nyamilima - Chierici Regolari Minori

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nyamilima - Chierici Regolari Minori
NYAMILIMA
Missioni Caraccioline
Periodico quadrimestrale di informazione religiosa missionaria dell’Ordine dei Chierici Regolari Minori
ANNO XXVI - N. 2 - NOVEMBRE 2015
Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro: Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale
D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n°46) art.1, comma 2 - DCB Roma.
S. FRANCESCO CARACCIOLO
DALLA PARTE DEI POVERI
Dalla parte dei poveri non è solamente un invito a ‘schierarsi’ a favore di una categoria
«D
generale di persone, di cui magari sentiamo sempre parlare, ma senza ‘incontrarli’
veramente… E’ invece il modo di agire di Cristo stesso, che emerge dall’ascolto del Vangelo,
perché il Signore non si è mai posto ‘contro’ qualcuno, ma a fianco di tutti, camminando
insieme a coloro che incontrava, poveri, malati nel corpo e nello spirito, uomini e donne in
ricerca, delusi dalla vita… A ciascuno di essi Gesù ha offerto uno sguardo nuovo, lo sguardo
della sua Misericordia, capace di guarire ogni vita! Papa Francesco ha voluto offrire alla
Chiesa tutta un Anno Santo della Misericordia, perché “la Chiesa possa rendere più visibile la
sua Missione”, cioè l’impegno di vivere “usando la medicina della misericordia, piuttosto che
imbracciare le armi del rigore”! Ecco allora l’invito pressante ad essere “popolo di
Misericordia”, cioè uomini e donne che sanno farsi compagni di viaggio di qualunque
fratello e sorella, poveri come loro, ma uniti per accogliere il dono dell’Amore che libera il cuore»
Giornata Missionaria
Mondiale 2015
Il messaggio di
Papa Francesco
CARI FRATELLI E SORELLE,
la Giornata Missionaria Mondiale 2015
avviene sullo sfondo dell’Anno della Vita
Consacrata e ne riceve uno stimolo per la preghiera e la riflessione. Infatti, se ogni battezzato è chiamato a rendere testimonianza al
Signore Gesù annunciando la fede ricevuta in
dono, questo vale in modo particolare per la
persona consacrata, perché tra la vita consacrata e la missione sussiste un forte legame.
La sequela di Gesù, che ha determinato il sorgere della vita consacrata nella Chiesa, risponde alla chiamata a prendere la croce e andare
dietro a Lui, ad imitare la sua dedicazione al
Padre e i suoi gesti di servizio e di amore, a
perdere la vita per ritrovarla. E poiché tutta
l’esistenza di Cristo ha carattere missionario,
gli uomini e le donne che lo seguono più da
vicino assumono pienamente questo medesimo carattere.
La dimensione missionaria, appartenendo
alla natura stessa della Chiesa, è intrinseca
anche ad ogni forma di vita consacrata, e non
può essere trascurata senza lasciare un vuoto
che sfigura il carisma. La missione non è proselitismo o mera strategia; la missione fa parte
della “grammatica” della fede, è qualcosa di
imprescindibile per chi si pone in ascolto della
voce dello Spirito che sussurra “vieni” e “vai”.
Chi segue Cristo non può che diventare missionario, e sa che Gesù «cammina con lui, parla con lui, respira con lui. Sente Gesù vivo
insieme con lui nel mezzo dell’impegno missionario» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 266).
SEGUE A PAGINA 2
La Misericordia di Dio
e la vita cristiana
PAPA FRANCESCO DA QUANDO
è stato eletto vescovo di Roma e
Pastore della Chiesa Universale, ha sempre sottolineato l’immagine di Dio come un Padre
misericordioso. Una delle sue
più belle frasi: “Dio è misericordioso [...], ci aspetta con le
sue braccia aperte”.
Nell’ambito di questo atteggiamento, il Papa ha dunque
proclamato il grande Giubileo,
dedicato proprio alla misericordia di Dio. Nella Basilica San
Pietro in Vaticano, così disse :
“Cari fratelli e sorelle, ho pensato a come la Chiesa possa
rendere più evidente la sua missione di essere testimone della
misericordia. È un cammino
che inizia con una conversione
spirituale. Per questo ho deciso
di indire un Giubileo straordinario che abbia al suo centro la
misericordia di Dio [...] questo
anno santo inizierà nella prossima solennità dell’Immacolata
Concezione [l’8 dicembre
2015] e si concluderà il 20 novembre del 2016, domenica di
Buon Natale
e felice
Anno Nuovo
Il cuore di tutti diventi
culla in cui Maria
possa deporre il suo
Figlio Gesù
per essere adorato
e contemplato
(San Giovanni Paolo II)
Nostro Signore Gesù Cristo, Re
dell’universo e volto vivo della
misericordia del Padre”. Spiegando, il Pontefice ha voluto
che il giubileo sia per “la promozione della nuova evangelizzazione, [...] e la nuova tappa
del cammino della chiesa nella
sua missione di portare a ogni
persona il vangelo della misericordia”. Ma per contemplare il
vero volto misericordioso di
Dio è necessario accoglierlo
come lo rivela la Sacra Scrittura.
Nell’Antico testamento troviamo il termine “Hesed” per
indicare l’agire di Dio volto a
soccorrere l’uomo che nel peccatorompe l’alleanza con Dio.
P. JEAN BAPTISTE KAMBERE
SEGUE A PAGINA 3
NYAMILIMA
pag. 2
N. 2 - Novembre 2015
segue dalla prima pagina / Il messaggio di Papa Francesco
La missione è passione per Gesù
Cristo e nello stesso tempo è passione per la gente. Quando sostiamo in
preghiera davanti a Gesù crocifisso,
riconosciamo la grandezza del suo
amore che ci dà dignità e ci sostiene;
e nello stesso momento percepiamo
che quell’amore che parte dal suo
cuore trafitto si estende a tutto il
popolo di Dio e all’umanità intera; e
proprio così sentiamo anche che Lui
vuole servirsi di noi per arrivare
sempre più vicino al suo popolo
amato (cfr ibid., 268) e a tutti coloro
che lo cercano con cuore sincero.
Nel comando di Gesù: “andate”
sono presenti gli scenari e le sfide
sempre nuovi della missione evangelizzatrice della Chiesa. In essa tutti
sono chiamati ad annunciare il Vangelo con la testimonianza della vita;
e in modo speciale ai consacrati è
chiesto di ascoltare la voce dello
Spirito che li chiama ad andare verso le grandi periferie della missione,
tra le genti a cui non è ancora arrivato il Vangelo.
Il cinquantesimo anniversario del
Decreto conciliare Ad gentes ci invita a rileggere e meditare questo
documento che suscitò un forte
slancio missionario negli Istituti di
vita consacrata. Nelle comunità
contemplative riprese luce ed eloquenza la figura di santa Teresa di
Gesù Bambino, patrona delle missioni, quale ispiratrice dell’intimo
legame della vita contemplativa con
la missione. Per molte congregazioni religiose di vita attiva l’anelito
missionario scaturito dal Concilio
Vaticano II si attuò con una straordinaria apertura alla missione ad gentes, spesso accompagnata dall’accoglienza di fratelli e sorelle provenienti dalle terre e dalle culture
incontrate nell’evangelizzazione,
tanto che oggi si può parlare di una
diffusa interculturalità nella vita
consacrata. Proprio per questo è
urgente riproporre l’ideale della
missione nel suo centro: Gesù Cristo, e nella sua esigenza: il dono
totale di sé all’annuncio del Vangelo. Non vi possono essere compromessi su questo: chi, con la grazia
di Dio, accoglie la missione, è chiamato a vivere di missione. Per queste persone, l’annuncio di Cristo,
nelle molteplici periferie del mondo,
diventa il modo di vivere la sequela
di Lui e ricompensa di tante fatiche
e privazioni. Ogni tendenza a deflettere da questa vocazione, anche se
accompagnata da nobili motivazioni
legate alle tante necessità pastorali,
ecclesiali o umanitarie, non si accorda con la personale chiamata del
Signore a servizio del Vangelo.
Negli Istituti missionari i formatori
sono chiamati sia ad indicare con
chiarezza ed onestà questa prospettiva di vita e di azione, sia ad essere
autorevoli nel discernimento di
autentiche vocazioni missionarie.
Mi rivolgo soprattutto ai giovani,
che sono ancora capaci di testimonianze coraggiose e di imprese
generose e a volte controcorrente:
non lasciatevi rubare il sogno di
una missione vera, di una sequela di
Gesù che implichi il dono totale di
sé. Nel segreto della vostra coscienza, domandatevi quale sia la ragione
per cui avete scelto la vita religiosa
missionaria e misurate la disponibilità ad accettarla per quello che è: un
dono d’amore al servizio
dell’annuncio del Vangelo, ricordando che, prima di essere un bisogno per coloro che non lo conoscono, l’annuncio del Vangelo è una
necessità per chi ama il Maestro.
Oggi, la missione è posta di fronte alla sfida di rispettare il bisogno
di tutti i popoli di ripartire dalle
proprie radici e di salvaguardare i
valori delle rispettive culture. Si
tratta di conoscere e rispettare altre
tradizioni e sistemi filosofici e riconoscere ad ogni popolo e cultura il
diritto di farsi aiutare dalla propria
tradizione nell’intelligenza del
mistero di Dio e nell’accoglienza
del Vangelo di Gesù, che è luce per
le culture e forza trasformante delle
medesime.
All’interno di questa complessa
dinamica, ci poniamo l’interrogativo: “Chi sono i destinatari privilegiati dell’annuncio evangelico?”.
La risposta è chiara e la troviamo
nel Vangelo stesso: i poveri, i piccoli e gli infermi, coloro che sono
spesso disprezzati e dimenticati,
coloro che non hanno da ricam-
biarti (cfr Lc 14,13-14). L’evangelizzazione rivolta preferenzialmente ad essi è segno del Regno che
Gesù è venuto a portare: «Esiste
un vincolo inseparabile tra la
nostra fede e i poveri. Non lasciamoli mai soli» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 48). Ciò dev’essere
chiaro specialmente alle persone
che abbracciano la vita consacrata
missionaria: con il voto di povertà
si sceglie di seguire Cristo in questa sua preferenza, non ideologicamente, ma come Lui identificandosi con i poveri, vivendo come loro
nella precarietà dell’esistenza quotidiana e nella rinuncia all’esercizio di ogni potere per diventare
fratelli e sorelle degli ultimi, portando loro la testimonianza della
gioia del Vangelo e l’espressione
della carità di Dio.
