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E U R TU F UR O Y NE S S A I G MA I NEWS magazine 07 estate.2009 BRANCACCIO P N O I 13 Imagineyourcommunication LA PASSIONE DI RACCONTARE IL MONDO 16 Imagineyourshop BRANCACCIO ECOSTYLE, UN NUOVO MODO DI DECLINARE LA MODA 19 Imagineyourdrink CLASSE E GUSTO NEL BICCHIERE Universit CORSO à degli S tu di di Sal DI LAU erno REA COMUN IN SCIENZE D ELLA ICAZIO NE GLI EVENTI AVRANNO LUOGO ALL'ECOSTYLE BRANCACCIO IN VIA PAPIO, 39 A SALERNO CONTATTI [email protected] SMO Bartolomeo Brancaccio FOTO Archivio Brancaccio . Motive Antonio Biasio AL TURI STAMPA ORATO Buona estate a tutti! HANNO COLLABORATO Marco Alfano, Alfonso Amendola Enrico Auletta, Elettra Boccia Angela Caso, Olga Chieffi Alessandra Cosimato, Matteo Guida Luciano Mauro, Bartolomeo Ruggiero ASSESS estate.2009 25 Info INDIRIZZI DEI NEGOZI BRANCACCIO OMAGGI E PROMOZIONI DESIGN Motive [[email protected]] INIO DI 23 Imagineyoursport FITNESS: MA CHI TE LO FA FARE? DIRETTORE RESPONSABILE Vera Arabino CON IL PATROC 07 Arabino magazine * mostre a cura di Ma rco Alfano * coordinamento Vera 21 Imagineyourtrend GLI INFINITI VOLTI DELLA PASSIONE ISCRIZIONE AL TRIBUNALE N. 7 DEL 10/03 /2007 R A DI VINTAGE STO E MOSTRA FOTOGRAFIC N IO INAUGURAZ TAGNA AS MANLIO K C N GIGI SQUILLANTE CO DEEJAY SET PER LA PUBBLICITÀ DI ECOSTYLE 089 56 47 991 > 089 25 91 630 20,00 EDITORE Carlo Brancaccio GIUGNO ORE 7 2 O T A B A S IES 15 Imagineyourdream FLORA PRIVATA DELLA MINERVA _ LA RAGIONE E LA PASSIONE SONO TIMONE E VELA DI QUEL NAVIGANTE CHE È L’ANIMA VOSTRA (GIBRAN) _ LE IMMAGINI CHE ATTRAVERSANO IL MAGAZINE NON SONO SEMPRE IN RELAZIONE CON GLI ARTICOLI. 1 www.brancaccio.it 11 Imagineyoursound NICO: LA BELLEZZA, L'INQUIETUDINE BRANCACCIO 9 Imagineyourstyle AUDREY HEPBURN: QUESTIONE DI STILE DI ANTICHI MA NE MOSTRA IO Z A R U G U A IN ICA ATA DA MUS N G GABRO A P M O C C ARÀ A LA SERATA S L VIVO A D DI VIOLINO M ODA Prendiamo in prestito la suggestione di “Oceano Mare” di Alessandro Baricco per proseguire il viaggio di IMAGINEYOURFUTURE che abbiamo scelto come filo conduttore della rassegna d’arte e cultura che ci accompagna nelle quattro stagioni del 2009, in omaggio all’avanguardia più originale del nostro Novecento, il Futurismo, che quest’anno festeggia il centenario. E se nella stagione primaverile abbiamo circumnavigato il mondo affascinante dello STYLE, l’estate sarà tutta all’insegna della PASSION. L’obiettivo è sempre lo stesso: guardare al domani con rinnovato slancio ed energia ma, come diceva il filosofo Hegel, niente di grande è stato fatto al mondo senza la passione. I pregevoli contributi che caratterizzano questo numero della nostra rivista ne propongono un’interessante lettura da diverse ed originali angolazioni. I vernissage in calendario nella rassegna estiva IMAGINEYOURFUTURE - che avranno come cornice sempre l’Ecostyle Brancaccio di via Papio - mireranno a coglierne sfumature di senso e suggestioni, grazie alle opere di due giovani artisti. Due appuntamenti da non perdere, curati da Marco Alfano, che si coniugheranno poi con piacevoli momenti musicali. Note d’arte, è il caso di dire, ispirate dalla passione e desiderose di suscitarne, di stimolare entusiasmo e creatività. Passione è quella che il gruppo Brancaccio mette da sempre nel proprio lavoro. Roland Barthes - che fa capolino nella Grammatica delle Passioni analizzata da Alfonso Amendola nelle pagine che seguono – diceva giustamente di aver avuto “la fortuna di unire mestiere e passione, che secondo Stendhal equivale alla felicità”. È anche la nostra fortuna, ripagata dalla soddisfazione dei nostri clienti che come sempre troveranno, da Brancaccio Uomo, Donna, Emporio e Kids, mille proposte di qualità per dare corpo ad un look estivo frizzante e di classe, mentre da Brancaccio Ecostyle potranno concedersi un momento di relax e sorseggiare un fresco cocktail, immersi nella suggestione delle opere in mostra e nell’atmosfera stimolante del buen ritiro di via Papio. 7 Imagineyourphoto VINTAGE STORIES VENERDì E1S9 TRI DESIGN “TUTTO IL RESTO ERA ANCORA NULLA. INVENTARLO - QUESTO SAREBBE STATO MERAVIGLIOSO”. 6 Imagineyourart ANTICHI MAESTRI 20,00 GIUGNO ORE TENDENZ E PASSION ESTATE EVENTI 3 Imagineyouremotion GRAMMATICA DELLE PASSIONI M USICA STYLE PASSION FASHION&ACTION NEXTGENERATION ARTE 1 Editoriale ESTATE A TUTTA PASSION GUSTO CULTURA 09 Ecostyle In questo numero I M A G I N EY O URE M O T I O N INFRADITO Jo No Fui Alice San Diego Moncler John Galliano Hache La Martina Cavalli Allegri Santoni BR DONNA COSTUME+ MARCHI VDP Donna www.brancaccio.it 3 ABITO MIS S BIKINI EMPORIO stessi. Soltanto vivendole fino in fondo (con gioia e malinconia, leggerezza e pesantezza) possiamo dirci veramente vivi. E non ascoltate mai i falsi dicitori che si ostineranno a dire “una cosa è il lavoro, una cosa sono le mie passioni”. È alibi. È routine. È paura di vivere fino in fondo. In quanto non c’è nulla di decisamente più umano delle passioni! Infatti, il filosofo Baruch Spinoza c’insegnerà a leggere le passioni “non come vizi, ma come proprietà dell’umana natura”. Quindi l’universo contraddittorio delle passioni (“l’amore, l’odio, l’ira, l’invidia, la vanagloria, la misericordia”…) sono nella nostra “natura” come “il caldo, il freddo, la tempesta, il tuono e simili, che pur essendo malanni, sono però necessari”. E quindi abbracciati in pieno a questo mix di passioni, quelle che struggono e danno il respiro al nostro tempo (altrimenti privo di tutto ciò, decisamente opaco e tristanzuolo) facciamole trionfare le passioni. Esercitiamole anche solo per non vivere di rimorsi e di desideri non esplicitati. Soltanto così i frammenti amorosi non si tramutano in precipizio di oscure profondità, in spazi di laceranti abissi e nostalgie. E quindi perdiamoci (e ritroviamoci) nelle nostre passioni. E permettiamoci la visione della pastosità cinematografica del melodramma, dei miglior lirici in preda a furti passionali, o ascoltiamo il canto di struggente malinconia di tutta la canzone della miglior tradizione partenopea (su tutti “Passione” di BovioTagliaferri-Valente). Consapevoli, però, che la dolcezza e la meraviglia di un bacio appassionato può essere il primo passo verso l’inferno (penso “all’acre sapore” di Giovanni che brucia sulle labbra della Salomé wildiana… ma questo, signore e signori, è un altro raccontare di febbri e passioni). BR DONNA BORSA+CO STUME+MIN I OC AVA LLI DON NA ABI T BR BRANCACCIO È STATO ROLAND BARTHES a scrivere il testo più importante per comprendere l’abc delle passioni con il suo Frammenti di un discorso amoroso. Libro cult del 1977 scritto in simulato monologo frammentato e realizzato a mo’ di un discorso in “figure”, che ancor oggi può esser considerata la miglior “grammatica” per comprendere le procedure dell’amore (oltre ad essere il “libro-regalo” par excellence per suggellare intime amicizie complici, per confortare innamorati in crisi, per dire “addio” con quel non so che d’intellettuale ed emozionale al contempo). Non turbi, signore e signori, il dire che le passioni possano essere analizzate attraverso una griglia analitica (in grado di