CFP Unindustria TV [modalità compatibilità]

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CFP Unindustria TV [modalità compatibilità]
CARBON MANAGEMENT: LA
CARBON FOOTPRINT DI
ORGANIZZAZIONE (ISO 14064) E LA
CARBON FOOTPRINT DI PRODOTTO
(PAS 2050, ISO/TS 14067)
Treviso, 8 Novembre 2013
Andrea Moretto
Responsabile area certificazione di prodotto
CHI E’ AMBIENTE ITALIA
Ambiente Italia è un gruppo leader in Italia e in Europa nella ricerca e nella consulenza.
Opera nell'analisi, nella pianificazione e nella progettazione ambientale; si occupa anche
di formazione e gestisce campagne di comunicazione.
In 20 anni di attività, più di 1100 progetti in
Italia e in Europa per conto di:
Amministrazioni locali;
Operatori privati;
Istituzioni dell’Unione Europea;
Ministeri;
Ambiente Italia è certificata UNI EN ISO 9001:2008 e UNI EN ISO 14001:2004 per attività di
progettazione ed erogazione di servizi di ricerca, analisi, pianificazione e consulenza nel
campo dell’ambiente e del territorio. Da maggio 2013 Ambiente Italia è registrata EMAS
(Reg. Europeo 1221/09).
COSA FA AMBIENTE ITALIA
Politiche di Prodotto (LCA,
Marchi di qualità ambientale);
MILANO - Sede Centrale,
Amministrativa
e Legale
Sede di TREVISO
Sede di ROMA
Sede di PISA
Sistemi di gestione integrati per
imprese industriali, servizi e Pubblica
Amministrazione;
Rapporti di sostenibilità per le
imprese;
DIREZIONE
TERRITORIO
ENERGIA
RISORSE
NATURALI
Tecnologie ambientali, IPPC e
Autorizzazione Ambientale Integrata.
RIFIUTI
ECOGESTIONE
VALUTAZIONE
AMBIENTALE
CAMBIAMENTI CLIMATICI
Riferimento risultati Emissioni in atmosfera di gas serra
inventario
Modello di
caratterizzazione
Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC, 2007)
Fattore di
caratterizzazione
Kg di GWP 100 (Global Potential su un orizzonte temporale di 100 anni)
Indicatore
Kg di CO2 equivalente
Note
Computata solo CO2 fossile, esclusa quella biologica
Emissione
Biossido carbonio
Triclorofluorometano CFC-11
Formula
CO2
CFCl3
GWP 100
(kg CO2 eq. / kg sostanza)
1
4000
Metano
CH4
25
Protossido d’azoto
N2O
298
Esafluoruro di zolfo
SF6
22.800
CARBON MANAGEMENT E CARBON LABEL
Gestire un sistema VOLONTARIO di
rendicontazione delle emissioni di gas serra
(GHG):
- Riferito alle attività del proprio
processo produttivo
- Riferito al prodotto
Carbon Management
CARBON MANAGEMENT
La gestione efficiente dell’energia e delle
relative emissioni GHG all’interno di
varie tipologie di organizzazioni
(pubbliche e private) può essere
ottenuta utilizzando una serie di
sistemi di gestione diversamente
codificati in standard internazionali
Carbon Management
SISTEMI DI GESTIONE AMBIENTALI
ISO14001:04 Sistema di gestione
Ambientale - Requisiti e guida per l’uso
1
2
3
4
Scopo e campo di applicazione
Riferimenti normativi
Termini e definizioni
Requisiti del SGA
4.1
4.2
4.3
4.4
4.5
4.6
Requisiti generali
Politica ambientale
Pianificazione
Attuazione e funzionamento
Controlli e azioni correttive
Riesame della direzione
Carbon Management
SISTEMI DI GESTIONE DELL’ENERGIA
ISO 50001:11 Energy Management System –
Requirements with guidance for use
Norma preparata da Project Committee ISO/PC 242, Energy Management
La presente norma internazionale si basa sugli elementi
comuni delle norme sui sistemi di gestione ISO, assicurando
un elevato livello di compatibilità in particolare con la norma
ISO 9001 e specialmente ISO 14001.