Per vivere la testimonianza cristiana e i segni dell’amore del Padre tra i
piccoli e i poveri, i consacrati sono
chiamati a promuovere nel servizio
della missione la presenza dei fedeli
laici. Già il Concilio Ecumenico
Vaticano II affermava: «I laici cooperino all’opera evangelizzatrice
della Chiesa, partecipando come
testimoni e come vivi strumenti della
sua missione salvifica» (Ad gentes,
41). È necessario che i consacrati
UN GESTO DI SOLIDARIETÀ
CHE NON COSTA NULLA
Siamo grati a quanti volessero devolvere
il 5x1000 nella dichiarazione dei redditi.
È sufficiente mettere il codice fiscale e
firmare. Si ricorda che tale firma non
costa nulla, ma potete aiutarci a fare tanto del bene (assistenza sanitaria, istruzione, alimentazione, vestiti).
Codice fiscale: 97490090582
missionari si aprano sempre più
coraggiosamente nei confronti di
quanti sono disposti a collaborare
con loro, anche per un tempo limitato, per un’esperienza sul campo.
Sono fratelli e sorelle che desiderano
condividere la vocazione missionaria insita nel Battesimo. Le case e le
strutture delle missioni sono luoghi
naturali per la loro accoglienza e il
loro sostegno umano, spirituale ed
apostolico.
Le Istituzioni e le Opere missionarie della Chiesa sono totalmente
poste al servizio di coloro che non
conoscono il Vangelo di Gesù. Per
realizzare efficacemente questo scopo, esse hanno bisogno dei carismi e
dell’impegno missionario dei consacrati, ma anche i consacrati hanno
bisogno di una struttura di servizio,
espressione della sollecitudine del
Vescovo di Roma per garantire la
koinonia, così che la collaborazione
e la sinergia siano parte integrante
della testimonianza missionaria.
Gesù ha posto l’unità dei discepoli
come condizione perché il mondo
creda (cfr Gv 17,21). Tale convergenza non equivale ad una sottomissione giuridico-organizzativa a
organismi istituzionali, o ad una
mortificazione della fantasia dello
Spirito che suscita la diversità, ma
significa dare più efficacia al messaggio evangelico e promuovere
quell’unità di intenti che pure è frutto dello Spirito.
L’Opera Missionaria del Successore di Pietro ha un orizzonte
apostolico universale. Per questo
ha bisogno anche dei tanti carismi
della vita consacrata, per rivolgersi al vasto orizzonte dell’evangelizzazione ed essere in grado di
assicurare un’adeguata presenza
sulle frontiere e nei territori raggiunti.
Cari fratelli e sorelle, la passione
del missionario è il Vangelo. San
Paolo poteva affermare: «Guai a me
se non annuncio il Vangelo!» (1 Cor
9,16). Il Vangelo è sorgente di gioia,
di liberazione e di salvezza per ogni
uomo. La Chiesa è consapevole di
questo dono, pertanto non si stanca
di annunciare incessantemente a tutti
«quello che era da principio, quello
che noi abbiamo udito, quello che
abbiamo veduto con i nostri occhi»
(1 Gv 1,1). La missione dei servitori
della Parola – vescovi, sacerdoti,
religiosi e laici – è quella di mettere
tutti, nessuno escluso, in rapporto
personale con Cristo. Nell’immenso
campo dell’azione missionaria della
Chiesa, ogni battezzato è chiamato a
vivere al meglio il suo impegno,
secondo la sua personale situazione.
Una risposta generosa a questa universale vocazione la possono offrire
i consacrati e le consacrate, mediante
un’intensa vita di preghiera e di
unione con il Signore e col suo sacrificio redentore.
Mentre affido a Maria, Madre della Chiesa e modello di missionarietà,
tutti coloro che, ad gentes o nel proprio territorio, in ogni stato di vita
cooperano all’annuncio del Vangelo, di cuore invio a ciascuno la Benedizione Apostolica.
NYAMILIMA
N. 2 - Novembre 2015
pag. 3
segue dalla prima pagina / La Misericordia di Dio e la vita cristiana / P. J.B. Kambere
Il Signore misericordioso si è
rivelato al popolo d’Israele nell’esperienza del vitello d’oro da parte
del popolo eletto. È stato un gesto
di ribellione e di rottura dell’alleanza che da Dio meritava castighi. Ma il Signore stesso, invece
di punire si era rivelato e dichiarato solennemente a Mosè come “il
Signore, il Signore, Dio misericordioso e benigno, lento all’ira e ricco di misericordia e di fedeltà” (Es
34,6). Dopo questa rivelazione, il
popolo eletto trovava la forza e la
ragione per rivolgersi al Signore
dopo ogni colpa commessa.
In modo particolare con Mosè
mediatore, a più riprese il popolo
eletto fa esperienza della misericordia di Dio: “Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, mio Signore, che
il Signore cammini in mezzo a
noi. Sì, è un popolo della dura cervice, ma tu perdona la nostra colpe
e il nostro peccato: fa’ di noi la tua
eredità” (Es 34, 9). E Dio misericordioso torna a camminare in
mezzo al suo popolo e il popolo ne
gioisce. Il profeta Isaia canta:
“Giubilate, o cieli, rallegrati, o terra, gridate di gioia, o monti, perche il Signore consola il suo popolo e ha misericordia dei suoi poveri” (Is 49, 13). La misericordia di
Dio è tale che, anche se una mamma dimenticasse il suo figlio, Dio
non può dimenticare il suo popolo.
Nel “Nuovo testamento”, la
mi-sericordia esprime il modo con
cui Dio si volge all’uomo, lo ama e
lo giustifica nella persona di Gesù
Cristo. Dio viene a cercare ogni
uomo per offrirgli il suo progetto
di amore. Nella persona di Gesù,
Dio cerca l’uomo come un pastore
cerca la sua pecora smarrita. E
quando lo incontra, vediamo Dio
che perdona, che riconcilia, che
guarisce, e rigenera l’uomo, attraverso il mistero pasquale, rendendolo ciò che è chiamato ad essere:
figlio nel Figlio di Dio che è la
rivelazione radicale del Padre.
Come spiega San Paolo, “ Dio è
ricco di misericordia” (Ef 2,4). E la
sua “misericordia”, diceva Papa
Giovani Paolo II, “si è incarnata
definitivamente nel Cristo pasquale per il quale l’amore promuove il
bene da tutte le forme di male
restituisce l’uomo a se stesso nella
sua dignità di persona umana”
(Dives in Misericordia, nº 6).
Nel vangelo di Luca (c.15) la
misericordia di Dio viene particolarmente espressa nella commozione profonda che prende il “Buonissimo Padre Misericordioso” del
figlio prodigo. il padre è talmente
“misericordioso” da scandalizzare
il figlio maggiore (obbediente). La
reazione del padre al ritorno del
figlio minore appare inaccettabile
al figlio maggiore. Umanamente
parlando, il figlio prodigo non merita compassione e non ha più nessun diritto. Ma la misericordia di
Dio è immensa, supera di gran lunga la giustizia umana.
L’atteggiamento del padre misericordioso della parabola mostra
che un figlio, anche se ha sbaglia-
to, non cessa mai di essere figlio e
il rapporto di padre-figlio “non
può essere né alienato, né distrutto
da nessun comportamento”. Egli
vuole il bene del figlio e continua
ad aspettarlo A lui non interessa
che gli abbia distrutto la metà del
patrimonio guadagnato con fatica!
Quello che lo fa star male è il fatto
che questo suo figlio sia lontano.
E, quando lo vede ritornare, gli
corre incontro senza indugio, si
commuove, gli si getta al collo e
lo bacia. Il bacio è il segno dell’affetto più grande (specialmente
nella società europea), è segno di
affetto, di tenerezza, di condivisione, di perdono. Il bacio è un modo
per dire tutto senza parole. Il bacio
misericordioso di questo padre è il
modo per cancellare il passato del
figlio in maniera definitiva e tota-
le; il padre lo ama e basta.
Così è Dio: non si rassegna a
perdere nessuno dei suoi figli. I
peccatori, anche se lontani da Dio,
sono sempre figli di Dio e rimangono sempre nostri fratelli. Il
figlio maggiore mormora. Per lui
non c’è veramente motivo di fare
festa per suo fratello. Anche noi
spesso siamo così. Dimentichiamo
che la misericordia di Dio supera
la giustizia umana perché si fonda
sull’esperienza del bene che è
l’uomo, creato a sua immagine.
Con la parabola del figlio prodigo, Gesù vuole farci conoscere
che “Dio aspetta sempre a braccia
aperte” tutti coloro che sbagliano,
che commettono qualche colpa.
Dio è un padre misericordioso che
vuole fare festa quando un peccatore si converte. Infatti “vi è gioia
ADOZIONE COMPLETA DI UN BAMBINO
21 e mensili (Si può offrire a un bambino quanto è
necessario per la sua crescita. I missionari inviano
ogni anno una fotografia con notizie del bambino).
ADOZIONE SCOLASTICA DI UN BAMBINO
72 e annuali (Con questa quota si dà la possibilità a
un bambino di andare a scuola e di avere materiale
scolastico).
Nei versamenti, oltre alla causale, scrivere chiaramente il cognome, nome
e indirizzo completo.
Per scrivere ai propri adottati indirizzare a: Nyamilima Parish - P.O. Box
35752 - Kampala - Uganda, non dimenticando di mettere nelle lettere il
numero e il nome del proprio adottato e di scrivere il proprio indirizzo.
davanti agli angeli di Dio per un
solo peccatore che si converte”.
Dio ci ama senza condizione come
il padre ama il figlio della parabola. Allora, quando capiamo di avere sbagliato, dobbiamo riprendere
la strada del ritorno a Lui e sancire
nel sacramento della riconciliazione il pentimento delle nostre colpe
per gustare di nuovo la misericordia di Dio; perché, come canta la
Beata vergine Maria, “di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo
temono” (Lc, 1, 50).
Un’altra immagine della misericordia di Dio la troviamo nella
parabola del “buon samaritano”
(Lc, 10). Un uomo, scendeva da
Gerusalemme a Gerico. Un uomo,
non sappiamo il suo nome ma
conosciamo il suo volto, ferito e
abbandonato sul ciglio della strada.
Il primo che passa per quella strada
è un sacerdote, un uomo di Dio.
Vede l’uomo a terra e passa oltre.
Nel cuore di quel sacerdote c’è soltanto una religiosità vuota con il
Dio dei riti e della legge senza
misericordia; c’è solo l’illusione di
poter amare e servire Dio senza
amare e servire il prossimo. Lui
pensa che il vero appuntamento con
Dio è nel tempio di Gerusalemme e
dimentica che il vero appuntamento
con Dio è sulla strada di Gerico servendo Dio attraverso quell’uomo
ferito. Il secondo che passa è un
levita... Forse pensa: “Ma perché
Dio non interviene lui a salvare
quest’uomo”? Dio interviene sempre, ma lo fa attraverso i suoi figli,
attraverso di me e di te. La sua
risposta misericordiosa al dolore
del mondo la compie attraverso le
nostre braccia aperte. Il Samaritano,
invece, si fa carico della condizione
di uno sconosciuto, di un nemico
che i briganti hanno lasciato mezzo
morto lungo la strada. Gesù, attraverso la parabola del buon Samaritano, ci insegna che tocca a noi farci
“prossimo” di chiunque abbia bisogno di aiuto senza cercare di sapere
se noi conosciamo la persona o no.