operare una ricognizione e ricostruzione di segni capace di rappresentarci dinamiche complesse). Può sembrare un artificio o una forzatura. Ma non lo è. Infatti, nonostante la loro forza esplosiva ed irrazionale le passioni “non solo rivelano una trama intelligibile e una articolazione coerente, ma possono anche diventare oggetto di uno spettacolo piacevole. Dietro il loro caos si scopre un ordine preciso; all’interno dei loro impercettibili o improvvisi scarti ed eccessi una logica stringente; nel loro aspetto talvolta spaventoso una specifica bellezza” (Remo Bodei lo scrive nel suo Geometria delle passioni). Riconoscere le passioni non vuol dire superarle, vuol dire conoscerle nel loro linguaggio più intimo. E solo affrontandole (e vivendole) in maniera diretta può aumentare la nostra potenza e la nostra immaginazione. Il dibattito filosofico e culturale (qualche nome en passant: Aristotele, Seneca, Pascal, Spinoza) da sempre si è acceso verso il cortocircuito delle passioni. Ed è stato ancora il grande semiologo francese (“maledetto Barthes, non ne sbagliava mai una” come disse una giovane amica) ad indicarci un viatico per comprendere l’essenza della vita: “Ho avuto la fortuna di unire mestiere e passione, che secondo Stendhal equivale alla felicità”. Infatti è proprio nella capacità di saper far assorbire la passione nel nostro quotidiano (ovvero la dimensione “ripetitiva” del nostro mestiere, della nostra professione, nella nostra identità sociale e il gioco è fatto). Sì perché è unicamente nello specchio delle passioni che noi andiamo a realizzare noi BRANCACCIO di Alfonso Amendola Ecostyle Grammatica delle passioni I M A G I N EY OU R ART di Marco Alfano GABRO, LUCRO, 2009, PASTELLI COLORATI SU CARTONCINO, CM 40X60 d’elegante intensità da Toulouse-Lautrec, che rende esemplare l’umanità delle tenutarie dei suoi “bordelli”; è una “disciplina” che significa per Gabro affinare lo sguardo, la capacità d’impaginare un dipinto che rimane il problema fondamentale dello “sguardo” d’ogni pittore. In effetti, più che una rilettura, quella del giovane artista appare piuttosto la formulazione di un repertorio di forme e figure, in determinate preferenze, e distacchi, dagli amati ed “inutili” maestri: in sostanza quel che interessa è formare una “geometria” passionale di riferimenti: Spiritualità, nell’architettura di Renzo Piano; Lucro, che ripropone da diversi punti d’osservazione il celebre For the love of God dell’inglese Damien Hirst (l’opera d’arte contemporanea più costosa mai messa in vendita), le cui provocazioni si rivelano perfettamente integrate ad un sistema del mercato globale dell’arte. È un tentativo, quello di Gabro, che tenta di trascrivere le inquietudini che un giovane scopre in un’arte contemporanea oramai prigioniera delle sue perdute illusioni, anche nelle opere di quei maestri “consacrati” che sembrano - verificando una sentenza nietzschiana «vagare attraverso un infinito nulla». ESTRI” 0.00, ICHI MA T N A “ E ORE 2 O L R L B A A , G O GN I TRA DI CCIO D ì 19 GIU NATA LA MOS BRANCA VENERD E A COMPAG L R Y C U T A G S À U O R A C A N E I ’ S L I S ATA DEL LA SER ORNICE ERNO. L NELLA C A S A O IO 39 DAL VIV VIA PAP VIOLINO I D A C I DA MUS GABRO, INNOVAZIONE, 2009, PASTELLI COLORATI SU CARTONCINO, CM 40X40 www.brancaccio.it 7 BR EMPORI O SCARPE DIADORA «L’ARTE, ANCHE SE LA MALEDICIAMO e se ci sembra a volte del tutto pleonastica, e se anche siamo costretti ad ammettere che essa in realtà non vale un accidente; se osservando i quadri di questi cosiddetti “antichi maestri”, che molto spesso, […] ci sembrano senza senso e senza scopo, nient’altro che tentativi maldestri di piazzarsi artisticamente sulla faccia della terra; malgrado tutto questo, non c’è nient’altro che salvi gente come noi, se non proprio quest’arte maledetta e dannata». L’aspro registro con il quale Thomas Bernhard, narratore tra i più “scomodi” del XX secolo, giudica le disattese promesse dell’arte, non deve ingannare sull’amore incondizionato racchiuso in tale “provocazione”. Anche Gabro, giovanissimo artista salernitano, nato nel 1987, ha sintetizzato in una sequenza di sei pastelli su carta, alcuni pensieri relativi ai suoi “maestri”, spingendosi fino a “provocare” citazioni da alcune opere della modernità e d’acclamati artisti contemporanei. Da Toulouse-Lautrec a Boccioni, da Renzo Piano a Damien Hirst, è una “scommessa” figurale, quella di Gabro, che sino a qualche anno fa poteva sembrare anacronistica; d’altra parte, si configura nell’arte presente un’apertura sul piano dell’equivalenza verso qualsiasi modalità d’espressione, senza più ostracismi o pregiudizi ideologici. Da qualche tempo, infatti, Gabro risiede e lavora a Londra, dove ha trovato un clima di attenzione alla figurazione che rappresenta un’opportunità, di alto profilo creativo, per quella generazione di artisti formatasi nei primi anni del nuovo secolo, disposta - esaurito l’interesse per la ripresa transavanguardista - a considerare in maniera spregiudicata le possibilità concesse dalla “grammatica” della pittura. Il risultato è di semplice squisitezza formale, affidata ad un pastello dalle intonazioni tendenti al monocromo, come nell’argentato segno di Innovazione, fondato sulla dinamica plasticità di Boccioni; ma anche in Disciplina, nelle suggestioni BRANCACCIO RIES” AGE STO T N I V “ NA 20.00, CASTAG LLE ORE NLIO K A A M , O I N D IUG TRA O TO 27 G LA MOS NCACCI SET A SABA LE BRA R Y U T G DEEJAY S U O L A I C E E ’ R L I L SI IN U E D EG ORNICE NO. A S NELLA C A SALER 9 3 O I PAP DI VIA ANTE SQUILL G I DI G I Ecostyle Antichi maestri MANLIO K CASTAGNA, THE GUY ON THE BRICK WALL, 2008, STAMPA FOTOGRAFICA A COLORI, CM 50X40 MANLIO K CASTAGNA, LOCH TORRIDON, 2008, STAMPA FOTOGRAFICA A COLORI, CM 40X50 I M A G I N EY O URP H O T O Vintage Stories di Marco Alfano A TRADIZIONALE, RISPETTO ALLA FOTOGRAFIA ANALOGIC imici continui (la che si avvale di fenomeni fisico-ch gento in relazione a sensibilità alla luce dei sali d’ar l’immagine digitale non certi eventi visivi, ad esempio), sì il risultato di un è affatto un’immagine ottica, ben ’energia luminosa. processo di codifica numerica dell la fotografia digitale Ed è forse per questo motivo che à strada tra le arti si è andata collocando oggi a met nello sfruttamento del grafiche e la fotografia; anche può non tener conto di suo potenziale estetico non si questi, aspetti ben noti questa diversa “natura”. Sono, o di valersi dell’immagine ai giovani fotografi che scelgon difficile del colore, digitale; così anche della modalità one artistica di una dal momento che la trasfigurazi di informazioni, appare molteplicità così varia ed ampia cui Manlio Castagna sempre ardua. In questa mostra, Stories, l’autore ha voluto dare il titolo di Vintage tenzione sui valori rivela un tracciato che punta l’at ri” dell’espressione artistici piuttosto che “documenta uenza dei lavori fotografica. C’è, infatti, nella seq no, una personale proposta dal fotografo salernita rialista, vale a interpretazione del linguaggio pitto ti dalla conoscenza dire di alcune suggestioni derivan sionisti”, statunitensi delle opere dei fotografi “seces che delinearono ed europei, ai primi del XX secolo, a Work”, il tentativo sulle pagine della rivista “Camer di superare in fotografia il positivismo sistematico dominante la seconda metà dell’Ottocento. Ma la fotografia di Manlio è anche esemplare di una ricerca autonoma rispetto alla sua attività più nota di autore e regista cinematografico, che pure assume, da questa, elementi innovativi per quel che riguarda i contenuti; l’intenzione è quella d’indirizzare lo sguardo in “sequenze”, tramite i mezzi della fotografia digitale, secondo una necessità di “narrare” ed immaginare la natura e gli itinerari dei frequenti viaggi che hanno portato l’autore in giro per il mondo. È una “serie” che ricorre ad un “trattamento” del materiale di partenza, vale a dire delle immagini al momento dello scatto, lasciando che queste ultime assumano densità inconsuete e textures particolari: dalla grana delle velature, tutta giocata sui toni bassi, che registrano gli spazi urbani di una Berlino dalla vecchiaia corrosa, inquietante (Berlin Gothic); all’armonia flou, quasi monocromatica, delle sabbiose coste della Scozia (Loch Torridon), fino a giungere ai colori fortemente desaturati, come annegati nella luce, di una memoria quotidiana dei sobborghi di New York (The guy on the brick wall). Manlio Castagna, affidandosi quindi ad una forte tensione immaginativa, non intende proporre esclusivamente un esercizio di tipo formale: la sua fotografia (non più determinata dall’indagine documentaria) racconta emozioni, riflessioni; prova a trarre dalla casualità dell’osservazione la presenza ineffabile della bellezza, lasciando spazio all’esplorazione delle potenzialità allusive ed evocatrici del mezzo fotografico, anche nelle sue declinazioni digitali. I M A G I N EY O URS T Y L E Amore MOTIVE i tuoi momenti più belli *GIORNALIST Che c'è di meglio di una granita e di un affettato di frutta in una calda giornata d'estate? 0828 722 444 * www.mechotel.com 0828 851 751 * www.hotelcerere.com A E SPEAKER RA DIOFONICA BRANCACCIO Ecostyle GUSTO 9 www.brancaccio.it SE UN REGISTA POTESSE CREARE UN’ATTRICE DAL NULLA le darebbe la classe di Audrey Hepburn. È quello che succede nel film S1m0ne quando Viktor Taransky sfoglia il catalogo del firmamento hollywoodiano per caratterizzare la sua nuova stella, frutto di un programma di simulazione virtuale. Solo quando Simone imita i gesti della protagonista di Colazione da Tiffany Taransky giudica perfetta la sua opera. Assolutamente diversa dalle dive del momento, con la sua grazia Audrey si impone nello star system come personaggio del tutto originale: la figura esile, minuta, i capelli corti e gli occhioni dolci e malinconici, che sublimano la sua bellezza efebica e sbarazzina, la distaccano dall’immagine della donna degli anni ’50-‘60, incarnata dalle curve morbide ed esuberanti di dive come Marylin Monroe e Sofia Loren. Ma più dell’aspetto, sarà quell’aura di puro fascino che l’avvolge a farla diventare un’icona di stile di tutti i tempi. Blake Edwards la sceglie per Colazione da Tiffany, provocando l’ira di Truman Capote, che vuole Marilyn Monroe per il ruolo di Holly Golightly e prima ancora William Wyler la preferisce a Liz Taylor per Vacanze Romane (emblematica la scena in cui la principessa entra dal parrucchiere e sull’uscio si intravede proprio l’immagine di Marilyn: la dolce ragazzina dà un taglio netto allo stereotipo di donna del tempo). Non ha bisogno di lunghe ciocche per conquistare il pubblico, la sua bellezza danza sul filo dei suoi tanti contrasti: la delicatezza del viso è messa in risalto dai lineamenti spigolosi dalla silhouette, l’aria innocente e vulnerabile maschera una grande forza d’animo, la fragilità dell’esile figura si oppone all’energia del corpo. Sullo schermo e nella vita privata Audrey mantiene uno stile impeccabile. Sceglie con meticolosa attenzione i personaggi da interpretare, incarnando di volta in volta una cenerentola dei tempi moderni. Già nell’incipit di Vacanze Romane la vediamo perdere una scarpa, anticipando il ruolo che caratterizza la sua carriera cinematografica. La storia della principessa triste che per un giorno rompe le regole che l’attanagliano, trovando l’amore e la libertà, dà il la ad una serie di ruoli simili: il brutto anatroccolo, che BRANCACCIO di Alessandra Cosimato* diventata una splendida donna è contesa da due fratelli, la giovane commessa che fa carriera come modella e si innamora del suo fotografo, la ragazza di provincia che si sente al sicuro solo da Tiffany e cerca di dimenticare un’infanzia di povertà sistemandosi con un matrimonio d’interesse, ma che poi si innamora di un giovane che la ama davvero, la povera fioraia che viene trasformata in una dama di alta classe, affermando la propria rivincita sociale. La carismatica essenzialità di Audrey si riflette nelle sue interpretazioni: le bastano lo sguardo ed il sorriso per conquistare e per questo i suoi personaggi non sono mai troppo caricati. Seduce in maniera del tutto ingenua e involontaria, con la delicatezza dei modi e la caparbietà delle idee. Ha uno sguardo spontaneamente ingenuo quando chiede a Gregory Peck di svestirla o quando resta chiusa in un piccolissimo stanzino schiacciata contro il corpo di Peter O’Toole. Anche nella vita privata Audrey deve affrontare numerosi ostacoli: l’abbandono del padre, l’adolescenza vissuta sotto il nazismo, un matrimonio mancato e due falliti, quattro aborti spontanei, la depressione. Questo non fa che renderla più forte, è una donna decisa quando lascia il cinema per occuparsi della famiglia e quando, nominata ambasciatrice dell’Unicef, sceglie di dedicare la sua vita ai bambini dei paesi poveri del mondo. La grazia e l’eleganza con cui calca le scene e affronta la vita la rendono un’icona immortale. Musa di tante arti, dalla moda di Givenchy ai fumetti di Berardi, Audrey Hepburn incarna l’emblema di un fascino senza tempo. Ecostyle Audrey Hepburn: questione di stile MARCHI *GIORNALIST A E DIRETTRICE DI “PEEK A BO CULTURE E TEND O” (MAGAZINE ENZE) DI www.brancaccio.it 11 Le colorate e frizzanti cinture di Tie-ups Emporio BRANCACCIO LOOK Scarpe Santoni: sporty-chic garantito EMPORIO Uomo BR UOMO POLO BIAN CA E VERD E FAÇONNAB LE OMO BR U BRANCACCIO Kiton Isaia Etro ler Monc auren hL Ralp hen b Co Jaco oni Sant e ntyn Balla li nel Cuci RIESCO A VEDERLA, come in Chelsea Girls mantiene uno specchio rotondo con la mano sinistra, con la destra si pettina la frangia folta che le cade dritta sulle sopracciglia, coprendole. È bellissima. Sta per salire su un piccolo palco di una cantina di New York, ormai è la star dei Velvet Underground, loro malgrado. Il microfono sarà acceso e la sua voce sinuosa riempirà l’ambiente, mentre le proiezioni le scorreranno sul volto. Sulle labbra carnose. Lei è la modella tedesca, l’attrice, dopo Edie Sedgwick un’altra musa di Andy Warhol, pomo della discordia all’interno degli stessi Velvet Underground, la “Femme Fatale”, come quella ballata che quasi sussurra, la valchiria del rock (come sarà chiamata successivamente) forse la protagonista di un rapporto occasionale con Jim Morrison in un ascensore come