2009_giugno 2009 - Agenzia dei ragazzi
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giornale-2009 giugno3.qxd:giornale 20 nov 27-05-2009 16:11 Pagina 2 numero 7 - MAGGIO 2009 La redazione dell’agenzia dei ragazzi augura a tutti una felice conclusione dell'anno scolastico e buone vacanze! Arrivederci a settembre. Il giornale dell’Agenzia dei Ragazzi 20 Novembre 1989 - Approvazione della Convenzione Internazionale dei Diritti dell’infanzia e dell’Adolescenza Ramona Niculau, 2D Iqbal Masih 1A SMS Falcone-Borsellino Pensare? IO, RUMENA Mi chiamo Ramona, sono rumena e vivo in Italia con i miei genitori da parecchi anni. La mia famiglia è come tutte le altre, italiane o rumene che siano, con momenti felici e momenti di difficoltà. Ma da qualche mese, qualcosa è cambiato. Al telegiornale e sui quotidiani non si è fatto altro che parlare di rumeni violenti, delinquenti, ladri, stupratori. Si è parlato a lungo dei lati negativi dei rumeni e alcuni sono stati arrestati perché davvero colpevoli di fatti gravi. E si è scatenata,così, una reazione violenta nei confronti del mio popolo che, in certe occasioni, si è concretizzata in vere e proprie aggressioni a persone assolutamente innocenti. Queste manifestazioni di disprezzo le ho trovate profondamente ingiuste perché tanti rumeni, come me e la mia famiglia, si comportano bene e sono persone corrette, serie e tranquille. Per un po’ di tempo, per quanto stava accadendo, ho avuto un po’ di paura ad uscire di casa o a parlare la mia lingua per strada, perché temevo di ricevere atti di disprezzo o addirittura di violenza. continua a pag 20 Voto o giudizio? Claudia Boschetti, Marika Beretta, Silvio Quiroz, SMS Leonardo Da Vinci U na volta c’erano i classici voti da «0» a «10», anche se poi la maggior parte degli insegnanti si limitava a utilizzare l’intervallo da «4» a «9»; quindi sono stati proposti i giudizi come «ottimo», «buono» oppure «non sufficiente», ma alla fine sono diventati una sorta di alter ego dei voti tradizionali, tanto che non è raro vedere ancora oggi un «ottimo meno» o un «buono più»; adesso si parla di valutazione più strutturate, di ritorno ai voti. Perciò utilizzare i voti adesso è un po’ come tornare indietro nel passato, anche se il Ministro dell’Istruzione Gelmini dice: “Si superano i giudizi, a volte un po’ fantasiosi e poco chiari e si torna al voto, elemento di chiarezza e responsabilizzazione degli studenti”. Al di là continua a pag 2 “Il 20 Novembre. La voce dei bambini e dei ragazzi: lo sviluppo dell’Agenzia dei Ragazzi” Progetto finanziato con Fondi L. 285/97 esprimere le sue idee, le sue conoscenze e di dire la sua. Il vero problema sembra essere quello che la nostra unica possibilità di confrontarci, parlare, discutere sia, appunto, solo attraverso i mezzi di comunicazione mediatica. Che fine hanno fatto i cari, vecchi, odorosi libri di una volta, di cui ci raccontano i nostri genitori o nonni, le biblioteche, i pomeriggi al parco passati con gli amici a chiacchierare e confrontarsi su ciò che ci accade intorno? Siamo ormai così condizionati da non riuscire a formulare una frase di senso compiuto senza che questa sia già passata in tv o in radio? Una di noi, una mattina, nel bel mezzo di una lezione, ha posto la domanda: “Ma noi pensiamo?” È stato un coro di sì, ovviamente, ma alla successiva “A cosa?”, gli sguardi si sono persi nell’aria... Quali sono le idee che circolano? O meglio, circolano delle idee? Essere liberi di pensare significa essere responsabili di sé stessi e di ciò che si dice; per essere responsabili bisogna riflettere su ciò che è giusto e su ciò che è sbagliato, senza parlare solo per dare “ aria alla bocca”. Pensare ci permette di formarci opinioni su ciò che ci circonda, così da poter giudicare, muovere critiche e proporre continua a pag 5 (in questo mondo senza idee..) a cura de Le ragazze della 2E SM di Via Sand “I l pensiero è l’attività della mente, un processo che si esplica nella formazione dei concetti, della coscienza, delle idee, dell’immaginazione, dei desideri, di ogni raffigurazione del mondo". (Wikipedia) È una bella definizione, forse un po’ difficile per i ragazzi della nostra età. Il pensiero non è qualcosa che si vede, si tocca, si può rappresentare facilmente. Attraverso la parola, noi riusciamo ad esprimere i concetti che si sviluppano nella nostra mente. Già, ma quali concetti? La capacità dell’uomo di ragionare con la propria mente è qualcosa che nessuno ci può togliere, ma il livello di pensiero che oggi la tv e i giornali ci offre è molto basso. Navigando su internet si scoprono realtà virtuali violente o devianti, vuote di contenuto, ricche solo di proposte riguardo argomenti come “successo”, “notorietà e popolarità”... Ragionando con queste realtà virtuali l’uomo non sarà mai in grado di 3 Il “rompicapo” Paura e fascino della dell’adolescenza 1 scuola media Pamela D’Angelo, 3A SMS Falcone-Borsellino 5A Scuola primaria San Colombano S iamo gli alunni di una classe di quinta elementare, l’anno prossimo ci troveremo ad affrontare il grande salto dalla scuola primaria alla scuola secondaria di primo grado, in questi ultimi mesi abbiamo incominciato a porci tantissime domande su quello che sarà il nostro futuro e spesso abbiamo paura di quello che dovremo affrontare. Sono Nicholas, appartengo a questa classe ed ogni giorno mi chiedo: quante nuove materie si dovranno affrontare l’anno prossimo, ci saranno i bulli, quante materie dovrò studiare, sarò in grado di seguire tutti i professori, farò pale continua a pag 4 Settore Politiche della Famiglia L’ATTUALITA LA CULTURA 5 10 6 urante l’adolescenza noi ragazzi subiamo parecchi cambiamenti e non parlo solo dell’aspetto fisico ma anche del carattere, del modo in cui ci relazioniamo e delle emozioni che proviamo in alcuni momenti “speciali”. Iniziano così a nascere le prime “cotte” e le amicizie si rafforzano. A molti ragazzi e ragazze che conosco questo è già successo mentre ad altri LA CITTA (tipo me) non esattamente. È molto dif- DEI RAGAZZI ficile trovare il ragazzo/ la ragazza giusta e il pregiudizio della gente non aiuta. Molti credono che l’aspetto esteriore sia l’unico fattore che porta ad innamorarsi. L’intelligenza, il modo di porsi, il carattere e D 11 12 13 14 continua a pag 9 Con il patrocinio ARCIRAGAZZI 4 LA SCUOLA CHE VOGLIAMO Partner Ideato e promosso da 2 18 7 9 8 SPORT 15 16 17 INTERNAZIONALE 19 20 giornale-2009 giugno3.qxd:giornale 20 nov 20 Internazionale 27-05-2009 16:11 Pagina 1 L’Africa è lontana? Accorciamo le distanze. di Marco Frigo e Silvia Castiglioni, Scuola Media L. Da Vinci i chiederete quale sia il vantaggio di fare un’adozione a distanza? Beh…. Tecnicamente non ti torna in tasca niente. Però è un buon inizio per cambiare qualcosa nel mondo. Lo sappiamo, può sembrare esagerato, ma è pur sempre qualcosa. Molte persone sembrano sensibili di fronte ai problemi che spesso riguardano situazioni anche distanti da noi, ma appena si tratta di fare qualcosa di concreto, gran parte delle persone si chiama fuori. È per questo che noi e la nostra classe abbiamo deciso di adottare Aaron, un bambino di 10 anni che vive nel Benin, un piccolo Paese che si trova nell’Africa Occidentale. Aaron è orfano di madre ed è stato abbandonato dal padre. Vive in un centro d’accoglienza, dove lui e molti altri bambini vengono accuditi. Da quanto abbiamo capito dalle informazioni che ci sono pervenute, Aaron è un bambino simpatico, ma anche molto timido. È sempre di buon umore tranne le volte in cui prova nostalgia per la sua famiglia. V prosegue da pag 1 Io Rumena Ammetto che al mondo esistano persone scorrette, malavitose, aggressive, ma ritengo che i delinquenti non abbiano nazionalità ne’ appartengano ad un’etnia.. sono delinquenti e basta!! A scuola con i miei compagni, fortunatamente, non ho avuto problemi, ma qualche volta, mi sono sentita in imbarazzo per essere rumena, per poi arrabbiarmi con me stessa per aver provato quell’imbarazzo assolutamente ingiustificato. Perché io desidero sentirmi fiera della terra da cui provengo e vorrei far conoscere alle persone che ci ospitano chi siamo, quali tradizioni e cultura abbiamo ed invece, mi sono ritrovata quasi a nascondermi, mimetizzarmi per negare le mie origini. E’ stato molto deludente per me sapere che rappresentanti del mio paese abbiano fatto del male, ma non si può etichettare un popolo intero per i passati errori di qualcuno. Sono sincera: ancora non ho smesso di soffrire per questo atto di accusa per tutta la mia gente! E’ un po’ per questo motivo che ho scritto questo articolo, affinchè chi lo legge possa riflettere e, magari, imparare anche a perdonare. Abbiamo adottato Aaron tramite “Aleimar”, un’associazione di volontariato che ha diversi progetti nello Stato del Benin. L’organizzazione si occupa di adozioni a distanza e di progetti di sviluppo in collaborazione con partner locali, sostenendo scuole, corsi di formazione professionale e di alfabetizzazione e quanto consente ai bambini e alle loro comunità di vivere in condizioni migliori (www.alei- mar.it). Abbiamo deciso di collaborare con quest’associazione perché ci permette di donare una cifra modesta, che ragazzi della nostra età riescono agevolmente a sostenere. Certo con questo articolo non mobiliteremo il mondo, ma speriamo che chi lo leggerà abbia un momento di riflessione e che pensi un po’ alle situazioni che ci circondano. Un filo tra Italia e Thailandia Classe 3C e 2D iqbal masih irca un anno fa le attuali classi 3C e 2D della nostra scuola, con l’associazione AVSI (associazione, volontari, sostegno, internazionale), hanno incominciato a sostenere a distanza una bambina della Thailandia. AVSI è un’organizzazione non governativa nata nel 1972. Il suo nome è Sararat ed è poco più piccola di noi. Con il nostro piccolo aiuto(sostegno a distanza) le permettiamo di andare a scuola, di crescere meglio e a crearsi un futuro migliore. Sararat non può permettersi di andare a scuola perché i suoi genitori hanno problemi fisici che impediscono loro di lavorare con costanza e soprattutto di percepire uno stipendio adeguato. Il padre non lavora perché è paralizzato e la madre, per il poco che può fare, non solo fa un lavoro umile e mal pagato, ma si occupa dei fratelli più piccoli di Sararat. Per comunicare con lei le inviamo lettere scritte in inglese e, come stiamo facendo adesso, le mandiamo una foto di classe con tutti i nostri nomi. Studiando l’Asia, abbiamo parlato anche della Thailandia. Da quel che sappiamo è un Paese dav- C vero bello, popolato da persone, maggiormente agricoltori, che vivono con serenità e armonia; ci sono spiagge bianchissime, clima tropicale, natura incontrastata… però, per la sua posizione, è soggetta a violenti cataclismi come lo Tsunami, che ha investito il Paese circa 5 anni fa. Con Sararat vorremmo scoprire altre informazioni riguardo il suo Paese, ad esempio la descrizione del luogo in cui vive fatta proprio da lei, magari sapere gli usi e i costumi, le ricette che lo contraddistinguono e riuscire a fare un confronto tra l’Italia e la Thailandia. Lei è diventata una nostra amica, un’amica a distanza e di penna, con cui ci confrontiamo e con cui parliamo di noi. Sararat ci sta insegnando quanto sia bello fare un’opera di bene e quanto sia effettivamente utile la scuola, perché senza di essa, Sararat e altri suoi coetanei non potrebbero sperare in un futuro migliore. Ormai tra noi c’è un piccolo ma forte legame e siamo contenti di affermare che tra noi c’è un legame, o meglio, un filo invisibile… “Un filo tra Italia e Thailandia” Agenzia dei Ragazzipuntonet È un portale web (www.agenziadeiragazzi.net) in cui raccogliere informazioni, commenti, video, servizi realizzati dai bambini e dai ragazzi. Uno spazio dedicato ai giovani per comunicare le proprie idee scegliendo il media che più sentono proprio: video, web, radio, stampa. Gli adulti forniscono una cornice e moderano uno spazio per stimolare l’iniziativa e la creatività dei più giovani. Progetto: “Il 20 Novembre. La voce dei bambini e dei ragazzi: lo sviluppo dell’Agenzia dei Ragazzi” Il giornale dell’Agenzia dei Ragazzi Direttore responsabile: Antonio Monzeglio Supervisione psicopedagogica: Nicola Iannaccone Segreteria di redazione: Micaela Mezzabotta Via Adige, 11 – 20135 Milano, Tel. 02 54178240-7 Fax 02 54178222 E-mail: [email protected] Editore: Altavia Italia, Alzaia Naviglio Pavese 78/3, 20142 Milano Progetto grafico: Studio Quasar (Carlo Bogani e Elena Montesi) - Stampa: Altavia Italia Le Scuole di Milano che partecipano: Istituto Comprensivo “F. D’Assisi”, Istituto Comprensivo “Don Orione”, Scuola Secondaria di 1° Grado “Iqbal Masih”, Scuola Secondaria di 1° grado “Via Maffucci-Pavoni”, Istituto Comprensivo “Rossari-Castiglioni”, Istituto Comprensivo “Arbe-Zara”, Istituto Comprensivo “Sorelle Agazzi”, Istituto Comprensivo “Gino Capponi”, Scuola Primaria San Colombano, Scuola Secondaria di 1° Grado “Rinascita-Livi”, Istituto Comprensivo “G. Borsi”, Scuola Secondaria di 1° Grado “B. Marcello”, Scuola Secondaria di 1° grado “U. Saba” Progetto realizzato da Arciragazzi. Equipe: Nicola Iannaccone (responsabile), Elisabetta Rossi, Malena Trifiletti, Giulia D’Sousa, Raffaella Petrosino, Micaela Mezzabotta, Antimo Santoro, Antonio Monzeglio, Luigi Tartaglia, Domenico Colella. “ L e l d R P c giornale-2009 giugno3.qxd:giornale 20 nov 2 La scuola che vogliamo 27-05-2009 16:11 Pagina 3 Lifeskills Simona e Alessia, 2B Scuola media di via Maffucci ifeskills in italiano significa “abilità di vita”. Dal 5 marzo 2009 a scuola partecipiamo a un progetto denominato “ lifeskills ”. Una volta alla settimana affrontiamo vari argomenti che riguardano la nostra vita e il nostro modo di comportarci. Prima di iniziare le attività, spesso facciamo dei giochi con i nostri insegnanti, poi ci sediamo in cerchio e iniziamo. Il primo argomento che abbiamo affrontato è stato: “immagine di sé e auto miglioramento”. Sulle schede abbiamo scritto come ci vediamo, cioè quale immagine abbiamo di noi stessi quando siamo a scuola, quando siamo a casa, con gli amici e con persone che non conosciamo; i nostri L punti di forza e quelli di debolezza e se desideriamo cambiare qualcosa di noi. Abbiamo capito che noi e il nostro carattere veniamo influenzati da ciò che ci circonda, persone e situazioni. Il secondo argomento è stato: come “prendere decisioni”. Prendere decisioni non è semplice soprattutto alla nostra età. Alcune scelte sono molto importanti e avranno conseguenze sul nostro futuro, ad esempio la scelta della scuola dopo le scuole medie, perciò bisogna rifletterci bene! Ci è stato proposto il metodo dei ”tre passi” che consiste nell’analizzare il problema, cioè la decisione da pren- Brutti voti? ...forse è anche colpa nostra di Pamela D’Angelo, 3A SMS Falcone-Borsellino Q uesto articolo è stato scritto in replica a quello che è stato pubblicato nel numero scorso ove si diceva che se gli alunni prendono brutti voti è solo colpa dei professori che sono severi o ce l’hanno con noi. State proprio parlando con una che appena prende un brutto voto trova scuse e si arrabbia con il/la prof. pensando male o tirandogliele dietro. Riflettendo meglio,però, penso che se noi ce la prendiamo con loro, che vediamo come i cattivi, probabilmente è perché non riusciamo a prendercela con noi stessi. Se quando finiamo una verifica non ricontrolliamo tutto, rileggiamo e correggiamo, ma, come a volte (sbagliando) faccio io, ci affidiamo al destino, è certo che la verifica non andrà bene perché NOI non ci siamo impegnati abbastanza. C’è anche da dire che per fare le cose bisogna essere in due e quindi la colpa non è