"L`uomo: creatore di se stesso?" Nota della Conferenza Episcopale

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"L`uomo: creatore di se stesso?" Nota della Conferenza Episcopale
"L’uomo: creatore di se stesso?"
Nota della Conferenza Episcopale Tedesca
sulle questioni di tecnologia genetica e biomedicina
”La progressiva scoperta del codice genetico e le conoscenze sempre più dettagliate
sull’ordinamento del genoma segnano un progresso delle conoscenze scientifiche che suscita
un giustificato stupore”. 1 Grazie alle conoscenze nel campo delle biotecnologie, soprattutto
della genetica umana e della biomedicina, la vita umana viene vista sotto una nuova luce.
Nella Repubblica federale tedesca si è scelto l’anno 2001 come ”Anno delle scienze della
vita”. In quest’anno tutte le forze sociali sono invitate a riflettere in modo particolare sulla
peculiarità e sulle conseguenze di queste scienze. Alle scienze della vita appartengono, fra
l’altro, le scienze biologiche, con le scienze agrarie e la bioinformatica, la biomedicina e la
farmacologia. Le scienze della vita suscitano molte attese, speranze e paure. Esse allargano le
nostre conoscenze sull’uomo. Fanno sperare in nuove possibilità di diagnosi e guarigione di
gravi malattie o di alleviamento delle loro conseguenze. Ma le nuove conoscenze richiedono
un’attenta valutazione della responsabilità etica del loro uso. Già attualmente la scienza e la
tecnica della natura hanno perso agli occhi di molte persone lo smalto delle loro promesse e la
loro innocenza morale. L’attuale discussione si basa su queste diverse esperienze e viene
quindi portata avanti con una certa asprezza.
Noi vescovi entriamo in questa discussione poiché le richieste che ci vengono rivolte
evidenziano l’insicurezza di molte persone e la loro attesa di un orientamento a partire dalla
fede cristiana. Infatti, correttamente inteso, il concetto di scienze della vita comprende non
solo la ricerca naturalistica in senso stretto, ma anche i ricchi contributi per la comprensione
della vita offerti da religione, antropologia, scienza della cultura, filosofia ed etica. La fede e
la teologia, nonché le tradizioni etiche, offrono prospettive degne di attenzione per 1’attuale
discussione, poiché condensano ampie conoscenze e profonde esperienze di vita riguardo al
modo di approcciarsi al mondo e a una sua configurazione che sia utile alla vita; conoscenze
ed esperienze, queste, che offrono chiari criteri di giudizio per le scienze della vita.
In questa dichiarazione non possiamo affrontare tutti i temi e problemi delle scienze della vita.
Sull’aborto e sull’aiuta a morire ci siamo espressi già molte volte. 2 La vita umana è sacra e
non se ne può liberamente disporre, né al suo inizio né alla sua fine. L’aborto e l’eutanasia
saranno anche nei prossimi anni oggetto di dibattiti etici e politici. Qui vorremmo affrontare
1
GIOVANNI PAOLO II, Discorso all’Assemblea plenaria della Pontificia accademia delle scienze, 28.10.1994;
L’Osservatore romano (D) 24(1994) 46, 7-8; qui 7.
2
Tra gli altri si vedano Menschenwürde und Menschenrechte von allem Anfang an, 1996 (Die deutschen
Bischöfe, 57); Menschenwürdig sterben und christlich sterben / Schwerstkranken und Sterbenden beistehen / Die
Hospizbewegung / Im Sterben: Umfangen vom Leben,1996 (Die deutschen Bischöfe, 47).
soprattutto i problemi derivanti dalle tecniche di riproduzione, soprattutto dalla clonazione e
dalla decodificazione del genoma umano, e proporre un aiuto a livello di orientamento etico. 3
Riteniamo che le possibilità offerte dalle scienze della vita scuotano i valori fondamentali
della nostra società. Per questo è indispensabile familiarizzare in maniera complessiva con le
nuove conoscenze e con le loro conseguenze, ma anche discutere ed evidenziare i limiti etici
imposti alla loro utilizzazione. La domanda centrale riguarda il modo in cui si possono usare
per il bene integrale dell’uomo le nuove possibilità offerte dalle scienze della vita, e il modo
in cui si può impedire efficacemente il toto abuso. 4
L’insicurezza e le perplessità circa la valutazione e valorizzazione delle conoscenze delle
scienze della vita dipendono anche dallo scontro, in una società pluralistica, fra diverse
concezioni dell’uomo. Poiché la domanda sull’uomo è sempre anche una domanda religiosa o
di concezione della realtà vorremmo indicare brevemente la nostra comprensione dell’uomo e
rendere così più comprensibili le nostre successive considerazioni.
