«Nella zootecnia di precisione il futuro dell`allevamento»

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«Nella zootecnia di precisione il futuro dell`allevamento»
DOSSIER / NUOVI SPUNTI
DALLA RICERCA
Dal Crea di Lodi
«Nella zootecnia di precisione
il futuro dell’allevamento»
di Giorgio Setti
Permetterà di razionalizzare la produzione, facendo scendere i costi
unitari. Così Andrea Galli, direttore del Crea-Flc di Lodi
L’
applicazione delle tecniche di
zootecnia di precisione potrà
salvare la redditività dell’allevamento di bovine da latte.
È il messaggio di Andrea Galli, direttore
del centro Crea-Flc di Lodi, che spiega:
«Sono ormai numerose le evidenze che
ci permettono di concludere che questo innovativo insieme di tecniche e di
procedure riesce a rendere più efficiente
l’azienda zootecnica da latte. E quindi ad
abbassare il costo unitario di produzione,
riconsegnando un tornaconto all’imprenditore».
Andrea Galli e Fabio Abeni nell’allevamento di Cascina Baroncina (Lodi). In
evidenza il microfono per valutare i problemi respiratori dei vitelli.
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Si parla di questa tecnica, chiamata anche precision livestock farming (Plf), solo
da pochi anni, continua il ricercatore.
«Ma è ormai chiaro che permette di raggiungere risultati concreti e misurabili:
più benessere animale, meno spesa in
farmaci, ottimizzazione dell’alimentazione delle bovine, più produttività, meno
impatto ambientale. Lo dimostrano sia
le prime applicazioni nelle stalle italiane
ed europee, sia i risultati sperimentali del
nostro centro e di altri centri di ricerca
europei. Per questo posso affermare che
risiede anche nella Plf il futuro dell’alleva-
Andrea Galli con il casaro del caseificio sperimentale di Cascina Baroncina, Salvatore Francolino.
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Sopra: altre due immagini dell’allevamento di
Cascina Baroncina. In evidenza sul collare delle
bovine la presenza del sistema multisensore
(sensore della ruminazione più rilevamento del
movimento collo in tre dimensioni).
mento da latte».
Anche per questo «consiste proprio negli studi sulla Plf una delle attività di punta
del centro Crea di Lodi», nonostante qui
a Lodi non siano certo trascurati altri filoni di ricerca, altrettanto decisivi, come
quelli sulla zootecnia biologica, sulla sostenibilità ambientale dell’allevamento,
sulla chimica del latte e dei derivati, sulla
microbiologia e la tecnica della caseificazione, sul miglioramento genetico delle
foraggere, sulla gestione agronomica a
bassissimo impatto.
Ora, la Plf consiste in breve nell’effettuare
misurazioni con sensori di alcuni comportamenti e parametri della bovina, nel
valutare tali misurazioni attraverso software dedicati, nel prendere le conseguenti decisioni anche con retroazioni
automatiche, o robotizzate.
Ed è soprattutto nella seconda di queste
tre fasi che si sviluppano gli studi del Crea
L’ARTICOLAZIONE DELLA RICERCA ZOOTECNICA CREA
Il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi
dell’economia agraria (Crea) è in una fase di profonda
riorganizzazione. Tale riorganizzazione coinvolge
anche il settore zootecnico: infatti, presto, il Centro di
ricerca per le produzioni foraggere e lattiero casearie
di Lodi (Crea-Flc) con l’Unità di ricerca per la selezione
dei cereali e la valorizzazione delle varietà vegetali di
Sant’Angelo Lodigiano (Crea-Scv), il Centro di ricerca
per la produzione della carne ed il miglioramento
genetico di Monterotondo - Roma (Crea-Pcm), l’Unità
di ricerca per la suinicoltura di San Cesario sul Panaro
- Modena (Crea-Sui), l’Unità di ricerca per la zootecnia
estensiva di Muro Lucano - Potenza (Crea-Zoe),
spiega Andrea Galli, confluiranno nel futuro Centro
di ricerca per la zootecnia e l’acquacoltura (Crea-Za).