nel film The Doors di Oliver Stone, lo è anche ma non è solo questo. Lei è soprattutto Nico, con tutte le sue passioni autodistruttive e non, le sue nevrosi, la solitudine, l’inquietudine. E la sua bellezza. E il suo stile. Un marchio, una sorta di icona pop, così come Warhol intendeva questo concetto, che si è costruita sapientemente fin da quando, pupilla tra l’altro di Coco Chanel (altro mito, altra storia) posava per “Vogue” ed “Elle”. È riuscita a reinventarsi continuamente, da modella ad attrice: in La tempesta di Alberto Lattuada ma soprattutto ne La dolce vita dove poteva già permettersi di interpretare se stessa. E poi la nuova metamorfosi, il suo fascino e il suo stile che accrescono, la Factory, Andy Warhol, i Velvet Underground con i quali canta, su suggerimento/imposizione del maestro della pop art, con la sua voce roca e inconfondibile alcune delle canzoni più belle della storia del rock. La femme fatale, ”Here she comes/ you’d better watch your step / She’s going to break your/ heart in two/ it’s true” (The Velvet Underground & Nico, 1967) che non era ben vista dai Velvet Underground (temevano che l’attenzione generale fosse concentrata solo su quella che era ormai diventata un’icona) decide di abbandonare il gruppo e di dare vita all’ennesima metamorfosi e al contempo dà inizio a quello che sarebbe diventato il dark negli anni ’70: incide diversi album dove senso d’angoscia, BR EMPORI O T-SHIRT VINTAGE 55 EN LA U R H RALP O + T EL ELLI BORR E M U COST di Elettra Boccia* alienazione, mestizia si fondono. I tratti restano perfetti, la bellezza intatta, una vita trascorsa al limite di ogni esperienza che non ha intaccato neanche un momento la forza e la potenza del suo mito. In qualsiasi fase della sua esistenza, è riuscita a lasciare il segno, un passo cadenzato che nel calpestare la terra ondeggiando, attira lo sguardo e l’attenzione di tutti, indistintamente. Nico è magnetica, lo è sempre stata, per chi ha avuto la fortuna di conoscerla negli anni in cui era viva, magari ascoltarla; per chi dopo ha sentito la sua voce, l’ha vista riempire lo spazio con la sua presenza. Basta vedere pochi gesti, ascoltare poche parole e rendersi conto di avere a che fare con qualcuno di diverso. La chanteuse inizia a cantare, bellezza e forza in egual misura davanti agli occhi di chi la vede, per le sinapsi di chi l’ascolta; ed è ritrovarsi in un riflesso, come davanti ad uno specchio: “I’ll be your mirror/ reflect what you are/ in case you don’t know / I’ll be the wind, the rain and the sunset/ the light on your door/ to show that you’re home” (I’ll be your mirror, The Velevet Underground & Nico, 1967). BRANCACCIO Nico: la bellezza, l’inquietudine Ecostyle BR UOMO JEANS JACO B COHEN DE NIM MEDIO I M A G I N EY O URS O U N D I M A G I N EY O URC O M M U N I C A T I O N VALLE DI SOROBI, AFGHANISTAN CENTRO-ORIENTALE KABUL GUERRA IN GEORGIA, CARRI RUSSI SULLA STRADA PER GORI particolare di chi lavora in quella che fu la sua redazione e che lei ha onorato col suo lavoro”. E mentre un reportage sulla drammatica situazione postbellica in Sierra Leone, realizzato con Mario Rossi, è in finale quest’anno al Premio Luchetta, il suo speciale “La Trappola” andato in onda sul Tg3 ha avuto il merito di squarciare il silenzio che circonda la vicenda di duemila profughi afghani che vivono in una baraccopoli sul lungomare di Patrasso dalla quale partono alla caccia di un posto sotto ad un camion diretto in Italia: un’odissea drammatica che ogni giorno si consuma nell’indifferenza dell’Europa tutta. E intanto le valigie sono già pronte per tornare in Afghanistan: “Ad agosto ci saranno le elezioni e qualunque cosa accada io ci sarò, per cercare di raccontarlo - spiega – Purtroppo la situazione sta diventando sempre più difficile, la ricostruzione è ferma al palo e la gente non si sente protetta”. Quella gente a cui Nico Piro ha dedicato un blog, Tashakor, che è una parola di origine araba che viene usata in Afghanistan per dire “grazie”: “E’ la parola che mi sono sentito dire più spesso dal popolo afghano. Uno strumento in più per aiutare a capire le loro sofferenze e a comprendere un paese che è così lontano da noi ma che si ritrova ad essere il crocevia dei destini del mondo”. 13 www.brancaccio.it IGOR MANN L’HA DEFINITO LO “STORICO DELL’ISTANTE”. E’ l’inviato di guerra, pervaso dalla “gioia sana di spendersi per quell’identità astratta, possente e bella chiamata libertà di stampa”. Una libertà che, come la democrazia e la pace, è lungi dall’essere realtà in molti paesi del mondo dove si consumano tragedie, e non solo conflitti, che resterebbero sconosciuti all’opinione pubblica se non fosse per il racconto dei giornalisti che, oggi come ieri, svolgono un ruolo civico ed etico fondamentale nell’attuale società dell’informazione. “Raccontare la verità è la molla fondamentale di questa professione e l’inviato ha il privilegio di poterlo fare in ambiti in cui la mediazione giornalistica resta essenziale ed insuperabile” spiega Nico Piro, 38 anni appena compiuti che, come inviato della redazione esteri del Tg3, dal 2005 ad oggi è stato testimone delle drammatiche vicende dell’Afghanistan ma anche di Macedonia, Georgia, Sierra Leone. “Il sogno della mia vita, fin da quando nel 1989 ho iniziato la gavetta a Radio Salerno Sera e nell’informazione locale salernitana, è stato lavorare al Tg3 che, con Antonio Di Bella, ha la migliore redazione esteri d’Italia – racconta- Non pensavo però di fare l’inviato di guerra. Direi che è una parte del mestiere di giornalista che ha scelto me, anzi in proposito mi sento di fugare l’alone quasi di machismo che spesso circonda questa figura. Per me l’inviato è un professionista che mantiene la calma in situazioni oggettivamente difficili; non corre né fa correre rischi inutili a chi lavora con lui e senz’altro possiede un’alta idea della libertà di stampa, finalizzata a raccontare luoghi e persone invisibili agli occhi del mondo, con il proposito di contribuire alla verità, alla giustizia, alla pace”. Una missione di vita, in un certo senso, che Nico Piro ha dimostrato di saper perseguire con tenacia e passione, fin dalla sua prima esperienza in Afghanistan, durante le fasi del rapimento di Daniele Mastrogiacomo: “La sera in cui, con il collega operatore Mario Rossi, riuscimmo ad ottenere e mandare in onda in esclusiva mondiale il video che provava che era vivo, la ricordo come un’emozione indescrivibile – dice – ma è stato incredibile raccontare anche la guerra in Georgia, BRANCACCIO di Vera Arabino nell’agosto del 2008, che sembrava uscita dai tempi della cortina di ferro”. Emozione sì, mai paura: “Non che non ci siano momenti di tensione però, quando ci si trova in quei posti, domina la concentrazione. Magari è dopo che si ripensa alle esperienze e alle tante emozioni vissute. Semmai la paura è di non essere all’altezza, di non riuscire a superare le grandi difficoltà anche tecniche e logistiche e di non poter raccontare al meglio ciò di cui si è testimoni diretti”. Non è il suo caso, in realtà. I reportage dall’Afghanistan – un posto magico che porta nel cuore, insieme al suo popolo che