La parabola, pertanto, deve indurci
a trasformare la nostra mentalità
secondo la logica di Cristo, che è la
logica della misericordia, della
carità: Dio è amore, e rendergli culto significa servire i fratelli con
amore sincero e generoso. Questo
racconto evangelico offre il criterio
dell’universalità della misericordia
che si volge verso il povero incontrato; anche il povero incontrato per
caso.
Il primo personaggio che passa
accanto a quella povera vittima è
un’autorità sacra; il secondo, un
uomo consacrato al culto divino:
due persone che dovevano vivere
solo per le cose di Dio. Ma il loro
cuore è di pietra! Oggi Gesù, ci
dice chiaramente che la carità è
anzitutto avere buon cuore. Dove
c’è un bisogno, lì il nostro cuore
deve fermarsi e deve aprirsi. “Un
Samaritano... venne vicino a lui...
al vederlo ne sentì compassione”.
SEGUE A PAGINA 4
NYAMILIMA
pag. 4
N. 2 - Novembre 2015
L’ENCICLICA DI PAPA FRANCESCO: «LAUDATO SI’»
La famiglia umana unita nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale
OGGI “TUTTO E CONNESSO”: PER
questo l’ecologia deve essere “ecologia integrale”, non un ecologismo
“superficiale o apparente”. Capacità di “prendersi cura di tutto ciò che
esiste”, cioè insieme ecologia ambientale, economica, sociale, culturale. Una “ecologia dell’uomo” che
deve tradursi in una “ecologia della
vita quotidiana” che abbia a cuore
il “bene comune” e la giustizia tra
le generazioni.
Comincia con la citazione del Santo
che ha preso “come guida e come
ispirazione” fin dall’inizio del suo
pontificato, l’Enciclica di Papa
Francesco “Laudato si’, sulla cura
della casa comune” le cui prime due
parole, nel titolo e nel testo, sono l’inizio del “Cantico delle Creature”.
Dopo la “Lumen Fidei” - l’Enciclica firmata a quattro mani con Benedetto XVI - e l’Esortazione apostolica “Evangelii Gaudium”, la seconda
Enciclica scritta integralmente da
Bergoglio è un vero e proprio manifesto-appello a 360° per “unire tutta la famiglia umana nella ricerca
di uno sviluppo sostenibile e integrale”, a partire dalle “drammatiche
conseguenze del degrado ambientale
nella vita dei più poveri del mondo”.
Sono loro gli “esclusi del pianeta”,
miliardi di persone vittime della “cultura dello scarto”.
“La terra, casa nostra, sembra
trasformarsi sempre più in un
immenso deposito di immondizia”.
È il grido d’allarme del Papa, che si
sofferma sul problema dell’inquinamento prodotto dai rifiuti e sul
“preoccupante riscaldamento del
sistema climatico”: i cambiamenti
climatici “sono un problema globale”
i cui “impatti più pesanti ricadranno
nei prossimi decenni sui Paesi in via
di sviluppo”. Per superare l’“inequità
planetaria”, occorre garantire l’acces-
so all’acqua potabile da parte dei più
poveri, tutelare la biodiversità e ridurre l’emissione di gas serra.
Oggi “c’è un vero debito ecologico, soprattutto tra il Nord e il Sud”.
“Il debito estero dei Paesi poveri si
è trasformato in uno strumento di
controllo, ma non accade la stessa
cosa con il debito ecologico”. Anzi,
“i popoli in via di sviluppo continuano ad alimentare lo sviluppo
dei Paesi più ricchi a prezzo del
loro presente e del loro futuro”. Ci
vuole “un’altra rotta”, per contrastare
la “globalizzazione dell’indifferenza”: a questo proposito, Francesco
stigmatizza la “debolezza della reazione politica internazionale” e spiega come “la sottomissione della politica alla tecnologia e alla finanza si
dimostra nel fallimento dei Vertici
mondiali sull’ambiente”. “È prevedibile che, di fronte all’esaurimento di
alcune risorse, si vada creando uno
scenario favorevole per nuove guerre”. Una cosa è certa: “L’attuale sistema mondiale è insostenibile”.
“La finanza soffoca l’economia
reale” e “il paradigma tecnocratico tende ad esercitare il proprio
dominio anche sull’economia e sul-
la politica”, scrive il Papa. Per reagire alla globalizzazione del paradigma tecnocratico, serve una
“rivoluzione culturale”, antidoto
alla “sfrenatezza megalomane”.
No, allora, ad un “antropocentrismo deviato” che giustifica l’aborto
in nome della “difesa della natura” e
all’atteggiamento di chi pretende “di
cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa”.
No anche ad “un progresso tecnologico finalizzato a ridurre i costi di produzione in ragione della diminuzione
dei posti di lavoro”: “Rinunciare ad
investire sulle persone per ottenere un
maggior profitto immediato è un pessimo affare per la società”.
“Contrastare meglio la corruzione”. A più riprese e in diverse
parti dell’Enciclica, Bergoglio
esorta ad ingaggiare una “lotta
più sincera” contro questa piaga,
sia nei Paesi sviluppati che nei Paesi in via di sviluppo.
“La politica non deve sottomettersi
all’economia e questa non deve sottomettersi ai dettami e al paradigma
efficientista della tecnocrazia”.
La politica e l’economia, “in
dialogo”, devono porsi “al servi-
zio della vita, specialmente della
vita umana”. “La bolla finanziaria
è anche una bolla produttiva”, da
cui rimane fuori “il problema dell’economia reale”, denuncia il Pontefice a proposito della crisi finanziaria del 2007-2008: “Il principio
della massimizzazione del profitto
è una distorsione concettuale dell’economia”.
“Rallentare il passo” e “rifedinire il
progresso”. “Di fronte alla crescita avida e irresponsabile che si
è prodotta per molti decenni,
occorre pensare a rallentare un
po’ il passo, a porre alcuni limiti
ragionevoli e anche a ritornare
indietro prima che sia tardi”. È
la ricetta, in controtendenza, di
Papa Francesco, secondo il quale
“è insostenibile il comportamento
di coloro che consumano e distruggono sempre più, mentre altri ancora non riescono a vivere in conformità alla propria dignità umana”.
“È arrivata l’ora di accettare una
certa decrescita in alcune parti del
mondo procurando risorse perché
si possa crescere in modo sano in
altre parti”: “Cambiare il modello
di sviluppo globale”, come auspicava Benedetto XVI invocando la
necessità della “sobrietà”, significa
“ridefinire il progresso”.
“Conversione ecologica”. Nella
parte finale dell’Enciclica il Papa
auspica una vera e propria “conversione ecologica” e invita ad
operare un cambiamento dal
basso degli “stili di vita”. “Non
tutto è perduto”, perché “si può
produrre uno stile di vita alternativo”, attraverso la capacità di
“avere cura del creato con piccole azioni quotidiane”: a partire
dalla famiglia, “luogo della formazione integrale” della persona
e dell’esercizio delle virtù.
segue da pagina 3 / La Misericordia di Dio e la vita cristiana / P. J.B. Kambere
Gesù, ora ci spiega più dettagliatamente com’è la carità: la
carità è mettere tutto il cuore nel
soccorrere. Il giorno seguente, il
Samaritano tirò fuori due denari e
li diede all’albergatore, dicendo:
“Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio
ritorno”. La carità dunque è questo: aiutare in modo così completo
e perfetto. Tutti noi passiamo per
la strada che va da Gerusalemme a
Gerico. Nessuno può dire: io faccio un’altra strada, non ho mai
visto quell’uomo. Vittime ce ne
sono ovunque: quanti bambini del
terzo mondo sono lasciati ai margini ‘della strada’ quasi senza
vestiti, malati, affamati, assetati e
nell’ignoranza. Forse sei tu il loro
buon Samaritano, spinto dalla
misericordia e mosso a pietà avvicinati, fermati e guarda l’aspetto
fisico di quei bambini. Non c’è
umanità possibile senza la compassione, cioè prendere su di me il
destino dell’altro che soffre. Per
farci capire come sia importante
l’atto del Samaritano, San Luca
adesso mette in fila dieci verbi per
descrivere l’amore misericordioso
del buon Samaritano: lo vide, si
mosse a pietà, si avvicinò, scese,
versò, fasciò, caricò, lo portò, si
prese cura, pagò... fino al decimo
verbo: al mio ritorno salderò...
Questo è il nuovo decalogo dell’a-
more misericordioso, i nuovi dieci
comandamenti, per tutti, perché
l’uomo sia promosso a uomo libero, perché la terra sia abitata da
‘prossimi’, non da avversari. Il
mondo ha bisogno della pace,
come diceva ultimamente il Papa
all’ONU. Ma chi è il mio prossimo? Cambiamo la domanda e
diciamo “A chi mi sono fatto prossimo”? Allora ama il prossimo tuo
e soccorrilo; ama pure i tuoi buoni
samaritani, quelli che ti hanno salvato, rialzato, che hanno pagato
per te. Impara l’amore dall’amore
ricevuto e fa lo stesso per gli altri;
diventa pure tu Buono samaritano.
Con la misericordia nel cuore noi
possiamo divenire “buon Samaritano” per tutti i fratelli che incontriamo sulla nostra strada (Preghiera a San Francesco Caracciolo), per condividere i dolori e le
angosce e progredire insieme sulla
via della salvezza. (Cf Messale
Cattolico Romano; Preghiera
Eucharistica VB.)
NYAMILIMA
pag. 5
N. 2 - Novembre 2015
Carità e volontariato sull’esempio di San Francesco Caracciolo
LA PROGRESSIVA EVOLUZIONE
della sanità dall’ospedale al territorio
porta a ripensare il rapporto della
Chiesa con i malati.
