2009_giugno 2009 - Agenzia dei ragazzi

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2009_giugno 2009 - Agenzia dei ragazzi
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numero 7 - MAGGIO 2009
La redazione dell’agenzia dei ragazzi augura a tutti
una felice conclusione dell'anno scolastico
e buone vacanze!
Arrivederci a settembre.
Il giornale dell’Agenzia dei Ragazzi
20 Novembre 1989 - Approvazione della Convenzione
Internazionale dei Diritti dell’infanzia e dell’Adolescenza
Ramona Niculau, 2D Iqbal Masih
1A SMS Falcone-Borsellino
Pensare?
IO, RUMENA
Mi chiamo Ramona, sono rumena e vivo in Italia con i
miei genitori da parecchi anni. La mia famiglia è come
tutte le altre, italiane o rumene che siano, con momenti felici e momenti di difficoltà.
Ma da qualche mese, qualcosa è cambiato. Al telegiornale e sui quotidiani non si è fatto altro che parlare di
rumeni violenti, delinquenti, ladri, stupratori. Si è parlato a lungo dei lati negativi dei rumeni e alcuni sono stati
arrestati perché davvero colpevoli di fatti gravi. E si è
scatenata,così, una reazione violenta nei confronti del
mio popolo che, in certe occasioni, si è concretizzata in
vere e proprie aggressioni a persone assolutamente
innocenti.
Queste manifestazioni di disprezzo le ho trovate profondamente ingiuste perché tanti rumeni, come me e la mia
famiglia, si comportano bene e sono persone corrette,
serie e tranquille.
Per un po’ di tempo, per quanto stava accadendo,
ho avuto un po’ di paura ad
uscire di casa o a parlare la mia
lingua per strada, perché temevo di ricevere atti di disprezzo o
addirittura di violenza.
continua a pag 20
Voto o giudizio?
Claudia Boschetti, Marika Beretta, Silvio Quiroz, SMS
Leonardo Da Vinci
U
na volta c’erano i classici voti da «0» a
«10», anche se poi la maggior parte degli
insegnanti si limitava a utilizzare l’intervallo da «4» a «9»; quindi sono stati proposti i
giudizi come «ottimo», «buono» oppure «non sufficiente», ma alla fine sono diventati una sorta di
alter ego dei voti tradizionali, tanto che non è raro
vedere ancora oggi un «ottimo meno» o un
«buono più»; adesso si parla di valutazione più
strutturate, di ritorno ai voti. Perciò utilizzare i voti
adesso è un po’ come tornare indietro nel passato, anche se il Ministro dell’Istruzione Gelmini dice:
“Si superano i giudizi, a volte un po’ fantasiosi e
poco chiari e si torna al voto, elemento di chiarezza e responsabilizzazione degli studenti”. Al di là
continua a pag 2
“Il 20 Novembre.
La voce dei bambini
e dei ragazzi:
lo sviluppo
dell’Agenzia dei
Ragazzi”
Progetto finanziato
con Fondi L. 285/97
esprimere le sue idee, le sue
conoscenze e di dire la sua.
Il vero problema sembra
essere quello che la nostra
unica possibilità di confrontarci, parlare, discutere sia,
appunto, solo attraverso i mezzi di comunicazione mediatica. Che fine hanno fatto i cari, vecchi, odorosi libri di
una volta, di cui ci raccontano i nostri genitori o nonni,
le biblioteche, i pomeriggi al parco passati con gli amici
a chiacchierare e confrontarsi su ciò che ci accade intorno? Siamo ormai così condizionati da non riuscire a formulare una frase di senso compiuto senza che questa sia
già passata in tv o in radio?
Una di noi, una mattina, nel bel mezzo di una lezione, ha
posto la domanda:
“Ma noi pensiamo?”
È stato un coro di sì, ovviamente, ma alla successiva “A
cosa?”, gli sguardi si sono persi nell’aria... Quali sono le
idee che circolano? O meglio, circolano delle idee?
Essere liberi di pensare significa essere responsabili di sé
stessi e di ciò che si dice; per essere responsabili bisogna riflettere su ciò che è giusto e su ciò che è sbagliato, senza parlare solo per dare “ aria alla bocca”. Pensare
ci permette di formarci opinioni su ciò che ci circonda,
così da poter giudicare, muovere critiche e proporre
continua a pag 5
(in questo mondo senza idee..)
a cura de Le ragazze della 2E SM di Via Sand
“I
l pensiero è l’attività della mente, un processo che si esplica nella formazione dei concetti, della coscienza, delle idee, dell’immaginazione, dei desideri, di ogni raffigurazione del mondo".
(Wikipedia)
È una bella definizione, forse un po’ difficile per i ragazzi della nostra età. Il pensiero non è qualcosa che si
vede, si tocca, si può rappresentare facilmente.
Attraverso la parola, noi riusciamo ad esprimere i concetti che si sviluppano nella nostra mente. Già, ma quali
concetti?
La capacità dell’uomo di ragionare con la propria mente
è qualcosa che nessuno ci può togliere, ma il livello
di pensiero che oggi la tv e i giornali ci offre è molto
basso. Navigando su internet si scoprono realtà virtuali violente o devianti, vuote di contenuto, ricche
solo di proposte riguardo argomenti come “successo”, “notorietà e popolarità”... Ragionando con queste realtà virtuali l’uomo non sarà mai in grado di
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Il “rompicapo”
Paura e
fascino della dell’adolescenza 1
scuola media
Pamela D’Angelo, 3A SMS Falcone-Borsellino
5A Scuola primaria San Colombano
S
iamo gli alunni di una classe di quinta
elementare, l’anno prossimo ci troveremo ad affrontare il grande salto dalla
scuola primaria alla scuola secondaria di primo
grado, in questi ultimi mesi abbiamo incominciato a porci tantissime domande su quello che
sarà il nostro futuro e spesso abbiamo paura
di quello che dovremo affrontare.
Sono Nicholas, appartengo a questa classe ed
ogni giorno mi chiedo: quante nuove materie si
dovranno affrontare l’anno prossimo, ci saranno i bulli, quante materie dovrò studiare, sarò
in grado di seguire tutti i professori, farò pale continua a pag 4
Settore Politiche
della Famiglia
L’ATTUALITA
LA CULTURA
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urante l’adolescenza noi ragazzi subiamo parecchi cambiamenti e non parlo solo dell’aspetto fisico ma anche del carattere,
del modo in cui ci relazioniamo e delle
emozioni che proviamo in alcuni
momenti “speciali”. Iniziano così a
nascere le prime “cotte” e le amicizie
si rafforzano.
A molti ragazzi e ragazze che conosco
questo è già successo mentre ad altri LA CITTA
(tipo me) non esattamente. È molto dif- DEI RAGAZZI
ficile trovare il ragazzo/ la ragazza giusta
e il pregiudizio della gente non aiuta.
Molti credono che l’aspetto esteriore sia
l’unico fattore che porta ad innamorarsi.
L’intelligenza, il modo di porsi, il carattere e
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continua a pag 9
Con il patrocinio
ARCIRAGAZZI
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LA SCUOLA
CHE VOGLIAMO
Partner
Ideato e promosso da
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SPORT
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Internazionale
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L’Africa è lontana?
Accorciamo le distanze.
di Marco Frigo e Silvia Castiglioni, Scuola Media L. Da Vinci
i chiederete quale sia il vantaggio di fare
un’adozione a distanza?
Beh…. Tecnicamente non ti torna in tasca
niente. Però è un buon inizio per cambiare qualcosa nel mondo. Lo sappiamo, può sembrare esagerato, ma è pur sempre qualcosa. Molte persone
sembrano sensibili di fronte ai
problemi che spesso riguardano
situazioni anche distanti da noi,
ma appena si tratta di fare qualcosa di concreto, gran parte delle
persone si chiama fuori.
È per questo che noi e la nostra
classe abbiamo deciso di adottare Aaron, un bambino di 10
anni che vive nel Benin, un piccolo Paese che si trova
nell’Africa Occidentale. Aaron è
orfano di madre ed è stato
abbandonato dal padre. Vive
in un centro d’accoglienza, dove lui e molti altri
bambini vengono accuditi. Da quanto abbiamo
capito dalle informazioni che ci sono pervenute,
Aaron è un bambino simpatico, ma anche molto
timido. È sempre di buon umore tranne le volte in
cui prova nostalgia per la sua famiglia.
V
prosegue da pag 1 Io Rumena
Ammetto che al mondo esistano persone scorrette, malavitose,
aggressive, ma ritengo che i delinquenti non abbiano nazionalità ne’
appartengano ad un’etnia.. sono delinquenti e basta!!
A scuola con i miei compagni, fortunatamente, non ho avuto problemi, ma qualche volta, mi sono sentita in imbarazzo per essere
rumena, per poi arrabbiarmi con me stessa per aver provato quell’imbarazzo assolutamente ingiustificato. Perché io desidero sentirmi fiera della terra da cui provengo e vorrei far conoscere alle persone che ci ospitano chi siamo, quali tradizioni e cultura abbiamo
ed invece, mi sono ritrovata quasi a nascondermi, mimetizzarmi per
negare le mie origini.
E’ stato molto deludente per me sapere che rappresentanti del mio
paese abbiano fatto del male, ma non si può etichettare un popolo intero per i passati errori di qualcuno.
Sono sincera: ancora non ho smesso di soffrire per questo atto di
accusa per tutta la mia gente!
E’ un po’ per questo motivo che ho scritto questo articolo, affinchè
chi lo legge possa riflettere e, magari, imparare anche a perdonare.
Abbiamo adottato Aaron tramite “Aleimar”, un’associazione di volontariato che ha diversi progetti
nello Stato del Benin. L’organizzazione si occupa di
adozioni a distanza e di progetti di sviluppo in collaborazione con partner locali, sostenendo scuole,
corsi di formazione professionale e di alfabetizzazione e quanto consente ai bambini e alle loro
comunità di vivere in condizioni migliori (www.alei-
mar.it). Abbiamo deciso di collaborare con quest’associazione perché ci permette di donare una
cifra modesta, che ragazzi della nostra età riescono agevolmente a sostenere.
Certo con questo articolo non mobiliteremo il
mondo, ma speriamo che chi lo leggerà abbia un
momento di riflessione e che pensi un po’ alle
situazioni che ci circondano.
Un filo tra Italia
e Thailandia
Classe 3C e 2D iqbal masih
irca un anno fa le attuali classi 3C e 2D della
nostra scuola, con l’associazione AVSI (associazione, volontari, sostegno, internazionale), hanno incominciato a sostenere a distanza una
bambina della Thailandia. AVSI è un’organizzazione
non governativa nata nel 1972.
Il suo nome è Sararat ed è poco più piccola di noi.
Con il nostro piccolo aiuto(sostegno a distanza) le
permettiamo di andare a scuola, di crescere meglio
e a crearsi un futuro migliore. Sararat non può permettersi di andare a scuola perché i suoi genitori
hanno problemi fisici che impediscono loro di lavorare con costanza e soprattutto di percepire uno
stipendio adeguato. Il padre non lavora perché è
paralizzato e la madre, per il poco che può fare,
non solo fa un lavoro umile e mal pagato, ma si
occupa dei fratelli più piccoli di Sararat.
Per comunicare con lei le inviamo lettere scritte in
inglese e, come stiamo facendo adesso, le mandiamo una foto di classe con tutti i nostri nomi.
Studiando l’Asia, abbiamo parlato anche della
Thailandia. Da quel che sappiamo è un Paese dav-
C
vero bello, popolato da persone, maggiormente
agricoltori, che vivono con serenità e armonia; ci
sono spiagge bianchissime, clima tropicale, natura
incontrastata… però, per la sua posizione, è soggetta a violenti cataclismi come lo Tsunami, che ha
investito il Paese circa 5 anni fa. Con Sararat vorremmo scoprire altre informazioni riguardo il suo
Paese, ad esempio la descrizione del luogo in cui
vive fatta proprio da lei, magari sapere gli usi e i
costumi, le ricette che lo contraddistinguono e riuscire a fare un confronto tra l’Italia e la Thailandia.
Lei è diventata una nostra amica, un’amica a
distanza e di penna, con cui ci confrontiamo e con
cui parliamo di noi. Sararat ci sta insegnando
quanto sia bello fare un’opera di bene e quanto sia
effettivamente utile la scuola, perché senza di essa,
Sararat e altri suoi coetanei non potrebbero sperare in un futuro migliore.
Ormai tra noi c’è un piccolo ma forte legame e
siamo contenti di affermare che tra noi c’è un legame, o meglio, un filo invisibile…
“Un filo tra Italia e Thailandia”
Agenzia dei Ragazzipuntonet
È un portale web (www.agenziadeiragazzi.net) in cui
raccogliere informazioni, commenti, video, servizi
realizzati dai bambini e dai ragazzi. Uno spazio
dedicato ai giovani per comunicare le proprie idee
scegliendo il media che più sentono proprio: video,
web, radio, stampa. Gli adulti forniscono una cornice
e moderano uno spazio per stimolare l’iniziativa e
la creatività dei più giovani.
Progetto: “Il 20 Novembre. La voce dei
bambini e dei ragazzi: lo sviluppo dell’Agenzia dei Ragazzi”
Il giornale dell’Agenzia dei Ragazzi
Direttore responsabile: Antonio Monzeglio
Supervisione psicopedagogica: Nicola Iannaccone
Segreteria di redazione: Micaela Mezzabotta
Via Adige, 11 – 20135 Milano, Tel. 02 54178240-7 Fax 02 54178222
E-mail: [email protected]
Editore: Altavia Italia, Alzaia Naviglio Pavese 78/3, 20142 Milano
Progetto grafico: Studio Quasar (Carlo Bogani e Elena Montesi) - Stampa: Altavia Italia
Le Scuole di Milano che partecipano: Istituto Comprensivo “F. D’Assisi”,
Istituto Comprensivo “Don Orione”, Scuola Secondaria di 1° Grado “Iqbal Masih”,
Scuola Secondaria di 1° grado “Via Maffucci-Pavoni”, Istituto Comprensivo “Rossari-Castiglioni”,
Istituto Comprensivo “Arbe-Zara”, Istituto Comprensivo “Sorelle Agazzi”, Istituto Comprensivo “Gino
Capponi”, Scuola Primaria San Colombano, Scuola Secondaria di 1° Grado “Rinascita-Livi”,
Istituto Comprensivo “G. Borsi”, Scuola Secondaria di 1° Grado “B. Marcello”, Scuola Secondaria
di 1° grado “U. Saba”
Progetto realizzato da Arciragazzi.
Equipe: Nicola Iannaccone (responsabile), Elisabetta Rossi, Malena Trifiletti, Giulia D’Sousa, Raffaella Petrosino,
Micaela Mezzabotta, Antimo Santoro, Antonio Monzeglio, Luigi Tartaglia, Domenico Colella.
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La scuola che
vogliamo
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Lifeskills
Simona e Alessia, 2B Scuola media di via Maffucci
ifeskills in italiano significa “abilità di vita”.
Dal 5 marzo 2009 a scuola partecipiamo a
un progetto denominato “ lifeskills ”. Una
volta alla settimana affrontiamo vari argomenti
che riguardano la nostra vita e il nostro modo di
comportarci.
Prima di iniziare le attività, spesso facciamo dei
giochi con i nostri insegnanti, poi ci sediamo in
cerchio e iniziamo.
Il primo argomento che abbiamo affrontato è
stato: “immagine di sé e auto miglioramento”.
Sulle schede abbiamo scritto come ci vediamo,
cioè quale immagine abbiamo di noi stessi quando siamo a scuola, quando siamo a casa, con gli
amici e con persone che non conosciamo; i nostri
L
punti di forza e quelli di debolezza e se desideriamo cambiare qualcosa di noi. Abbiamo capito che
noi e il nostro carattere veniamo influenzati da ciò
che ci circonda, persone e situazioni.
Il secondo argomento è stato: come “prendere
decisioni”. Prendere decisioni non è semplice
soprattutto alla nostra età. Alcune scelte sono
molto importanti e avranno conseguenze sul
nostro futuro, ad esempio la scelta della scuola
dopo le scuole medie, perciò bisogna rifletterci
bene!
Ci è stato proposto il metodo
dei ”tre passi” che consiste
nell’analizzare il problema,
cioè la decisione da pren-
Brutti voti?
