1. RAFFORZARE LA PROPRIA IDENTITÀ SOCIALE

Transcript

1. RAFFORZARE LA PROPRIA IDENTITÀ SOCIALE
FUNDRAISING
E SCUOLA:
4 SFIDE, 6 AZIONI
E UNA POLITICA
di Massimo Coen Cagli
Direttore scientifico di Scuola di Roma Fund-raising.it
La raccolta fondi per le Scuole è possibile e anzi viene già praticata, per quanto in modo
episodico e non professionale. Il suo sviluppo è senza dubbio legato ad un aumento delle
capacità e delle conoscenze tecniche dei dirigenti scolastici e di tutto il personale. Tuttavia
pensare che la questione della raccolta fondi per le scuole sia solo di natura tecnica è
profondamente sbagliato. I maggiori ostacoli alla raccolta fondi risiedono in altri aspetti e
attengono soprattutto il rapporto tra la scuola, i suoi beneficiari e la comunità nel complesso
e attengono il ruolo che il fundraising deve avere nel quadro della autonomia scolastica e
l’importanza che viene data ad esso dal gruppo dirigente del sistema dell’istruzione al livello
centrale e periferico.
Ecco perché proponiamo al lettore di confrontarsi innanzitutto con 4 sfide che devono
essere affrontate per far sviluppare in tutta la sua forza il potenziale di raccolta fondi che le
scuole hanno. Non senza fornire alcune indicazioni operative per “muovere la macchina” da
subito e un invito a promuovere una cultura e una politica di raccolta fondi per le scuole che
possa creare condizioni di sviluppo.
1. RAFFORZARE LA PROPRIA IDENTITÀ SOCIALE
Le scuole pubbliche vengono percepite e tendono a farsi percepire come un mero
servizio dell’amministrazione. Cosa che di fatto sono sia nella forma sia nella
sostanza. Ma a ben vedere la loro origine è radicata anche e soprattutto in quello
www.vita.it
1/20
che oggi chiamiamo welfare di comunità. Occorre recuperare una visione della scuola
come istituzione della società civile, come “bene pubblico” che ha un valore di
luogo della conoscenza e dello sviluppo del capitale umano che va oltre lo specifico
mandato di erogare servizi d’istruzione.
È necessario recuperare - in chiave moderna, naturalmente - questa identità sociale
perché il mondo del fundraising è difficilmente praticabile con successo avendo solo
una mera identità di pubblica amministrazione. La comunità vede l’ente pubblico
come soggetto da sostenere attraverso le tasse in una logica di servizio dovuto, che
prevede che vi sia un utente e un erogatore dei servizi. Non è questo il paradigma
nel quale si possono sviluppare forme partecipate di concorso della società civile al
sostegno delle scuole, se non come fatto marginale.
Ma come fare a riconquistare questa identità sociale di “bene pubblico”? Ecco
alcune indicazioni specifiche:
Attribuire un’importanza strategica alla missione sociale delle scuole,
contestualizzata alla comunità dove si opera, condivisa e quindi sostenuta dalla
comunità stessa. Proporsi di rispondere ad una domanda molto semplice: perché
la ricerca medica viene ritenuta una causa sociale degna di sostegno e invece la
educazione no? Perché sulla ricerca medica si fanno campagne di sensibilizzazione
e raccolta fondi (come Telethon o le campagne di AIRC) e sulla scuola no? Siamo
sicuri che la scuola sia pensata e comunicata come una causa sociale al pari
di quelle promosse dal settore non profit? Ogni Istituto scolastico dovrebbe
dichiarare la propria mission (non il mero mandato istituzionale e amministrativo!)
contestualizzata rispetto alle caratteristiche e alle sfide della comunità verso
la quale opera, mettendosi non tanto dal punto di vista di chi eroga servizi, ma
piuttosto dal punto di vista di chi fruisce dei servizi e magari è orientato a sostenerli
con delle donazioni.
Favorire e promuovere il coinvolgimento degli stakeholders sociali e comunitari
della scuola nelle sue attività. Una scuola che fa raccolta fondi verso la comunità,
deve coinvolgere la comunità nelle sue attività didattiche. Quanti genitori che hanno
competenze e professionalità non comprese nei contenuti ordinari della didattica
possono concorrere ad aumentare la qualità della didattica? Quanti di questi
vengono chiamati a farlo? Quanti di questi, quando si offrono di farlo, vengono
accolti e presi sul serio?
www.vita.it
2/20
Prevedere un “uso sociale” della scuola aprendola ad attività extrascolastiche
portate dalla comunità e alle sue organizzazioni sociali, integrandosi in esse con
le proprie competenze. La scuola come bene comune vuol dire che oltre ad essere
la garanzia della erogazione di un servizio sia anche una istituzione sociale, un
luogo della socialità legata alla missione della conoscenza e della formazione. Un
luogo dove la comunità possa ideare, progettare e organizzare attività sociali che
concorrono a raggiungere questa missione. Ma anche una scuola aperta sempre, che
ha una sua vita sociale anche dopo che è squillata la campanella.
2. PRODURRE E FAR VEDERE LA PRODUZIONE DI VALORE SOCIALE
AGGIUNTO
Spesso si è indotti a pensare che il fundraising sia necessario perché sono finiti i soldi
pubblici. Questo pone la scuola nella condizione di usare il fundraising per chiedere
la carità: “se non donate per noi, saremo costretti a tagliare i servizi o addirittura a
chiudere”. Non è proprio edificante fare la carità per la scuola. Non è neanche giusto,
visto che la erogazione del servizi educativi è giustamente garantita dal pagamento
delle tasse. La scuola dovrà chiedere i soldi ai privati per fare qualcosa in più, per
produrre maggiore qualità didattica, per raggiungere obiettivi sociali condivisi con la
comunità e che rispondono ai suoi bisogni e alle sue aspettative.
Un messaggio emergenziale che pone al centro la sola copertura dei costi di una
struttura/servizio non mette in evidenza che la donazione è come un investimento
sociale necessario a garantire maggiori standard di qualità e maggiore impatto
rispetto alle sfide connesse con l’istruzione scolastica. E fa del fundraising una mera
“stampella” da mettere ad un welfare traballante e non la costruzione di un nuovo
welfare di comunità.