«Non ci si può limitare solo alla
catechesi e alla celebrazione – ha
detto don Francesco Martino (cappellano dell’Ospedale) durante il
Convegno che si è tenuto lo scorso 5
giugno nella biblioteca dell’ospedale
San Francesco Caracciolo in Agnone
– ma concretamente rendere reale
l’annuncio del vangelo con l’azione e
la testimonianza di carità verso i
malati. In questo contesto, ogni cristiano è chiamato a farsi volontario
nel suo territorio e a vivere tale volontariato nel suo paese, nella sua
città, nel suo quartiere : nel territorio
ci sono gli anziani soli ed abbandonati, i disabili, le case di riposo, le
famiglie che vivono il disagio della
malattia cronica, oncologica e di
quella degenerativa. È qui il nuovo
ospedale dove annunciare il Vangelo,
con la presenza, la vicinanza, il farsi
prossimo sullo stile di Gesù buon
samaritano: sarà l’accompagnare al
poliambulatorio o all’ospedale per
accertamenti, sarà il fare la spesa,
sarà la pulizia a casa, sarà il conforto della parola con il ministero della
consolazione, sarà la condivisione
del dolore, sarà il piccolo servizio di
andare alla posta per una raccomandata; anche questo è curare i malati,
oltre all’assistenza vera e propria.
Èqui che oggi si gioca la nostra credibilità di cristiani, se nel cuore ci
sentiamo guaritori guariti dal guaritore ferito Gesù. Ed è qui che si gioca
il nuovo volontariato ed è qui che
nascono le nuove esperienze di carità
che sono segno dell’annuncio del
Vangelo della misericordia».
Il convegno – dal titolo “Carità e
volontariato in ambito SocioSanitario
sull’esempio di San Francesco Caracciolo” – è stato il primo appuntamento di una serie di manifestazioni in
onore del Santo, a cui è intitolato il
presidio ospedaliero, ed è stato organizzato dalla famiglia caracciolina, la
Diocesi di Trivento, il Comune di
Agnone.
Ha aperto i lavori il vescovo di
Trivento Domenico Scotti che ha
ricordato l’importanza della figura
di San Francesco Caracciolo nel
settore dell’assistenza ai malati e ai
sofferenti.
L’assessore alla Sanità del Comune di Agnone, Giuseppe Attademo,
ha rivolto i saluti dell’amministrazione, da alcuni anni impegnata in
un proficuo dialogo di collaborazione con la famiglia caracciolina per
valorizzare la figura del Santo.
Quidi, Don Francesco Martino,
ha svolto la relazione: “la Chiesa di
fronte alla malattia”, in cui ha sottolineato il cambio di mentalità nella
Scrittura: dall’associazione malattiapeccato-emarginazione alla salutesalvezza-piena partecipazione alla
vita della comunità, alla visione di
Cristo che vuole la guarigione totale
di tutto l’uomo e si prende cura del
malato, e che spinge ogni cristiano al
volontariato di carità.
Padre Raffaele Mandolesi,
Superiore Generale dei Padri Caracciolini, ha ricordato l’opera e l’azione di San Francesco Caracciolo, che
partendo proprio dall’incontro con il
Cristo Eucaristia, a Napoli, a Madrid
e Roma ha risposto ai bisogni
dell’uomo malato calandosi nelle
situazioni concrete da assistere.
Nicola Caracciolo, (Presidente
dell’Associazione Laici Caracciolini)
ha ricordato la nascita dei laici Caracciolini, che hanno la missione di
accompagnare l’Ordine realizzando
la vicinanza alle situazioni estreme
dei poveri e malati nelle periferie.
Inoltre, Maria Mastroiacovo, in
una toccante testimonianza, ha
ricordato la nascita dell’associazione “Cielo e Terra” per i diversamente abili di Trivento e la sua
opera ed azione a loro favore per
farli realmente vivere ed essere
persone autentiche.
Nicola Lancellotta e Domenico
Desiderio dell’associazione “Figlia
di Sion” hanno presentato la loro attività anche religiosa di recupero dalla
droga e dall’alcool a Rionero Sannitico.
Suor Angelica Gallo ha presentato
l’azione delle Suore Francescane a
Montefalcone del Sannio per gli
anziani soli, fragili, e abbandonati
Poi è stato Emanuele Caracciolo
a sottolineare l’importanza della
famiglia nel vissuto della malattia,
evidenziando la necessità della sua
formazione e del sostegno per affrontare le difficoltà odierne, mentre il
neurologo Alessandro Battaglia,
membro di commissioni del ministero della sanità e primario in ospedali
della Toscana, ha presentato le nuove
frontiere della riabilitazione, da vivere e realizzare come progetto integrato tra pubblico e associazioni. Una
sinergia di intenti ed azioni che parte
dal momento acuto per poi delinearsi
nel post acuto e nel territoriale, un’
idea che è stata proposta anche per
l’ospedale “S. Francesco Caracciolo”.
Mario D’Aloise ha ricordato inol-
tre che l’unica intitolazione, finora
avvenuta a San Francesco Caracciolo, è quella dell’ospedale di Agnone,
voluta dall’ex direttore Asl Giovanni
Di Pilla di concerto con il Comune di
Agnone il 27 dicembre 2002, in
quanto i Padri Caracciolini avevano
gestito l’ospedale cittadino dal 1703
al 1809, anno della soppressione di
Giuseppe Bonaparte.
A chiudere l’interessante incontro,
il vescovo di Trivento che ha invitato
tutti, sull’esempio di San Francesco
Caracciolo, a recuperare l’attenzione
alla salute integrale della persona,
mettendola al centro delle scelte sanitarie, superando la concezione cartesiana della scissione tra res cogitans e
res extensa, cioè della separazione
dello spirito dal corpo, e dell’interesse unico verso la malattia e non
l’uomo malato, invitando tutti a scegliere nella vita questa attenzione
come espressione del Vangelo della
misericordia.
NYAMILIMA
MISSIONI CARACCIOLINE
Periodico quadrimestrale di informazione religiosa missionaria dell’Ordine
dei Chierici Regolari Minori (Opera
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NYAMILIMA
N. 2 - Novembre 2015
pag. 6
San Francesco Caracciolo per due giorni “patrono” di EXPO 2015
DA VILLA SANTA MARIA AD AGNONE
passando per Milano, l’energia di San
Francesco Caracciolo non si esaurisce mai. Alle soglie del cinque centenario della sua nascita è a Milano che,
grazie all’amorevole impegno dei
padri Caracciolini, della Federazione
Italiana Cuochi e delle autorità dei
comuni che l’hanno visto nascere e
lasciare il mondo terreno, la testimonianza e il messaggio del Santo trovano un nuovo slancio nell’ambito di un
contesto internazionale. La cornice è
delle migliori: la Milano dell’Esposizione Universale sull’alimentazione
nell’occasione del “Giorno del Fuoco”, evento fuori salone Expo, organizzato dal Comune di Agnone in
collaborazione con la regione Molise.
In particolare la Darsena e la Basilica
di Sant’Eustorgio sono stati teatro di
un’emozionante processione, della
Santa Messa celebrata in onore di San
Francesco Caracciolo e della successiva presentazione della campana
dell’Expo con l’effige del Santo frutto
dell’eccellenza della Pontificia Fonderia Marinelli di Agnone e dono della Regione Molise alla città di Milano.
Il sabato 26 settembre si è celebrato
l’elemento del fuoco come agente trasformatore della materia e del cibo,
presupposto fondamentale dell’alimentazione e dunque della vita, quotidianamente interpretato dai cuochi
italiani con la loro attività svolta con
passione e dedizione nel solco degli
insegnamenti del Santo dell’Eucarestia, colui che ha saputo trasformare il
pane del cielo in pane quotidiano, di
sostegno ai poveri e ai malnutriti.
Grati dei suoi insegnamenti e colmi
del calore eucaristico da lui trasmesso, l’urna del Santo, portata a spalla
dagli operatori dell’Associazione
nazionale Carabinieri, accompagnata
dalle autorità civili (Presidente regione Molise, Sindaco di Agnone e di
Villa Santa Maria) e militari, dai rappresentanti dell’Associazione Cuochi
Italia e da un numeroso gruppo di
Agnone (“Ndocciatori”), in processione dalla Darsena dei Navigli è
giunta alla Basilica di Sant’Eustorgio
dove il Vicario dell’Arcidiocesi di
Milano S.E. Monsignor Mario Delpini ha presieduto la celebrazione eucaristica in onore del Patrono Nazionale
dei Cuochi. Nel percorso svolto dalla
processione e durante la messa il
Principe della Carità si è dunque reso
simbolo e testimone visibile dell’impegno di tutti per il rispetto del principio secondo cui gli alimenti sono
doni divini e il loro inutile spreco
deve essere evitato.
Al termine della celebrazione, è
stata benedetta da Mons. Delpini la
campana dell’Expò 2015. La giornata è poi terminata con una spettacolare dimostrazione dell’antica tradizione molisana della “Ndocciata”
partita alle 20.30 da Piazza XXIV
Maggio, costeggiando il Naviglio,
alla quale ha assistito una folla di
curiosi ( si parlava di circa 50.000
persone).
Erano presenti per condividere e
diffondere il messaggio e i valori del
Santo i padri Caracciolini P. Raffaele Mandolesi, attuale Preposito
Generale, padre Pierpaolo Ottone,
assistente nazionale dell’Associazio-
ne cuochi d’Italia e alcuni
membri della famiglia Caracciolo.
Tante persone hanno contribuito alla perfetta riuscita di
questo importante evento di
fede e cultura svoltosi nel
segno di San Francesco Caracciolo; siamo soprattutto
grati all’assessore del Comune di Agnone, Maurizio Cacciavillani, artefice dell’organizzazione dell’evento, al sindaco di Agnone e di Villa
S.Maria, al comitato ‘Ndocciata’ di Agnone, al Parroco
di S. Eustorgio Don Giorgio Riva e
collaboratori per la loro cordialità ed
accoglienza, a Di Nucci Domenico
per la sua disponibilità ad accompagnare sempre con il suo furgone
l’urna del Santo.
Il giorno successivo sono proseguite le celebrazioni presso la Basilica di
Sant’Eustorgio dove, in presenza
dell’urna di San Francesco Caracciolo, il nostro padre Pierpaolo ha celebrato la santa messa per i bambini; in
tarda mattinata poi padre Raffaele ha
concelebrato l’ultima messa della
giornata prima che l’urna fosse accompagnata da una gran folla di fedeli, cuochi, curiosi e autorità sul sagrato della Basilica dove è stata affidata
alle mani sicure di Domenico per
essere ricondotta nella sua terra d’origine.
Terminate le attività in città, il Santo dell’Eucarestia non ha invece
smesso di infondere gioia e serenità
nei nostri cuori. In serata infatti si è
svolta una visita all’Esposizione Universale accompagnati da una guida
d’eccezione: Karine, una ragazza
nativa del Congo che ha vissuto la
sua fanciullezza nella missione di
Nyamilima e che sta lavorando nello
spazio esposizionale del Rwanda.