solo nostra ma anche dei prof che credono che noi siamo dei geni e possiamo sognarci le cose (credetemi è capitato). Vorrei raccontarvi un aneddoto particolari e piuttosto buffi. Una volta un mio compa- gno va dalla prof. e chiede in che modo avrebbe dovuto concludere il lavoro ella dà le indicazioni e fin qui tutto normale. Se non che l’alunno, dopo aver eseguito il compito, lo mostra alla prof. e lei infuriata chiede per quale assurdo motivo il ragazzo avesse fatto ciò. Lui cerca di replicare, ma lei mette in dubbio il lavoro del ragazzo e non le sue indicazioni per svolgerlo.! Al termine della lezione eravamo tutti molto arrabbiati e concordi sul fatto che ha volte i professori commettono degli errori e se gli alunni li correggono loro non devono sentirsi “umiliati” perché hanno sbagliato.. in fondo..molto in fondo sono degli esseri umani come noi e possono sbagliare. In conclusione vorrei solo dire che bisogna cercare di venirsi incontro e tra noi ed i prof. non deve esserci un muro perché in questo modo non si comunica. Deve esserci, invece, una porta che ci permetta di entrare quando abbiamo bisogno del loro aiuto e di uscire chiudendola, quando sentiamo di aver imparato tutto ciò che potevano insegnarci! dere, elencare le soluzioni possibili e sceglierne una. L’argomento che stiamo affrontando adesso è la “gestione dell’ansia e della rabbia”. La nostra insegnante ha simulato una situazione: ha detto che la preside avrebbe passato la lezione con noi e che avremmo dovuto esporle il nostro lavoro. Ci ha dato un minuto di tempo per prepararci e durante questo tempo a tutti noi è venuta “l’ansia”. Poi ci ha detto che non era vero e noi abbiamo sospirato. A turno abbiamo detto come ci siamo sentiti: quasi tutti hanno avuto reazioni emotive e fisiche, come respirazione accelerata, paura, tremarella, sudorazione, farfalle nello stomaco, bocca asciutta... Abbiamo cercato di capire le situazioni in cui l’ansia ci assale e come si manifesta in noi. Nella lezione successiva abbiamo fatto il “training autogeno”. Gli insegnanti ci hanno fatto sdraiare su dei tappetini con gli occhi chiusi e ci hanno detto di immaginare di essere in un prato e di pensare a un momento bello passato o inventato e intanto dovevamo rilassare tutto il corpo. Qualche giorno dopo, appena arrivati in classe, la prof ci ha fatto scrivere sul diario una comunicazione che diceva che non saremmo andati in gita a causa del nostro comportamento scorretto del giorno prima. Ci ha anche detto che i soldi non sarebbero stati restituiti e il giorno della gita ci sarebbe stata una verifica sulla Rivoluzione Americana, argomento che non abbiamo mai trattato e lungo ben undici pagine del libro di storia. Inoltre il voto della verifica sarebbe stato determinante per il voto sulla pagella. Noi ci siamo sentiti molto arrabbiati, sorpresi e ansiosi. Poi la prof ci ha detto che era tutto falso e noi siamo scoppiati a ridere per la contentezza. Per noi questo progetto è una cosa nuova e ci sembra un’esperienza molto bella e anche molto utile perché le “abilità di vita” che acquisiamo ci aiutano non solo ad affrontare i problemi del presente ma anche per il nostro futuro. prosegue da pag 1 Voto o giudizio? della maggiore o minore chiarezza del voto rispetto al giudizio, tuttavia il termine della questione è diverso, e asta nel fatto che valutare un determinato risultato non è semplice. È importante che si educhino gli studenti e soprattutto i loro genitori a vedere nel voto un semplice strumento ad uso e consumo principalmente dello stesso studente. Per uno studente il voto ha due obiettivi: innanzi tutto imparare a confrontarsi con un giudizio esterno, ma anche sapersi auto valutare. Il primo aspetto è spesso sottovalutato ma è fondamentale: che gli uomini e le donne di domani imparino fin d’ora a subire il giudizio, non sempre o necessariamente positivo, è comunque necessario: il voto scolastico è quindi istruttivo persino quando è non del tutto condivisibile. Il secondo aspetto è altrettanto importante, sebbene maggiormente riconosciuto: avere un giudizio esterno è uno strumento insostituibile per poter valutare il proprio livello di apprendimento e di preparazione e quindi decidere se e come migliorarlo. Tuttavia i voti servono anche agli insegnanti. Oltre ad aiutare un insegnante a capire quali studenti sono in difficoltà e quali sono queste difficoltà, e quindi intervenire per sostenerli, i vari voti nel loro complesso rappresentano anche una sorta di valutazione dell’insegnante stesso e della sua capacità di insegnare o della qualità del piano di studi. Chiarito questo, dal nostro punto di vista ci sentiamo di dire che i voti sono generalmente preferibili perché sono un po’ più chiari rispetto ai giudizi; inoltre possono essere utili, dato che ci preparano di più alle scuole superiori. Un’ulteriore novità nell’introduzione dei voti è la bocciatura per chi ha cinque in condotta, attribuibile a fronte di un comportamento scorretto reiterato, di fronte al quale l’insegnante, insieme al collegio docenti, potrà attribuire l’insufficienza. Il Ministro Gelmini afferma che con questo provvedimento si vuole introdurre una valutazione del comportamento che rappresenta un premio per la stragrande maggioranza degli studenti che hanno comportamenti corretti; più un modo per premiare chi si comporta bene, e non per punire, ma per educare gli indisciplinati. giornale-2009 giugno3.qxd:giornale 20 nov 27-05-2009 16:11 Pagina 4 3 La scuola che vogliamo Piccoli d.j. crescono Coralia Lalaleo e Valeria Mucari 3C- SMS Leonardo Da Vinci oi, i ragazzi della classe 3°C della scuola Leonardo da Vinci, congiuntamente ad un’altra classe - la 3°D - quest’anno abbiamo partecipato ad un’attività molto interessante ed anche divertente: “LA RADIO”. Con l’aiuto di un esperto, Valerio Rossi, abbiamo registrato il nostro primo programma in una radio web. La 3°D si è occupata dell’Odissea e ha pensato di registrare il contenuto del primo libro di questo bellissimo poema epico perché magari più persone ascoltando la trasmissione fossero invogliate a leggere il testo. Noi della classe 3°C abbiamo pensato di dividerci in 3 gruppi che si sono occupati di tre diverse N “rubriche”: la prima (alla quale abbiamo preso parte noi due) era uno spazio dediche dove ognuno di noi ha dedicato una canzone ad amici o fidanzati; abbiamo approfittato di questa trasmissione per dedicare una canzone ad una nostra ex compagna di classe – Verdiana - che si è da poco trasferita in un’altra città. Un secondo gruppo, quello della selezione musicale, ha scelto una serie di brani da fare sentire agli ascoltatori con le relative informazioni sugli interpreti e sulla canzone da loro proposta. Il terzo ed ultimo gruppo si è occupato della ricerca degli “eventi” più importanti che sono accaduti recentemente o che si svolgeranno, come la Champions League e l’Expo che interesserà Milano tra qualche anno; sono state presentate anche Il 5 in condotta D diverse iniziative che si svolgeranno alla nella nostra città e nel polo fieristico. Tutti i gruppi si sono dati un gran da fare per ricercare le informazioni utili al proprio lavoro e, anche grazie a numerose discussioni per trovare le cose più intriganti, il risultato è stato ottimo! Quest’attività ci ha interessati ed incuriositi molto, prima di tutto perché è stata molto divertente, ma allo stesso tempo utile, ed in secondo luogo perché è stata una nuova esperienza che ci ha portato a conoscere un’attività che in realtà, presumibilmente, nessuno di noi avrebbe mai pensato di provare!!! Per ascoltare le nostre trasmissioni cercate TEEN RADIO sul sito dell’Agenzia dei Ragazzi. BUON ASCOLTO!!!! Le note a Scuola di Federico Romagnani, Lorraine Rogacion, Giada Daelli, Ramona Niculau - 2C e 2D Iqbal Masih di Luca Bontempi, 2C SMS Leonardo, da Vinci a quest’anno scolastico, con la riforma del Ministro Gelmini, la valutazione della condotta è diventata importante tanto quanto quella delle altre materie e, pare, che con un voto non sufficiente, cioè un 5, si venga bocciati! Pur essendo spaventati da questa novità, condividiamo questa decisione perché riteniamo giusto che questo sia uno degli elementi determinanti per valutare la promozione o la bocciatura di un alunno. Infatti pensiamo che l’educazione di un individuo sia ancor più importante del suo bagaglio culturale. Al termine del primo quadrimestre sono stati diffusi i dati relativi a tutte le scuole italiane ed è emerso che il cinque in condotta è stato attribuito a molti alunni, mettendo in evidenza quanto sia in crisi l’educazione dei giovani. Ci chiediamo cosa sia utile fare per porre rimedio ad una situazione che, a nostro parere, è davvero allarmante!! Forse non tutte le famiglie si rendono conto di come stanno veramente le cose, probabilmente Le note servono per comunicare alla famiglia dell’alunno come l’alunno si comporta, il suo rendimento e la sua costanza nello studio. Quasi sempre sono di demerito e sono un lungo discorso scritto dei prof. La cosa più fastidiosa è che arrivano nei momenti spesso meno opportuni e per questo sono forse la cosa peggiore che può capitare ad un alunno. Infatti oltre che a provocare sgridate e castighi influiscono sul voto finale e per questo molti alunni vorrebbero che i prof. fossero più clementi limitando le note ai comportamenti non corretti in classe e tralasciando quelle riferite alle dimenticanze del materiale scolastico. Perchè, diciamolo, a chi non è capitato di scordarsi a casa una o due volte un libro o una riga? perché noi giovani assumiamo differenti atteggiamenti in base alle diverse situazioni e non mostriamo in casa quello che siamo veramente. In questo modo non consentiamo ai nostri genitori interventi utili a modificare comportamenti sbagliati…. Anche i programmi televisivi che ci attraggono hanno una parte di responsabilità: arroganza, villania, sopraffazione ed aggressività sono elementi costanti che, purtroppo, esercitano un grande fascino su di noi e, di conseguenza, spirito di emulazione.. Basta pensare alla trasmissione” Il grande fratello”, dove i concorrenti si insultano, si lanciano oggetti….e questo è un solo esempio tra tanti. Pertanto la riforma Gelmini relativa alla condotta non dobbiamo interpretarla come una “punizione” o un limite alle nostre libertà, ma una sollecitazione a comportamenti corretti, civili che ci servano per vivere nel mondo, dove sì la cultura è importante, ma ancor di più il porgerci agli altri con rispetto ed educazione. W la lettura a scuola A bbiamo sottoposto i nostri compagni di quinta a un questionario sui libri. Dai risultati ottenuti abbiamo notato che a molti piace leggere, ma anche guardare la TV. I generi letterari più gettonati sono: • Avventura • Gialli • Mistero • Fantasy Di solito risulta che i bambini leggono spontaneamente. Piacciono molto i libri illustrati e quando scelgono un libro lo fanno in base al titolo,guardano la copertina e leggono la trama. LA BIBLIOTECA CHE VORREI Per capire come riorganizzare la nostra biblioteca abbiamo preparato delle domande al questionario: La biblioteca che vorrei. I colori più gettonati per i muri sono azzurro e verde. Tutti vorrebbero sedie comode e tavolini. I bambini di 5° elementare IC Borsi Per l’organizzazione dei libri una meta esatta di noi vuole dividerli per classe, l’altra metà per genere. Tutti riteniamo che sia utile avere un computer dove poter scrivere e leggere le recensioni. A tutti inoltre piacerebbe che la biblioteca venisse spesso aggiornata. A tutti piacerebbe che si potesse scendere sempre in biblioteca con qualcuno che aiuti per prendere i libri. Naturalmente ci piacerebbe decorarla per renderla più carina. giornale-2009 giugno3.qxd:giornale 20 nov 4 La scuola che vogliamo 27-05-2009 16:11 Pagina 5 Il magico mondo della chimica ClS.M.S. U SABA Classe 2A iovedì 16 febbraio, siamo andati all’Auditorium di Assolombarda in Via Pantano per una iniziativa legata all’orientamento scolastico, in particolare al mondo della chimica. L’incontro è stato condotto da Michele e Andrea di Radio DJ: sono intervenuti studenti e professori degli ITIS Giorgi e Molinari e alcuni esperti del settore. Durante la prima parte della mattinata abbiamo assistito a un cortometraggio “Vivere senza chimica”: il protagonista è un uomo che si addormenta nel suo letto, mentre sta leggendo un articolo sul ruolo della chimica nella vita quotidiana. Nel sonno, ha un incubo: si aggira per la casa e sotto i suoi occhi, le cose scompaiono, il bicchiere nel quale ha versato il latte, il divano, la TV, I mobili, il frigorifero. Sconvolto torna nella stanza, ma anche il letto si dissolve! Quando si sveglia, ritrova con sollievo tutto: il filmato ci ha fatto capire che ogni cosa che ci circonda esiste grazie alla “chimica”. Successivamente il prof. Costantino dell’Università di Milano ha spiegato come la chimica è utile nelle indagini poliziesche e ha portato alcuni esempi del lavoro svolto dal R.I.S. di Parma: le impronte digitali, le tracce di sangue, i numeri di serie cancellati da un’arma, tutti questi indizi invisibili agli occhi, rivelano la loro presenza grazie a dei reagenti chimici. Gli studenti hanno poi fatto degli esperimenti: l’acqua che grazie a una sostanza, cambia colore, agitandola, dei piccoli vulcani, la vera banconota che non si brucia ecc. Uno degli allievi che commentava ciò che facevano i compagni ha portato la sua esperienza, raccontando l’entusiasmo con cui segue questo corso di studi. A conclusione dell’incontro hanno parlato Andrea Mascaretti, Assessore alle Politiche del Lavoro e dell’Occupazione del Comune di Milano e Marco Martinelli del Comitato di Presidenza Federchimica: ci è stato detto che gli studi di chimica (scuola superiore e poi eventualmente corsi universitari) aprono orizzonti di lavoro a noi ragazzi che ci prepariamo a scegliere il nostro futuro: la chimica entra in molti settori, come l’industria farmaceutica, l’edilizia, soprattuttto del futuro, l’automobile, l’abbigliamento, l’informatica e la telefonia. Dopo la III media, si può studiare chimica negli istituti Tecnici Industriali, nei Licei Scientifici e negli Istituti Professionali triennali. Questa iniziativa ci è piaciuta, non solo per gli esperimenti “magici” alla Harry Potter, ma anche perchè abbiamo avvicinato un ambiente di studio e di lavoro che potrebbe interessarci. G Diario scolastico o diario segreto? Questo è il dilemma. Gaia Copaloni 2C, SMS Falcone- Borsellino prosegue da pag 1 Paura e fascino della scuola media stra o ci saranno nuovi sport, andremo a fare gite, riuscirò a superare l’anno? Molti miei compagni si pongono tutte queste domande, anche Giulia, che si chiede se ci saranno i bulli, se i professori saranno severi o simpatici. Le maestre dicono di non preoccuparsi troppo, perché se seguirò e seguiremo i loro consigli non avremo problemi. Io cercherò di comportarmi bene e di non fare tutto quello che faccio adesso in classe, anche se so che dovrò fare uno sforzo enorme, ma ce la farò sicuramente. Qualche giorno fa abbiamo avuto un incontro con dei professori delle medie, che hanno risposto alle nostre domande, beh un po’ ci hanno rassicurato e alla fine mi sentivo più sicuro. Alcuni altri miei compagni dopo questo incontro, hanno dichiarato che sentono anche fascino per la scuola media, l’anno prossimo sarà un cambiamento, si incominceranno nuove materie, ci si metterà in gioco, sarà veramente un nuovo percorso, ma continuo percorso di vita. Allora che ne dite, aspettiamo con fiato sospeso, questa nuova avventura! T utti noi ragazzi abbiamo un diario. “Un insieme di fogli chiuso in una copertina di cartone in cui