PDF - Spaghetti Writers

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Mens sana, incorpore
Fausto Pirrello
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C'è una domanda che mette in apprensione chiunque ne sia destinatario: Cosa vuoi fare da grande?
Come se bisognasse assolutamente aspettare l’età adulta per poter fare ciò che si vuole.
Io, almeno riguardo a questo argomento, ho avuto la fortuna di non avere mai alcun dubbio.
Voglio fare il terrorista. Voglio scoprire se la mente può essere preferita al corpo. Tutta la mia vita è
stata sacrificata a questo scopo. O, meglio, lo sarà solo quando avrò realizzato il mio sogno.
Nessuno ha mai capito questa mia vocazione. Nemmeno mio fratello.
Eppure io e mio fratello siamo molto uniti. Perché siamo uguali. O forse siamo molto uniti e quindi
siamo uguali. Vai a sapere se quando nasciamo siamo già noi e col tempo diventiamo solo quello che già
eravamo, o nasciamo che siamo nulla per diventare alla fine ciò che alla fine siamo.
Io e mio fratello, comunque, siamo molto uniti. Questo è un fatto ed è incontrovertibile, come solo i
fatti possono esserlo. Anche se, a osservare bene, qualche asimmetria la si può riscontrare. Sta a vedere
che non ci si può fidare nemmeno dei fatti.
Mio fratello si definisce una persona predominante. Predominante è una parola forte, che io non avrei
usato perché non rappresenta ciò che penso. Ma lui è più forte di me e quindi riesce ad imporre il suo
pensiero anche se è più debole del mio.
Spesso mi rimprovera di essere una persona troppo mentale, che non ha i piedi per terra. Mi chiama
Tuttotesta. Dice che leggo troppi libri. Si vergogna di me, della mia trascuratezza. Mi pettina a forza, mi
tira tutti i ricci mentre mi dice che è stanco di doversi sforzare anche per me. Mentre con le sue maniere
rudi mi sciacqua il viso, mi dice che non capisco che ne va anche della sua reputazione. E io col sapone
che mi brucia gli occhi e l'acqua che quasi mi affoga, non riesco a dirgli che è l'ultima cosa che vorrei.
Semplicemente, per natura, non posso rubare tempo ad un pensiero per dedicarlo alla cura del corpo.
Io e mio fratello siamo molto uniti e siamo quasi uguali. Abbiamo magari delle visioni divergenti. Ma
non mi pare nulla di sconvolgente. Gli occhi sono diversi da persona a persona e, come le impronte
digitali, distinguono le diverse identità.
Lo capisco persino io, che non sono di certo un esperto di anatomia.
Mio fratello si definisce una persona irresistibile. Irresistibile è una parola forte, che io non userei perché
non rappresenta ciò che penso. Di certo c'è che è un tipo particolare, che può piacere alle donne. Io non
ne ho mai avuta nemmeno una. Né le soddisfazioni biologiche sono mai state un onere per me.
Mi obbliga a guardare mentre mette in atto le sue tecniche di seduzione, mi dice che ho tanto da
imparare. Mi obbliga a guardare anche quando va a segno e ci fa sesso. Mi dice che è parte integrante
della lezione.
Sono sempre stato obbligato a guardare mentre lui otteneva un qualche successo. E anche pochi
sembrano tanti quando tu non ne consegui nessuno.
Mio padre lo chiamava il suo figlio unico.
Io e mio fratello siamo molto uniti e siamo diversi. Lui si definisce una persona pragmatica. Pragmatica
è una parola che non avrebbe mai usato, se non gliel'avessi insegnata io.
Mi rimprovera di dare troppo peso alle idee. Di essere pronto a morire per una di esse. Mentre lui
sarebbe disposto a morire solo per la vita. Mi rinfaccia continuamente il mio sogno, nel tentativo di
trasformarlo in un incubo. Non capisce che le idee sono le uniche cose che sento mie, perché sono le
uniche con cui riesco ad entrare in contatto direttamente.
Io e mio fratello siamo molto uniti e siamo fratelli siamesi. Questa volta sono quasi sicuro che sia io e
mio fratello siamo molto uniti perché siamo gemelli siamesi.
Magari può sorprendere.
Io sono solo una testa focomelica che vive da parassita sulla spalla di mio fratello. Senza arte né parte.
È stato nelle notti insonni, mentre lui godeva della sua fase onirica, che ho imparato con fatica a
prendere il controllo. Ho trasformato il suo sognare in un incubo.
Ho scoperto che la mente può essere più forte del corpo. E se viene difficile credere alle mie parole, di
sicuro ci sarà stato qualche filosofo che abbia legittimato questa mia asserzione.
Ora finalmente posso realizzarmi. Essere ciò che sono, perché nasciamo che siamo già. La vita è solo il
tempo che ci serve per diventare noi stessi.
Obbligo mio fratello, che ormai è solo una testa focomelica che vive da parassita sulla mia spalla, a
leggere ciò che scrivo.
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Lo obbligo a scandire questa frase: io sono un terrorista.
Terrorista è una parola forte. Vorrebbe ne usassi un'altra, ma è quello che penso. E ora quello forte sono
io.
Ora devo solo compiermi, sacrificare il mio corpo per la mente. Ci sarà un filosofo che legittima anche
questo.
Ciò che è fatto è un fatto. Ed è incontrovertibile.
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