La visita del Patrono Nazionale dei
Cuochi alla Milano dell’Expo ha dato
quindi grande enfasi al messaggio
positivo che l’Esposizione Universale
intende diffondere, completandolo e
infondendogli nuova forza. Il Mondo
riunito nella città lombarda ha conosciuto San Francesco Caracciolo e ne
ha apprezzato l’insegnamento facendolo proprio e portandone con sé un
segno tangibile attraverso le immaginette sacre distribuite senza sosta dai
volontari. L’opera del suo Ordine
prosegue instancabile, ma il 26 e il 27
settembre 2015 un grande passo in
avanti è stato fatto nel rafforzare
l’immagine del Principe Mendicante
e nel diffondere i suoi insegnamenti
in cui tutti noi crediamo fermamente
e tramandiamo di generazione in
generazione.
In riferimento al tema dell’Expò
2015 “Nutrire il pianeta, energia per
la vita”, la testimonianza del Principe
Mendicante ci invita a porre degli
obiettivi allo stile della nostra vita
quotidiana:
“Dividere per Moltiplicare” è la
risposta del cristiano: la condivisione
delle risorse, saperi e competenze
come proposta al problema del cibo e
del nutrimento per tutti.
“Dividere per Moltiplicare” vuol
dire ricordare che in un mondo di 7
miliardi di persone e che produce
cibo per 12 miliardi, 800 milioni soffrono la fame.
“Dividere per Moltiplicare” parla
del cibo come nutrimento del corpo
ma non solo: attraverso il cibo l'uomo
ritrova la sua identità e interiorità, la
produzione di cibo lo mette in relazione con gli altri uomini e con la
natura. L'organizzazione del lavoro
centrata sull'individualismo e l'accumulo esasperato di risorse, mette
invece a repentaglio il futuro di tutti!
“Dividere per Moltiplicare” parla
della condivisione delle risorse e delle competenze per moltiplicare le
energie e le possibilità.
ASCANIO CARACCIOLO
NYAMILIMA
pag. 7
N. 2 - Novembre 2015
È festa a Villa Santa Maria in onore di San Francesco Caracciolo
SCRIVO QUESTE RIGHE PROPRIO OGGI TREDICI
ottobre ricorrenza della nascita di San Francesco
Caracciolo a Villa Santa Maria 452 anni fa.
Noi villesi abbiamo avuto sempre una grande
venerazione per il nostro Santo paesano e tanti
sono i festeggiamenti organizzati in suo onore.
Si è appena conclusa la XXXVII “Rassegna dei
cuochi” nata appunto per onorare San Francesco,
patrono dei cuochi.
La Festa di quest’anno è iniziata con l’accoglienza della Delegazione Regionale Unione Cuochi Fic Basilicata e di tanti altri cuochi e studenti
provenienti da tutte le parti d’Italia. A seguire la
Santa Messa presieduta da Sua Eccellenza Monsignor Camillo Cibotti , Vescovo di Isernia-Venafro. Monsignor Cibotti, in una Chiesa gremita di
cuochi , con i loro caratteristici berretti bianchi,
nella sua Omelia li ha elogiati per il lavoro che
svolgono, con i loro manicaretti nutrono il corpo
ma li ha anche invitati a pregare quando cucinano
cosicché il cibo preparato diventi anche un nutrimento dell’anima.
Terminata la S. Messa, con canti del Coro e preghiere dei fedeli, si è svolta una lunga Processione
con l’Urna di san Francesco portata a spalla dai
cuochi.
Prima di rientrare in Chiesa, davanti alla casa
natia di san Francesco, c’è stata la solenne benedizione dell’olio votivo offerto quest’anno dalla
delegazione cuochi della Basilicata e l’accensione
della lampada che arde perennemente davanti alla
statua del Santo. Si conclude così questa giornata
all’insegna religiosa.
Sabato 10 ottobre si è iniziato con il Convegno “Lo chef nutrizionista”, presso l’Istituto
Alberghiero “Giovanni Marchitelli, nel quale si
metteva in relazione il cibo con la salute e Padre
Raffaele, nel suo intervento, ha presentato una
importante iniziativa che può essere messa in
relazione con l’argomento trattato: “Il Cammino
di San Francesco Caracciolo”: 340 km di fede
da percorrere a piedi che, partendo da Loreto e
passando per Montelapiano e Villa Santa Maria,
portano ad Agnone. Tutto ciò teso a far conoscere sempre più la figura di San Francesco e, ha
fatto notare Padre Raffaele, come il movimento,
e in particolare il camminare, sia fondamentale
per la salute e per lo spirito. Il “Cammino di San
Francesco Caracciolo” diventa allora metafora
di questa indissolubile unione fra cibo e salute,
tanto dello spirito quanto del corpo.
A conclusione del Convegno un prelibato pranzo preparato dagli allievi della Scuola. La giornata
è proseguita con show coking in Piazza: Pasta,
Pizza, Cioccolato, Dolci con dimostrazioni e suggerimenti di grandi chef per come prepararli al
meglio. In serata “ A cena con gli chef di Villa
Santa Maria” con un menu molto raffinato, in un
ambiente chic da grandi ristoranti … nonostante la
pioggia, grande è stata la partecipazione.
Domenica , 11 ottobre, in mattinata vari concorsi gastronomici, Santa Messa e aperitivo dei Barman . A seguire ottimo pranzo con i “Maestri della Ristorazione “. Nel pomeriggio ancora show
cooking e presentazione del buffet dimostrativo
sull’arte culinaria. In serata degustazione della
Pasta De Cecco cucinata in vari modi dai grandi
Chef. Durante queste giornate porte aperte per
visitare l’istituto Alberghiero” (in un paese in cui
tutti si dedicano all’arte culinaria non poteva mancare una scuola che forma e avvia i giovani
all’arte della cucina in modo altamente professionale, scuola che è il fiore all’occhiello della cittadina di Villa Santa Maria e che vanta numerosissimi studenti). Inoltre è stato possibile visitare il
Museo del Cuoco e il Museo di San Francesco
Caracciolo (quest’ultimo fortemente voluto e realizzato dal Prof . Antonio Di Lello) . Il Museo San
Francesco, oltre ad una splendida raccolta di quadri (pittore Olivo Castracane) che narrano la vita
del Santo, contiene lettere e reperti storici dell’epoca . Vale la pena visitarlo perché, oltre ad essere
ubicato nella casa natale di San Francesco, si riesce ad entrare nella atmosfera dell’epoca e si ha
l’impressione di essere più vicini al Santo, soprattutto visitando la grotta in cui visse i tremendi
giorni della malattia. E … i festeggiamenti non
finiscono qui … prossima settimana altro genere
di festa ma sempre in onore di San Francesco …
insomma è il nostro Santo compaesano e bisogna
onorarlo e pregarlo sempre !!!
ANNA FANTINI
Incontro con i volontari di “Mondo Giusto” che operarono nel Kivu
QUALCHE VOLTA GLI INCONTRI DI
“ex” (ex compagni di classe, ex colleghi di lavoro, gente incontrata in
vacanza o in viaggio...) rischiano di
diventare tristi o patetici. Specialmente se è passato un certo tempo, ti riunisci perché qualche nostalgico ha
avuto l’idea di mettere tutti assieme
per ricordare i “bei tempi andati”. E ci
si ritrova più vecchi, a raccontarsi i
successi o le delusioni di una vita, a
constatare che il tempo è passato per
tutti, a chiedersi “che cosa fai nella
vita?”, a rammentare quelle quattro
storie che ti hanno divertito, i soliti
aneddoti. E magari dopo un po’ non
si sa più cosa dire e ci si accorge che
le strade prese sono diverse e lontane
e non c’è più niente o quasi da condividere.
Ma non è sempre così. Le strade
della vita possono allontanare fisicamente le persone, ma tenerle unite
nello spirito, quando c’è tra di esse un
forte elemento di coesione ideale,
quando il passato non è stato solo
tempo trascorso insieme ad altri, ma
anche condivisione di valori, mutuo
aiuto, vita spartita realmente assieme.
L’incontro, tenutosi a Chiampo il
29 agosto, dei volontari di Mondo
Giusto che hanno lavorato nel Kivu,
voluto da padre Raffaele Mandolesi e
Lucia Bressan, non è stato un amarcord formale o la classica rimpatriata
di vecchie glorie.
Certo aveva l’intento di riunire per-
sone alcune delle quali non si vedevano da decenni, di fornire il pretesto
per stare insieme, per raccontarsi e
ricordare. Ma soprattutto è stato
l’occasione per riprendere un cammino di fatto mai interrotto, perché fondato su una storia di ideali, luoghi,
volti, fatiche comuni. Una storia
anche di sofferenza e di dolore, dovuta alla perdita, tragica o prematura, di
amici che in Africa hanno lasciato la
vita o per l’Africa l’hanno spesa:
Adelio e i piccoli Samuele e Roberta,
Luigi C., Tarcisio, Michelangelo,
padre Tommaso e padre Paolo, Marino, Gigi P. e tanti altri.
Allora non servono tante parole, e
la nostalgia non è vuota, perché la
vicinanza, anche con chi non c’è più,
è costruita su una storia comune. Non
importa se in tempi e modi diversi,
non importa se con motivazioni
diverse.
Padre Raffaele ad un certo mmento, per rinfrescarsi la me-moria, ha
voluto chiamare ognuno a dire qualcosa di sé e del suo lavoro in Africa.
Il più delle volte erano gli altri a
dover aggiungere informazioni (ed
elogi...) alle scarne e modeste parole
dei volontari. Il dato comune era la
constatazione che il tempo passato in
missione ha costituito l’esperienza
più significativa della propria vita e
che era di più quello che si era ricevuto di quello che si era dato.
Rimane l’ammirazione soprattutto
per chi, da religioso o da laico, ha
passato una vita al servizio dei fratelli
africani, e che ancor oggi continua,
all’interno di Mondo Giusto o di altre
associazioni, a operare instancabilmente a favore di progetti: Renato V.,
che ha relazionato sullo stato di Mondo Giusto, sui progetti, e invitato chi
da tempo è lontano dal Kivu ad andare vedere come siano cambiate le
cose; Lucia, vulcanica e inarrestabile,
il cui elenco sulle realizzazioni in
Rwanda è talmente denso che non ci
si sta dietro; Agostino, ottant’anni da
un pezzo e ancora attivo; Cecilia, al
servizio delle donne di Bukavu ancor
prima dell’indipendenza del Congo
(1960), che ci ha portato un libro di
ricordi e interessantissime fotografie;
Noella, instancabile e profonda, che
ci ha parlato della sua associazione
“PARSAC” e ha dato, dalla sua carrozzina, a tutti una lezione di forza e
ottimismo; padre Fausto, per tanti
anni a Jomba.
Persone come queste, come i missionari caracciolini, scaldano il cuore
e ci dicono che, nonostante l’egoismo
e la chiusura, che oggi sembrano talvolta prendere il sopravvento, la
carità cristiana e un “mondo giusto”
sono comunque possibili.
