L. ha assistito in tivù la pubblicità di una linea erotica. Mmm… belle

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L. ha assistito in tivù la pubblicità di una linea erotica. Mmm… belle
Oblò
L. ha assistito in tivù la pubblicità di una linea erotica. Mmm… belle donnicciole, senza dubbio!
Sua moglie è assente quella sera; diceva che sarebbe stata a una cena con le colleghe, in un
ristorante lacustre. L. s’approfitta di telefonare per avere un appuntamento intimo; lo vuol fare,
considerato i rapporti difficili con la sua consorte. Chiama la cosiddetta “linea erotica”; risponde, al
cellulare, sua moglie!
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Esiste! Esiste ancora la maledetta presenza di avvoltoi delle pompe funebri dei nosocomi. Basta,
andatevene, “stronzi” esseri umani! Al signor U. L. gli è stato detto che il figlio ventisettenne è in
coma dopo un incidente motociclistico. Accorso al capezzale del figlio e trovandosi in un
comprensibile momento di sconforto e dolore, è oggetto delle attenzioni del personale delle imprese
di pompe funebri che gravita attorno al letto dei moribondi, indossando ingannevoli camici bianchi.
Pronti a intervenire sulle famiglie, per far firmare un contratto per un funerale, in un momento in
cui nessuno ha il coraggio di ammettere che il proprio familiare finisse dall’altra parte del mondo.
Vili avvoltoi; trasparenti sadici farabutti!
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Vi ricordate il famoso film con Alberto Sordi e Claudia Cardinale: “Bello, onesto, emigrato
Australia sposerebbe compaesana illibata”?
Ebbene, dalla fantasia cinematografica alla realtà accaduta nell’anno 2003, a Sydney, e raccontata
dal quotidiano nazionale “Il Giornale”, del 01/07/2003. La vicenda è cronaca rosa, più che
giudiziaria. Il set realistico è un sobborgo di Sydney. Lui, che chiameremo Alberto come il
compianto attore romano, ha 37 anni, lavora come carpentiere in un’impresa di costruzioni ed è
finito laggiù negli anni Ottanta, in cerca di fortuna e di un’anima gemella. Passa in rassegna tante
ragazze del luogo, le scarta perché troppo emancipate. Non gli resta che tentare in Italia, con l’unica
possibilità esistente: mettere annunci matrimoniali su quotidiani italiani.
La prima ragazza che risponde sembra bella, seria e disponibile; inizia un flirt epistolare, ma si sa
come vanno a concludere queste vicende dopo un tiremmolla… Dimenticata la prima, arriva la
seconda risposta: un fallimento. E così la terza. La quarta corrispondenza è quella a un passo
dall’altare. È una torinese di 27 anni, che chiameremo Claudia; in Australia ci verrebbe, eccome!
Alberto chiede le foto e Claudia le spedisce: una, formato tessera (una bella ragazza bionda, capelli
fluenti e viso regolare) e un’altra a figura intera (e chissenefrega se però è una foto di gruppo e
Claudia è dietro a tutti i suoi amici, tanto che si vede solo il viso). Lui scrive: “Ti aspetto”. Lei
risponde: “Arrivo”.
Aeroporto di Sydney. Come segno di riconoscimento lei porterà dei fiori plastificati, dai colori
gialli e violetto. La prudenza però, come si afferma, non basta mai. Lui ci va, sì, in aeroporto…
Arriva una bionda, meravigliosa, alta, filiforme; non è lei: è senza fiori. Arriva un’altra biondina da
capogiro, italiana; niente, anche lei a mani vuote. Aspetta ancora e ne vede apparire un’altra con un
mazzo di fiori come descritto; a vederla è effettivamente bionda ed elegante ma… buon Dio, peserà
almeno 120 chili! Ed è lei, la Claudia, la futura consorte di Alberto!
