donna e della femminilità, fino a poco fa
discriminate. Questo fattore, unito al crollo di
molti tabù sessuali, può influire sul desiderio
di cambiare sesso, quasi sempre a favore
del sesso femminile. Tema a questo correlato
e di grande interesse medico è di certo
l’aumento di nascite con “sesso incerto”.
Biologicamente il 'sesso incerto' è una
patologica accentuazione della bisessualità.
Tutti siamo potenzialmente bisessuali: i
maschi hanno le mammelle e la loro prostata
è una specie di utero, mentre le donne
hanno un clitoride che è una sorta di pene.
Negli individui di sesso incerto, o intersex,
c'è una discrepanza fra il genere scritto nei
cromosomi, XX per la femmina e XY per il
maschio, e gli organi genitali. In circa il 50%
dei casi questa doppia identità sessuale
alla nascita è dovuta al difetto genetico
di un enzima che produce un eccesso di
testosterone nel feto. Se il futuro bimbo è
femmina, avviene una mascolinizzazione
dei genitali: la clitoride è lunga come
un pene e la vagina è quasi inesistente.
Generalmente questi neonati vengono curati
chirurgicamente, ma l’intervento chirurgico
corregge l'anatomia, ma non risolve l'aspetto
psicologico. Anche il cervello infatti nel
grembo materno è stato esposto, come i
genitali, ad un eccesso di ormoni maschili. Ora
la domanda è: conviene operare subito nella
speranza che la mente segua la variazione
del corpo, oppure è meglio attendere qualche
anno, o addirittura, la pubertà, per capire
quale identità sessuale si è effettivamente
creata nella psicologia dell'individuo intersex?
E' una domanda ancora aperta su cui è
necessario dibattere. La nostra speranza è
che ci siano sempre più “Umberto Veronesi”
a indagare su tali ipotesi.
FARMACISTA
Giornata mondiale contro l’ictus
cerebrale, un contributo per la
prevenzione anche dalle farmacie
Si è celebrato il 29 ottobre la Giornata
mondiale contro l’Ictus cerebrale, patologia
grave e invalidante che colpisce ogni anno
circa 200 mila persone solo in Italia ed è secondo i dati dell’organizzazione mondiale
della sanità - la seconda causa di morte nel
mondo dopo l’infarto.
La giornata, giunta quest’anno a celebrare la
sua IX edizione, è l’occasione per informare e
sensibilizzare l’opinione pubblica, ribadendo
l’importanza non solo della conoscenza dei
sintomi ma anche e soprattutto della diagnosi
precoce e dell’intervento tempestivo.
Il numero degli ictus potrebbe essere
infatti notevolmente diminuito, così come
potrebbero essere drasticamente ridotti i
loro effetti invalidanti, se il paziente colpito
arrivasse con la massima urgenza in ospedale
e venisse curato presso le stroke unit (unità
di emergenza Ictus).
‘Purtroppo le stroke unit nel nostro Paese
non sono ancora diffuse in maniera capillare,
come dovrebbero” denuncia Paolo Binelli,
presidente di Alice Italia, l’Associazione
per la lotta all’ictus cerebrale. “Su un totale
stimato di oltre 350, ne risultano operative
meno di 160, concentrate principalmente
nel Nord Italia: nel Meridione si muore più di
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100%fitnessmag • novembre 2013
Dottor
Giuseppe De Simone
Laureato in Farmacia e Specializzato in
Scienza e tecniche delle piante officinali presso
l’Università Federico II di Napoli.
Cell. 335.5302988
ictus cerebrale che di infarto del miocardio
proprio perché le unità di emergenza sono
quasi assenti”.
Proprio Alice ha coordinato, promosso e
organizzato, attraverso le sue articolazioni
territoriali, le iniziative legate alla giornata
2013. Una delle più importanti ha visto il
coinvolgimento delle farmacie: molti esercizi
dislocati su tutto il territorio nazionale hanno
infatti aderito a una campagna di screening,
monitorando gratuitamente per una settimana
intera, dal 21 al 29 ottobre, parametri come la
pressione arteriosa, ma anche la fibrillazione
atriale, anomalia del ritmo cardiaco che
colpisce un ultracinquantacinquenne su
quattro. Moltissimo si può ottenere proprio
con la prevenzione. Si potrebbe avere
fibrillazione senza accorgersene. Scoprirla
significa curarla e tenerla sotto controllo. Le
categorie a rischio sono gli over 65, ipertesi,
cardiopatici, obesi, diabetici, chi ha apnee
notturne, broncopneumopatie, insufficienza
renale, disfunzioni tiroidee o fa abuso di
alcool e cocaina. In farmacia Elifani a Meta
puoi eseguire la misurazione della pressione
arteriosa e rilevare eventualmente la
fibrillazione atriale.
Info al numero 081.8786605
PSICOPEDAGOGISTA
Universo
coppia
prima parte
La comunicazione nelle diverse
fasi della coppia
Cosa c’è di più fluido e naturale per l’essere umano
della parola? Questo dono, di cui l’uomo è l’unico
depositario, fiorisce con facilità sulla bocca di tutti,
senza sforzo. Eppure oggi siamo riusciti a diventarne
vittime. Ci sfugge, non la controlliamo, ferisce, fino a
farci stare male con gli amici, nell’ambito lavorativo, coi
genitori, coi figli, e soprattutto in coppia. La maggior
parte delle relazioni infatti, finisce proprio per
l’incapacità di comunicare col partner. I più stoici
resistono tra incomprensioni e silenzi, per mollare la
spugna dopo dieci o quindici anni, portando spesso
in eredità, insieme all’amarezza accumulata, una
malattia psicosomatica, traduzione corporea di una
comunicazione di coppia difficile. Le recriminazioni più
frequenti? Gli uomini delle compagne non sopportano
il tono polemico e i continui rimproveri, le donne
invece non riescono più a sopportare i musi e i silenzi,
i confronti antipatici e la maleducazione verbale. E’
una realtà che conosciamo tutti bene: la vediamo
ogni giorno rappresentata in gag comiche o drammi
familiari; la ritroviamo nella vita del vicino; la viviamo
tra le pareti di casa, verificando sulla nostra pelle le
dannose conseguenze del comunicare male.
Uomini e donne non parlano
la stessa lingua
Lui dice: ‘Sei elegante stasera’, lei capisce: ‘Finalmente
per una volta sei presentabile’. Lei dice: ‘Secondo me
dovresti provare a fare così’, lui capisce: ‘Sei un cretino!
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Dottoressa
Bianca Pane
Laureata in Filosofia e Psicopedagogia presso l’Università
di Napoli Federico II, specializzata in Gestalt Counseling
Bioenergetica e Terapie Olistiche - Cell. 393.9315564
Da solo non sai fare proprio niente!’.
Perché per un uomo e una donna è così difficile
comunicare? La ragione fondamentale è che
non parlano la stessa lingua. Il linguaggio di
lui è essenzialmente concreto, quello di lei
tendenzialmente emotivo: è questa sostanziale
differenza di approccio a generare le resistenze, gli
equivoci, i malintesi, le incomprensioni che rendono
ardua la comprensione reciproca.
Gli uomini amano i gesti, esprimono i sentimenti
con le azioni, usano le parole come strumento di
informazione; le donne invece amano le parole e se ne
servono per stabilire relazioni, alludere, interpretare,
sottintendere. Altra grande differenza: gli uomini nella
maggioranza tendono a risolvere i problemi da sé,
per parlarne poi, a cose fatte. Le donne, al contrario,
di fronte alla difficoltà cedono al bisogno di parlarne
subito con qualcuno, quasi fosse il primo atto risolutivo
del problema. Il risultato? Lei lamenta: ‘Perché non
me lo hai detto?’, mentre lui mugugna: ’Cosa te lo
dicevo a fare?’. Comprendere questo ci aiuta a
riconoscere che quella che noi percepiamo come
carenza nel partner, non dipende da una mancanza
d’amore, ma piuttosto da una diversità di stile
comunicazionale. Ciò non ci autorizza però a partire
prevenuti. Diffidiamo dei luoghi comuni che etichettano
l’uomo come razionale, freddo e distaccato, e la donna
ipersensibile, emotiva, manipolatrice. Ciascuno di
noi, nella sua unicità, può imparare a sfrondare il suo
modo di comunicare da condizionamenti culturali,
luoghi comuni, stereotipi e ritrovare così uno stile
comunicativo autentico. Infatti, più la comunicazione
è autentica, più è efficace, non solo ai fini della
comprensione tra noi e l’interlocutore, ma anche
per la salvaguardia del nostro benessere. Le parole
infatti, come fili invisibili, creano vere e proprie trame
energetiche che compongono il tessuto della coppia:
tessuto che può essere compatto, leggero, pesante,
sfilacciato, a seconda delle parole che usiamo. Quante
volte, durante un battibecco sterile col partner, ci capita
di osservarci e di chiederci: ma come siamo arrivati
a questo punto? Dove abbiamo sbagliato? A questo
proposito ci può essere d’aiuto vedere l’evoluzione
che ha la comunicazione all’interno di una relazione
amorosa: come cambiano ‘le parole per dirlo’ nella
coppia nascente, nella coppia strutturata, nella
coppia in crisi. Infine, come tradurre ciò che vogliamo
esprimere nel modo più consono, così da sciogliere
eventuali tensioni, in vista di un benessere reciproco.
La comunicazione nella coppia nascente
In questa fase si evitano i riferimenti alla vita quotidiana:
le beghe in ufficio, le baruffe in famiglia, i soldi che non
bastano mai.. Immersi nella forza dell’eros nascente,
usciamo dalla nostra storia personale, come da un
vestito fuori moda e, anche nel linguaggio, diventiamo
originali. Nell’innamoramento, ogni parola riacquista
forza creativa: non si sottovaluta mai una frase del
partner, non si dice mai una cosa tanto per dire.
Le parole sono sussurrate, il tono di voce è caldo e
sfumato, il ritmo lento, intervallato da sospiri, risate,
pause. Le telefonate sono frequenti, non per dirsi
realmente qualcosa, ma per stare con l’altro. E’ la voce,
più che la parola, la protagonista. Non conta tanto
raccontarsi, quanto sentirsi
La comunicazione nella coppia strutturata
Nella coppia strutturata, il dialogo ha un ruolo
primario. Mentre l’eros si stabilizza su valori standard,
la parola diventa il veicolo fondamentale della
comunicazione. Nella stragrande maggioranza delle
coppie si ritiene che il benessere di una relazione sia
direttamente proporzionale alla presenza di un buon
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100%fitnessmag • novembre 2013
dialogo tra i partner. Se c’è un problema, il primo passo
per affrontarlo è discuterne con lui o con lei: ‘Vorrei
parlarti di una cosa’. Allo stesso modo, le emozioni
bloccate (rabbia, tristezza, paura...), trovano una via
di sfogo nelle parole: ‘Cosa c’è che non va? Su, prova
a parlarne..’. Nella coppia strutturata che condivide la
quotidianità, ha responsabilità comuni, vive nella stessa
casa, la comunicazione è in primo luogo funzionale
allo scambio di informazioni di servizio: ‘A che ora
torni stasera? Passi tu a ritirare i panni in lavanderia? I
bambini in palestra li accompagno io’.
Ci si parla per organizzare, pianificare, decidere.
E’ quindi una comunicazione che tende ad essere
essenziale e sintetica. Ma attenzione. Forti della
conoscenza che riteniamo di avere del partner, il
rischio è quello di dare per scontato ciò che dice
e quindi facciamo finta di ascoltarlo. E in momenti
di tensione, quando abbiamo un grande bisogno
dell’attenzione dell’altro, percepirne l’indifferenza
è quanto di peggio ci sia. Per evitare l’automatismo
del ‘finto ascolto’, concediamoci qualche secondo di
silenzio prima di parlare o rispondere.