In tal senso, ecco alcune indicazioni specifiche che le scuole dovrebbero seguire.
“Intrecciare” i programmi e le attività scolastiche con gli interessi sociali e
possibilmente con la soddisfazione di domande e aspettative di cui la comunità si fa
portatrice.
www.vita.it
3/20
Convocare genitori, alunni, interlocutori sociali a definire in modo consensuale gli
obiettivi da perseguire per soddisfare la missione della scuola e non solo a prendere
atto dei programmi didattici dell’anno scolastico.
Realizzare un bilancio di missione e partecipato che valuti in modo oggettivo il
valore sociale prodotto dalla scuola, utilizzando anche indicatori meno “burocratici”
di quelli ordinari, ossia avendo l’accortezza di valutare non solo l’efficienza nella
gestione delle risorse ma soprattutto l’efficacia (ossia la capacità di raggiungere gli
obiettivi fissati), l’impatto delle proprie azioni (ossia il fatto di produrre cambiamenti
effettivi e duraturi rispetto alle problematiche e alle criticità verso le quali si intende
agire) e la pertinenza della propria azione (ossia alla dimostrazione oggettiva che
gli obiettivi e le attività che si è scelto di perseguire sono coerenti con i bisogni e le
problematiche che caratterizzano il contesto.
Comunicare in modo chiaro e non burocratico il proprio bilancio di missione curando
l’adeguata percezione e comprensione dello stesso da parte degli stakeholdoers.
3. RADICARSI NELLA DIMENSIONE COMUNITARIA E NELLE SUE RETI
SOCIALI
L’orientamento a produrre valore sociale aggiunto ben si sposa con la necessità di
intessere nuove relazioni con gli stakeholders della comunità affinchè concorrano
a realizzare, con proprie risorse umane, intellettuali, organizzative ed economiche
la missione della scuola. Vi è un legame diretto tra coinvolgimento della comunità
nelle policy d’istruzione e formazione e l’aumento del fundraising a favore delle
scuole. Donare soldi per un individuo così come per una azienda, è un atto che
non sostituisce l’impegno diretto ma che al contrario si colloca in un continuum di
opportunità che essi possono cogliere per attivarsi socialmente.
Sulla scorta di queste considerazioni si può affermare che è importante favorire
la nascita, il riconoscimento e il coinvolgimento delle aggregazioni sociali che si
manifestano intorno e dentro la scuola, come accoglienza delle istanze che vengono
dal territorio e del naturale attivismo culturale e sociale degli individui. Intendiamo
parlare delle associazioni dei genitori, dei comitati di sostegno della scuola, dei
gruppi d’interesse (teatro, musica, conoscenza del territorio, ecc. ) che spesso
nascono sulla spinta di allievi o degli stessi docenti.
www.vita.it
4/20
Sono questi corpi intermedi che possono trasformare quei milioni di utenti dei servizi
scolastici e le loro famiglie in una grande community della conoscenza che investa
sulla scuola in quanto bene comune.
Quali conseguenze per il fundraising delle scuole?
Occorre utilizzare tutti i canali della comunicazione sociale e personale sia on line
(social network, blog, email, ecc.) sia offline (rapporto diretto, riunioni, incontri,
passaparola, ecc..) soprattutto verso i propri stakeholders. Nelle organizzazioni
locali e fortemente radicate sul territorio, il personal fundraising (il contatto diretto)
e i gruppi di appoggio (che nelle scuole possono essere rappresentati dai comitati di
genitori) realizzano più del 50% della raccolta fondi da individui.
Le reti sociali producono fiducia e fanno viaggiare il fundraising in modo più veloce e
a basso costo. Eppure le scuole non hanno mai organizzato una comunicazione e una
relazione di rete né tra i soggetti interni né verso le reti sociali attive nella comunità.
Ogni scuola dovrebbe avere un piano di comunicazione sociale e soprattutto un
piano di networking (e un networker), ossia un piano di costruzione e animazione
di reti sociali, professionali, amicali, di interesse, ecc.. che interagiscano con i
contenuti, le attività, le informazioni e le conoscenze proprie della scuola.
4. UNA GOVERNANCE ALLARGATA E IMPRENDITIVA DEL
FUNDRAISING
Dobbiamo pensare che le scuole, in quanto soggetti sociali e non solo servizi
pubblici, debbano dare vita ad una governance allargata del fundraising, nel rispetto
delle responsabilità di ciascuno e delle regole stabilite dal sistema scolastico.
Il principio è ampiamente previsto nella nostra legislazione quando parla di
partecipazione e organi partecipativi. Tuttavia un’interpretazione esclusivamente da
“democrazia rappresentativa” rischia di rendere tale principio arido e improduttivo
per il fundraising.
È necessario che la scuola interpreti pienamente, e in modo nuovo, il
principio dell’autonomia scolastica. L’ex ministro Carrozza ebbe ad affermare,
www.vita.it
5/20
opportunamente, che l’autonomia scolastica per essere buona ha bisogno di
dirigenti che non siano semplici amministratori, ma professionisti responsabili e
intraprendenti, in grado di produrre sviluppo della scuola anche sotto l’aspetto
delle risorse. Questa logica imprenditiva è assolutamente necessaria per fare del
fundraising seriamente nelle scuole e passa anche e soprattutto dalla capacità di
investire risorse umane, economiche, organizzative nella comunicazione, nella
partecipazione civica e nella raccolta fondi.
Cosa fare in tal senso?
Conferire centralità ai gruppi (associazioni, comitati, ecc.) di genitori come fonte di
consenso attivo e come risorse professionali altrimenti non reperibili. Una scuola
che fa fundraising dovrebbe essere composta, oltre che da funzionari e docenti, da
genitori, alunni, interlocutori sociali e comunitari della scuola. Non intesi come ospiti
e utenti ma come parte costitutiva della scuola. Per essere chiari: nel sito internet
istituzionale, il comitato dei genitori e le altre aggregazioni sociali connesse con la
scuola dovrebbero stare, al pari degli organi direttivi, nel “chi siamo” dell’istituto
essendo parte integrante della identità della scuola.