Carbon Management
SPECIFICI STANDARD CARBON MANAGEMENT
ISO14064:06 standard internazionale per la
quantificazione, rendicontazione e validazione delle
emissioni GHG e della loro rimozione, per
organizzazioni e progetti
GHG Protocol è uno strumento di contabilità dei
gas serra realizzato dalla GHG Initiative del WRI
(World Resource Institute) e dal WBCSD (World
Business Council for Sustainable Development, un
gruppo di 200 aziende internazionali, uniti da un comune impegno per lo sviluppo
sostenibile attraverso crescita economica, equilibrio ecologico e progresso
sociale);
prima versione del 2001; versione
attuale del Ottobre 2011
Carbon Management
ISO14064 / GHG PROTOCOL
GHG Pr.
ISO14064-1
Descrizione emissioni
Scope 1
Emissioni dirette
di GHG
Emissioni rilasciate da impianti di
proprietà o sotto DIRETTO controllo
dell’org. (entro confini stabilimento)
Scope 2
Emiss. indirette di
GHG da consumo
energetico
Emissioni di energia elettrica e termica,
utilizzati nello stabilimento, ma collocati
fuori dai suoi confini: responsabilità
INDIRETTA
Scope 3
Altre emissioni
indirette di GHG
Emissioni non comprese nei precedenti
punti: trasporto dipendenti, emissioni
terzisti, trasportatori … ciclo di vita
prodotto
Carbon Management
ISO 14064:06
La norma è suddivisa in 3 parti:
ISO14064-1: specifiche e guida, a livello di organizzazione,
per la quantificazione e rendicontazione delle emissioni GHG
e della loro rimozione
ISO14064-2 specifiche e guida, a livello di progetto, per
quantificazione, monitoraggio e rendicontazione della
riduzione delle emissioni GHG o dell’aumento della loro
rimozione
ISO14064-3 specifiche e guida per la validazione e verifica
delle asserzioni relative ai gas ad effetto serra
Carbon Management
ISO/TR 14069:13
Greenhouse gases -- Quantification and reporting of
greenhouse gas emissions for organizations -Guidance for the application of ISO 14064-1
Rapporto tecnico che rappresenta una sorta di linea
guida per l’applicazione della ISO 14064-1 e
soprattutto delle fonti più significative di Scope 3
Scope 1
Scope 2
Scope 3
Carbon Management
DIRETTIVA 2003/87/CE (DIR EU ETS)
In attuazione protocollo di Kyoto la Dir ETS istituisce un
sistema di scambio di quote di emissione di GHG
all’interno dell’Unione Europea dal 1.1.05
Obbligatoria per alcune categorie di aziende (imp.prod EE,
cartiere, … imp. con potenza installata >10MW)
Prevede:
Autorizzazione alle emissioni GHG (solo CO2 per ora)
Assegnazione quote per un periodo di riferimento (2005-08; 2008-12) tramite Piano Nazionale Assegnazione
(PNA) da parte ministeri competenti (DM 18.12.06)
Rilascio quote entro 28.02 di ogni anno da parte Xomitato
Registro nazionale delle emissioni e delle quote di emissione presso Min.Ambiente
Trasferimento (con Dichiarazione del gestore impianto convalidata da ente terzo entro 31.03 di ogni anno) ,
restituzione (entro 30.04 di ogni anno) e cancellazione dal registro delle quote residue
Ai fini del rispetto dell’obbligo di restituzione i gestori possono utilizzare le CER (unità di riduzione delle emissioni
certificata) e le ERU (unità di riduzione delle emissioni) fino a una percentuale delle quote di emissione
assegnata per ogni impianto specificata nel PNA; scambio alla pari: 1 CER (o ERU) = 1 quota emissione
Volontaria per le rimanenti
Carbon Management
RIEPILOGO
Strumenti volontari per le organizzazioni
finalizzati alla gestione delle emissioni GHG:
ISO 14001:04 / Reg.EMAS 1221/09
ISO 50001:11
ISO 14064:06 / GHG Protocol
Direttiva ETS (per organizzazioni non obbligate)
OEF – Organization Environmental Footprint
Comunicazione Ambientale
LA COMUNICAZIONE AMBIENTALE
Pericolo greenwashing (green + whitewash)
Termine anglosassone coniato per indicare le situazioni
in cui un’azienda impiega più risorse ad affermare la