La comunicazione nella coppia in crisi
Uno degli scenari comunicativi più frequenti in una
coppia in crisi è il silenzio. Lo scambio verbale è
limitato alle parole che servono, tipo: ‘Passami il
sale’, o ‘Prendo io la tua macchina, perché la mia è
dal meccanico’, intercalate da lunghi, pesanti silenzi,
che condensano il malessere che serpeggia, più
o meno incancrenito dall’accumulo di tensioni e
problemi irrisolti. Il ‘non dire’ diventa sinonimo di
estraneità, non condivisione, non volontà a fare l’altro
partecipe del proprio disagio. Se è soprattutto uno
dei due partner a non parlare, il silenzio di uno viene
percepito dall’altro come tacita accusa: ‘Con te è
inutile parlare’. Oppure quando i mutismi si perpetuano
fino a diventare la regola, col silenzio esprimiamo
la staticità di una situazione che si è arenata su un
binario morto: ‘A che serve parlare? Tanto non cambia
niente!’ E ancora, il silenzio continuo può essere
la manifestazione più evidente dell’assenteismo
dal rapporto: ‘Decidi tu, io non ci metto parola’,
atteggiamento che si associa all’indifferenza e
all’apatia, rispetto a una crisi che si sa insanabile.
Altro scenario classico della coppia in crisi,
diametralmente opposto, è il litigio perpetuo.
Qualsiasi occasione diventa un pretesto per scatenare
battibecchi, risse, polemiche infinite, mai costruttive
e mai finalizzate alla soluzione dei problemi. Non
importa tanto ciò che si dice, quel che conta è sfogare
la propria aggressività con parole grosse, accuse,
rinfacci. E’ interessante notare che il litigio infinito
viene ritenuto meno grave del silenzio, un indice di
vitalità della coppia. Attenzione però che non diventi
l’unico momento vivace in una routine di scontentezza
reciproca. In questo caso litighiamo per ‘sentirci vivi’,
mentre di fatto l’intesa col partner è finita.
AUDIOPROTESISTA
Dalla ricerca
alla realtà
Mai articolo è stato più appropriato per essere
dedicato, vi chiederete “a chi?”, bene mi riferisco
al grande Daniele Fiorile che con la sua capacità
imprenditoriale ha creato tanto in penisola, dalla ricerca
appunto di novità e quant’altro alla realtà.
Realizzando realtà come questo giornale
d’informazione, dando voce a tanti professionisti che
grazie a questo possono interagire con il pubblico.
Ora tornando all’argomento audioprotesico, vi parlerò
degli ultimi apparecchi acustici wireless (senza
fili), che hanno da poco fatto capolino nel mondo
audioprotesico, con caratteristiche che
soppiantano anche i più recenti presidi
wireless, un nuovo modo di collegarsi
con altri dispositivi elettronici in
completa libertà. Gli apparecchi acustici
si sono evoluti al di là della semplice
correzione dell'ipoacusia, sono diventati
strumenti che consentono ai pazienti
d’interagire, in modalità wireless, con
dispositivi multimediali, sono diventati
parte dello "stile di vita wireless" che
contraddistingue la nostra società.
Le aziende audioprotesiche tutte o
quasi si sono affacciate sul mercato
con accessori per la comunicazione wireless da circa
quattro anni, ma oggi si è raggiunta la massima
estetica sia negli accessori che negli stessi apparecchi
acustici. Quest’ultimo accessorio per la linea di
apparecchi acustici wireless che sto utilizzando ormai
da nove mesi con risultati eccellenti sotto tutti i punti
di vista, è un dispositivo multifunzione che combina
lo streaming (la trasmissione dati) audio multimediale,
con due diversi microfoni ambientali e il telecomando
in un unico oggetto. Sfrutta al massimo i vantaggi
della nuova tecnologia, infatti lo streaming audio
trasmesso da un telefono cellulare o da un dispositivo
d'intrattenimento (ad esempio, un lettore MP3 o un
computer) è ricevuto direttamente dagli apparecchi
acustici. Questa comunicazione wireless garantisce
la qualità del flusso dati in un raggio di due metri,
consentendone un uso molto pratico, tenendolo
semplicemente in mano, lasciandolo sul tavolo o
mettendolo in tasca durante la trasmissione dati.
20
100%fitnessmag • novembre 2013
Dottoressa
Tea Maione
Laureata in Tecniche
Audioprotesiche.
Disponibile telefonicamente
Martedì dalle 9.00 alle 11.00
Cell. 338.9648341
Il design è un ulteriore carta vincente, poiché è piccolo,
elegante e portatile. Con uno schermo touch “full
color” e con una semplicissima interfaccia, semplice
da utilizzare in modo intuitivo. Questo hardware
avanzato consente uno streaming audio stereo, una
comunicazione bi-direzionale con il telefono cellulare
e una connettività fluida con qualsiasi dispositivo
audio bluetooth. Non manca la possibilità anche di una
connettività wired (con cavo) per quei dispositivi audio
che non possiedono l’interfaccia bluetlooth (computer,
televisione etc). I portatori di apparecchi acustici
di questa linea wireless utilizzano
direttamente i microfoni degli apparecchi
acustici per raccogliere la propria
voce al telefono. Questa caratteristica
libera i pazienti dagli attuali obblighi di
indossare dispositivi di streaming al collo
per mantenere i microfoni in prossimità
della bocca. Durante una conversazione
esso utilizza flussi dati audio a due vie in
tempo reale, dal telefono cellulare agli
apparecchi acustici e dagli apparecchi
acustici al telefono cellulare. Questo
processo di streaming audio a due
vie per l'uso del telefono cellulare e la
possibilità di sfruttare il microfono dell'apparecchio
acustico come ingresso per il telefono cellulare sono
processi complessi, ma rendono l'utilizzo del telefono
sorprendentemente semplice. Il segnale dal telefono
cellulare con interfaccia Bluetooth è trasmesso
via Bluetooth al dispositivo. Il segnale del telefono
cellulare è poi convertito in un segnale a 900 MHz, e
inviato in modalità wireless agli apparecchi acustici,
i quali, attraverso i ricevitori degli stessi portano la
voce dell’interlocutore telefonico nelle orecchie
del paziente. La voce della persona che indossa gli
apparecchi acustici è raccolta dai microfoni degli stessi
apparecchi e inviata via 900MHz al dispositivo per
poi essere trasmessa al telefono cellulare attraverso
la comunicazione bluethoot. Questo processo è detto
completamente a mani libere, “Hand free”. Per la
comunicazione in ambienti molto rumorosi, il paziente
ha la possibilità di utilizzare i microfoni incorporati del
dispositivo per raccogliere la propria voce, riducendo
così il rumore di sottofondo e migliorando la qualità
della comunicazione.
Le chiamate in arrivo al telefono cellulare associato
sono segnalate all'utente dal dispositivo con un
segnale indicatore emesso dai suoi apparecchi
acustici. La chiamata può essere accettata o rifiutata
direttamente dal dispositivo, con il solo tocco di un
tasto con il dito sullo schermo touch. Il portatore
di apparecchi acustici ha solo bisogno di avere il
dispositivo a portata d mano per rispondere alle
chiamate in arrivo dal cellulare. Le chiamate in uscita
invece devono essere selezionate dal telefono
cellulare. Durante una chiamata, il volume della
conversazione può essere facilmente regolato con
i pulsanti sul lato del dispositivo. La comunicazione
bluetooth tra un telefono cellulare ed il dispositivo
avviene nello standard di questa tecnologia, che è
di circa 10 metri, mentre la comunicazione sui 900
MHz tra il dispositivo e gli apparecchi acustici wireless
ha un raggio di azione di circa due metri. Questo
permette al paziente di parlare al cellulare con solo il
dispositivo in mano. Un altro vantaggio dell’audioleso
che utilizza questo dispositivo è l'ascolto della
telefonata bilaterale, cioè su entrambi gli apparecchi
acustici contemporaneamente. L'ascolto bilaterale di
una telefonata ha evidenziato discreti vantaggi nella
comunicazione, rispetto al più tradizionale ascolto
unilaterale. Esso come accennato, consente anche
lo streaming audio da dispositivi di intrattenimento
Bluetooth o altri dispositivi audio, permettendo agli
apparecchi acustici di agire come cuffie personalizzate.
Questa funzione permette all’utilizzatore di essere
distante dalla fonte di intrattenimento fino a 10 metri
e di fruire dello streaming audio senza fili. Inoltre,
utilizzando il cavo micro USB con jack audio da 3,5
millimetri, può connettersi direttamente a eventuali
dispositivi che hanno un'uscita audio adatta e
trasmettere il flusso dati direttamente agli apparecchi
acustici. Può essere per esempio collegato a un
computer per lo streaming audio di contenuti podcast
o musica direttamente agli apparecchi acustici,
eliminando la necessità di utilizzare cuffie o altoparlanti.
Funge anche da microfono ambientale: una funzione
che fornisce un migliore rapporto segnale-rumore
in ambienti di ascolto rumorosi o difficili, senza la
necessità di trasmettitori FM comunemente associati
all'ingresso audio "DAI".
Quando usato come microfono ambientale, il
dispositivo trasmette, per esempio, direttamente la
voce di chi parla ad entrambi gli apparecchi acustici.
Se l'interlocutore è in un ristorante rumoroso, basta
abilitare l’opzione direzionale, per ridurre il rumore
di sottofondo e inviare alle orecchie del paziente
un segnale con migliore rapporto segnale-rumore,
perfezionando di fatto la comunicazione. Quando usato
come microfono ambientale per una riunione, ha una
modalità omni-direzionale e, quando posizionato nel
centro del tavolo, sarà in grado di raccogliere le voci
dei diversi partecipanti veicolandole direttamente nelle
orecchie del paziente.
FISIOTERAPISTA
Il Metodo
Mézières
Dottoressa
Veronica
Di Martino
Fisioterapista
Specializzata
Ginnastica Posturale
Metodo Mézières
Studio Ir.Ve.
Tel. 081.0097352
Il Mézières, metodo posturale per
“eccellenza”, induce profondi cambiamenti
nel vestito muscolare e fasciale che avvolge e
compenetra il corpo intero.
Il Metodo Mézières si basa sui principi
fondamentali scoperti da F. Mézières: le
catene muscolari, il controllo riflesso della
postura, i riflessi antalgici, le nozioni di
compensazione (iperlordosi, asimmetrie
e blocco diaframmatico in inspirazione), e
permette una riabilitazione individuale ad
approccio globale che, attraverso il ripristino
della simmetria corporea, favorisce il recupero
funzionale del paziente, partendo dalla
valutazione della postura, la lettura dei diversi
dimorfismi e la morfologia, incentrandosi
quindi sulle tecniche e posture da adottare
nel campo della patologia ortopedica
vertebrale, articolare, muscolare e dismorfica.
L’evento consentirà di acquisire una
particolare sensibilità nella valutazione dei
dismorfismi ed abilità manuali, tecniche
e pratiche tali da consentire un lavoro
di rieducazione finalizzato a ritrovare il
riequilibrio posturale in base alla morfologia
di riferimento, in tutte le patologie a carico
dell’apparato locomotore.
Indicazioni
Il Metodo trova applicazione in tutti i problemi
di statica e le loro conseguenze, dolorose
o indolenti: in ortopedia, in reumatologia,
in traumatologia, (salvo nell'immediato
post-operatorio), nelle patologie legate
alle pratiche sportive, negli squilibri
neurovegetativi che hanno provocato per via
riflessa una grave perturbazione della statica,
alcuni problemi digestivi o cardiaci legati alla
disfunzione del diaframma, la maggior parte
dei problemi respiratori e circolatori di origine
meccanica o neurovegetativa, le disfunzioni
della sfera urogenitale del postpartum, alcuni
problemi neurologici e loro conseguenze
sulla statica.
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100%fitnessmag • novembre 2013
DA COSÌ
A COSÌ
Controindicazioni
I primi 3 mesi di gravidanza per il rischio di
aborto spontaneo derivante dall'iperpressione
addominale e dagli effetti potenti sulla statica
pelvica e sul perineo prodotti dalle posture,
stati infettivi ed infiammatori acuti, sindromi
tumorali, malattie degenerative del muscolo,
stati psicotici, tutti i casi in cui vi siano limiti
dovuti alla mancanza di motivazione e quindi
di partecipazione del paziente.