...forse è anche colpa nostra
di Pamela D’Angelo, 3A SMS Falcone-Borsellino
Q
uesto articolo è stato scritto in replica a quello che
è stato pubblicato nel numero scorso ove si diceva
che se gli alunni prendono brutti voti è solo colpa
dei professori che sono severi o ce l’hanno con noi. State
proprio parlando con una che appena prende un brutto voto
trova scuse e si arrabbia con il/la prof. pensando male o
tirandogliele dietro. Riflettendo meglio,però, penso che se
noi ce la prendiamo con loro, che vediamo come i cattivi,
probabilmente è perché non riusciamo a prendercela con noi
stessi. Se quando finiamo una verifica non ricontrolliamo
tutto, rileggiamo e correggiamo, ma, come a volte (sbagliando) faccio io, ci affidiamo al destino, è certo che la verifica
non andrà bene perché NOI non ci siamo impegnati abbastanza. C’è anche da dire che per fare le cose bisogna essere in due e quindi la colpa non è solo nostra ma anche dei
prof che credono che noi siamo dei geni e possiamo sognarci le cose (credetemi è capitato). Vorrei raccontarvi un aneddoto particolari e piuttosto buffi. Una volta un mio compa-
gno va dalla prof. e chiede in che modo avrebbe dovuto
concludere il lavoro ella dà le indicazioni e fin qui tutto normale. Se non che l’alunno, dopo aver eseguito il compito, lo
mostra alla prof. e lei infuriata chiede per quale assurdo
motivo il ragazzo avesse fatto ciò. Lui cerca di replicare, ma
lei mette in dubbio il lavoro del ragazzo e non le sue indicazioni per svolgerlo.! Al termine della lezione eravamo tutti
molto arrabbiati e concordi sul fatto che ha volte i professori commettono degli errori e se gli alunni li correggono loro
non devono sentirsi “umiliati” perché hanno sbagliato.. in
fondo..molto in fondo sono degli esseri umani come noi e
possono sbagliare. In conclusione vorrei solo dire che bisogna cercare di venirsi incontro e tra noi ed i prof. non deve
esserci un muro perché in questo modo non si comunica.
Deve esserci, invece, una porta che ci permetta di entrare
quando abbiamo bisogno del loro aiuto e di uscire chiudendola, quando sentiamo di aver imparato tutto ciò che potevano insegnarci!
dere, elencare le soluzioni possibili e sceglierne
una.
L’argomento che stiamo affrontando adesso è la
“gestione dell’ansia e della rabbia”.
La nostra insegnante ha simulato una situazione:
ha detto che la preside avrebbe passato la lezione con noi e che avremmo dovuto esporle il
nostro lavoro. Ci ha dato un minuto di tempo per
prepararci e durante questo tempo a tutti noi è
venuta “l’ansia”. Poi ci ha detto che non era vero
e noi abbiamo sospirato.
A turno abbiamo detto come ci siamo sentiti:
quasi tutti hanno avuto reazioni emotive e fisiche, come respirazione accelerata, paura, tremarella, sudorazione, farfalle nello stomaco,
bocca asciutta... Abbiamo cercato di capire le
situazioni in cui l’ansia ci assale e come si
manifesta in noi. Nella lezione successiva
abbiamo fatto il “training autogeno”. Gli insegnanti ci hanno fatto sdraiare su dei tappetini con
gli occhi chiusi e ci hanno detto di immaginare di
essere in un prato e di pensare a un momento
bello passato o inventato e intanto dovevamo
rilassare tutto il corpo.
Qualche giorno dopo, appena arrivati in classe, la
prof ci ha fatto scrivere sul diario una comunicazione che diceva che non saremmo andati in gita
a causa del nostro comportamento scorretto del
giorno prima. Ci ha anche detto che i soldi non
sarebbero stati restituiti e il giorno della gita ci
sarebbe stata una verifica sulla Rivoluzione
Americana, argomento che non abbiamo mai trattato e lungo ben undici pagine del libro di storia.
Inoltre il voto della verifica sarebbe stato determinante per il voto sulla pagella. Noi ci siamo sentiti molto arrabbiati, sorpresi e ansiosi. Poi la prof
ci ha detto che era tutto falso e noi siamo scoppiati a ridere per la contentezza.
Per noi questo progetto è una cosa nuova e ci
sembra un’esperienza molto bella e anche molto
utile perché le “abilità di vita” che acquisiamo ci
aiutano non solo ad affrontare i problemi del presente ma anche per il nostro futuro.
prosegue da pag 1 Voto o giudizio?
della maggiore o minore chiarezza del voto rispetto al giudizio, tuttavia il termine della questione è diverso, e asta
nel fatto che valutare un determinato risultato non è semplice. È importante che si educhino gli studenti e soprattutto i loro genitori a vedere nel voto un semplice strumento ad uso e consumo principalmente dello stesso studente. Per uno studente il voto ha due obiettivi: innanzi tutto
imparare a confrontarsi con un giudizio esterno, ma anche
sapersi auto valutare. Il primo aspetto è spesso sottovalutato ma è fondamentale: che gli uomini e le donne di
domani imparino fin d’ora a subire il giudizio, non sempre
o necessariamente positivo, è comunque necessario: il
voto scolastico è quindi istruttivo persino quando è non
del tutto condivisibile. Il secondo aspetto è altrettanto
importante, sebbene maggiormente riconosciuto: avere un
giudizio esterno è uno strumento insostituibile per poter
valutare il proprio livello di apprendimento e di preparazione e quindi decidere se e come migliorarlo.
Tuttavia i voti servono anche agli insegnanti. Oltre ad aiutare un insegnante a capire quali studenti sono in difficoltà
e quali sono queste difficoltà, e quindi intervenire per
sostenerli, i vari voti nel loro complesso rappresentano
anche una sorta di valutazione dell’insegnante stesso e
della sua capacità di insegnare o della qualità del piano di
studi. Chiarito questo, dal nostro punto di vista ci sentiamo di dire che i voti sono generalmente preferibili perché
sono un po’ più chiari rispetto ai giudizi; inoltre possono
essere utili, dato che ci preparano di più alle scuole superiori.
Un’ulteriore novità nell’introduzione dei voti è la bocciatura per chi ha cinque in condotta, attribuibile a fronte di un
comportamento scorretto reiterato, di fronte al quale l’insegnante, insieme al collegio docenti, potrà attribuire l’insufficienza. Il Ministro Gelmini afferma che con questo
provvedimento si vuole introdurre una valutazione del
comportamento che rappresenta un premio per la stragrande maggioranza degli studenti che hanno comportamenti corretti; più un modo per premiare chi si comporta
bene, e non per punire, ma per educare gli indisciplinati.
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La scuola che
vogliamo
Piccoli d.j. crescono
Coralia Lalaleo e Valeria Mucari 3C- SMS Leonardo Da Vinci
oi, i ragazzi della classe 3°C della scuola
Leonardo da Vinci, congiuntamente ad
un’altra classe - la 3°D - quest’anno abbiamo partecipato ad un’attività molto interessante
ed anche divertente: “LA RADIO”.
Con l’aiuto di un esperto, Valerio Rossi, abbiamo
registrato il nostro primo programma in una radio
web.
La 3°D si è occupata dell’Odissea e ha pensato di
registrare il contenuto del primo libro di questo
bellissimo poema epico perché magari più persone ascoltando la trasmissione fossero invogliate a
leggere il testo.
Noi della classe 3°C abbiamo pensato di dividerci
in 3 gruppi che si sono occupati di tre diverse
N
“rubriche”: la prima (alla quale abbiamo preso
parte noi due) era uno spazio dediche dove ognuno di noi ha dedicato una canzone ad amici o
fidanzati; abbiamo approfittato di questa trasmissione per dedicare una canzone ad una nostra ex
compagna di classe – Verdiana - che si è da poco
trasferita in un’altra città.
Un secondo gruppo, quello della selezione musicale, ha scelto una serie di brani da fare sentire agli
ascoltatori con le relative informazioni sugli interpreti e sulla canzone da loro proposta.
Il terzo ed ultimo gruppo si è occupato della ricerca degli “eventi” più importanti che sono accaduti
recentemente o che si svolgeranno, come la
Champions League e l’Expo che interesserà Milano
tra qualche anno; sono state presentate anche
Il 5 in condotta
D
diverse iniziative che si svolgeranno alla nella
nostra città e nel polo fieristico.
Tutti i gruppi si sono dati un gran da fare per ricercare le informazioni utili al proprio lavoro e, anche
grazie a numerose discussioni per trovare le cose
più intriganti, il risultato è stato ottimo!
Quest’attività ci ha interessati ed incuriositi molto,
prima di tutto perché è stata molto divertente, ma
allo stesso tempo utile, ed in secondo luogo perché è stata una nuova esperienza che ci ha portato a conoscere un’attività che in realtà, presumibilmente, nessuno di noi avrebbe mai pensato di
provare!!!
Per ascoltare le nostre trasmissioni cercate TEEN
RADIO sul sito dell’Agenzia dei Ragazzi. BUON
ASCOLTO!!!!
Le note a Scuola
di Federico Romagnani, Lorraine Rogacion, Giada Daelli, Ramona Niculau - 2C e 2D Iqbal Masih
di Luca Bontempi, 2C SMS Leonardo, da Vinci
a quest’anno scolastico, con la riforma del
Ministro Gelmini, la valutazione della condotta è diventata importante tanto quanto
quella delle altre materie e, pare, che con un voto
non sufficiente, cioè un 5, si venga bocciati!
Pur essendo spaventati da questa novità, condividiamo questa decisione perché riteniamo giusto
che questo sia uno degli elementi determinanti per
valutare la promozione o la bocciatura di un alunno. Infatti pensiamo che l’educazione di un individuo sia ancor più importante del suo bagaglio culturale. Al termine del primo quadrimestre sono
stati diffusi i dati relativi a tutte le scuole italiane
ed è emerso che il cinque in condotta è stato attribuito a molti alunni, mettendo in evidenza quanto
sia in crisi l’educazione dei giovani.
Ci chiediamo cosa sia utile fare per porre rimedio
ad una situazione che, a nostro parere, è davvero
allarmante!!
Forse non tutte le famiglie si rendono conto di
come stanno veramente le cose, probabilmente
Le note servono per comunicare alla famiglia dell’alunno come l’alunno si comporta, il suo rendimento e la sua costanza
nello studio.
Quasi sempre sono di demerito e sono un
lungo discorso scritto dei prof.
La cosa più fastidiosa è che arrivano nei
momenti spesso meno opportuni e per questo sono forse la cosa peggiore che può capitare ad un alunno.
Infatti oltre che a provocare sgridate e castighi influiscono sul voto finale e per questo
molti alunni vorrebbero che i prof. fossero più
clementi limitando le note ai comportamenti
non corretti in classe e tralasciando quelle
riferite alle dimenticanze del materiale scolastico.
Perchè, diciamolo, a chi non è capitato di
scordarsi a casa una o due volte un libro o
una riga?
perché noi giovani assumiamo differenti atteggiamenti in base alle diverse situazioni e non mostriamo in casa quello che siamo veramente. In questo
modo non consentiamo ai nostri genitori interventi utili a modificare comportamenti sbagliati….
Anche i programmi televisivi che ci attraggono
hanno una parte di responsabilità: arroganza, villania, sopraffazione ed aggressività sono elementi
costanti che, purtroppo, esercitano un grande fascino su di noi e, di conseguenza, spirito di emulazione..
Basta pensare alla trasmissione” Il grande fratello”,
dove i concorrenti si insultano, si lanciano oggetti….e questo è un solo esempio tra tanti.
Pertanto la riforma Gelmini relativa alla condotta
non dobbiamo interpretarla come una “punizione”
o un limite alle nostre libertà, ma una sollecitazione a comportamenti corretti, civili che ci servano
per vivere nel mondo, dove sì la cultura è importante, ma ancor di più il porgerci agli altri con
rispetto ed educazione.
W la lettura a scuola
A
bbiamo sottoposto i nostri compagni di quinta a
un questionario sui libri. Dai risultati ottenuti
abbiamo notato che a molti piace leggere, ma
anche guardare la TV.
I generi letterari più gettonati sono:
• Avventura
• Gialli
• Mistero
• Fantasy
Di solito risulta che i bambini leggono spontaneamente.
Piacciono molto i libri illustrati e quando scelgono un libro
lo fanno in base al titolo,guardano la copertina e leggono
la trama.
LA BIBLIOTECA CHE VORREI
Per capire come riorganizzare la nostra biblioteca
abbiamo preparato delle domande al questionario: La
biblioteca che vorrei.
I colori più gettonati per i muri sono azzurro e verde.
Tutti vorrebbero sedie comode e tavolini.
I bambini di 5° elementare IC Borsi
Per l’organizzazione dei libri una meta esatta di noi
vuole dividerli per classe, l’altra metà per genere.
Tutti riteniamo che sia utile avere un computer dove
poter scrivere e leggere le recensioni.
A tutti inoltre piacerebbe che la biblioteca venisse
spesso aggiornata. A tutti piacerebbe che si potesse
scendere sempre in biblioteca con qualcuno che aiuti
per prendere i libri.
Naturalmente ci piacerebbe decorarla per renderla più
carina.
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La scuola che
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Il magico mondo
della chimica
ClS.M.S. U SABA Classe 2A
iovedì 16 febbraio, siamo andati
all’Auditorium di Assolombarda in Via
Pantano per una iniziativa legata all’orientamento scolastico, in particolare al
mondo della chimica. L’incontro è stato condotto da Michele e Andrea di Radio DJ: sono
intervenuti studenti e professori degli ITIS
Giorgi e Molinari e alcuni esperti del settore.
Durante la prima parte della mattinata abbiamo assistito a un cortometraggio “Vivere
senza chimica”: il protagonista è un uomo che
si addormenta nel suo letto, mentre sta leggendo un articolo sul ruolo della chimica nella
vita quotidiana. Nel sonno, ha un incubo: si
aggira per la casa e sotto i suoi occhi, le cose
scompaiono, il bicchiere nel quale ha versato
il latte, il divano, la TV, I mobili, il frigorifero.
Sconvolto torna nella stanza, ma anche il letto
si dissolve!
Quando si sveglia, ritrova con sollievo tutto: il
filmato ci ha fatto capire che ogni cosa che ci
circonda esiste grazie alla “chimica”.
Successivamente
il
prof.
Costantino
dell’Università di Milano ha spiegato come la
chimica è utile nelle indagini poliziesche e ha
portato alcuni esempi del lavoro svolto dal
R.I.S. di Parma: le impronte digitali, le tracce
di sangue, i numeri di serie cancellati da un’arma, tutti questi indizi invisibili agli occhi, rivelano la loro presenza grazie a dei reagenti chimici. Gli studenti hanno poi fatto degli esperimenti: l’acqua che grazie a una sostanza, cambia colore, agitandola, dei piccoli vulcani, la
vera banconota che non si brucia ecc. Uno
degli allievi che commentava ciò che facevano
i compagni ha portato la sua esperienza, raccontando l’entusiasmo con cui segue questo
corso di studi. A conclusione dell’incontro
hanno parlato Andrea Mascaretti, Assessore
alle Politiche del Lavoro e dell’Occupazione
del Comune di Milano e Marco Martinelli del
Comitato di Presidenza Federchimica: ci è
stato detto che gli studi di chimica (scuola
superiore e poi eventualmente corsi universitari) aprono orizzonti di lavoro a noi ragazzi che ci prepariamo a scegliere il nostro
futuro: la chimica entra in molti settori,
come l’industria farmaceutica, l’edilizia,
soprattuttto del futuro, l’automobile, l’abbigliamento, l’informatica e la telefonia.
Dopo la III media, si può studiare chimica
negli istituti Tecnici Industriali, nei Licei
Scientifici e negli Istituti Professionali
triennali. Questa iniziativa ci è piaciuta,
non solo per gli esperimenti “magici” alla
Harry Potter, ma anche perchè abbiamo
avvicinato un ambiente di studio e di
lavoro che potrebbe interessarci.
G
Diario scolastico
o diario segreto?
Questo è il dilemma.
Gaia Copaloni 2C, SMS Falcone- Borsellino
prosegue da pag 1 Paura e fascino della scuola media
stra o ci saranno nuovi sport, andremo a fare gite, riuscirò a superare l’anno? Molti miei compagni si pongono tutte queste domande, anche Giulia, che si chiede se ci saranno i bulli, se i professori saranno severi o simpatici.
Le maestre dicono di non preoccuparsi troppo, perché se seguirò
e seguiremo i loro consigli non avremo problemi.
Io cercherò di comportarmi bene e di non fare tutto quello che faccio adesso in classe, anche se so che dovrò fare uno sforzo enorme, ma ce la farò sicuramente.
Qualche giorno fa abbiamo avuto un incontro con dei professori
delle medie, che hanno risposto alle nostre domande, beh un po’
ci hanno rassicurato e alla fine mi sentivo più sicuro.
Alcuni altri miei compagni dopo questo incontro, hanno dichiarato che sentono anche fascino per la scuola media, l’anno prossimo sarà un cambiamento, si incominceranno nuove materie, ci si
metterà in gioco, sarà veramente un nuovo percorso, ma continuo
percorso di vita.
Allora che ne dite, aspettiamo con fiato sospeso, questa nuova
avventura!