propria sensibilità ambientale e/o i benefici ambientali
dei propri prodotti, attraverso la pubblicità ed il
marketing, piuttosto che nel mettere in atto misure
realmente in grado di ridurne l’impatto ambientale
(Oxford English Dictionary, 1999)
Soluzione
strumenti codificati
riproducibilità e qualità del dato
Comunicazione Ambientale
SCOPI E METODI DELLE ETICHETTE ECOLOGICHE
L’obiettivo comune di ogni marchio o etichetta ecologica è quello di
incoraggiare la domanda per la fornitura di prodotti che causano
minore impatto ambientale, attraverso la comunicazione di
accurate e verificabili informazioni sugli aspetti ambientali di beni
e servizi
Punti fermi di un Sistema o Programma di assegnazione di
un’etichetta ecologica:
Criteri di assegnazione per tipo di prodotto definito
Regolamento tecnico-amministrativo per l’assegnazione del
marchio
Comitato tecnico di garanzia e valutazione (figura terza
indipendente)
Segreteria organizzativa di assegnazione marchio
Comunicazione Ambientale
ASSERZIONI AMBIENTALI: CLASSIFICAZIONE
Norme volontarie ISO della serie 14020
Asserzioni/
affermazioni
ambientali
Tipo I
ISO 14024:01
Etichetta ambientale
(Es.: Ecolabel europeo)
Tipo II
ISO 14021:02
Asserzione/affermazione
ambientale autodichiarata
Tipo III
ISO 14025:06
Dichiarazione ambientale
(Es.: EPD)
Comunicazione Ambientale
STRUMENTI DI COMUNICAZIONE
Comunicazione di informazioni verificabili, accurate e non
fraintendibili (ISO 14020)
Comunicazione finalizzata al destinatario
Business to
Consumer B2C
Informazione
sintetica e facile
Business to
Business B2B
Informazione dettagliata
e confrontabile
etichette ambientali (Tipo I, ISO
14024)
affermazioni ambientali
autodichiarate (Tipo II, ISO 14021)
dichiarazioni ambientali di
prodotto (Tipo III, ISO TR
14025)
Comunicazione Ambientale
GLI ASPETTI TECNICI ETICHETTE TIPO I
Etichetta del tipo B2C (Business to Consumer) in quanto indirizzata
all'utilizzatore finale
Etichetta basata su un sistema che considera diversi criteri in modo da
poter valutare l'intero ciclo di vita di un prodotto.
Per ottenere questo tipo di etichetta è necessaria la certificazione di un
ente terzo e indipendente che certifica l'applicazione dei criteri previsti
dalla norma, diversi a seconda della categoria a cui appartiene il
prodotto, i quali fissano valori soglia da rispettare.
Tali etichette hanno lo scopo di dare indicazione ai consumatori finali
delle migliori prestazioni ambientali di un prodotto facente parte di una
particolare categoria.
Un esempio molto diffuso di Etichetta di Tipo I, in quanto adottato
dall'Unione Europea dal 1992, è l'European Ecolabel il cui marchio è
rappresentato da una margherita
Comunicazione Ambientale
ESEMPI DI ETICHETTE ECOLOGICHE I TIPO
EC ecolabel
Angelo azzurro
tedesco
Cigno Bianco
scandinavo
Green Label Singapore
Green Seal Stati Uniti
Environmental Choise
Canada
Eco mark
giapponese
Energy Star Stati Uniti
Comunicazione Ambientale
GLI ASPETTI TECNICI ETICHETTE TIPO II
Assenza di un “programma ambientale” di terza parte (gestore
del marchio)
Nessuna indicazione sul prodotto di valori di performance
ambientale che lo contraddistinguono o quelli da soddisfare
per aderire allo schema
Assente il controllo di terza parte in grado di fornire garanzie in
merito al corretto utilizzo degli stessi
Richiesta esplicita di tenere a disposizione (degli stakeholders)
tutte le “prove” delle affermazioni contenute nell’etichetta
ambientale
Comunicazione Ambientale
ESEMPI DI ETICHETTE TIPO II
Circolo di Mobius
con due diverse e
corrette modalità di
utilizzo sul prodotto
Prodotto
riciclabile
Prodotto
composto da
un % di
materiale
riciclato
Comunicazione Ambientale
GLI ASPETTI TECNICI ETICHETTE TIPO III
La dichiarazione ambientale di prodotto è uno strumento di informazione
ambientale volontario e non valutativo.