› La scuola deve essere una impresa sociale di comunità e i dirigenti essere “imprenditori
civici”. Questo vuol dire anche e soprattutto effettuare investimenti in capitale umano,
conoscenze adeguate e risorse economiche per il fundraising. Vuol dire formare il personale
e ricorrere a professionalità adeguate. Perché il fundraising
› se si vuole che concorra realmente a rendere più sostenibile una scuola di qualità
› non può essere trattata come un “grande gioco dei boy scout”, ma come una strategia che
ha peso analogo alle didattiche e alla gestione amministrativa.
Di conseguenza, il fundraising va assunto come responsabilità primaria dei gruppi
dirigenti della scuola e non come una azione di mero volontariato e neanche come
una funzione meramente tecnica. Per fare fundraising bisogna metterci la faccia.
E in prima istanza, questa, deve essere la faccia dei dirigenti, dei professori e di
tutti coloro che hanno responsabilità in ordine alla causa sociale della istruzione
scolastica.
www.vita.it
6/20
5. DARE VITA AD UN “COMITATO DI SOSTEGNO” DELLA SCUOLA
DAre vita a un “Comitato di sostegno” è forse la prima cosa che una scuola deve fare per
potenziare la propria capacità di raccogliere fondi, perché permette di:
› avere più persone che si occupino della raccolta fondi;
› incamerare professionalità e competenze non immediatamente disponibili all’interno della
scuola;
› definire obiettivi e progetti sui quali raccogliere i fondi condivisi e realmente sostenuti da
un gruppo di persone;
› avere un soggetto che anche sotto il profilo giuridico e fiscale possa muoversi in modo più
agile sui mercati della raccolta fondi.
Ecco alcune indicazioni pratiche per dare vita ad un Comitato di sostegno della scuola.
Individuare il gruppo promotore, ossia costituire un primo gruppo informale di
persone che voglia assumersi la responsabilità di dare vita al “comitato”.
Condividere con loro l’idea, valutando la loro reale passione per l’obiettivo e
recependo le aspettative nei confronti dell’istituto e le loro proposte.
Dare autonomia nelle scelte e nelle modalità di azione (renderli protagonisti) pur nel
rispetto di un regolamento generale condiviso.
Riconoscere il loro ruolo all’interno dell’istituto, coinvolgendoli anche in alcune
scelte (con buon senso ma senza essere di manica stretta…) e verso l’ambiente
esterno dando visibilità al comitato e alle sue attività.
Condividere con loro il programma e le strategie di raccolta fondi, fissando insieme
obiettivi e attività che essi possono realizzare e dando libero sfogo alla loro
creatività e iniziativa.
Aggregare sempre più persone nella struttura, a partire dagli allievi e dalle loro
famiglie anche attraverso vere e proprie campagne di adesione (diventa amico di….,
oppure, “amico chiama amico”).
Favorire un impegno volontario del personale dell’istituto nel Comitato (lavoratori,
insegnanti, ecc…) per creare un clima di collaborazione e coinvolgimento tra
istituzione e gruppo di appoggio. Negli USA i gruppi di appoggio alle scuole più
efficaci sono quelli misti; genitori, studenti, insegnanti/personale scolastico.
In ogni caso vale la pena ricordare che il Testo Unico sulla istruzione (DLG 297/94) riconosce
la figura del comitato dei genitori all’interno dell’Istituto, composto dai rappresentanti di
www.vita.it
7/20
classe e di istituto. Esso, per quanto costruito su una idea di democrazia rappresentativa
piuttosto che di democrazia diretta, può rappresentare un ottimo punto di partenza per dare
vita ad un soggetto più ampio e aperto ad una rappresentanza sociale su base volontaria.
6. TRATTARE I CONTRIBUTI VOLONTARI COME DONAZIONI (QUALI
EFFETTIVAMENTE SONO!)
È noto a tutti che le scuole hanno la facoltà di richiedere alle famiglie un contributo
volontario (Legge 40/2007), così come è noto, però, a moltissimi genitori che tale
contributo (che in alcuni casi è stato anche di 300 euro) più che essere volontario e
fortemente promosso quale “quota” aggiuntiva senza la quale la scuola non può tirare
avanti e che quindi è indispensabile per garantire la gestione del servizio. In alcuni casi è
stata proposta come tassa aggiuntiva che, se non versata, non permette l’iscrizione del figlio
a scuola. Questo è assolutamente vergognoso e lo stesso Ministero, tempo fa, ha dovuto
ribadire con una circolare che si tratta a tutti gli effetti di un versamento volontario che
discrezionalmente può essere chiesto e altrettanto discrezionalmente può essere donato.
Questo modo di trattare il contributo quale donazione “obbligatoria” svilisce
drammaticamente il senso del donare per la scuola e sicuramente non invoglia la
partecipazione delle famiglie, anche con proprie risorse economiche, al raggiungimento di
migliori standard di qualità della scuola.
Vale la pena ricordare che secondo una indagine condotta dal Censis nel 2010 emerge che:
› il 53,1% delle scuole chiede un contributo economico, che viene fornito dall’82,7% dei
genitori, una percentuale molto alta per un ammontare totale stimato da alcuni in circa 350
milioni di euro ogni anno;
› con il contributo volontario dei genitori le scuole acquistano materiali didattici (77,2%),
migliorano le dotazioni informatiche, i laboratori o le palestre (58,3%) e forniscono persino
supporto economico agli studenti più indigenti per assicurare la loro partecipazione alle
attività didattico-formative (43,1%) nonostante il contributo per sua natura dovrebbe
concorrere a garantire sviluppo della scuola, di fatto viene utilizzato per concorrere a
sostenere le spese ordinarie, visto anche il disavanzo tra entrate pubbliche programmate e
spese programmate per il funzionamento ordinario che è calcolato essere del 40%.