scriviamo e annotiamo cose da fare come i compiti scolastici”: ecco come vedono il diario i professori. Nelle menti diaboliche di noi ragazzi però i diari sono come specchi. La nostra personalità spesso è riflessa nel diario e poi, insomma, chi non ha è mai fatto o si è fatto fare una dedica? A volte mi domando se i professori siano mai stati ragazzi come noi, se abbiano mai pasticciato una pagina con i compiti per il giorno dopo, se abbiano mai scritto in caratteri cubitali il nome della persona di cui erano cotti sulla copertina del proprio diario per poi cancellarla quando cambiavano gusti!!!! Beh, se non lo avete mai fatto cari professori vi siete persi una bellissima soddisfazione! Il brutto è questo: sembra che crescendo tutto si dimentichi. Forse gli adulti credono che una cosa “bella” debba essere solo un’opera d’arte: non capiscono che in fondo i nostri diari sono anche la nostra arte, Il nostro modo di esprimerci. Trovo che sia un’ingiustizia infatti che i diari vengano letti dai professori. In quegli attimi sudi freddo, pregando in tutte le lingue del mondo (anche africano antico), sperando che il professore non trovi pagine con scritte private e pensi al perché non viene dato un diario dalla scuola se i prof. non vogliono vedere i nostri pasticciati. In fondo quei diari sono NOSTRI! Forse sono io che ragiono all’incontrario, che vedo il mondo con occhi sbagliati, ma il mio diario è “sacro-santo” anche perché sarà il ricordo di quei giorni in cui lo pasticciavo con la mente fra le nuvole che mi farà capire, da grande, il modo di pensare dei ragazzi. Cambieranno infatti le mode e i tempi, ma mai si finirà di possedere un diario e di riempirlo con parole, disegni e foto svuotando le nostre menti e facendolo diventare, come diceva Anna Frank, l’Amico o l’Amica. Ecco, sarebbe bello dire: “dateci più privacy anche per i nostri diari! ☺” giornale-2009 giugno3.qxd:giornale 20 nov 27-05-2009 16:11 Pagina 6 Violenza: gioco o… realtà? I ragazzi della 2E SM di via Sand an Andreas, Bulli, GTA4, Getting up, Il Padrino, Blak: per i ragazzi, apparentemente solo giochi. Lo scopo principale è di uccidere, violare la legge, cercare di raggiungere l’obbiettivo e sentirsi quindi forti, vincitori, mai perdenti. Eppure questi sono quelli che vanno per la maggiore. Perché i ragazzi sono attratti da questi giochi? Li possono confondere con la realtà? Ci siamo detti che se hanno tanto successo forse è perché danno la possibilità di entrare, di vivere un’altra vita, impersonando ruoli ed entrando in situazioni diverse. I ragazzi si immedesimano nei personaggi e vogliono diventare come loro, pur sapendo di imitare comportamenti la maggior parte delle volte poco corretti. Il grosso rischio è di ritrovarsi così influenzati e condizionati da pensare di poter liberamente applicare le stesse strategie negli incontri e nei giochi con amici “reali”. Questi ragazzi, insomma, confondono la realtà di ogni giorno con il gioco virtuale. Il problema non è di oggi, se ne parlava già dieci anni fa su un articolo del Corriere della Sera (che abbiamo ripescato) l’unica diversità è nella grafica moderna e ancora più accattivante delle proposte commerciali. Al termine di un acceso dibattito (alcuni di noi utilizzano questi giochi, ma ritengono di saper gestire e di S saper distinguere tra la realtà e il gioco, altri affermano che non si dovrebbe alimentare questo “commercio di violenza”), abbiamo concluso che questi tipi di giochi possono provocare nei ragazzi: - abitudini aggressive - atteggiamenti ostili verso il mondo degli adulti (es. il ragazzo che ha accoltellato un prof.) - induzione di schemi di pensiero aggressivo (cosa pensare di giovani che bevono e per gioco danno fuoco a chi sta dormendo su una panchina della stazione?) - diminuzione della sensibilità alla violenza reale (“tanto, che male c’è”) - aumento delle difficoltà di gestione delle relazioni interpersonali - sostituzione del modello e dei punti di riferimento famigliari con personaggi virtuali (vuol dire che la famiglia non c’è più o che non conta più?) Molti giovani pensano di saper distinguere la realtà dal gioco, ma l’aspetto negativo di questa “malat- tia” è che non si sa di avere questo problema, tutto appare “normale”. Da quali comportamenti si comprende se si ha questo problema? Se confondiamo la realtà, se ci comportiamo con amici e compagni in maniera scorretta, se assumiamo atteggiamenti violenti e pensiamo di essere degli eroi, forse c’è qualcosa che non va! Come possiamo difenderci? Prima di tutto dobbiamo fare un uso consapevole di questi giochi, con la nostra intelligenza e la nostra creatività potremmo pensare di inventarne noi qualcuno, che abbia come scopo l’educazione alla solidarietà, alla pace, all’accettazione dell’altro. E’ una sfida, ma potremmo avere successo! Chi vuole provarci? prosegue da pag 1 Pensare idee: davvero allora le idee possono cambiare il mondo! E per dare spazio ai nostri pensieri, come si fa? Non bisogna lasciarsi influenzare dai comportamenti altrui, che possono condizionare il nostro modo di vivere e di vedere le cose, ma non è sufficiente. Forse dobbiamo comprendere la ricchezza custodita nella storia, nella conoscenza di ciò che ci sta intorno, nella lettura dei libri, nel confronto con chi la pensa in modo diverso da noi, nel richiedere ai nostri genitori, ai nostri insegnanti di parlarci, di comunicarci davvero ciò che è importante per la nostra crescita…allora si potrà formare il “nostro” pensiero, frutto di una reale comunicazione e scambio e non di un’accettazione passiva di tutto quello che ascoltiamo e vediamo. Il mondo in cui viviamo è un mondo senza idee… riempiamolo! E voi cosa ne pensate? Giovani donne dicono basta! Non siamo più nella preistoria. Camilla Fracasso e Silvia Castiglioni SM L. Da Vinci L o sapevate che una donna su tre nel mondo e una donna su quattro in Europa hanno subito violenze? Sono dati sconcertanti che rivelano un problema che da sempre affligge la nostra società, ma che negli ultimi tempi ha acquistato maggior enfasi. La violenza sulle donne è qualsiasi violenza perpetrata contro il sesso femminile, sia fisica che psicologica. Il ruolo della donna è cambiato nei secoli: nella preistoria le donne erano considerate una cosa, negli anni mille erano usate solo per far figli e badare alla casa e in tempo di guerra dovevano anche occuparsi delle fabbriche. Attualmente, oltre a fare tutto questo, le donne sono in politica, in aziende multinazionali, in banca… Ora le donne possono (almeno ne avrebbero il diritto) fare qualsiasi lavoro che svolgono gli uomini, anche meglio! Come sottolineavamo in precedenza il problema delle violenze, ma soprattutto quello della discriminazione sessuale (perché in effetti di questo si tratta), sta creando una situazione insostenibile. Molto probabilmente, numerosissime donne e ragazze, spaventate da quello che sentono ai telegiornali o che leggono sui quotidiani, hanno paura di uscire di casa e si sentono angosciate. Ma è giusto sentirsi così? È giusto non sentirsi più libere di fare ciò che più ci piace per paura? 5 L’attualità La risposta, l’avrete intuita, è no. È ora quindi di unirsi e dire finalmente basta perché una cosa che non tutti hanno ancora capito è che le donne non esistono per fare da cornice agli uomini, le donne sono esseri pensanti, ma soprattutto sono persone e come tali dovrebbero anzi devono - essere trattate!!! Attualmente la Presidenza del Consiglio dei Ministri, attraverso il Dipartimento delle Pari Opportunità, ha messo in atto una campagna contro la violenza sulle donne: chi fosse vittima o testimone di violenze può chiamare il numero verde 1522 per ricevere aiuto. Speriamo che questo, insieme alla Legge contro le violenze, contribuisca a ridare dignità e speranza a quante sono state vittime di maltrattamenti. giornale-2009 giugno3.qxd:giornale 20 nov 6 L’attualità 27-05-2009 16:12 Pagina 7 Caso Englaro Veronica Daidone, Cristian Ievolella, Syntiche Kundenga, Nicolas Lionti, Davide Moscatiello 3C – Iqbal Masih er molti giorni l’Italia è stata spaccata a metà riguardo alla situazione su Eluana Englaro. Infatti sono molti gli italiani che erano contro la decisone di Beppino Englaro di staccare il sondino che alimentava la figlia, ma sono parecchi i connazionali che pensano sia stato giusto far morire Eluana, in coma vegetativo da 17 anni in seguito ad incidente stradale. Le persone contro la morte della donna sostengono che interrompere l’alimentazione sia stato un gramissimo sbaglio e che qui in Italia è considerato un omicidio, poiché qui non c’è l’eutanasia come in altri Paesi, tipo la Spagna. Altri dicono che per lei non c’era più nulla da fare e la sua morte avrebbe posto fine alle sue sofferenze. Noi crediamo che nessun giudice e nessun uomo abbia il diritto di decidere per la vita di qualcuno, qualsiasi essa sia. In più nessuno può provare che Eluana avesse desiderato morire, perché non c’era nessuna richiesta scritta. Noi speriamo che almeno non abbia sofferto. Magari stava ancora lottando contro quel sonno buio e profondo che la teneva costantemente inchiodata a quel maledetto letto d’ospedale; forse voleva vedere la luce, voleva poter riabbracciare i suoi cari, voleva poter di nuovo guardare il sole, e le stelle, sperare ed amare, avere dei momenti belli e brutti come tutti, spesso incosciamente, P abbiamo la fortuna di avere e magari, avere la fortuna di rigraziare tutte le persone che le erano state vicino per 17 anni e oltre. Noi crediamo che essendo la sua vita, aveva il diritto di viverla come meglio poteva, anche se quello non era il modo ideale di vivere. Grazie a lei e alla sua triste storia abbiamo capito il dolore di un padre nel vedere la figlia in quelle condizioni, l’amore di un padre che lotta per poterle stare vicino e aiutarla in qualche modo. Ma che valore ha la vita? La vita è un dono prezioso, il più grande che ci sia. Dal punto di vista religioso, possiamo dire che la vita è il dono più bello che Dio abbia potuto darci, e non c’è nulla di più bello e importante, e lo dovrebbero capire soprattutto le persone sane, poiché la vita è bella, ma se la persona è sana, lo è ancora di più, perché possiamo godercela a pieno. Da un altro punto di vista, basta pensare che la vita è fatta di momenti dolci e amari, e dobbiamo viverli tutti a pieno, perché è solo quando stiamo per perdere una cosa, che ci accorgiamo di quanto sia bella e importante per noi. Quando siamo andati ad ascoltare la testimonianza di Liliana Segre abbiamo capito veramente il valore della vita, perché lei ci ha raccontato di come, nonostante il freddo, la fatica, la fame e la paura, lei è riuscita ad andare sempre avanti perché ripeteva dentro di sé che voleva vivere. Liliana Segre ci ha detto di scegliere sempre la vita in qualunque occasione, anche quando tutto sembra perso. Noi pensiamo anche che nessuna ha il diritto di decidere della vita di qualcun altro, proprio perché la vita è preziosa, tanto da dover affrontare qualsiasi cosa per tenerla stretta a noi. Il televoto Michele Rutigliano 3B IC Borsi iamo noi a decidere li destino di un programma o di un reality show con una cosa che ormai è del tutto abituale: il televoto. Il televoto è l’ultima frontiera dell’opinione pubblica: milioni di voti vengono inviati alle trasmissioni con un costo che può variare da i 50 centesimi a 1 euro e anche i programmi d’informazione come skytg24 usano il televoto per conoscere le opinioni degli spettatori. Le reti che decidono di usare questo sistema commissionano il lavoro a delle società specializzate che con dei sistemi computerizzati riescono a conteggiare tutti i voti che arrivano al programma ma nei programmi con più votazioni le votazioni possono avere picchi di 15.000 voti; il che potrebbe portare l’intasamento del sistema e quindi la perdita di alcuni voti i quali poi non si possono più recuperare quindi si potrebbero sprecare dei soldi. A televoto chiuso i dati vengono certificati da un notaio che poi vanno alla rete tv. Naturalmente ci sono dei programmi meno seguiti come i raccomandati e quindi in confronto ad amici è sicuramente meno popolare S e di conseguenza il televoto sarà minore. Il giro d’affari che si crea in tutto questo è di circa 15 milioni di euro l’anno tra compagnie telefoniche, reti, i produttori dei programmi e le aziende che gestiscono il televoto sommando grandi e piccoli televoti. anche all’estero il telefoto è molto usato. In America per il reality show più famoso d’America, american idol, i voti arrivano a un picco di 25 milioni a settimana ma votare in America è gratis come in Inghilterra. Però come sempre ci sono delle polemiche da parte degli spettatori. Ma nonostante dubbi e incertezze il televoto continua ad andare avanti e forse se continuiamo così prima o poi il televoto verrà usato anche per eleggere i politici ma se questo succederà non saranno i programmi ad avere la meglio su di noi ma saremo noi ad avere il controllo sui programmi. giornale-2009 giugno3.qxd:giornale 20 nov 27-05-2009 16:12 Pagina 8 25 APRILE Uno straordinario incontro con i partigiani Marco Musto III b Istit. Comp. G. Borsi e parole fendono il silenzio quasi fossero invisibili spade d’orrore che scalfiscono le coscienze più distratte. Sono le parole di “Merlin”, un partigiano che ha lottato per liberare la patria. Merlin è stanco, la sua buona volontà è in lotta con il clima umido di marzo, eppure resiste e ci racconta di una vita fatta di sacrificio e, seppur in formato mignon, d’eroismo. Quanti saranno i partigiani rimasti ancora in vita? Non più di qualche centinaio. Come pagine di antichi manoscritti, pagine ingiallite, antiche, pregne di dolore, di coraggio di stanchezza, che inesorabilmente vengono logorate dal tempo, questi uomini ci lasciano per andare in quel luogo che alcuni chiamano paradiso. Ma ci sono già narratori pronti a riscrivere il finale, a fare la morale, a ricomporre lo svolgimento della storia. L Allora è importante che noi riceviamo il testimone lasciatoci da questi uomini e ci impegniamo a non dimenticare. Non dimenticare per non permettere che una manciata di uomini possa comandare su un’intera nazione; per non permettere che altri individui siano uccisi per un dio diverso dal nostro; per non permettere che vincano pregiudizio e razzismo; per raggiungere l’utopia di essere persone migliori. Quindi a quelli che insultano la memoria di chi ha dato la vita per donarci la libertà, dico di ascoltare ciò che quei visi rugosi hanno da dirci e se vorranno farlo, saranno tra gli ultimi che avranno l’onore di scoprire una cosa nuova: è il credere in qualcosa, che spinge questi “vecchi” a lottare ancora per non tornare al passato; è l’avere voglia di credere in un ideale, che fa sì che si possa andare verso un mondo migliore. Anche a Milano la povertà esiste: i senza tetto. Copaloni Gaia 2C Falcone e Borsellino l loro tetto è il cielo e la loro casa è di cartone. Non è uno scherzo e nemmeno una poesia: è la fredda verità di Milano e delle grandi città. È la fredda verità dei senza tetto.Chi mai crederebbe che ancora esistano persone che muoiono di freddo e stenti, che dormono in un angolo sporco della strada?In questo mondo affollato da tecnologia e lusso la gente si è dimenticata di queste povere persone che in realtà non meritano la vita che fanno. Ed è proprio vero che la pancia piena non pensa a quella vuota perché anche io davanti ad una famiglia uguale alla mia sdraiata su dei cartoni, alla Stazione Centrale sono rimasta di sasso. Non ero consapevole di questo o forse non ci avevo mai fatto caso, ma in quel momento fare finta che questa realtà non ci fosse non era possibile e i miei occhi sono caduti subito sulle coperte che avvolgevano i corpi sporchi,stanchi ed affamati delle persone lì sdraiate. Non mi chiesero l’elemosina, non tentarono di rubare o di implorarmi di aiutarli, mi guardavano soltanto con gli occhi grandi di chi sogna, di chi spera e di chi crede che prima o poi la loro vita cambierà. Questa è la vera domanda che mi pongo da allo- I ra: la loro vita potrebbe migliorare? Conosco persone a mio parere molto coraggiose e ammirevoli che offrono il proprio tempo per queste famiglie, che cercano nel loro piccolo di farle sentire bene e di donargli qualcosa che possa assomigliare ad una vita dignitosa. Le persone in difficoltà però sono moltissime e non tutte hanno la fortuna di essere aiutate allo stesso modo ed è per questo che i loro occhi speranzosi spesso sono delusi o offuscati da un velo di rassegnazione. Io, me ne vergogno, ma sono proprio come tutte le persone che passano veloci davanti a queste scene, che non si stupiscono più davanti a questi occhi, che li ignorano, che cercano di non provare pena e di trovare risposte convincenti per la coscienza, per non soffrire insieme a loro. Ora però ho capito che non serve a nulla ignorare, ho capito che un sorriso spesso non è una sfida nei confronti di queste persone, ma in realtà un dono, ho capito che fermarsi a guardare e forse provare anche un po’ di pena non è un delitto perché fortunatamente abbiamo dei sentimenti e li possiamo dimostrare. Arriverà il giorno spero in cui sorrideranno, in cui non dovranno pregare per vivere il giorno dopo. Arriverà e se lottiamo non sarà solo una speranza. 