Lui è sotto choc! Vaccaboia, la ragazza è un fenomeno da baraccone!! Un sogno spezzato! Il rosa
vira nella farsa.
Alberto scappa senza farsi notare; Claudia rimane impantanata laggiù, lontana da casa, senza
soldi, senza l’indirizzo del futuro marito (ha solo il numero della casella postale), senza speranze e
con un sacco d’ira in corpo. Avvisa la polizia del luogo, affermando che il suo spasimante (!) l’ ha
ingannata, l’ ha presa in giro e altre mille accuse a suo carico. Povero Alberto!
Storia conclusa? Macché… Alla Procura di Torino è giunta una denuncia per truffa della ragazza
ripudiata. La farsa vira nel grottesco.
Alberto si fa vivo e chiede protezione tramite il suo legale. Al giornale, sopra menzionato, ha
raccontato questa storia:
“Il truffato, semmai, sono io. Avevo addirittura già affittato un alloggio per andare a vivere dopo
il matrimonio. Lei mi ha mentito: nelle fotografie che mi ha mandato non si vedeva tutta intera; mi
ha imbrogliato. Se avessi saputo che era così, non avrei mai accettato d’incontrarla.”
A differenza del film, purtroppo, Alberto e Claudia non si metteranno insieme.
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I nostri fiumi sono belli? Sì… anzi, no… ni… bho, chi lo sa! Lasciamo i fiumi come sono, ossia
con le acque sempre meno chiare.
I nostri fossati, le rogge e le seriole sono canali belli? No, all’unanimità! Sono sempre sporchi e
inquinati; il livello è calato: puzza e detriti, un po’ dovunque. Topi e topastri sono padroni! A
proposito di questi mostruosi ratti, ci vorrebbe anche in italia una singolare competizione come
quella indetta dall’istituto d’igiene pubblica del Gabon: una gara tra i migliori sterminatori di topi
nella capitale, Libreville. In due settimane sono stati uccisi 12.613 topi dai solerti partecipanti, ma il
primo premio, pari a 300mila franchi africani (circa 455,00 euro) è andato a un concorrente che, da
solo, ha potuto esibire quasi 3.000 topi massacrati.
In Italia: il Tevere, l’Arno, il Po, l’Adige, e altri importanti fiumi… sono regni di schifosi ratti che
se vanno a zonzo con tutta tranquillità anche sui marciapiedi cittadini. Che fare? Un concorso a
premi come indetto in Africa? Ma no… unica soluzione una maggior coscienza civile e punizioni
severe. Si sa… siamo sporcaccioni e ce ne sbattiamo dei nostri fiumi, a iniziare dagli scarichi
abusivi industriali.
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Episodio accaduto a Londra, nel dicembre 2002. Un’ingegnosa mamma è riuscita a fare partire la
sua autovettura nonostante il figlio, di un anno, avesse ingoiato una parte della chiave necessaria per
disattivare l’antifurto. Non si è neppure allibita delle conseguenze fisiche del suo bambino (strano!);
non si è data per vinta e ha accostato la pancia nuda del figlio dove si trovava il chip di sicurezza al
cruscotto del mezzo, arrivando a far partire il motore.
Ha capito che è stato il suo bambino a ingoiare il chip, e senza attendere che il piccolo vomiti, o
faccia il ruttino o che caghi (scusate, il termine) fuori il chip, la mamma (bella tonta lei, lasciare
incustodito il bimbo mentre faceva commissioni) ha avvicinato lo stomaco del bimbo all’antifurto.
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A Ferno (Va), la mamma F. spinge la carrozzina contromano in una strada a senso unico. Stesso
luogo, il conducente di un carro funebre sosta davanti la chiesa in attesa di una bara. Ancora
medesimo luogo, un automobilista sporge la macchina dalle strisce della sosta perché il mezzo è più
enorme dello spazio disegnato a terra.