PAOLO SARTORE
NYAMILIMA
N. 2 - Novembre 2015
pag. 8
ULTIME NOTIZIE DALLE NOSTRE COMUNITÀ
DALL’INDIA. Arunachal: terra della nostra nuova missione
A RUNACHAL P RADESH : STATO
dell’India, conosciuto come “la terra del sol levante”, nascosto in un
angolo orientale dell’India, incuneato tra il Tibet e la Cina, unico
per tanti motivi, è la porta verso il
sud-est asiatico. Parte della sua unicità: le montagne innevate, fiumi
tra i più torrenziali al mondo, i primi raggi del sole del mattino, la bellezza naturale mozzafiato, le fitte
foreste con alberi rari della foresta
pluviale, animali selvatici di ogni
genere, la più grande varietà al
mondo di orchidee e soprattutto
persone affascinanti appartenenti a
diverse tribù con proprie tradizioni
religiose e costumi.
Qui le tribù coltivano quello di
cui hanno bisogno per la loro vita
quotidiana.
Arunachal Pradesh è terra di missione con infinite opportunità per
l’evangelizzazione.
Siamo nella diocesi di Miao
inaugurata il 26 febbraio 2006,
dedicata a Cristo Luce, con il Rev.
George Palliparampil come primo
Vescovo.
La diocesi di Miao è situata nella
parte est dello stato di Arunachal è
composta da 8 distretti, confinante
a nord con la Cina, a sud con Myanmar; con una popolazione di
483.500.
La diocesi ha circa 75.000 cattolici, 41 parrocchie. Ogni parrocchia
ha un certo numero di stazioni missionarie ad essa collegate. Ogni stazione missionaria ha un catechista
che prepara i cristiani per le funzioni liturgiche e organizza il servizio
della preghiera, in assenza del presbitero. Il luogo in cui mi trovo
attualmente è un villaggio che si
chiama “Neotan”.
Qui abbiamo una parrocchia, 8
stazioni missionarie, tre conventi,
con la responsabilità di una scuola
Superiore e un ostello per i ragazzi.
Sono con due sacerdoti diocesani.
I compiti sono divisi tra di noi per
le attività pastorali e attività scolastiche. P. Jojo è nel villaggio di
“Namsai”, abbastanza lontano da
me. Anche lui è impegnato in
pastorale e in attività scolastiche.
Alcune aree tribali del Arunachal
non hanno accesso all’energia elettrica, ad impianti di acqua potabile, a
centri di assistenza sanitaria, a istituzioni educative, a vie di co-municazione e mezzi di comunicazione. La
maggior parte di loro sono ancora
tagliati fuori dal resto del mondo.
Il nostro impegno quotidiano è
l’apprendimento della lingua e la
conoscenza della cultura locale.
Un grazie di cuore per la decisione
presa nella ultima Dieta Generale di
aprire questa nuova missione, in cui
vivono tanti fratelli e sorelle che
attendono l’annuncio del Vangelo.
Prossimamente invierò più dettagli. Il nostro primo sostegno sono le
vostre preghiere.
P. BENNY
Fr. Benny Madathiparampil
Newman school - Neotan
Miao, 792122 - Changlang (DT.)
Arunachal Pradesh
Fr. Jojo Thundathil
St. Mary's school - Namsai
Samoguri 1 - Namsai P.O.
792103 - Namsai(DT.)
Arunachal Pradesh
Padre Franco Filosi verso la vita eterna
Ancora una volta il Signore ha visitato la nostra famiglia religiosa.
Il 17 ottobre 2015 Padre
Franco Filosi (a sinistra
nella foto con P. Quintino) della nostra comunità di San Cipriano
d’Aversa è tornato alla
casa del Padre.
Agli amici e conoscenti
chiediamo preghiere di
suffragio per la sua anima.
OFFERTA LIBERA PER INTENZIONI DI SANTE MESSE
Far celebrare una S. Messa ai Missionari è un atto di sincera carità per loro, per i cari defunti che si
vogliono ricordare e un mezzo per implorare dal Signore grazie particolari. Attualmente parecchi
nostri Missionari e i sacerdoti novelli non hanno intenzioni di Sante Messe.
Iscrizione di vivi o defunti alla Messa Perpetua Quotidiana celebrata dai Missionari: 52 e.
Messa Gregoriana (30 SS. Messe consecutive): 350 e.
NYAMILIMA
N. 2 - Novembre 2015
pag. 9
ULTIME NOTIZIE DALLE NOSTRE COMUNITÀ
DALL’AFRICA. Giubileo d’argento della “Maison Saint Joseph” a Goma
LA GIORNATA DI DOMENICA 28
giugno 2015 è stata coronata da due
avvenimenti nel Seminario Saint
Joseph a Goma. Si tratta di un giubileo d’argento dall’inizio della fondazione di questa casa di formazione da
parte dei nostri missionari italiani e la
professione dei voti semplici dei fratelli Anaclet Kapandauli, Augustin
Karaire, Floribert Rwanzegushira e
Justin Tsongo.
I festeggiamenti per commemorare
il giubileo d’argento del Seminario
Maggiore dei Padri Caracciolini
(RCM) e la professione dei voti dei
nostri fratelli, ci hanno dato l’occasione di ripensare alla storia della presenza dei Padri Caracciolini in Africa: dall’arrivo dei missionari italiani
(i nostri eroi) e la loro installazione in
Africa in genere e nella Diocesi di
Goma nella Provincia del Nord-Kivu
(R.D. Congo) in particolare.
Fu nel Capitolo Generale del 1982,
essendo Superiore Generale P. Luigi
Affoni che l’Ordine dei Chierici Regolari Minori prese la decisione di
aprire una missione “ad gentes”. I
primi sacerdoti ad andare in missione
furono P. Tommaso Barbona e P.
Paolo Di Nardo di buona memoria.
Più tardi furono raggiunti da P. Raffaele Mandolesi e da P. Giuseppe La
Rosa. A parte l’annuncio del Vangelo
e l’amministrazione dei sacramenti,
questi missionari hanno portato tante
benedizioni al popolo congolese per
quanto riguarda la sanità, l’educazione scolastica, la promozione dell’agricoltura con il centro agricolo…
Nel 1988, trovando che la messe
era abbondante e che gli operai erano
pochi, i Padri Caracciolini , sotto la
guida del Rev.mo Proposito Generale
P. Mario Salon, giudicarono opportuno la fondazione di una casa di formazione a Goma dedicata a San Giuseppe come protettore. Come si può
notare, questo giubileo doveva essere
celebrato nel 2013, ma fu rimandato a
causa della morte dei due confratelli
P. Paolo e P. Tommaso che iniziarono la missione in Africa. Diciamo che
la loro morte ha lasciato un grande
vuoto nei cuori di tutti noi.
All’inizio, non avendo ancora la
propria struttura, il seminario ha funzionato in un locale preso in affitto
nel centro della città di Goma, sotto la
guida di P. Tommaso e di P. Giuseppe La Rosa con una decina di seminaristi. In seguito, grazie al sostegno dei
benefattori in Italia e quello del Vescovo Mons. Faustin Ngabu, i Padri
Caracciolini hanno avuto un terreno
edificabile a Virunga non lontano
dalla Cattedrale di Goma dove è stata
costruita una casa di formazione e un
santuario eucaristico che divenne in
breve tempo punto di riferimento spirituale per tutta la città.
Purtroppo, il 17 gennaio 2002 la
disastrosa eruzione vulcanica del
Nyiragongo ci privò di questo
gioiello, distruggendolo completamente. E’ così che Dio ci ha fatto
gustare l’esperienza di vivere da
profughi in Rwanda e in seguito a
Nell’occasione si è svolta la professione
semplice di quattro nostri fratelli
Nyamilima passando per Kibumba.
Ritornati a Goma, dopo che il vulcano s’era calmato, dove non avevamo più niente, il nostro seminario è
stato ospitato dal Vescovo Mons.
Ngabu in una casa della Diocesi a
Buhimba (Casa Santa Chiara); a lui
esprimiamo la nostra sincera gratitudine. E’ soltanto nel 2006 (4 anni più
tardi) che la grazia divina ha ancora
agito attraverso il benefattore Antonio Diurni per ricostruire la Maison
Saint Joseph a Kyeshero formando
fino ad oggi dei futuri pastori della
santa Chiesa cattolica.
Per la riuscita di questo evento, prima di tutto abbiamo giudicato bene di
confidare tutto nelle mani di Dio con
un triduo di preghiera. Abbiamo pregato con tutti i fedeli delle case vicine
al Seminario riflettendo su vari temi:
Primo giorno: Fare memoria del
passato con spirito di gratitudine;
Secondo giorno: Vivere il presente
con passione;
Terzo giorno: Preparare il futuro
con speranza.
La festa è stata organizzata da tutti i
seminaristi sotto la guida di P. Jean
Claude (Superiore) e P. Aimable
(Maestro dei novizi ed economo) e
una partecipazione attiva degli exseminaristi e amici di San Francesco
Caracciolo.
La giornata è iniziata con la celebrazione Eucaristica presieduta
dall’inviato del Vescovo Don Innocent Nyrindekwe, circondato da tanti
altri preti venuti da diverse Congregazioni. La Messa è stata animata dal
coro formato dai seminaristi e dai
delegati di ogni gruppo del Santuario.
Segnaliamo che è nel corso di questa
Messa che i nostri fratelli hanno emesso i voti semplici davanti a P.
Jean Claude Musubaho delegato del
Preposito Generale.
Nella sua omelia, il celebrante ci
ha ricordato che il giubileo è per i
vivi: ecco perché una gioia immensa dovrebbe caratterizzare questo
giorno. E alla fine della sua omelia,
facendo riferimento anche all’omelia del Santo Padre del Giovedì santo di quest’anno, ci ha detto che il
grande desiderio di Dio è di vederci
svegli dalla nostra mediocrità perché la mediocrità non è fatta per un
prete o un religioso. Ha esortato i
nuovi professi ad essere sempre
delle persone che infondono negli
altri il gusto di vivere, dei messaggeri di speranza e di consolazione
perché è terribile vedere dei giovani
tristi il giorno dopo la loro professione dei voti.
Dopo la S. Messa, abbiamo accolto calorosamente gli invitati all’interno del nostro seminario per un
agape fraterna e per un momento di
gioia e fraternità. Nel mezzo della
festa, l’inviato del Vescovo ha benedetto la statua di San Giuseppe,
posta al centro del cortile del seminario.
L’animazione della festa è stata
curata dal decano dei seminaristi e
da un comico che lavora nella nostra
scuola materna. L’animazione era
caratterizzata da diverse manifestazioni: danze tradizionali, commedie,
poesie, canti e parole di circostanza
del Rev.do P. Jean Claude Musubaho come Superiore della casa e
delegato del Preposito Generale per
l’occasione, del Rev.do P. Janvier
Mastaki come decano dei Padri
Caracciolini africani presenti alla
celebrazione, dell’inviato del Vescovo, del presidente degli ex- seminaristi (amici di san Francesco Caracciolo) e del decano dei seminaristi.
