Rassegna Stampa - Ordine dei Farmacisti della Provincia di Salerno

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Rassegna Stampa - Ordine dei Farmacisti della Provincia di Salerno
FEDERAZIONE ORDINI DEI
FARMACISTI
Rassegna Stampa del 27/10/2015
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INDICE
IN PRIMO PIANO
27/10/2015 Brand News Today
Le gare in corso e i nuovi incarichi
8
SANITÀ NAZIONALE
27/10/2015 Corriere della Sera - Nazionale
L'allarme sulla carne che divide gli oncologi
10
27/10/2015 Corriere della Sera - Nazionale
Il Nobel mancato dell'italiano Gorio Anticipò lo studio dei due vincitori
13
27/10/2015 Il Sole 24 Ore
Una sanità capace di attirare talenti
15
27/10/2015 Il Sole 24 Ore
«Le carni lavorate sono cancerogene»
16
27/10/2015 La Repubblica - Nazionale
Il nemico nel piatto
18
27/10/2015 La Repubblica - Nazionale
La guerra dell'Oms a salsicce e salumi "Provocano il cancro come le sigarette"
20
27/10/2015 La Repubblica - Nazionale
Sanità, bugiardini non aggiornati assolto l'ex dg Aifa
22
27/10/2015 La Repubblica - Nazionale
Chi rischia il contagio se non ci vacciniamo
23
27/10/2015 La Repubblica - Nazionale
Più scudi per più malattie Gratis per tutti
25
27/10/2015 La Repubblica - Nazionale
Pochi test per risparmiare molti soldi
26
27/10/2015 La Repubblica - Nazionale
Dopo il trapianto
28
27/10/2015 La Repubblica - Nazionale
Un caschetto magico e lo stress non c'è più
29
27/10/2015 La Stampa - Nazionale
"Pronto il visto per Mayar"
31
27/10/2015 MF - Nazionale
I mercati snobbano la vittoria degli anti-euro in Polonia
33
27/10/2015 Il Giornale - Nazionale
La mamma che insegna agli scienziati come ha curato la figlia epilettica
34
27/10/2015 Il Giornale - Nazionale
Operata negli Usa Phuc, la bimba del napalm
36
27/10/2015 Il Giornale - Nazionale
«I salumi cancerogeni come fumo e amianto»
37
27/10/2015 Il Giornale - Nazionale
Le aziende: basta terrorismo In ballo ci sono 180 miliardi
39
27/10/2015 Libero - Nazionale
Vaccinazioni, vitamina D e medicina low cost per la salute dei bambini
40
27/10/2015 Il Fatto Quotidiano
La medicina omeopatica serve Chiedetelo ai nostri pazienti
41
27/10/2015 Il Foglio
Non solo Stabilità
42
27/10/2015 Il Tempo - Nazionale
Farmaci non «aggiornati» Assolto l'ex direttore Aifa
44
27/10/2015 Il Garantista - Nazionale
"Senior Expo" Conclusa la 2ª edizione Degustazioni e temi scientifici
45
27/10/2015 Il Giornale d'Italia
Debiti di gioco e assalta farmacie
46
27/10/2015 Starbene
10 PRINCIPI ATTIVI DI CUI NON PUOI FARE A MENO
47
27/10/2015 Starbene
UOMINI CHE FRUGANO NEL BEAUTY DI LEI
49
27/10/2015 Starbene
ACQUE MICELLARI ECCO LE MIGLIORI
51
27/10/2015 Starbene
LA GUIDA COMPLETA ALLA CURA DEI DENTI
52
27/10/2015 Starbene
basta colpi di tosse
55
27/10/2015 Il Sole 24 Ore Sanita
L'audioprotesista del futuro
56
27/10/2015 Il Sole 24 Ore Sanita
Se la Cina impara da Basaglia
58
27/10/2015 Il Sole 24 Ore Sanita
Prematuri: cure da rimettere in moto
60
27/10/2015 Il Sole 24 Ore Sanita
«Farmacie H indifese contro i furti»
61
27/10/2015 Il Sole 24 Ore Sanita
Farmacie, la nuova apertura va motivat a
62
27/10/2015 Il Sole 24 Ore Sanita
Chi esce e chi entra nel Fondo
63
27/10/2015 Il Sole 24 Ore Sanita
Lazio da incubo (-661 milioni) Campania virtuosa a sorpresa
65
27/10/2015 Il Sole 24 Ore Sanita
«La sanità salvata dai medici»
66
27/10/2015 Il Sole 24 Ore Sanita
Emilia Romagna e Toscana scelgono la linea dura
68
27/10/2015 Il Sole 24 Ore Sanita
La giurisprudenza sui Lea
69
26/10/2015 Pediatria Magazine
Farmaci a domicilio, servizio gratuito
77
26/10/2015 Pediatria Magazine
Trend delle prescrizioni di farmaci antipsicotici
78
VITA IN FARMACIA
27/10/2015 La Repubblica - Napoli