Collocazione del Mézières
tra le terapie
Il Metodo di Françoise Mézières grazie al
suo approccio globale, entra, collocandosi
"de facto” nella medicina olistica e si associa
naturalmente con l’omeopatia, l’osteopatia
e la medicina cinese, così come per tutte le
terapie globali e causali.
Che cos'è il metodo
Mézières plus?
Il metodo Mézières Plus del Prof. Jean-Marc
Cittone è l'insegnamento dell'originale
Metodo Mézières arricchito di mobilizzazioni
di Osteopatia e di Riflessoterapie che trovano
efficace applicazione nella riabilitazione fisica.
LOGOPEDISTA
La disfonia
cronica infantile
Dottoressa
Mariarosaria
D’Esposito
Laureata in
Logopedia presso
l’Università di
Napoli Federico
II. Disponibile
telefonicamente
Giovedì e Sabato
dalle 9.00 alle 13.00
Cell. 338.3191494
24
Cosa potrebbe esserci di insano nelle grida di
rabbia durante un litigio, di gioia per un goal
di Ronaldinho o nelle urla di terrore mentre si
scende in picchiata dalle montagne russe al
Luna Park?
Di certo niente, ma quando questo
atteggiamento vocale diviene costante,
quando per comunicare risulta necessario
“sgolarsi”, allora si può sviluppare nel tempo
una disfonia; questo può accadere sia agli
adulti che ai bambini.
Tipica di individui con una spiccata emotività,
spesso iperattivi, la Disfonia Cronica Infantile
è una delle più incidenti patologie della voce
in età pediatrica, con un picco nell’epoca
compresa tra i 5 e gli 11 anni e con una
prevalenza nei maschi.
Non si tratta chiaramente del calo di voce
transitorio, secondario al classico colpo di
freddo o ad un banale raffreddore, bensì
di una condizione vocale patologica,
rappresentata da un’alterazione stabilizzata.
La voce del bambino assume particolari
caratteristiche che possono costituire dei veri
e propri campanelli d’allarme per i genitori:
♦ il marcato tratto di raucedine, che sporca
in maniera costante la voce, si aggrava
tendenzialmente di sera per l’affaticamento
vocale dell’intera giornata.
♦ durante la fonazione è sempre evidente
uno sforzo considerevole che porta spesso
fino ad un’evidente dilatazione delle vene
giugulari esterne, ben visibili sul collo
♦ ogni emissione vocale appare sempre
accompagnata da uno stato di “fame d’aria”
che talvolta non consente neppure di
arrivare alla fine della parola o della frase.
Parlare diviene per questi bambini un vero e
proprio sforzo; una fatica di fronte alla quale
però (e giustamente) non si tirano comunque
mai indietro.
La Sindrome Disfonia Infantile in una fase
iniziale può avere come unica causa un
alterato meccanico respiratorio, in un bambino
che tendenzialmente abusa dello strumento
vocale: parla molto, male e lo fa urlando.
100%fitnessmag • novembre 2013
Quando però questa condizione di sforzo si
protrae nel tempo, la disfonia può degenerare
ed evolvere da disfuzionale ad organica, con
l’insorgenza di noduli o polipi sulle corde.
Il trattamento logopedico, in caso di Disfonia
Cronica Infantile, risulta generalmente molto
efficace. È necessario, tuttavia, che il bambino
abbia raggiunto un buon livello attentivo e
sia costante nell’effettuare gli esercizi, al fine
di apprendere ed automatizzare la corretta
modalità respiratoria e vocale.
Quando, invece, il piccolo non è ancora
sufficientemente maturo per intraprendere
un percorso terapeutico, è possibile seguire
poche e semplici regole d’igiene vocale,
per limitarne l’abuso e ripulirne il tratto.
Per i bambini scolarizzati risulta utile la
compilazione di un diario vocale quotidiano.
In particolare il paziente imparerà a:
♦ non urlare per richiamare l’attenzione
♦ non chiamare a distanza, ma avvicinarsi
quando vuole parlare
♦ evitare di parlare quando c’è un forte
rumore di fondo
♦ evitare di parlare dopo una corsa o uno
sforzo fisico
♦ evitare di cantare
♦ evitare di “imitare” le voci
♦ evitare di schiarirsi la voce
Chiaramente i genitori non saranno dispensati
dal progetto di educazione vocale: oltre
ad il ruolo fondamentale di monitorare la
qualità della voce del proprio figlio, dovranno
indagare “il perché” di tale abuso ed
analizzare le proprie abitudini rispetto all’uso
della voce.
Si stupiranno in molti casi di scoprirsi autentici,
inconsapevoli ed irriducibili urlatori!
CARDIOLOGO
L'infarto e la
dieta mediterranea
Parlare di malattie cardiovascolari, in particolar modo di
infarto e di ictus, fa sempre un po' di impressione per
le gravi conseguenze che tali fatti morbosi possono
provocare al momento e nel tempo. Occorre anche
dire che la situazione di questi eventi è andata sempre
migliorando con la riduzione dei casi e si è avuto
pertanto negli ultimi trenta anni l'allungamento della
vita delle persone di circa 10 anni. Tutto ciò si è potuto
avere non certo per un fatto occasionale, ma grazie
agli impegni da parte della Società moderna, di quei
mezzi di prevenzione e di cura per evitare o ritardare al
massimo tali eventi e di poterli curare con le opportune
cure. Un risultato questo di logica e buonsenso
applicati nella vita di ogni individuo.
Professor Dottor
Vittorio Fabbrocini
Cardiologo e Internista, è stato Libero Docente
presso l’Università di Napoli, Primario ospedaliero e
poi Cardiologo ambulatoriale a Napoli. Giornalista
pubblicista, già Redattore scientifico de IL MATTINO di
Napoli - Tel. 338.4086506 - [email protected]
I fattori di rischio
Sono noti da tempo quelli che sono i cosiddetti
"fattori di rischio" che possono determinare nel tempo
le condizioni per questi gravi avvenimenti di tipo
cardiovascolare: l'ipertensione arteriosa, l'aumento
del colesterolo nel sangue, in particolar modo la parte
cosiddetta "cattiva" (colesterolo LDL), il diabete mal
controllato, l'obesità con notevole sovrappeso, il fumo
di sigarette ed infine anche una certa ereditarietà e
familiarità, in rapporto a fattori genetici (cosa questa
sulla quale gli studiosi stanno svolgendo assidue
ricerche). Tutte condizioni una volta per niente o
poco note. Tuttavia di fronte ai consigli dei medici per
l'adeguata prevenzione non sempre si risponde in
modo positivo. Purtroppo capita spesso di rilevare
che certi consigli in tal senso vengono sottovalutati ed
attuati soltanto alla comparsa dei primi disturbi, quando
è già tardi.
Importanti sudi
Si calcola che con l'impiego di mezzi diagnostici
moderni e preventivi, con i farmaci che abbassano
i valori pressori, del colesterolo ed del diabete, si
ha un abbattimento fino al 30-40 per cento non
soltanto della mortalità ma anche dei casi di infarto,
insufficienza cardiaca e ictus cerebrale. Questi dati
hanno naturalmente rafforzato l'intento di riconoscere
e ridurre nelle persone i fattori di rischio. Studi
importanti nel campo scientifico, come il Framingham,
Asian Pacific Cohort ed altri, hanno confermato che
la presenza dei quattro maggiori fattori di rischio
(ipertensione arteriosa, ipercolesterolemia, fumo di
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100%fitnessmag • novembre 2013
sigaretta e diabete non controllato) favoriscono oltre il
90 per cento i casi di infarto.
Lo stress favorisce l'infarto
Nel passato si affermava che nessun essere umano
può sottrarsi allo stress e che questo è necessario
alla vita. Tuttavia in base ad uno studio internazionale
(REMIT) sembrerebbe che uno stress mentale
potrebbe favorire anche una insufficienza coronarica,
con il rischio di un infarto. Infatti è stato dimostrato
che una eccessiva preoccupazione ed emotività può
favorire la liberazione di particolari sostanze ormonali
che provocano come conseguenza una costrizione
delle arterie periferiche, quindi una ipertensione
arteriosa, un'alterazione del circolo coronarico, un
aumento della frequenza cardiaca (tachicardia),
un aumento del colesterolo, dei trigliceridi e della
glicemia.
La Dieta mediterranea
La tradizionale alimentazione negli anni passati degli
abitanti del Meridione d'Italia, definita anche come
dieta "povera", caratterizzata prevalentemente da
tre componenti: grano, olio d'oliva e vino, ha finito
per passare negli anni cinquanta come una dieta
salutare, salva arterie, capace di poter prevenire tutti
quegli incidenti cardiovascolari come l'infarto e l'ictus
cerebrale. Questi che sono proprio conseguenza
di gravi alterazioni dei vasi arteriosi e coronarici
CARDIOLOGO
causati da depositi intravasali di grassi e colesterolo
e formazioni di placche ostruenti la circolazione del
sangue al cuore e al cervello. Tutto questo come
conseguenza anche di un'alimentazione sbagliata,
ricca di grassi, zuccheri e alcolici.
E la promozione della Dieta mediterranea come
l'unica vera dieta capace di poter prevenire le malattie
cardiovascolari la si deve ad uno studioso americano,
il biologo, fisiologo e nutrizionista Ancel Keis che ne
dimostrò per primo e in maniera scientifica l'efficacia.
Nella zona di Pollica, nel Parco del Cilento, lo studioso
si portò per anni con la sua èquipe e poi prese casa,
innamorato dalla terra e dalla vita di questa zona.
Per alcuni studiosi di Barcellona questo tipo di dieta,
ricco di antiossidanti, aiuta inoltre la memoria ed evita
l'Alzheimer negli anziani.
Il riconoscimento dell'UNESCO
Nel 1910 l'UNESCO ha riconosciuto la Dieta
mediterranea come Patrimonio immateriale
dell'Umanità. E proprio quest'anno, dal 24 al 26
ottobre, Napoli e Pollica hanno ospitato "Le Giornate
della Dieta mediterranea"; tre giorni di convegni,
durante i quali esperti italiani e di altre parti del mondo
si sono incontrati per discutere su questa dieta e
sui prodotti agro-alimentari legati ad essa. Accanto
ad un'alimentazione sana e genuina non possono
e non devono mancare, quando è necessario, gli
opportuni correttivi farmacologici, come cure di quelle
situazioni di iniziali quadri di malattia. Dovuti anche con
Alcuni consigli per la Dieta Mediterranea
♦ Pesce preferibilmente azzurro e legumi, almeno
3 volte nella settimana
♦ Carne rossa e uova 1 volta nella settimana
♦ Formaggi non più di 2 volte nella settimana
♦ Fette biscottate a colazione e pane
preferibilmente integrale ai pasti
♦ Frutta fresca ai pasti
♦ Latte scremato o parzialmente scremato con
caffè o orzo
♦ 1 litro e mezzo o 2 litri di acqua da bere al giorno
♦ Le pietanze possono venire aromatizzate con
aceto, succo di limone o spezie
♦ Il caffè, the o succhi vari possono dolcificarsi con
dolcificanti vari, come Aspartame, Saccarina
♦ Consentito un bicchiere di vino rosso a pranzo,
evitando però la frutta e il pane
♦ Evitare fichi, uva, banane, cachi e succhi di frutta,
♦ Evitare superalcolici, bevande zuccherate, dolci,
marmellata, creme e biscotti dolci
♦ Evitare maionese, mostarda, margarina, burro
e strutto
♦ Evitare alimenti conservati sotto sale e sott'olio,
salumi e insaccati
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100%fitnessmag • novembre 2013
un piatto tipico della dieta mediterranea
il passare degli anni, come l'ipertensione, il diabete,
malattie croniche broncopolmonari e disturbi cardiaci
(tachicardia, extrasistoli, dolori al petto dopo uno
sforzo). Il fumo di sigarette merita poi un discorso
a parte specie per gli accaniti fumatori in quanto
pur fumando nel corso della giornata un numero
considerevole di sigarette, 15-20 e più, difficilmente
avvertono disturbi. Tuttavia col passare degli anni solo
allora potranno incominciare a sentire i primi disturbi.