www.vita.it
8/20
Pertanto le scuole dovrebbero:
› stabilire insieme agli organismi di partecipazione e a tutti i donatori - preferibilmente
convocando conferenze di servizi - gli obiettivi per i quali impiegare i fondi volontari;
› trattare i contributi volontari come viene trattata qualunque donazione e nello specifico:
› chiedere il contributo sulla base di uno statement chiaro, della mission, delle strategie e
degli obiettivi operativi per i quali si chiedono i soldi;
› definire uno scambio con i donatori che garantisca a fronte della donazione quali sono i
benefici materiali e immateriali di natura sociale percepiti dal donatore;
› ringraziare i donatori, informarli costantemente sulle attività realizzate con i soldi raccolti,
coinvolgerli nel processo di attuazione e di controllo dei programmi finanziati
› coinvolgerli nel comitato di sostegno di cui abbiamo parlato prima;
› stilare un bilancio separato dei contributi volontari che permetta una valutazione
partecipativa (bilancio di missione) dell’uso delle risorse raccolte
› promuovere lo strumento del contributo volontario attraverso campagne di
sensibilizzazione e di informazione in cui si metta in evidenza l’importanza del sostegno dei
genitori e della comunità in una logica di partecipazione alla governance delle politiche di
istruzione e formazione e non in una mera logica di copertura delle spese.
Solo così sarà possibile non solo incrementare i contributi raccolti (si tenga conto che l’Italia
è il paese con la più bassa percentuale di fondi privati raccolti per le scuole pari all’1,3% del
totale delle entrate, mentre la Spagna è già al 7,9% e il Regno Unito al 21,5% (dati MIUR
2013 rielaborati da KPMG), ma anche istituire un rapporto continuativo con la comunità che
vada al di là del semplice periodo di frequenza scolastica dei suoi giovani membri.
7. PROMUOVERE, ANIMARE E SVILUPPARE RETI DI RELAZIONI CON
GLI INTERLOCUTORI SOCIALI
Il fabbisogno economico necessario a restituire alla scuola italiana un dignitoso livello di
qualità va molto al di là della capacità di finanziamento volontario da parte dei genitori.
E’ necessario che tutta la comunità partecipi alla missione dell’istruzione scolastica e non
solo apportando risorse economiche ma anche competenze, professionalità, progettualità e
lavoro volontario che possano ampliare l’offerta formativa e renderla maggiormente efficace
rispetto alla risoluzione di grandi problemi e aspettative sociali relativi al futuro dei nostri
ragazzi.
www.vita.it
9/20
La Scuola, in tal senso, dovrebbe dare vita a reti di soggetti che concorrano a sviluppare
progetti didattici e paradidattici che integrino gli obiettivi istituzionali della scuola con
obiettivi sociali più ampi che siano coerenti con la missione della istruzione: l’accesso al
mondo del lavoro, la formazione su aspetti non compresi nei programmi (come si fa impresa,
l’alta tecnologia applicata alle professioni, i processi di internazionalizzazione, la gestione
e l’amministrazione dei beni comuni, ecc…), il rafforzamento di skills e attitudini personali
(che spesso passa attraverso attività di carattere sociale e non accademico, come ad esempio
l’esperienza di impegno volontario) e molti altri.
Vi sono stati in passato, in alcune regioni (come la Lombardia con il programma Learning
Week), esperienze di reti di formazione che a partire dalla iniziative delle scuole sono stati
in grado di attrarre soggetti extrascolastici che si sono integrati in programmi concordati
di valore didattico e sociale in cui tali soggetti hanno portato competenze, impegno e
anche risorse economiche che hann permesso un miglioramento della qualità della offerta
formativa.
La costruzione di queste reti, se non vista in modo episodico e strumentale, può apportare
una ingente quantità di risorse non solo economiche, oltre che creare condizioni di maggiore
fiducia e credibilità nei confronti delle istituzioni scolastiche.
Una recente ricerca sul valore prodotto dalle reti sociali attivate in Lombardia dalle Learning
Week, ha messo in evidenza che:
- un progetto scolastico che ha teso a costituire una rete di soggetti partner ha
permesso di attrarre sui temi e le attività della scuola una media di 3 soggetti
sociali che prima non avevano avuto rapporti sistematici con essa,. Si tratta di
imprese, associazioni non profit, enti istituzionali, fondazioni, camere di commercio,
associazioni professionali e di categoria, ecc..);
› il 15,4% di questi partner coinvolti nei progetti ha messo a disposizione risorse
economiche o beni e servizi che hanno un valore economico, senza che fosse stato richiesto
esplicitamente dai promotori e ben l’84% di essi affermano di essere disponibili a dare beni
e servizi gratuitamente per la scuola, mentre il 34% è disponibile a mettere a disposizione
risorse economiche.
Pertanto la scuola dovrebbe:
fare una mappatura delle reti sociali e di altro genere alle quali fanno riferimento i docenti,
i funzionari della scuola, gli alunni e le loro famiglie (questo vuol dire raccogliere dati al
www.vita.it
10/20
momento delle iscrizioni e gestire un database intelligente) in modo da avere un quadro
circostanziato delle potenziali reti da attivare per progetti di raccolta fondi e pensare a
quali interessi possono essere condivisi con esse (ad esempio: l’associazione professionale
dei commercialisti per un istituto commerciale, gli albergatori per gli istituti alberghieri,
gli editori per qualunque tipo di scuola, la cooperativa culturale che fa teatro con le scuole
elementari, i coltivatori diretti con le scuole che gestiscono una mensa con i relativi progetti
di educazione alimentare, ecc..)
condividere con i partner progetti didattici ed extradidattici che vedano un loro ruolo attivo
nelle attività scolastiche tali da renderli co-responsabili della missione della scuola
mantenere un rapporto di collaborazione con queste reti continuativo nel tempo
utilizzare queste reti per diffondere e potenziare le attività di raccolta fondi della scuola (ad
esempio, si fa notare che una rete di professionisti di un quartiere dove opera una scuola
può essere facilmente attivata in occasione del 5 per 1000 invitandola ad impegnarsi per
raccogliere adesioni al di fuori della cerchia stretta della scuola.