gli ricorda le genti del nostro Sud per fierezza e grande senso dei valori e dell’ospitalità – gli sono valsi unanime apprezzamento ed importanti riconoscimenti: nel 2007 lo speciale “Kabul, anno nuovo” (realizzato con Mario Rossi, telecineoperatore del Tg3) ha ricevuto la menzione speciale al Premio Anello Debole, mentre nel 2008 con Gianfranco Botta, telecineoperatore del Tg3, ha vinto il Premio Ilaria Alpi per il miglior servizio da telegiornale, con un servizio su una battaglia tra talebani e militari statunitensi nella valle di Korengal. “Un riconoscimento che mi inorgoglisce particolarmente – spiega - perché porta il nome di Ilaria che non ho mai conosciuto di persona ma che resterà per sempre nei nostri cuori, in Ecostyle La passione di raccontare il mondo I M A G I N EY O URD R E A M BRANCACCIO Ecostyle Flora privata della Minerva BRANCACCIO Emporio di Luciano Mauro* ed Enrico Auletta* CONTATTI *IDEATORI E CURATORI DEL GIARDINO DELL A MINERVA www.brancaccio.it 15 FRED PERR Y dipinti murali, peschiere ricolme di ninfee e di pesci colorati, fontane e sedute ricoperte di concrezioni, muschi e capelvenere. Intanto il padrone di casa ci raccontava come il Giardino, quale pertinenza del Pio Istituto di Ricovero, era divenuto proprietà del Comune di Salerno e che, soprattutto dopo il terremoto del 1980, era aumentato il degrado generale delle strutture. Ci mostrava come (con il fil di ferro!) cercava di mantenere in piedi pilastri cadenti o, sempre con mezzi di fortuna, di conservare efficiente il sistema di canalizzazione, raccolta e distribuzione delle acque, tra la generale indifferenza. La visione dell’antico Giardino, unione inestricabile di rigoglio e decadenza, tipico delle romantiche rovine illustrate dai viaggiatori del Gran Tour, la sua posizione, fisica e storica (al di sotto dei conventi dove operò la Scuola Medica), la speciale atmosfera, ci convincevano sempre più che solo quello poteva, doveva, essere "Il" luogo. Poi un segnale, forte, inequivocabile: dietro un alto filare di piselli apparve il più bell’esemplare di Colocasia mai visto (forse l’unico presente in città in quegli anni). Affondava le complicate radici in una vasca, dove un rivolo d’acqua sorgiva ricadeva dalla bocca di un mascherone in marmo, una Gorgone, quasi nascosto dalle grandi foglie. Subito tornò alla mente la Colocasia descritta da Matteo Silvatico nelle sue Pandette, «[...] Et ego ipsam (culcasiam) habeo Salerni in viridario meo, secus spectabilem fontem [...]», e affiorò la sensazione che un allegro spiritello ancora abitasse quel magico luogo... Una sensazione confermata, negli anni, dalla ricerca archivistica di Paola Valitutti e Sergio Marino: quel giardino è ubicato nell’area ove, nel dodicesimo secolo, era la proprietà della famiglia Silvatico. Il Giardino della Minerva è stato poi recuperato, con una gestazione durata più di quindici anni, e tante sono le cose accadute, fino ad arrivare all’avvio di una gestione attenta alla rivalutazione della memoria e della tradizione botanica della Scuola Medica Salernitana. Permane, nella nostra mente, la sensazione che è il luogo stesso ad aver accompagnato, e "favorito", le nostre intuizioni e scoperte. BR EMPORI O TRACOLLA Via dei Principati, 19/21 Salerno Tel. +39 089 25 18 66 [email protected] ENTRAMBI, AUTONOMAMENTE, CI PENSAVAMO DA TEMPO. Un luogo, un Giardino Botanico da realizzare a Salerno. Ci hanno fatto conoscere perché entrambi ne parlavamo in giro cercando uno "sponsor". E forse, sul finire degli anni Ottanta, i tempi cominciavano ad essere maturi per una Salerno che potesse ripensare alla sua lontana e gloriosa storia, come base per un futuro più consapevole. Bisognava trovare il luogo: un giardino, certo, ma quale, con che dimensione, in che zona della città? Poi il comune ricordo di qualcosa visto e fotografato mille volte, dall’inizio degli anni Settanta, scoprendo uno sconosciuto e degradato Centro Antico: un´imponente e cadente fontana, là in alto sulle mura, seguita da una teoria di pilastri, coperti di vite, che s´inerpicavano verso i monasteri del Plaium Montis, dove spiccava l´imponente araucaria. Ma il Giardino, più che visto, era immaginato. Cercando punti di vista migliori, dall´alto, di fronte, sempre si restava delusi. La cornice dell’antica pergola racchiudeva un intrico di vegetazione, che nulla mostrava del suo interno e lo proteggeva come uno scrigno. Ma cos’è, da dove si entra, di chi è? Possibile che nel cuore della città vi sia un giardino storico che nessuno conosce? Unimmo le nostre forze nella ricerca ed una mattina, increduli, penetrammo quel piccolo lembo di paradiso, accolti con simpatia da "don" Antonio Pierro, nume tutelare del Giardino da almeno quarant’anni. Era un trionfo di varietà botaniche, vero archetipo di giardino/orto mediterraneo, bello e utile. I diversi terrazzamenti, uniti dalla scalea pergolata, erano ricolmi d’agrumi e viti, la "pizzutella", la"sanginella", accanto a rigogliosi banani e strelitzie, e poi ancora filari di pomodorini vesuviani e fragole di bosco, monumentali euforbie arboree ed enormi capperi che spuntavano da muri sbrecciati, gelsomini e rose, festoni d’azzurre ipomee e vecchi vasi con gerani e peperoncini dalle forme più strane. Sembrava che qualunque pianta, dalla più comune alla più "difficile", potesse vivere in quel luogo incantato, e ognuna con lo stesso diritto di cittadinanza. Certamente molto era dovuto allo speciale microclima, all’abbondanza d’acqua e alla felice esposizione, oltre alle cure assidue ed esperte di don Antonio, ma c’era qualcosa in più... Facendoci strada, a stento, tra quell´abbondanza di forme, profumi e colori, scoprivamo percorsi e resti di Brancaccio Ecostyle, un nuovo modo di declinare la moda di Angela Caso APPENA SI ENTRA NELL'ECOSTYLE BRANCACCIO, si capisce immediatamente di trovarsi in un negozio diverso dagli altri. Un nuovo modo di declinare la moda, secondo il principio che il cliente deve essere coccolato e accontentato il più possibile. Non solo quindi abbigliamento, nel locale di via Papio, ma anche altre offerte seguendo l'esempio dei multistore del Nord Italia. Il tutto in un ambiente moderno, innovativo, minimalista ma con uno sguardo a quello che può essere l'oggetto BRANCACCIO Ecostyle MARCHI Via Papio, 39 Salerno Tel. +39 089 56 47 991 info@brancac cio.it rammazione di eventi siamo riusciti a proporre una prog dalle mostre, di no van culturali di diverso tipo che ani talenti, fino alle giov di artisti di richiamo ma anche gastronomiche eno te sera presentazioni di libri e alle otti del nostro prod i are per far conoscere ed apprezz territorio. calendario? E quali sono i prossimi eventi in un’unica osto prop Nel corso del 2009 abbiamo al centenario rata ispi re” rassegna “Imagine your futu quattro in ta lina dec e dell’avanguardia futurista avera prim la o Dop . tematiche, una per stagione ’estate dell ore dutt con all’insegna dello Style, il filo e your agin “Im di que dun sarà la passione. Nell’ambito i. Il inal orig nti eve due mo future… Passion” proporre e sica clas ica mus iuga con primo, venerdì 19 giugno, riele Gab di tra mos a dell pittura, con