La visione biblica dell’uomo
La Chiesa ritiene che il compito biblico affidato da Dio all’uomo nei riguardi della creazione
e della cultura – ”soggiogate la terra” (Gen°1,28), ”coltivatela e custoditela” (Gen°2,15) –
valga anche per valutare le attuali possibilità di intervento da parte dell’uomo. La natura non è
intangibile; essa può e deve essere trasformata dall’uomo. Altrimenti l’uomo si troverebbe
completamente inattivo e impotente di fronte alla natura. Un segno distintivo dell’uomo come
essere culturale è la sua partecipazione alla configurazione del creato; egli lo trasforma
mediante l’uso della ragione e se ne serve responsabilmente.
Secondo la fede ebraico-cristiana Dio ha creato l’uomo a sua immagine. Perciò la vita
dell’uomo è più di un qualsivoglia dato biologico. Ed è anche più di una cosa di cui si possa
disporre a piacimento. Poiché Dio ha creato l’uomo a sua immagine, la sua vita è sacra.
L’uomo non può disporre liberamente della vita; poichè tutti gli uomini sono sotto la
protezione di Dio, nessuno di loro può violare la vita del proprio simile.
Non essendo un prodotto casuale e non essendosi fatto da solo, l’uomo non esiste in
un’autonomia assoluta. Come creatura finita, non può garantire né se stesso né il senso e il
valore della sua vita. Egli vive all’interno di limiti prestabiliti, che non può oltrepassare. Sulla
creazione dell’uomo a immagine di Dio si basa anche la sua dignità. Ciò significa che egli è
amato e accettato incondizionatamente da Dio, prima e indipendentemente da tutte le sue
3
Cf. GIOVANNI PAOLO II. Nel rispetto dei diritti umani il segreto della pace vera, messaggio per la celebrazione
della giornata della pace, 1.1.1999, n. 4; Regno-doc. 1,1999,2: ”Dai recenti sviluppi nel campo dell’ingegneria
genetica emerge una sfida che suscita profonde inqietudini. Perché la ricerca scientifica in questo ambito sia al
servicio della persona, occorre che l’accompagni al ogni stadio l’attenta riflessione etica, che ispiri adeguate
norme giuridiche a salvaguardia dell’integrità della vita umana. Mai le vita può essere degradata a oggetto”.
4
Cf. CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, istruzione Donum vitae sul rispetto della vita umana
nascente e la dignità della procreazione, 10.3.1987, introduzione, n. 3; EV 10/1160ss.
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realizzazioni, da tutte le sue capacità e incapacità. La dignità dell’uomo è quindi inviolabile e
spetta a ogni uomo, indipendentemente dalla valutazione altrui o dalla propria
autovalutazione: al nato e al non nato; al sano e al malato; al disabile e al morente. Noi
cristiani crediamo che Dio garantisce il valore e il senso di ogni essere umano. Quale senso e
valore abbia la vita, l’uomo può farselo dire unicamente da Dio e accoglierlo credendo. In
Gesù Dio stesso condivide il destino dell’uomo nella gioia e nella speranza, nell’insuccesso e
nella sofferenza, fino nell’inevitabilità della croce e della morte. Egli è anche accanto
all’uomo che non può più fare nulla, all’uomo che viene misconosciuto, all’uomo che agli
occhi degli uomini fallisce, all’uomo che è legato al destino della sua malattia o
menomazione, all’uomo che muore. Risuscitando Gesù dalla morte, Dio ha dato a noi cristiani
la certezza che egli rimane fedele anche a noi e che non ci abbandona nella sofferenza e nella
morte. La fede nella risurrezione e la speranza nella redenzione gettano quindi una nuova luce
sui problemi della biomedicina. Nonostante il dolore, la malattia e la menomazione, la
sofferenza e la morte non sono un destino privo di senso, ma possono essere vissuti e accettati
come parte della nostra vita. 5
L’immagine biblica dell’uomo, e soprattutto la dignità dell’uomo costituiscono il quadro
dell’azione umana. Anche le motivazioni non teologiche inducono a riconoscere che la dignità
dell’uomo gli spetta già semplicemente in forza del suo essere uomo e precede ogni norma
giuridica. In questo senso il principio della dignità dell’uomo, nel quale è pure radicata
1’inviolabilità della sua esistenza fisica, costituisce anche il fondamento della nostra
Costituzione democratica.