Prendere in considerazione la possibilità di organizzare campagne di crowdfunding
(piattaforme di raccolta fondi dove attivare le proprie reti relazionali per sostenere progetti
specifici) che sembrano essere particolarmente efficaci su progetti connessi con i beni
comuni. Per vedere due esempi tra i tanti: quello della direzione didattica di Vignola (http://
www.com-unity.it/projects/baloo-2-0-star-bene-a-scuola-con-degli-amici-piu-grandi/) e
quello di un gruppo di genitori e di ragazzi del corso di scienze applicate del Liceo Scientifico
A.Roiti di Ferrara (http://progetti.schoolraising.it/campaigns/una-stampante-3d-perprepararci-alla-terza-rivoluzione-industriale/)
8. SPONSORIZZAZIONI, MA NON SOLO
Spesso si pensa, erroneamente, che il ruolo di fundraising delle aziende nei confronti della
scuola sia quello di sponsorizzarle. Ossia si individua un rapporto meramente strumentale
in cui la scuola può essere funzionale a promuovere, pubblicizzare o addirittura vendere
prodotti di aziende. Non è da escludere, certamente, ma è fortemente limitativo rispetto al
potenziale di fundraising che il mondo delle aziende può riservare.
Non è un caso che di tutte le risorse private raccolte dalle scuole italiane solo il 9%
provenga da donazioni e sponsorizzazioni di aziende. E’ il segno evidente che le aziende
sono scarsamente interessate alle scuole e, ahinoi!, viceversa.
www.vita.it
11/20
SI tratta quindi in prima istanza di allacciare una relazione tra mondo della scuola e mondo
delle aziende per concordare insieme una politica comune di investimento sul sistema di
istruzione e formazione del paese. Anche in questo caso è importante capire quale sia il
valore aggiunto (non solo per la scuola e per la comunità, ma anche per le aziende) che si
produce con le attività finanziate grazie al sostegno delle aziende.
Quindi oltre al ritorno di immagine, la pubblicità e la promozione (tipico delle
sponsorizzazioni commerciali), per le aziende può essere importante cercare altri valori
nella scuola: la possibilitò di costruire relazioni fiduciarie con la comunità (e quindi con i
consumatori, i lavoratori e le istituzioni), sviluppare conoscenze competenze e professionali
connesse con l’attività della azienda, la reputazione dell’azienda e dell’imprenditore.
In pratica:
› fare uno screening delle relazioni del personale docente e non docente, dei membri del
comitato di sostegno (vedi prima) già attive verso aziende e imprenditori e loro associazioni
› fare una mappatura delle aziende presenti e attive sul territorio e loro associazioni
› invitare le aziende ad appositi incontri (anche in occasione di eventi pubblici già stabiliti
come potrebbe essere un “open house” ad inizio o fine anno) in cui presentare i progetti
didattici e sociali della scuola;
› istituire una sorta di “club” delle aziende amiche della scuola che in cambio di un impegno
a sostenere la scuola o specifici progetti riceva alcuni benefit quali, ad esempio: la menzione
sugli strumenti di comunicazione istituzionale della scuola, la possibilità di offrire sconti alle
famiglie degli alunni iscritti (copromozione), realizzare operazioni di raccolta fondi presso
i loro punti vendita o presso i propri dipendenti (soprattutto se i loro figli frequentano la
scuola) attraverso il payroll giving, svolgere attività di tipo commerciale (compatibili con le
attività e l’identità della scuola) il cui ricavato sia in parte destinato alla scuola, ecc.;
› individuare in alcuni progetti e attività specifiche ruoli e funzioni che possano essere svolti
dalle aziende sostenitrici (ad esempio: la formazione o l’educazione all’uso della tecnologia
mobile e smartphone per lo studio e la ricerca da parte di una azienda di telefonia)
www.vita.it
12/20
9. EVENTI E INIZIATIVE SOCIALI DI RACCOLTA FONDI
Gli eventi e le attività pubbliche di fundraising hanno un triplo valore per le scuole:
raccogliere fondi immediatamente;
promuovere e facilitare la creazione e il rafforzamento delle relazioni sociali,
utilizzare al meglio le risorse umane e le attività pubbliche già disponibili all’interno della
scuola.
In ogni scuola si svolgono molte attività sociali rivolte ad un pubblico esterno o che possono
essere orientate facilmente in tal senso: esposizioni di elaborati e lavori svolti dagli studenti,
open house (la scuola accoglie famiglie, associazioni, e membri della comunità presentando
i suoi programmi o le sue iniziative, spettacoli teatrali o di altro genere svolti dagli alunni,
attività di sensibilizzazione svolte dal comitato genitori, incontri con personalità della
cultura, dello sport, della scienza, ecc..).
Ogni evento di tal genere può essere finalizzato alla raccolta fondi (soprattutto se si è già
dotati di un comitato di sostegno) con pochi accorgimenti.
legare l’evento ad un progetto specifico della scuola per il quale raccogliere fondi
istituire una task force promotrice dell’evento che si incarichi di stilare liste di invitati e di
convocare alla partecipazione in modo tale da garantire una adeguata presenza
all’interno della task force coinvolgere soggetti che possano prestare beni e servizi necessari
per l’iniziativa (ad esempio: esercizi commerciali per i premi di una lotteria, o ristoratore
per il catering di una cena di raccolta fondi, una tipografia e uno studio grafico per la
elaborazione e la stampa di materiale di comunicazione, ecc..)
strutturare e rendere esplicita durante l’evento la richiesta di fondi stabilendo entità e
modalità delle donazioni e preparando apposito materiale (dépliant, cartelloni, informazioni
sul progetto da finanziare e sul fabbisogno economico, il testo di un discorso da tenere
pubblicamente ai partecipanti incentrato sulla raccolta fondi, ecc.)
fare un piano economico molto circostanziato che permetta di controllare il rapporto tra
costi e ricavi (spesso gli eventi per questa ragione non producono grandi risultati economici)
ricordarsi sempre di raccogliere nomi e cognomi e dati dei partecipanti in modo da rivolgere
loro durante l’anno altre richieste di fondi e per permettere di ringraziare coloro che donano
www.vita.it
13/20
Ecco un elenco di possibili attività pubbliche di raccolta fondi:
› Visite guidate a monumenti, mostre
› Aste di opere d’arte
› Feste in occasione di anniversari
› Feste laiche e religiose (carnevale, periodo natalizio e capodanno, ferragosto, ecc.)