Tre personaggi dello stesso paese; tutti e tre multati dal vigile-castigatore della strada. Vigile
inflessibile, multati irosi! Quest’ultimi hanno presentato un esposto alla Procura del Tribunale… La
finale della ridicola storia: archiviazione dei casi!
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Maggio 2004, a Vidigulfo (Pv). Ridicolo su ridicolo nel ridicolo (penso d’essermi spiegato!)
accaduto nel cimitero. La bara da seppellire misura due metri e cinque centimetri, mentre la tomba è
più corta di sette centimetri. Il netturbino necroforo resta sbigottito: “Accidenti, la fossa è più corta
della bara!”. In versione becchino (o seppellitore) lascia che siano i fatti a rispondere per lui; che
per far stare una cassa così lunga dentro una fossa più corta non trova di meglio che tagliarla. Il
necroforo si arma di scalpello, seghetto e pialla e, alla fin fine, toglie quei centimetri di troppo alla
bara. I parenti del defunto (è proprio il caso di dire che sono dei poveri imbecilli, perché anziché
intervenire drasticamente e insultare il becchino per quella stupida decisione, sono rimasti immobili,
pietrificati a osservare andare in mille pezzi quella cassa di faggio misura standard! Sì, proprio degli
autentici babbei, ipocriti e insulsi!) non sapevano reagire.
Intervento tragicomico al limite del paradosso quando il becchino scopre che il feretro ancora non
entra. Che cosa fa, allora, il becchino? Udite… udite… L’idiota e forsennato “operaio cimiteriale”
saltella sulla bara tentando di incastrarla dentro la fossa corta. Durata dell’operazione, trenta minuti;
quei trenta minuti in cui i parenti (i più imbecilli del mondo, mai conosciuti!) ancora non hanno
reagito alle imprese del becchino o bloccato con tutta forza quest’uomo forsennato.
Risvegliata da quel tragico choc è la figlia (oca, ocona e ochetta?) del defunto che, si confida a un
giornale: “Un trauma nel trauma, non credevamo ai nostri occhi; quello là prendeva a martellate la
bara, ci saltava sopra… In quella bara c’era mio papà (un 53enne fulminato da un infarto. N.d.A.),
ma una salma è qualcosa di sacro o no?”
Certamente che la salma è sacra, cara oca giuliva che sei stata spettatrice indecisa e sconquassata
come tutti gli altri insensati!
Il Comune locale imbocca la strada del “no comment”.
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Stavolta tappa a Rho, nel milanese. Un pensionato preleva inconsapevolmente dalla propria banca
una cospicua cifra e questa consegnata, in stato d’incoscienza, a un sedicente medico che lo ha
ipnotizzato. Quando è tornato in sé si è reso conto di quanto è successo leggendo la ricevuta di
prelievo che ha in mano.
Una truffa con ipnosi! Stento a credere… però, più ci penso, più mi viene voglia di rintracciare
quel medico fasullo. Ho bisogno di lui per fare cambiare mentalità o decreti leggi ai politicanti
italiani…
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Milano, ore 10.30 di una tiepida mattina autunnale. I vigili della zona Venezia bloccano il traffico
per via della manifestazione studentesca di piazza fontana. Ecco che davanti al blocco della
vigilanza urbana si ferma una Lancia Thema. Scende l’autista, vestito a festa e chiede di poter
passare: “Dobbiamo andare a Palazzo Reale, c’è la sposa che ci aspetta.”
“No, guardi, di qui non si passa. C’è il corteo. Se volete raggiungere via Palestro, scendete
dall’auto e fatevi, a piedi, questo tratto di strada; altrimenti, aspettate la fine della
manifestazione.”, risponde il ghisa.
L’autista e lo sposo, perdono le staffe alla battuta, forse, un po’ strafottente del vigile. Il promesso
sposo comincia a sbraitare: “Se non mi fai passare, ti spacco la faccia”.