La dichiarazione contiene i dati relativi ai potenziali impatti ambientali
generati da prodotti e servizi nell’arco del loro intero ciclo di vita (norme
ISO14040 su LCA).
La dichiarazione può essere sviluppata per tutti i prodotti
indipendentemente dal loro uso o posizionamento nella catena
produttiva.
I prodotti devono essere classificati in gruppi ben definiti al fine di
consentire il confronto tra dichiarazioni ambientali di prodotti
funzionalmente equivalenti.
La dichiarazione può essere verificata e convalidata al fine di garantire la
completezza, esaustività e veridicità delle informazioni in essa
contenute.
Comunicazione Ambientale
I SISTEMI DI EPD NEL MONDO
Paese
Iniziativa
Canada
EPDS
Denmark
Pilot Project EPD
France
Experimental Standard on Type III environ. declarations
Germany
AUB, UBA Project
Japan
JEMAI Type III Declaration Programme
Norway
NHO Type III Project
South Korea
Type III Labelling Programme
Sweden
EPD Programme
United Kingdom
BRE Environmental Profiles for construction materials
Comunicazione Ambientale
LA DEFINIZIONE DI EPD
La EPD è un documento che
accompagna prodotti e servizi e
permette di comunicare informazioni
dettagliate, credibili e verificabili
relative alla prestazione ambientale
del loro ciclo di vita.
L’acronimo inglese EPD (Environmental Product Declaration) è tradotto in
italiano in DAP (Dichiarazione Ambientale di Prodotto).
Comunicazione Ambientale
REQUISITI SPECIFICI DI PRODOTTO
Requisiti specifici di prodotto (Product Category Rules): un
documento che costituisce la “carta d’identità” di un certo
gruppo di prodotti e fissa i parametri che assicurano la
confrontabilità tra le EPD di più prodotti funzionalmente
equivalenti inseriti nello stesso gruppo
Durante il processo di consultazione, le parti interessate sono
coinvolte nel determinare i requisiti e le unità di riferimento da
utilizzare
Ad esempio:
per quello che riguarda i risultati dell’analisi di inventario LCA, possono
essere evidenziati: unità funzionale, limiti del sistema, regole per le
allocazioni.
per i risultati dell’analisi di impatto LCA si posso includere informazioni
sulle assunzioni fatte e le metodologie utilizzate.