Ringraziamo tutti coloro che hanno
dato corpo ed anima, da vicino o da
lontano, per la riuscita di questa giornata della memoria, senza dimenticare i nostri Padri italiani per il loro
grande sostegno.
Ringraziamo Dio per tutti i suoi
interventi sul nostro seminario e su
tutto il nostro Ordine. Continuiamo a
confidare in Lui perché il nostro futuro sia sempre sotto il suo occhio protettore. Che questo Seminario sia un
luogo dove le sue meraviglie s’annunciano per sempre.
Ad Maiorem Resurgentis Gloriam!
I Novizi:
Kizito Muhindo Shamavu,
Thierry Kasereka Mayimot,
Augustin Katembo Vayitsandya
NYAMILIMA
N. 2 - Novembre 2015
pag. 10
ULTIME NOTIZIE DALLE NOSTRE COMUNITÀ
AFRICA: DALLA COMUNITÀ DI KAMOLE
PER SCRIVERE AI MISSIONARI:
IN AFRICA
Avvicendamento nella guida della nostra Missione a Kamole
(Isola Idjwi): P. Blaise (a destra nella foto) da Roma a Kamole;
P. Janvier (a fianco a lui a sinistra) da Kamole a Villa S. Maria.
1. SEMINARIO S.GIUSEPPE - B.P. 50 Goma - R.D. CONGO - (indirizzo:
B.P. 12 Gisenyi - RWANDA) - Tel. 00243853196125; e-mail:
[email protected]
2. PARROCCHIA S.FRANCESCO CARACCIOLO - Binja-Nyamilima - B.P. 50
Goma - R.D. CONGO (indirizzo: B.P.12 Gisenyi - RWANDA),
oppure: Nyamilima Parish. P. O. Box 3572 - Kampala - UGANDA Tel. 00243-816003392; e-mail: [email protected]
3. PERES CARACCIOLINI - PAROISSE DI KAMOLE - IDJWI - R.D. CONGO (Indirizzo: B.P. 2 Cyangugu - RWANDA); tel.00243- 998757137;
e-mail: [email protected]
4. PÉRES CARACCIOLINI, PAROISSE KASEGHE, Diocèse de Butembo-Beni
- R.D. CONGO - (Indirizzo: B. P. 251 Kasese - UGANDA)
Tel.00243/992974758, 00243/859111037 (P. Donatus);
00243/992977452, 00243/810438573 (P. Jonas); e-mail:
[email protected]
5. CLERICS REGULAR MINOR - St Francis Caracciolo Formation House,
Langata - Nairobi - P.O.Box 228-00502, Karen - Nairobi (KENYA)
IN INDIA
1. SEMINARIO ADORNO FATHERS - MALLIKASSERY P.O. Via Poovarany Kottayam DT. 686577 - KERALA - INDIA Tel. 0091/482/2226038 Fax: 0091/482/2225312 - E-mail: [email protected]
2. ADORNO BHAVAN - Sacred Heart Road T.C. Palaya P.O. - K.R.
Puram, Bengaluru 36 - KARNATAKA - INDIA - Tel.
0091/80/28474063
3. A D O R N O F A T H E R S -CRM, "Villa Santa Maria" - Kiliyanthara
P.O.Kunnoth, Iritty, Kannur - 670706, KERALA - INDIA; Tel.00914902421005; e-mail: [email protected]
NELLE FILIPPINE
Nella foto i due confratelli con P. Paolo all’arrivo all’isola di
Idjwi per l’apertura della nuova Missione di Kamole. Auguri ai
confratelli per il nuovo campo di lavoro!
1. A D O R N O F A T H E R S - Barangay Santo Domingo - Vinzons
Camarines Norte 4603 - PHILIPPINES - Tel. 0063/9209457480 www.adornofathers.org
2. ADORNO FATHERS SEMINARY, Tierra Maria Estates - Brgy. Anilao Lipa City - Batangas 4217 (PHILIPPINES)
A sinistra la scuola materna “Paolo Di Nardo” in un quartiere di Nyamilima. A destra il Centro sanitario nel villaggio di
Kasave. Entrambe le opere sono finanziate dall'associazione “Pro Zaire-Dusseldorf” di Dante Di Nardo.
NYAMILIMA
pag. 11
N. 2 - Novembre 2015
SOLIDARIETÀ • AMICIZIA • COOPERAZIONE
S. MESSE PERPETUE
(da giugno - ottobre 2015)
Orlandi Sergio in suffragio dei suoi
defunti; Cerno-Sdano in suffragio di
Celletti Armida; Pia in suffragio di
Anna Lostia; Rita delli Colli in suffragio della sua mamma Ottavia
Vichi; Fratelli, sorelle e i nipoti in
suffragio di Gino; Giordano Arcangelo in suffragio dei defunti delle
famiglie Giordano-Campa; Giovanna
Mazzilli in suffragio di Mario, Maria,
Giorgio, Umberto, Elisabetta e Franco; Famiglia Calli in suffragio di
Giuseppe, Virginia, Nìcala, Armando; Famiglia Calli per Virginia
(vivente); Famiglia Baldini in suffragio di Oreste, Maria, Berta; Famiglia
Baldini per Liliana (vivente); Zucco
in suffragio di Vincenzo e F. Rosa;
Zorzini Iole in suffragio dei defunti
famiglia Zorzini-Giovannetti; Famiglia Graziani in suffragio di Loretta
Stagnotto; Famigia Scatena secondo
le sue intenzioni; Famiglia Piano
secondo le sue intenzioni; Mennucci
Rita in suffragio di Franca Passeri;
Marchetti Attilio in suffragio di
Domenico e Di Lello Elena; Famiglia
Spadaccini in suffragio di Spadaccini
Pier Luigi; Aceto Agnese in suffragio
dei defunti della famiglia Di Berardino-Aceto; Neri Maria Luisa in suffragio di Giovannelli Francesco; Macrini Valentina in suffragio di Gianluca;
Montevecchi Vej Vera in suffragio di
Conti Carla; De Tomas Luigia in suffragio di Maria De Tomas; Franca e
Vittoria Mazzocca in suffragio di
Nardi Maurizio e Pedicini Ettore, San
Giorgio Petronilla e Muscone Giuseppe in suffragio di Grasso Sofia.
S. MESSE GREGORIANE
Silvia in suffragio di Uliana; Ad
mentem Matilde Fabbiani; Famiglia
Palandri in suffragio di Palandri
Roberto; Celsi Michele secondo le
sue intenzioni; Cavenati Benita in
suffragio di Cavenati Alfredo; Maura
Martino in suffragio dei genitori
defunti Alba e Gino; Sini Antonietta
in suffragio di Serra Eugenia; De
Tomas Luigia in suffragio di Maria
De Tomas.
RACCOLTE PER IL POZZO
DA COSTRUIRE A NAIROBI
Capano Caterina; Fiore Evelina;
Grassi Vittorio e Ida (50° di Matrimonio); Comunità di Osimo; Famiglia S. Marco (Osimo); Associazione
ALMA, Comunità di Anagni; Raccolta Viaggio estivo parrocchia Santi
Angeli Custodi Vienna, Praga, Budapest; Comunità religiosa Santi Angeli
Custodi; Diversi Benefattori che non
hanno lasciato il loro nome e hanno
dato la loro offerta; Cassetta Caritas
parrocchia Santi Angeli Custodi.
INTENZIONI LIBERE DI
CELEBRAZIONI DI S. MESSE
Diversi benefattori hanno fatto pervenire offerte per celebrare delle Sante Messe di suffragio e secondo le
loro intenzioni ai Padri Missionari.
Grazie a quanti ci sostengono.
no”, Sarnano; Don Luigi Verolini
(San Cassiano); Festa Missionaria
convento Roccamontepiano; Famiglia Spadaccini in suffragio di Luigi;
Rufa Maria Teresa in memoria di
padre Tommaso Barbona; Lapreda
Simona; Valle Brancadori Donella;
Fattori Maria Cristina (per Ospedale);
Viani Riccardo e colleghi in suffragio
di Paola Faggiani; Mastrofilippo
Roberto e Cavagnero Anna Maria;
Comunità di Anagni (per Costruzione
Chiesa Kaseghe e costruzione Virunga); vari benefattori di Roma.
GIORNATE MISSIONARIE
Parrocchia San Rocco, Roccamontepiano; Santa Maria de Lapide, Terranova; Sant’Antonio Serramonacesca; Santi Angeli Custodi Roma; Parrocchia San Martino, Modena; Parrocchia San Giuseppe, Santa Marinella; Montesilvano; Villa Santa
Maria, Montebello sul Sangro; Parrocchia di Sarnano; Parrocchia Santi
Gioacchino e Anna, Lavinio (RM);
parrocchia di Pretoro.
RACCOLTA BENEFATTORI
SCUOLA EMA
Sposito, Corbellini, Nicolaj Giovanna, Paola Finocchio in Piombo,
Saleppichi.
OFFERTE VARIE
Gruppo missionario di Novale;
Amici del convento di Roccamontepiano; Associazione Caracciolina di
Teano; Famiglia Michelini (Roccamontepiano); offerte in suffragio di
Anna Del Romano ved. Aceto (Roccamontepiano e Roma); offerte per
battesimo Tombaccini; da Scagnetti
Vincenza e Marisa in suffragio
defunti Scagnetti-Ferraro e BiscaroLambertucci; Sorriso “Don Cherubi-
OFFERTE DONATE DIRETTAMENTE A PADRE FAUSTINO DURANTE LA SUA VISITA A LUGLIO-AGOSTO 2015
Sara D’Abbondanza, Maria Giovanna Rosati, Famiglia Cristina Minicelli, Piera Corsi, Anna Orlando e Famiglia, Lorenza, Stella Torello e Famiglia, Lorenza Tofalo, Nereo Frattini,
Lucina e Famiglia Panagada, Candida e Famiglia, Suore francescane di
Villa Valeria, Giselda Fieni, Mara,
Elena Spadari, Famiglia Mastrofilippo, Fernanda D’Urbano, Laura Canciani, Serenella Cupini, Sergio
Abbruzzo, Viorica Mosca, Anna C.
Romagnoli, Milena e Maria Pia Cacchiata, Lorenza JC, Annunciata e
Figli, Signora Ernesta Delfino ved.
Tucci e famiglia, Maria, Katia, Parrocchia San Martino (Modena),
Lucrezia Minelli e figli hanno finanziato la costruzione di due ponti in
ricordo del caro sposo Giuseppe,
NN. offerta pervenuta in suffragio di
Anna Del Romano ved. Aceto per
costruzione Virunga.