T
utti noi ragazzi abbiamo un diario. “Un
insieme di fogli chiuso in una copertina
di cartone in cui scriviamo e annotiamo
cose da fare come i compiti scolastici”: ecco
come vedono il diario i professori. Nelle menti
diaboliche di noi ragazzi però i diari sono
come specchi.
La nostra personalità spesso è riflessa nel diario e poi, insomma, chi non ha è mai fatto o
si è fatto fare una dedica?
A volte mi domando se i professori siano mai
stati ragazzi come noi, se abbiano mai pasticciato una pagina con i compiti per il giorno
dopo, se abbiano mai scritto in caratteri cubitali il nome della persona di cui erano cotti
sulla copertina del proprio diario per poi cancellarla quando cambiavano gusti!!!!
Beh, se non lo avete mai fatto cari professori
vi siete persi una bellissima soddisfazione! Il
brutto è questo: sembra che crescendo tutto si
dimentichi. Forse gli adulti credono che una
cosa “bella” debba essere solo un’opera d’arte: non capiscono che in fondo i nostri diari
sono anche la nostra arte, Il nostro modo di
esprimerci.
Trovo che sia un’ingiustizia infatti che i diari
vengano letti dai professori. In quegli attimi
sudi freddo, pregando in tutte le lingue del
mondo (anche africano antico), sperando che
il professore non trovi pagine con scritte private e pensi al perché non viene dato un diario dalla scuola se i prof. non vogliono vedere
i nostri pasticciati.
In fondo quei diari sono NOSTRI! Forse sono
io che ragiono all’incontrario, che vedo il
mondo con occhi sbagliati, ma il mio diario è
“sacro-santo” anche perché sarà il ricordo di
quei giorni in cui lo pasticciavo con la mente
fra le nuvole che mi farà capire, da grande, il
modo di pensare dei ragazzi. Cambieranno
infatti le mode e i tempi, ma mai si finirà di
possedere un diario e di riempirlo con parole,
disegni e foto svuotando le nostre menti e
facendolo diventare, come diceva Anna Frank,
l’Amico o l’Amica. Ecco, sarebbe bello dire:
“dateci più privacy anche per i nostri diari! ☺”
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Violenza: gioco o… realtà?
I ragazzi della 2E SM di via Sand
an Andreas, Bulli, GTA4,
Getting up, Il Padrino,
Blak: per i ragazzi, apparentemente solo giochi. Lo
scopo principale è di uccidere,
violare la legge, cercare di raggiungere l’obbiettivo e sentirsi
quindi forti, vincitori, mai perdenti. Eppure questi sono quelli che
vanno per la maggiore. Perché i ragazzi sono
attratti da questi giochi? Li possono confondere
con la realtà?
Ci siamo detti che se hanno tanto successo forse
è perché danno la possibilità di entrare, di vivere
un’altra vita, impersonando ruoli ed entrando in
situazioni diverse. I ragazzi si immedesimano nei
personaggi e vogliono diventare come loro, pur
sapendo di imitare comportamenti la maggior
parte delle volte poco corretti. Il grosso rischio è di
ritrovarsi così influenzati e condizionati da pensare
di poter liberamente applicare le stesse strategie
negli incontri e nei giochi con amici “reali”. Questi
ragazzi, insomma, confondono la realtà di ogni
giorno con il gioco virtuale. Il problema non è di
oggi, se ne parlava già dieci anni fa su un articolo
del Corriere della Sera (che abbiamo ripescato) l’unica diversità è nella grafica moderna e ancora più
accattivante delle proposte commerciali. Al termine
di un acceso dibattito (alcuni di noi utilizzano questi giochi, ma ritengono di saper gestire e di
S
saper distinguere tra la realtà e il gioco, altri
affermano che non si dovrebbe alimentare questo “commercio di violenza”), abbiamo concluso
che questi tipi di giochi possono provocare nei
ragazzi:
- abitudini aggressive
- atteggiamenti ostili verso il mondo degli adulti
(es. il ragazzo che ha accoltellato un prof.)
- induzione di schemi di pensiero aggressivo (cosa
pensare di giovani che bevono e per gioco danno
fuoco a chi sta dormendo su una panchina della
stazione?)
- diminuzione della sensibilità alla violenza reale
(“tanto, che male c’è”)
- aumento delle difficoltà di gestione delle relazioni interpersonali
- sostituzione del modello e dei punti di riferimento famigliari con personaggi virtuali (vuol dire che
la famiglia non c’è più o che non conta più?)
Molti giovani pensano di saper distinguere la realtà
dal gioco, ma l’aspetto negativo di questa “malat-
tia” è che non si sa di avere questo problema, tutto
appare “normale”. Da quali comportamenti si comprende se si ha questo problema? Se confondiamo
la realtà, se ci comportiamo con amici e compagni
in maniera scorretta, se assumiamo atteggiamenti
violenti e pensiamo di essere degli eroi, forse c’è
qualcosa che non va! Come possiamo difenderci?
Prima di tutto dobbiamo fare un uso consapevole
di questi giochi, con la nostra intelligenza e la
nostra creatività potremmo pensare di inventarne
noi qualcuno, che abbia come scopo l’educazione
alla solidarietà, alla pace, all’accettazione dell’altro.
E’ una sfida, ma potremmo avere successo! Chi
vuole provarci?
prosegue da pag 1 Pensare
idee: davvero allora le idee possono cambiare il mondo! E per dare
spazio ai nostri pensieri, come si fa? Non bisogna lasciarsi influenzare dai comportamenti altrui, che possono condizionare il nostro
modo di vivere e di vedere le cose, ma non è sufficiente. Forse dobbiamo comprendere la ricchezza custodita nella storia, nella conoscenza di ciò che ci sta intorno, nella lettura dei libri, nel confronto
con chi la pensa in modo diverso da noi, nel richiedere ai nostri
genitori, ai nostri insegnanti di parlarci, di comunicarci davvero ciò
che è importante per la nostra crescita…allora si potrà formare il
“nostro” pensiero, frutto di una reale comunicazione e scambio e
non di un’accettazione passiva di tutto quello che ascoltiamo e
vediamo. Il mondo in cui viviamo è un mondo senza idee… riempiamolo! E voi cosa ne pensate?
Giovani donne dicono basta!
Non siamo più nella preistoria.
Camilla Fracasso e Silvia Castiglioni SM L. Da Vinci
L
o sapevate che una donna su tre nel mondo e una donna su quattro
in Europa hanno subito violenze? Sono dati sconcertanti che rivelano
un problema che da sempre affligge la nostra società, ma che negli ultimi tempi ha acquistato maggior enfasi. La violenza sulle donne è qualsiasi
violenza perpetrata contro il sesso femminile, sia fisica che psicologica.
Il ruolo della donna è cambiato nei secoli: nella preistoria le donne erano considerate una cosa, negli anni mille erano usate solo per far figli e badare alla
casa e in tempo di guerra dovevano anche occuparsi delle fabbriche.
Attualmente, oltre a fare tutto questo, le donne sono in politica, in aziende
multinazionali, in banca… Ora le donne possono (almeno ne avrebbero il diritto) fare qualsiasi lavoro che svolgono gli uomini, anche meglio!
Come sottolineavamo in precedenza il problema delle violenze, ma soprattutto quello della discriminazione sessuale (perché in effetti di questo si
tratta), sta creando una situazione insostenibile. Molto probabilmente,
numerosissime donne e ragazze, spaventate da quello che sentono ai telegiornali o che leggono sui quotidiani, hanno paura di uscire di casa e si sentono angosciate.
Ma è giusto sentirsi così? È giusto non sentirsi più libere di fare ciò che più
ci piace per paura?
5
L’attualità
La risposta, l’avrete intuita, è no. È ora
quindi di unirsi e dire finalmente basta
perché una cosa che non tutti hanno
ancora capito è che le donne non esistono per fare da cornice agli uomini, le
donne sono esseri pensanti, ma soprattutto sono persone e come tali dovrebbero anzi devono - essere trattate!!!
Attualmente la Presidenza del Consiglio dei
Ministri, attraverso il Dipartimento delle
Pari Opportunità, ha messo in atto una
campagna contro la violenza sulle donne:
chi fosse vittima o testimone di violenze
può chiamare il numero verde 1522 per ricevere aiuto. Speriamo che questo, insieme
alla Legge contro le violenze, contribuisca a
ridare dignità e speranza a quante sono state
vittime di maltrattamenti.
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L’attualità
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Caso Englaro
Veronica Daidone, Cristian Ievolella, Syntiche Kundenga, Nicolas Lionti, Davide Moscatiello 3C – Iqbal Masih
er molti giorni l’Italia è stata spaccata
a metà riguardo alla situazione su
Eluana Englaro. Infatti sono molti gli
italiani che erano contro la decisone di
Beppino Englaro di staccare il sondino che alimentava la figlia, ma sono parecchi i connazionali che pensano sia stato giusto far morire Eluana, in coma vegetativo da 17 anni in
seguito ad incidente stradale.
Le persone contro la morte della donna
sostengono che interrompere l’alimentazione
sia stato un gramissimo sbaglio e che qui in
Italia è considerato un omicidio, poiché qui
non c’è l’eutanasia come in altri Paesi, tipo la
Spagna.
Altri dicono che per lei non c’era più nulla da
fare e la sua morte avrebbe posto fine alle sue
sofferenze.
Noi crediamo che nessun giudice e nessun
uomo abbia il diritto di decidere per la vita di
qualcuno, qualsiasi essa sia. In più nessuno
può provare che Eluana avesse desiderato
morire, perché non c’era nessuna richiesta
scritta.
Noi speriamo che almeno non abbia sofferto.
Magari stava ancora lottando contro quel
sonno buio e profondo che la teneva costantemente inchiodata a quel maledetto letto d’ospedale; forse voleva vedere la luce, voleva
poter riabbracciare i suoi cari, voleva poter di
nuovo guardare il sole, e le stelle, sperare ed
amare, avere dei momenti belli e brutti come
tutti, spesso incosciamente,
P
abbiamo la fortuna di avere e magari, avere la
fortuna di rigraziare tutte le persone che le
erano state vicino per 17 anni e oltre. Noi crediamo che essendo la sua vita, aveva il diritto di viverla come meglio poteva, anche se
quello non era il modo ideale di vivere.
Grazie a lei e alla sua triste storia abbiamo
capito il dolore di un padre nel vedere la figlia
in quelle condizioni, l’amore di un padre che
lotta per poterle stare vicino e aiutarla in
qualche modo.
Ma che valore ha la vita? La vita è un dono
prezioso, il più grande che ci sia. Dal punto di
vista religioso, possiamo dire che la vita è il
dono più bello che Dio abbia potuto darci, e
non c’è nulla di più bello e importante, e lo
dovrebbero capire soprattutto le persone
sane, poiché la vita è bella, ma se la persona
è sana, lo è ancora di più, perché possiamo
godercela a pieno.
Da un altro punto di vista, basta pensare che
la vita è fatta di momenti dolci e amari, e dobbiamo viverli tutti a pieno, perché è solo
quando stiamo per perdere una cosa, che ci
accorgiamo di quanto sia bella e importante
per noi.
Quando siamo andati ad ascoltare la testimonianza di Liliana Segre abbiamo capito veramente il valore della vita, perché lei ci ha raccontato di come, nonostante il freddo, la fatica, la fame e la paura, lei è riuscita ad andare sempre avanti perché ripeteva dentro di sé
che voleva vivere. Liliana Segre ci ha detto di
scegliere sempre la vita in qualunque occasione, anche quando tutto sembra perso.
Noi pensiamo anche che nessuna ha il diritto
di decidere della vita di qualcun altro, proprio
perché la vita è preziosa, tanto da dover
affrontare qualsiasi cosa per tenerla stretta a
noi.
Il televoto
Michele Rutigliano 3B IC Borsi
iamo noi a decidere li
destino di un programma
o di un reality show con
una cosa che ormai è del tutto
abituale: il televoto.
Il televoto è l’ultima frontiera dell’opinione pubblica: milioni di
voti vengono inviati alle trasmissioni con un costo che può variare da i 50 centesimi a 1 euro e anche i programmi d’informazione come skytg24 usano il
televoto per conoscere le opinioni degli spettatori.
Le reti che decidono di usare questo sistema
commissionano il lavoro a delle società specializzate che con dei sistemi computerizzati
riescono a conteggiare tutti i voti che arrivano
al programma ma nei programmi con più votazioni le votazioni possono avere picchi di
15.000 voti; il che potrebbe portare l’intasamento del sistema e quindi la perdita di alcuni voti i quali poi non si possono più recuperare quindi si potrebbero sprecare dei soldi. A
televoto chiuso i dati vengono certificati da un
notaio che poi vanno alla rete tv.
Naturalmente ci sono dei programmi meno
seguiti come i raccomandati e quindi in confronto ad amici è sicuramente meno popolare
S
e di conseguenza il
televoto sarà minore. Il giro d’affari che si crea
in tutto questo è di circa 15 milioni di euro
l’anno tra compagnie telefoniche, reti, i produttori dei programmi e le aziende che gestiscono il televoto sommando grandi e piccoli
televoti. anche all’estero il telefoto è molto
usato.
In America per il reality show più famoso
d’America, american idol, i voti arrivano a un
picco di 25 milioni a settimana ma votare in
America è gratis come in Inghilterra. Però
come sempre ci sono delle polemiche da parte
degli spettatori. Ma nonostante dubbi e incertezze il televoto continua ad andare avanti e
forse se continuiamo così prima o poi il televoto verrà usato anche per eleggere i politici
ma se questo succederà non saranno i programmi ad avere la meglio su di noi ma saremo noi ad avere il controllo sui programmi.
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25 APRILE
Uno straordinario incontro
con i partigiani
Marco Musto III b Istit. Comp. G. Borsi
e parole fendono il silenzio quasi fossero invisibili spade d’orrore che scalfiscono le coscienze più distratte. Sono le
parole di “Merlin”, un partigiano che ha lottato per liberare la patria. Merlin è stanco, la sua
buona volontà è in lotta con il clima umido di
marzo, eppure resiste e ci racconta di una vita
fatta di sacrificio e, seppur in formato mignon,
d’eroismo.
Quanti saranno i partigiani rimasti ancora in
vita?
Non più di qualche centinaio. Come pagine di
antichi manoscritti, pagine ingiallite, antiche,
pregne di dolore, di coraggio di stanchezza,
che inesorabilmente vengono logorate dal
tempo, questi uomini ci lasciano per andare in
quel luogo che alcuni chiamano paradiso.
Ma ci sono già narratori pronti a riscrivere il
finale, a fare la morale, a ricomporre lo svolgimento della storia.
L
Allora è importante che noi riceviamo il testimone lasciatoci da questi uomini e ci impegniamo a non dimenticare.
Non dimenticare per non permettere che una
manciata di uomini possa comandare su un’intera nazione; per non permettere che altri individui siano uccisi per un dio diverso dal
nostro; per non permettere che vincano pregiudizio e razzismo; per raggiungere l’utopia di
essere persone migliori.
Quindi a quelli che insultano la memoria di chi
ha dato la vita per donarci la libertà, dico di
ascoltare ciò che quei visi rugosi hanno da
dirci e se vorranno farlo, saranno tra gli ultimi
che avranno l’onore di scoprire una cosa
nuova: è il credere in qualcosa, che spinge
questi “vecchi” a lottare ancora per non tornare al passato; è l’avere voglia di credere in un
ideale, che fa sì che si possa andare verso un
mondo migliore.
Anche a Milano la povertà
esiste: i senza tetto.
Copaloni Gaia 2C Falcone e Borsellino
l loro tetto è il cielo e la loro casa è di cartone.
Non è uno scherzo e nemmeno una poesia: è
la fredda verità di Milano e delle grandi città. È
la fredda verità dei senza tetto.Chi mai crederebbe
che ancora esistano persone che muoiono di freddo e stenti, che dormono in un angolo sporco della
strada?In questo mondo affollato da tecnologia e
lusso la gente si è dimenticata di queste povere
persone che in realtà non meritano la vita che
fanno. Ed è proprio vero che la pancia piena non
pensa a quella vuota perché anche io davanti ad
una famiglia uguale alla mia sdraiata su dei cartoni, alla Stazione Centrale sono rimasta di sasso.
Non ero consapevole di questo o forse non ci
avevo mai fatto caso, ma in quel momento fare
finta che questa realtà non ci fosse non era possibile e i miei occhi sono caduti subito sulle coperte che avvolgevano i corpi sporchi,stanchi ed affamati delle persone lì sdraiate.
Non mi chiesero l’elemosina, non tentarono di
rubare o di implorarmi di aiutarli, mi guardavano
soltanto con gli occhi grandi di chi sogna, di chi
spera e di chi crede che prima o poi la loro vita
cambierà.