Comunicazione Ambientale
THE INTERNATIONAL EPD SYSTEM
Il primo paese ad avere introdotto il sistema EPD è
stato la Svezia (1997), spinto dalle associazioni
industriali nazionali
Le PCR approvate sono 167
comprensive di 49 moduli
Le EPD registrate sono 296
da parte di circa 200 organizzazioni di 19 paesi diversi
Le categorie d’impatto considerate sono circa una decina, fra cui il
Global Warming Potential, cioè le GHG che contribuiscono al
riscaldamento globale e quindi ai cosiddetti Cambiamenti Climatici
Comunicazione Ambientale
RIEPILOGO
Strumenti volontari per comunicare il valore
ambientale di un prodotto:
Tipo I - ISO 14024:01 Etichetta ambientale (Es.: Ecolabel
europeo)
Tipo II - ISO 14021:02 Asserzione / affermazione
ambientale auto-dichiarata (Es.: Circolo Mobius)
Tipo III - ISO 14025:06 Dichiarazione ambientale (Es.:
EPD del International EPD System)
Lo strumento “ideale” dovrebbe …
Essere:
SINTETICO cioè trovare un indicatore unico che
riassuma in sé le varie problematiche ambientali
FLESSIBILE, cioè la possibilità di essere utilizzato in
contesti progettuali (ricerca, sperimentazione, scenari,
…) e commerciali (PMI, grande distribuzione, business
to business, business to consumer, …) diversi
Garantire inoltre:
La rigorosità e verificabilità … di una metodologia di
analisi (LCA)
La capacità comunicativa … di una Etichetta
Oggettività, credibilità e confrontabilità … di una
Dichiarazione
Carbon Label
CARBON LABEL: la forza della semplicità
Le etichette basate sul calcolo dei GHG:
Comunicano un singolo valore (CO2 eq)
L’indicatore d’impatto comunicato (effetto
serra) è conosciuto
Si basano su una metodologia riconosciuta:
LCA
LCA in pillole
DEFINIZIONE
VALUTAZIONE DEL CICLO DI VITA
(LIFE CYCLE ASSESSMENT, LCA)
compilazione e valutazione attraverso tutto il
ciclo di vita dei flussi in entrata ed in uscita,
nonché i potenziali impatti ambientali, di un
sistema di prodotto
… approccio dalla culla
cradle alla tomba grave
LCA in pillole
LCA: LA METODOLOGIA
Definizione degli scopi e
degli obiettivi
Analisi di inventario
Valutazione degli impatti
Interpretazione e
miglioramento
Definizione dell’obiettivo
e del campo
di applicazione
Analisi
dell’inventario
SISTEMA AMBIENTE
INPUT
SISTEMA
INDUSTRIALE
OUTPUT
Valutazione
dell’impatto
Interpretazione
LCA in pillole
LO STANDARD
La metodologia LCA è ora standardizzata in 2 norme ISO:
ISO 14040:06 Life cycle assessment –Principi e quadro
di riferimento
ISO 14044:06 Life cycle assessment – Requisiti e Linee
Guida
LCA in pillole
RAPPORTI METODOLOGICI
ReCiPe 2008: metodo LCIA (Life Cycle Impact Assessment)
che tenta di armonizzare i principi e le scelte delle
modelizzazione a livello di midpoint (impact category
indicators come acidificazione, climate change ed ecotossicità) e di
endpoint (impact category indicators orientati al danno: salute umana, qualità
dell’ecosistema, depauperamento risorse naturali)
ILCD Handbook 2011: guida generale per lo sviluppo
di dettagliati studi di LCI ed LCA come da
standards ISO 14040 and 14044:06.
La metodologia LCA
Carbon Label
CARBON LABEL
Uno studio (luglio 2010) della CE dal titolo
Product Carbon Footprinting – a study on
methodologies and initiatives
ha identificato:
44 metodologie
18 iniziative
di Carbon Footprint (CF) di prodotto nel mondo
Carbon Label
STANDARD PER LA CARBON FOOTPRINT
I principali riferimenti normativi (standard
internazionali) per elaborare una Carbon
Footprint attualmente sono:
GHG Protocol vers. 2011
PAS 2050:11
ISO/TS 14067 vers. novembre 2013
Carbon Management
METODOLOGIE DI CFP: GHG PROTOCOL
Il GHG Protocol è prodotto dalla GHG Initiative del WRI (World
Resource Institute) e del WBCSD (World Business Council for
Sustainable Development)
L’ultima versione del Product Life Cycle
Accounting & Reporting Standard
(Product Standard) è del 4.10.11
La prima pubblicazione di WRI e WBCSD
è del 2001 con la prima versione del The
Greenhouse Gas Protocol, strumento
indirizzato alla contabilizzazione e al
reporting delle emissioni GHG di
un’organizzazione
Italcementi è l’unica azienda italiana che
ha partecipato al progetto di sviluppo del
Product Standard dall’inizio fino alla fase
finale di road test
Carbon Label
METODOLOGIE DI CFP: PAS 2050
PAS (specifica disponibile al pubblico) promossa da Carbon
Trust (org. privata, senza fini di lucro, istituita per volontà del governo inglese),
DEFRA (agenzia per l’ambiente inglese) e BSI (ente di normazione inglese)
Primo standard (prima versione 2008) sulla CFP a livello
mondiale e più diffuso (3000 prodotti verificati da Carbon Trust
Footprint Company, oltre a quelli di altri enti)
Nel 2010 esce la PAS 2060 sulla Carbon Neutrality
Nel 2011 la PAS2050 viene revisionata da DEFRA,
DECC (Dipartimento per l’ambiente ed i cambiamenti climatici) e BIS
(Dip. per gli affari e l’innovazione); non c’è Carbon Trust
Carbon Label
METODOLOGIE DI CFP: PAS 2050
0.