Ma occorrono ulteriori considerazioni per stabilire in che modo si debba agire in un caso
concreto. Al riguardo, si tratta anzitutto di giustificare gli scopi – è moralmente giustificabile,
o meno, ciò che si vorrebbe raggiungere? –. Poi, di valutare i mezzi – la via attraverso la quale
si vuole raggiungere il fine è moralmente praticabile? –. Infine, cosa molto importante, di
valutare anche le conseguenze dell’azione genetica – quali vantaggi ci si possono aspettare,
quali danni si devono temere?
Il progetto del genoma umano
Dal 26 giugno 2000 il genoma umano è considerato decodificato. Ma questa pietra miliare
della ricerca è anzitutto una costruzione digitale, un testo composto a partire dalle lettere A,
G, C e T. Occorrerà ancora un certo tempo prima che i ricercatori possano anche comprendere
e tradurre in pratica ciò che hanno letto, e possano riconoscere le rispettive funzioni in quanto
tali e nella loro azione congiunta.
5
Cf. GIOVANNI PAOLO II, lett. ap. Salvifici doloris sul significato cristiano del dolore umano, 11.2.1984; EV
9/620ss.
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Il progetto del genoma aiuta a comprendere meglio il fenomeno della vita e lo sviluppo
dell’individuo. Ci si aspettano anche diagnosi più mirate, poiché molte malattie sono
influenzate da fattori genetici. Già ora in Germania si offrono test genetici per oltre cento
malattie. Con il loro aiuto si possono scoprire non solo malattie esistenti, ma anche
predisposizioni a malattie che si manifesteranno con una certa probabilità in futuro.
Al riguardo, occorre rendersi conto che allo stato attuale delle cose si possono guarire solo
pochissime malattie ereditarie. Che uso fare delle conoscenze su una malattia a proposito
della quale non si sa con certezza se si manifesterà o meno o su una malattia ancora
inguaribile? Una situazione del genere può essere insopportabile. In ragione di ciò, la
possibilità di saperne di più sul proprio patrimonio genetico deve rimanere un’offerta, e la
singola persona non può essere costretta a sottoporsi a determinati test. Il ”diritto a non
sapere” come componente del diritto fondamentale all’autodeterminazione nei riguardi delle
informazioni fa parte dei diritti della persona sanciti a livello costituzionale. Per poter
inquadrare in modo significativo il risultato di un test genetico e comprenderne le
conseguenze, occorre assicurare, prima e dopo il test vero e proprio, accanto a una consulenza
medica dettagliata anche una consulenza orientata ai valori da parte di persone esperte.
Trattandosi di dati sanitari estremamente personali, i dati genetici devono essere protetti da
sguardi indiscreti e non autorizzati. Pur non essendo radicalmente vietati, occorre sempre
chiarire i problemi collegati a questi test genetici. Di fronte al pericolo di ridurre l’uomo alla
sua componente biologica, noi affermiamo che l’uomo e più della somma dei suoi geni.
La concezione deterministica, che riduce 1’uomo unicamente al suo patrimonio genetico,
disconosce ad esempio il suo radicamento sociale e il suo coinvolgimento emotivo, la sua
libertà e la sua responsabilità riguardo alla condotta di vita. 6
Diagnostica genetica
Finora i test genetici vengono usati soprattutto nella diagnostica prenatale. Si offre alle donne
incinte, per le quali esiste un determinato rischio, la possibilità di sapere se l’embrione che
cresce nel grembo della madre presenta una qualche malattia o malformazione. Nella maggior
parte dei casi si può pronosticare la nascita di un bambino sano, esente da ciò che il test
intende appurare. In alcuni casi c’è la possibilità di avviare una terapia già prima della nascita
o immediatamente dopo la nascita. Ma spesso, quando si scopre una malattia o una
malformazione, l’embrione viene abortito. Questa soluzione è moralmente inammissibile. È
ovvio che i genitori desiderano un bambino sano, ma questo non deve indurre a rifiutare e
uccidere i bambini malati. Perciò i genitori dovrebbero riflettere in anticipo sui conflitti ai
6
Cf. GIOVANNI PAOLO°II, ”Genoma umano: personalità umana e società del futuro”, IV Assemblea generale
della Pontificia accademia per la vita, 24.2.1998; Regno-doc. 9,1998,306.