Questa è la vera domanda che mi pongo da allo-
I
ra: la loro vita potrebbe migliorare? Conosco persone a mio parere molto coraggiose e ammirevoli
che offrono il proprio tempo per queste famiglie,
che cercano nel loro piccolo di farle sentire bene e
di donargli qualcosa che possa assomigliare ad
una vita dignitosa. Le persone in difficoltà però
sono moltissime e non tutte hanno la fortuna di
essere aiutate allo stesso modo ed è per questo
che i loro occhi speranzosi spesso sono delusi o
offuscati da un velo di rassegnazione. Io, me ne
vergogno, ma sono proprio come tutte le persone
che passano veloci davanti a queste scene, che
non si stupiscono più davanti a questi occhi, che
li ignorano, che cercano di non provare pena e di
trovare risposte convincenti per la coscienza, per
non soffrire insieme a loro. Ora però ho capito che
non serve a nulla ignorare, ho capito che un sorriso spesso non è una sfida nei confronti di queste
persone, ma in realtà un dono, ho capito che fermarsi a guardare e forse provare anche un po’ di
pena non è un delitto perché fortunatamente
abbiamo dei sentimenti e li possiamo dimostrare.
Arriverà il giorno spero in cui sorrideranno, in cui
non dovranno pregare per vivere il giorno dopo.
Arriverà e se lottiamo non sarà solo una speranza.
7
L’attualità
Incontro
con i partigiani
di Martina Cornicia, Andreea Mavrodin
e Stefano Mesturini Classe 3B Scuola Media Maffucci.
In occasione della ricorrenza del 25 aprile giornata di festa nazionale della liberazione del nazifascismo, venerdì 8 maggio sono
venuti nella nostra scuola tre partigiani: Wronowska Francesca
Laura (nipote di Giacomo Matteotti), 85 anni nata a Milano. Nome
di battaglia: Laura, 6° zona operativa (valleFontanabuona, Liguria
di levante), Brigata “Giustizia e Libertà”. Massimini Renato, 86
anni nato a Milano Bovisa. Nome di battaglia: Mirko, 107° Brigata
Garibaldi (SAP squadra di azione partigiana). Galasi Enzo, 86 anni
nato a Milano. Operava coi GAP (gruppi di azione partigiana)
secondo distaccamento (Mario Moneghina comandante di brigata). Erano presenti anche due persone che hanno vissuto a Milano
durante gli anni della resistenza: Gilardoni Orazio, 82 anni nato a
Milano che era studente in quegli anni e Merlini Rosa, 85 anni
nata a Milano, impiegata alla Face Standard – ha perso il padre
deportato in un campo di lavoro in Germania.
Queste persone ci hanno spiegato come avevano vissuto la loro
vita combattendo e lottando contro il fascismo e il nazismo.
L’incontro é durato due ore in quello spazio di tempo, abbiamo
fatto loro delle domande per sapere cosa accadeva in Italia durante il periodo della seconda guerra mondiale e in particolare
durante la resistenza.
Riportiamo di seguito la parte più significativa dell’intervista
1 Quanti anni avevate quando siete entrati a far parte della resistenza? Avevamo tutti tra i tra i 18 a i 20 anni, ma c’erano anche
ragazzi più piccoli, a volte anche di 14 o 15 anni; loro non combattevano ma ci aiutavano in altri modi.
2 In che zona del nord Italia agivate? Agivamo in Emilia Romagna,
Liguria, Lombardia.
3 Perché avete scelto di diventare partigiani. Abbiamo deciso di
essere partigiani per vari motivi, ma ciò che ci accomunava era
l’antifascismo. Le due alternative erano o essere fascisti oppure
combattere come liberi cittadini con libertà e dignità.
4 Come vi procuravate cibo, armi e tutto ciò di cui avevate, bisogno? Tutto quello che ci serviva arrivava via aerea, tramite i nostri
alleati che ci mandavano carichi con vestiti, armi, saponette, candele, scarpe ecc. Il cibo era l’ultima cosa che ci arrivava. Le armi
ce le procuravamo anche assaltando le caserme in montagna.
5 Di che orientamento ideologico eravate?
Eravamo tutti antifascisti.
6 Qual’é stata l’esperienza più
drammatica che avete vissuto? Tutto quello che abbiamo
vissuto in quegli anni é stato
drammatico, in particolare
però i rastrellamenti ci mettevano una grande paura.
Dopo aver risposto alle nostre
domande, le persone che avevamo di fronte, hanno cominciato
da soli a ricordare. Alcuni di loro avevano le lacrime agli occhi, ma
nonostante questo, non si fermavano. Le testimonianze di queste
persone sono molto importanti, perché quando non ci saranno
più, le nuove generazioni non sapranno cosa voleva dire essere
partigiani dalla loro viva voce. Questo incontro ci e piaciuto molto
perchè ci siamo avvicinati alla storia in un modo diverso e perche ci ha fatto piacere conoscere delle persone che hanno vissuto e combattuto la guerra e il fascismo.
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L’attualità
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Diffusione del computer
e di internet tra i ragazzi
Laura Belloni, Monza Riccardo, Noemi Criscuolo, Mariella Patti, 3B SM Maffucci
nternet,negli ultimi decenni si è diffuso con
molta velocità in molti campi: lavoro, studio
e scuola, prima negli Stati Uniti, poi in Europa
e nel resto del mondo.
Lo sviluppo dell’utilizzo di internet è stato
maggiore tra giovani che hanno meno difficoltà
ad apprendere le nuove tecnologie.
Internet ha cambiato il modo di comunicare tra
le persone.
Gli adolescenti si collegano a internet per fare
ricerche, scaricare video, musica e chattare. I
ragazzi usano le chat per scambiarsi numerose
informazioni e “confidenze”.
I
ASPETTI NEGATIVI
• Virus
• Conoscere persone pericolose
che possono dare informazioni
false
• Materiale dannoso
• Nessun controllo dei genitori
Oltre ad alcuni aspetti positivi ci sono
però anche aspetti negativi e rischiosi.
Ecco quali, sono secondo noi i principali:
I programmi più utilizzati dai giovani per
comunicare sono: Msn, Facebook, Netlog
e Habbo.
Abbiamo quindi deciso di fare un sondaggio
nella nostra classe per verificare l’utilizzo di
questi programmi.
ASPETTI POSITIVI
• Ampliare la possibilità
di comunicare
• Conoscere nuove persone
• Scambiarsi informazioni,
conoscenze
• Condividere musica, immagini
e video
Stai tranzollo...
Federica Madeo, Mishell Iankov, Giulia Gentili - 2A SMS Maffucci-Pavoni
Il Il linguaggio di noi ragazzi è molto particolare e pieno di fantasia! Spesso usiamo parole che i nostri genitori non comprendono e ogni volta che le pronunciamo, oltre a chiederne il
significato, ci guardano in modo strano, lanciandoci occhiate
stupite. Molte volte tra di noi usiamo termini segreti o inventati
per animare i nostri discorsi e non far capire ad altri ciò che
intendiamo dire solo a determinate persone. In questo articolo
vogliamo esporre una specie di dizionario dei vocaboli utilizzati
dai ragazzi. Per esempio, per incitare un nostro coetaneo a
stare calmo usiamo molte espressioni diverse: “Ma stai TRANQUA/I” oppure “Stai TRANZOLLA/O” o ancora “SCIALLATI”.
Quando ci salutiamo diciamo TESCHIO, un po’ spaventoso ma
vero e quando invece parliamo di nostra madre usiamo la parola “MANDA”, che però non è molto comune. Noi siamo i RAGA
che è, infatti, il diminutivo di ragazzi mentre per chiamare una
nostra compagna o un nostro compagno usiamo “BELLA/O” e
soprattutto “CICCIA/O”, ma non in senso offensivo. Alcune di
queste parole le ascoltiamo in televisione, altre da qualche
ragazzo e così entrano subito a far parte del nostro linguaggio
giovanile, infatti, queste parole non le usiamo con gli adulti,
con cui non siamo in confidenza, sia in segno di rispetto e sia
perché non le capirebbero. Questi vocaboli li utilizziamo non
solo nella lingua parlata ma anche negli sms perché sono più
brevi. Per esempio quando concludiamo un messaggio generalmente salutiamo una persona a cui siamo affezionati con delle
abbreviazioni affettuose: TVTB che significa ti voglio tanto bene,
TV1KDB che vuol dire ti voglio un casino di bene oppure
TVOPDBICXNA e cioè ti voglio un Oceano Pacifico di bene isole
comprese per non affogare. Esistono tantissime frasi e parole
STRAMBE (strane) che usiamo in continuazione, che ci divertono e che ci piace anche inventare. XXX (baci baci baci)
Il grafico che segue mostra quale è il numero di
utilizzi dei singoli programmi se. MSN, una forma
di chat, risulta il più diffuso.
Per saperne di più riguardo all’utilizzo di questi
programmi abbiamo deciso si intervistare un
nostro compagno che possiede e utilizza tutti e
quattro questi programmi.
D) Quali programmi utilizzi maggiormente?
R) Solitamente utilizzo maggiormente Facebook
e Msn.
D) Cosa ti piace di questi
programmi?
R) Mi piace il fatto di poter
comunicare con i miei amici
in tempo reale senza
dovere uscire e incontrarli.
D) Per quanto tempo stai
davanti
al
computer
nell’arco di una giornata?
Quale utilizzi per più
tempo? Perché?
R) Facebook lo uso per
quasi tutto il giorno mentre
Msn per circa due ore e
mezza. Uso per più tempo
Facebook perchè con questo
programma ho la possibilità
di conoscere nuove persone
D) Ti è mai capitato di
conoscere ragazzi/e?
R) Si, mi è capitato di conoscere nuove persone
D) Li hai poi mai incontrati dal vivo?
R) Raramente mi è capitato di conoscerle dal
vivo, senza un appuntamento ma incontrandole
casualmente.
L’uso del cellulare
di Alessandra e Dario, 4A e 5A Scuola Primaria San Colombano
iene desiderato dai grandi e dai piccoli,
come regalo per la comunione o per il
compleanno, ma spesso non viene utilizzato in modo adeguato.
Noi pensiamo che vada usato nelle situazioni
d’emergenza, non per giocare, mandare messaggini e chiamare per delle stupidaggini.
Il cellulare va usato poco, insomma, la volete
capire che va utilizzato bene?”
Certe volte durante la lezione alcuni cellulari
squillano, soprattutto alle scuole medie, dove
i ragazzini pensando di sfuggire all’occhio dei
professori tengono il cellulare in tasca.
Vi raccontiamo ora un episodio, che ha interessato la nostra scuola primaria S. Colombano:
V
uno scherzo fatto da un bambino di seconda.
Il bambino ha messo il cellulare della sua
mamma nella tasca del giubbotto di Giulia,
una nostra compagna; stavamo lavorando e
all’improvviso squilla il cellulare in corridoio.
Passa la commessa Anna vicino alla nostra
classe e ci dice che suona un cellulare.
La maestra esce e trova il telefono che suona
nel giubbotto di Giulia.
Giulia risponde che non è suo.
La maestra comprende e dice di non preoccuparsi.
Il problema questa volta si è risolto, ma bisogna stare attenti: “Ragazzi mi raccomando,
siate responsabili con il cellulare!”
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La storia
della signora Segre
L’attualità
Veronica Daidone, 3C IC Iqbal Masih
I
l 27 gennaio 2009, in occasione del giorno
della memoria per le vittime della Shoah
diverse scuole di Milano, si sono recate al
conservatorio G. Verdi di Milano per assistere
alla testimonianza di Liliana Segre, una delle
poche persone sopravvissute alle atrocità che
accadevano quotidianamente nel campo di sterminio di Auschwitz, in Polonia. Dopo aver ascoltato alcuni brani musicali suonati dagli studenti
del conservatorio, la signora Segre ha cominciato a raccontare la sua storia, di come a soli 8
anni, le fu vietato di andare a scuola perché in
Italia erano già state emanate le
leggi razziali e a lei, poiché era
ebrea, furono negati molti diritti.
Liliana e tanti altri ebrei, non
poterono più andare a scuola o
esercitare certe professioni, erano
stati cancellati dall’elenco telefonico, nessuno parlava più con
loro; era come essere nessuno,
come non esistere. Tutto questo
dolore e tutta questa indifferenza
da parte degli altri, solo perché erano di origini
ebree, come se non fossero esseri umani. Ciò è
dimostrato in particolare da quello che accadde
dopo. Dopo qualche anno la famiglia Segre fu
costretta a fuggire da Milano perché nella capitale lombarda arrivarono i soldati nazisti che
cominciarono ad arrestare e deportare gli ebrei
nel campi di concentramento e di lavoro. La
famiglia di Liliana viveva in un piccolo paesino,
ma nemmeno li la ragazzina ormai tredicenne,
poteva frequentare la scuola. Rimaneva a casa
con la nonna malata e cercava sempre di inventare qualche scusa con le altre ragazzine della
sua età quando queste le chiedevano perché
non andasse a scuola.
Ma i tedeschi prima o poi sarebbero arrivati
anche li, dunque la famiglia Pozzi,conoscendo il
padre di Liliana, aiutò il padre e la ragazza a
fuggire in Svizzera anche se per loro era pericoloso, poiché nessuno poteva aiutare o parlare
con gli ebrei.
Ma giunti al confine con la Svizzera, furono
ugualmente arrestati. La signora Segre provò ad
implorare pietà, ma ciò non accadde. Lei e suo
padre furono mandati in vari carceri e li, i detenuti mostrarono molto affetto per loro, molta
pietà. Furono portati nella Stazione Centrale di
Milano e partirono dal binario 21 con un treno
verso Auschwitz. Per moltissimi di loro, fu un
viaggio senza ritorno.
Molti morirono per strada a causa del poco cibo
e poco igiene che c’era sul treno. Arrivati ad
Auschwitz, donne uomini e bambini furono divisi. Alcuni andavano a lavorare, altri nelle camere a gas, verso morte certa.
Tra questi c’era anche il padre di Liliana, la
quale invece fu mandata insieme ad altre 31
donne in delle baracche. Le furono dati degli
zoccoli e un’uniforme a strisce grigie e cominciarono a lavorare duramente.
Ad Auschwitz non ripensava più a nulla, tranne
che a rimanere in vita. Lavorò in una specie di
sartoria e ogni mese dovevano passare delle
selezioni per vedere se erano in grado lavorare
o se no morire. Una sua compagna di lavoro un
giorno si ferì alla mano e non passò le selezioni. Liliana era talmente felice di essere ancora
viva che non si voltò nemmeno a guardare l’altra ragazza per un’ultima
volta. Ancora oggi sente
il rimorso di non essersi
girata. Poi arrivarono i
bombardamenti russi e i
tedeschi, con altri prigionieri, fuggirono e
cercarono di distruggere
le prove dell’esistenza
di Auschwitz.
Molti morirono per strada e nel loro cammino
incontrarono dei prigionieri francesi che li istigavano ad andare avanti, a dire sempre si alla
vita, anche quando è quasi impossibile. Dopo
ancora molto tempo che camminavano, gli
prosegue da pag 1 Il “rompicampo” dell’adolescenza
la personalità sono le cose fondamentali. Certo se poi c’è anche
l’attrazione fisica meglio ancora! A quest’età quello che può
essere “amore” in realtà, non è che una “cotta”, ma è meglio
così perché è divertente immaginare e fantasticare su una storia
che si sta vivendo o che si vorrebbe vivere. Questo solitamente
è quello che fanno le ragazze che obiettivamente sono più ingenue. I ragazzi, invece, diventano a volte (e solo alcuni!) più
sciocchi perché vogliono apparire come i più “fighi” del gruppo,
anche se ciò ASSOLUTAMENTE non serve, anzi secondo me si
ottiene l’effetto contrario. Credo che per distinguersi, ognuno di
noi, debba mostrare le proprie qualità e non quelle che gli altri
vorrebbero che mostrassimo.
Alcuni ragazzi che conosco si lasciano condizionare, cambiando
in peggio e andando anche male a scuola solo perché secondo
loro è più importante (e facile!) diventare campioni ai videogiochi o uscire. Probabilmente questi ragazzi, leggendo l’articolo
capiranno che mi sto rivolgendo a loro e penseranno: “ma questa che vuole?!” Io ovviamente non voglio rompere “la loro tranquillità”, ma siccome ad alcuni di essi ci tengo e so che sono
intelligenti, cerco di farli riflettere, anche se senza risultati.
L’adolescenza come dicevo prima ci trasforma e può farci capire
quali sono i veri valori, come ad esempio l’amicizia. Al giorno
d’oggi è difficile trovare degli amici che siano degni di essere
definiti tali, perché molti lo sono solo per convenienza o per un
secondo fine. In quest’ambito le nuove tecnologie non ci aiuta-
Il “rompicapo”
dell'adolescenza- 2
Classe 2 C SM Iqbal Masih
L’adolescenza è un periodo difficile da affrontare in cui
si alternano sentimenti contrastanti; si passa facilmente dall’amore all’odio dalla timidezza all’aggressività.