7 L’attualità Incontro con i partigiani di Martina Cornicia, Andreea Mavrodin e Stefano Mesturini Classe 3B Scuola Media Maffucci. In occasione della ricorrenza del 25 aprile giornata di festa nazionale della liberazione del nazifascismo, venerdì 8 maggio sono venuti nella nostra scuola tre partigiani: Wronowska Francesca Laura (nipote di Giacomo Matteotti), 85 anni nata a Milano. Nome di battaglia: Laura, 6° zona operativa (valleFontanabuona, Liguria di levante), Brigata “Giustizia e Libertà”. Massimini Renato, 86 anni nato a Milano Bovisa. Nome di battaglia: Mirko, 107° Brigata Garibaldi (SAP squadra di azione partigiana). Galasi Enzo, 86 anni nato a Milano. Operava coi GAP (gruppi di azione partigiana) secondo distaccamento (Mario Moneghina comandante di brigata). Erano presenti anche due persone che hanno vissuto a Milano durante gli anni della resistenza: Gilardoni Orazio, 82 anni nato a Milano che era studente in quegli anni e Merlini Rosa, 85 anni nata a Milano, impiegata alla Face Standard – ha perso il padre deportato in un campo di lavoro in Germania. Queste persone ci hanno spiegato come avevano vissuto la loro vita combattendo e lottando contro il fascismo e il nazismo. L’incontro é durato due ore in quello spazio di tempo, abbiamo fatto loro delle domande per sapere cosa accadeva in Italia durante il periodo della seconda guerra mondiale e in particolare durante la resistenza. Riportiamo di seguito la parte più significativa dell’intervista 1 Quanti anni avevate quando siete entrati a far parte della resistenza? Avevamo tutti tra i tra i 18 a i 20 anni, ma c’erano anche ragazzi più piccoli, a volte anche di 14 o 15 anni; loro non combattevano ma ci aiutavano in altri modi. 2 In che zona del nord Italia agivate? Agivamo in Emilia Romagna, Liguria, Lombardia. 3 Perché avete scelto di diventare partigiani. Abbiamo deciso di essere partigiani per vari motivi, ma ciò che ci accomunava era l’antifascismo. Le due alternative erano o essere fascisti oppure combattere come liberi cittadini con libertà e dignità. 4 Come vi procuravate cibo, armi e tutto ciò di cui avevate, bisogno? Tutto quello che ci serviva arrivava via aerea, tramite i nostri alleati che ci mandavano carichi con vestiti, armi, saponette, candele, scarpe ecc. Il cibo era l’ultima cosa che ci arrivava. Le armi ce le procuravamo anche assaltando le caserme in montagna. 5 Di che orientamento ideologico eravate? Eravamo tutti antifascisti. 6 Qual’é stata l’esperienza più drammatica che avete vissuto? Tutto quello che abbiamo vissuto in quegli anni é stato drammatico, in particolare però i rastrellamenti ci mettevano una grande paura. Dopo aver risposto alle nostre domande, le persone che avevamo di fronte, hanno cominciato da soli a ricordare. Alcuni di loro avevano le lacrime agli occhi, ma nonostante questo, non si fermavano. Le testimonianze di queste persone sono molto importanti, perché quando non ci saranno più, le nuove generazioni non sapranno cosa voleva dire essere partigiani dalla loro viva voce. Questo incontro ci e piaciuto molto perchè ci siamo avvicinati alla storia in un modo diverso e perche ci ha fatto piacere conoscere delle persone che hanno vissuto e combattuto la guerra e il fascismo. giornale-2009 giugno3.qxd:giornale 20 nov 8 L’attualità 27-05-2009 16:12 Pagina 9 Diffusione del computer e di internet tra i ragazzi Laura Belloni, Monza Riccardo, Noemi Criscuolo, Mariella Patti, 3B SM Maffucci nternet,negli ultimi decenni si è diffuso con molta velocità in molti campi: lavoro, studio e scuola, prima negli Stati Uniti, poi in Europa e nel resto del mondo. Lo sviluppo dell’utilizzo di internet è stato maggiore tra giovani che hanno meno difficoltà ad apprendere le nuove tecnologie. Internet ha cambiato il modo di comunicare tra le persone. Gli adolescenti si collegano a internet per fare ricerche, scaricare video, musica e chattare. I ragazzi usano le chat per scambiarsi numerose informazioni e “confidenze”. I ASPETTI NEGATIVI • Virus • Conoscere persone pericolose che possono dare informazioni false • Materiale dannoso • Nessun controllo dei genitori Oltre ad alcuni aspetti positivi ci sono però anche aspetti negativi e rischiosi. Ecco quali, sono secondo noi i principali: I programmi più utilizzati dai giovani per comunicare sono: Msn, Facebook, Netlog e Habbo. Abbiamo quindi deciso di fare un sondaggio nella nostra classe per verificare l’utilizzo di questi programmi. ASPETTI POSITIVI • Ampliare la possibilità di comunicare • Conoscere nuove persone • Scambiarsi informazioni, conoscenze • Condividere musica, immagini e video Stai tranzollo... Federica Madeo, Mishell Iankov, Giulia Gentili - 2A SMS Maffucci-Pavoni Il Il linguaggio di noi ragazzi è molto particolare e pieno di fantasia! Spesso usiamo parole che i nostri genitori non comprendono e ogni volta che le pronunciamo, oltre a chiederne il significato, ci guardano in modo strano, lanciandoci occhiate stupite. Molte volte tra di noi usiamo termini segreti o inventati per animare i nostri discorsi e non far capire ad altri ciò che intendiamo dire solo a determinate persone. In questo articolo vogliamo esporre una specie di dizionario dei vocaboli utilizzati dai ragazzi. Per esempio, per incitare un nostro coetaneo a stare calmo usiamo molte espressioni diverse: “Ma stai TRANQUA/I” oppure “Stai TRANZOLLA/O” o ancora “SCIALLATI”. Quando ci salutiamo diciamo TESCHIO, un po’ spaventoso ma vero e quando invece parliamo di nostra madre usiamo la parola “MANDA”, che però non è molto comune. Noi siamo i RAGA che è, infatti, il diminutivo di ragazzi mentre per chiamare una nostra compagna o un nostro compagno usiamo “BELLA/O” e soprattutto “CICCIA/O”, ma non in senso offensivo. Alcune di queste parole le ascoltiamo in televisione, altre da qualche ragazzo e così entrano subito a far parte del nostro linguaggio giovanile, infatti, queste parole non le usiamo con gli adulti, con cui non siamo in confidenza, sia in segno di rispetto e sia perché non le capirebbero. Questi vocaboli li utilizziamo non solo nella lingua parlata ma anche negli sms perché sono più brevi. Per esempio quando concludiamo un messaggio generalmente salutiamo una persona a cui siamo affezionati con delle abbreviazioni affettuose: TVTB che significa ti voglio tanto bene, TV1KDB che vuol dire ti voglio un casino di bene oppure TVOPDBICXNA e cioè ti voglio un Oceano Pacifico di bene isole comprese per non affogare. Esistono tantissime frasi e parole STRAMBE (strane) che usiamo in continuazione, che ci divertono e che ci piace anche inventare. XXX (baci baci baci) Il grafico che segue mostra quale è il numero di utilizzi dei singoli programmi se. MSN, una forma di chat, risulta il più diffuso. Per saperne di più riguardo all’utilizzo di questi programmi abbiamo deciso si intervistare un nostro compagno che possiede e utilizza tutti e quattro questi programmi. D) Quali programmi utilizzi maggiormente? R) Solitamente utilizzo maggiormente Facebook e Msn. D) Cosa ti piace di questi programmi? R) Mi piace il fatto di poter comunicare con i miei amici in tempo reale senza dovere uscire e incontrarli. D) Per quanto tempo stai davanti al computer nell’arco di una giornata? Quale utilizzi per più tempo? Perché? R) Facebook lo uso per quasi tutto il giorno mentre Msn per circa due ore e mezza. Uso per più tempo Facebook perchè con questo programma ho la possibilità di conoscere nuove persone D) Ti è mai capitato di conoscere ragazzi/e? R) Si, mi è capitato di conoscere nuove persone D) Li hai poi mai incontrati dal vivo? R) Raramente mi è capitato di conoscerle dal vivo, senza un appuntamento ma incontrandole casualmente. L’uso del cellulare di Alessandra e Dario, 4A e 5A Scuola Primaria San Colombano iene desiderato dai grandi e dai piccoli, come regalo per la comunione o per il compleanno, ma spesso non viene utilizzato in modo adeguato. Noi pensiamo che vada usato nelle situazioni d’emergenza, non per giocare, mandare messaggini e chiamare per delle stupidaggini. Il cellulare va usato poco, insomma, la volete capire che va utilizzato bene?” Certe volte durante la lezione alcuni cellulari squillano, soprattutto alle scuole medie, dove i ragazzini pensando di sfuggire all’occhio dei professori tengono il cellulare in tasca. Vi raccontiamo ora un episodio, che ha interessato la nostra scuola primaria S. Colombano: V uno scherzo fatto da un bambino di seconda. Il bambino ha messo il cellulare della sua mamma nella tasca del giubbotto di Giulia, una nostra compagna; stavamo lavorando e all’improvviso squilla il cellulare in corridoio. Passa la commessa Anna vicino alla nostra classe e ci dice che suona un cellulare. La maestra esce e trova il telefono che suona nel giubbotto di Giulia. Giulia risponde che non è suo. La maestra comprende e dice di non preoccuparsi. Il problema questa volta si è risolto, ma bisogna stare attenti: “Ragazzi mi raccomando, siate responsabili con il cellulare!” giornale-2009 giugno3.qxd:giornale 20 nov 27-05-2009 16:12 Pagina 10 9 La storia della signora Segre L’attualità Veronica Daidone, 3C IC Iqbal Masih I l 27 gennaio 2009, in occasione del giorno della memoria per le vittime della Shoah diverse scuole di Milano, si sono recate al conservatorio G. Verdi di Milano per assistere alla testimonianza di Liliana Segre, una delle poche persone sopravvissute alle atrocità che accadevano quotidianamente nel campo di sterminio di Auschwitz, in Polonia. Dopo aver ascoltato alcuni brani musicali suonati dagli studenti del conservatorio, la signora Segre ha cominciato a raccontare la sua storia, di come a soli 8 anni, le fu vietato di andare a scuola perché in Italia erano già state emanate le leggi razziali e a lei, poiché era ebrea, furono negati molti diritti. Liliana e tanti altri ebrei, non poterono più andare a scuola o esercitare certe professioni, erano stati cancellati dall’elenco telefonico, nessuno parlava più con loro; era come essere nessuno, come non esistere. Tutto questo dolore e tutta questa indifferenza da parte degli altri, solo perché erano di origini ebree, come se non fossero esseri umani. Ciò è dimostrato in particolare da quello che accadde dopo. Dopo qualche anno la famiglia Segre fu costretta a fuggire da Milano perché nella capitale lombarda arrivarono i soldati nazisti che cominciarono ad arrestare e deportare gli ebrei nel campi di concentramento e di lavoro. La famiglia di Liliana viveva in un piccolo paesino, ma nemmeno li la ragazzina ormai tredicenne, poteva frequentare la scuola. Rimaneva a casa con la nonna malata e cercava sempre di inventare qualche scusa con le altre ragazzine della sua età quando queste le chiedevano perché non andasse a scuola. Ma i tedeschi prima o poi sarebbero arrivati anche li, dunque la famiglia Pozzi,conoscendo il padre di Liliana, aiutò il padre e la ragazza a fuggire in Svizzera anche se per loro era pericoloso, poiché nessuno poteva aiutare o parlare con gli ebrei. Ma giunti al confine con la Svizzera, furono ugualmente arrestati. La signora Segre provò ad implorare pietà, ma ciò non accadde. Lei e suo padre furono mandati in vari carceri e li, i detenuti mostrarono molto affetto per loro, molta pietà. Furono portati nella Stazione Centrale di Milano e partirono dal binario 21 con un treno verso Auschwitz. Per moltissimi di loro, fu un viaggio senza ritorno. Molti morirono per strada a causa del poco cibo e poco igiene che c’era sul treno. Arrivati ad Auschwitz, donne uomini e bambini furono divisi. Alcuni andavano a lavorare, altri nelle camere a gas, verso morte certa. Tra questi c’era anche il padre di Liliana, la quale invece fu mandata insieme ad altre 31 donne in delle baracche. Le furono dati degli zoccoli e un’uniforme a strisce grigie e cominciarono a lavorare duramente. Ad Auschwitz non ripensava più a nulla, tranne che a rimanere in vita. Lavorò in una specie di sartoria e ogni mese dovevano passare delle selezioni per vedere se erano in grado lavorare o se no morire. Una sua compagna di lavoro un giorno si ferì alla mano e non passò le selezioni. Liliana era talmente felice di essere ancora viva che non si voltò nemmeno a guardare l’altra ragazza per un’ultima volta. Ancora oggi sente il rimorso di non essersi girata. Poi arrivarono i bombardamenti russi e i tedeschi, con altri prigionieri, fuggirono e cercarono di distruggere le prove dell’esistenza di Auschwitz. Molti morirono per strada e nel loro cammino incontrarono dei prigionieri francesi che li istigavano ad andare avanti, a dire sempre si alla vita, anche quando è quasi impossibile. Dopo ancora molto tempo che camminavano, gli prosegue da pag 1 Il “rompicampo” dell’adolescenza la personalità sono le cose fondamentali. Certo se poi c’è anche l’attrazione fisica meglio ancora! A quest’età quello che può essere “amore” in realtà, non è che una “cotta”, ma è meglio così perché è divertente immaginare e fantasticare su una storia che si sta vivendo o che si vorrebbe vivere. Questo solitamente è quello che fanno le ragazze che obiettivamente sono più ingenue. I ragazzi, invece, diventano a volte (e solo alcuni!) più sciocchi perché vogliono apparire come i più “fighi” del gruppo, anche se ciò ASSOLUTAMENTE non serve, anzi secondo me si ottiene l’effetto contrario. Credo che per distinguersi, ognuno di noi, debba mostrare le proprie qualità e non quelle che gli altri vorrebbero che mostrassimo. Alcuni ragazzi che conosco si lasciano condizionare, cambiando in peggio e andando anche male a scuola solo perché secondo loro è più importante (e facile!) diventare campioni ai videogiochi o uscire. Probabilmente questi ragazzi, leggendo l’articolo capiranno che mi sto rivolgendo a loro e penseranno: “ma questa che vuole?!” Io ovviamente non voglio rompere “la loro tranquillità”, ma siccome ad alcuni di essi ci tengo e so che sono intelligenti, cerco di farli riflettere, anche se senza risultati. L’adolescenza come dicevo prima ci trasforma e può farci capire quali sono i veri valori, come ad esempio l’amicizia. Al