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quali può esporli una diagnostica prenatale. Di tali conflitti bisogna tenere conto nella
consulenza genetica. 7
Un nuovo uso della diagnostica genetica è quella che precede 1’impianto. Con questa
diagnostica si ricercano eventuali malformazioni ereditarie dell’embrione coltivato in vitro, la
cui esistenza come uomo inizia con l’unione della cellula dell’ovulo e della cellula dello
sperma. Solo se risulta geneticamente sano al test l’embrione viene allora trasferito nell’utero
della donna, mentre se presenta una qualche malformazione viene distrutto. La natura etica
della diagnostica che precede 1’impianto è del tutto diversa rispetto a quella della succitata
diagnostica prenatale. Essa tende, da ogni punto di vista e a priori, alla selezione della vita
umana e va quindi decisamente rigettata sul piano morale.8 Perciò, si deve continuare a
vietarla in Germania.
I test genetici sui neonati sono giustificati solo quando attraverso di essi si possono
tempestivamente scoprire, prevenire e trattare gravi malattie. Bisogna trattenersi o rinunciare
alla diagnostica genetica di quelle malattie che non possono essere curate. Infatti, in certe
situazioni, al portatore di possibili malattie ereditarie sono precluse molte opportunità, per
esempio a livello di istruzione, ricerca del lavoro, professione o persino matrimonio. Quando
queste decisioni fondamentali riguardo alla propria vita vengono prese da altri, si minaccia
l’autonomia del bambino in un modo incompatibile con la sua dignità umana. Mediante
l’imposizione della conoscenza genetica lo si priva della sua serenità nei riguardi del futuro.
Nel quadro delle ricerche sull’idoneità sanitaria prima della firma di un contratto di lavoro
non si possono pretendere dai lavoratori test genetici predittivi, sottoporli a essi o comunque
utilizzarli. Ciò serve a proteggere il lavoratore da discriminazioni a causa della sua
disposizione genetica. Ma nella scelta degli aspiranti a un posto di lavoro il datore di lavoro
può legittimamente sondare la loro attuale idoneità, anche sanitaria, per quella determinata
occupazione. In presenza di rischi sanitari derivanti da un determinato lavoro, occorre
migliorare la sicurezza del posto di lavoro e non testare la futura resistenza dell’aspirante
rispetto a quei rischi.
Allo stesso modo vanno giudicate le analisi genetiche per l’accettazione di un’assicurazione
sulla malattia o sulla vita. Anche in questo caso non si possono pretendere, eseguire o
comunque utilizzare test predittivi. Il diritto del singolo all’assistenza da parte di una
comunità solidale è da ritenersi superiore al diritto dell’assicuratore alla maggiore trasparenza
possibile, e ciò vale anche per le persone con malformazioni genetiche.
7
Cf. GIOVANNI PAOLO°II, lett. enc. Evangelium vitae sul valore e l’inviolabilità della vita umana, 25.3.1995, nn.
14 e 63; EV 14/2208-2210; 2377-2380.
8
GIOVANNI PAOLO°II, lett. ap. Novo millennio ineunte, 6.1.2001, n. 51; Regno-doc. 3,2001, 84: ”Il servizio
all’uomo ci impone di gridare, opportunamente e importunamente, che quanti si avvalgono delle nuove
potenzialitá della scienza, specie sul terreno delle biotecnologie, non possono mai disattendere le esigenze
fondamentali dell’etica, appellandosi magari a una discutiblile solidarietà, che finisce per discriminare tra vita e
vita, in spregio della dignità propria di ogni essere umano”.
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Terapia genetica
La crescente conoscenza delle cause genetiche delle malattie conduce a una nuova concezione
terapeutica: curare la malattia direttamente all’origine, cioè a livello dei geni difettosi, o
impedire, mediante l’eliminazione della causa della malattia, che essa si manifesti. Qui
parliamo della terapia genetica, nella quale si distingue fra terapia genetica somatica e terapia
germinale. La terapia genetica somatica viene praticata sulle cellule somatiche e la guarigione
riguarda solo la persona trattata e non anche i suoi discendenti. Come nel caso delle terapie
convenzionali si deve tener conto della sicurezza del metodo, della salvaguardia della
proporzionalità e del consenso informato e libero del paziente.