Spesso capita di vivere questi sentimenti a discapito
dei nostri genitori che devono costantemente sopportare le nostre reazioni. Ci rifugiamo frequentemente in
un mondo tutto nostro dove prevalgono sentimenti
diversi senza equilibrio. Noi adolescenti diamo sfogo
alle proprie emozioni trascurando responsabilità e
doveri. E’ un periodo di continui cambiamenti nell’aspetto fisico e nel comportamento: non accettiamo il
nostro aspetto, ci sentiamo goffi, “brutti” per qualche
difetto reale o immaginario o imitiamo gli adulti per
alleati li stavano raggiungendo e avrebbero
sicuramente arrestato i loro carnefici. Dunque
uno di loro si spogliò accanto a lei per non farsi
riconoscere.
Liliana avrebbe potuto prendere la pistola e
sparargli,ma non lo fece. Infatti ci ha anche
detto che è contenta di non aver ucciso quel
soldato, perché se lo avesse fatto, avrebbe un
rimorso troppo grande: “Meglio essere vittime,
che carnefici!”
apparire più “grandi”. Abbiamo incertezze e difficoltà ad
integrarci in un gruppo, possiamo riuscire a socializzare,dopo le difficoltà iniziali, o tendiamo a isolarci attribuendo la responsabilità agli altri oppure diventiamo
aggressivi, perché non ci sentiamo a nostro agio e
siamo turbati. Noi adolescenti parliamo spesso d’amore sbagliando perché, forse, è un sentimento troppo
profondo da provare alla nostra età, ma ci capita
comunque di sentire emozioni così forti che ci disorientano e ci fanno perdere la testa.
Confondiamo l’infatuazione con l’amore, ma anche la
“conoscenza” con l’amicizia che per essere tale necessita di molti requisiti: feeling che si acquisisce col
tempo, fiducia e disponibilità.
Un amico è colui che ti rende importante con il quale si
è sempre se stessi e a cui puoi confidare i tuoi segreti.
L’adolescenza è considerata un’età di smarrimento, di
transizione, ma per noi è una stagione bellissima ricca
di emozioni.
no perché non ci permettano di stringere legami sinceri,fatti di
sguardi, parole ed emozioni espresse guardandosi negli occhi,
senza nascondersi dietro una schermata video! Il computer infatti, viene utilizzato per svolgere compiti e comunicare con amici
distanti da noi negandoci però la possibilità di andare al parco
in bicicletta o a fare una passeggiata con gli amici. L’Ipod invece ci “estranea” dal mondo poiché quando indossiamo gli auricolari non sentiamo coloro che ci parlano, quindi se, a volte, può
essere utile per rilassarsi altre, invece, non ci consente di relazionarci con persone nuove.
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La
cultura
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Fanciulli
di ferro
di Alessandra Giannoccaro, 2B SMS Falcone-Borsellino
l giorno 29 gennaio 2009 noi classi seconde,
siamo andati a vedere uno spettacolo teatrale
intitolato “Fanciulli di ferro”.
Dopo un “lungo” tragitto in un autobus privato,
finalmente siamo arrivati a destinazione: teatro
Buratto al PIME.
Ok, è il momento, le luci si abbassano sempre più,
fino a spegnersi. Silenzio. Dopo pochi secondi un
riflettore si accende illuminando la strana scenografia fatta di lamine di ferro squarciate come da
sciabolate,sospese in aria, sul fondale.
Improvvisamente si sentono le voci degli attori, un
uomo e una donna! Solo loro due, nessun altro.
Eppure attraverso i loro dialoghi sembrava di vedere gli altri ragazzi della loro banda. Questo spettacolo parla di un argomento che oggi nei telegiornali non è molto trattato ma che è un argomento
attualissimo e delicato: moltissimi ragazzini nelle
nazioni in guerra sono costretti a combattere,a
diventar soldato ed uccidere i loro connazionali. E’
un fatto che colpisce in fondo in fondo il cuore di
ogni ragazzino come noi perché ci rendiamo conto
che siamo fortunati ad essere qui, ad avere una
famiglia, ad avere soprattutto la possibilità di vivere una vita serena e non con delle bombe
I
agganciate al bacino e con un fucile a tracolla.
Lo spettacolo si svolge in un paese tra le montagne, d’estate, in una piazza dove Fran e Assad, i
protagonisti insieme a tutti i bambini del villaggio
giocano. La guerra cambia d’un tratto le loro vite e
le devasta: Assad perde la sua identità e la guerra
lo trasforma in un bambino soldato e Fran diventa
una ragazzina che vuole scappare dalla vita.
Nessuno si riconosce più: tutti morti, tutti in guerra, tutti sperduti in un campo minato dove le uniche certezze sono ricordarsi il proprio nome, e non
dimenticare i parenti o gli amici saltati per aria per
una bomba.
L’unica cosa da fare è raccontare la loro guerra, raccontare la loro sofferenza, raccontare che cosa si
prova ad essere impasticcati dal mattino fino alla sera
contro la propria volontà, raccontare come ci si trova
a non avere più casa, più parenti, più amici.
E’ per questo che il punto di vista di una ragazzino come noi è importante: perche un ragazzo nel
percorso della sua vita può scordare cosa ha fatto
il giorno prima, ma non può dimenticare una guerra vissuta, una guerra che, seppur vinta, ha lasciato solchi profondi nel cuore.
Il piccolo principe
di Sara e Luana
Classe 4A Scuola Primaria San Colombano
Noi della nostra classe
abbiamo pensato e deciso di fare una recensione
su un libro che alcune
nostre compagne, hanno
letto; ma non un solito
libro ma un testo che
abbiamo trovato interessante e che ci ha fatto
provare: emozioni e sentimenti. Due di noi hanno
letto: “Il piccolo principe”,
un opera che affronta temi importanti come
il senso della vita, il significato dell’amicizia
e dell’amore. E’ la storia di un aviatore che
racconta di un atterraggio di fortuna nel
deserto Sahara. Incontra un bambino, il piccolo principe proveniente da un altro pianeta
che si trova in visita sulla Terra, per scoprire
le meraviglie di questo pianeta. Tra i due
nasce una grande amicizia fatta di racconti
della propria vita e confidenze. Nel racconto
si scopre dell’amicizia “…. L’essenziale è invisibile agli occhi …. “Quando l’aviatore torna
a casa e di sera guarda il cielo stellato
pensa sempre al “suo piccolo principe”.
A noi, questo libro, è piaciuto molto, soprattutto l’incontro tra i due protagonisti e il
momento in cui il piccolo principe chiede
all’aviatore di disegnargli una pecora, e siccome non riesce, escogita un modo per
accontentarlo: disegna una scatola e afferma
che la pecora c’è, ma non si vede, perché è
dentro la scatola. Abbiamo riflettuto e pensiamo di poter ricavare un insegnamento:
mai sottovalutarsi; ma trovare sempre una
soluzione ai problemi e alle difficoltà.
Noi consigliamo fortemente a tutti di leggere
questo magnifico libro.
Nuove Band
Italiane all’Assalto
a cura di Biase Vittoria, Eric Greco, Pasache Luis – SMS Falcone-Borsellino
el 1991 sulle radio universitarie americane
imperversano i Nirvana, una nuova band
from Seattle: la pressione del pubblico e
l’influenza di queste radio costrinse i grossi
network statunitensi a programmare il gruppo di
Kurt Cobain con la sua sonorità estremamente
aggressiva, punk, rock, giunge appunto. Lo stesso,
di rimbalzo, succedeva in Italia e di conseguenza le
grosse stazioni radio italiane guardarono con simpatia i rockettari tricolori. Fu così che Litfiba, CCCP
e Timoria cominciarono la loro scalata al successo.
La gloriosa storia del rock italiano prosegue anche
negli anni ’90 e arriva fino ad oggi con nomi nuovi
ma già prestigiosi. Tra le band più famose, ricordiamo senz’altro gli Afterhours, i Marlene Kuntz, i
Negrita, i Verdana.
N
Seguiti, poco dopo, da Subsonica, le Vibrazioni,
Negramaro. Tra le band più giovani, ma già con un
ottimo seguito di pubblico e critica, vanno citati
senz’altro i Baustelle. Come solista, brilla l’astro di
Carmen Consoli. Ma la storia dell’ultimo decennio
del rock italiano vanta parecchi altri nomi gloriosi.
Dal Nord Est, le esperienze di Prozac +, Estra, Tre
Allegri Ragazzi Morti. Da Milano, le proposte sonore di Morgan e prima ancora dei Bluvertigo, Scisma,
Soon, Ritmo Tribale. L’Emilia Romagna contribuisce
con i Massimo Volume, Pitch e Marta sui Tubi.
Kaballà giunge dalla Sicilia, da Napoli arrivano i 24
Grana. Rock-metal di qualità con i Lacuna Coil. I
Linea 77 e gli Estrema. Non si possono poi dimenticare Massimo Volume, Shandon, Meganoidi,
Settevite, Deasonika e Punkreas.
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11
La
cultura
Giralibro, il bello
di scrivere
Katyn, il film
Federica Madeo, Giulia Gentili, Mishell Iankov - 2A della SMS Maffucci-Pavoni
iralibro è un concorso interscolastico a
cui la scuola Maffucci-Pavoni partecipa
da molto tempo e consiste nello scrivere
dei testi rispettando una determinata traccia.
Anche l’anno scorso noi della II A vi abbiamo
partecipato, bisognava produrre un testo di
massimo venti righe nel quale indicare che libro
avremmo voluto salvare nel caso bruciasse la
città, spiegarne la motivazione e consigliarlo
agli amici o agli amanti della lettura.
Quest’anno invece, per partecipare al concorso,
si deve scrivere una lettera a uno scrittore
italiano o straniero, vivo o morto, in cui
esprimere delle critiche o piuttosto dei
complimenti, raccontargli qualcosa della nostra
vita o chiedergli un consiglio o fargli
semplicemente delle domande. Per il primo
posto si ci aggiudica ben venticinque libri, per
il secondo quindici e per il terzo cinque, vi sono
anche i premi speciali e inoltre il Giralibro
cercherà di spedire le lettere più belle allo
scrittore che potrebbe anche rispondere! Ecco
una breve lettera della nostra compagna Sara
Pesatori:
G
Cara Francesca Simon,
il mio nome è Sara e ho dodici anni. Ho appena
finito di leggere uno dei tanti libri che hai
scritto, si intitola “Rico la peste quasi un eroe”.
Sei la scrittrice che preferisco, perché leggendo
questo libro mi sono
rispecchiata un po’ in
Rico; anch’io faccio molti
scherzi ai miei fratelli, li
picchio anche, però loro,
al contrario di Pietro,
rispondono quando li
picchio e vengo picchiata
anch’io. Il tuo libro è fantastico, ci
sono tanti punti in cui Rico fa qualcosa
di sbagliato che però fa ridere, ma
anche cose brutte e cattive, come
quando mette i pastelli a cera di suo
fratello sul calorifero acceso, in modo
che si sciolgano. Il capitolo che mi è
piaciuto di più è il primo, perché Rico
diventa un bambino bravo ed educato
come Pietro l’angioletto.
Questo capitolo ci insegna
che essere delle pesti non
aiuta nessuno, anzi, fa
del male; invece essere
dei bambini bravi ed
educati fa bene a tutti ed
è una gratificazione
immensa!
Francesca, vorrei tanto
conoscerti e diventare
tua amica, perché sei
una scrittrice fantastica;
potresti insegnarmi dei trucchi per scrivere libri
seri ma anche un po’ divertenti, stratagemmi
per mantenere sempre viva l’attenzione del
lettore. Mi piacerebbe leggere tutti i tuoi libri,
però non ho tanto tempo perché devo andare
a scuola e fare tutti i compiti. Anche se non
potrò conoscerti per me è già stato un piacere
poterti scrivere questa lettera. Spero
tanto che tu la riceva dalla tua futura
amica Sara.
L’Onda
Luca Arrigoni, 3C IC Borsi
Il film è ambientato in
Germania in epoca contemporanea. L’obiettivo dell’opera è quello di riflettere su
come e in quali circostanze può nascere una dittatura.
I protagonisti della vicenda sono un gruppo di ragazzi
appartenenti ad una squadra di pallanuoto. Durante la
settimana dedicata all’argomento riguardante l’autocrazia il professor Rainer Vengher, dopo la resistenza della
classe nell’affrontare questo tema, decide di far conoscere ai ragazzi come nasce una dittatura e come si sviluppa attraverso una simulazione di giochi di ruolo.
Tutto ciò fa scaturire nei ragazzi un’irrefrenabile creatività, i quali si mettono subito all’opera nel tentativo di
Noi della 2A invitiamo tutti i ragazzi a
partecipare al Giralibro, perché anche
se non si vince è divertente scrivere e
far leggere agli altri le proprie
creazioni!
Ilaria Ferrara & Veronica
Daidone-3C, ICS Iqbal Masih
Questo film si svolge in
Polonia ai tempi della
Seconda Guerra Mondiale
quando il Paese era diviso
tra le truppe tedesche guidate da Hitler e quelle sovietiche guidate da Stalin. L’esercito polacco, dopo la sconfitta, fu in parte arrestato dai sovietici e in parte dai nazisti. Stalin organizzò l’esecuzione di oltre 15.000 ufficiali polacchi. Questo massacro fu scaricato per decenni sull’altrettanto sanguinario esercito del Terzo
Reich quando invece furono i sovietici a compiere questo massacro. Una delle scene che più ci ha stupiti e impressionato è stato
quando la popolazione polacca fu bloccata su un ponte, dove da
una parte incombevano i tedeschi e dall’altra i tedeschi. Nessuna
via di fuga. Gli ufficiali polacchi furono deportati ed uccisi uno ad
uno, con un colpo di pistola alla nuca, nella foresta di Katyn e
poi sepolti in una fossa comune. I cadaveri furono scoperti dopo
ben 5 anni, e uno di questi soldati, Andrzej, scrisse giorno per
giorno ciò che accadde dal giorno del sequestro fino a quello
della morte, su un block notes, e fu Anna, sua moglie, la prima a
leggere la testimonianza del marito dopo il ritrovamento del
libretto e dei cadaveri dei soldati. Il regista, Andrezej Wajda, si è
ispirato alla storia di suo padre, caduto vittima delle truppe
sovietiche come i soldati polacchi morti a Katyn. In pochi conoscono questo episodio storico della Seconda Guerra Mondiale.
Per noi la scena finale non si scorda facilmente; una scena dura,
che porta il coraggio e la vita di soldati polacchi nella fossa con
un colpo decisivo. Nessuno di noi spera di provarlo sulla propria
pelle, ma a vedere questi film, le testimonianze delle persone, gli
scritti, è come se ognuno di noi si trovasse in quel posto, faccia
a faccia con il nemico e quindi la morte, incapaci di fare nulla.
Siamo contenti di aver visto questo film, siamo stati molto fortunati e adesso anche noi siamo a conoscenza di quello che è
avvenuto. Nessuno può porre fine a vite umane, nessuno può
troncare la loro voglia di vivere, i loro sogni e desideri. Tutti,
senza nessuna distinzione di razza o di credo, hanno il diritto di
vivere e di avere i propri momenti belli come quelli brutti.
realizzare qualcosa che avesse potuto riempire loro
la vita; chiamano questo movimento “L’Onda” che
significa il travolgimento di tutto ciò che si trova
sul loro cammino, indossano della camicie bianche
come divisa, mandano in rete un sito inerente
questo fenomeno, ideano un saluto di riconoscimento che consiste nel fare un gesto con il braccio
assomigliante ad un’onda. A differenza degli altri, Carol
non vuole far parte di questo movimento, perché la sua
contestazione e l’intuizione che il pericolo è in agguato
nasce quando vede che tutti indossano delle camicie
bianche, poichè ciò faceva perdere a coloro che la
indossavano l’unica cosa che li contraddistingueva dagli
altri: l’individualità. Dopo un po’ di tempo però la situazione sfugge di mano al professore e i ragazzi, entusiasmati da questa nuova esperienza, commettono atti
vandalici. Allora il professor Rainer convoca tutti coloro
che facevano parte del gruppo dell’Onda in una sala,
dove comunica loro che, considerato quello che ne è
derivato da questo esperimento, L’Onda da quel
momento in poi non sarebbe più esistita; questa comunicazione provoca in Tim una reazione negativa, perché
egli ferisce un suo amico e successivamente si uccide.
Mi ha colpito molto il fatto che da una situazione normale e comune si possa arrivare ad un episodio così
drammatico, quale la dittatura.