l’inaugurazione ondo, invece, sabato Spagnolo “Antichi maestri”. Il sec di Manlio Castagna, le ona 26 giugno, prevede una pers o “Vintage Stories” e titol dal una selezione di fotografie Squillante. a seguire un deejay set di Gigi qual è il cliente tipo di are, Vista l'offerta così particol Ecostyle? tipo, da noi viene il Devo dire che non c'è un cliente Naturalmente, le e. tenn diciottenne come il cinquan delle fasce d'età a ond sec esigenze sono diverse. A nostro negozio. del are icol si viene attratti da un part molto l'idea ano rezz app Sicuramente, i più giovani nizzate nel orga e stat o del lounge-bar ed infatti son si giovano che ate priv e fest nostro spazio anche delle o ‘trendy’. liam vog se e are icol dell’atmosfera molto part offerta è economico, a Il concetto alla base della vostra cambiamenti in questo tal proposito avete registrato dei periodo di crisi? style è aumentata Effettivamente la clientela dell’Eco 17 www.brancaccio.it GUSTO BRANCACCIO I M A G I N EY OU R SHOP Ecostyle anche per il fatto che le persone preferiscono risparmiare e, venendo da noi, ci riescono senza rinunciare al capo di qualità e di moda. Così non rinunciano ai nostri capi, assicurandosi un considerevole risparmio. Il nostro auspicio è naturalmente che si possa presto risalire la china, nell’interesse collettivo, ma questi sono gli effetti di una crisi che ha cominciato a farsi spazio già a metà degli anni novanta. Tutto questo è Ecostyle. Un'idea imprenditoriale decisamente originale che nasce da una grande passione che non si spegne nemmeno quando, come dice Bartolomeo Brancaccio, “i guadagni non sono altissimi, ma il rischio invece sì”. Una passione, quindi, che deve essere sempre accompagnata “da una grande forza di volontà, per non farsi mai prendere dalla voglia di mollare tutto”. T AR E L T OU NGE B OSITIVO I LOU ZIO ESP I EVENT SPA ATION D LOC che dà un valore aggiunto all'ambiente. A ricevere i clienti c'è Vittorio Brancaccio, deus ex machina di Ecostyle, insieme a Bartolomeo Brancaccio che è anche l'ideatore di questa nuova formula che, in qualche modo, si discosta dall'offerta tipica non solo degli altri negozi della città di Salerno, ma della stessa catena Brancaccio. Quando nasce Ecostyle? Ecostyle nasce il 15 dicembre del 2006, anche se ho cominciato ad accarezzare l'idea già nel 2001. Purtroppo, non riuscivo a trovare la location adatta. L'idea era quella di incorporare in un unico ambiente più tipologie di locale. Per cui, non solo abbigliamento, ma anche bar e vendita di accessori per la casa. Il negozio così com’è organizzato adesso, si è sviluppato in momenti successivi. Infatti, il bar è arrivato successivamente all'inaugurazione e solo nel 2007 abbiamo deciso di dedicare uno spazio anche all'arredo. Come nasce questo nome? Abbiamo combinato due nomi. “Eco” si richiama ad economico; infatti, qui i salernitani possono trovare le rimanenze di fine serie degli abiti della catena Brancaccio. “Style” perché abbiamo abbracciato un concetto di stile ed eleganza a trecentosessanta gradi. Mi riferisco, quindi, all'idea di creare un bar diverso dagli altri e di offrire anche altri prodotti tutti nel segno della ricercatezza e del particolare. Perché definisci questo bar diverso dagli altri? Perché ho voluto seguire la ricerca dell'alta qualità, per cui tutti i prodotti sono caratterizzati da artigianalità ed eccellenza. Penso alle cioccolate, ai tè, ai dolci e, visto che siamo in estate, alle granite. Ecostyle, però, è anche un luogo dove si fa cultura. Anche questa è una nostra precisa scelta. Fin dall’inizio BRANCACCIO Ecostyle Moda a prezzi vantaggiosi e delizie della gola: un connubio da non perdere BRANCACCIO Kids HO RTS JEA NS EVI SU MARCHI BR KID SS Etro Roy Rog ers Brema Refrigu e Add Daniele Fiesoli Cristina Effe Energie LO DS BR T AN G PO KI La t-shirt Energie per kids pieni di grinta e voglia di divertirsi UNA PASSEGGIATA IN RIVA AL MARE, un bel tramonto, un cocktail da sorseggiare e scatta la passione. Se non si può fare molto per il tramonto, per il cocktail basta affidarsi ad un buon barman come Amedeo La Padula. Trentasette anni, di Salerno, Amedeo da oltre venti anni vive il bancone ed ha imparato a capire come conquistare i cliente. “Mi sono diplomato all’istituto alberghiero – racconta – e prima di arrivare a fare il capo barman, ho passato diversi anni in sala. Adesso sono un insegnante di sala bar all’alberghiero e da due anni insegno anche in una casa circondariale”. Amedeo, però, continua a fare anche il barman ed a preparare gustosi miscelati. Amedeo, com’è nata questa tua passione? E’ con me fin da quando ero piccolino; spesso a casa mi divertivo a mischiare le varie bevande. Poi ho cominciato a seguire mio padre e alla fine ho capito che questa era la mia strada e che dovevo assecondare la mia passione. Da che cosa si vede un buon barman? Sono sempre stato convinto che la sapienza nella preparazione del cocktail conta solo il 5%. Il restante 95% è tutto legato all’organizzazione, a come sai impostare il bar. Poi ho sempre pensato che il barman deve essere uno psicologo perché deve capire le esigenze della gente. Deve essere un prete perché deve saper ascoltare gli sfoghi del cliente. Inoltre, deve avere un buon bagaglio culturale, una buona dialettica e deve essere un buon ascoltare senza dare mai sentenze. Quali sono i consigli per bere bene? Io dico che bisogna mantenersi sempre sul classico, anche perché in questo modo si ha la possibilità di confrontare il lavoro dei vari barman. Poi, bisogna evitare di miscelare, perché il drink non serve a farti sballare, un drink deve essere degustato, deve portare alla meditazione ed alla sana socializzazione. Il buon bevitore, per me, è quello, ad esempio, che opta sempre per il distillato e non per gli eccessivi miscelati. Anche per questo preferisco sempre preparare i cocktail mondiali. Qual è il tuo cocktail preferito? Sicuramente il cocktail Martini da cui, tra l’altro, si capisce anche il vero barman. Il Cocktail Martini Kids BRANCACCIO È il cocktail preferito da Amedeo, nonché uno dei più bevuti al mondo. È bene allora sapere come si prepara il cocktail Martini. Per prima cosa occorrono 2/10 di Vermuth Dry e 8/10 di gin. Si versa nel mixing glass con alcuni cubetti di ghiaccio. Si serve in una coppetta da cocktail fredda, utilizzando lo strainer per trattenere il ghiaccio. Si decora con una fettina di limone. È un cocktail cristallino, ricco di erbe, spezie finissime, fiori e agrumi. In bocca ha dei sapori lunghi e persistenti, il secco e l’alcolico si mescolano generando una leggera freschezza ed una percettibile sensazione di amaro, sapore deciso e dall’alto tenore alcolico (29,8°). L’origine del più celebre degli aperitivi è ancora molto contesa: alcuni sostengono che sia stato inventato nel 1910 dall’italiano Martini, un emigrato ligure, a Manhattan; altri invece sostengono che sia stato preparato per la prima volta a fine Ottocento dal barman dell’Astonia Hotel di New York. 19 www.brancaccio.it VIL EBR EQ TUM E BR KIDS CA NOTTA BETT Y BOOP BR KID S CO S di Angela Caso Tu sei anche presidente dell’Abas-Associazione barman