Gli apparati interessati sono il cuore ed i polmoni: il
primo con segnali di tipo coronarico (dolori precordiali)
ed il secondo con episodi bronchitici con dispnea
(affanno) anche dopo pochi passi e risentimento
cardiaco. Non aspettare perciò questi disturbi per
ridurre il numero di sigarette giornaliere o smettere
del tutto. Suggeriamo perciò per le situazioni citate
di consultare periodicamente il proprio medico ed
attenersi ai suoi preziosi suggerimenti.
L'attività fisica
Per ultimo per la prevenzione e la cura delle malattie
cardiovascolari consigliamo di affiancare ad una sana
alimentazione e ad un trattamento medicamentoso
anche un'attività fisica. Questa va fatta almeno due-tre
volte nella settimana e va regolata in rapporto all'età
ed alle proprie condizioni fisiche da una passeggiata
a passo svelto per 40-50 minuti ad esercizi fisici in
palestra o a casa. Ciò apporta una condizione salutare
immediata per il fisico e lo spirito, ma specialmente
per il miglioramento del metabolismo. In particolar
modo l'attività motoria porta ad abbassamento dei
valori pressori per i soggetti ipertesi e della glicemia,
quindi ad un migliore utilizzo glicemico. Molto utile
perciò l'attività fisica nei diabetici e per coloro che
hanno una intolleranza ai carboidrati con una modesta
iperglicemia e non ancora un vero diabete.
La Società e per essa la moderna Medicina fanno tutto
il possibile per individuare con i moderni mezzi i mali
che preoccupano gli uomini, dando anche i migliori e
più recenti consigli per la loro prevenzione e cura, ma
occorre anche che questi se ne rendano conto e se
ne sappiano servire nel modo migliore.
PEDIATRA
No agli sprechi
alimentari
Dottor
Carlo Alfaro
30
Il 16 Ottobre si è celebrata la Giornata
Mondiale dell'Alimentazione, istituita dalla
FAO nel 1979, che quest’anno ha avuto come
priorità assoluta la riduzione degli sprechi
alimentari. In quest’epoca di globale crisi
economica e ambientale gli sprechi alimentari
assumono più che mai rilievo. Secondo
l’ultimo rapporto Fao, ogni anno più di un
miliardo di tonnellate di cibo finisce nella
spazzatura con uno spreco di 750 miliardi di
dollari e un impatto negativo su clima, risorse
idriche, utilizzo del territorio e biodiversità.
Ogni anno il cibo prodotto e non consumato
sperpera un volume di acqua pari al flusso
annuo di un grande fiume, utilizza quasi il
30% della superficie agricola mondiale ed
è responsabile della produzione di più di 3
miliardi di tonnellate di gas serra.
E’ un paradosso intollerabile che un terzo
del cibo prodotto nel mondo venga buttato
via, mentre 870 milioni di persone soffrono
la fame e la mortalità infantile – in base al
rapporto Unicef sulle cause di decesso dei
bambini entro i 5 anni – ha la malnutrizione
come principale responsabile. L’altra faccia
della malnutrizione è il dilagare dell’obesità,
con 1,4 miliardi di persone sovrappeso al
mondo, di cui un terzo è obeso.
La lotta agli sprechi e l’educazione ad una
sana nutrizione sono due temi strettamente
connessi. Secondo la Fao, il 54% degli
sprechi alimentari si verificano nelle fasi di
produzione, raccolto e stoccaggio; il restante
46% è addebitabile ai consumi. Lo spreco
maggiore riguarda i cereali, mentre lo spreco
del consumo di carne è basso, ma è quello
che genera l’impatto ambientale più grave in
termini di occupazione del suolo, consumo
di acqua ed emissioni di carbonio. Questi
dati dovrebbero ispirare un cambiamento
dello stile di vita a partire dal contenimento
degli sprechi, dal riutilizzo degli avanzi di
cibo e dal consumo sano e consapevole
delle materie prime. Per quanto riguarda la
situazione italiana, secondo i dati dell’ADOC
(Associazione Difesa Consumatori) nella
100%fitnessmag • novembre 2013
spazzatura finiscono quotidianamente 4 mila
tonnellate di alimenti: in media, ogni italiano
butta 27 kg di cibo buono all’anno, uno
spreco quantificabile nella somma di circa
585 euro a famiglia. Lo spreco più importante
riguarda i prodotti con scadenze brevi, in
particolare latte, uova, formaggi e yogurt
(39%); seguono pane e pasta (15%), carne
(18%), frutta e verdura (12%). Tuttavia questi dati
non tengono conto dello spreco delle grandi
mense aziendali, ospedaliere e scolastiche,
dei grandi alberghi o dei villaggi turistici.
L’Andid (Associazione Nazionale Dietisti) è
partita da questi dati per lanciare un appello
alla riduzione degli sprechi, suggerendo
alcune regole utili per salvare cibo e denaro
e al tempo stesso per seguire una dieta sana.
L’alimentazione, anzitutto, deve essere varia e
bilanciata. E’ bene poi non farsi prendere da
slanci consumistici al momento della spesa,
ma limitarsi all’acquisto di ciò che serve
davvero. Sono da preferire cibi di origine
vegetale, di stagione e prodotti localmente,
cibi freschi e minimamente processati, a filiera
corta o direttamente dal produttore.
L’acqua del rubinetto è meglio di quella
confezionata. E per ridurre l’impatto
ambientale si scelgano prodotti con minori
quantità di imballaggio, o con imballaggio in
materiale riciclato munito di eco-etichettatura,
e certificati a basso impatto ambientale.
Non lasciarsi ingannare dalle campagne
di marketing che invitano ad acquistare
sottocosto cibi in quantità superiore a quelle
che poi verranno effettivamente consumate.
Meglio poi fare la spesa seguendo
minuziosamente la lista degli acquisti
preparata a casa. E’ buona norma riprendere
le ricette della nonna per recuperare gli
avanzi della tavola e farne nuovi gustosi piatti.
Fare sempre attenzione alla preparazione,
conservazione dei cibi e al loro adeguato
smaltimento.
CHIROPRATICA
Compressione dei nervi periferici
Nervo otturatore
La compressione dei nervi può avvenire
in qualunque zona del sistema nervoso
periferico. Uno dei nervi periferici
maggiormente colpiti negli arti inferiori è il
nervo otturatore.
Anatomia
Il nervo otturatore nasce dalla divisione
posteriore del plesso lombo-sacrale radici
da L2 a L4 e decorre sul bordo pelvico. Il
nervo otturatore si divide in rami anteriori e
posteriori che escono dal bacino attraverso il
forame otturatorio.
Il ramo anteriore: decorre davanti al muscolo
otturatore esterno e adduttore breve e
dietro al muscolo pettineo e adduttore lungo.
Inoltre, innerva il muscolo pettineo, i muscoli
adduttore lungo e breve e il muscolo gracile. Il
ramo cutaneo, invece, innerva la parte distale
della superficie mediale della coscia.
Il ramo posteriore perfora il muscolo
otturatore esterno e lo innerva. Il nervo si
divide, poi, in rami che si distribuiscono
nella parte superiore del muscolo grande
adduttore. Il ramo posteriore termina
perforando il legamento popliteo obliquo
per innervare la capsula articolare, i
legamenti crociati e la membrana sinoviale
dell’articolazione del ginocchio.
Il meccanismo d’intrappolamento del
nervo otturatore non è chiaro. Tuttavia, la
compressione sembra verificarsi a livello del
forame otturatore dove la fascia intrappola il
ramo anteriore del nervo che passa sopra il
muscolo adduttore breve.
Le lesioni del nervo otturatore possono
essere causati da traumi al bacino e fratture
che possono anche verificarsi durante il
parto per la compressione esercitata dal
nervo tra la testa del feto e le strutture ossee
del bacino. L’intrappolamento del nervo
può avvenire anche nel canale otturatore
durante un intervento chirurgico come quello
per le protesi totali all’anca. Altre cause
potenziali includono il mal posizionamento
dell’arto inferiore per periodi prolungati, la
compressione dell’adduttore negli atleti e il
posizionamento anormale dell’arto inferiore di
un neonato durante un parto difficile.
Segni e sintomi
I pazienti che hanno questa condizione di
solito avvertono un dolore all’inguine di
esordio insidioso, che essi descrivono come
un dolore profondo nella zona dell’origine
del muscolo adduttore al pube. Durante
l’esercizio fisico il dolore è più grave e
può irradiarsi lungo la faccia mediale della
coscia verso il ginocchio. I pazienti possono,
inoltre, segnalare la debolezza della gamba
interessata durante gli esercizi, che è
particolarmente evidente quando tentano di
saltare. Raramente è riportato intorpidimento
o parestesie, tranne i casi in cui la durata
di questa sindrome è superiore a 12 mesi.
La debolezza del muscolo adduttore e lo
spasmo muscolare sono più probabili che
occorrano dopo l’esercizio fisico.
Con gravi lesioni potrebbe avvenire la
perdita di adduzione e della rotazione interna
34
100%fitnessmag • novembre 2013
della gamba. Inoltre, il paziente potrebbe
Diagnosi differenziale
camminare con il piede ruotato esternamente,
Per diagnosticare la neuropatia del nervo
con l’atrofia dei muscoli adduttori e la
otturatore è, inoltre, necessario escludere
riduzione della sensazione lungo la regione
altre patologie muscolo scheletriche con
mediale della coscia.
simile presentazione.
I tests usati per confermare questa patologia
sono il pectineus muscle strech test o la
rotazione esterna dell’anca contro resistenza.
Trattamento
Se questi ultimi riproducono il dolore che il
Il trattamento è di tipo conservativo e include:
paziente lamenta, potrebbe essere presente
aggiustamenti chiropratici e mobilizzazioni
la compressione del nervo otturatore.
della regione lombare e pelvica, Trigger
Point Therapy, Transverse Friction Massage
ed esercizi di stretching attivi e passivi
del nervo otturatore. Inoltre è necessaria
Studi diagnostici
un’adeguata rieducazione posturale volta a
Le immagini radiografiche non sono
ristabilire una corretta rispondenza tra rachide
rilevanti nella conferma della diagnosi, ma
lombare e bacino, soprattutto durante gli
possono essere importanti per escludere
esercizi fisici. Queste modalità, tuttavia, hanno
altre patologie come la frattura del collo del
un maggiore margine di successo se sono
femore o del ramo pubico. Quando questa
tempestive. La chirurgia è il trattamento di
sindrome d’intrappolamento dura più di 3
scelta quando è presente la denervazione
mesi, l’elettromiografia (EMG), eseguita
nell’esame elettromiografico.
inserendo l’ago nei muscoli adduttori del
paziente, mostra la denervazione del muscolo
adduttore lungo e breve.
36
Patologie muscolo
scheletriche
Caratteristiche
Trattamenti
Neuropatia del Nervo
Otturatore
Dolore pubico con esercizi;
esordio insidioso; profondo
dolore nell’origine dei muscoli
adduttori; debolezza e
spasmo degli adduttori dopo
gli esercizi; denervazione
presente nell’EMG
Trattamento di tipo
conservativo o chirurgico in
caso di cronicità.
Tendinite dei muscoli
Adduttori
Tensione muscolare nella
zona di origine dei muscoli
adduttori, dolore durante
adduzione contro resistenza.
Anti-infiammatori, riposo e
trattamento conservativo.
Osteite Pubica
Dolore nell’addome,
nell’inguine, nel bacino e
nella coscia che aumenta
durante l’adduzione della
coscia contro resistenza.
Riposo; inizialmente ghiaccio
e anti-infiammatori; possibile
uso di stampelle; stretching
quando l’infiammazione è
passata.
Frattura del Ramo Pubico
Dolore cronico nell’inguine,
nei glutei e nella coscia.
