COLONNA VITTORIA (1490-1547) Poetessa

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COLONNA VITTORIA (1490-1547) Poetessa
PERSONAGGI ILLUSTRI IN TERRA D’ABRUZZO
COLONNA VITTORIA
(1490-1547)
Poetessa
“Un uomo in una donna, anzi uno dio, per la sua bocca parla ...”
(Michelangelo Buonarroti)
Vittoria Colonna fu una della figure più affascinanti del Rinascimento italiano;
donna di cultura incline ad un forte sentimento religioso, strinse amicizia con i
maggiori letterati, filosofi ed artisti dell’epoca, che ne lodarono l’intelligenza, le
capacità poetiche, le doti amministrative e diplomatiche ed anche le virtù
muliebri e l’austera bellezza. Nonostante la vita di Vittoria Colonna si svolse al
di fuori dell’Abruzzo, il suo nome si distinse tra le vicende della storia feudale
della nostra regione per l’esempio di “buon governo” e di reggenza “illuminata”
che riuscì ad offrire.
Vittoria nacque a Marino da Fabrizio Colonna e da Agnese di Montefeltro e già
all’età di sette anni fu promessa sposa a Francesco Ferrante d’Avalos, marchese
di Pescara. Il matrimonio si inserì nel quadro delle intricate vicende politiche che
videro i Colonna dapprima alleati del francese Carlo VIII d’Angiò e poi degli
Aragonesi. L’alleanza con la Spagna costò la confisca dei loro beni da parte del
Pontefice ed il trasferimento da Roma a Napoli e da qui ad Ischia, ospiti dei
d’Avalos, le potente famiglia di origine spagnola fedele agli Aragonesi.
Vittoria trascorse gli anni della sua infanzia ad Ischia dove ricevette una
importante formazione culturale grazie alla frequentazione della colta e raffinata
corte di Costanza d’Avalos, duchessa di Francavilla e governatrice dell’isola,
oltre che zia del promesso sposo Francesco Ferrante. Qui maturò la sua passione
per la poesia che la accompagnerà per tutta la vita.
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Nel
1509,
il
27
dicembre,
si
celebrarono ad Ischia le nozze con
Ferrante; fu una cerimonia sontuosa e
le cronache descrivono con minuzia
lo sfarzo dei festeggiamenti e la
ricchezza dei doni ricevuti dagli
sposi.
Vittoria fu devotamente legata al
marito nonostante questi fosse spesso
assente
per
i
continui
impegni
militari. Non avendo figli, Vittoria si
affezionò in modo particolare al
piccolo Alfonso d’Avalos del Vasto,
Ritratto di Vittoria Colonna (?), Michelangelo
Buonarroti, British Museum, Londra
cugino di Ferrante, che allevò con amorevole cura; continuò a dedicarsi alla
letteratura e alla poesia presso la brillante corte di Ischia, intessendo rapporti con
i maggiori letterati del tempo, come Baldassarre Castiglione e Pietro Bembo. Nel
1525 Ferrante morì a séguito della ferite riportate nella battaglia di Pavia e
Vittoria, per il profondo dolore, cercò conforto rifugiandosi in vari conventi
romani. A questi anni risalgono le rime “profane” in stile petrarchesco che
cantano il perduto “bel sole” ed il dolore della vedovanza.
Richiamata a Marino dal fratello Ascanio, Vittoria cercò di mediare i contrasti
sempre più forti tra il Pontefice e la sua famiglia, che comunque fu costretta a
trasferirsi a Napoli e poi di nuovo ad Ischia. Dall’isola ischiana Vittoria seguì la
rovina del sacco di Roma del 1527 cercando in ogni modo di intervenire perchè
la tragedia avesse fine; tentò di inviare aiuti alla popolazione ed ospitò nel
castello ischiano le dame e i letterati che erano riusciti a fuggire dalla città
occupata dai Lanzichenecchi.
Nei primi anni del terzo decennio Vittoria visse tra Napoli e Roma e si avvicinò
alle tesi religiose predicate da Giovanni Valdés, senza giungere ad un vero
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distacco dalla Chiesa Romana, ma convincendosi sempre più della necessità di
una profonda riforma morale e dottrinale all’interno di essa.