In particolare quando i ragazzi hanno affermato che in
Germania la dittatura non avrebbe più potuto esistere e
nel caso in cui si fosse manifestata, avrebbero saputo
in che modo reagire, visto che nel territorio tedesco la
dittatura si era già verificata. L’Onda è un film che afferma e fa meditare che questi tipi di pericoli si possono
verificare ancora oggi e che nessuno di noi di fronte a
ciò può esserne immune.
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in arte
12 Scuola,
oltre i dintorni
La
cultura
5A Scuola Primaria San Colombano
l progetto “Scuola, dintorni ed arte” nasce più
di venti anni fa con l’obiettivo di avvicinare i
bambini della scuola primaria al territorio in
cui vivono, facendogli scoprire gli aspetti
urbanistici e paesaggistici, i monumenti storici, le
attività lavorative.
La zona Barona – Ronchetto sul Naviglio, in cui
si trova la nostra scuola, sorge in una parte
periferica della città di Milano e, nel corso di questi
anni, ha subito molti cambiamenti e le nostre
maestre hanno pensato di raccogliere nel tempo
le immagini dell’ambiente che cambia. Per far
questo, noi bambini siamo stati affiancati da artisti
che ci hanno offerto la loro esperienza
insegnandoci le tecniche pittoriche necessarie per
realizzare le nostre opere.
Alla fine la nostra scuola si e trasformata in una
Pinacoteca! Chi visita la nostra scuola può vedere
appesi alle pareti i molti quadri che abbiamo
realizzato nel corso degli anni.
Da alcuni anni abbiamo allargato il territorio da
rappresentare passando dalla nostra zona alla
I
città di Milano, per questo il titolo del progetto è
stato modificato in “Scuola, in arte, oltre i
dintorni”. Ad esempio la nostra classe, l’anno
scorso, ha riprodotto la Galleria Vittorio Emanuele.
Ma come si svolge il progetto?
Le insegnanti, il pittore e noi alunni decidiamo il
soggetto che vorremmo dipingere, quindi
raccogliamo informazioni. Insieme al pittore
andiamo sul luogo prescelto per osservarlo e fare
degli schizzi del posto. Durante l’uscita facciamo
anche delle foto. In classe ogni alunno riproduce
il luogo visitato, prendendo spunto dagli
schizzi realizzati e dalle foto scattate.
Ognuno di noi poi dipinge
la propria opera secondo la tecnica scelta dal
pittore che ci è vicino per darci suggerimenti e,
qualche volta, correggere i nostri errori. Questo
lavoro ci serve di esercizio perché poi con il pittore
si prepara un quadro grande dipinto da tutti gli
alunni.
Il quadro grande e le singole opere degli alunni,
accompagnate da un cartellone che spiega la
tecnica usata ed espone brevemente la storia del
luogo, del monumento rappresentato, sono poi
esposte in una grande mostra nei locali della
scuola.
Ogni anno, a fine maggio, viene infatti allestita
una mostra con tutti i lavori realizzati dalle classi
del nostro istituto. Quest’anno l’inaugurazione
della mostra avverrà il 29 maggio.
E’ bello vedere le nostre opere esposte come in
una vera mostra di pittori; ed è bello che gli altri
le ammirino. Ci fa sentire importanti, come dei
veri artisti.
Lavorare con un pittore è un’esperienza insolita,
un’occasione per imparare nuove tecniche. La
nostra esperienza è sempre stata bellissima, molto
positiva. Ci siamo sempre divertiti e abbiamo
lavorato con grande entusiasmo. Questa attività
ci ha permesso di imparare tanto, così quando
dipingiamo o coloriamo in classe da soli, mettiamo
in pratica, con creatività, ciò che abbiamo appreso.
LA TV.
Guardarla: sì o no?
Classe 5° Scuola primaria IC Borsi
T
utti i bambini della mia classe hanno la tv: chi una,
chi due, chi tre. Averla è bello perché quando non sai
cosa fare o ti annoi accendi la tv. Un giorno ero molto
ma molto annoiata, l’ho accesa e due ore sono passate come
due minuti, anzi due secondi guadando un programma che
mi piaceva. Sono tanti i programmi che si possono guardare:
i documentari per scoprire ed imparare nuove cose, sullo spazio, sugli animali, sulla natura…cartoni animati per divertirsi e
film gialli per avere un po’ di tensione. Per cui scegliendo i
diversi programmi televisivi, la tv può essere uno strumento
molto Però non va guardata sempre ma al suo posto si può
leggere un bel libro; si può giocare insieme… Inoltre ci sono
dei programmi che bisogna guardare con la presenza di adulti. Io, ogni sabato, guardo Cold-case, che è bollino giallo, con
la mia mamma. Infatti all’inizio di ogni programma ci sono
vari simboli con cui si precisa con chi bisogna vedere il programma: bollino verde i bambini da soli, giallo adulti e bambini, rosso solo adulti. La tv non bisogna vederla da tanto
vicino perché dopo un po’ gira la testa e ti fanno male gli
occhi. Infatti un giorno ho guardato la tv da troppo vicino e
dopo venti minuti, mezz’ora mi girava la testa e mi facevano
male gli occhi. Se continui a guardarla poi ti abitui e non
discuti più con la famiglia, non si parla e non ci si racconta
più niente. Alcune volte mi capita che sto guardando la tv ed
arriva mia nonna e non la saluto nemmeno così lei Me la spegne. Se guardi in continuazione la tv e non hai un limite
potresti dimenticarti i compiti!
Secondo me avere una tv è giusto perché quando sei annoiato/a puoi rilassarti guardandola, però bisogna controllare il
tempo e da dove la guardi: da troppo vicino non va bene ma
da troppo lontano neanche.
Bisogna soprattutto scegliere il programma adatto.
Per cui buona tv a tutti!
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La
cultura
Teatro – scienza
di Rauda Abdel Mola, Alessandra Castro, Loreine Rogacion, Sara Valassina – 2C Iqbal Masih
l 16 Marzo alcune classi della scuola I. Masih si
sono recate all’Università Statale di Milano per
partecipare al progetto “Teatro–Scienza 2009”,
organizzato dall’ateneo e dal Piccolo Teatro di Milano,
in occasione del bicentenario della nascita di Darwin.
Nell’aula Magna erano presenti 400 alunni di scuole
elementari medie inferiori e superiori.
Lo spettacolo è stato presentato da Alessandro Cecchi
Paone, vestito in modo buffo con una lunga toga
bianca e nera e uno strano cappello. Al nostro arrivo
due persone vestite da gorilla hanno consegnato
degli indovinelli scientifici a noi ragazzi, mentre sugli
schermi venivano proiettati dei video sull’evoluzione
naturale, secondo la teoria di Darwin, dalla prima
forma di vita, nata nell’acqua, fino all’uomo sapiens
sapiens.
Successivamente sono saliti sul palco tre professori
di scienze dell’università che hanno presentato con
scenette divertenti diversi esperimenti riguardanti
I
gli stati della materia e il passaggio da uno stato
all’altro. Per esempio hanno immerso in una busta
termica, contenente dell’azoto a 200 gradi sotto lo
zero, un palloncino con gas che è diventato più
piccolo e solido e dopo pochi secondi è ritornato
allo stato originale.
I professori hanno spiegato le proprietà della luce.
Abbiamo esaminato la riflessione con fasci di luce
contro ostacoli e per osservare la sua traiettoria è
stato sparso del borotalco. Abbiamo conosciuto la
rifrazione di un raggio di luce che passando nell’acqua
varia la direzione di propagazione. Come ultimo
esperimento hanno dimostrato che la luce bianca è
policroma ed è formata dai colori dell’arcobaleno,
infatti, hanno riflesso su un telo bianco tre colori: il
rosso, il blu e il verde e lo schermo è diventato di
nuovo bianco.
Questa è una proprietà solo della luce.
Terminati gli esperimenti, alcuni ragazzi hanno
Ramona Niculau, Giada Daelli, classe 2D, Iqbal Masih
N
1986.
La regia è di Roland Joffrè, nel cast compaiono
Robert De Niro e Jeremy Irons, le musiche dell’italiano Ennio Morricone.
Il film, ambientato nel Sud America, tra il 1608 e
il 1767, narra le vicende di un cacciatore di schiavi di nome Rodrigo Mendoza che
uccide per gelosia il fratello.
Travolto dal rimorso decide di
lasciarsi morire, ma un padre
Gesuita di nome Gabriel lo convince a espiare la sua colpa seguendolo in una rischiosa spedizione
nel cuore della foresta tropicale,
situata
sopra
le
cascate
dell’Iguazu, al confine tra il
Brasile, Argentina e Praguay per
evangelizzare una sperduta tribù
di indio Guarnì. I Gesuiti fondano
una missione chiamata “riduzione”. Le riduzioni erano dei centri
dove gli indios apprendevano a
lavorare e a vivere pacificamente in un sistema comunitario.
Ma questa iniziativa viene vista come un disturbo
ai coloni dalle autorità spagnole e portoghesi
interessate allo sfruttamento degli schiavi nelle
piantagioni. Tanto che la Chiesa arriva a minacciare la presenza dei Gesuiti in tutti i loro territori,
anche europei. Per questo il pontefice manda il
cardinale Altamirano ad appianare la situazione,
Le tre faccine di
Harvey Ball
Simone Ruggiero, William Casaccio, Davide Dona’ 2A
IC Borsi
Mission
el numero di questo mese vogliamo suggerirvi la visione del film “Mission”, vincitore della Palma d’Oro a Cannes nel
partecipato a un gioco a quiz in due squadre che
dovevano rispondere a dieci domande. La più
interessante è stata: quanto tempo impieghiamo a
contare fino a un miliardo? (risposta 95 anni).
Alla fine del quiz la squadra vincente ha ricevuto un
premio. Come ultima sorpresa sono saliti sul palco
due sostenitori, tra cui il professore Umberto Veronesi,
della ricerca contro il cancro che hanno parlato delle
ultime scoperte scientifiche.
E’ stato divertente imparare con giochi teatro e quiz
e chissà se qualcuno di noi si appassionerà allo studio
della ricerca scientifica.
ma nonostante riconosca la validità delle missioni Gesuite, egli ordina ai religiosi di abbandonarle per motivi politici.
I Gesuiti, però, decidono di combattere, ognuno
a modo loro, per non abbandonare gli indios che
li hanno accolti. Alla fine, dopo una sanguinosa
battaglia, i Gesuiti e gli indios verranno uccisi.
Gli unici sopravvissuti saranno un gruppo di
Guarnì che si erano nascosti nella foresta.
La visione di questo film è
stata per noi un’occasione
per discutere di temi forti
riguardanti le ingiustizie subite dagli Indios Guarnì, il
coraggio dei Gesuiti che condivisero con loro gioie e dolori. Ma abbiamo anche riflettuto sugli stati d’animo, su sentimenti come l’ira, la rabbia, la
gelosia, il senso di colpa e sull’importanza di imparare a controllare questi sentimenti perché, diversamente, si rischia di
commettere cose sgradevoli e
spaventose. A molti di noi è
rimasta impressa l’esperienza di
Rodrigo Mendoza il quale,
ossessionato dal rimorso, ha
avuto la possibilità di trovare un modo per
espiare la propria colpa, rifacendosi una nuova
vita al servizio degli altri.
Segnaliamo la splendida colonna sonora che fa
da sfondo alle bellissime immagini della natura
della Foresta Amazzonica.
Noi abbiamo letto su Repubblica un articolo
riguardante le tre faccine di Harvey Ball che
conosciamo perché le usiamo a scuola per le
autovalutazioni relative alle varie materie
e al comportamento.
La faccina allegra interpreta la
valutazione positiva, quella
seria la valutazione accettabile mentre quella triste quella
negativa.
Noi studenti, nella nostra scuola, da anni usiamo un porfolio in
cui abbiamo adottato il sistema
delle faccine create da Harvey Ball nel 1963
su richiesta di una compagnia di assicurazione, per tenere su il morale degli impiegati
pubblici, invitandoli a sorridere. Da allora
questo simbolo è diventato famosissimo e si
trova in tanti ambiti con il nome di “SMILE”.
Noi questo sistema lo utilizziamo per le
autovalutazioni; nel futuro vorremmo usarlo
anche per valutare il comportamento delle
prof. in modo che anche loro possano
migliorare.
Pare che questo sistema sia in uso anche
per valutare il lavoro degli impiegati pubblici
da parte degli utenti.
Così basterebbe la lievità di un tocco di dito
sul touchscreen, anzi che la macchinosità di
una scheda da compilare, per esprimere il
proprio gradimento nei confronti degli operatori.
Nella mente del Ministro questo sarebbe
un modo veloce per controllare chi lavora
bene o meno.
Gli impiegati non sono molto contenti.
Chissà se lo sarebbero gli insegnanti?
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La città
dei ragazzi
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Milano: un patrimonio…
artistico!
di Federica Madeo, Giulia Gentili, Mishell Iankov- 2A SMS Maffucci-Pavoni
ilano, capoluogo della Lombardia, ha
un patrimonio artistico e culturale
molto ricco.
Il Duomo è la spettacolare cattedrale costruita
nel 1386 per volere del signore di Milano Gian
Galeazzo Visconti in marmo rosa di Candoglia.
Per terminare la sua
costruzione sono
serviti secoli di lavoro e le migliori maestranze dell’Europa
settentrionale.
Fu edificato sul luogo
delle antiche chiese
di
Santa
Maria
Maggiore e di Santa
Tecla. Le sue caratteristiche principali sono
le guglie, le vetrate
colorate e istoriate, le
colonne, le più di 3500
sculture e la sua maestosità. Inoltre su una guglia
a 108 m di altezza vi è la Madonnina tanto
fotografata dai turisti.
Vi è poi San Lorenzo, un’importante basilica
paleocristiana, a pianta centrale, situata in
Porta Ticinese. Nello spazio antistante la facciata principale si sviluppa lo scenografico
colonnato composto da sedici colonne di origine romana. Fanno corpo con la basilica le
cappelle di Sant’Aquilino, San Sisto e
Sant’Ippolito.
Altra basilica è quella di Sant’Ambrogio, fatta
M
costruire nella zona dove erano stati sepolti i
cristiani martirizzati dalle persecuzioni romane; attualmente nella cripta sono conservate
le spoglie dei SS. Ambrogio, Gervasio e
Protasio. Ha una facciata a capanna, un quadriportico e un altare in oro, argento e pietre
preziose.
In piazza Mercanti vi è un altro edificio che fa
parte del nostro patrimonio: il Palazzo della
Ragione. Esso servì per diversi scopi: nato per
ospitare le assemblee cittadine divenne in
seguito tribunale fino a quando Maria Teresa
lo fece trasformare in archivio degli atti notarili ampliandolo con la costruzione della parte
superiore contraddistinta dai grandi finestroni
ovali, il sopralzo teresiano.
Il risultato più compiuto del Rinascimento è
Santa Maria presso San Satiro. Essa doveva
avere una pianta centrale ma ciò non era possibile a causa dell’esistenza di una strada,
l’attuale via Falcone. Quindi Bramante avvalendosi delle sue doti di pittore e della conoscenza dei principi della prospettiva realizzò
un bassorilievo dorato e colorato per ottenere all’occhio la
dilatazione
dello
spazio.
Nonostante la sua grande bellezza, il patrimonio milanese
secondo noi non è abbastanza
valorizzato e noi ragazzi, compresi quelli che vivono in questa città da quando sono nati,
quando ci rechiamo in centro
riusciamo a riconoscere solo il Duomo.
Ci siamo resi conto dell’esistenza di altri
magnifici edifici di Milano solo ora che stiamo
cercando di realizzare una gita per conoscere
e osservare il “tesoro” artistico della nostra
città. Ci siamo confrontati e abbiamo costatato che è successo a tantissimi di passare da
piazza Mercanti e pensare di essere davanti a
un comune palazzo e non al Palazzo della
Ragione, di cui moltissimi non avevano mai
sentito parlare. Ci duole sottolineare come
questo alla fine ci rammarichi, perché bisogna
dare valore alle cose, al nostro patrimonio
affinché non si dimentichi. Uno di noi che si è
recato in Francia in vacanza ha raccontato che
per esempio ad Amboise, nel giardino della
casa-castello in cui è vissuto Leonardo Da
Vinci negli ultimi anni della sua esistenza, si
può ammirare una spettacolare scenografia
che mette in mostra in modo coinvolgente i
lavori, gli studi compiuti da questo grande
maestro del Rinascimento italiano, tanto da
recare l’impressione che Leonardo Da Vinci
venga più valorizzato dai francesi
che
dagli
italiani.
Pertanto invitiamo i
nostri lettori a interessarsi e a visitare tutte
le bellezze che sono
state testé descritte e
altre ancora perché
costituiscono la storia
della nostra amata città.