Riposo; evitare tutte le attività
che aggravano i sintomi.
Frattura del Collo del
Femore
Dolore cronico nell’inguine,
nei glutei e nella coscia;
Dolore con la diminuzione del
movimento specialmente con
la rotazione interiore della
gamba interessata.
Intervento chirurgico.
100%fitnessmag • novembre 2013
NEUROPSICOMOTRICISTA
Disgrafia
e psicomotricità
Il tema della disgrafia è stato affrontato già dal punto
di vista logopedico, ora invece vorrei evidenziare
l’importanza della terapia psicomotoria in questa
patologia. La disgrafia è spesso confusa con
una brutta scrittura, è un disturbo specifico dell’
apprendimento che si manifesta con la difficoltà a
riprodurre sia segni alfabetici che quelli numerici, essa
riguarda esclusivamente il grafismo, e non le regole
ortografiche e sintattiche, sebbene ci sia un influenza
negativa su quest’ultime in quanto manca la rilettura
e l’autocorrezione. Come si manifesta la disgrafia? Il
bambino scrive in modo irregolare, la mano scorre a
fatica sul piano di scrittura e l’impugnatura è scorretta.
Spesso anche la postura non è adeguata il gomito
non poggia sul banco e il corpo è troppo inclinato.
Si nota il disimpegno dell’ altra mano, che invece
di mantenere fermo il quaderno è impegnata a
giocherellare con altro. Risulta alterato l’orientamento
spazio grafico: non rispetta i margini de l foglio, lascia
spazi irregolari tra grafemi, non segue un tratto di
scrittura e procede in “salita” o in “discesa” rispetto
al rigo. Talvolta la pressione spesso è eccessiva o
troppo leggera, le dimensioni sono alterate o troppo
grandi o troppo piccole. È noto che una diagnosi certa
di DSA, quindi: dislessia, disgrafia, disortografia e
discalculia, si può effettuare solo verso la fine della
seconda elementare, è pur vero che i campanelli d’
allerta si possono avere già intorno ai 4\5 anni.
Dall’esame psicomotorio si evince nel bambino,
potenzialmente, disgragico: difficoltà di equilibrio sia
statico che dinamico e di coordinazione dinamica
generale, la coordinazione oculo-manuale risulta
carente, la strutturazione e l’integrazione spaziotemporale sono notevolmente deficitarie, la dominanza
laterale non è ancora acquisita, è presente un uso
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100%fitnessmag • novembre 2013
Dottoressa
Daniela Caiafa
Laureata in Neuropsicomotricità dell’età evolutiva,
presso l’Università di Napoli Federico II. Disponibile
telefonicamente Lunedì e Sabato dalle 9.00 alle 13.00 Cell. 347.5477785
indifferenziato della mano, la dominanza oculare è
incerta. L’attività grafica è una sua faticosa produzione
che risale ad un periodo poco successivo. Il
trattamento psicomotorio mira a riorganizzare non solo
la motricità, ma anche l’organizzazione spazio-tempo
con esercizi di orientamento spaziale. Esempio
definire la posizione di oggetti presenti nell’ambiente,
disporre oggetti seguendo il modello dell’adulto ecc..
attività per l’orientamento temporale: rispettare
sequenze di azioni, ascoltare sequenze di azioni
verbalizzate dall’ adulto ed eseguirle prima in ordine
poi al contrario, riordinare sequenze di vignette
ecc.. integrazione spazio-temporale ascoltare e
riprodurre un ritmo, riprodurre un ritmo rispettando le
battute e le pause… Conoscenza e rappresentazione
dello schema corporeo toccare le parti del corpo
denominate, eseguire consegne verbali imitare le
posizioni ecc… Il bambino disgrafico può presentare
difficoltà motorie: nell’equilibrio statico e dinamico,
coordinazione dinamica generale, quindi il lavoro verte
anche su attività di equilibrio statico e attività per il
rilassamento. La disgrafia è associata a un’alterazione
del tono muscolare e a un eccessiva tensione
muscolare, causata anche, da ansia e da un senso di
malessere nei confronti dei compiti che il bambino
non si sente in grado di affrontare. Si effettuano giochi
di contrasto veloce-lento, rumore-silenzio, pesanteleggero, movimento-immobilità, mentre per favorire
la lateralità, poiché spesso i bambini disgrafici, non
hanno ancora acquisito completamente la dominanza
laterale, risultano incertezze che ostacolano
notevolmente la coordinazione visuomotoria e i
processi di apprendimento della letto scrittura. Inoltre
bisogna migliorare la coordinazione visuomotoria e
oculo-manuale caratterizzata da giochi di graduale
difficoltà. Bisogna lavorare anche sulla coordinazione
occhio-piede. Non è da sottovalutare l’aspetto emotivo
di questi bambini che oltre ad avere un eccessivo
carico d’ansia, sono anche molto insicuri.
Per lungo tempo sono stati sottoposti a continue
accuse di non impegnarsi a sufficienza, di avere una
grafia orribile, e inoltre teniamo in considerazione lo
sforzo a cui sono sottoposti per cercare di svolgere al
meglio la consegna scolastica, che però per quanto
si sforzi non sarà mai adeguata alla richiesta dell’
ambiente. I bambini tendono così a essere “scambiati”
per bambini iperattivi o con labilità attentiva, in quanto
la risposta a queste continue critiche e fallimenti sono
uno stato di agitazione motoria, uno scarso interesse.
Inoltre nel tempo si possono strutturare manifestazioni
emotive-affettive come: inibizione, aggressività,
depressione. Il bambino disgrafico deve affrontare
questi problemi in ogni momento della giornata: a
scuola si scrive, a casa i deve fare i compiti e ciò che
per gli altri è semplice per lui è difficile, lui si rende
conto della differenza e se la sua scrittura non va bene
è lui steso a non andare bene… tutto questo tormento
dura fin quando non si fa chiarezza e finalmente
tutto diventa chiaro… questi sono i motivi per il quale
sarebbe importante fare prevenzione nelle scuole,
per poter individuare precocemente il problema,
dare il prima possibile il via a un adeguato percorso
psicomotorio che aiuti questi bambini.
Si potrebbe fare prevenzione nella scuola dell’infanzia
individuando precocemente eventuali situazioni
a rischio, accertandosi delle capacità percettive,
motorie, percettive-motorie, linguistiche, attentive
e menmoniche, effettuando test di valutazione
psicomotoria in modo da monitorare il bambino nel
tempo, evitando tutto ciò che è stato descritto.
Ma purtroppo è utopia, si parla tanto di aiutare i nostri
bambini, di cercare di facilitarli ma molto spesso
rimangono solo parole al vento, e se ci si prova a
proporre un cambiamento, il progetto rimane nel
cassetto, perché c’è il progetto di musica, di sport, di
danza…. ecc..ecc che invece sono più importanti…
GLAMOUR
NUTRIZIONISTA
Dottoressa
Francesca Maresca
Bambini:
Laureata in Dietistica presso
l’Università di Napoli Federico
II. Disponibile telefonicamente
Martedì e Giovedì dalle 15.00 alle
16.30 - Cell. 334.2258132
attenzione ad un presente e futuro XXL
Essere un “bambino extralarge o XXL” rappresenta
uno dei problemi più critici per la salute dei bambini di
oggi. Non solo l’obesità, in particolare il sovrappeso
sono da considerarsi vere e proprie epidemie nei
nostri ricchi Paesi occidentali, e in Italia la percentuale
di bambini sovrappesi è particolarmente alta.
Secondo i dati disponibili, infatti, nel nostro Paese il
24% dei ragazzi tra i 6 e i 17 anni presenta un eccesso
di peso, un fenomeno che sembra interessare
maggiormente le fasce di età più basse in particolar
modo al sud Italia.
Per contrastare il sovrappeso, che a sua volta è fonte
di altri disturbi anche molto gravi, occorre fare attività
fisica e seguire efficaci modelli comportamento,
che devono essere dispensati attraverso l’esempio,
partendo dalla famiglia fino alle istituzioni.
«Dal 2008 a oggi diminuiscono leggermente i
bambini di 8-9 anni in sovrappeso e quelli obesi, ma
l’Italia resta ai primi posti in Europa per l’eccesso
ponderale infantile. Sono ancora troppo frequenti
tra i piccoli le abitudini alimentari scorrette,
come pure i comportamenti sedentari, anche se
aumentano, sia pur di poco, i bambini che fanno
attività fisica» (dalla rilevazione a carattere biennale
del Ministero della Salute, 2013). Tutti gli esperti
di nutrizione affermano che l’obesità è una vera e
propria malattia, e può causare diabete e problemi
cardiovascolari anche nei bambini. Sovrappeso e
obesità sono temi affrontati quotidianamente anche
dai quotidiani, dai settimanali, dalla televisione
e dal web: sembra che i Paesi industrializzati e
benestanti stiano compiendo un gigantesco sforzo
per combattere l’obesità, «l’epidemia del terzo
millennio», «la catastrofe del XXI secolo», «la possibile
causa della fine della nostra civiltà»...
Si potrebbe immaginare, allora, che le famiglie, le
40
100%fitnessmag • novembre 2013
istituzioni scolastiche, i professionisti della salute
siano tutti rigorosamente impegnati su questo fronte
per migliorare la qualità di vita dei ragazzi e per
garantire loro un futuro più sano. Tuttavia, osservando
con più attenzione i comportamenti individuali nelle
comunità, nelle scuole e nelle famiglie, si osservano
realtà completamente diverse. Ai pediatri, all’inizio
di ogni anno scolastico, capita quotidianamente
di dover emettere certificati per far sì che bambini
grassottelli, in sovrappeso o decisamente obesi non
ricevano regolarmente una doppia o tripla porzione
di cibo, oppure perché a fine pasto si dia ai bambini
la frutta e non merendine, budini o altri snack a base
di cioccolato o creme; inoltre, dietologi ed esperti di
alimentazione sono spesso obbligati ad andare nelle
scuole per insegnare alle cuoche responsabili della
distribuzione dei pasti a preparare porzioni corrette e
non eccessive.
I comportamenti appresi da piccoli sono molto difficili
da eliminare, e anche da modificare, in età adulta. I
bambini e i ragazzi oggi tendono a mangiare poca
frutta, verdura, legumi, pane integrale. Preferiscono
invece bevande dolcificate, patatine fritte, formaggi
grassi, yogurt elaborati e dolcificati, succhi di frutta
zuccherati; preferiscono stare davanti alla televisione
o ai video giochi piuttosto che uscire a giocare all’aria
aperta o dedicarsi a uno sport.
Solo lo sforzo congiunto tra
istituzioni pubbliche, educatori
e famiglie può dare una risposta
adeguata a questo problema.
Scelgo
la libertà!
Ernesto Lupacchio
Central Fitness Club 1, 2, 3
Fai girare la tua vita dalla parte giusta
Se c’è qualcosa del vostro
passato che vi tormenta, questo
articolo potrà aiutarvi.
Durante alcune esercitazioni ad un
corso di PNL (Programmazione
Neuro Linguistica), che ho
frequentato qualche anno fa, ho
visto tante persone superare in
pochissimo tempo, svolgendo dei
semplici esercizi, le proprie paure.
Leggete l’articolo seguente di
Richard Bandler, dal Corso di
PNL – Scelgo la libertà e applicate
l’esercizio mentale proposto.
“Tempo fa, durante un seminario,
mi ha avvicinato una donna. Mi
ha raccontato che si trovava
sull’autobus che esplose a
42
100%fitnessmag • novembre 2013
Londra durante l’attentato
del 7 luglio, quando vennero
presi di mira i mezzi pubblici.
Quest’orribile atto di terrorismo
ha fortemente turbato l’opinione
pubblica, ma soprattutto ha
avuto un impatto tremendo sulle
persone coinvolte nelle esplosioni
e sui loro cari.
Questa donna mi stava di fronte,
saltellando nervosamente da
un piede all’altro e torcendosi
le mani, mentre mi raccontava
di essersi trovata proprio su
quell’autobus. Mi disse che, pur
avendo scampato la morte,
ora viveva tormentata dalla
paura. Non era ancora riuscita
a lasciarsi alle spalle l’accaduto.