giorno d’oggi è difficile trovare degli amici che siano degni di essere definiti tali, perché molti lo sono solo per convenienza o per un secondo fine. In quest’ambito le nuove tecnologie non ci aiuta- Il “rompicapo” dell'adolescenza- 2 Classe 2 C SM Iqbal Masih L’adolescenza è un periodo difficile da affrontare in cui si alternano sentimenti contrastanti; si passa facilmente dall’amore all’odio dalla timidezza all’aggressività. Spesso capita di vivere questi sentimenti a discapito dei nostri genitori che devono costantemente sopportare le nostre reazioni. Ci rifugiamo frequentemente in un mondo tutto nostro dove prevalgono sentimenti diversi senza equilibrio. Noi adolescenti diamo sfogo alle proprie emozioni trascurando responsabilità e doveri. E’ un periodo di continui cambiamenti nell’aspetto fisico e nel comportamento: non accettiamo il nostro aspetto, ci sentiamo goffi, “brutti” per qualche difetto reale o immaginario o imitiamo gli adulti per alleati li stavano raggiungendo e avrebbero sicuramente arrestato i loro carnefici. Dunque uno di loro si spogliò accanto a lei per non farsi riconoscere. Liliana avrebbe potuto prendere la pistola e sparargli,ma non lo fece. Infatti ci ha anche detto che è contenta di non aver ucciso quel soldato, perché se lo avesse fatto, avrebbe un rimorso troppo grande: “Meglio essere vittime, che carnefici!” apparire più “grandi”. Abbiamo incertezze e difficoltà ad integrarci in un gruppo, possiamo riuscire a socializzare,dopo le difficoltà iniziali, o tendiamo a isolarci attribuendo la responsabilità agli altri oppure diventiamo aggressivi, perché non ci sentiamo a nostro agio e siamo turbati. Noi adolescenti parliamo spesso d’amore sbagliando perché, forse, è un sentimento troppo profondo da provare alla nostra età, ma ci capita comunque di sentire emozioni così forti che ci disorientano e ci fanno perdere la testa. Confondiamo l’infatuazione con l’amore, ma anche la “conoscenza” con l’amicizia che per essere tale necessita di molti requisiti: feeling che si acquisisce col tempo, fiducia e disponibilità. Un amico è colui che ti rende importante con il quale si è sempre se stessi e a cui puoi confidare i tuoi segreti. L’adolescenza è considerata un’età di smarrimento, di transizione, ma per noi è una stagione bellissima ricca di emozioni. no perché non ci permettano di stringere legami sinceri,fatti di sguardi, parole ed emozioni espresse guardandosi negli occhi, senza nascondersi dietro una schermata video! Il computer infatti, viene utilizzato per svolgere compiti e comunicare con amici distanti da noi negandoci però la possibilità di andare al parco in bicicletta o a fare una passeggiata con gli amici. L’Ipod invece ci “estranea” dal mondo poiché quando indossiamo gli auricolari non sentiamo coloro che ci parlano, quindi se, a volte, può essere utile per rilassarsi altre, invece, non ci consente di relazionarci con persone nuove. giornale-2009 giugno3.qxd:giornale 20 nov 10 La cultura 27-05-2009 16:12 Pagina 11 Fanciulli di ferro di Alessandra Giannoccaro, 2B SMS Falcone-Borsellino l giorno 29 gennaio 2009 noi classi seconde, siamo andati a vedere uno spettacolo teatrale intitolato “Fanciulli di ferro”. Dopo un “lungo” tragitto in un autobus privato, finalmente siamo arrivati a destinazione: teatro Buratto al PIME. Ok, è il momento, le luci si abbassano sempre più, fino a spegnersi. Silenzio. Dopo pochi secondi un riflettore si accende illuminando la strana scenografia fatta di lamine di ferro squarciate come da sciabolate,sospese in aria, sul fondale. Improvvisamente si sentono le voci degli attori, un uomo e una donna! Solo loro due, nessun altro. Eppure attraverso i loro dialoghi sembrava di vedere gli altri ragazzi della loro banda. Questo spettacolo parla di un argomento che oggi nei telegiornali non è molto trattato ma che è un argomento attualissimo e delicato: moltissimi ragazzini nelle nazioni in guerra sono costretti a combattere,a diventar soldato ed uccidere i loro connazionali. E’ un fatto che colpisce in fondo in fondo il cuore di ogni ragazzino come noi perché ci rendiamo conto che siamo fortunati ad essere qui, ad avere una famiglia, ad avere soprattutto la possibilità di vivere una vita serena e non con delle bombe I agganciate al bacino e con un fucile a tracolla. Lo spettacolo si svolge in un paese tra le montagne, d’estate, in una piazza dove Fran e Assad, i protagonisti insieme a tutti i bambini del villaggio giocano. La guerra cambia d’un tratto le loro vite e le devasta: Assad perde la sua identità e la guerra lo trasforma in un bambino soldato e Fran diventa una ragazzina che vuole scappare dalla vita. Nessuno si riconosce più: tutti morti, tutti in guerra, tutti sperduti in un campo minato dove le uniche certezze sono ricordarsi il proprio nome, e non dimenticare i parenti o gli amici saltati per aria per una bomba. L’unica cosa da fare è raccontare la loro guerra, raccontare la loro sofferenza, raccontare che cosa si prova ad essere impasticcati dal mattino fino alla sera contro la propria volontà, raccontare come ci si trova a non avere più casa, più parenti, più amici. E’ per questo che il punto di vista di una ragazzino come noi è importante: perche un ragazzo nel percorso della sua vita può scordare cosa ha fatto il giorno prima, ma non può dimenticare una guerra vissuta, una guerra che, seppur vinta, ha lasciato solchi profondi nel cuore. Il piccolo principe di Sara e Luana Classe 4A Scuola Primaria San Colombano Noi della nostra classe abbiamo pensato e deciso di fare una recensione su un libro che alcune nostre compagne, hanno letto; ma non un solito libro ma un testo che abbiamo trovato interessante e che ci ha fatto provare: emozioni e sentimenti. Due di noi hanno letto: “Il piccolo principe”, un opera che affronta temi importanti come il senso della vita, il significato dell’amicizia e dell’amore. E’ la storia di un aviatore che racconta di un atterraggio di fortuna nel deserto Sahara. Incontra un bambino, il piccolo principe proveniente da un altro pianeta che si trova in visita sulla Terra, per scoprire le meraviglie di questo pianeta. Tra i due nasce una grande amicizia fatta di racconti della propria vita e confidenze. Nel racconto si scopre dell’amicizia “…. L’essenziale è invisibile agli occhi …. “Quando l’aviatore torna a casa e di sera guarda il cielo stellato pensa sempre al “suo piccolo principe”. A noi, questo libro, è piaciuto molto, soprattutto l’incontro tra i due protagonisti e il momento in cui il piccolo principe chiede all’aviatore di disegnargli una pecora, e siccome non riesce, escogita un modo per accontentarlo: disegna una scatola e afferma che la pecora c’è, ma non si vede, perché è dentro la scatola. Abbiamo riflettuto e pensiamo di poter ricavare un insegnamento: mai sottovalutarsi; ma trovare sempre una soluzione ai problemi e alle difficoltà. Noi consigliamo fortemente a tutti di leggere questo magnifico libro. Nuove Band Italiane all’Assalto a cura di Biase Vittoria, Eric Greco, Pasache Luis – SMS Falcone-Borsellino el 1991 sulle radio universitarie americane imperversano i Nirvana, una nuova band from Seattle: la pressione del pubblico e l’influenza di queste radio costrinse i grossi network statunitensi a programmare il gruppo di Kurt Cobain con la sua sonorità estremamente aggressiva, punk, rock, giunge appunto. Lo stesso, di rimbalzo, succedeva in Italia e di conseguenza le grosse stazioni radio italiane guardarono con simpatia i rockettari tricolori. Fu così che Litfiba, CCCP e Timoria cominciarono la loro scalata al successo. La gloriosa storia del rock italiano prosegue anche negli anni ’90 e arriva fino ad oggi con nomi nuovi ma già prestigiosi. Tra le band più famose, ricordiamo senz’altro gli Afterhours, i Marlene Kuntz, i Negrita, i Verdana. N Seguiti, poco dopo, da Subsonica, le Vibrazioni, Negramaro. Tra le band più giovani, ma già con un ottimo seguito di pubblico e critica, vanno citati senz’altro i Baustelle. Come solista, brilla l’astro di Carmen Consoli. Ma la storia dell’ultimo decennio del rock italiano vanta parecchi altri nomi gloriosi. Dal Nord Est, le esperienze di Prozac +, Estra, Tre Allegri Ragazzi Morti. Da Milano, le proposte sonore di Morgan e prima ancora dei Bluvertigo, Scisma, Soon, Ritmo Tribale. L’Emilia Romagna contribuisce con i Massimo Volume, Pitch e Marta sui Tubi. Kaballà giunge dalla Sicilia, da Napoli arrivano i 24 Grana. Rock-metal di qualità con i Lacuna Coil. I Linea 77 e gli Estrema. Non si possono poi dimenticare Massimo Volume, Shandon, Meganoidi, Settevite, Deasonika e Punkreas. giornale-2009 giugno3.qxd:giornale 20 nov 27-05-2009 16:13 Pagina 12 11 La cultura Giralibro, il bello di scrivere Katyn, il film Federica Madeo, Giulia Gentili, Mishell Iankov - 2A della SMS Maffucci-Pavoni iralibro è un concorso interscolastico a cui la scuola Maffucci-Pavoni partecipa da molto tempo e consiste nello scrivere dei testi rispettando una determinata traccia. Anche l’anno scorso noi della II A vi abbiamo partecipato, bisognava produrre un testo di massimo venti righe nel quale indicare che libro avremmo voluto salvare nel caso bruciasse la città, spiegarne la motivazione e consigliarlo agli amici o agli amanti della lettura. Quest’anno invece, per partecipare al concorso, si deve scrivere una lettera a uno scrittore italiano o straniero, vivo o morto, in cui esprimere delle critiche o piuttosto dei complimenti, raccontargli qualcosa della nostra vita o chiedergli un consiglio o fargli semplicemente delle domande. Per il primo posto si ci aggiudica ben venticinque libri, per il secondo quindici e per il terzo cinque, vi sono anche i premi speciali e inoltre il Giralibro cercherà di spedire le lettere più belle allo scrittore che potrebbe anche rispondere! Ecco una breve lettera della nostra compagna Sara Pesatori: G Cara Francesca Simon, il mio nome è Sara e ho dodici anni. Ho appena finito di leggere uno dei tanti libri che hai scritto, si intitola “Rico la peste quasi un eroe”. Sei la scrittrice che preferisco, perché leggendo questo libro mi sono rispecchiata un po’ in Rico; anch’io faccio molti scherzi ai miei fratelli, li picchio anche, però loro, al contrario di Pietro, rispondono quando li picchio e vengo picchiata anch’io. Il tuo libro è fantastico, ci sono tanti punti in cui Rico fa qualcosa di sbagliato che però fa ridere, ma anche cose brutte e cattive, come quando mette i pastelli a cera di suo fratello sul calorifero acceso, in modo che si sciolgano. Il capitolo che mi è piaciuto di più è il primo, perché Rico diventa un bambino bravo ed educato come Pietro l’angioletto. Questo capitolo ci insegna che essere delle pesti non aiuta nessuno, anzi, fa del male; invece essere dei bambini bravi ed educati fa bene a tutti ed è una gratificazione immensa! Francesca, vorrei tanto conoscerti e diventare tua amica, perché sei una scrittrice fantastica; potresti insegnarmi dei trucchi per scrivere libri seri ma anche un po’ divertenti, stratagemmi per mantenere sempre viva l’attenzione del lettore. Mi piacerebbe leggere tutti i tuoi libri, però non ho tanto tempo perché devo andare a scuola e fare tutti i compiti. Anche se non potrò conoscerti per me è già stato un piacere poterti scrivere questa lettera. Spero tanto che tu la riceva dalla tua futura amica Sara. L’Onda Luca Arrigoni, 3C IC Borsi Il film è ambientato in Germania in epoca contemporanea. L’obiettivo dell’opera è quello di riflettere su come e in quali circostanze può nascere una dittatura. I protagonisti della vicenda sono un gruppo di ragazzi appartenenti ad una squadra di pallanuoto. Durante la settimana dedicata all’argomento riguardante l’autocrazia il professor Rainer Vengher, dopo la resistenza della classe nell’affrontare questo tema, decide di far conoscere ai ragazzi come nasce una dittatura e come si sviluppa attraverso una simulazione di giochi di ruolo. Tutto ciò fa scaturire nei ragazzi un’irrefrenabile creatività, i quali si mettono subito all’opera nel tentativo di Noi della 2A invitiamo tutti i ragazzi a partecipare al Giralibro, perché anche se non si vince è divertente scrivere e far leggere agli altri le proprie creazioni! Ilaria Ferrara & Veronica Daidone-3C, ICS Iqbal Masih Questo film si svolge in Polonia ai tempi della Seconda Guerra Mondiale quando il Paese era diviso tra le truppe tedesche guidate da Hitler e quelle sovietiche guidate da Stalin. L’esercito polacco, dopo la sconfitta, fu in parte arrestato dai sovietici e in parte dai nazisti. Stalin organizzò l’esecuzione di oltre 15.000 ufficiali polacchi. Questo massacro fu scaricato per decenni sull’altrettanto sanguinario esercito del Terzo Reich quando invece furono i sovietici a compiere questo massacro. Una delle scene che più ci ha stupiti e impressionato è stato quando la popolazione polacca fu bloccata su un ponte, dove da una parte incombevano i tedeschi e dall’altra i tedeschi. Nessuna via di fuga. Gli ufficiali polacchi furono deportati ed uccisi uno ad uno, con un colpo di pistola alla nuca, nella foresta di Katyn e poi sepolti in una fossa comune. I cadaveri furono scoperti dopo ben 5 anni, e uno di questi soldati, Andrzej, scrisse giorno per giorno ciò che accadde dal giorno del sequestro fino a quello della morte, su un block notes, e fu Anna, sua moglie, la prima a leggere la testimonianza del marito dopo il ritrovamento del libretto e dei cadaveri dei soldati. Il regista, Andrezej Wajda, si è ispirato alla storia di suo padre, caduto vittima delle truppe sovietiche come i soldati polacchi morti a Katyn. In pochi conoscono questo episodio storico della Seconda Guerra Mondiale. Per noi la scena finale non si scorda facilmente; una scena dura, che porta il coraggio e la vita di soldati polacchi nella fossa con un colpo decisivo. Nessuno di noi spera di provarlo sulla propria pelle, ma a vedere questi film, le testimonianze delle persone, gli scritti, è come se ognuno di noi si trovasse in quel posto, faccia a faccia con il nemico e quindi la morte, incapaci di fare nulla. Siamo contenti di aver visto questo film, siamo stati molto fortunati e adesso anche noi siamo a conoscenza di quello che è avvenuto. Nessuno può porre fine a vite umane, nessuno può troncare la loro voglia di vivere, i loro sogni e desideri. Tutti, senza nessuna distinzione di razza o di credo, hanno il diritto di vivere e di avere i propri momenti belli come quelli brutti. realizzare qualcosa che avesse potuto riempire loro la vita; chiamano questo movimento “L’Onda” che significa il travolgimento di tutto ciò che si trova sul loro cammino, indossano della camicie bianche come divisa, mandano in rete un sito inerente questo fenomeno, ideano un saluto di riconoscimento che consiste nel fare un gesto con il braccio assomigliante ad un’onda. A differenza degli altri, Carol non vuole far parte di questo movimento, perché la sua contestazione e l’intuizione che il pericolo è in agguato nasce quando vede che tutti indossano delle camicie bianche, poichè ciò faceva perdere a coloro che la indossavano l’unica cosa che li contraddistingueva dagli altri: l’individualità. Dopo un po’ di tempo però la situazione sfugge di mano al professore e i ragazzi, entusiasmati da questa nuova esperienza, commettono atti vandalici. Allora il professor Rainer convoca tutti coloro che facevano parte del gruppo dell’Onda in una sala, dove comunica loro che, considerato quello che ne è derivato da questo esperimento, L’Onda da quel momento in poi non sarebbe più esistita; questa comunicazione provoca in Tim una reazione negativa, perché egli ferisce un suo amico e successivamente si uccide. Mi ha colpito