acrobatici salernitani, ce ne vuoi parlare? L’Abas è un insieme di professionisti nel campo alberghiero con lunghi anni di esperienza ed offre un servizio di consulenza a 360 gradi. Ma facciamo anche formazione e ricerca. Attualmente i nostri associati sono presenti al Camino Real, al Villaggio del Sole, al New Carrubo, al Certi Norri ed al Vin’arte di Agropoli. So, inoltre, che c’è in cantiere un interessante progetto… Sì, l’Abas con la collaborazione del gruppo Brancaccio sta per lanciare una nuova linea di abbigliamento dedicata al mondo della notte, sia per gli operatori che per i clienti. Un’idea questa anche per superare la crisi? Effettivamente la crisi c’è, ma è cominciata già da qualche anno. Adesso è diventata solo la giustificazione per essere meno professionali. Non nascondo, ad esempio, che nonostante tutti si lamentino, ho difficoltà a trovare persone che vogliono lavorare dietro al bancone. C’è una carenza generale di preparazione, dovuta anche al fatto che le nuove leve non hanno alcuna voglia di imparare e di fare la classica gavetta. Un giudizio, il suo, davvero critico ed anche pessimista nei confronti della categoria ma, per non lasciarci con l’amaro in bocca dopo quest’analisi, Amedeo ci lascia la sua nuova ricetta di cocktail che, tra l’altro potrete assaggiare presso l’Ecostyle Brancaccio. “Per fare questo drink occorrono: 3/10 di Southern Comfort, 3/10 di Passoa, 3/10 di succo d’arancia e 1/10 di sciroppo di fragola. Bisogna shakerare e poi servire direttamente nel bicchiere on the rocks. Si colma poi con acqua tonica e si serve accompagnato da uno spiedino di frutta. Il risultato finale è un cocktail dal sapore molto fruttato, dove prevale il gusto del frutto della passione ed anche leggero, nonostante una certa base alcolica”. Ecco, quindi, servito il drink dell’estate, quello che accenderà la passione nelle già calde notti estive. BRANCACCIO Classe e gusto nel bicchiere Ecostyle UIN I M A G I N EY O URD R I N K LOOK I M A G I N EY O URT R E N D CONTATTI Corso Vittorio Emanuele, 162 84122 Salerno Tel. +39 089 22 56 03 [email protected] www.brancaccio.it Uomo 21 BR EMPORI O FELPA PA CIOTTI BRANCACCIO LA PAROLA “PASSIONE” evoca significati negativi come ira, rancore, vendetta e significati positivi quali amore, ardore, fervore, slancio. Quando è adottata in senso positivo, essa rinvia a un meritevole attaccamento creativo verso un compito, impiegata in senso negativo, invece, rimanda a un demone prepotente e invincibile, a un morboso attaccamento divoratore verso cose disdicevoli. Chi è appassionato non è cieco ma non vede: stravede, ingrandisce la realtà, la riflette come in uno specchio ustorio. Nella passione, la persona diviene assoggettata proprio come nella possessione diabolica. “La passione è la vita stessa – ci rivela il pittore Mario Carotenuto – una vita che deve essere vissuta in senso pieno, per intero, senza mai metter da parte nulla, nemmeno le passioni intese in senso negativo. Se andiamo ad analizzare la parola passione rivolta specificamente all’arte posso dire che ogni tecnica, ogni elemento atto alla creazione dell’opera è per me una particolare passione: per il colore, come per il chiaroscuro, per il disegno, come per la ceramica, la scultura, lo schizzo a carboncino, la sanguigna o l’acquarello, ma senza la passione totale ovvero, che comprende ogni istante della propria esistenza, intesa anche come rovello, sofferenza, la creazione non nasce. La completa dedizione a qualcosa, anche religiosa, mi fa venire in mente due grandi donne della chiesa cattolica, l’agostiniana Santa Rita da Cascia e la carmelitana Santa Teresa D’Avila, intensamente rappresentata nel suo momento d’estasi da Gianlorenzo Bernini”. “Un giorno mi apparve un angelo bello oltre ogni misura. Vidi nella sua mano una lunga lancia alla cui estremità sembrava esserci una punta di fuoco. Il dolore era così reale che gemetti più volte ad alta voce, però era tanto dolce che non potevo desiderare di esserne liberata. Quando l’angelo estrasse la sua lancia, rimasi con un grande amore per Dio”. Dal celebre passo dell’autobiografia della santa, “Libro de su vida” alla attuazione attraverso l’integrazione delle arti, dal teatro alla scultura, della sintesi di visione ed emozione della ricerca berniniana, alla definizione di passione di Daniel Oren e Giovanni Allevi. Se per il primo è difficile trasferire l’energia disumana, di questo termine in una sola frase, ma preferisce mostrarci la partitura di un’opera che nelle sue mani diviene una vera e propria cartina geografica, analizzata battuta per battuta, ripensata, sofferta, piena di freghi di matite colorate, in contrasto, piccoli occhiali per evidenziare un punto in cui far particolare attenzione, dare un attacco, e di lì liberare il proprio sentimento anche attraverso salti, soffi, improvvisi rannicchiamenti, battiti di piedi, il suo urklang, che è un vero e proprio grido d’amore capace di “far suonare” l’orchestra, per il secondo la passione per la musica e per la vita da compositore e BRANCACCIO di Olga Chieffi Ecostyle Gli infiniti volti della Passione musicista, lo colse di notte su di una panca di marmo della stazione di Napoli, quando ventunenne, dopo aver tenuto un concerto dinanzi a sole cinque persone, non avendo dove andare a dormire, attese l’alba del nuovo giorno all’addiaccio, decidendo dopo mille pensieri e dubbi di persistere nel suo intendimento, preso dal sacro furore di bruniana memoria, non temendo mai di andare contro corrente e di vendersi sordidamente al gusto della massa. Per spiegare la passione, si fa spesso ricorso alla ragione, intesa come categoria opposta. Tra ragione e passione, secondo Pascal, vi sarebbe una vera e propria guerra civile. La passione è impulso, scatenamento, fascinazione, disordine, caos, impotenza, imprudenza. Per il nostro sindaco, Vincenzo De Luca, “mosso dalla passione”, la definizione è quella del persistere nell’obiettivo prefisso senza mai mollare, su di una strada dove ogni traguardo si trasforma in punto di partenza, il tutto, però, condito da un pizzico di azzardo e sana follia. “Chi guida la giovinezza, guida il futuro” è il motto del maestro di equitazione nonché eccelso addestratore di puledri Damiano La Monica: “Passione è lavorare, ma in particolare saper attendere, che anche il brutto anatroccolo diventi cigno. Pazienza, persistenza, ma anche estro ed invenzione per risolvere un problema di addestramento in un puledro o tentare l’iniziazione di un giovane all’equitazione che è un “gioco”, specchio della vita, esprimente il libero e armonico esercizio delle facoltà, quegli stessi principi su cui Kant basa l’arte, creante un capolavoro costantemente rinnovato della durata di un istante. La natura stabilisce da sempre le leggi di quest’arte e l’addestramento di cavallo e cavaliere, un termine che suona, a volte, duro e coercitivo, deve essere un “passionale” e partecipativo ritorno alla libertà”. “La parola passione – afferma Antonello De Rosa, attore e regista, deriva dal latino passio che significa sofferenza, patimento fisico e non voglio distaccarla dall’immagine del sacrificio di Gesù