Ogni persona con uno zaino, ogni
pacchetto, ogni borsa per lei era
potenzialmente una bomba che le
faceva rivivere il suo incubo. Era
sicura che presto sarebbe morta.
Diceva che era impossibile
fare progetti per l’avvenire:
le avevano rubato il futuro.
Anche lei, come la maggior parte
di coloro che hanno vissuto
un brutto trauma, era rimasta
prigioniera dell’evento passato.
Aveva bisogno di rompere
quelle catene e le serviva un
aiuto. Dietro la donna c’era una
lunga fila di altre persone che
aspettavano di farmi domande.
E ce n’erano altre quattrocento
che facevano esercizi, visto che
eravamo in un’aula nel bel mezzo
di un corso. Anche se il tempo
stringeva, io volevo ugualmente
darle qualcosa che la aiutasse a
stare un po’ meglio riguardo alla
sua esperienza.
Le feci una domanda di cui
conoscevo già la risposta e
poi le diedi delle istruzioni che
all’apparenza possono sembrare
banali, ma che in realtà sono
abbastanza potenti da spezzare
le catene che ci legano a eventi
che ci hanno travolto nel passato.
Le chiesi se, quando pensava
a quel momento, lo vedeva a
dimensioni reali, ossia se le
immagini erano a grandezza
naturale, come se tutto stesse
accadendo di fronte a lei.
Rispose di sì. Aggiunse anzi che
le immagini erano “gigantesche”.
Improvvisamente cominciò a
tremare. Troppo spesso, alle
persone nella sua condizione,
viene detto che per superare i
propri traumi è necessario riviverli.
Lei era un esempio perfetto di
quanto questa teoria sia assurda.
Erano mesi e mesi che riviveva
quell’evento traumatico e la
sua condizione non faceva
che peggiorare. Sapevo
che era invece il momento di
sdrammatizzare.
Le chiesi: “Hai paura di treni,
autobus o aeroplani?”Annuì,
continuando a tremare. Le feci
notare che la probabilità di
essere vittima di un attentato
è già di per sé bassissima, e
che la probabilità che succeda
due volte alla stessa persona
è praticamente inesistente. Le
dissi quindi che l’avrei assunta
come mia guardia del corpo, e
che la volevo sempre con me in
aereo o in taxi, così sarei stato
quasi certo di evitare il rischio
di saltare per aria: nessuno
è così scalognato! Si mise a
ridere. Era quello che volevo. Le
persone hanno spesso paura
di scherzare con chi ha subito
un trauma, e invece io credo
che ridere dei propri problemi
sia esattamente ciò che serve
per cominciare a vedere le cose
da un punto di vista diverso.
Adesso eravamo pronti per
cominciare. Aveva principalmente
due problemi: il fatto di ripensare
continuamente all’evento, e il
fatto di immaginarselo come un
filmato di proporzioni gigantesche,
come se fosse ancora davanti
a lei. Dovevo farle cambiare
queste due cose. Le chiesi allora
di sperimentare qualcosa di un
po’ diverso da quello che aveva
fatto fino a quel momento.“So
che questo ricordo terribile
ti ha terrorizzata a lungo, e
voglio aiutarti a metterlo dove
deve stare: nel passato. Per
farlo, puoi pensare a un ricordo
successivo all’esplosione? Magari
qualche ora dopo, quando ti sei
resa conto di essertela cavata,
di essere ancora viva e tutta
d’un pezzo?”La donna chiuse gli
occhi e cominciò a ricordare un
momento successivo all’attacco,
44
100%fitnessmag • novembre 2013
poi annuì. Continuai: “Bene, ecco
cosa voglio che tu faccia adesso.
Immagina di entrare dentro ‘te
stessa’ in quel ricordo e, mentre
lo fai, ti chiedo di rivivere l’intera
esperienza al contrario, come se
stessi riavvolgendo un nastro.
Vedrai le persone che camminano
all’indietro, l’autobus che si
ricompone dai rottami e comincia
ad andare in retromarcia… l’intero
filmato mentale dell’evento che
va all’indietro. Riavvolgi il filmato,
finché non arrivi al momento in cui
dovevi ancora salire sull’autobus”.
Arrivata a quel punto, le chiesi
di fermarsi. Poi le feci ripetere la
procedura qualche altra volta.
Mentre eseguiva le mie istruzioni,
canticchiavo una musichetta da
circo: “Tatta tara ta ta tattattara”.
Ridacchiava. E questo, come vi
ho già detto, è molto importante.
Le chiesi: “Hai finito?”. Annuì. Le
avevo fatto proiettare il filmato
al contrario, perché era abituata
a immaginarlo nel futuro,
mentre volevo che cominciasse
a metterlo nel passato. Avendo
ripercorso l’esperienza al
contrario nella sua mente, il suo
cervello era costretto a ripensarla
in modi del tutto nuovi. “Ora
voglio che tu rimpicciolisca il
ricordo di quell’evento tragico,
in modo che abbia le dimensioni
di un filmato da cellulare”, dissi
mentre mettevo una mano a un
metro davanti a lei, “grande più
o meno così”. “Guarda ciò che è
successo dentro questo schermo
immaginario e fai partire il filmato
dall’inizio alla fine, piccolo piccolo
e in lontananza”. Fece quello
che le avevo chiesto con grande
attenzione.“Per finire, voglio che
ti immagini su un autobus, che
guardi gli altri passeggeri con
zaini e borse, e che li vedi tirare
fuori penne e libri per studiare.
Immaginò quanto le suggerivo e
sorrise. E quel sorriso significava
molto. Poi le chiesi di tornare
ancora una volta all’immagine
che tanto la spaventava. Erano
passati solo pochi minuti ed ecco
che le chiedevo di fare proprio
ciò che l’aveva terrorizzata per
anni. Scosse il capo e disse: “Sto
molto meglio del solito”. Le dissi
di guardare tutti quegli sconosciuti
con zaini e pacchetti. Scosse
di nuovo il capo, mi guardò e,
facendo spallucce, disse: “Sono
tranquilla”. Naturalmente non
aveva cancellato l’evento dalla
sua mente. Avrebbe comunque
avuto un ricordo orribile di
quell’episodio accaduto nel
passato. Quello che avevo fatto
era stato aiutarla a smettere
di consentire al ricordo di
influenzare negativamente
il presente. Visto che l’avevo
aiutata a cambiare il modo in
cui rappresentava il ricordo,
adesso le era possibile diminuire
l’intensità delle sensazioni
che provava immaginandolo.
D’ora in avanti sarebbe stata in
grado di gestire la situazione,
perché sapeva cosa fare. E più
l’avrebbe fatto, più le sarebbe
diventato facile. Aveva imparato
qualcosa che la avrebbe
aiutata a guadagnarsi la libertà
dalle limitazioni imposte da
quel ricordo. Gli eventi tragici
esistono solo nella mente, sotto
forma di ricordi.
Un ricordo è la rappresentazione
di un’esperienza. Quando
cambiate il modo in cui
rappresentate un’esperienza,
cambiate anche le sensazioni
che le sono associate, quindi
come vi sentite in merito a essa”.
Tra il dubbio
e la verità
“LA VERITÀ È SCANDALOSA”. Fa sicuramente
un certo effetto questa frase provocatoria di uno
degli scrittori più bruschi e pungenti del panorama
letterario europeo. Si tratta del francese MICHEL
HOUELLEBECH e la frase è tratta dal suo romanzo
“LE PARTICELLE ELEMENTARI”, edito da RIZZOLI.
Ma, mettiamo che fosse stata pronunciata, con toni
diversi, da un altro personaggio, venerato da miliardi
di persone, ad esempio CRISTO, sicuramente non
provocherebbe l'immediato rigetto che, senza
nemmeno riflettere un attimo sul suo messaggio
riposto, essa determina.. “LA VERITA' NON
APPARTIENE A QUESTO MONDO”, risponde
CRISTO a un PILATO smarrito il quale, probabilmente,
dinanzi alla eventualità di una rivelazione della
VERITÀ, non avrebbe avuto dubbi di sorta e lo
avrebbe mandato libero, senza affidarlo alla fame di
violenza e di sangue di cui, sempre e sotto tutte le
latitudini, è assetata la folla. Dunque, se si analizzano
con rigore e onestà mentale, le due frasi sono
speculari. Significano che, prescindendo dalle fedi e
dai rispettivi dogmi, all'uomo itinerante nel mondo non
è concessa la possibilità di raggiungere giammai la
verità. E chiunque affermi il contrario, e cioè di essere
in possesso di una verità assoluta e definitiva sul
piano umano, filosofico e scientifico, dovrebbe essere
ritenuto un pazzo o lestofante. La sua pretesa di verità
non può che destare scandalo. Ossia opposizione,
respingimento, rigetto, ostracismo. D'altra parte i
detentori di presunte verità assolute, non hanno
prodotto altro, lungo il corso della storia, che violenze,
pianto, guerre, stermini, genocidi.
Bisogna perciò guardare, almeno con sospetto, coloro
che abitano i mercati dove si vende la VERITÀ a
poco prezzo. Ancora meglio, diffidare e starne alla
larga. Vogliono catturare l'anima e, quando non vi
riescono, sono disposti ad eliminare coloro che non
condividono la loro pretesa e la loro presunzione. La
VERITÀ, a partire da SOCRATE a cui risalgono le
origini del PENSIERO OCCIDENTALE e la rivoluzione
ininterrotta che esso produce, è fondamentalmente,
se non esclusivamente, RICERCA DELLA VERITÀ.
Noi siamo, sia come individui che come specie,
profondamente ignoranti, cioè digiuni di verità, benché
ineluttabilmente e costantemente orientati verso di
essa. Solo il riconoscimento di questa unica verità,
tuttavia, può fornirci la spinta per la ricerca che non ha
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100%fitnessmag • novembre 2013
Domenico Casa
Consulente filosofico
Cell. 3393318463
[email protected]
mai termine. Ed ogni risultato raggiunto è da ritenersi
soltanto un punto di arrivo provvisorio o una sosta
prima della ripresa successiva. Il “cammino”, inoltre,
non è mai facile e scontato. Esso, al contrario, è
impervio, irto di ostacoli, di ripensamenti, di DUBBI. Il
DUBBIO è indispensabile, anzi inevitabile, se si vuole
affrontare la ricerca senza pregiudizi ideologici di sorta
e con sincera onestà.
A chiunque gli si avvicinava, spiattelandogli i suoi
“grammi” o “quarti” di verità, SOCRATE, facendo
ricorso all'ironia, chiedeva “Cos'è ciò di cui parli? Sei
sicuro di quello che dici? Come sei pervenuto a questa
conclusione?” Messo alle strette, l'interlocutore cadeva
nella confusione e nella baraonda delleopinioni, nel
DUBBIO più assoluto, fino a riconoscere la propria
ignoranza. Tuttavia, da grande maestro, non di VERITÀ
ma di un METODO di RICERCA, aiutava, coloro che si
mostravano disponibili, a fare spazio, nella mente e nel
cuore, a una RICERCA insieme.
Infatti la ricerca della verità non avviene da soli, ma con
il contributo di tutti, sia di quelli che ci hanno preceduto
che di quelli che, attualmente, “camminano” con noi.
Quanto al DUBBIO, c'è da sottolineare che c'è dubbio
e dubbio. Nel senso che bisogna tenere distinto il
DUBBIO degli SCETTICI dal DUBBIO METODICO.