BORSA DI STUDIO
De Franceschi Clara, Eva e David
(Trevi); Saccone Pellegrini Pina, Lalli Virgina, Befani Susanna, de Anna
Nella, Famiglia Palandri e altri benefattori che sostengono la formazione
dei nostri seminaristi.
SOSTEGNO SPECIALE PER
I GIOVANI ADOTTATI
I padri della missione di Nyamilima esprimono vivissimi ringraziamenti a tutte le famiglie che hanno
potuto continuare a sostenere il loro
giovani adottati, che hanno terminato
la scuola secondaria con diploma, e
hanno chiesto di poter accedere anche
alla formazione universitaria. Ci
auguriamo che i sacrifici che le famiglie affrontano, anche per questo scopo, possano essere ricompensati dalla
gioia di aver sostenuto la formazione
universitaria preparando i giovani per
un futuro migliore.
Dal 5x1000 2014 dei benefattori della Missione: la somma
14.512,79.
PER SOSTENERE L’OPERA MlSSlONARlA CARACClOLlNA
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
Offerta per la Missione di Kamole.
Adozione completa a distanza di un bambino: 21 e mensili.
Si può offrire a un bambino quanto è necessario per la sua crescita. I missionari inviano ogni anno
una fotografia con notizie del bambino.
Adozione scolastica di un bambino: 72 e annuali.
Con questa quota si dà la possibilità a un bambino di andare a scuola e di avere materiale scolastico.
Fondazione di una borsa di studio a favore di un seminarista: 775 e annuali.
Partecipazione alla fondazione di borse di studio: offerta libera.
Iscrizione di vivi o defunti alla Messa Perpetua Quotidiana celebrata dai missionari: 55 e. Offerta per una
S.Messa di suffragio o secondo l’intenzione dell’offerente. Se l’offerta viene fatta in memoria di un
defunto, comunicare il nome.
Messa Gregoriana (30 SS. Messe consecutive): 350 e.
Offerta libera per il funzionamento dell’ospedale S.Giovanni di Nyamilima e dei centri sanitari
(personale, acquisto di medicinali e materiale sanitario).
Gestione del CENTRO NUTRlZlONALE-PEDIATRICO di Nyamilima:
– recupero terapeutico di un bambino gravemente denutrito: 50 e al mese per 3 mesi.
– alimentazione di un bambino ospite del Centro Nutrizionale: 25 e al mese.
– partecipazione alle spese per il personale: 15 e mensili.
Conto corrente postale n.89060404 intestato a: Opera Missionaria Caracciolini Onlus - Via Alpi Apuane 1, 00141 Roma;
oppure tramite bonifico bancario sui conti intestati a: Opera Missionaria Caracciolini Onlus - Via Alpi Apuane 1, 00141 Roma:
a) Poste Italiane - Ag. N. 87 - 00141 Roma - Piazza Sempione, 87 - IBAN: IT 28 C 07601 03200 000089060404;
b) UNICREDIT Banca di Roma - Ag. N. 215 - 00141 Roma - Via Gargano, 19 - IBAN: IT 63 O 02008 05028 000400995353;
c) UGF Banca - Filiale 87 - 0041 Roma - Via Nomentana Nuova, 71 - IBAN: IT 90 Z 03127 03241 000000051665.
NYAMILIMA
pag. 12
N. 2 - Novembre 2015
Da Loreto ad Agnone nel “Cammino di San Francesco Caracciolo”
COME HA RECENTEMENTE RICORDATO PAPA
Francesco, esiste una gratitudine verso Dio di cui fa
parte anche «la grazia della memoria. Memoria
della prima chiamata, memoria del cammino percorso, memoria di tante grazie ricevute, e soprattutto memoria dell’incontro con Gesù Cristo, in
tanti momenti lungo il cammino». Ciò evidentemente vale per ogni singola persona quanto per una
famiglia religiosa.
Il “Cammino di San Francesco Caracciolo”:
un cammino che sia un prezioso strumento di
pastorale per l’Ordine, e che sia memoria storica e
viva del Santo a disposizione di tutti.
Sono 340 km di fede da percorrere a piedi e che
partendo da Loreto e passando per tutto l’Abruzzo
fino a Montelapiano e Villa Santa Maria in Abruzzo, portano fino ad Agnone, dove San Francesco
Caracciolo morì il 4 giugno 1608. Questo fu infatti
l’ultimo pellegrinaggio del santo abruzzese, Fondatore dei Chierici Regolari Minori (Padri Caracciolini) e patrono dei cuochi d’Italia. Non vi è dubbio
che il movimento, e in particolare il camminare, sia
fondamentale per la salute e per lo spirito. Il “Cammino di San Francesco Caracciolo” diventa allora
metafora di questa indissolubile unione fra cibo e
salute, tanto dello spirito quanto del corpo.
Il progetto prende le mosse dal pellegrinaggio a
piedi Villa Santa Maria/Agnone “Sulle orme di San
Francesco Caracciolo con l’Eucaristia nel cuore”,
ideato nel 2007 dall’Ordine in occasione del IV
centenario della morte del Santo, e che si svolge
annualmente nella prima settimana di giugno, in
prossimità della festa liturgica del Santo (4 giugno),
con il patrocinio dei Comuni di Agnone, Villa Santa Maria e Montelapiano.
In collaborazione con l’associazione “Laici
Caracciolini” e con APS Walkers , i Chierici
Regolari Minori hanno avviato la prima fase attuativa del “Cammino di San Francesco Caracciolo”:
lo scorso settembre, con due uscite per mappare e
testare la prima tappa di 30 km dal Santuario di
Loreto fino a Macerata. Nell’ultimo trimestre
dell’anno in corso e nel primo semestre del prossimo anno, l’intero percorso verrà mappato e testato,
secondo un calendario già fissato che prevede due
uscite al mese. Nel suo complesso, il “Cammino di
San Francesco Caracciolo” attraversa tre regioni
(Marche, Abruzzo, Molise) e otto province. Contestualmente al lavoro di mappatura, ci sarà un percorso di formazione rivolto ai “camminatori pionieri” sulla figura e la spiritualità di San Francesco
Caracciolo.
Infine, una equipe formata da religiosi e laici
caracciolini nonché dai Walkers ha predisposto un
documento per la tutela dei valori spirituali ed etici
del Cammino.
Tutto ciò conforta in merito alla significatività,
solidità e alla riuscita del progetto e induce a pre-
sentarlo nell’ambito della progettualità dei “parchi
ecclesiali culturali” come contributo originale dei
Chierici Regolari Minori alle nuove forme di evangelizzazione.
NICOLA CARACCIOLO
CONTATTI:
• Ordine Chierici Regolari Minori
[email protected]
• Laici Caracciolini
(resp: Nicola Caracciolo)
[email protected]
• Aps Walkers
(resp: Attilio Falchi)
[email protected]
N.B. Il pellegrinaggio a piedi per il 2016
da Villa Santa Maria ad Agnone è stato
fissato per l’ 1-2 Giugno.
Memoria e desiderio: reincontrarsi a Roccamontepiano
D OMENICA 19 LUGLIO 2015, IN OCCASIONE
delle due giornate missionarie caraccioline, svoltesi
presso il Convento S. Giovanni Battista di Roccamontepiano (CH), si sono ritrovati ex studenti che
molti anni orsono frequentarono le scuole medie
nel medesimo Convento. Un gesto di memoria e
gratitudine.
L’iniziativa voluta dal Padre Generale dell’Ordine di S. Francesco Caracciolo, Padre Raffaele Mandolesi ed organizzata da P. Giulio Capetola, P.
Amedeo e Fra’ Serafino ha visto la partecipazione
di molti degli ex studenti, loro familiari e parenti.
Nella mattinata di domenica 19 luglio tutti loro si
sono dapprima radunati davanti al Convento, accolti da P. Amedeo, da Fra’ Serafino e da P. Raffaele
e, poco dopo, da P. Giulio per un primo abbraccio
con loro e poi fra i vari ex colleghi. Momenti di
commozione rivedersi dopo 50-55 anni – ma la
gioia era tanta che sembrava ieri…“Com’è bello,
com’è dolce che i fratelli stiano insieme”!
Appena dopo i saluti, chi prima chi dopo, i partecipanti si sono recati a far visita, presso la Chiesa
del Convento, al SS.mo Sacramento: S. Francesco
Caracciolo docet... Più tardi, P. Serafino li ha guidati sui luoghi del vecchio Convento, cioè il refettorio, le camerate, l’aula scolastica, lo studio di P.
Battista, la cantina, il cortile e l’orto. La storia di
un’amicizia riesuma i segni nei quali si è alimentata
ed è potuta crescere.
Tutti sono rimasti incantati nel rivedere quei luoghi a distanza di tanti anni. Insieme si sono recati al
vecchio campetto di calcio per le sfide con l’indimenticabile P. Gabriele Pomponio e, più in là, a
rivedere la quercia ultracentenaria con i lavori di
asporto – pietra e terra – che li ha visti un tempo
impegnati, spronati e guidati da un infaticabile Fra’
Felice. Intorno alle 13 ha avuto inizio il previsto
pranzo conviviale. Il Padre Generale, dopo la preghiera, ha ringraziato tutti i presenti per la loro partecipazione ed ha invitato – chi di loro l’avesse
desiderato – a raccontare le loro storie ed i ricordi di
quegli anni trascorsi con i Caracciolini. Eh già - la
consistenza di una compagnia è tutta in un’esperienza vissuta, riconosciuta e condivisa.
Ciascuno ne ha potuto ripercorrere le movenze
maturate tra quelle mura e, soprattutto, rintracciare
il seme originario ricevuto dal buon Dio tramite la
paternità dei Padri. Il pranzo è stato altresì allietato
da musiche e canti eseguiti coralmente in amicizia,
dando voce, così, alla bellezza di quella compagnia
ritrovata. Al termine del lauto pranzo, allestito e
servito da personale qualificato e volenteroso, il
Padre Generale ha poi comunicato a tutti il desiderio di rinnovare annualmente l’appuntamento nei
giorni della terza domenica di luglio, in occasione
delle due giornate caraccioline. Hic manebimus
optime…
Dopo un gesto di preghiera e ringraziamento a
Dio, P. Raffaele ha chiuso cordialmente l’agape
fraterna. Nel tardo pomeriggio, dopo uno spazio di
libera convivialità, alle ore 19 la celebrazione della
S. Messa ha concluso l’indimenticabile giornata. I
reciproci saluti finali sono stati all’insegna del
comune intento di ritrovarsi ancora, in amicizia e –
si spera – ancor più numerosi! – il prossimo anno.
Ad majorem resurgentis gloriam!
RODRIQUEZ MASTRONARDI
GIUSEPPE FIDELIBUS