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PERSONAGGI
11
23 agosto
Due lauree, viaggi in Arabia e in Marocco, forsennati studi, ora vive in corsia a Boston accanto a chi soffre
Il prete che aiuta malati e spie
Figlio di sindacalisti di Los Angeles, padre Nagle trova
la fede grazie a uno scienziato italiano. Viene a Milano
con tre dollari, vede don Giussani e diventa missionario
Ha un sorriso disarmante e ritroso,
di sicuro era un gran conquistatore di
donne prima di diventare prete, e di
fatto lo è ancora, vista la lunga fila di
ragazze e signore che aspettano di salutarlo dopo la presentazione del suo
libro Sulle frontiere dell’umano. Un
prete tra i malati (Editore Rubettino).Un libro in cui racconta la sua
missione in ospedale dove condivide
con le persone il dolore, la malattia e
la morte.
Padre Vincent Nagle è un californiano purosangue. Nasce a Los Angeles nel 1946 da un padre sindacalista, che frequentava la chiesa a periodi alterni, e da una donna ebrea, pure
sindacalista, atea. La famiglia è numerosa, sono otto fratelli. Cresce da
ragazzo americano anni ’50 e ’60,
con studio, giochi e sport. Una prima
laurea la consegue all’università di
San Francisco, quindi frequenta
Berkeley. Ha infiniti interessi e lo attrae il modo arabo. È il periodo dei
viaggi: vive per due anni e mezzo in
Marocco, poi passa in Arabia saudita
e vi rimane per un anno e mezzo e un
anno lo trascorre in Egitto. E mentre
è in Arabia diventa collaboratore di
un funzionario saudita che passava
Padre Vincent Nagle
durante la presentazione
del suo libro
La fraternità
Giovanni Paolo II nel 1984 diede una missione a Cl: “Andate in tutto il mondo e portate
la verità, la bellezza e la pace che si incontrano in Cristo redentore”. L’anno seguente nasce la Fraternità sacerdotale dei missionari
di san Carlo Borromeo ed è aperto un seminario a Roma. Lo scorso anno ne è stato aperto un secondo a Città del Messico. Ora i
missionari sono 90 presenti in 16 Paesi del
mondo. La Fraternità è presente al padiglione C3 con uno stand dove si può incontrare
padre Vincent, seminaristi e altri missionari.
informazioni ai servizi americani.
“Però non facevo la spia”, vuole precisare. Torna in California dove incontra un prete che gli fa pensare che
quella poteva essere la sua vocazione: Vincent sa parlare, sa contattare
la gente, conosce la teologia. Ma ha
un’obiezione: quel prete è triste e lui
non vuole essere triste.
Ha ormai quarant’anni quando nel
settembre 1986 incontra un italiano
che lavora come ricercatore all’università della California di Berkeley, è
Marco Bersanelli, un astrofisico. Con
lui e la sua compagnia Vincent Nagle
Via Acquario - 112 Rimini - 0541.790882
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Per prenotazioni alberghiere
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contattateci allo stand
nella Hall Sud
scopre di poter essere un cristiano
gioioso, essere amato e accolto e
questo cambia la sua vita.
Vende l’auto (è questo l’ultimo atto per un americano che vuole cambiare vita, da qualche tempo aveva
anche lasciato la ragazza) e parte per
Milano perché vuole diventare un
prete pieno di gioia. Alla stazione dei
bus in piazza Castello trova Carlo
Sozzi, un collega del Cnr di Bersanelli: Vincent ha in tasca solo tre dollari, tutti i suoi averi. Sozzi lo porta
da don Giussani che gli chiede: “Perché vuoi fare il prete?” e provvisoria-
mente lo fa abitare in un appartamento del Clu di Sesto San Giovanni, alle porte di Milano. Poi si trasferisce a
Roma, per studiare nel seminario della Fraternità sacerdotale dei missionari di San Carlo, retta da don Massimo Camisasca. Mentre si prepara a
diventare prete, frequenta l’università
San Tommaso e quindi il Pontificio istituto studi arabi islamici. Dopo cinque anni, nel 1992 riceve l’ordinazione, ma tre giorni dopo è ricoverato in
ospedale per un terribile esaurimento
dovuto al forsennato ritmo dei suoi
studi.
Quasi due anni di cure. Nel 1993
partecipa a un pellegrinaggio in Terra
Santa con un gruppo di Milano, questa esperienza, dice, ha cambiato il
suo modo di vedere la figura di Gesù. Nel 1994 torna negli Stati Uniti
dove, dice scherzando, è stato licenziato da tre lavori: cappellano universitario a Fall River, nel Massachusetts, incaricato nell’ufficio per l’evangelizzazione della diocesi e predicatore di missioni nelle parrocchie.
“Mi danno un’ultima chance”, ride,
“divento cappellano dell’Accademia
della marina mercantile”. Ma sembra
che anche tra i militari non sia il suo
posto e nel 1999 diviene cappellano
ospedaliero ad Attleboro, vicino a
Boston, dove vive con due preti della
Fraternità missionaria di san Carlo.
“Due anni fa in un incontro a Roma”, racconta padre Vincent, “don
Massimo mi chiese una testimonianza del mio lavoro. Furono tutti impressionati dal racconto. Don Massimo mi disse di scrivere un libro, ma
io non mi decidevo a farlo. Mi
mandò allora un seminarista che è
giornalista e così è nato”.
Arcangelo Berra