Chirurgia al top due interventi in emergenza agli Incurabili
80
27/10/2015 La Repubblica - Milano
Svaligiava le farmacie per pagare il debito di 3mila euro ai videpoker
82
27/10/2015 La Repubblica - Napoli
L'inutile allarmismo contro i vaccini
83
27/10/2015 La Repubblica - Torino
Città della Salute a rischio tutela
84
27/10/2015 Il Messaggero - Roma
Rapina farmacia, inseguito e arrestato
85
27/10/2015 Il Messaggero - Ostia
Stop ai raccoglitori dei farmaci scaduti
86
27/10/2015 Il Messaggero - Civitavecchia
Ricetta elettronica, gli operatori si stanno adeguando
87
27/10/2015 Avvenire - Milano
Perdente al videopoker, rapinava farmacie
88
27/10/2015 Libero - Milano
Renzi regala ai lombardi 2,7 miliardi di tasse
89
27/10/2015 QN - Il Resto del Carlino - Modena
Farmacie comunali «vendita aperta a più soggetti»
91
27/10/2015 QN - Il Resto del Carlino - Ancona
Addio ad Avitabile, chiesa gremita di colleghi
92
27/10/2015 QN - Il Resto del Carlino - Macerata
«Quella farmacia va chiusa subito» Brini verso l'esposto per danno erariale
93
27/10/2015 QN - Il Giorno - Nazionale
Perde tutto al gioco, si indebita e fa sei rapine per recuperare i soldi
94
27/10/2015 QN - Il Giorno - Milano
Rapina farmacie per ripagare i debiti di gioco
95
27/10/2015 QN - Il Giorno - Como Lecco
Nuova farmacia in via Baracca Però la decisione divide l'Ordine
96
27/10/2015 QN - La Nazione - Livorno
La gestione delle farmacie comunali finisce alla Corte dei Conti
97
27/10/2015 QN - La Nazione - Lucca
Va all'asta la farmacia di Marlia
98
27/10/2015 QN - La Nazione - Massa Carrara
I materiali per l'assistenza a Monterosso
99
27/10/2015 Il Gazzettino - Venezia
«Giù le mani da Pediatria »
100
27/10/2015 Il Mattino - Caserta
Contrabbando di Cialis e Viagra, chiesti due rinvii a giudizio
101
27/10/2015 Il Tempo - Nazionale
Rapina farmacia e scappa
102
PROFESSIONI
27/10/2015 Libero - Nazionale
L'agenzia Onu spende 4 miliardi all'anno per lodare la Corea del Nord «senza obesi»
104
27/10/2015 Brand News Today
Menarini sceglie M&C Saatchi per Enantyum, Pizzoli si affida a N, L & M
105
27/10/2015 Pubblicita Today
Enantyum di Menarini in tv con M&C Saatchi
106
27/10/2015 Pubblicom Now
Enantyum
107
27/10/2015 Il Sole 24 Ore Sanita
Ladri di pillole: ogni bottino vale almeno 330mila euro
108
PERSONAGGI
27/10/2015 Il Giornale - Nazionale
Si apre il caso Franceschini: tegola sul tetto al contante
110
27/10/2015 Il Giornale di Vicenza
In Fiera la sala operatoria del futuro
111
27/10/2015 Giornale di Carate
Virus pericoloso per chi è a rischio, FederFarma: «Chiedete al medico»
112
IN PRIMO PIANO
1 articolo
27/10/2015
Pag. 2
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NEW BUSINESS
Le gare in corso e i nuovi incarichi
Le gare in corso e i nuovi incarichi Alle pagg. 16 e 17
CLIENTE INCARICO AGENZIE Aim (Aziende Industriali Municipali Vicenza) creatività progetti di
comunicazione in definizione Adidas digital e crm globali in definizione AMT Genova gestione degli spazi
pubblicitari in definizione Alto Adige Sudtirol creatività e media in definizione Artsana pianificazione media
Mec, Mindshare, Mcm, Fmcg California Prune Board pr e promozioni in Italia in definizione Camera di
Commercio di Caltanissetta campagna per promozione turistica in definizione Comune di Acireale servizi di
pr per la promozione del 'Distretto del mare' sospesa Comune di Palermo comunicazione per il Distretto
Turistico Palermo Costa Normanna domande entro il 23 novembre Comune di Trapani attività di
promo/commercializzazione in definizione Coni Servizi comunicazione Italia Team in definizione Consorzio
Bancomat creatività campagna informativa in definizione Credem creatività in definizione Cubik.tv creatività