Introduzione
1. Campo di applicazione
2. Riferimenti normativi
3. Termini e definizioni
4. Principi e attuazione
5. Fonti di emissione, compensazione e unità di analisi
6. Confini del sistema
7. Dati
8. Allocazione delle emissioni
9. Calcolo delle emissioni di gas serra dei prodotti
10. Richieste di conformità
5 Allegati
Carbon Label
METODOLOGIE DI CFP: ISO/TS 14067:13
La ISO 14067:13 è un documento tecnico
(Technical Specification ) elaborato dal
sottocomitato ISO SC7 – Gestione Gas Serra,
appartenente al Comitato TC207 (Gestione
Ambientale)
La norma è stata elaborata dal novembre 2008
con l’apporto tecnico di 110 esperti di 30
paesi ed è stata approvata il 15.05.2013
Carbon Label
METODOLOGIE DI CFP: ISO/TS 14067:13
1. Scopo
2. Normative di riferimento
3. Termini, definizioni e abbreviazioni
4. Applicazione
5. Principi
6. Metodologia per la quantificazione della CFP
7. Rapporto dello studio di CFP
8. Preparazione per la comunicazione pubblica della CFP
9. Comunicazione della CFP
4 allegati
Carbon Label
RIEPILOGO
Strumenti volontari finalizzati alla etichettatura
di prodotto delle emissioni GHG:
GHG Protocol vers. 2011
PAS 2050:11
ISO/TS 14067 vers. novembre 2013
PEF – Product Environmental Footprint
LE POSSIBILITA’ PER LE AZIENDE
QUALE CFP PER
UN’AZIENDA
ITALIANA …?
Carbon Label
SISTEMI CFP
Carbon Footprint
Program (Japan PCF)
The "Grenelle 2"
Act (France)
Carbon Label of
Carbon Trust (UK)
Korea PCF
(Korea)
CFP
Carbon Label
for California (US)
Climatop
(Switzerland)
Etichetta per il Clima (già Kyoto DAP)
di Legambiente (Italia) con
collaborazione tecnica di AI
Sistemi Carbon Label
PROSPETTIVE
CARBON TRUST
ETICHETTA PER IL CLIMA
INIZIATIVA DEL MINISTERO
DELL’AMBIENTE
QUAM
Sistemi Carbon Label
CFP INGLESE: CARBON TRUST
Le caratteristiche tecniche:
Utilizzo della metodologia LCA
Standard di riferimento PAS 2050
Procedura: LCA completa con dati specifici ricavati
da intero ciclo di vita e utilizzo di banche dati
accreditate a livello europeo per alcuni dati del ciclo
di vita
Costi e tempi per l’ottenimento del marchio
importanti, ideale per aziende che esportano
all’estero
Possibilità di certificazione: non previsto un
riconoscimento di una parte terza indipendente
Sistemi Carbon Label
SISTEMI CFP: CARBON TRUST
Sistemi Carbon Label
CFP ITALIANA: ETICHETTA PER IL CLIMA
Le caratteristiche tecniche:
Utilizzo della metodologia LCA e della logica dell’EPD
Procedura snella: LCA semplificata con dati specifici
ricavati da audit presso l’azienda proponente e
utilizzo di banche dati accreditate a livello europeo
per i rimanenti dati del ciclo di vita
Costi e tempi per l’ottenimento della ExC contenuti,
quindi alla portata di PMI
Possibilità di certificazione, quindi di un
riconoscimento di una parte terza indipendente
Sistemi Carbon Label
ExC: peculiarità comunicative
E’ allo stesso tempo Etichetta (da applicare al
P/S) e Dichiarazione Ambientale (da fornire alle
proprie parti interessate: clienti, enti PA,
fornitori)
Comunica un solo indicatore di impatto
ambientale (l’Effetto Serra o impronta di
carbonio Carbon FootPrint) ormai noto al grande