molto il fatto che da una situazione normale e comune si possa arrivare ad un episodio così drammatico, quale la dittatura. In particolare quando i ragazzi hanno affermato che in Germania la dittatura non avrebbe più potuto esistere e nel caso in cui si fosse manifestata, avrebbero saputo in che modo reagire, visto che nel territorio tedesco la dittatura si era già verificata. L’Onda è un film che afferma e fa meditare che questi tipi di pericoli si possono verificare ancora oggi e che nessuno di noi di fronte a ciò può esserne immune. giornale-2009 giugno3.qxd:giornale 20 nov 27-05-2009 16:13 Pagina 13 in arte 12 Scuola, oltre i dintorni La cultura 5A Scuola Primaria San Colombano l progetto “Scuola, dintorni ed arte” nasce più di venti anni fa con l’obiettivo di avvicinare i bambini della scuola primaria al territorio in cui vivono, facendogli scoprire gli aspetti urbanistici e paesaggistici, i monumenti storici, le attività lavorative. La zona Barona – Ronchetto sul Naviglio, in cui si trova la nostra scuola, sorge in una parte periferica della città di Milano e, nel corso di questi anni, ha subito molti cambiamenti e le nostre maestre hanno pensato di raccogliere nel tempo le immagini dell’ambiente che cambia. Per far questo, noi bambini siamo stati affiancati da artisti che ci hanno offerto la loro esperienza insegnandoci le tecniche pittoriche necessarie per realizzare le nostre opere. Alla fine la nostra scuola si e trasformata in una Pinacoteca! Chi visita la nostra scuola può vedere appesi alle pareti i molti quadri che abbiamo realizzato nel corso degli anni. Da alcuni anni abbiamo allargato il territorio da rappresentare passando dalla nostra zona alla I città di Milano, per questo il titolo del progetto è stato modificato in “Scuola, in arte, oltre i dintorni”. Ad esempio la nostra classe, l’anno scorso, ha riprodotto la Galleria Vittorio Emanuele. Ma come si svolge il progetto? Le insegnanti, il pittore e noi alunni decidiamo il soggetto che vorremmo dipingere, quindi raccogliamo informazioni. Insieme al pittore andiamo sul luogo prescelto per osservarlo e fare degli schizzi del posto. Durante l’uscita facciamo anche delle foto. In classe ogni alunno riproduce il luogo visitato, prendendo spunto dagli schizzi realizzati e dalle foto scattate. Ognuno di noi poi dipinge la propria opera secondo la tecnica scelta dal pittore che ci è vicino per darci suggerimenti e, qualche volta, correggere i nostri errori. Questo lavoro ci serve di esercizio perché poi con il pittore si prepara un quadro grande dipinto da tutti gli alunni. Il quadro grande e le singole opere degli alunni, accompagnate da un cartellone che spiega la tecnica usata ed espone brevemente la storia del luogo, del monumento rappresentato, sono poi esposte in una grande mostra nei locali della scuola. Ogni anno, a fine maggio, viene infatti allestita una mostra con tutti i lavori realizzati dalle classi del nostro istituto. Quest’anno l’inaugurazione della mostra avverrà il 29 maggio. E’ bello vedere le nostre opere esposte come in una vera mostra di pittori; ed è bello che gli altri le ammirino. Ci fa sentire importanti, come dei veri artisti. Lavorare con un pittore è un’esperienza insolita, un’occasione per imparare nuove tecniche. La nostra esperienza è sempre stata bellissima, molto positiva. Ci siamo sempre divertiti e abbiamo lavorato con grande entusiasmo. Questa attività ci ha permesso di imparare tanto, così quando dipingiamo o coloriamo in classe da soli, mettiamo in pratica, con creatività, ciò che abbiamo appreso. LA TV. Guardarla: sì o no? Classe 5° Scuola primaria IC Borsi T utti i bambini della mia classe hanno la tv: chi una, chi due, chi tre. Averla è bello perché quando non sai cosa fare o ti annoi accendi la tv. Un giorno ero molto ma molto annoiata, l’ho accesa e due ore sono passate come due minuti, anzi due secondi guadando un programma che mi piaceva. Sono tanti i programmi che si possono guardare: i documentari per scoprire ed imparare nuove cose, sullo spazio, sugli animali, sulla natura…cartoni animati per divertirsi e film gialli per avere un po’ di tensione. Per cui scegliendo i diversi programmi televisivi, la tv può essere uno strumento molto Però non va guardata sempre ma al suo posto si può leggere un bel libro; si può giocare insieme… Inoltre ci sono dei programmi che bisogna guardare con la presenza di adulti. Io, ogni sabato, guardo Cold-case, che è bollino giallo, con la mia mamma. Infatti all’inizio di ogni programma ci sono vari simboli con cui si precisa con chi bisogna vedere il programma: bollino verde i bambini da soli, giallo adulti e bambini, rosso solo adulti. La tv non bisogna vederla da tanto vicino perché dopo un po’ gira la testa e ti fanno male gli occhi. Infatti un giorno ho guardato la tv da troppo vicino e dopo venti minuti, mezz’ora mi girava la testa e mi facevano male gli occhi. Se continui a guardarla poi ti abitui e non discuti più con la famiglia, non si parla e non ci si racconta più niente. Alcune volte mi capita che sto guardando la tv ed arriva mia nonna e non la saluto nemmeno così lei Me la spegne. Se guardi in continuazione la tv e non hai un limite potresti dimenticarti i compiti! Secondo me avere una tv è giusto perché quando sei annoiato/a puoi rilassarti guardandola, però bisogna controllare il tempo e da dove la guardi: da troppo vicino non va bene ma da troppo lontano neanche. Bisogna soprattutto scegliere il programma adatto. Per cui buona tv a tutti! giornale-2009 giugno3.qxd:giornale 20 nov 27-05-2009 16:13 Pagina 14 13 La cultura Teatro – scienza di Rauda Abdel Mola, Alessandra Castro, Loreine Rogacion, Sara Valassina – 2C Iqbal Masih l 16 Marzo alcune classi della scuola I. Masih si sono recate all’Università Statale di Milano per partecipare al progetto “Teatro–Scienza 2009”, organizzato dall’ateneo e dal Piccolo Teatro di Milano, in occasione del bicentenario della nascita di Darwin. Nell’aula Magna erano presenti 400 alunni di scuole elementari medie inferiori e superiori. Lo spettacolo è stato presentato da Alessandro Cecchi Paone, vestito in modo buffo con una lunga toga bianca e nera e uno strano cappello. Al nostro arrivo due persone vestite da gorilla hanno consegnato degli indovinelli scientifici a noi ragazzi, mentre sugli schermi venivano proiettati dei video sull’evoluzione naturale, secondo la teoria di Darwin, dalla prima forma di vita, nata nell’acqua, fino all’uomo sapiens sapiens. Successivamente sono saliti sul palco tre professori di scienze dell’università che hanno presentato con scenette divertenti diversi esperimenti riguardanti I gli stati della materia e il passaggio da uno stato all’altro. Per esempio hanno immerso in una busta termica, contenente dell’azoto a 200 gradi sotto lo zero, un palloncino con gas che è diventato più piccolo e solido e dopo pochi secondi è ritornato allo stato originale. I professori hanno spiegato le proprietà della luce. Abbiamo esaminato la riflessione con fasci di luce contro ostacoli e per osservare la sua traiettoria è stato sparso del borotalco. Abbiamo conosciuto la rifrazione di un raggio di luce che passando nell’acqua varia la direzione di propagazione. Come ultimo esperimento hanno dimostrato che la luce bianca è policroma ed è formata dai colori dell’arcobaleno, infatti, hanno riflesso su un telo bianco tre colori: il rosso, il blu e il verde e lo schermo è diventato di nuovo bianco. Questa è una proprietà solo della luce. Terminati gli esperimenti, alcuni ragazzi hanno Ramona Niculau, Giada Daelli, classe 2D, Iqbal Masih N 1986. La regia è di Roland Joffrè, nel cast compaiono Robert De Niro e Jeremy Irons, le musiche dell’italiano Ennio Morricone. Il film, ambientato nel Sud America, tra il 1608 e il 1767, narra le vicende di un cacciatore di schiavi di nome Rodrigo Mendoza che uccide per gelosia il fratello. Travolto dal rimorso decide di lasciarsi morire, ma un padre Gesuita di nome Gabriel lo convince a espiare la sua colpa seguendolo in una rischiosa spedizione nel cuore della foresta tropicale, situata sopra le cascate dell’Iguazu, al confine tra il Brasile, Argentina e Praguay per evangelizzare una sperduta tribù di indio Guarnì. I Gesuiti fondano una missione chiamata “riduzione”. Le riduzioni erano dei centri dove gli indios apprendevano a lavorare e a vivere pacificamente in un sistema comunitario. Ma questa iniziativa viene vista come un disturbo ai coloni dalle autorità spagnole e portoghesi interessate allo sfruttamento degli schiavi nelle piantagioni. Tanto che la Chiesa arriva a minacciare la presenza dei Gesuiti in tutti i loro territori, anche europei. Per questo il pontefice manda il cardinale Altamirano ad appianare la situazione, Le tre faccine di Harvey Ball Simone Ruggiero, William Casaccio, Davide Dona’ 2A IC Borsi Mission el numero di questo mese vogliamo suggerirvi la visione del film “Mission”, vincitore della Palma d’Oro a Cannes nel partecipato a un gioco a quiz in due squadre che dovevano rispondere a dieci domande. La più interessante è stata: quanto tempo impieghiamo a contare fino a un miliardo? (risposta 95 anni). Alla fine del quiz la squadra vincente ha ricevuto un premio. Come ultima sorpresa sono saliti sul palco due sostenitori, tra cui il professore Umberto Veronesi, della ricerca contro il cancro che hanno parlato delle ultime scoperte scientifiche. E’ stato divertente imparare con giochi teatro e quiz e chissà se qualcuno di noi si appassionerà allo studio della ricerca scientifica. ma nonostante riconosca la validità delle missioni Gesuite, egli ordina ai religiosi di abbandonarle per motivi politici. I Gesuiti, però, decidono di combattere, ognuno a modo loro, per non abbandonare gli indios che li hanno accolti. Alla fine, dopo una sanguinosa battaglia, i Gesuiti e gli indios verranno uccisi. Gli unici sopravvissuti saranno un gruppo di Guarnì che si erano nascosti nella foresta. La visione di questo film è stata per noi un’occasione per discutere di temi forti riguardanti le ingiustizie subite dagli Indios Guarnì, il coraggio dei Gesuiti che condivisero con loro gioie e dolori. Ma abbiamo anche riflettuto sugli stati d’animo, su sentimenti come l’ira, la rabbia, la gelosia, il senso di colpa e sull’importanza di imparare a controllare questi sentimenti perché, diversamente, si rischia di commettere cose sgradevoli e spaventose. A molti di noi è rimasta impressa l’esperienza di Rodrigo Mendoza il quale, ossessionato dal rimorso, ha avuto la possibilità di trovare un modo per espiare la propria colpa, rifacendosi una nuova vita al servizio degli altri. Segnaliamo la splendida colonna sonora che fa da sfondo alle bellissime immagini della natura della Foresta Amazzonica. Noi abbiamo letto su Repubblica un articolo riguardante le tre faccine di Harvey Ball che conosciamo perché le usiamo a scuola per le autovalutazioni relative alle varie materie e al comportamento. La faccina allegra interpreta la valutazione positiva, quella seria la valutazione accettabile mentre quella triste quella negativa. Noi studenti, nella nostra scuola, da anni usiamo un porfolio in cui abbiamo adottato il sistema delle faccine create da Harvey Ball nel 1963 su richiesta di una compagnia di assicurazione, per tenere su il morale degli impiegati pubblici, invitandoli a sorridere. Da allora questo simbolo è diventato famosissimo e si trova in tanti ambiti con il nome di “SMILE”. Noi questo sistema lo utilizziamo per le autovalutazioni; nel futuro vorremmo usarlo anche per valutare il comportamento delle prof. in modo che anche loro possano migliorare. Pare che questo sistema sia in uso anche per valutare il lavoro degli impiegati pubblici da parte degli utenti. Così basterebbe la lievità di un tocco di dito sul touchscreen, anzi che la macchinosità di una scheda da compilare, per esprimere il proprio gradimento nei confronti degli operatori. Nella mente del Ministro questo sarebbe un modo veloce per controllare chi lavora bene o meno. Gli impiegati non sono molto contenti. Chissà se lo sarebbero gli insegnanti? giornale-2009 giugno3.qxd:giornale 20 nov 14 La città dei ragazzi 27-05-2009 16:13 Pagina 15 Milano: un patrimonio… artistico! di Federica Madeo, Giulia Gentili, Mishell Iankov- 2A SMS Maffucci-Pavoni ilano, capoluogo della Lombardia, ha un patrimonio artistico e culturale molto ricco. Il Duomo è la spettacolare cattedrale costruita nel 1386 per volere del signore di Milano Gian Galeazzo Visconti in marmo rosa di Candoglia. Per terminare la sua costruzione sono serviti secoli di lavoro e le migliori maestranze dell’Europa settentrionale. Fu edificato sul luogo delle antiche chiese di Santa Maria Maggiore e di Santa Tecla. Le sue caratteristiche principali sono le guglie, le vetrate colorate e istoriate, le colonne, le più di 3500 sculture e la sua maestosità. Inoltre su una guglia a 108 m di altezza vi è la Madonnina tanto fotografata dai turisti. Vi è poi San Lorenzo, un’importante basilica paleocristiana, a pianta centrale, situata in Porta Ticinese. Nello spazio antistante la facciata principale si sviluppa lo scenografico colonnato composto da sedici colonne di origine romana. Fanno corpo con la basilica le cappelle di Sant’Aquilino, San Sisto e Sant’Ippolito. Altra basilica è quella di Sant’Ambrogio, fatta M costruire nella zona dove erano stati sepolti i cristiani martirizzati dalle persecuzioni romane; attualmente nella cripta sono conservate le spoglie dei SS. Ambrogio, Gervasio e Protasio. Ha una facciata a capanna, un quadriportico e un altare in oro, argento e pietre preziose. In piazza Mercanti vi è un altro edificio che fa parte del nostro patrimonio: il Palazzo della Ragione. Esso servì per diversi scopi: nato per ospitare le assemblee cittadine divenne in seguito tribunale fino a quando Maria Teresa lo fece trasformare in archivio degli atti notarili ampliandolo con la costruzione della parte superiore contraddistinta dai grandi finestroni ovali, il sopralzo teresiano. Il risultato più compiuto del Rinascimento è Santa Maria presso San Satiro. Essa doveva avere una pianta centrale ma ciò non era possibile a causa dell’esistenza di una strada, l’attuale via Falcone. Quindi Bramante avvalendosi delle sue doti di pittore e della conoscenza dei principi della prospettiva realizzò un bassorilievo dorato e colorato per ottenere all’occhio la dilatazione dello spazio. Nonostante la sua grande bellezza, il patrimonio milanese secondo noi non è abbastanza valorizzato e noi ragazzi, compresi quelli che vivono in questa città da quando sono nati, quando ci rechiamo in centro riusciamo a riconoscere solo il Duomo. Ci siamo resi conto dell’esistenza di altri magnifici edifici di Milano solo ora che stiamo cercando di realizzare una gita per conoscere e osservare il “tesoro” artistico della nostra città. Ci siamo confrontati e abbiamo costatato che è successo a tantissimi di passare da piazza Mercanti e pensare di essere davanti a un comune palazzo e non al Palazzo della Ragione, di cui moltissimi non avevano mai sentito parlare. Ci duole sottolineare come questo alla fine ci rammarichi, perché bisogna dare valore alle cose, al nostro patrimonio affinché non si dimentichi. Uno di noi che si è recato in Francia in vacanza ha raccontato che per esempio ad Amboise, nel giardino della casa-castello in cui è vissuto Leonardo Da Vinci negli ultimi anni della sua esistenza, si può ammirare una spettacolare scenografia che mette in mostra in modo coinvolgente i lavori, gli studi compiuti da questo grande maestro del Rinascimento italiano, tanto da recare l’impressione che Leonardo Da Vinci venga più valorizzato