MATCH POINT2005
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Lunchbox (2013) Un film di Ritesh Batra Titolo Originale: Dabba Genere: Drammatico; Durata: 105'; Interpreti: Irrfan Khan (Saajan Fernandez); Nimrat Kaur (Ila Singh); Nawazuddin Siddiqui (Shaikh); Denzil Smith (Sig. Sharoff); Barati Achrekar (Sig.ra Deshpande); Soggetto: Rutvik Oza; Sceneggiatura: Ritesh Batra; Rutvik Oza; Fotografia: Michael Simmonds; Montaggio: John F. Lions; Musica: Max Richter; Nazione: India, Francia, Germania, USA; Produzione: Pictures Classics; Distribuzione: Academy Two; Ila prepara tutti i giorni il pranzo al marito, lo impacchetta in una lunchbox e lo consegna a chi glielo porterà. Per un errore però il suo pacchetto comincia ad essere recapitato ad un'altra persona, Saajan. Visto che suo marito non si accorge di ricevere cibo preparato da un'altra donna e visto che ha cominciato a mandare biglietti dentro il pasto a Saajan (che risponde), Ila decide di continuare, scoprendo di più su un uomo che ha da tempo smesso di cercare qualcosa nella vita, e di converso scoprendo che forse è il momento anche per lei di cambiare qualcosa. È un prodotto del TorinoFilmLab questo film indiano che attenua le componenti più esagerate di quella cinematografia, apparendo così più digeribile anche agli spettatori internazionali. Lontano dall'India d'esportazione delle cartoline che possono piacere solo agli stranieri ma anche lontano dal sentimentalismo zuccheroso e dall'ingenuità della Bollywood di grande incasso, Lunchbox è una commedia sentimentale che quanto a serietà e rigore potrebbe gareggiare con quelle europee (per non dire le americane). Nonostante il tono leggero e le risate, quasi sempre scatenate con recitazione e messa in scena e raramente attraverso battute o gag fisiche, nei due personaggi protagonisti e nel loro atteggiamento nei confronti dell'occasione che il caso offre loro esiste un'austerità penetrante che non abbandona anche dopo la fine del film, un peso violento e silenzioso che è quello di un'entita invisibile ma sempre presente come la società. Schiacciando tutto e tutti su sfondi densi e colmi di persone (gli uffici, come le strade, come i mezzi pubblici o i ristoranti) l'esordiente Ritesh Batra dice molto più con le immagini di quanto non faccia con le parole. La disillusione di Saajan, rimasto senza l'amore della sua vita, è una caratterizzazione che abbiamo visto molte volte eppure Irrfan Khan (attore molto noto al pubblico occidentale per le apparizioni in film come Spider-man, Il treno per Darjeeling, The milionaire e Vita di Pi) gli dà vita con una misura ed un'economia d'espressioni che sfondano in pochi gesti il muro dell'incredulità e si accoppiano perfettamente al colore grigio dei luoghi che abita. Che non siamo di fronte a una commediola di poco conto è evidente da subito, che lo spunto dei lunchbox (tradizione forte in India, assente in occidente) sia solo un pretesto è chiaro immediatamente. Ila e Saajan, nello scriversi consumano più della nascita di un sentimento o di un risveglio personale, raccontano il loro paese rinunciando ai fatti e passando direttamente al sepolto, al non detto e a quel misterioso ambito del pensiero che si situa tra allusione e allusione. Concepito come un film di pura scrittura (delle situazioni, dei personaggi ma soprattutto delle epistole), Lunchbox stupisce per la sua capacità di avere anche una dimensione visiva potente e ragionata, per quanto abbia le idee chiare sul mondo che intende riprendere e per come sia in grado di farlo. Gabriele Niola, mymovies.it Un piccolo film indiano. E già questa è una notizia poiché produrre “off Bollywood” è una vera impresa. La seconda è che si tratta di un’opera prima e che c’entra anche un po’ d’Italia attraverso il TorinoFilmLab, fondo per lo sviluppo della sceneggiatura, grazie al quale il giovane Ritesh Batra ha potuto mettere insieme l’articolato pacchetto produttivo (India certamente, ma pure Germania, Francia e Stati Uniti), arrivare al Festival di Cannes, uscire nelle sale del suo paese (oltre che in Europa) e sfiorare di un soffio la candidatura all’Oscar per l’India. Il “caso” dunque ci sta tutto ed è pienamente meritato per un film, delicato e gustoso, esattamente come i manicaretti che fanno da motore a questa storia d’amore e di riscatto. Ambientato in una Mumbai contemporanea, caotica ed indifferente, sospesa tra modernità e tradizione, il film ci racconta l’incontro del destino tra una giovane moglie prigioniera del suo infelice matrimonio ed un impiegato di mezza età, vedovo e “prigioniero” a sua volta del ricordo della sua vita precedente. Come avviene l’incontro? Lo dice il titolo: Lunchbox, le “gavette” per il pranzo che a Mumbai sono un’istituzione da oltre cent’anni. Madri e mogli a casa preparano i pasti per i loro cari che poi, nei lunchbox, sono affidati ai dabbawallahs, un esercito di fattorini che attraverso bici, treni e carretti li recapitano ancora caldi sulle scrivanie degli uffici o sui banchi di scuola, per poi riconsegnarli vuoti alle casalinghe nel pomeriggio. Un sistema infallibile, ma che in questo caso il destino vuole fallace. Così che il pranzo destinato al marito della giovane e bella Ila finisce sulla scrivania di Saajan! Gabriella Gallozzi, L’Unità, 28 Novembre 2013 Una donna bravissima in cucina, un portapranzi che arriva sul tavolo sbagliato, due persone che non si sarebbero mai conosciute altrimenti, una storia quasi d’amore anche se tutto passerà solo attraverso la parola. E il cibo che giorno per giorno scandisce questo incontro tra una moglie trascurata e un vedovo, abitanti in quartieri lontanissimi dell’immensa Mumbai. Il cibo ancora caldo che dischiude ricordi e confidenze. E finirà per cambiare anche le vite di chi sta loro intorno. Da un esordiente indiano, una toccante fiaba metropolitana che ricorda un altro bel film epistolare, 84, Charing Cross Road. Ma ha i sapori ora struggenti ora violenti di una delle città più caotiche del mondo. allietata dai mitici dabbawallahs, gli efficientissimi fattorini che ogni giorno consegnano 200.000 pasti fatti in casa senza sbagliare mai. O quasi. Fabio Ferzetti, Il Messaggero, 28 Novembre 2013