Il primo appartiene a coloro i quali ritengono che, per
quanti sforzi si facciano, la VERITÀ sia irragiungibile,
essendo la nostra mente, con i suoi limiti oggettivi,
assolutamente incapace di attingere una verità sia pure
minima. Quelle che sembrerebbero verità, altro non
sarebbero che opinioni e punti di vista fallaci sull'uomo
e sul mondo. Il DUBBIO METODICO (per intenderci
quello di SOCRATE e di CARTESIO), invece, altro non
sarebbe che un mezzo per tenere la mente lontana da
false verità acquisite, spesso, attraverso luoghi comuni,
pregiudizi e il “sentito dire”, che appartengono non
solo al mondo del senso comune, ma talvolta anche al
mondo di coloro che “pensano”.
wSe si è in grado di mettere sempre in discussione
i punti di vista raggiunti, se si riesce a non barare
con se stessi e con gli altri, se si è in grado di pulire,
almeno ogni tanto la mente da quelli che BACONE
chiamava IDOLA, ossia pregiudizi, se ci si tiene lontani
da falsificazioni, bluff e bugie, allora si è sicuramente
incamminati sulla via della RICERCA della VERITÀ.
Tutto il resto è SCANDALO.
Il Miracolo
Salvatore
Spinelli
Poeta
Una bambina dal volto assai bello
viveva con mamma, papa e un fratello,
anche lui molto bello e aggraziato
ma purtroppo gravemente malato.
Appresa quella ferale notizia
la piccola entrò in mestizia,
ma mentre piangendo stava per andare
una voce d’uomo la fece fermare.
Il bambino per un’avversa sorte
ogni giorno rischiava la morte,
e lei proprio nulla poteva fare
se non attendere e sperare.
Un signore che stava in farmacia
disse: “Fermati, non andare via,
forse posso evitarti tante pene,
ma il problema devo capire bene”.
Il padre diceva che per salvarlo
si doveva solamente operarlo,
ma ciò costava una enormità,
molto oltre le loro possibilità.
“Il mio fratellino sta morendo
-rispose la bambina piangendosolo un miracolo lo può salvare,
ma non so dove poterlo comprare”.
Per salvarlo da quel pericolo
si poteva solo con un miracolo,
“Un miracolo, dove si può comprare?”
-la bambina cominciò a pensare-.
“Dimmi, quanti soldi hai racimolato”
-chiese l’uomo con fare interessato-,
“Un dollaro e qualche monetina”
rispose schernendosi la bambina”.
Udito ciò dalla stanza accanto,
la bambina col cuore affranto
svuotò il suo salvadanaio e via
corse dritta dritta in farmacia.
“Penso che potrebbero bastare,
su, piccola, possiamo andare”
-disse l’uomo con fare umano
prendendo la bambina per mano.-
Sulla punta dei piedi e occhi severi
versò sul banco tutti i suoi averi
tanto che il farmacista meravigliato
pensò che la bimba avesse sbagliato.
Era questi un noto scienziato,
un neurochirurgo assai quotato,
intenerito da quel piccolo cuore
stracolmo d’un infinito amore.
“Perché questi soldi, bambina bella
sufficienti per qualche caramella”,
-disse il dottore incuriosito
perché proprio non aveva capito-.
Il piccolo malato venne operato
e a sicura morte strappato,
con grande gioia di mamma e papà
e della sorellina esempio di bontà.
“Sono per il mio fratellino,
assai malato, povero piccino,
un miracolo voglio comprare
perché solo quello lo può salvare”.
“Quanto costerà?” si chiedeva la mamma
“quanto per riaccendere quella fiamma?”
“Un dollaro e qualche monetina!”
-rispose candidamente la bambina-.
“Qualcosa gli cresce nella testa,
crescita che purtroppo non s’arresta,
e il mio fratellino sta morendo”
-disse la piccolina piangendo-.
Ma la mamma conoscendo la verità
disse: “E’ stata la tua bontà,
la tua fede e quel grande amore
che porti nel tuo piccolo cuore”.
Il farmacista, scuro in volto
disse: “Piccola, dammi ascolto,
i miracoli non si possono comprare
e tu, piccola, ti devi rassegnare.
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100%fitnessmag • novembre 2013
AVVOCATO
Posso cancellare i miei
precedenti penali?
Nella realtà di fatto avere la “fedina penale”
sporca (così come impropriamente si dice
in gergo) costituisce oramai un ostacolo al
raggiungimento di una miriade di obiettivi.
Talvolta ciò può inficiare il mondo del lavoro
essendo causa di esclusione da concorsi
pubblici o di non assunzione in aziende
private, considerato che sia la pubblica
amministrazione che gli enti privati richiedono
sempre di visionare la fedina penale dei
soggetti che si apprestano ad assumere; altre
volte ciò può causare, invece, disagi nella
vita di tutti i giorni (si pensi ad esempio al
fastidio che potrebbe scaturire a causa di un
semplice controllo di polizia).
Un passato sbagliato rimane, purtroppo,
come una macchia nera difficile da coprire. Ed
ecco che salta fuori ogni qualvolta, vuoi per
motivi di lavoro vuoi per altro, ci viene chiesto
di produrre un certificato penale attestante la
nostra “situazione” con la giustizia.
Valerio Massimo Aiello
Avvocato Penalista; il suo studio legale ha
sede in Vico Equense alla via Canale 28 ed in
Sorrento alla via Corso Italia 261.
Cell: 3394095882 Tel/Fax: 0818015930
e-mail: [email protected]
Non importa, quindi, se ci siamo pentiti
e abbiamo messo “la testa a posto”: vi
è sempre traccia dei reati commessi in
passato. Ecco perché, quando è possibile,
bisogna procedere alla loro cancellazione.
La legge Italiana ci offre questa possibilità,
ovviamente a patto che siano presenti
determinate condizioni, una su tutte quella di
aver dimostrato di essere diventati persone
oneste e rispettose della legge.
L’istituto giuridico che consente di cancellare
i propri precedenti penali è disciplinato dagli
art. 178 e ss del codice di procedura penale
e prende il nome di “riabilitazione”.
Tecnicamente la riabilitazione viene definita
come quella procedura che consente a
coloro che sono stati condannati a seguito
di sentenza penale passata in giudicato
ovvero di decreto penale di condanna non
50
100%fitnessmag • novembre 2013
opposto di chiedere ed ottenere, avendone
i requisiti, la cancellazione dei reati dal
casellario giudiziario e, conseguentemente,
l’estinzione degli stessi.
Come già detto per poter usufruire di tale
istituto giuridico la legge richiede nel dettaglio
che siano presenti alcune condizioni.
La riabilitazione può essere concessa
quando siano decorsi almeno 3 anni
dal giorno dell’esecuzione della pena,
e il condannato abbia dato prove
effettive e costanti di buona condotta
(il termine è invece di 8 anni se si tratta
di reati commessi da recidivi e di 10
anni se si tratta di delinquenti abituali,
professionali o per tendenza).
Durante detto periodo la condotta
deve essere stata buona (non ci
devono essere state denunce o
1.
2.
procedimenti penali pendenti);
Devono essere stati risarciti i danni alle
parti offese dai reati commessi;
Devono, altresì, essere state pagate le
spese processuali.
Il richiedente non deve essere stato
sottoposto a misura di sicurezza o la
misura di sicurezza deve essere stata
revocata e il medesimo richiedente
deve aver adempiuto le obbligazioni
civili derivanti dal reato (risarcimento
del danno), salvo che dimostri di
trovarsi nell’impossibilità di adempiere;
Soltanto in presenza delle suddette
condizioni l’interessato potrà avanzare
richiesta di riabilitazione.
Per quanto riguarda la procedura da
seguire al fine di chiedere ed ottenere la
cancellazione dei propri precedenti penali,
quest’ultima può essere così, brevemente,
schematizzata. La domanda di riabilitazione
dovrà essere presentata al Tribunale di
Sorveglianza esistente nel distretto in cui la
persona ha la residenza.
Depositata l’istanza il Tribunale di
Sorveglianza competente provvederà ad
acquisire tutti i documenti necessari alla
decisione (copie delle sentenze, dei certificati
del campione penale ecc.). Successivamente
3.
4.
5.
verrà fissata la data dell’udienza di trattazione;
in questa udienza il vostro avvocato discuterà
in merito alla richiesta di riabilitazione.
Al termine dell’udienza il Tribunale di
Sorveglianza deciderà con ordinanza se
concedervi o meno la riabilitazione; tale
decisione sarà comunicata al richiedente
ed a tutti gli Uffici interessati, compreso
il Casellario, che procederà, quindi, alla
cancellazione del o dei reati dal vostro
certificato penale.
Attenzione, però, perché la riabilitazione
potrà essere revocata se la persona
riabilitata commetta un nuovo delitto non
colposo entro 7 anni, per il quale sia inflitta
la pena della reclusione per un tempo non
inferiore a 2 anni, o un’altra pena più grave.
Ricapitolando, quindi: la legge ci dà la
possibilità di cancellare i nostri precedenti
penali attraverso l’istituto della riabilitazione
a patto però che siano presenti determinate
condizioni, dettate tassativamente dall’art.179
del codice di procedura penale.
Ovviamente si consiglia di rivolgersi sempre
ad un avvocato penalista di fiducia che vi
fornirà tutta l’assistenza tecnica necessaria al
buon esito della procedura.
La materia
necessiterebbe
di ulteriori
precisazioni non
possibili in questa
sede per necessità
di brevità di
esposizione.
Lo stress
altera anche
la vita
dell’acqua?
Pura… eppure!
Il mare è senza dubbio la
maggiore fonte di ricchezza
terrena, in esso confluiscono
tutti gli elementi presenti in
natura ed è proprio da qui che
inizia il ciclo di vita dell’acqua. Le
molecole, assorbendo l’energia
del sole, si liberano di tutte le
contaminazioni terrene e come
uno spirito si ergono verso il
cielo. Spinti dal vento, giorno e
notte, vagano nell’aria. Durante
il loro viaggio incrociano la luna,
le stelle e così assorbendo
sempre più energia si trasformano
in nubi che aggregandosi si
condensano in gocce d’acqua
cadendo sulla terra. Quante
volte siamo rimasti affascinati
dai colori dell’arcobaleno
disegnato nel cielo dalla luce
del sole riflessa nelle gocce.
Quante volte abbiamo sognato
ammirando i fiocchi di neve
che cadevano imbiancando i
dintorni. Quante volte la luce
di un lampo ha trafitto il nostro
sguardo incutendo nel cuore una
stretta di paura per il tuono che
sarebbe accaduto. Ebbene tutto
questo è l’espressione delle fonti
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di energia che l’acqua ha tratto
dalla propria rinascita. Cadendo
in terra purifica l’aria, attraversa
i suoli sciogliendo i sali minerali,
dilava i terreni apportando
nutrimento alle piante e sgorga
dalle sorgenti per dissetare.
L’acqua si presenta in terra nelle
più svariate forme e con le sue
molteplici caratteristiche chimico
fisiche ci consente di beneficiare
della propria energia per
migliorare il nostro stato di salute
e di benessere. Purifica-scioglie
–dilava–nutre–disseta sono le
azioni che l’acqua ha svolto da
sempre per ricoprire il proprio
ruolo naturale e contribuire alla
vita. L’uomo ha capito da sempre
l’importanza dell’acqua eppure
oggi ci ritroviamo a dover trattare
e depurare l’acqua per utilizzarla:
perché? Idrazina –cromopiombo–cadmio–tensioattivi
sono solo alcuni degli elementi
che l’acqua assorbe durante il
suo percorso di vita. Tutto ciò
è definito inquinamento che, a
differenza del percorso naturale,
provoca uno stress molecolare
dell’acqua alterandone l’equilibro
bioenergetico. Oggi sempre
più sovente si sente parlare
di trattamenti come: osmosi
–ionizzazione–ultrafiltrazione
–gasazione. In pratica possiamo
definirli una sorta di “doping
naturale” che consentono di
rigenerare la nostra acqua per
renderla adeguata alle nostre
esigenze.
Resteranno inalterati i benefici
naturali della nostra acqua?
ARREDAMENTO
Ogni famiglia
ha il suo divano...
Francesco
Esposito
Interior Designer
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Ebbene si! I fattori da valutare sono svariati...
se ci sono bambini in casa meglio orientarsi
verso scelte che sposano praticità e
funzionalità, inoltre i materiali quali pelle,
ecopelle o tessuti antimacchia, possono
lasciar vivere il divano a tutti i componenti
della famiglia.