Il costituendo Centro avrà quattro sedi: Lodi, Roma,
Modena e Potenza.
Il centro Crea-Flc di Lodi, dove agisce lo stesso Galli
assieme ad altri 23 ricercatori, ben noti tra gli operatori
del settore, svolge la sua attività di ricerca nel campo
delle «produzioni foraggere e lattiero casearie».
Il Centro ha due sedi operative: la prima relativa alle
attività di ricerca nell’ambito delle foraggere (chimica,
biologia e miglioramento genetico); la seconda relativa
al settore lattiero-caseario (zootecnia di precisione,
zootecnia biologica e sostenibilità aziendale, chimica
del latte e derivati, microbiologia e tecnologia casearia).
Il Centro si avvale inoltre delle strutture presenti
presso la Cascina Baroncina di Lodi, una unità formata da
un caseificio sperimentale e da una azienda zootecnica
con 60 bovine da latte ad altissima produzione, con
numerosi e avanzati sistemi di zootecnia di precisione.
Il Crea-Flc è attivo sul territorio tramite una importante
accordo di collaborazione con l’Associazione
provinciale allevatori di Cremona, che gli consente di
estendere l’attività di ricerca direttamente su uno dei
più importanti territori per l’allevamento della bovina
da latte a livello europeo. T.V.
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di Lodi sulla Plf. Spiega infatti il ricercatore
Fabio Abeni: «Noi cerchiamo di ottimizzare queste misurazioni provando a rendere
i relativi algoritmi sempre più efficienti. O
a proporre nuovi algoritmi».
Nuovi sensori
Ma una buona parte degli stessi studi si
applica anche allo sviluppo di nuovi sensori, aggiunge Galli. Ad esempio nell’ambito del riconoscimento dei suoni emessi
dall’animale: installazione di microfoni,
messa a punto di sensori per registrare la
tosse dei vitelli (allo scopo di riconoscere
patologie) e le vocalizzazioni degli adulti
(allo scopo di individuare estri, o situazioni di sofferenza, o problemi etologici/
gerarchici), elaborazione di algoritmi per
diagnosticare le tossi dei vitelli.
Oppure, altro esempio, sviluppo di nuovi
sensori per lo studio della ventilazione
Luca Buttazzoni.
Schermata, relativa a una singola bovina, sulla variazione dell’attività
motoria (linea verde) e del tempo di ruminazione (linea blu).
Il passaggio della linea verde nell’area superiore del grafico indica
il superamento della soglia di attenzione dell’attività stessa; è una
variazione significativa tale da allertare l’allevatore per un possibile
estro. La possibilità dell'estro è confermata dal calo contemporaneo
del tempo di ruminazione.
della stalla. Obiettivo: «Rilevare non solo
la temperatura - spiega Galli - ma anche
l’umidità, la presenza di ammoniaca e altre situazioni ambientali. Sensori dedicati
a questo esistono già, ma si sporcano,
perdono efficienza, non colgono alcune
importanti microsituazioni come eventuali ristagni localizzati di ammoniaca. Noi
cerchiamo di mettere a punto una migliore gestione o localizzazione di sensori
come questi, o di renderli meno costosi».
Anche sensori già bene ottimizzati dall’industria, come podometri, attivometri e
ruminometri, sono oggetto di studio a
Lodi, ma non per migliorarli, bensì per in-
serirli in nuovi “modelli” di Plf. Lo stesso
vale per il cosiddetto precision feeding,
alimentazione di precisione: anche in
questo caso al Crea di Lodi si usano sensori già affermati, come il sensore Nirs
applicato al carro unifeed, ma se ne ipotizzano «nuove modellistiche».