› Lotteria, riffa
› Spettacoli in cui gli allievi sono organizzatori (coro, gruppo teatrale, gruppo musicale,
cineforum, ecc.)
› Spettacoli realizzati da compagnie professionali disponibili a dedicarli a scopi di raccolta
fondi (Teatro, Musica classica o leggera; cabaret; Opera, ecc.)
› Mostre personali di pittura, artigianato, scultura, fotografia, ecc.
› Serata di giochi da tavola
› Cena di gala
› Serata danzante
› Partite e/o tornei sportivi amatoriali con pubblico di parenti/amici
› Pet show
› Raduni ciclistici o Ciclopasseggiate
› Maratone
› Corsi su temi e attività di interesse generale (fotografia, pittura, computergrafica, ecc..)
utilizzando competenze del corpo docente
› Open House
› Inaugurazione di una sede o di una struttura
› Competizione di nuovi talenti (sia su materie scolastiche sia nell’ambito di altre discipline)
› Gare sportive amatoriali (maratone, tornei di tennis, calcio a 5, biliardo, ping pong, ecc.)
10. IL 5 PER 1000 ALLA SCUOLA
Il 5 per mille spesso viene usato dai contribuenti per cause sociali che hanno un impatto
diretto sulla sua comunità o che riguardino associazioni e istituzioni che operano sul
territorio e nelle quali essi sono coinvolti. La scuola da questo punto di vista ha molti punti
di forza che potrebbe far valere per l’utilizzo di tale strumento.
L’istituto scolastico, di per sé, non può partecipare al 5 per mille. Questo non vuol dire
che non possa sfruttare questa occasione di raccolta fondi che invece potrebbe riservare
sorprese molto positive. Effettivamente può partecipare al 5 per mille una Associazione che
www.vita.it
14/20
abbia la titolarità di Onlus. In tal senso è opportuno che il Comitato di genitori o di sostegno
alla scuola assuma tale identità giuridica.
Le indicazioni pratiche sono le medesime che abbiamo menzionato per la costituzione e
l’attivazione di un comitato di raccolta fondi. E’ opportuno però che una campagna per il
5 per mille, piuttosto che essere legata al sostegno in generale della scuola, sia legata al
sostegno di un progetto o di una attività specifica che dia una prospettiva concreta all’uso
dei soldi messi a disposizione dai donatori.
Il successo di una campagna 5 per mille è legata soprattutto ai seguenti aspetti:
La notorietà dell’organizzazione e dei suoi progetti presso il pubblico che viene
contattato (da questo punto di vista la Scuola non dovrebbe avere nessun
problema).
Il consenso che la causa sociale riscuote presso il largo pubblico
La prossimità, anche territoriale, dei progetti realizzati dall’organizzazione con i
contribuenti.
Un buon sistema di “distribuzione” della proposta di aderire al 5 per 1000 in modo
che sia vicino al momento della dichiarazione dei redditi e al posto in cui viene
materialmente effettuata.
L’uso del passaparola quale sistema promozionale fiduciario. In tal senso l’attivazione
di reti sociali e altri gruppi a favore della scuola possono incrementare enormemente
i risultati. Insomma, anche in questo caso, il capitale sociale e relazionale in possesso
delle persone che vivono a diverso titolo nella scuola rappresenta uno dei maggiori
punti di forza da utilizzare.
Facilitare il contribuente nel ricordare o annotare il Codice Fiscale (essenziale per
effettuare la donazione)
SI tenga conto che se in una scuola vi sono 500 alunni, pensando che per ogni
alunno si potrebbero attivare 1,5 dichiarazioni dei redditi (genitori, nonni e parenti
vicini) e sapendo che la media attuale di una singola donazione con questa modalità
è di circa 25 euro si potrebbe ipotizzare che il risultato possa essere di almeno
10.000 euro se aderisse la metà delle persone invitate a farlo!
11. DARE VITA AD UNA POLITICA DI FUNDRAISING PER LE SCUOLE
Non possiamo pensare che il fundrasing per la scuola possa crescere solo deitero la
spinta dei singoli istituti. Serve che il paese e le sue istituzioni diano vita ad una politica
www.vita.it
15/20
del sostegno dei privati per la scuola. Una politica che si proponga di creare le condizioni
affinchè la comunità sia orientata a donare e che faciliti questa azione.
Sono molte le cose che andrebbero fatte e che adeguerebbero l’Italia a paesi dove
la raccolta fondi per le scuole è molto incentivata e agevolata. Intendiamo parlare di
agevolazioni fiscali (lo stesso ex Ministro Carrozza aveva giustamente affermato che il
Governo avrebbe dovuto varare provvedimenti tali da far rientrare le scuole tra i beneficiari
del 5 per mille e prevedere un maggiore livello di detrazione o deduzione delle donazioni
effettuate a favore delle scuole. Ma non bastano politiche fiscali (che peraltro in questo
momento risultano molto difficili). Sono necessari anche altri aspetti fondamentali:
la promozione attraverso campagne di sensibilizzazione e comunicazione dei comportamenti
donativi verso le scuole;
la definizione di responsabilità specifiche per i dirigenti scolastici in merito al fundraising
una azione di formazione a tutti i livelli del personale scolastico sulle metodologie e le
tecniche di raccolta fondi, programmi di sperimentazione e raccolta di buone prassi che
facilitino l’avvio di un fundraising professionale nelle scuole e molti altri.
Appare quindi necessario che le Scuole si impegnino al livello di dirigenti, di associazioni
di lavoratori, di associazioni professionali, di provveditoriati e altre istituzioni locali della
pubblica istruzione, degli assessorati alla scuola, a definire una cornice normativa e
soprattutto una piano integrato di sviluppo del fundraising.
La crisi economica ha messo in evidenza come le istituzioni piuttosto che elaborare e attuare
politiche meramente redistributive si impegnino a dare vita a politiche generative, che si
pongano cioè l’obiettivo non di dire cosa si può fare con le poche risorse a disposizione,
ma quante risorse si debbano reperire e come per mantenere standard di qualità dei servizi
attesi dalla comunità per rispondere ai propri bisogni.