Brandscape, The Industry, Peyote Adv Cubik.tv media planning IPG, Dentsu Aegis e un'altra sigla Diageo
digital ed e-commerce in definizione Diners Club Italia consultazione per creatività e media in definizione
E.On media planning e buying globali in definizione Electronic Arts media paneuropeo in definizione Epson
creatività europea in definizione Epson attività sui social media in definizione Fastweb media Omd,
Mindshare, ZenithOptimedia Dentsu Aegis Federazione Ordini Farmacisti Italiani comunicazione e ufficio
stampa in definzione Ferrovie dello Stato campagne pubblicitarie commerciali e istituzionali in definizione
Fondazione Ronald McDonald comunicazione in Italia in definizione Formaggi Svizzeri creatività per
campagna istituzionale in Italia 3 agenzie Gruppo Cariparma Cre it Agricole creatività in Italia Leo B., Leagas
Delaney, Havas WW Milan Gruppo Lactalis media globale ZenithOptimedia, GroupM, Havas Media e Dentsu
Gruppo Volkswagen creatività per Skoda Italia OgilvyOne, Red Cell, Proximity, Cayenne Gruppo Volkswagen
strategia di content marketing globale per Skoda in definizione Honda media globale in definizione Inps
comunicazione istituzionale in definizione Johnson&Johnson media planning e buying in definizione
Marionnaud pianificazione media Initiative, Mindshare e altre Mars media planning e buying in definizione
McDonald's creatività in Italia in definizione Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti campagna sulla
sicurezza stradale in definizione continua nella prossima pagina Le nuove gare Variazioni in corso d'opera
CLIENTE INCARICO AGENZIE Mu ller creatività Havas W. Milan, RED Paddy Power creatività in Italia Hi!,
M&C Saatchi, Auge Parco dei Monti Picentini attività pubblicitarie in definizione Parmalat creatività per Santal
Saatchi&Saatchi e altre sigle Parmalat creatività per Zymil McCann e Saatchi Pernigotti media planning in
definizione PittaRosso creatività Armando Testa, Leo Burnett, Cayenne, Casiraghi Greco & Regione Marche
comunicazione FESR 2015/18 in definizione Regione Sardegna pianificazione e acquisto spazi pubblicitari in
definizione SABMiller creatività per il lancio globale di una nuova birra in definizione SABMiller media
planning e buying a livello globale Mec, ZenithOptimedia, Initiative, MediaCom Sony Mobile creatività globale
in definizione Sony media globale in definizione Subito creatività A. Testa, M&C Saatchi, Publicis, GreyUnited
TUI Group creatività paneuropea in definizione Turismo FVG campagna per promuovere l'offerta turistica in
definizione Unilever media planning e buying globale in definizione VimpelCom (in Italia Wind) media in
definizione Volkswagen Group media globale in definizione Volvo digital in Europa tre agenzie Le nuove gare
Variazioni in corso d'opera
IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 27/10/2015
8
SANITÀ NAZIONALE
41 articoli
27/10/2015
Pag. 1
diffusione:298071
tiratura:412069
L'allarme sulla carne che divide gli oncologi
Luigi Ripamonti
L'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (Iarc) ha inserito alcuni tipi di carne fra le sostanze che
possono contribuire a provocare il cancro. Quelle «lavorate» sono nel Gruppo I (sostanze sicuramente
cancerogene) per i tumori di colon e stomaco, mentre la carne rossa è nel Gruppo II (sostanze probabilmente
cancerogene) per i tumori di colon, pancreas e prostata. Le carni lavorate sono quelle salate, essiccate,
fermentate, affumicate, trattate con conservanti. Quelle rosse sono manzo, maiale, vitello, agnello, montone,
cavallo, capra. La decisione dopo l'analisi di 800 studi epidemiologici. Gli oncologi: niente allarmismi.