A proposito di valutazione Nirs (near infrared ray spectroscopy): «Abbiamo realizzato noi – aggiunge Galli – l’ingegnerizzazione di uno strumento Nir portatile per la
valutazione qualitativa non distruttiva delle forme di Parmigiano Reggiano. Permette di valutare ben 70-100 forme all’ora. È
in corso la calibrazione di uno strumento
EMISSIONI, LONGEVITÀ E INCROCI DA CARNE
TRA GLI STUDI DEL CREA DI MONTEROTONDO
Tra i progetti più d’avanguardia ai quali si sta per applicare
il Crea-Pcm (produzione della carne e miglioramento
genetico) di Monterotondo, Roma, ce n’è una serie relativa
alle cosiddette emissioni zootecniche. Spiega il direttore
del centro, Luca Buttazzoni: «Abbiamo diversi progetti di
prossima attivazione riguardanti lo studio dell’impatto
ambientale dell’allevamento bovino, sulle emissioni di
metano, per esempio. Il ruminante emette metano, che
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è 22 volte più climalterante della CO2. Se si riuscissero a
contenere, anche in parte, le emissioni gassose, si potrebbe
contribuire a ridurre la produzione di gas serra, tenendo
comunque conto che le emissioni di gas climalteranti da
fermentazioni enteriche rappresentano solo il 2,54 % delle
emissioni nazionali (Ispra, 2014)».
E in che modo? «Anche con il miglioramento genetico
degli animali. È una sfida complessa dal punto di vista
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analogo per il Grana Padano».
La partnership
con la Fiera di Cremona
Infine dobbiamo ricordare dell’accordo
tra il Crea-Flc di Lodi e Cremonafiere: il
primo sarà il partner scientifico della società fieristica per i prossimi tre anni. Ha
commentato Antonio Piva, presidente di
Cremonafiere: «Con questo accordo, che
per noi ha una grande valenza strategica,
si apre uno spazio molto vasto per portare in fiera le innovazioni, le ricerche e tutti
gli spunti di aggiornamento utili per i professionisti dell’allevamento e della filiera
lattiero-casearia».
Firmatario dell’accordo Andrea Galli, che
ha spiegato: «L’intesa prevede un importante ruolo nella programmazione e
organizzazione di momenti divulgativi
nell’ambito delle attività fieristiche in contesti quali la zootecnia di precisione, la
zootecnia biologica e la sostenibilità ambientale».
Un primo output di questa partnership
consiste in un paio di indagini, una sulla
“zootecnia di precisione” l’altra sulla “agricoltura di precisione”, i cui risultati verranno presentati alla Fiera di Cremona.
Spiega Cremonafiere: «Il centro Crea-Flc
di Lodi, in collaborazione con l’Apa di Cremona, ha avviato un’indagine conoscitiva
sulla zootecnia di precisione: a un campione di oltre 700 aziende è stato sottoposto
un questionario volto a fotografare lo stato
dell’arte del settore e a misurare la conoscenza delle nuove frontiere dell’innova-
Posizionamento del sistema Nirs sul sistema di desilamento del carro per l’analisi dell’insilato di
mais.
zione in stalla. Gli esiti verranno presentati
nell’ambito dell’edizione 2016 delle Fiere
Zootecniche Internazionali di Cremona.
Contestualmente verrà illustrata la situazione dell’agricoltura di precisione in Italia».
In merito all’indagine sulla zootecnia
di precisione, Galli ha sottolineato: «Le
aziende interpellate, 400 delle quali conferenti al Consorzio per la tutela del formaggio Grana Padano dop, appartengono alla provincia di Cremona, uno dei
principali territori per la zootecnia da latte
scientifico, perché bisogna misurare le emissioni di
metano, ma affascinante e possibile».