Cristo. Sono credente e al tempo stesso un dissacratore, la passione è per me in primo luogo sacrificio, è un demone che chiede, vuole ottenere e in fine rende. Viviamo tempi vuoti e questo termine viene usato spesso con troppa leggerezza, in particolare in campo artistico, creando, in particolare nei giovani molte illusioni e “passioni” negative. Mi ritrovo e mi sdoppio in due definizioni offerte al vocabolo passione: l’artista, l’attore “Ama la regola che corregge l’emozione” (G.Braque) mentre l’uomo “Ama l’emozione che corregge la regola” (J.Gris). EM PO RIO JEA NS RO YR OG ER 'S COSTU IO SCA RP BR EMP OR n erso Jeck 9.2 y Perr Fred e ecor old Mont ck G a l B el Dies lia Sivig a artin La M rs Roge Roy taff Bels E PIRE LLI BR EMP ORIO MARCHI BR ME ROY ROGER 'S ORI Emporio BR EMP BRANCACCIO OC AMI CIA PAC I OTT I di Bartolomeo Ruggiero «È DUNQUE QUESTA, ELEA, CITTÀ FONDATA DA FUGGIASCHI, È DUNQUE QUESTA, VELIA, VERSO CUI CICERONE FUGGIVA QUANDO FU UCCISO? UN COLLE E, SU, UN CASTELLO COME UNA GRAN CARCASSA DI GALLO TRA DUE TORRI, E NULL’ALTRO?». SONO LE PAROLE CON CUI GIUSEPPE UNGARETTI NEL SUO «VIAGGIO NEL MEZZOGIORNO» DEL 1932 DESCRIVE L’APPROCCIO CON LE ROVINE DELL’ANTICA VELIA. E ANCORA IL SUO SOGNANTE ITINERARIO NEL CILENTO, LUNGO LE COSTE A SUD DI SALERNO, RISERVA AL POETA ALTRE SORPRESE. A PIOPPI INTENDE NOLEGGIARE UNA PARANZA PER NAVIGARE SINO A PALINURO, MA IL PROPRIETARIO CONCEDE GRATUITAMENTE L’IMBARCAZIONE «E VUOLE ANCHE CHE SI ACCETTI IN CASA SUA UNA TAZZA DI CAFFÈ». ED È QUI CHE AL POETA-NAUFRAGO VIENE RISERVATA UN’OSPITALITÀ VENERABILE COME ERA COSTUME DELL’ANTICA GRECIA: «BASTA CHE ESPRIMIATE UN DESIDERIO ED ECCOLI FARSI A PEZZI PER ACCONTENTARVI: LO FANNO PER INCLINAZIONE A FARSI BENVOLERE E MI PARE ORMAI CIVILTÀ ASSAI RARA. TERRA OSPITALE, TERRA D’ASILO!». PROPRIO LA CONDIZIONE DELL’ESILIO E LA DIMENSIONE DEL VIAGGIO IN LETTERATURA, DA DANTE A PASOLINI PASSANDO APPUNTO ATTRAVERSO IL VIAGGIO DI UNGARETTI NEL MERIDIONE D’ITALIA, È LA TEMATICA DEL LIBRO «LE ICONE DELLA LONTANANZA. CARTE DI ESILIO E VIAGGI DI CARTA» (SALERNO EDITRICE) DELL’AUTORE SALERNITANO (CILENTANO DI OMIGNANO) GIUSEPPE DE MARCO, ITALIANISTA E COLLABORATORE DI PRESTIGIOSE RIVISTE DEL SETTORE NAZIONALI E INTERNAZIONALI. ESILIO-VIAGGIO È IL FILO CHE FUNGE DA TEMABINOMIO ALL’INTERO PERCORSO, IN CUI L’ATTENZIONE È RIVOLTA A SINGOLI TESTI E ALLA LORO SCRITTURA «ITINERANTE», NARRATIVA E POETICA. NELLA PRIMA PARTE SI ANALIZZA LA NOBILTÀ CON CUI DANTE ALIGHIERI HA VISSUTO, ACCETTATO ED ELABORATO LA PROPRIA CONDIZIONE DI ESULE CHE, ATTRAVERSO I SECOLI, HA ELEVATO IL POETA A UN LIVELLO SUBLIME. NELLA SECONDA PARTE SI ESAMINA COME, DA PETRARCA A OGGI, LA CONDIZIONE DI ESULE DI DANTE ABBIA RAPPRESENTATO UN COSTANTE PUNTO DI RIFERIMENTO PER QUALSIASI SCRITTORE CHE ABBIA SCANDAGLIATO LA STESSA ESPERIENZA. «VIAGGI ALTRI», INFINE, SONO QUELLI RACCHIUSI NEGLI «ADDENDA», IN CUI CI SI AVVENTURA NELL’EPISTOLARIO DI PASOLINI, NEL VIAGGIATORE «CERIMONIOSO» DI GIORGIO CAPRONI, IN QUELLO «TERRESTRE E CELESTE» DI MARIO LUZI E NEL DIALETTO ARCAICO DELL’ULTIMO ALBINO PIERRO. «IL TEMA DELL’ESILIO È QUANTO MAI ATTUALE – SPIEGA L’AUTORE – VIVIAMO NELL’ERA DIGITALE, NELLA CIVILTÀ DELLE IMMAGINI IN CUI LA SOLITUDINE È ELEMENTO SCOTTANTE E PRESENTE. L’ESILIO CHE SI VIVE NELLA SOCIETÀ DI OGGI È PIÙ PESANTE DELL’ESILIO COME CONDIZIONE DI FATTO. CI SI PUÒ SENTIRE “ESULI” ANCHE IN UNA FOLLA DI MILLE PERSONE», AGGIUNGE DE MARCO, GIÀ AUTORE NEL 1996 DI «MITOGRAFIA DELL’ESULE. DA DANTE AL NOVECENTO», TESTO DI SUCCESSO NEGLI USA ISPIRANDOSI AL QUALE NEL 2002 FU ORGANIZZATO UN GRANDE CONVEGNO INTERNAZIONALE DALL’UNIVERSITÀ DELLA NORTH CAROLINA PER CELEBRARE IL SETTIMO CENTENARIO DELL’ESILIO DEL POETA DELLA DIVINA COMMEDIA. SPESSO DURANTE GLI ALLENAMENTI CI SI CHIEDE... “ma chi ce lo fa fare?” e altrettanto spesso la risposta più immediata, spontanea e rapida, è “la passione”! Ma quando le cose le fai per tanti anni, e la fatica diventa sempre più pesante man mano che gli anni trascorrono, inizi a vedere le cose, le passioni con occhio diverso. E il concetto di passione non si ferma solo all’allenamento, alla ricerca ed applicazione metodica, disciplinata, e minuziosa di ogni tecnica, esercizio, novità, alimento o integratore, ma va oltre. Una volta lessi su un libro di tecnica di allenamento: “Se hai un corpo che te lo permette, hai il sacrosanto dovere verso il mondo di allenarti per esaltare la dose di eccellenza fisica che Dio ti ha donato” (McRobert). Io aggiungo “per metterla a disposizione di chi non è fortunato come te!” Una lezione che ho imparato molti (ma molti) anni fa: un giorno ero all’università, e stavo parlando con un amico di allenamento. In particolare stavo esprimendo la mia ansia relativamente all’allenamento per le gambe che avrei dovuto intraprendere nel pomeriggio. Agli appassionati è noto che l’allenamento per le gambe è una parte estremamente devastante fisicamente e psicologicamente specie nel bodybuilding. Mentre parlavo, alle mie spalle stava sopraggiungendo un altro collega che era su una sedia a rotelle da sempre. Il mio interlocutore mi fece cenno di tacere per via dell’argomento (l’allenamento delle gambe appunto!) e di cambiare argomento. Feci un cenno di assenso, e mi voltai salutando il nuovo arrivato. Dopo qualche parola sui corsi universitari ci separammo ed io e l’amico sulla carrozzina ci avviammo insieme. Mentre lo spingevo, egli mi disse: “…così oggi dovresti fare le gambe?”. Io, imbarazzato… “ehm…sì…beh..” e lui tranquillamente mise una mano sulla mia che spingeva la sedia e mi disse: “tranquillo! Nessun problema! Parliamone senza imbarazzo: tu che hai le gambe sane, hai la fortuna di poterle usare, ma hai anche il dovere di allenarti. “...cammineremo insieme lungo la spiaggia... i nostri Hai capito bene: il dovere! Perché quando la strada si passi lasceranno 2 file di impronte... poi un giorno, farà difficile, sconnessa o in salita, ed io, con la mia quando vedrai solo una serie di impronte, non temere… carrozzella e con la sola forza delle mie braccia non potrò proseguire, tu dovrai essere abbastanza forte per non sarai rimasto solo, ma io ti avrò preso in braccio per portarmi sulle tue spalle per cui guai a te se trascuri le aiutarti a proseguire il cammino….poiché in ognuno di noi c’è il Signore pronto ad aiutare il prossimo”. “mie” gambe!” Rimasi basito. Estendiamo il concetto….nella vita, avere, non dico un La mia motivazione per gli allenamenti è: essere in forma dono speciale, ma quella che consideriamo la normalità, per potermi prendere cura il più a lungo possibile le non dobbiamo sprecarla con l’inutilizzo o il sottoutilizzo. persone che amo evitando il più possibile di diventare un peso per gli altri. Chi può fare qualcosa che lo rende migliore, in tutti i campi, deve farlo! A 41 anni ecco cosa intendo per passione, ed ecco “chi me lo fa fare”! Buona vita! *DIRETTORE SUPERSPORTGY M DI SALERNO 23 www.brancaccio.it RIO TRAC OL BR E MPO di Matteo Guida* LE ICONE DELLA LONTANANZA. CARTE DI ESILIO E VIAGGI DI CARTA BRANCACCIO Fitness: ma chi te lo fa fare? 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