alle pagine 8 e 9
De Cesare, Martinella
L'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (Iarc) di Lione ha inserito ufficialmente alcuni tipi di carne
fra le sostanze che possono contribuire a provocare il cancro.
Quelle «lavorate» sono state collocate nel Gruppo I (sostanze sicuramente cancerogene) per i tumori di colon
e stomaco, mentre quella rossa è stata messa nel Gruppo II (sostanze probabilmente cancerogene) per i
tumori di colon, pancreas e prostata.
Per carni lavorate si intendono, sostanzialmente, quelle salate, essiccate, fermentate, affumicate, trattate con
conservanti per migliorarne il sapore o la conservazione.
Per carni rosse si intendono, invece, per esempio, manzo, maiale, vitello, agnello, montone, cavallo o capra.
La decisione è stata presa al termine dei lavori di una commissione composta da 22 esperti provenienti da 10
Paesi, che hanno analizzato 800 studi epidemiologici. I risultati del loro lavoro sono stati pubblicati in forma
sintetica sulla rivista The Lancet Oncology.
Entrando nel dettaglio: il consumo di 50 grammi di carne lavorata ogni giorno incrementerebbe il rischio di
cancro al colon del 18 per cento (e il tasso sale all'aumentare della quantità).
Invece, per il medesimo tumore, 100 grammi al giorno di carne rossa innalzano il rischio del 17 per cento.
Ma se gli 800 studi erano già stati pubblicati dove sta la novità dal punto di vista scientifico?
«Nel fatto che questa enorme analisi ci fornisce una significatività statistica molto solida» spiega il professor
Umberto Veronesi, direttore scientifico dell'Istituto Europeo di Oncologia. «Fino ad ora potevamo arrivare alle
stesse conclusioni solo sulla base di osservazioni più limitate, per quanto importanti, mentre ora questo
corpus di dati ci offre fondamenta scientificamente molto robuste a sostegno di questa tesi».
«In termini tecnici» spiega l'oncologo, «la significatività statistica di questa analisi ci permette di dire che
l'affermazione "la carne lavorata può provocare tumori al colon" ha una probabilità del 95 per cento di essere
vera».
«Per una persona il rischio di sviluppare il cancro del colon-retto a causa del consumo di carne rimane basso,
ma aumenta se si esagera con le quantità» ha detto Kurt Straif, capo dell'Iarc Monographs Programme. «In
considerazione però del gran numero di persone che nel mondo mangiano ogni giorno questo alimento,
l'impatto globale sull'incidenza dei tumori è importante».
«Si tratta di una precisazione importante» riprende Veronesi «perché è vero che il fumo rimane
estremamente più pericoloso della carne, ma mentre il fumo, almeno in Occidente, è in calo, per il consumo
di carne il trend è opposto».
«I risultati del gruppo di lavoro - sottolinea Christopher Wild, direttore dell'Iarc - devono far riflettere sulla
possibilità di rivedere le attuali raccomandazioni sui limiti all'assunzione di carne. Allo stesso tempo però
questo alimento ha un alto valore nutrizionale. Quindi è essenziale che i governi e le agenzie regolatorie
internazionali intervengano per bilanciare i rischi e i benefici del consumo di carne rossa e lavorata e
forniscano le migliori raccomandazioni dietetiche alla popolazione».
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/10/2015
10
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Sanità L'Oms: rischio tumore da quella lavorata
27/10/2015
Pag. 1
diffusione:298071
tiratura:412069
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/10/2015
11
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Si allinea Federico Infascelli, professore di nutrizione e alimentazione animale all'università Federico II di
Napoli: «Rimane fondamentale una dieta bilanciata e variata, perché noi siamo onnivori. Anche chi mangia
soia tutti i giorni va incontro a problemi di salute. E poi per quanto riguarda il rischio-carne conta molto anche
la sua provenienza. Certamente si corrono più rischi se la carne arriva da un allevamento intensivo in cui si
usano sostanze magari di natura ormonale per incrementare o accelerare la crescita del bestiame».