Un altro filone di ricerca si concentra sull’allungamento
della longevità delle vacche. «Uno dei nostri studi è verificare
se l’utilizzo dell’incrocio tra razze da latte, nel nostro
caso tra la frisona e la pezzata rossa, può dare animali
più longevi. Secondo la letteratura scientifica mondiale,
e l’esperienza di paesi come quelli scandinavi o la Nuova
Zelanda, questo è fattibile. Noi stiamo facendo una prova
nella nostra azienda sperimentale: mettiamo a confronto
le razze pure e gli incroci. È logico che l’incrocio produce
meno della razza pura, però, secondo le nostre previsioni,
il maggior valore degli animali di scarto e dei vitelli e la
in Italia e in Europa. Attribuiamo un’importanza strategica a questa operazione in
quanto solo la percezione di utilità può
portare l’allevatore a scommettere sulle
nuove tecnologie che assicurano un miglioramento nella gestione aziendale».
La zootecnia di precisione sarà l’oggeto
di un convegno in programma alla Fiera di
Cremona, sala Monteverdi, dalle ore 14 di
venerdì 28 ottobre. Oltre a Galli, parleranno Luigi Sartori, Marcella Guarino, Carlo
Bisaglia, Fabio Abeni e Giovanni Taglia-
maggiore resilienza delle vacche meticce dovrebbero più
che compensare la produzione di latte, soprattutto nei
periodi di basso prezzo del latte come l’attuale».
Infine Buttazzoni ci ha spiegato che nel Centro stanno
sperimentando anche un’altra prova per ovviare a
deficit produttivi nella produzione di carne: aumentare
la gemellarità della razza bovina maremmana. «La razza
bovina maremmana è una razza rustica, che vive sempre
all’aperto e partorisce con grande facilità: secondo la nostra
esperienza non ha alcun problema a partorire vitelli gemelli
anche in incrocio con la piemontese. E i vitelli piemontese
con maremmano hanno tutte le caratteristiche per poter
essere ingrassati con buone rese». Laura Saggio
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PROGETTO EU-PLF, LA CONFERENZA FINALE
Centotrenta specialisti provenienti da 17 paesi hanno
partecipato alla conferenza finale del progetto Eu-Plf
(Precision livestock farming), tenutasi il 29 settembre
a Bruxelles. Fra i presenti agricoltori, allevatori, istituti
di ricerca, imprese, fornitori di strumenti per la Plf,
organizzazioni non governative. L’evento è stato
organizzato dal consorzio Ue-Plf e dall’Animal Task
Force (www.animaltaskforce.eu).
L’obiettivo del progetto era sviluppare strumenti di
gestione basati sul monitoraggio continuo e automatico
degli animali all’interno delle stalle, al fine di tenere sotto
controllo il loro stato di salute e di benessere e l’impatto
ambientale delle produzioni, in tempo reale. Gli strumenti Plf sono in grado di fornire all’allevatore
ferri. Il convegno, spiega Galli, «affronterà
un excursus a tutto campo anche sulla
ricerca in tema di zootecnia di precisione. Il discorso si collega naturalmente
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un preavviso in caso di cambiamenti inaspettati
all’interno dell’allevamento. Il monitoraggio in tempo
reale dei suoni, per esempio, fornisce segnalazioni
in merito al rischio di problemi respiratori. Anche gli
strumenti che effettuano monitoraggio attraverso l’uso
di telecamere sono in grado di tenere sotto controllo il
comportamento e le attività degli animali.
In occasione della conferenza di Bruxelles, gli
allevatori che hanno testato gli strumenti Plf nelle loro
aziende durante lo svolgimento del progetto europeo
hanno potuto elencare i vantaggi ottenuti dall’impiego
delle tecnologie Plf.
Per saperne di più si può visitare il sito internet
www.eu-plf.euI.Z.
all’upgrade tecnologico raggiunto sul
fronte dell’automazione: va da sé, infatti,
che strumenti come i robot di mungitura
e i sistemi “intelligenti” di alimentazione
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offrono un supporto prezioso alla zootecnia di precisione attraverso un processo
di interconnessione indirizzato al miglioramento della gestione dell’azienda». l