Per eliminare un difetto genetico ereditario non solo nella persona direttamente trattata ma
anche in tutti i suoi discendenti, occorre intervenire direttamente sull’embrione, cioè sulle
cellule dell’ovulo o dello sperma o sull’ovulo fecondato. Questa terapia germinale è da
escludersi soprattutto per tre ragioni: primo, il metodo attuale non è ancora maturo per essere
applicato all’uomo, per cui il rischio è troppo elevato; secondo, per 1’ulteriore sviluppo di
questa terapia occore una ricerca che distrugge gli embrioni; terzo, c’è il rischio di abuso nella
riproduzione umana, poiché oggi nessuno è in grado di delimitare sufficientemente il concetto
di malattia o di stabilire una tale delimitazione.
Clonazione
La guarigione di malattie che finora potevano essere solo alleviate viene perseguita anche con
la cosiddetta ”clonazione terapeutica”. Ma in questo caso 1’aggettivo ”terapeutico” è
fuorviante. A prescindere dal fatto che ancora non si sa se, e se sì, quando si possa giungere a
guarire delle malattie in questo modo, la strada per la quale si vuole raggiungere lo scopo è
eticamente insostenibile. Infatti, essa richiede la produzione di embrioni umani mediante la
clonazione e questi ultimi servono solo come materia prima per il prelievo di cellule staminali
embrionali. Al riguardo non si può trascurare il fatto che, attraverso la clonazione terapeutica,
la vita umana, che è sempre al tempo stesso vita personale e vita voluta da Dio, 9 viene
degradata a semplice magazzino di parti di ricambio. Anche l’utilità medica non può
giustificare alcun intervento sulla vita umana che metta in discussione l’inviolabile dignità di
questa vita. In tal caso, si devono seguire le chiare indicazioni circa la possibilità di
raggiungere i succitati scopi terapeutici anche per altre vie: per esempio, mediante il prelievo
di cellule staminali dal corpo dell’uomo adulto (cellule staminali adulte).
9
Cf. CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, istruzione Donum vitae, I,1; EV 10/1178:
”L’essere umano va rispettato e trattato come una persona fin dal suo concepimento e, pertanto, da quello stesso
momento gli si devono riconoscere i diritti della persona, fra i quali anzitutto il diritto inviolabile di ogni essere
umano innocente alla vita”. Cf. anche PONTIFICIA ACCADEMIA PER LA VITA, Dichiarazione sulla produzione e
l’uso scientifico e terapeutico delle cellule staminali embrionali umane, 25.8.2000; Regno-doc. 15,2000,467ss.
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Dalla clonazione terapeutica va distinta la cosiddetta clonazione riproduttiva, cioè l’integrale
produzione della copia genetica di un uomo già esistente. 10
Ciò è vietato soprattutto per due motivi. Mediante la procedura della produzione si priva il
clone dell’unione altrimenti normale del gene materno e del gene paterno. Inoltre, l’embrione
viene strumentalizzato. Non viene prodotto in ragione e a motivo di se stesso, ma per
determinati scopi, come mezzo al fine, per esempio come copia di un essere umano ritenuto
particolarmente desiderabile, forse di un famoso contemporaneo, oppure come magazzino di
parti di ricambio per le donazioni di organi. Questa procedura viene giustamente vietata a
livello mondiale. Bisogna opporsi decisamente alle poche voci che da qualche tempo
insorgono contro questo divieto in campo scientifico.
Medicine
Per quanto riguarda la produzione di medicine la tecnologia genetica viene a coprire una
lacuna, dal momento che per altre vie non si possono produrre certe medicine o si possono
produrre solo con maggior dispendio di risorse, minore sicurezza e purezza. Dal punto di vista
della protezione della salute, eticamente obbligatoria, sarebbe irresponsabile rinunciare alle
nuove possibilità di produzione di medicine offerte dalla tecnologia genetica. La produzione
di alcune medicine attraverso la tecnologia genetica non sminuisce 1’importanza di altri
elementi base per i medicinali. Anch’essi continuano a essere giustificati nel trattamento dei
malati.
Brevetti sulla vita
Una questione specifica della tecnologia genetica è la brevettazione. Brevetti sono diritti di
protezione per scoperte e realizzazioni. Chi crea qualcosa di nuovo deve poterne ricavare
un’utilità e un guadagno. Ma è discutibile se si possono trasferire nell’ambito della natura
vivente i principi del diritto classico in materia di brevetti, principi che sono stati sviluppati
nel XIX secolo e applicati a materie inanimate. Gli organi, i tessuti, le cellule e i geni non
vengono inventati dall’uomo, ma trovati nel creato. Noi partiamo dal principio secondo cui la
vita in quanto tale appartiene a tutti e non può essere brevettata. Gli esseri viventi e le loro
parti non sono brevettabili, anche se presentano mutazioni biotecnologiche. Sono brevettabili
solo le conoscenze relative alle funzioni negli esseri viventi così modificati, nonché le
procedure mediante le quali si possono produrre esseri viventi modificati.