MA LE SCUOLE NON PARTONO DA ZERO.
Si fa già fundraising per le scuole in Italia (forse poco e in modo non professionale). SI
fa tanto nel mondo ( vi invitiamo a studiare un caso tra i tantissimi di come una scuola
organizza la propria raccolta fondi visitando il sito www.seattleschools.org/) e non
dobbiamo pensare che non sia possibile fare altrettanto in Italia. Bisogna solo provarci con
coraggio e passione. I casi non mancano (di successo o di insuccesso, sono comunque utili)
www.vita.it
16/20
e può essere molto utile partire da una condivisione tra il personale di diversi istituti delle
esperienze condotte. Ecco un elenco di casi dai quali trarre spunto:
I genitori dell’Istituto Galilei di Corsico (MI), nel 2011, vista la cronica mancanza di fondi che non
consentiva neanche la realizzazione di opere di manutenzione degli edifici scolastici essenziale per
il buon funzionamento della Scuola, hanno dato vita ad un comitato che si è posto come primo
obiettivo quello di raccogliere 9.000 euro attraverso una serie di attività: lotteria (più di 4.000
biglietti venduti e decine di sponsor per i premi), partecipazione a mercatini, autofinanziamento tra i
genitori, ecc.). Notizie dettagliate su https://sites.google.com/site/cgistitutogalilei/
“Noi dell’Ariberto Cavalieri”, una associazione dell’omonimo istituto di Milano, tra le altre cose ha
stabilito una serie di accordi con decine di esercizi commerciali che garantiscono sconti e promozioni
ai soci. In partica sottoscrivendo la quota di adesione si può avere diritto a sconti. Il negozio può
apporre una vetrofania per segnalare il suo impegno per la scuola. Maggiori informazioni su: http://
www.ariberto-cavalieri.blogspot.it/
L’Associazione dei genitori dell’Istituto comprensivo Cadorna di Milano organizza da anni una marcia
podistica che termina con una grande festa di fine d’anno della Scuola: occasione per raccogliere
fondi con mercatini, iniziative, ecc.. Tutto il ricavato va a finanziare i progetti scolastici sostenuti
dall’Associazione genitori. Maggiori informazioni su: http://www.istitutocadorna.it/ic/36marciadolcitre-26-maggio-2013/
L’Associazione Genitori della Muzio di Milano organizza una articolata serie di corsi pomeridiani
oltre a Campus, feste e altri momenti sociali interamente autofinanziati. Grazie a queste iniziative
(che rappresentano un’offerta aggiuntiva di servizi educativi per le famiglie) e ad una lotteria
l’Associazione riesce a sostenere in modo significativo una parte dei bisogni della scuola. Maggiori
informazioni su http://www.agmmuzio.it/
La Scuola privata Aurora Bachelet di Cernusco sul Naviglio (che ha forma di cooperativa non profit)
ha progettato la costruzione del nuovo edificio scolastico. Per raccogliere gli ingenti fondi necessari
ha anche avviato una campagna di raccolta di donazioni con lo slogan “Costruiamo un bene di tutti”.
In pratica una sorta di “azionariato popolare”. E’ stato chiesto di sottoscrivere una quota di 500 euro
(sia a singole persone, sia a classi o gruppi di persone che si sono attivati per raccoglierli) oltre ad
aver attivato un’iniziativa di copromozione con numerosi servizi commerciali dove effettuare acquisti:
una percentuale delle vendite dei negozi è stata destinata al fondo per la costruzione della scuola.
Maggiori informazioni su: http://nuovascuola.aurorabachelet.it/
www.vita.it
17/20
Il Comitato genitori Santa Maria di Sala (VE) organizza tutti gli anni un mercatino di prodotti genuini
realizzati in casa dai genitori stessi che insieme al mercatino dei libri usati permette di costituire
un fondo a sostegno delle attività scolastiche del Comune. Maggiori informazioni su http://www.
comitatogenitorisala.it/
Un gruppo di genitori della Scuola Bindi di Giulianova (TE) ha organizzato una grande festa dal titolo
“mamme in scarpetta, papà in forchetta” giocando sullo scambio dei ruoli dei genitori per richiamare
l’attenzione delle famiglie sull’importanza di sostenere le scuole. Il ricavato è servito per acquistare
lavagne interattive per la scuola. Maggiori informazioni su: http://ilcentro.gelocal.it/teramo/
cronaca/2013/05/12/news/i-genitori-del-lido-raccolgono-fondi-per-aiutare-le-scuole-1.7051927
Il Comitato Genitori TVB della scuola elementare Quaquarelli di S. Giovanni in Persiceto (BO),
per contribuire alla ricostruzione delle scuole colpite dal terremoto ha dato vita, con grandissima
fantasia, ad una serie di eventi e iniziative tra le quali segnaliamo: la realizzazione di kit per il disegno
artistico e altre attività didattiche (grazie alla collaborazione di aziende che hanno fornito il materiale
a titolo gratuito) , la organizzazione di un corso di inglese per bambini, la realizzazione di magliette
con il logo della Scuola e tante altre occasioni di raccolta fondi messe a disposizione di associazioni,
teatri, negozi, ecc. il cui ricavato è servito a creare un fondo di ben 140.000 euro. Maggiori
informazioni su http://tvbq.wordpress.com/
http://www.radiomamma.it/ ha pubblicato una interessante (per quanto non esaustiva) guida per il
fundraising ad uso dei comitati genitori, http://www.officinagenitori.org dove c’è una chat attraverso
la quale i genitori si scambiano consigli su come fare a raccogliere fondi,
Un gruppo di genitori e insegnanti dell’elementare statale Buonarroti di Monza ha deciso di provare
a trovare fondi e si è rimboccato le maniche. Chiedendo fondi alle aziende disponibili a dare un
contributo; privati che diventano sponsor della scuola pubblica. L’iniziativa si chiama Prodotto Futuro
ed è rivolta alle aziende del territorio, ma anche a quelle nazionali, che intendono contribuire a
mantenere alti gli standard dei servizi scolastici. Sono i genitori ad andare “porta a porta” alla ricerca
di fondi e a promuovere l’iniziativa. I soldi vengono versati all’istituto e l’azienda deve indicare con
precisione il progetto cui sono destinati, solo così il contributo è deducibile dalle tasse. “In cambio le
aziende ottengono visibilità sul sito dell’associazione di genitori e possono accedere ad altre forme
di pubblicità nella scuola e durante gli eventi e le attività sponsorizzate. http://tg24.sky.it/tg24/
cronaca/2011/02/18/riforma_gelmini_tagli_scuola_universita_monza_sponsor_privati.html
www.vita.it
18/20
L’iniziativa Insieme per la Scuola nasce dalla collaborazione tra il CO.GE, gruppo di lavoro ministeriale
che sviluppa modelli di efficienza organizzativa e di autofinanziamento per le scuole, supportato dal
Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e il gruppo Conad, una della maggiori aziende
italiane della grande distribuzione.