Le classi quinte conoscono
Milano-romana
M
a cura di Matteo Miranda e Marco Lombardo, 5A, IC Borsi
artedì 17 febbraio abbiamo visitato
Milano-romana. Abbiamo visitato la
chiesa dedicata a San Lorenzo; davanti
all’entrata della chiesa sorge una statua dell’imperatore Costantino. La nostra guida ci ha raccontato che la chiesa era stata costruita nell’epoca
romana con materiali presi dall’anfiteatro. Nella
chiesa, infatti, ci sono delle colonne “riciclate” dai
templi romani.
Nel Medioevo sono stati costruiti absidi e torri per
ampliare la chiesa. Sulla cupola della chiesa c’è una
leggenda che narra di una colomba che, avendo
trovato una serpe nel proprio nido, scagliò su di
essa un ceppo ardente facendo crollare la cupola.
Finita la spiegazione e la visita della chiesa abbia-
mo visitato la parte antica di Milano. Abbiamo visto
i resti del Circo voluto dall’imperatore Massimiano,
nel quale gli antichi romani praticavano le gare con
le bighe trainate dai cavalli. Purtroppo alcune case
sono state costruite proprio sopra resti romani e
hanno “rovinato” reperti storici. Dopo una lunga
camminata siamo arrivati al Museo Archeologico
sezione Romana di corso Magenta . Lì abbiamo
visto il plastico di Mediolanum, per capire com’era
sistemata Milano. Nel museo c’erano statue di persone importanti, gioielli, oggetti quotidiani dei
Romani, mosaici trovati nelle terme o nelle chiese
e piatti in oro o argento, tra cui uno che raffigurava gran parte degli dei romani. La visita oltre che
divertente, è stata anche molto istruttiva.
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Motocross:
che passione!
SPORT
di Pietro Villani, 1C Iqbal Masih
A
nno 2008: l’Italia vanta due eccezionali
Campioni del Mondo. Nomi sconosciuti, se non
sulle riviste specifiche. Domanda: in quale
sport? Nel motocross. Poco conosciuto come i suoi campioni. Che si chiamano David Phlippaerts (di Lucca) e il
siciliano Tony Cairoli. Da dove si comincia per sognare
di diventare come loro? Beh, non è così impossibile.
Motocross: sogno di molti ragazzini, terrore dei genitori, è tra gli sport “pericolosi”, se ne parla poco nei giornali e tra i motori è considerato sport “minore”.
Minore…per fortuna nei soldi, ne circolano meno che nei
rally o nella MotoGP. E, se ci vogliono meno soldi, significa che molti lo possono praticare. Come diventare allora motocrossista? Ci vuole la moto, certo, anche di
seconda mano. Che deve essere trasportata, dentro
un’auto/camper o su un carrello. Nessun risparmio invece sulla sicurezza: casco, protezioni (schiena, gomiti,
collo), ginocchiere, stivali appositi rinforzati, pantaloni
pure, guanti e occhialoni. Sei pronto? Non ancora.
Obbligatoria la licenza annuale, per girare in tutte le
piste, che si riceve solo dopo una visita medica agonistica con ECG, e rilasciata solo attraverso l’iscrizione a
un motoclub della FMI. Questo ti garantisce assicurazioni e sicurezza nelle gare, dove sempre è presente una
ambulanza. Per la prima licenza devi avere almeno sette
anni. E’ presto, sì. Perché una buona padronanza della
moto arriva più avanti, coi gesti coordinati e l’indispensabile allenamento fisico, specie su braccia ginocchia
gambe. Eppure li vedi i piccolini, con un casco più grosso di loro, gli occhioni concentrati e impauriti, alcuni
vengono issati sulla moto dal papà…quando i genitori
sono più gasati dei figli…e questo è molto sbagliato. Ma
del resto, è inevitabile che la passione sia trasmessa dal
genitore, che spesso corre anche lui. Il genitore è il
primo maestro, perché, come per ogni cosa, devi fare
scuola, tanta scuola con bravi istruttori, e tanta esperienza. Certo, se vivi vicino a un circuito, è tutto più facile, diventi subito bravo. Se vivi a Milano come me, sappi
che le piste più vicine sono Lodi, Ceriano Laghetto,
Dorno. E la mitica pista mondiale della Malpensa, con i
suoi salitoni e discese mozzafiato. Passione e passione,
perché la fatica è tanta, per chi corre e per chi accompagna. Ma il fascino… tremendo e agghiacciante… il
rumore assordante dei due tempi, come tante zanzare
impazzite. La fifa/adrenalina in partenza, dietro quei cancelletti che si aprono di botto, le 30 moto che si infilano a imbuto nella prima curva. Poi il gruppo si sgrana,
durante la gara. I salti, spettacolari e terribili, fascino di
questo sport, decolli in aria e devi saper atterrare. La
terra, il fango se piove. Perché tutto questo? Che senso
può avere, passione a parte? Provo una risposta: piuttosto che fare l’irresponsabile col motorino nel traffico,
imparando a non rispettare le regole, nel pericolo delle
auto, senza protezioni e magari col casco indossato a
metà… no, mi spiace: preferisco sfogare la mia passione
in pista, protetto, con altri come me. Acquisendo una
sensibilità con la guida che forse solo questo sport può
dare. E poi, il motocross è uno sport dove si è tutti amici:
fuori pista si scherza e si gioca insieme, ma quando si è
in pista c’è solo battaglia tra te e il tuo amico. Ma impari a rispettare il più forte e a vincere la tua paura.
L’impegno mentale è grande, forse maggiore di quello
fisico. Con gli amici si scherza anche facendo vedere che
la propria moto è la migliore: Kawasaki, KTM, Suzuki,
Yamaha, Honda. (cilindrate: 65 cm3 per i più piccoli –
85cm3 per gli junior). Ragazzi di campagna, loro, con le
moto nel cortile di casa, il camper carico e sempre pronto, girano in pista ogni settimana e quindi sono più veloci di me. Ma non m’importa. Io faccio quel che posso.
Imparando, divertendomi, sfidando e superando
le mie paure. So che si cresce
anche così.
Che cos’è il bowling?
di Riccardo Monza, Laura Belloni, Martina Cornicia e Federico Gandola, 3B Scuola Media Maffucci
N
el bowling bisogna colpire il maggior numero di
birilli,(su un totale di 10), con una boccia dal peso
variabile provvista di tre fori.
La tecnica corretta di lancio prevede che il tiro venga effettuato poggiando la boccia sul palmo della mano rivolta verso
l’alto, il gomito inclinato all’altezza del fianco e tenendo l’avambraccio teso e il polso dritto. Il gioco si svolge su una
pista appositamente costruita in legno o materiale sintetico
e delimitata da due canali. Vanno utilizzate scarpe con suole
particolari (in pelle) che aiutano a scivolare fino al bordo
della zona di lancio della pista dove la palla viene lanciata e
percorre la sua traiettoria fino ai birilli. La pista viene oliata
con un particolare lubrificante che, oltre a proteggere la pista
stessa, consente lo scivolamento della boccia.
La partita si gioca con un numero libero di giocatori.
Ogni turno di gioco può prevedere due situazioni: l’abbattimento di tutti i birilli con un solo tiro(in questo caso il ter-
Intervista a Riccardo
(il nostro “campione”)
Avevi mai giocato prima del progetto organizzato dalla
scuola?
Si, quando ero più piccolo.
Con chi?
Ero già andato a giocare un paio di volte con la mia fami-
mine usato è “strike”), oppure l’abbattimento parziale (in
questo caso si ha diritto a un tiro supplementare per cercare di colpire i birilli rimanenti, e se ciò avviene il termine
usato è “spare”). Il punteggio massimo raggiungibile è 300,
dato dalla somma di 12 strikes consecutivi!
Perché portare una classe di terza media a giocare a bowling? Se leggerete questo articolo lo scoprirete!!!
Il 29 gennaio siamo andati con la prof di educazione fisica
a giocare a bowling in via Cavezzali 9. “Buttare giù” dieci
birilli è una delle cose più difficili al mondo! Quando abbiamo cominciato a giocare non riuscivo nemmeno ad alzare la
palla! Nel mio gruppo, oltre a me, c’erano Noemi e Laura
due mie compagne
di classe. Io mi
preoccupavo di non essere brava, ma anche loro erano un
po’ “impedite”! Abbiamo cominciato a giocare… un tiro, due
tiri,tre tiri e strike! incredibile! Ero riuscita buttare giù quei
dieci maledetti birilli che sembravano essere incollati a terra,
e non ero l’unica perche anche le mie compagne erano riuscite a fare strike! Man mano che giocavamo buttavamo giù
più birilli della volta prima. Ad un certo punto.. un tonfo..era
Laura che aveva lanciato la palla in aria e cadendo sul parquet aveva fatto un gran botto.. che spavento! Il gioco è
continuato tra risate e scherzi e senza che c’e ne accorgessimo era gia ora di tornare a scuola... Durante questa uscita mi sono divertita molto e ho imparato che il bowling non
è uno sport facile… anzi è davvero complicato. Malgrado ciò
spero di rifare questa esperienza e, magari, la prossima
volta fare più strike!
glia e con dei miei amici.
Ti piace questo sport?
Si, lo trovo uno sport molto divertente.
Cosa ti piace del bowling?
Mi piace perche ci vuole molta precisione e si può giocare
sia singolarmente che con gli amici.
Sei stato accettato per le prossime partite di bowling?
Si sono stato preso insieme ad altri tre ragazzi della mia
classe.
Che punteggio hai fatto?
In due partite ho totalizzato 196 punti.
Cosa ha questo sport di particolare rispetto agli sport maggiormente -praticati dai giovani?
Il fatto che sia uno sport che si concentra sulla precisione
e meno sul movimento.
Ti piacerebbe tornare?
Si, dopo l’uscita scolastica, sono tornato a giocarci con i
miei amici!
La nostra esperienza
al bowling di Loreto
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SPORT
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Bisogna saper perdere
Classe 5A Scuola Primaria Gaetano Casati Via San Colombano
acendo un’indagine all’interno
della nostra classe abbiamo verificato che più della metà dei
bambini
pratica
almeno uno sport,
oltre alle ore di attività motoria a scuola. Gli sport praticati
sono vari, basket,
calcio,
pallavolo,
vela, nuoto, altre
attività
motorie
come danza moderna, hip-hop, e discipline come judo.
Quindi molti di noi
dovrebbero essere
abituati allo sport di squadra, dove la vittoria
non è del singolo, ma è di tutti e per ottenerla
è necessario collaborare, e dovrebbero essere
abituati ad una competizione leale nel rispetto
dell’avversario.
Diciamo “dovrebbero essere abituati a … “ per-
F
ché in realtà non è così. Durante l’attività
motoria ci capita spesso di fare giochi di
squadra e alcuni di noi non sanno accettare
la sconfitta, né un errore commesso da un
compagno del team. Spesso costoro, nel formare le squadre, scelgono solo i bambini che
ritengono più forti, escludendo le femmine e
facendo strane facce quando rimangono da
scegliere i più “deboli”.
A fine gioco c’è spesso qualcuno che esce
dalla palestra molto arrabbiato, sbattendo i
piedi, lanciando le scarpe a terra o addirittura
versando lacrime. Negli spogliatoi poi c’è chi
deride chi è stato sconfitto; a qualcuno tutto ciò
non importa, ad altri dà fastidio e così scoppiano litigi interminabili.
La maggior parte di noi crede che tale atteggiamenti non siano corretti e siano esagerati, perché in fondo stiamo solo giocando. Ad ognuno
di noi dovrebbe rimanere la soddisfazione di
aver giocato insieme agli altri ed essersi divertito. Qualcuno di noi ha provato a parlare con i
compagni che non accettano la sconfitta per cer-
care di farli riflettere, ma come risposta hanno
ottenuto frasi come: “Lasciami stare”, oppure
non hanno ottenuto risposta, ma solo una alzata di spalle; forse perché sanno di avere torto e
non sanno come giustificarsi. Altri dicono che
quando perdono gli scatta un nervoso che non
sanno dominare.
Noi crediamo che dalle sconfitte, così come dagli
errori si debba imparare per migliorarsi, e trovare delle strategie per arrivare alla vittoria e ottenere ciò che si desidera.
Tutto questo non solo nello sport, ma soprattutto nella vita di tutti i giorni.
La solitudine di chi non gioca a calcio
Matteo Tarli, 2C SMS Falcone-Borsellino
acendo un’indagine forse alcuni non sanno
cosa s’intende con la parola "solitudine". Io
sono Matteo e questa è la mia storia, anzi
la mia vita. La mia solitudine inizia quando, alle
elementari, tutti i mie amici, iniziarono ad avere
una passione per il calcio. Anch’io come loro iniziai a giocare anche se già sapevo che mi sarei
annoiato. Non ero competitivo e gli amici mi presero in giro. Mi misi a piangere con lacrime amare
come il mio profondo e indescrivibile dolore. Da
quel giorno mi esclusero, non li vidi più e, tutt’ora, nemmeno mi ricordo chi siano, ma cosa più
fondamentale è che non giocai più a calcio. In
quinta elementare però, piuttosto che star totalmente solo, riprovai a giocare stando sempre in
difesa. Naturalmente vedevo ogni volta entrare la
palla nella rete avversaria e,
F
anche se ero felice per la squadra, nel più profondo del mio cuore mi rattristavo ogni volta, perché
mi sentivo inutile per tutti.. Solo una volta riuscii
a far goal! Certo tutti erano felici, ma io ho fatto un
solo goal in un anno mentre loro li facevano ogni
giorno. In prima media non c’era l’intervallo di
un’ora quindi non potevamo mai giocare a calcio e
ciò mi rallegrava, ma non pensavo che anche questo mi avrebbe portato alla solitudine. L’unico
modo per rincontrarci agiocare era andare all’oratorio. Lì giocavano a calcio quelli che conoscevo e
quelli che non conoscevo. Non avrei mai pensato
che ciò che era successo qualche anno prima
sarebbe accaduto di nuovo: giocai, male secondo i
loro parametri, mi presero tremendamente in giro,
piansi e me ne andai. Iniziarono i campionati tra le
squadre di calcio e io non ero ancora riuscito
a giocare neanche una volta e tutto ridivenne
scuro intorno a me e rimasi l’unica persona a
questo mondo. Così da quel giorno e per
ogni santo giorno, finita la scuola, mi barricavo in casa e la mia giornata trascorreva tutte
le volte nello stesso modo. Le sole cose che
cambiavano erano i compiti e i giochi del
computer che facevo benissimo, visto che
facevo solo quelli.
Un giorno in cui mi sentivo più malinconico
del solito mi venne un’idea: portare lì un mio gioco
elettronico. Forse almeno qualcuno sarebbe stato
con me! Comunque tornando alla solitudine la mia
domanda era: potrà mai un gioco catturare l’attenzione di almeno una persona? L’unico modo era
provarci. Fu un miracolo! Alcuni miei compagni che
giocavano a calcio a volte addirittura interrompevano la partita e mi chiedevano come stava andando. Ma vi rendete conto? Avevo raggiunto già una
meta e per me era già tanto; Altri con lo stesso
gioco mi chiedevano se ci potevamo sfidare.!!!.
Quest’anno le cose vanno molto meglio: ho amici
fidati che mi chiamano ogni sabato e domenica e
li invito a casa. Ora una riflessione non mi farebbe male. A me sembra che tra il mio carattere e
quello degli altri ci sia un abisso, anche perchè
qualunque cosa, anche la più piccola sciocchezza
mi può ferire o commuovere, ma mi fa ragionare
sui comportamenti umani. Per la maggior parte
della gente che conosco invece, il gioco preferito
è del genere spargimenti di sangue.!! Io e pochi
altri giochiamo a giochi molto più tranquilli e di
riflessione ad esempio l’innocuo Tetris, oppure
Case da costruire, etc. Sembra che questa cosa
influisca sul carattere attuale e futuro.ed ora ho
più amici e, chi vuol diventare uno di quelli, sappia che io sono pronto.
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La scherma, sport
leggero e riflessivo
SPORT
di Stefano Mesturini, 3B SM Maffucci
I
o tiro di Fioretto. In questo sport ci vuole
molta precisione e logica e gli allenamenti
sono veramente faticosi.
E’ una disciplina dove è importante avere i riflessi ben pronti e un ottimo movimento di
“polso” per fare punti all’avversario.
I miei genitori volevano che praticassi qualche sport e così sono andato in piscina, a
judo e a basket, ma non mi piacevano perché nella mia fantasia c’erano I Tre
Moschettieri e il Corsaro Nero.
…… La ricerca è stata difficile perché a
Milano non ci sono tante Palestre che insegnano la scherma, e sei anni fa mi sono
iscritto presso il Circolo della Spada
Mangiarotti. Ho fatto i miei primi assalti in
palestra utilizzando un fioretto, una
maschera di plastica e delle felpe come
protezione, perché ero ancora piccolo per
poter tirare con una vera arma. Solo dopo
un anno ho potuto indossare la divisa ufficiale partecipando così alle prime gare.