10
Cf. PONTIFICIA ACCADEMIA PER LA VITA, Riflessioni sulla clonazione del prof. Juan De Dios Vial Correa,
mons. Elio Sgreccia, OR (D) 27(1997) 36, 9-11.
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L’uomo deve assumere le proprie responsabilità
Il potenziale della tecnologia genetica, di cui qui si parla, causa negli uni un’euforia di
fattibilità e negli altri un totale rifiuto. Sono due atteggiamenti ugualmente errati. Occorre
sostenere gli obiettivi e i metodi eticamente giusti della tecnologia genetica, individuare i suoi
falsi obiettivi, e non credere a tutto ciò che essa promette, né fare tutto ciò che essa consente
di fare. Sono necessari sensibilità e un ulteriore sviluppo della competenza morale.
Soprattutto occorre rispettare la dignità dell’uomo, i diritti fondamentali alla vita e
all’integrità fisica, nonché i diritti all’autodeterminazione e alla personalità, e promuovere
così una cultura della vita.
L’atteggiamento del cristiano nei riguardi dei vari ambiti di utilizzo della tecnologia genetica
può spaziare dall’accettazione alla vigilanza, alla perplessità, all’opposizione.
Salutiamo con favore la disponibilità dei politici e degli scienziati a sottoporre all’opinione
pubblica le tematiche affrontate in questo testo. Ma la riuscita di questa discussione
presuppone anche un’adeguata informazione di coloro che vi prendono parte sui risultati e i
limiti di un tale processo. Mettiamo in guardia dal credere di poter chiarire tali questioni con
decisioni prese a maggioranza. Non si può disporre della dignità dell’uomo, essa precede il
potere dello stato e lo vincola (art. 1 della Legge fondamentale della Repubblica federale
tedesca). Il valore della vita umana, dal suo inizio fino alla sua fine, è uno di quei dati sui
quali non si può votare. Lo dice anche la nostra Costituzione (art. 19,2 della Legge
fondamentale).
In questa discussione a livello di società non si deve sorvolare sulla riflessione sull’uomo
stesso. Inoltre, deve risultare chiaramente che le ragioni economiche non sono sufficienti per
fare strada a una determinata ricerca eticamente insostenibile o alle procedure eticamente
problematiche. A volte, dietro varie ricerche e alcuni sviluppi nel campo della tecnologia
genetica si nascondono anche ingenti interessi economici che possono condurre a uno
sfruttamento e utilizzo industriale dell’uomo.
Facciamo appello ai ricercatori impegnati in questo campo affinché non perdano di vista la
prospettiva del servizio all’uomo. Il ricercatore ha il dovere di verificare responsabilmente le
opportunità e i rischi dell’oggetto della sua ricerca, di valutarne accuratamente le conseguenze
e di rendere coscienziosamente conto delle proprie azioni.
Si sollecita il parlamento a tener conto, mediante opportune leggi, della complessità, dei
rischi, delle conseguenze future e delle implicazioni etiche della tecnologia genetica.
La fede cristiana ci preserva dalle fantasie di fattibilità e salvezza collegate alle conoscenze
scientifiche e alle realizzazioni tecniche. Ci preserva anche dall’accettazione di obiettivi
moralmente pericolosi e dall’uso di mezzi moralmente falsi. Secondo l’enciclica Fides et ratio
fede e ragione sono le ”ali” della saggezza pratica. 11 Ciò che noi accettiamo nella fede resta
11
Cf. GIOVANNI PAOLO II, lett. enc. Fides et ratio, 14.9.1998; Regno-doc. 19,1998,593ss.
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aperto alle ragioni razionali. Nella fede dobbiamo combattere ciò che è falso secondo la
ragione morale e accettare ciò che è buono e giusto. Tutti coloro che nella Chiesa e nella
società hanno il dovere di chiarire e rendere maggiormente comprensibili i problemi qui
affrontati sono invitati ad accompagnare responsabilmente il progresso delle scienze della
vita.
Augsburg, 7 marzo 2001.
I VESCOVI TEDESCHI
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