A questi anni risale un’importante testimonianza delle doti amministrative di
Vittoria Colonna riguardante la nostra regione. La marchesa di Pescara, come
sempre Vittoria si firmava, fu dal 1525 feudataria di Pescocostanzo (AQ), nei
confronti del quale si dimostrò un’amministratrice benevola ed illuminata;
sollevò la città dai contributi statali, le condonò i debiti pregressi ed approvò i
Capitula e gli Statuta che ne regolamentarono l’amministrazione. Si fece inoltre
da tramite per introdurre i giovani pescolani negli ambienti delle arti e
dell’artigiano di Roma. Soprattutto lasciò al paese un segno indelebile istituendo,
con una lettera datata 15 giugno 1535, un’autorità preposta al controllo della
nuova edilizia. Nel testo si leggeva “se faccia electione de tre o quattro homini
da bene li quali abbiano da aver notitia da quelli tali che averranno bisogno de
loco per farse casa, et quelli soli cel habiano da consigliare dove et come
meglior li parerà, et nessuno presuma farlo né pigliarlo senza expressa licentia
et ordine delli predicti electi per la Università, li quali ex nunc noi confirmiamo,
et alli dicti in ciò si habia da obedire, et qualsivoglia presumerà controvenire
incontrerà la pena de venticinque once, et perderà...de posser edificare...”. La
“Commissione della Signora”, come venne definita, diede avvio ad un piano
regolatore che condizionerà lo sviluppo di Pescocostanzo nei secoli successivi,
donandogli quel caratteristico assetto urbanistico che ancora oggi conserva.
Nel 1537 Vittoria trascorse diverso tempo a Ferrara nell’attesa di ricevere il
permesso dal Pontefice per effettuare un pellegrinaggio in Terra Santa, viaggio
che alla fine non realizzò, mentre approfondì l’amicizia con la duchessa Renata
di Francia e con Ercole II che la introdussero nella brillante corte estense.
La salute ormai cagionevole la ricondusse a Roma dove fu ospitata in diversi
conventi; per un periodo fu a Viterbo, dove frequentò il cardinale Reginald Pole,
che divenne sua guida spirituale e con il quale intrattenne un fitto scambio
epistolare. Fondamentale fu anche l’amicizia che in questi anni strinse con il
grande Michelangelo Buonarroti, con cui condivideva la profonda e tormentata
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spiritualità. Dopo una lunga malattia Vittoria morì il 25 febbraio 1547;
Michelangelo le rimase accanto fino alla fine e addolorato per la sua dipartita le
dedicò diversi componimenti.
Della produzione letteraria di Vittoria Colonna ricordiamo le rime in stile
petrarchesco a tema profano, dedicate soprattutto all’amore per il marito, e le
rime “sacre e morali”, che riflettono la sua profonda spiritualità. Su temi religiosi
scrisse anche componimenti in prosa tra cui il Pianto sulla passione di Cristo e
l’Orazione sull’Ave Maria (1546). Tramite il copioso epistolario è possibile
ricostruire la fitta rete di relazioni che intrattenne con i più rappresentativi
personaggi dell’epoca e che dimostrano ancora una volta quale ruolo da
protagonista Vittoria Colonna avesse nel panorama letterario rinascimentale.
Ritratto di Vittoria Colonna (?), Sebastiano del Piombo, Museo Nazionale
d'arte della Catalogna, Barcellona
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Opere
• Rime de la diuina Vittoria Colonna, In Parma, Antonio Viotti, 1538
• Le rime spirituali della illustrissima signora Vittoria Colonna
marchesana di Pescara. Non piu stampate da pochissime infuori, le quali
altroue corrotte, et qui corrette si leggono, In Vinegia, appresso Vincenzo
Valgrisi, 1546
Post mortem
• Pianto della marchesa di Pescara sopra la passione di Christo. Oratione
della medesima, sopra l'Aue Maria. Oratione fatta il Venerdi santo, sopra
la passione di Christo, In Venetia, Paolo Manuzio, 1556
• Tutte le Rime della illustrissima et eccellentissima Signora Vittoria
Colonna marchesana di Pescara, con l’esposizione del Signor Rinaldo
Corsoi nuovamente date in luce da Gerolamo Ruscelli, Venezia, Sessa,
1558.
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