pubblico
Condensa le informazioni ambientali di un P/S in
una pagina fronte/retro: informazione sintetica
Trasmette l’impegno ambientale (es.:
certificazioni di sistema) dell’organizzazione che
propone la ExC
Sistemi Carbon Label
La struttura della ExC - fronte
Curatore della DA
Descrizione tecnica
del prodotto
Imballaggio del
prodotto
Scadenza
DA
Foto del prodotto
Riferimenti del
produttore
Unità
funzionale
Composizione
del prodotto
Il marchio con
la
quantificazione
della CO2 eq
Sistemi Carbon Label
La struttura della ExC - retro
Fasi del ciclo di
vita del prodotto
considerate
Approfondimento
sulle fasi del ciclo
di vita
Informazioni di
dettaglio
sull’azienda che
propone la DA del
prodotto (es.:
certificazioni di
sistema)
Approfondimenti
sul prodotto (es:
altre certificazioni
legate al prodotto)
Bibliografia
utilizzata
Sistemi Carbon Label
CFP MINISTERIALE
Bando del Ministero Ambiente del 2012 (22 aziende
finaziate) e del 2013 (92 aziende finanziate; 4 ML €)
Oggetto: calcolo, certificazione, riduzione
/compensazione e comunicazione della CF di prodotto
Standard di calcolo: non obbligatorio
Procedura: in fieri
Sistema/programma di certificazione: non definito
Costi: 70% a fondo perduto per un max di 100.000
euro ad azienda
Tempi: 10 mesi per il calcolo; 2-4 mesi per riduzionecompensazione; 8 mesi per comunicazione
Sistemi Carbon Label
CFP TERRITORIALE: QUAM
Lo schema di qualificazione ambientale “Made Green in Italy”
ora QUAM prevede che il riconoscimento venga assegnato ai
prodotti tipici e caratterizzanti di un distretto o filiera e sia
applicabile sia al livello di cluster, sia a livello di singola azienda
con un procedimento “a cascata”, che aiuterà a diminuire i costi
di applicazione dello schema alle singole aziende ed a
sviluppare al meglio strategie territoriali e di cluster. Al fine di
poterne garantire l’assegnazione, la qualificazione “Made Green
in Italy” prevede:
la definizione di un Regolamento a livello nazionale con
l’obiettivo di sancire ed omogeneizzare le modalità di
assegnazione della qualificazione “Made Green in Italy”;
lo sviluppo di un Disciplinare Locale della qualificazione
ambientale “Made Green in Italy” basato su tecniche di LCA del
prodotto caratterizzante il cluster;
la qualificazione ambientale dei prodotti delle aziende, in base a
requisiti e alle soglie di riferimento del Disciplinare Locale
(sviluppati da un Comitato di cluster), che originerà un marchio
spendibile dall’azienda sul mercato.
Sistemi Carbon Label
CFP TERRITORIALE: QUAM
DI IMPRONTA IN IMPRONTA
Il concetto di “impronta ecologica” è stato sviluppato dal
dottorando Mathis Wackernagel tra il 1990 e il 1994
insieme con il suo professore William Rees presso
l’Università della British Columbia a Vancouver
Il concetto si è sviluppato per analogia in
“impronta climatica” legata all’effetto serra
prendendo il nome di Carbon Footprint
(CFP)
Il concetto si sta estendendo a Water Footprint (si sta
sviluppando la ISO 14046) e ad Environmental
Footprint (standard sviluppato da parte della CE)
Grazie per l’attenzione
[email protected]