Non l’avesse mai detto! Lo stesso vigile lo squadra stupefatto e ribadisce: “Da qui non si passa.”
A quel punto lo sposo reagisce.
“Figli di puttana! Stronzi! Andate a zappare la terra!”
L’imbestialito sposo diffonde coraggio verso i parenti che, accorsi sul luogo, accerchiano i ghisa; i
parenti azzimati e incattiviti li spintonano! Una vera baraonda: altri spintoni, qualche mano addosso
e qualche caduta a terra… Il promesso sposo, che a quel punto sente d’averla fatta grossa, si prende
per mano la mamma e s’infila nell’auto. La Thema “sposalizia” sgomma e s’incunea tra i pochi
manifestanti rimasti in Corso Venezia bloccata solo da transenne. I parenti ospiti imitano lo sposo…
I vigili pestati a botte? Bhe, loro sono finiti al pronto soccorso! Poveretti!
Vu chiederete, a questo punto, se la sposa, stanca di attendere la sua dolce meta, abbia
abbandonato la bella sala di Villa Reale. No, lei ha avuto costanza e ha deciso d’infilare al dito la
fede nuziale al focoso marito che, dopo la cerimonia, è stato costretto a rilasciare ai vigili le sue
generalità per l’invio di una comunicazione giudiziaria. Non sapremo mai come avrà trascorso la
sua luna di miele…
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Miss Italia, Miss Europa, Miss Mondo… sono comprensibili, ma Miss Cicciona d’Italia è una
autentica stronzata! Direi che la stronzata la commette colei, grassa ovviamente, che accetta la
manifestazione organizzata. Tale spettacolo è annuale, e realizzato in ogni dove d’Italia.
Sotto i riflettori vi sono forme molte rotonde e soprattutto tanta ciccia portata con disinvoltura.
Ciccione orgogliose? Ma valle a capire…
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Le stragi del sabato sera, in Italia, le conoscono tutti. Discoteca, droga, alcool, fumo… poi, vanno
a schiantarsi. Decine e decine di giovani perdono la vita. Tran tran che siamo abituati a sentire e
vedere. A Bersenbrûck, nella Bassa Sassonia, invece è accaduto quel che nemmeno i nostri giovani
penserebbero di fare.
Correvano all’impazzata verso la discoteca; alla guida dell’auto, il 24enne C.; lei J. di soli 15
anni, gli è accanto, o meglio… sopra. Facevano sesso! La velocità dell’auto variava a seconda
dell’intensità delle effusioni dei due cretini (chiedo scusa ai loro familiari di questa mia definizione
per le vittime) a bordo.
C., troppo impegnato nella ginnastica amatoria (o scopata erotica), ha perso il controllo dell’auto,
a cento km l’ora. La corsa del sesso è finita contro un’altra vettura che procedeva in senso opposto.
***
Questo è un episodio che fece scalpore e divertì mezzo pianeta. Nel 1968, in una valle della
California, il Narcotic Bureau scoprì una piantagione di cannabis sativa, di marijuana. Le piante
erano mature e gli agenti, senza pensarci due volte, diedero loro fuoco. Richiamati da un istinto
infallibile, qualcosa come diecimila hippies si appollaiarono in cima a un’altura verso la quale il
vento spingeva il fumo del rogo della cannabis. Praticamente, si fecero il più maestoso spinello
della storia.
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Dopo Vidigulfo, siamo in un cimitero di Chioggia (Ve). Una bara da seppellire, ma i becchini
litigano: schiamazzano, gridano, si insultano… I becchini litigiosi trovano un improvviso punto di
convergenza e scaricano, rimproverati, parolacce a tutti. Al momento di calare la bara la
scaraventano, invece, dentro la fossa. Quindi, dulcis in fundo, se ne vanno sempre bestemmiando e
urlando. Ai parenti non resta che armarsi di vanga e buona volontà e provvedere autarchicamente
alle ultime operazioni.