dai francesi che dagli italiani. Pertanto invitiamo i nostri lettori a interessarsi e a visitare tutte le bellezze che sono state testé descritte e altre ancora perché costituiscono la storia della nostra amata città. Le classi quinte conoscono Milano-romana M a cura di Matteo Miranda e Marco Lombardo, 5A, IC Borsi artedì 17 febbraio abbiamo visitato Milano-romana. Abbiamo visitato la chiesa dedicata a San Lorenzo; davanti all’entrata della chiesa sorge una statua dell’imperatore Costantino. La nostra guida ci ha raccontato che la chiesa era stata costruita nell’epoca romana con materiali presi dall’anfiteatro. Nella chiesa, infatti, ci sono delle colonne “riciclate” dai templi romani. Nel Medioevo sono stati costruiti absidi e torri per ampliare la chiesa. Sulla cupola della chiesa c’è una leggenda che narra di una colomba che, avendo trovato una serpe nel proprio nido, scagliò su di essa un ceppo ardente facendo crollare la cupola. Finita la spiegazione e la visita della chiesa abbia- mo visitato la parte antica di Milano. Abbiamo visto i resti del Circo voluto dall’imperatore Massimiano, nel quale gli antichi romani praticavano le gare con le bighe trainate dai cavalli. Purtroppo alcune case sono state costruite proprio sopra resti romani e hanno “rovinato” reperti storici. Dopo una lunga camminata siamo arrivati al Museo Archeologico sezione Romana di corso Magenta . Lì abbiamo visto il plastico di Mediolanum, per capire com’era sistemata Milano. Nel museo c’erano statue di persone importanti, gioielli, oggetti quotidiani dei Romani, mosaici trovati nelle terme o nelle chiese e piatti in oro o argento, tra cui uno che raffigurava gran parte degli dei romani. La visita oltre che divertente, è stata anche molto istruttiva. giornale-2009 giugno3.qxd:giornale 20 nov 27-05-2009 16:14 Pagina 16 15 Motocross: che passione! SPORT di Pietro Villani, 1C Iqbal Masih A nno 2008: l’Italia vanta due eccezionali Campioni del Mondo. Nomi sconosciuti, se non sulle riviste specifiche. Domanda: in quale sport? Nel motocross. Poco conosciuto come i suoi campioni. Che si chiamano David Phlippaerts (di Lucca) e il siciliano Tony Cairoli. Da dove si comincia per sognare di diventare come loro? Beh, non è così impossibile. Motocross: sogno di molti ragazzini, terrore dei genitori, è tra gli sport “pericolosi”, se ne parla poco nei giornali e tra i motori è considerato sport “minore”. Minore…per fortuna nei soldi, ne circolano meno che nei rally o nella MotoGP. E, se ci vogliono meno soldi, significa che molti lo possono praticare. Come diventare allora motocrossista? Ci vuole la moto, certo, anche di seconda mano. Che deve essere trasportata, dentro un’auto/camper o su un carrello. Nessun risparmio invece sulla sicurezza: casco, protezioni (schiena, gomiti, collo), ginocchiere, stivali appositi rinforzati, pantaloni pure, guanti e occhialoni. Sei pronto? Non ancora. Obbligatoria la licenza annuale, per girare in tutte le piste, che si riceve solo dopo una visita medica agonistica con ECG, e rilasciata solo attraverso l’iscrizione a un motoclub della FMI. Questo ti garantisce assicurazioni e sicurezza nelle gare, dove sempre è presente una ambulanza. Per la prima licenza devi avere almeno sette anni. E’ presto, sì. Perché una buona padronanza della moto arriva più avanti, coi gesti coordinati e l’indispensabile allenamento fisico, specie su braccia ginocchia gambe. Eppure li vedi i piccolini, con un casco più grosso di loro, gli occhioni concentrati e impauriti, alcuni vengono issati sulla moto dal papà…quando i genitori sono più gasati dei figli…e questo è molto sbagliato. Ma del resto, è inevitabile che la passione sia trasmessa dal genitore, che spesso corre anche lui. Il genitore è il primo maestro, perché, come per ogni cosa, devi fare scuola, tanta scuola con bravi istruttori, e tanta esperienza. Certo, se vivi vicino a un circuito, è tutto più facile, diventi subito bravo. Se vivi a Milano come me, sappi che le piste più vicine sono Lodi, Ceriano Laghetto, Dorno. E la mitica pista mondiale della Malpensa, con i suoi salitoni e discese mozzafiato. Passione e passione, perché la fatica è tanta, per chi corre e per chi accompagna. Ma il fascino… tremendo e agghiacciante… il rumore assordante dei due tempi, come tante zanzare impazzite. La fifa/adrenalina in partenza, dietro quei cancelletti che si aprono di botto, le 30 moto che si infilano a imbuto nella prima curva. Poi il gruppo si sgrana, durante la gara. I salti, spettacolari e terribili, fascino di questo sport, decolli in aria e devi saper atterrare. La terra, il fango se piove. Perché tutto questo? Che senso può avere, passione a parte? Provo una risposta: piuttosto che fare l’irresponsabile col motorino nel traffico, imparando a non rispettare le regole, nel pericolo delle auto, senza protezioni e magari col casco indossato a metà… no, mi spiace: preferisco sfogare la mia passione in pista, protetto, con altri come me. Acquisendo una sensibilità con la guida che forse solo questo sport può dare. E poi, il motocross è uno sport dove si è tutti amici: fuori pista si scherza e si gioca insieme, ma quando si è in pista c’è solo battaglia tra te e il tuo amico. Ma impari a rispettare il più forte e a vincere la tua paura. L’impegno mentale è grande, forse maggiore di quello fisico. Con gli amici si scherza anche facendo vedere che la propria moto è la migliore: Kawasaki, KTM, Suzuki, Yamaha, Honda. (cilindrate: 65 cm3 per i più piccoli – 85cm3 per gli junior). Ragazzi di campagna, loro, con le moto nel cortile di casa, il camper carico e sempre pronto, girano in pista ogni settimana e quindi sono più veloci di me. Ma non m’importa. Io faccio quel che posso. Imparando, divertendomi, sfidando e superando le mie paure. So che si cresce anche così. Che cos’è il bowling? di Riccardo Monza, Laura Belloni, Martina Cornicia e Federico Gandola, 3B Scuola Media Maffucci N el bowling bisogna colpire il maggior numero di birilli,(su un totale di 10), con una boccia dal peso variabile provvista di tre fori. La tecnica corretta di lancio prevede che il tiro venga effettuato poggiando la boccia sul palmo della mano rivolta verso l’alto, il gomito inclinato all’altezza del fianco e tenendo l’avambraccio teso e il polso dritto. Il gioco si svolge su una pista appositamente costruita in legno o materiale sintetico e delimitata da due canali. Vanno utilizzate scarpe con suole particolari (in pelle) che aiutano a scivolare fino al bordo della zona di lancio della pista dove la palla viene lanciata e percorre la sua traiettoria fino ai birilli. La pista viene oliata con un particolare lubrificante che, oltre a proteggere la pista stessa, consente lo scivolamento della boccia. La partita si gioca con un numero libero di giocatori. Ogni turno di gioco può prevedere due situazioni: l’abbattimento di tutti i birilli con un solo tiro(in questo caso il ter- Intervista a Riccardo (il nostro “campione”) Avevi mai giocato prima del progetto organizzato dalla scuola? Si, quando ero più piccolo. Con chi? Ero già andato a giocare un paio di volte con la mia fami- mine usato è “strike”), oppure l’abbattimento parziale (in questo caso si ha diritto a un tiro supplementare per cercare di colpire i birilli rimanenti, e se ciò avviene il termine usato è “spare”). Il punteggio massimo raggiungibile è 300, dato dalla somma di 12 strikes consecutivi! Perché portare una classe di terza media a giocare a bowling? Se leggerete questo articolo lo scoprirete!!! Il 29 gennaio siamo andati con la prof di educazione fisica a giocare a bowling in via Cavezzali 9. “Buttare giù” dieci birilli è una delle cose più difficili al mondo! Quando abbiamo cominciato a giocare non riuscivo nemmeno ad alzare la palla! Nel mio gruppo, oltre a me, c’erano Noemi e Laura due mie compagne di classe. Io mi preoccupavo di non essere brava, ma anche loro erano un po’ “impedite”! Abbiamo cominciato a giocare… un tiro, due tiri,tre tiri e strike! incredibile! Ero riuscita buttare giù quei dieci maledetti birilli che sembravano essere incollati a terra, e non ero l’unica perche anche le mie compagne erano riuscite a fare strike! Man mano che giocavamo buttavamo giù più birilli della volta prima. Ad un certo punto.. un tonfo..era Laura che aveva lanciato la palla in aria e cadendo sul parquet aveva fatto un gran botto.. che spavento! Il gioco è continuato tra risate e scherzi e senza che c’e ne accorgessimo era gia ora di tornare a scuola... Durante questa uscita mi sono divertita molto e ho imparato che il bowling non è uno sport facile… anzi è davvero complicato. Malgrado ciò spero di rifare questa esperienza e, magari, la prossima volta fare più strike! glia e con dei miei amici. Ti piace questo sport? Si, lo trovo uno sport molto divertente. Cosa ti piace del bowling? Mi piace perche ci vuole molta precisione e si può giocare sia singolarmente che con gli amici. Sei stato accettato per le prossime partite di bowling? Si sono stato preso insieme ad altri tre ragazzi della mia classe. Che punteggio hai fatto? In due partite ho totalizzato 196 punti. Cosa ha questo sport di particolare rispetto agli sport maggiormente -praticati dai giovani? Il fatto che sia uno sport che si concentra sulla precisione e meno sul movimento. Ti piacerebbe tornare? Si, dopo l’uscita scolastica, sono tornato a giocarci con i miei amici! La nostra esperienza al bowling di Loreto giornale-2009 giugno3.qxd:giornale 20 nov 16 SPORT 27-05-2009 16:15 Pagina 17 Bisogna saper perdere Classe 5A Scuola Primaria Gaetano Casati Via San Colombano acendo un’indagine all’interno della nostra classe abbiamo verificato che più della metà dei bambini pratica almeno uno sport, oltre alle ore di attività motoria a scuola. Gli sport praticati sono vari, basket, calcio, pallavolo, vela, nuoto, altre attività motorie come danza moderna, hip-hop, e discipline come judo. Quindi molti di noi dovrebbero essere abituati allo sport di squadra, dove la vittoria non è del singolo, ma è di tutti e per ottenerla è necessario collaborare, e dovrebbero essere abituati ad una competizione leale nel rispetto dell’avversario. Diciamo “dovrebbero essere abituati a … “ per- F ché in realtà non è così. Durante l’attività motoria ci capita spesso di fare giochi di squadra e alcuni di noi non sanno accettare la sconfitta, né un errore commesso da un compagno del team. Spesso costoro, nel formare le squadre, scelgono solo i bambini che ritengono più forti, escludendo le femmine e facendo strane facce quando rimangono da scegliere i più “deboli”. A fine gioco c’è spesso qualcuno che esce dalla palestra molto arrabbiato, sbattendo i piedi, lanciando le scarpe a terra o addirittura versando lacrime. Negli spogliatoi poi c’è chi deride chi è stato sconfitto; a qualcuno tutto ciò non importa, ad altri dà fastidio e così scoppiano litigi interminabili. La maggior parte di noi crede che tale atteggiamenti non siano corretti e siano esagerati, perché in fondo stiamo solo giocando. Ad ognuno di noi dovrebbe rimanere la soddisfazione di aver giocato insieme agli altri ed essersi divertito. Qualcuno di noi ha provato a parlare con i compagni che non accettano la sconfitta per cer- care di farli riflettere, ma come risposta hanno ottenuto frasi come: “Lasciami stare”, oppure non hanno ottenuto risposta, ma solo una alzata di spalle; forse perché sanno di avere torto e non sanno come giustificarsi. Altri dicono che quando perdono gli scatta un nervoso che non sanno dominare. Noi crediamo che dalle sconfitte, così come dagli errori si debba imparare per migliorarsi, e trovare delle strategie per arrivare alla vittoria e ottenere ciò che si desidera. Tutto questo non solo nello sport, ma soprattutto nella vita di tutti i giorni. La solitudine di chi non gioca a calcio Matteo Tarli, 2C SMS Falcone-Borsellino acendo un’indagine forse alcuni non sanno cosa s’intende con la parola "solitudine". Io sono Matteo e questa è la mia storia, anzi la mia vita. La mia solitudine inizia quando, alle elementari, tutti i mie amici, iniziarono ad avere una passione per il calcio. Anch’io come loro iniziai a giocare anche se già sapevo che mi sarei annoiato. Non ero competitivo e gli amici mi presero in giro. Mi misi a piangere con lacrime amare come il mio profondo e indescrivibile dolore. Da quel giorno mi esclusero, non li vidi più e, tutt’ora, nemmeno mi ricordo chi siano, ma cosa più fondamentale è che non giocai più a calcio. In quinta elementare però, piuttosto che star totalmente solo, riprovai a giocare stando sempre in difesa. Naturalmente vedevo ogni volta entrare la palla nella rete avversaria e, F anche se ero felice per la squadra, nel più profondo del mio cuore mi rattristavo ogni volta, perché mi sentivo inutile per tutti.. Solo una volta riuscii a far goal! Certo tutti erano felici, ma io ho fatto un solo goal in un anno mentre loro li facevano ogni giorno. In prima media non c’era l’intervallo di un’ora quindi non potevamo mai giocare a calcio e ciò mi rallegrava, ma non pensavo che anche questo mi avrebbe portato alla solitudine. L’unico modo per rincontrarci agiocare era andare all’oratorio. Lì giocavano a calcio quelli che conoscevo e quelli che non conoscevo. Non avrei mai pensato che ciò che era successo qualche anno prima sarebbe accaduto di nuovo: giocai, male secondo i loro parametri, mi presero tremendamente in giro, piansi e me ne andai. Iniziarono i campionati tra le squadre di calcio e io non ero ancora riuscito a giocare neanche una volta e tutto ridivenne scuro intorno a me e rimasi l’unica persona a questo mondo. Così da quel giorno e per ogni santo giorno, finita la scuola, mi barricavo in casa e la mia giornata trascorreva tutte le volte nello stesso modo. Le sole cose che cambiavano erano i compiti e i giochi del computer che facevo benissimo, visto che facevo solo quelli. Un giorno in cui mi sentivo più malinconico del solito mi venne un’idea: portare lì un mio gioco elettronico. Forse almeno qualcuno sarebbe stato con me! Comunque tornando alla solitudine la mia domanda era: potrà mai un gioco catturare l’attenzione di almeno una persona? L’unico modo era provarci. Fu un miracolo! Alcuni miei compagni che giocavano a calcio a volte addirittura interrompevano la partita e mi chiedevano come stava andando. Ma vi rendete conto? Avevo raggiunto già una meta e per me era già tanto; Altri con lo stesso gioco mi chiedevano se ci potevamo sfidare.!!!. Quest’anno le cose vanno molto meglio: ho amici fidati che mi chiamano ogni sabato e domenica e li invito a casa. Ora una riflessione non mi farebbe male. A me sembra che tra il mio carattere e quello degli altri ci sia un abisso, anche perchè qualunque cosa, anche la più piccola sciocchezza mi può ferire o commuovere, ma mi fa ragionare sui comportamenti umani. Per la maggior parte della gente che conosco invece, il gioco preferito è del genere spargimenti di sangue.!! Io e pochi altri giochiamo a giochi molto più tranquilli e di riflessione ad esempio l’innocuo Tetris, oppure Case da costruire, etc. Sembra che questa cosa influisca sul carattere attuale e futuro.ed ora ho più amici e, chi vuol diventare uno di quelli, sappia che io sono pronto. giornale-2009 giugno3.qxd:giornale 20 nov 27-05-2009 16:16 Pagina 18 17 La scherma, sport leggero e riflessivo SPORT di Stefano Mesturini, 3B SM Maffucci I o tiro di Fioretto. In questo sport ci vuole molta precisione e logica e gli allenamenti sono veramente faticosi. E’ una disciplina dove è importante avere i riflessi ben pronti e un ottimo movimento di “polso” per fare punti all’avversario. I miei genitori volevano che praticassi qualche sport