Se invece il salotto è anche il punto di
incontro della famiglia o degli ospiti, è meglio
scegliere una soluzione che consente il
face-to-face ovvero con più poltrone e un
numero di posti a sedere sufficiente per poter
conversare o godersi la TV, senza trascurare
il camino se c'è.
Il divano può diventare anche un punto di
relax e non solo per il capo famiglia... infatti
con l'aggiunta di qualche opzione tipo il
recliner o qualche poggia testa regolabile si
può raggiungere il massimo del comfort.
E quindi la "ricarica energetica" è assicurata
per tutti. Le "chance" sono definite fino a
rasentare il sofisticato, qualche modello
prevede anche la possibilità di casse
acustiche degne di una qualsiasi saletta Hi-Fi.
Le opzioni del letto interno sono svariate,
compresa la possibilità di portarlo in un'altra
stanza, meccanismi e sistemi supercollaudati
nel tempo e nel design.
Ovviamente italiani al 100%.
Nello show-room è disponibile un modello
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che ha la possibilità di trasformarsi in un
comodo letto semplicemente pigiando
un tasto, unendo buon gusto e praticità
valorizzando al massimo gli spazi, ritenuto
interessante da numerosi visitatori.
Dalle nostre parti poi molto spesso il salotto
è il "protagonista" dell'arredo, in effetti
la tendenza recente è meno tavoli, meno
sedie più salotto, ampio, stracomodo e dal
colore invitante al "tuffo"! Cosa ancora più
sublime se si vede uno scorcio di panorama
sorrentino. Quindi è saggio scegliere in base
alle proprie esigenze e perfino valutare la
statura e il peso degli utenti e non ultimo se
c'è la convivialità con l'ambiente cucina, cosa
che può allungare o accorciare la vita stessa
del divano.
Niente dubbi quindi! Ognuno ha il suo salotto,
ogni famiglia può concedersi e scegliersi il
proprio divano più confacente alle proprie
esigenze in fatto di design e non solo.
E voi che salotto frequentate?
A presto.
Adottare un
cucciolo per Natale?
Dottoresse
Pascale Adriana
Russo Marilena
Ambulatorio
Veterinario “Tasso”
Via degli Aranci 9/c
Tel. 0818073845
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Il periodo delle feste di Natale è quello in
cui più facilmente ci si appresta a prendere
un animale in casa, vuoi per soddisfare le
richieste dei figli vuoi perché inteneriti dai
numerosi cuccioli esposti nei negozi come
pupazzi. Infatti, ogni anno, a Natale, raddoppia
il numero di cuccioli di cane e di gatto
acquistati e, secondo l’AIDA (Associazione
Italiana Difesa Animali e Ambiente), sono
oltre 350.000 gli animali venduti, per non
parlare di quelli acquistati on line, spesso
accompagnati da certificazioni veterinarie
falsificate o importati illegalmente e, spesso,
malati o stressati da viaggi massacranti dai
Paesi dell’Est Europa. Passata l’euforia delle
feste ecco però che - dati alla mano - il 40%
dei cuccioli si ritrova senza casa.
Accogliere un animale in casa è una scelta
responsabile, che va ponderata sotto ogni
aspetto. Il cane o il gatto non deve arrivare a
casa come un pacco dono, ma adottare un
cucciolo vuol dire aggiungere alla propria
famiglia un nuovo componente.
Sembra paradossale ma elencheremo
adesso numerosi motivi per cui non adottare
un cucciolo:
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un cucciolo comporta responsabilità per
grandi e piccini; combina piccoli e grandi
disastri; sporca; va educato; ha bisogno di
tempo e di attenzioni; dipende in tutto e per
tutto da voi; non c’è un giorno in cui si può
dire: ”Oggi sono stanco, non voglio portarlo
a spasso o fargli da mangiare”; ultimo, ma
non meno importante, è che cresce e - sarà
banale - quel tenero musino buffo, in un paio
di mesi, sparirà e diverrà un animale adulto
con un suo carattere.
Se, valutati tutti questi motivi, siete ancora
convinti di voler prendere un animale in casa,
allora siete pronti ad adottare un cucciolo.
Inoltre, bisogna considerare che, per ogni
cucciolo comprato, ve ne è uno costretto a
vivere in un canile o in un gattile dove non
potrà mai conoscere il calore di una famiglia.
La scelta migliore, quindi, sarebbe quella
di adottare per Natale uno dei tanti animali
abbandonati, bisognosi di affetto, compiendo
così un gesto d’amore che farà bene al
cucciolo, alla famiglia adottante che ne
riceverà solo affetto ed al nostro Paese che
ancora combatte la piaga del randagismo.
Trekking
urbano
a Piano di
Sorrento
Nino Aversa
Guida escursionistica
[email protected]
Facebook: NINO AVERSA
Tel. 334.1161642
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Ogni paese ha una storia scritta nelle sue pietre e,
specialmente nei centri storici, resta impressa nella
memoria delle persone anche tutta l'autenticità di
queste tracce. Attraversare gli antichi collegamenti
che seguivano una logica del territorio e conoscere la
storia dei posti dove viviamo permette di sentirsi più
vicini al territorio e più protagonisti degli eventi che
hanno caratterizzato un posto così bello ed importante
come la Penisola Sorrentina. Questo progetto di
informazione sull'escursionismo locale ha lo scopo
di far conoscere il territorio della Penisola, con
informazioni sui percorsi e le tracce che attraversano
gli antichi collegamenti interni dei paesi, in modo da
incuriosire i lettori e convincerli a fare un “giro” per
scoprire il proprio territorio.
A Piano di Sorrento sono visibili numerose tracce di
un glorioso passato che comprendono i ritrovamenti
preistorici risalenti al 3000 A.C., le sorgenti e gli
acquedotti romani di duemila anni fa, i casali di
epoca medievale Angioina e Aragonese, la marineria
ottocentesca con collegamenti con l'Europa e le
Americhe, il commercio ed i collegamenti con la
Costiera Amalfitana, le coltivazioni di arance, noci e
limoni.Per semplificare una corretta visita della città
bisogna partire dalla costa, dalla Ripa di Cassano e
dal borgo marinaro di Marina di Cassano.
“Abbascio 'a marina” le architetture delle abitazioni
e la cappella della Madonna delle Grazie ci riportano,
con le strutture ad un epoca cinquecentesca fatta
di pesca, di costruzione di barche e di collegamenti
giornalieri con Napoli. Ma la marina non era abitata,
dato il pericolo dei pirati saraceni che dal XI al XIX
secolo hanno infestato le nostre coste con attacchi
e devastazioni (ricordiamo la più distruttiva avvenuta
nel 1558), ma era un borgo di lavoro con i cantieri
navali ed i pescatori. Su questa marina si costruivano
barche da pesca e da trasporto e perfino grandi navi, i
brigantini a palo, segnalati in documenti di carico e da
ex voto, lungo le coste Mediterranee e dell' America.
Il borgo quattrocentesco di Cassano era protetto
dall'alta costa ed e' ancora visibile nel centro storico
presso la zona della Madonna di Rosella, dopo aver
attraversato il casale di S.Giovanni. Qui vivevano tutti
i capitani ed i proprietari di barche ed ancora oggi si
possono notare le belle case con i cortili ed i giardini di
agrumi. Nel casale di S.Giovanni esiste ancora l'edificio
più antico di Piano di Sorrento riconoscibile dal portale
catalano databile al 1400 e, di fronte, la cappella del
1300. Un altro casale, collegato alla Marina con una
storica scala, era Savino, situato al confine del paese
sul bordo del vallone S.Giuseppe, attualmente posto
lungo la strada che scorre parallelamente alla via delle
Rose, formato da poche case e molti giardini di arance.
Lungo la strada che attraversa questi casali si
possono osservare edifici storici con i portali fregiati
per l'importanza e la ricchezza delle famiglie che li
abitavano ed anche molte cappelle ed edicole votive
a ricordo della forte influenza religiosa sugli abitanti
del luogo. Alcune strade sono ancora lastricate con
i basoli di pietra e molti muri di tufo ancora cingono
piccoli giardini coltivati ad agrumi a ricordo di un
economia fiorente come quella della seta prodotta
direttamente in Penisola. Continuando lungo l'antica
traccia si giunge al casale di Gottola dove ancora
è visibile il palazzo che fu del vescovo Mastellone e
dove, lungo la stretta via, si conservano molti preziosi
portali di antiche abitazioni. Il casale successivo è
Carotto, l'attuale centro della città, che comprendeva
le zone di S.Michele e di S.Margherita. Tutti questi
casali hanno la comune caratteristica di essersi
formati intorno ad un edificio religioso e non intorno
ad un palazzo signorile o un castello come nei paesi
medievali dell'Italia centrale e, ancora oggi, esprimono
questa forte religiosità con la partecipazione alle
congreghe ed alle confraternite. Il Corso Italia,
segno del progresso post-unitario che taglia in due
il paese, segue comunque una traccia millenaria
che era l'antica strada di accesso alla Penisola e che
conduceva i pellegrini al tempio greco di Athena
a Punta Campanella. A monte di questa strada
esistono altri cinque casali con caratteristiche più
rurali formati, ognuno, da poche case costruite intorno
ad una cappella. Nel casale di Litemo (Legittimo)
sono ben visibili le tracce della storia anche nei
segni architettonici di Villa Enrichetta, con la torre di
difesa che svetta dalla struttura e dalla cappella di
S.Andrea che ricorda, forse, antichi collegamenti con
i paesi amalfitani di cui, il santo, è tuttora protettore.
Collegato a questo casale, attraverso piccole stradine
fiancheggiate da coltivazioni di agrumi, ci sono i casali
di Mortora e di S.Liborio. La costruzione delle nuove
strade non ha intaccato questi antichi borghi e, quindi,
si possono ancora percorrere tutte le strade che
originariamente attraversavano le campagne, con i loro
caratteristici muri di tufo e le pavimentazioni originali.
Anche qui ci sono magnifici palazzi con archi e scale
esterne che ricordano antichi splendori. Ognuno è
ben identificato dallo stemma sul portale dai quali si
datano molte strutture dal 1400 in poi. La strada che
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sale verso le colline era l'unico collegamento dalla
piana di Sorrento verso la Costiera Amalfitana anche
perche' questo borgo era ricco di acqua (ancora oggi
sono visibili le tracce di un acquedotto romano che
portava l'acqua alle ville sorrentine). Alla stessa quota,
verso la frazione di Trinità, è ancora ben conservato
il casale di S.Agostino con la sua cappella aragonese
ed il monastero che fungeva da ristoro a coloro che
giungevano dalle zone esterne della Penisola ed,
attraverso il Ponte di Meta, risalivano verso i monti.
La parte alta di Piano è tuttora occupato dal casale
di Cermenna, il più antico, dato che risulta iscritto in
documenti svevi del 1200. Era protetto da una torre
nei pressi della chiesa di S.Maria di Cerignano dove
confluivano tutti coloro che, scavalcando le colline, si
dovevano recare alla Costiera Amalfitana. La traccia,
ancora presente, conduceva allo Scaricatoio, dove
si imbarcavano persone e cose dirette a Positano
o a Salerno. Altre interessanti escursioni si possono
fare lungo i sentieri del monte Vico Alvano, di facile
percorrenza e molto panoramici che, scavalcando
verso la sella di Arola, permettono di intercettare la
traccia che conduce agli alti monti di Faito.
Girando per il proprio paese si riesce a comprendere,
prima di tutto, il motivo di tanto interesse per le nostre
zone da parte di tantissimi studiosi ed artisti del Grand
Tour che, nel 1800, scelsero la Penisola Sorrentina
come uno dei pochi luoghi d'Italia da frequentare e
conoscere e con la stessa importanza di Venezia,
Firenze, Roma e Napoli. L'ospitalità e l'accoglienza
verso gli stranieri è ancora molto percepibile nelle
persone del paese e continua ad identificare le qualità
di ingegno e di laboriosità dei carottesi.