Adesso Vi spiego le tattiche e i movimenti di
base di questo affascinante sport.
La Scherma è uno sport di combattimento nel
quale due avversari si fronteggiano utilizzando il
Fioretto, la Spada o la Sciabola.
Quest’arte si è evoluta nel corso dei secoli, a
partire dalle prime armi da taglio, passando dal
gladio romano e dai famosi spadoni medievali,
fino ad arrivare ai giorni nostri alle armi da
punta e da taglio.
I l
duello inizialmente limitato alla scherma militare, fu esteso poi all’uso civile come salvaguardia
dell’onore e dei principi morali.
Il fioretto, la specialità considerata più elegante
e che richiede grande abilità, apparve per la
prima volta nel XVII secolo.
La
Scherma - con fioretto e sciabola - fu inclusa nei
primi giochi delle Olimpiadi moderne ad Atene
nel 1986.
A parte l’introduzione dei segnali elettrici, le
regole e le tecniche alla base di questo sport
discendono direttamente dalla storica arte di
maneggiare la spada in combattimento e in
duello.
Le tre armi utilizzate nella scherma sono:
Il Fioretto: arma "di punta", il che significa che
per mettere a segno stoccate può essere usata
solo la punta. Iniziò a essere utilizzata come
arma da studio o da allenamento.
Gli
incontri con il fioretto richiedono una tecnica
eccellente e possono essere molto animati, è
una disciplina olimpica maschile e femminile.
La Sciabola: arma che può infilzare, tagliare e
colpire di taglio, il che significa che i colpi possono essere portati con la punta, i bordi laterali o la parte posteriore della lama. La sciabola è
una disciplina olimpica solo maschile, ma dalle
prossime Olimpiadi verrà inserita nel programma
olimpico anche la sciabola femminile.
La Spada: arma "di punta", il che significa che
per mettere a segno stoccate può essere usata
solo la punta. Richiede pazienza, un eccellente
(La posizione di "mise en garde" è la posizione
di partenza per l’attacco, la difesa e il contrattacco).
L’Attacco, movimento offensivo per fare punti
colpendo l’avversario con l’arma.
La Parata, movimento di difesa che consiste nel
deviare l’arma dell’avversario con la propria.
(Lo schermidore in difesa può schivare l’arma, bloccare l’attacco e indietreggiare).
La Risposta, contrattacco dopo la parata
(può essere immediata o ritardata).
Le tattiche che possono essere utilizzate
sono:
L’Allungo, una tecnica d’attacco con la mano
armata è spostata rapidamente in avanti,
mentre lo schermidore spinge sulla gamba
arretrata e avanza l’altro piede. L’arma è puntata verso l’avversario.
La Flèche, una tecnica di attacco in corsa
molto spettacolare.
La mano armata viene avanzata quando lo schermidore
in attacco compie un esplosivo movimento in avanti con
la gamba avanzata e la punta
dell’arma deve toccare l’avversario prima che l’altro piede
dello schermidore tocchi il
suolo.
spirito di osservazione e nervi d’acciaio. Non ci
sono convenzioni negli incontri con la spada: il
primo che colpisce l’avversario realizza il punto.
La spada è una disciplina olimpica maschile e
femminile.
I movimenti di base della Scherma sono:
Il Saluto, un tradizionale gesto di cortesia è
compiuto con il volto scoperto prima e dopo ogni
incontro. (E’ rivolto all’avversario, al presidente, alla giuria e al pubblico. Dopo un
incontro gli schermidori si
stringono la mano e la stringono al presidente).
di Lorenzo Carioti, 3B SM Maffucci
La guardia, posizione con
ginocchio piegato, braccio
arretrato piegato verso il
o pratico atletica, in particolare il mezzo fondo, che è un perbasso e mano armata rivolta
corso di circa tre chilometri di corsa. Ho iniziato a settembre
verso l’avversario.
2008. La società Riccardi, il gruppo in cui mi alleno si trova
all’Arena di Milano, perciò durante la settimana sono sempre li. Allenarmi all’Arena con i miei compagni mi da una
bella sensazione, ma anche tanta soddisfazione! Vado ad
atletica il martedì e il giovedì e nell’allenamento faccio sempre diversi esercizi: riscaldamento, stretching, allunghi, e
altri esercizi di velocità e resistenza. L’atletica, secondo me
è uno sport che ti fa utilizzare molto il cervello: per esempio quando corri e ti fa male la milza è come se il tuo corpo
ti parlasse e ti dicesse di rallentare, perché stai andando
troppo veloce. L’atletica è uno sport che ti dà soddisfazione
e che ti fa sentire sereno.
Spero in futuro di vincere qualche gara: perché finora ne ho
fatta una sola ed è andata male. Nonostante questo sono
contento di praticare questo sport!
Chissà, magari, continuando ad allenarmi, da grande diventerò il nuovo Bolt e vincerò l’oro alle Olimpiadi nei 100 e 200
metri!
Un nuovo
Usain Bolt?
I
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I giochi
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Pagina 19
REBUS
1
3
2
UNISCI I PUNTINI
il meglio di:
4
5
6
martina Cornicia classe 1B della scuola media di via Maffucci
Scuola Primaria Gabbro, classe 5B
CRUCIGRAMMA
di
SIMONE CARANO 2A “G. BORSI”
Risolvi il crucigramma. Alla fine, nelle caselle colorate, leggerai seguendo i colori le lettere che
compongono la risposta alla mia domanda: in quale nazione gioca il Real Madrid?
ORIZZONTALI 1-Primo nome che i bambini danno al cibo; 4-Torino per le
automobili; 5-I capi estremi di bastone; 8-Arca… senza fondo; 9-Vicenza
in auto; 10-Ahi! quel cane mi ha… 11-Gli inizi del New Castel; 12Dentro…l’osso; 14-Irascibili; 15-Stanza adibita al contenimento di
materiale; 17-I romani dell’epoca decadente si sollazzavano negli…; 18Lettera greca; 22-Capitale della California; 27-La Repubblica Indipendente
d’Irlanda; 29-Ci si infila il bottone; 30-Attacco di rabbia; 31-Insieme di
parole di senso compiuto; 33-Affermazione; 34-Saluto; 35-Pronome
personale singolare spagnolo; 36-Il più lungo fiume d’Italia;
VERTICALI 1-La sedia… da parco pubblico; 2-Imbarcazione che Mosè
utilizzò per salvare tutte le speci animali; 3-Armi in dotazione alle Forze
dell’Ordine; 4-Il nome della Turner; 5-Classe sociale che sconfisse la
nobiltà; 6-I paladini della giustizia; 7-Prima persona plurale; 10-Una cosa
che mi appartiene; 13-C’è sia archeologico che in internet; 16-Squadra
delle forze dell’ordine che si occupa delle frodi alimentari; 19-Dentro; 20Un fiore molto profumato; 21-La nostra ex moneta; 23-Aria in latino; 24gira su e giù per i fornelli; 25-articolo determinativo maschile;
26- seconda persona singolare del verbo sapere; 27-…tu come ti
permetti?; 28-Canale televisivo; 32-Sigla di Alessandria.
Aiuta il topolino
a raggiungere il formaggio
2E, S.M. Leonardo da Vinci
Aiuta il topolino
Crucigramma
1 Occhiali da sole 2 Ancora di più 3 Note sul diario 4 Orologio da tavolo 5 Scarpe da tennis 6 Scartare caramelle
Rebus
SOLUZIONI
giornale-2009 giugno3.qxd:giornale 20 nov
27-05-2009
16:17
Pagina 20
In Irlanda
con James Joyce
19
Internazionale
di Nicolò Tormene IIIb ic borsi
J
ames Joyce è uno scrittore irlandese vissuto nel XIX
sec.. James passa da una scrittura più classica come
quella di Dubliners a quella più innovativa che è invece dell’Ulisse. James Joyce quindi è uno scrittore rivoluzionario, in particolar modo nel suo romanzo più famoso: l’Ulisse..
Nell’Ulisse Joyce registra il flusso dei pensieri senza badare
quindi a qualsiasi regola sintattica e di punteggiatura la quale
non è per niente presente nel romanzo. Io ho voluto parlare
della mia esperienza in Irlanda proprio con questo stile in
omaggio a questo scrittore irlandese che abbiamo imparato a
conoscere durante questo viaggio e di cui abbiamo anche
visitato la casa.
IL MONOLOGO DI NICO
(...) Siamo atterrati che bel volo anche se un po’ pieno di
ansia la mia valigia ecco è questa prendiamo il pullman per
andare a Bray? Ero convinto il treno spero di non stare male
io soffro il pullman va bè siamo arrivati sono curioso di vedere la mia famiglia sì sono io Nicolò Tormene eccola là c’è una
signora bionda e un bambino piccolo non vedo l’ora di vedere la casa uh ma che graziosa sembra una casa stile Agatha
Christie la mamma è veramente premurosa non vedo l’ora di
conoscere il padre ecco usciti ora andiamo a fare un giro che
bello ma dove andiamo boh non lo so spero di non perdermi(...) Che bello il mare è proprio bella l’Irlanda che strano
treno forte chissà com’è Dublino arrivati che strani palazzi
sembrano uno incastrato nell’altro ok arrivo come mai rimango sempre indietro che carina quest’università ahia iniziano a
farmi male i piedi ma come mai queste case hanno le porte
di colori diversi l’una dall’altra? Inizia a piovere porca… ho
dimenticato l’ombrello ma è pieno di statue quella di Molly
Malone è carina me la ricordo ancora la canzone in Dublin far
city where the girl are so pritty aspettate come mai sempre di
fretta sono(...)
(...)Eccoci usciti ora
andiamo a veder le
foche se ci fanno fare il
Il viaggio in Irlanda
IC Borsi
I
Inizio di una lunga giornata.. Giovedì 2 Aprile 2009
Caro diario, ti sto scrivendo dall’Irlanda, esattamente
da Bray. Questa mattina sono partita con le altre terze
della scuola, dall’aeroporto di Linate, e con l’aereo della
Aer Lingus e il pullman, mi sono trovata a Bray. Adesso,
sto cercando di aprire la valigia, perché con il codice che
l’ho bloccata non si apre più. Io sono in camera con
Giada, anche lei mi sta aiutando ad aprirla. Oh...what is
happen?? Giada, mi ha sbloccato una cerniera con una
scarpata, peccato che sia quella più piccola e non si prende niente. L’altra cerniera è durissima, non si vuole sbloccare. Che idea!!.. Abbiamo preso la pinzetta, si proprio
quella delle sopracciglia, e siamo riuscite ad aprirla..che
piccole genie!! Così, sono riuscita a rimettere le mani nella
mia grande valigia!! La casa dove siamo ospitate, si affaccia sulla spiaggia, è bellissimo!!
Conclusione della lunga giornata.. Tra poco, io e Giada
andremo a fare una passeggiata con Marco e Gianluca,
per vedere la zona, visto che c’è un sole che spacca le
pietre! Sono troppo eccitata e curiosa di sapere che cosa
c’è da mangiare questa sera!! Adesso vado a perlustrare
la zona.. Baci.. A domani!!
Conoscenza della ATC school and teachers.. Venerdì 3
Aprile 2009 morning.. Caro diario, oggi sono molto felice
di essere in Irlanda, ma non ho nessuna voglia di andare a scuola. Si, hai capito bene, andare a scuola, anzi alla
ATC school. Io pensavo di imparare l’inglese parlando con
la famiglia, non andando a scuola, invece mi sembra tutto
il contrario, anche perché con la famiglia le uniche parole dette sono state “Hi, I’m.., nice to meet you e thanks”.
Speriamo che la scuola non sia troppo difficile, e che ci
capisca qualcosa. Adesso, devo andare, a presto!!
Conoscenza di Dublino.. Venerdì 3 Aprile 2009 afternoon..
Caro diario, ho poco tempo per scriverti perché tra poco
devo andare a mangiare. Sono appena tornata da
Dublino, non l’avevo mai vista, è bellissima!! A Dublino
abbiamo girato con una guida. Secondo me, sarebbe
stata una bella passeggiata, peccato che ad un certo
punto ha iniziato a piovere, e non avendo dietro l’ombrello ci siamo lavati completamente!! La statua che mi è piaciuta di più è Molly Malone. Adesso vado a mangiare,
spero che ci sia una buona cena sta sera, visto che ieri ci
ha dato da mangiare una pizza di quelle surgelate, dura,
cruda ma calda.. orribile,
ma almeno mangiabile!!
Ecco Molly Malone:
Sarà bella Dublino in pullman?? Sabato 4 Aprile
2009 morning.. Caro diario, sono due giorni che
non ti scrivo, quindi ho
molto da raccontarti, ma
farò con calma e ti racconterò a pezzi. Due giorni, Sabato
e Domenica, anche senza scuola. Iniziamo da Sabato.
Siamo stati tutta la giornata a Dublino. Al mattino l’abbiamo visitata sul pullman quello a due piani, e indovina
io in che piano ero?.. si, al secondo, ormai mi conosci
troppo bene! Abbiamo visto la biblioteca del Trinity
College, la casa della Guiness, il castello di Dublino, la
cattedrale di St. Patrick e il parco di Pheonix.
Shopping e bowling !! Sabato 4 Aprile 2009 afternoon..
Caro Diario, questo pomeriggio, abbiamo fatto shopping
e ho comprato una maglietta rosa con la scritta “Ireland”
per mia sorella, e ho anche scoperto che andava bene
anche a me!! Alla sera, ci siamo ritrovati al bowling, e mi
sono divertita un bordello!! Adesso, però ho sonno.. vado
a dormire, ti finisco di raccontare domani !!
Il castello di Malahide.. Domenica 5 Aprile 2009 morning..
bagno io sono il primo ecco il treno sono un po’ eccitato
aspetta non si ferma ***** porca miseria ma guarda quel
******** e ora la metà di noi che è rimasta giù cosa fa?
Andiamo a fare shopping che bello devo giusto finire di comperare i regali (...) Ora andiamo a Dublino per vedere una casa
vittoriana e Temple Bar che bello sono molto contento ecco
Temple Bar è proprio carino ora vado a fare un giretto che
bello questo magnete lo devo prendere a mia madre quello lì
è il pub? Io ci entro è enorme ora vado però che è quasi ora
di andare alla casa andiamo chissà com’è devo dire che è strano vedere una casa così mi piacerebbe molto viverci che forte
i campanelli per chiamare la servitù! (...)ecco l’aeroporto che
brutto io voglio restare qua quello è il nostro aereo e questo
è il mio posto ecco chissà chi ho vicino Eleonora e Federica
che fortuna ecco stiamo decollando che bello il panorama dall’aereo ora stiamo atterrando tra poco vedrò i miei mi manca
già l’Irlanda eccoli sono contento di essere ritornato ma il mio
cuore è rimasto là.
Domenica siamo andati a vedere il castello di Malahide,
mi è piaciuto tantissimo! Siamo arrivati, ci siamo visti questo castello circondato da un prato enorme. Ci siamo divisi in due gruppi, e con distanza di venti minuti siamo
entrati a visitare il castello. Dentro ci hanno fatto vedere
le stanze e intanto ci spiegavano la
storia del castello e del fantasma
che ci girava. A dopo..
Questo è il castello di Malahide:
We..ma si ferma sto treno??
Domenica 5 Aprile 2009 afternoon..
Al pomeriggio, dovevamo andare
a vedere le foche, e dei ragazzi
volontari andavano a fare la foto
con loro nell’oceano, ma c’è stato un piccolo imprevisto.
Il treno ha fatto salire metà ragazzi, poi ha chiuso le porte.
L’altra metà dei ragazzi è andata a Dublino a fare shopping, mentre noi siamo andati a vedere le foche, e ci siamo
mangiati le crepes. Per adesso ti ho raccontato tutto. Baci.
Caro diario, Giovedì 9 Aprile 2009 sono ritornata a Milano,
sono troppo felice !! Ti racconto che cosa abbiamo fatto
gli ultimi tre giorni in Irlanda.
Al Trinity College.. Lunedì 6 Aprile 2009
Caro diario, al mattino, siamo andati alla ATC school. Nel
pomeriggio, siamo andati alla biblioteca del Trinity
College a Dublino e abbiamo visto il libro di Kells “the
book of Kells in the old library”. Dopo, abbiamo fatto
shopping, e ho comprato delle calamite.
Shopping more beautiful a Temple Bar.. Martedì 7 Aprile
2009 Caro diario, al mattino, siamo andati alla ATC
school. Al pomeriggio, siamo andati a Temple Bar, a fare
shopping, è stato fantastico!! Ho preso anche un gelato,
era buonissimo, e indovina il perché??.. era una gelateria
italiana!!
Alla sera, ci siamo ritrovati in un pub a Bray, e quando
iniziavamo a divertirci ci hanno cacciato fuori, che noia!!
Poi, noi essendo più furbi siamo andati a prendere uno
spuntino da Mc Donald.