e così sono andato in piscina, a judo e a basket, ma non mi piacevano perché nella mia fantasia c’erano I Tre Moschettieri e il Corsaro Nero. …… La ricerca è stata difficile perché a Milano non ci sono tante Palestre che insegnano la scherma, e sei anni fa mi sono iscritto presso il Circolo della Spada Mangiarotti. Ho fatto i miei primi assalti in palestra utilizzando un fioretto, una maschera di plastica e delle felpe come protezione, perché ero ancora piccolo per poter tirare con una vera arma. Solo dopo un anno ho potuto indossare la divisa ufficiale partecipando così alle prime gare. Adesso Vi spiego le tattiche e i movimenti di base di questo affascinante sport. La Scherma è uno sport di combattimento nel quale due avversari si fronteggiano utilizzando il Fioretto, la Spada o la Sciabola. Quest’arte si è evoluta nel corso dei secoli, a partire dalle prime armi da taglio, passando dal gladio romano e dai famosi spadoni medievali, fino ad arrivare ai giorni nostri alle armi da punta e da taglio. I l duello inizialmente limitato alla scherma militare, fu esteso poi all’uso civile come salvaguardia dell’onore e dei principi morali. Il fioretto, la specialità considerata più elegante e che richiede grande abilità, apparve per la prima volta nel XVII secolo. La Scherma - con fioretto e sciabola - fu inclusa nei primi giochi delle Olimpiadi moderne ad Atene nel 1986. A parte l’introduzione dei segnali elettrici, le regole e le tecniche alla base di questo sport discendono direttamente dalla storica arte di maneggiare la spada in combattimento e in duello. Le tre armi utilizzate nella scherma sono: Il Fioretto: arma "di punta", il che significa che per mettere a segno stoccate può essere usata solo la punta. Iniziò a essere utilizzata come arma da studio o da allenamento. Gli incontri con il fioretto richiedono una tecnica eccellente e possono essere molto animati, è una disciplina olimpica maschile e femminile. La Sciabola: arma che può infilzare, tagliare e colpire di taglio, il che significa che i colpi possono essere portati con la punta, i bordi laterali o la parte posteriore della lama. La sciabola è una disciplina olimpica solo maschile, ma dalle prossime Olimpiadi verrà inserita nel programma olimpico anche la sciabola femminile. La Spada: arma "di punta", il che significa che per mettere a segno stoccate può essere usata solo la punta. Richiede pazienza, un eccellente (La posizione di "mise en garde" è la posizione di partenza per l’attacco, la difesa e il contrattacco). L’Attacco, movimento offensivo per fare punti colpendo l’avversario con l’arma. La Parata, movimento di difesa che consiste nel deviare l’arma dell’avversario con la propria. (Lo schermidore in difesa può schivare l’arma, bloccare l’attacco e indietreggiare). La Risposta, contrattacco dopo la parata (può essere immediata o ritardata). Le tattiche che possono essere utilizzate sono: L’Allungo, una tecnica d’attacco con la mano armata è spostata rapidamente in avanti, mentre lo schermidore spinge sulla gamba arretrata e avanza l’altro piede. L’arma è puntata verso l’avversario. La Flèche, una tecnica di attacco in corsa molto spettacolare. La mano armata viene avanzata quando lo schermidore in attacco compie un esplosivo movimento in avanti con la gamba avanzata e la punta dell’arma deve toccare l’avversario prima che l’altro piede dello schermidore tocchi il suolo. spirito di osservazione e nervi d’acciaio. Non ci sono convenzioni negli incontri con la spada: il primo che colpisce l’avversario realizza il punto. La spada è una disciplina olimpica maschile e femminile. I movimenti di base della Scherma sono: Il Saluto, un tradizionale gesto di cortesia è compiuto con il volto scoperto prima e dopo ogni incontro. (E’ rivolto all’avversario, al presidente, alla giuria e al pubblico. Dopo un incontro gli schermidori si stringono la mano e la stringono al presidente). di Lorenzo Carioti, 3B SM Maffucci La guardia, posizione con ginocchio piegato, braccio arretrato piegato verso il o pratico atletica, in particolare il mezzo fondo, che è un perbasso e mano armata rivolta corso di circa tre chilometri di corsa. Ho iniziato a settembre verso l’avversario. 2008. La società Riccardi, il gruppo in cui mi alleno si trova all’Arena di Milano, perciò durante la settimana sono sempre li. Allenarmi all’Arena con i miei compagni mi da una bella sensazione, ma anche tanta soddisfazione! Vado ad atletica il martedì e il giovedì e nell’allenamento faccio sempre diversi esercizi: riscaldamento, stretching, allunghi, e altri esercizi di velocità e resistenza. L’atletica, secondo me è uno sport che ti fa utilizzare molto il cervello: per esempio quando corri e ti fa male la milza è come se il tuo corpo ti parlasse e ti dicesse di rallentare, perché stai andando troppo veloce. L’atletica è uno sport che ti dà soddisfazione e che ti fa sentire sereno. Spero in futuro di vincere qualche gara: perché finora ne ho fatta una sola ed è andata male. Nonostante questo sono contento di praticare questo sport! Chissà, magari, continuando ad allenarmi, da grande diventerò il nuovo Bolt e vincerò l’oro alle Olimpiadi nei 100 e 200 metri! Un nuovo Usain Bolt? I giornale-2009 giugno3.qxd:giornale 20 nov 18 I giochi 27-05-2009 16:17 Pagina 19 REBUS 1 3 2 UNISCI I PUNTINI il meglio di: 4 5 6 martina Cornicia classe 1B della scuola media di via Maffucci Scuola Primaria Gabbro, classe 5B CRUCIGRAMMA di SIMONE CARANO 2A “G. BORSI” Risolvi il crucigramma. Alla fine, nelle caselle colorate, leggerai seguendo i colori le lettere che compongono la risposta alla mia domanda: in quale nazione gioca il Real Madrid? ORIZZONTALI 1-Primo nome che i bambini danno al cibo; 4-Torino per le automobili; 5-I capi estremi di bastone; 8-Arca… senza fondo; 9-Vicenza in auto; 10-Ahi! quel cane mi ha… 11-Gli inizi del New Castel; 12Dentro…l’osso; 14-Irascibili; 15-Stanza adibita al contenimento di materiale; 17-I romani dell’epoca decadente si sollazzavano negli…; 18Lettera greca; 22-Capitale della California; 27-La Repubblica Indipendente d’Irlanda; 29-Ci si infila il bottone; 30-Attacco di rabbia; 31-Insieme di parole di senso compiuto; 33-Affermazione; 34-Saluto; 35-Pronome personale singolare spagnolo; 36-Il più lungo fiume d’Italia; VERTICALI 1-La sedia… da parco pubblico; 2-Imbarcazione che Mosè utilizzò per salvare tutte le speci animali; 3-Armi in dotazione alle Forze dell’Ordine; 4-Il nome della Turner; 5-Classe sociale che sconfisse la nobiltà; 6-I paladini della giustizia; 7-Prima persona plurale; 10-Una cosa che mi appartiene; 13-C’è sia archeologico che in internet; 16-Squadra delle forze dell’ordine che si occupa delle frodi alimentari; 19-Dentro; 20Un fiore molto profumato; 21-La nostra ex moneta; 23-Aria in latino; 24gira su e giù per i fornelli; 25-articolo determinativo maschile; 26- seconda persona singolare del verbo sapere; 27-…tu come ti permetti?; 28-Canale televisivo; 32-Sigla di Alessandria. Aiuta il topolino a raggiungere il formaggio 2E, S.M. Leonardo da Vinci Aiuta il topolino Crucigramma 1 Occhiali da sole 2 Ancora di più 3 Note sul diario 4 Orologio da tavolo 5 Scarpe da tennis 6 Scartare caramelle Rebus SOLUZIONI giornale-2009 giugno3.qxd:giornale 20 nov 27-05-2009 16:17 Pagina 20 In Irlanda con James Joyce 19 Internazionale di Nicolò Tormene IIIb ic borsi J ames Joyce è uno scrittore irlandese vissuto nel XIX sec.. James passa da una scrittura più classica come quella di Dubliners a quella più innovativa che è invece dell’Ulisse. James Joyce quindi è uno scrittore rivoluzionario, in particolar modo nel suo romanzo più famoso: l’Ulisse.. Nell’Ulisse Joyce registra il flusso dei pensieri senza badare quindi a qualsiasi regola sintattica e di punteggiatura la quale non è per niente presente nel romanzo. Io ho voluto parlare della mia esperienza in Irlanda proprio con questo stile in omaggio a questo scrittore irlandese che abbiamo imparato a conoscere durante questo viaggio e di cui abbiamo anche visitato la casa. IL MONOLOGO DI NICO (...) Siamo atterrati che bel volo anche se un po’ pieno di ansia la mia valigia ecco è questa prendiamo il pullman per andare a Bray? Ero convinto il treno spero di non stare male io soffro il pullman va bè siamo arrivati sono curioso di vedere la mia famiglia sì sono io Nicolò Tormene eccola là c’è una signora bionda e un bambino piccolo non vedo l’ora di vedere la casa uh ma che graziosa sembra una casa stile Agatha Christie la mamma è veramente premurosa non vedo l’ora di conoscere il padre ecco usciti ora andiamo a fare un giro che bello ma dove andiamo boh non lo so spero di non perdermi(...) Che bello il mare è proprio bella l’Irlanda che strano treno forte chissà com’è Dublino arrivati che strani palazzi sembrano uno incastrato nell’altro ok arrivo come mai rimango sempre indietro che carina quest’università ahia iniziano a farmi male i piedi ma come mai queste case hanno le porte di colori diversi l’una dall’altra? Inizia a piovere porca… ho dimenticato l’ombrello ma è pieno di statue quella di Molly Malone è carina me la ricordo ancora la canzone in Dublin far city where the girl are so pritty aspettate come mai sempre di fretta sono(...) (...)Eccoci usciti ora andiamo a veder le foche se ci fanno fare il Il viaggio in Irlanda IC Borsi I Inizio di una lunga giornata.. Giovedì 2 Aprile 2009 Caro diario, ti sto scrivendo dall’Irlanda, esattamente da Bray. Questa mattina sono partita con le altre terze della scuola, dall’aeroporto di Linate, e con l’aereo della Aer Lingus e il pullman, mi sono trovata a Bray. Adesso, sto cercando di aprire la valigia, perché con il codice che l’ho bloccata non si apre più. Io sono in camera con Giada, anche lei mi sta aiutando ad aprirla. Oh...what is happen?? Giada, mi ha sbloccato una cerniera con una scarpata, peccato che sia quella più piccola e non si prende niente. L’altra cerniera è durissima, non si vuole sbloccare. Che idea!!.. Abbiamo preso la pinzetta, si proprio quella delle sopracciglia, e siamo riuscite ad aprirla..che piccole genie!! Così, sono riuscita a rimettere le mani nella mia grande valigia!! La casa dove siamo ospitate, si affaccia sulla spiaggia, è bellissimo!! Conclusione della lunga giornata.. Tra poco, io e Giada andremo a fare una passeggiata con Marco e Gianluca, per vedere la zona, visto che c’è un sole che spacca le pietre! Sono troppo eccitata e curiosa di sapere che cosa c’è da mangiare questa sera!! Adesso vado a perlustrare la zona.. Baci.. A domani!! Conoscenza della ATC school and teachers.. Venerdì 3 Aprile 2009 morning.. Caro diario, oggi sono molto felice di essere in Irlanda, ma non ho nessuna voglia di andare a scuola. Si, hai capito bene, andare a scuola, anzi alla ATC school. Io pensavo di imparare l’inglese parlando con la famiglia, non andando a scuola, invece mi sembra tutto il contrario, anche perché con la famiglia le uniche parole dette sono state “Hi, I’m.., nice to meet you e thanks”. Speriamo che la scuola non sia troppo difficile, e che ci capisca qualcosa. Adesso, devo andare, a presto!! Conoscenza di Dublino.. Venerdì 3 Aprile 2009 afternoon.. Caro diario, ho poco tempo per scriverti perché tra poco devo andare a mangiare. Sono appena tornata da Dublino, non l’avevo mai vista, è bellissima!! A Dublino abbiamo girato con una guida. Secondo me, sarebbe stata una bella passeggiata, peccato che ad un certo punto ha iniziato a piovere, e non avendo dietro l’ombrello ci siamo lavati completamente!! La statua che mi è piaciuta di più è Molly Malone. Adesso vado a mangiare, spero che ci sia una buona cena sta sera, visto che ieri ci ha dato da mangiare una pizza di quelle surgelate, dura, cruda ma calda.. orribile, ma almeno mangiabile!! Ecco Molly Malone: Sarà bella Dublino in pullman?? Sabato 4 Aprile 2009 morning.. Caro diario, sono due giorni che non ti scrivo, quindi ho molto da raccontarti, ma farò con calma e ti racconterò a pezzi. Due giorni, Sabato e Domenica, anche senza scuola. Iniziamo da Sabato. Siamo stati tutta la giornata a Dublino. Al mattino l’abbiamo visitata sul pullman quello a due piani, e indovina io in che piano ero?.. si, al secondo, ormai mi conosci troppo bene! Abbiamo visto la biblioteca del Trinity College, la casa della Guiness, il castello di Dublino, la cattedrale di St. Patrick e il parco di Pheonix. Shopping e bowling !! Sabato 4 Aprile 2009 afternoon.. Caro Diario, questo pomeriggio, abbiamo fatto shopping e ho comprato una maglietta rosa con la scritta “Ireland” per mia sorella, e ho anche scoperto che andava bene anche a me!! Alla sera, ci siamo ritrovati al bowling, e mi sono divertita un bordello!! Adesso, però ho sonno.. vado a dormire, ti finisco di raccontare domani !! Il castello di Malahide.. Domenica 5 Aprile 2009 morning.. bagno io sono il primo ecco il treno sono un po’ eccitato aspetta non si ferma ***** porca miseria ma guarda quel ******** e ora la metà di noi che è rimasta giù cosa fa? Andiamo a fare shopping che bello devo giusto finire di comperare i regali (...) Ora andiamo a Dublino per vedere una casa vittoriana e Temple Bar che bello sono molto contento ecco Temple Bar è proprio carino ora vado a fare un giretto che bello questo magnete lo devo prendere a mia madre quello lì è il pub? Io ci entro è enorme ora vado però che è quasi ora di andare alla casa andiamo chissà com’è devo dire che è strano vedere una casa così mi piacerebbe molto viverci che forte i campanelli per chiamare la servitù! (...)ecco l’aeroporto che brutto io voglio restare qua quello è il nostro aereo e questo è il mio posto ecco chissà chi ho vicino Eleonora e Federica che fortuna ecco stiamo decollando che bello il panorama dall’aereo ora stiamo atterrando tra poco vedrò i miei mi manca già l’Irlanda eccoli sono contento di essere ritornato ma il mio cuore è rimasto là. Domenica siamo andati a vedere il castello di Malahide, mi è piaciuto tantissimo! Siamo arrivati, ci siamo visti questo castello circondato da un prato enorme. Ci siamo divisi in due gruppi, e con distanza di venti minuti siamo entrati a visitare il castello. Dentro ci hanno fatto vedere le stanze e intanto ci spiegavano la storia del castello e del fantasma che ci girava. A dopo.. Questo è il castello di Malahide: We..ma si ferma sto treno?? Domenica 5 Aprile 2009 afternoon.. Al pomeriggio, dovevamo andare a vedere le foche, e dei ragazzi volontari andavano a fare la foto con loro nell’oceano, ma c’è stato un piccolo imprevisto. Il treno ha fatto salire metà ragazzi, poi ha chiuso le porte. L’altra metà dei ragazzi è andata a Dublino a fare shopping, mentre noi siamo andati a vedere le foche, e ci siamo mangiati le crepes. Per adesso ti ho raccontato tutto. Baci. Caro diario, Giovedì 9 Aprile 2009 sono ritornata a Milano, sono troppo felice !! Ti racconto che cosa abbiamo fatto gli ultimi tre giorni in Irlanda. Al Trinity College.. Lunedì 6 Aprile 2009 Caro diario, al mattino, siamo andati alla ATC school. Nel pomeriggio, siamo andati alla biblioteca del Trinity College a Dublino e abbiamo visto il libro di Kells “the book of Kells in the old library”. Dopo, abbiamo fatto shopping, e ho comprato delle calamite. Shopping more beautiful a Temple Bar.. Martedì 7 Aprile 2009 Caro diario, al mattino, siamo andati alla ATC school. Al pomeriggio, siamo andati a Temple Bar, a fare shopping, è stato fantastico!! Ho preso anche un gelato, era buonissimo, e indovina il perché??.. era una gelateria italiana!! Alla sera, ci siamo ritrovati in un pub a Bray, e quando iniziavamo a divertirci ci hanno cacciato fuori, che noia!! Poi, noi essendo più furbi siamo andati a prendere uno spuntino da Mc Donald.