morte di un angelo

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morte di un angelo
Edizione 2002
Racconti di genere poliziesco
1° classificato:
MORTE DI UN ANGELO
di Federica Mencagli (1B sperimentale)
Quando entrai nella stanza la prima cosa che mi colpì fu il disordine che vi
regnava e una scia di profumo forte e dolciastro di quelli che usavano una
volta. Nella penombra vidi il cadavere che giaceva sul letto, scalza con un
vestito a fiori rossi, con una sciarpa di seta stretta intorno al collo, il suo
volto era spaventato, gli occhi sbarrati, la bocca semi aperta e una cascata di
bellissimi capelli biondi che le ricoprivano le spalle.
Faccio il commissario di polizia da così tanti anni che non so più quanti
morti ho visto, ma il cadavere che avevo davanti mi fece una certa
impressione; primo perché gli occhi azzurri della ragazza mi ricordavano
quelli di mia figlia e secondo perché giaceva in una posa così perfetta che
sembrava pronta per essere ritratta da un pittore.
Mentre quelli della scientifica prendevano le impronte io cercai di
raccogliere quante più informazioni potevo; dunque interrogai la vicina di
casa, una vecchietta arzilla, ma purtroppo completamente fuori di testa che
continuava a dire : - Hanno ucciso un angelo, è stato Satana, io lo so.Il portiere ci raccontò che la ragazza viveva da sola, studiava all'università e
trascorreva il tempo libero dividendosi fra il fidanzato, un certo Carlos, e il
lavoro come infermiera all'ospizio appena fuori città.
Insomma una brava ragazza, tutta studio e lavoro, sempre gentile e
disponibile con tutti.
Tornai a casa a notte fonda senza la più pallida idea sul colpevole e mi
addormentai sognando capelli biondi e occhi azzurri dappertutto.
La mattina dopo trovai sulla scrivania gli appunti di tutti gli interrogatori
fatti dai miei uomini e iniziai a leggerli.
Dopo tre ore ero al punto di partenza e in più avevo un feroce mal di testa
per le troppe sigarette fumate.
Decisi di fare due passi e di andare a interrogare il fidanzato della ragazza.
Carlos lavorava come meccanico in un officina della zona, ma sperava di
diventare ricco scommettendo ai cavalli, questo almeno era quello che
leggevo negli appunti.
In fondo alla pagina c'era scritto che il tipo era spesso indebitato fino al
collo e aveva avuto guai con la giustizia.
Interessante, pensai, andiamo a sentire cosa ha da raccontare.
Appena lo vidi mi chiesi cosa avessero in comune i due fidanzati, lei
bionda delicata, sempre sorridente; lui un omone grande e grosso, piuttosto
rozzo.
Carlos non sembrò sorpreso di vedermi, ma non cercò in nessun modo di
collaborare con me, rispose appena alle mie domande , sembrava distrutto e
io pensai che fosse per il rimorso.
Tornai al lavoro convinto di aver già in mano il colpevole e lo feci chiamare
ufficialmente dai miei uomini per un vero e proprio interrogatorio e lo avrei
fatto confessare con le buone o con le cattive.
Nel pomeriggio ricevetti la visita dei parenti della ragazza che volevano
riportare il cadavere della ragazza nel paese dove era nata e dove ancora
vivevano i genitori e la sorella gemella Cristy.
Al loro ingresso pensai di avere davanti un fantasma, Cristy era la copia
esatta di Katia; mi sorrise dolcemente mi presentò gli anziani genitori e mi
pregò di trovare al più presto il pazzo che aveva ucciso sua sorella.
Tutti raccontarono di quanto era brava e dolce Katia e Cristy mi rivelò un
particolare che mi incuriosì molto; infatti mi disse che la sorella le aveva
confidato che spesso Carlos le chiedeva dei soldi e se lei si rifiutava
litigavano furiosamente.
Insomma il quadro sembrava completo e tornai a casa soddisfatto.
Nella notte sognai ancora la scena del delitto; mi immaginai il litigio fra i
due e Carlos che dopo aver ucciso Katia cercando i soldi buttava all'aria la
stanza lasciandola nel disordine più completo.
Mi svegliai con l'immagine di Katia sul letto e in preda a una certa
agitazione raccontai tutto a mia moglie i miei sospetti e il fatto che appena
mi addormentavo l'immagine di Katia mi perseguitava.
Lei con la sua solita calma mi disse: - Rifletti bene, non fermarti alle
apparenze e segui il tuo istinto -.
Anche il secondo interrogatorio con Carlos non andò meglio del primo; lui
non aveva un alibi per l'ora del delitto e quando gli dissi che sapevo dei
debiti e dei litigi con la fidanzata si mise a piangere e non parlò più.
Mentre i miei uomini scommettevano su quando sarebbe crollato io avevo
un dubbio, tutti gli indizi sembravano contro Carlos, ma io non ero
convinto, l'immagine del cadavere sul letto continuava a tormentarmi.
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Passai la notte rileggendo tutte le dichiarazioni dei vicini, rilessi gli appunti
dei miei uomini e riguardai con la lente d'ingrandimento le foto fatte nella
camera.
Mi alzai all'alba dopo una notte agitata e andai al commissariato dove mi
informarono che Carlos era rimasto tutta la notte immobile sulla sedia
senza dire una parola, come se della vita non gli importasse più nulla.
Raggiunsi l'albergo dove alloggiavano i genitori della ragazza e li trovai
pronti a partire.
Appena mi vide Cristy mi disse di avere fretta e mi chiese se avevo già
arrestato Carlos, ma il suo volto pallido e agitato e un forte tremolio delle
mani confermarono i miei sospetti.
Decisi di rischiare e le dissi: - La sera in cui Katia è stata uccisa qualcuno dei
vicini l'ha vista uscire di corsa e si è stupito che non rispondesse al suo
saluto visto che Katia era sempre così gentile con tutti.
Non poteva certo sapere di aver incontrato lei e non sua sorella.
Giusto?
Cristy negò dandomi del pazzo dicendo che voleva bene a Katia e che non
avrebbe mai potuto fare nulla del genere. - E' vero- aggiunsi io - non si
poteva fare a meno di voler bene a sua sorella, no? –
Allora lei si girò rabbiosa verso di me gridando: - Ho sempre invidiato mia
sorella per il suo carattere, lei sapeva farsi amare da tutti e anche i nostri
genitori l'hanno sempre preferita a me. Non è giusto capisci? Sono
sempre vissuta nella sua ombra, qualunque cosa io facessi lei la faceva
meglio, i ragazzi finivano sempre per innamorarsi di lei e anche se
fisicamente eravamo uguali tutti preferivano lei. –
Chinò il capo, sospirò come liberata da un peso e dopo un po’ disse: - Era
tutto così perfetto, niente avrebbe fatto sospettare che fossi io la colpevole,
come ha fatto a scoprirmi?
- Semplice - le risposi - dopo averla strangolata in un ultimo gesto di pietà
ha composto il cadavere e pettinato i capelli con una tale grazia che solo
una donna poteva avere; insomma l'unico gesto d'amore verso sua sorella
l'ha tradita.
Non le dissi che forse era stata la sorella stessa, apparendomi tutte le notti
sul letto di morte, a farmi notare la perfezione del cadavere e a farmi capire
che nessun uomo furibondo, dopo una lite, avrebbe sistemato il cadavere e
perfino pettinato i lunghi capelli biondi.
Tornai a casa e finalmente quella notte dormii tranquillo.
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