l’iniziativa si pone l’obiettivo di fornire materiale didattico e attrezzature informatiche e multimediali
in forma gratuita alle scuole che si iscriveranno al programma. Bambini e ragazzi sono coinvolti
dall’aspetto ludico della raccolta. Le famiglie e tutta la comunità hanno così un’opportunità in più per
sostenere la Scuola, semplicemente facendo la spesa nei punti vendita del gruppo. In pratica ogni
10€ di spesa effettuata nei punti vendita del gruppo i consumatori riceveranno un pacchetto di carte
da gioco “contenenti anche 1 buono “Insieme per la scuola”. I bambini, i ragazzi e le loro famiglie
potranno consegnare i Buoni raccolti alla scuola che desiderano premiare: ogni scuola, grazie a questi
buoni potrà scegliere all’interno di un catalogo il materiale didattico e le attrezzature informatiche e
multimediali che riceverà a titolo gratuito. www.insiemeperlascuola.it
Una analoga iniziativa è stata messa in atto dal gruppo Despar che attraverso il sistema di raccolta
punti fedeltà, prevede che tali punti possano essere utilizzati per dotare la scuola di alcune
attrezzature da scegliere all’interno di un catalogo. www.stickermania.despar.it/
Vi sono anche casi di tradizionale filantropia di imprenditori (siamo a cavallo in questo caso tra il
fundraising dalle aziende e quello delle fondazioni). Ne è un esempio la costruzione del nuovo edificio
della Scuola di Casette d’Ete in provincia di Fermo sostenuta interamente da Diego della Valle insieme
ad alcuni suoi familiari, operando attraverso la Fondazione Della Valle. “E’ un modo per dare una
mano - ha dichiarato Della Valle durante l’inaugurazione, “è necessario che gli imprenditori svolgano
un ruolo di tutoraggio nei loro paesi, sul territorio. Non credo di aver fatto niente di eccezionale,
faccio quello che fa parte delle nostre tradizioni, quello che mi hanno insegnato, cioè di ridare agli
altri un po’ di quello che hai avuto’’. Come imprenditore - ha aggiunto - vuol dire ‘’tenere conto di chi
sta meno bene di noi’’. Non bisogna essere Della Valle per fare gesti importanti. Di recente Salvatore
Russo, alto funzionario dell’Istat nativo di Sorrento, ha lasciato in testamento 5 milioni di euro agli
studenti del locale liceo scientifico Gaetano Salvemini.
La già citata scuola “non profit” Aurora Bachelet ha lanciato una campagna per la costruzione del
nuovo edificio che ha coinvolto una rete di commercianti locali che già da un anno hanno deciso
di destinare una parte del ricavato delle vendite in un determinato periodo dell’anno alla scuola.
In pratica le famiglie degli alunni, i sostenitori e gli amici della scuola ottengono dalla cooperativa
Aurora che la gestisce una card con la quale effettuare acquisti presso gli esercizi commerciali
che hanno aderito alla campagna. Non si tratta di ottenere sconti (che intanto i commercianti
www.vita.it
19/20
applicherebbero a chiunque….) ma di indicare con questa card al commerciante di destinare una parte
del prezzo pagato per gli acquisiti a sostenere la costruzione della Scuola. Consegnando gli scontrini
alla scuola, questa potrà stilare un particolareggiato estratto conto sulla base del quale richiedere
la donazione da parte dei commercianti. La cooperativa mette in evidenza che questo sistema non
solo dà ottimi risultati di raccolta fondi ma è un potente strumento per rinsaldare i legami di stima
e di collaborazione civile all’interno della comunità di Cernusco sul naviglio. http://nuovascuola.
aurorabachelet.it/
Tanti gli esempi di donazioni o sponsorizzazioni in beni. E’ il caso ad esempio della scuola elementare
di Torricella Nord (Roma) che ha potuto ottenere gli arredi per le classi da Ikea in cambio della
citazione del marchio sui mobili stessi. La scuola Thouar-Gonzaga di Milano ha ottenuto gratis
materiali per il rinnovo dell’edificio esponendo all’esterno della scuola striscioni con il nome delle
ditte fornitrici. Stessa cosa ha fatto l’Istituto superiore Carlo dell’Acqua di Legnano che con analoga
iniziativa è riuscita a farsi donare il restauro di un affresco, per un valore di 20.000 euro.
Massimo Coen Cagli
È direttore scientifico della Scuola di Roma Fund-raising.it
È stato uno dei primi teorici e divulgatori della disciplina in Italia e promotore di un approccio sociologico al fundraising che
vede in esso uno strumento di economia sociale che la società civile pratica per la costruzione e il rafforzamento della comunità
civile e la creazione di forme innovative di welfare sociale.
Fund-raising.it
Scuola di Roma Fund-raising.it
È una delle principali agenzie italiane di formazione, consulenza sul fundraising per organizzazioni non profit e per “i beni
comuni” ma è anche una scuola di pensiero sul fundraising e quindi impegnata nella ricerca e progettazione di politiche
pubbliche e sociali di sviluppo della raccolta fondi nel contesto della ricostruzione del welfare di comunità.
www.vita.it
20/20