«Una riduzione del rischio si può ottenere anche preferendo prodotti che siano relativamente poco ricchi di
conservanti» aggiunge Ermanno Leo, direttore del reparto di chirurgia del colon dell'Istituto dei Tumori di
Milano. «Scegliendo, per esempio, prodotti non destinati a una eccessiva durata». «È importantissimo che
l'Organizzazione mondiale della Sanità (cui afferisce lo Iarc ndr ) abbia dato veste ufficiale a conoscenze da
tempo in possesso della scienza medica. Ora tocca alle pubbliche autorità, trarre le conseguenze della
classificazione assegnata alla carne lavorata, e alla carne rossa fresca, giudicata "probabilmente"
cancerogena» ha affermato Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega Italiana per la Difesa degli
Animali e dell'Ambiente. «Il ministero della Salute - ha proseguito - promuova senza esitazioni regimi
alimentari alternativi a quelli fondati sul forte consumo di carne. Non si tratta solo di salute, ma anche di
compiere una scelta etica, per rispettare la vita degli animali. Io ho già presentato due proposte di legge: una
sulle mense e i luoghi di ristoro pubblici e privati, l'altra per attivare nelle scuole iniziative finalizzate alla
promozione dell'educazione alimentare».
Luigi Ripamonti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
COME È CAMBIATO IL CONSUMO DI CARNE 0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 40,8 25,1 2 18,7 25 37 1,1 18,9
20,9 37,3 20,5 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 Carne
suina Carne bovina Carne avicola Carne ovina Potenzialmente carcinogeni Manzo Maiale Vitello Agnello
Montone Cavallo o capra Sono incluse le carni "lavorate" con processi di salatura, essicazione,
fermentazione, affumicazione e trattate con conservanti per migliorarne il sapore o la conservazione. Studi
dicono che, un alto consumo può aumentare la probabilità di tumori al colon Il consumo totale di carne nel
2014 Chili pro capite 78,2 Probabilmente carcinogeni Manzo Maiale Vitello Agnello Montone Cavallo o capra
Sono incluse le carni rosse che come precisa l'Oms sono tutte provenienti da muscoli di mammiferi. A
seconda consumo, alcuni studi scientifici, li associano a tumori al colon, pancreas e prostata Non classificabili
come carcinogeni Pollame Struzzo Cacciagione Gli studi scientifici non hanno preso in considerazione o
dimostrato relazioni fra il loro consumo e la possibilità di aumentare il rischio di cancro VALORE
ECONOMICO DEL SETTORE 30 miliardi circa (includendo sia la parte agricola che quella industriale) IL
CONFRONTO Chili procapite Italia Stati Uniti Australia Francia 0 30 60 90 120 78 125 120 87 LA SPESA
DEGLI ITALIANI 2013 2014 0 20 40 60 80 100 99,64 97,20 Dati in euro
Bisogna rivedere i limiti di consumo, ma questo alimento resta ad alto valore nutrizionale
Questa enorme analisi ci fornisce una significativi-tà statistica e scientifica molto solida
Una riduzione del rischio si può ottenere preferendo prodotti poco ricchi di conservanti
La parola
Carni lavorate
Si intendono le carni che subiscono processi di trasformazione: salatura, affumicatura, essiccazione,
fermentazione e/o sono trattate con conservanti per migliorare conservazione o sapore. Tra queste salumi,
carni in scatola e salse
Le quattro categorie
L'agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) ha inserito 113 agenti fra quelli certamente
cancerogeni a seconda dei dosaggi e delle esposizioni: dal benzene alla fuliggine. Nella lista entrano le carni
lavorate
Nel secondo gruppo ci sono le sostanze che probabilmente hanno una relazione fra consumo o esposizione
e tumori. Sono divise in due sottocategorie con 66 e 285 agenti. Ora di questa lista fa parte anche la carne
27/10/2015
Pag. 1
diffusione:298071
tiratura:412069
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/10/2015
12
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
rossa
Il terzo gruppo comprende 505 sostanze che non sono classificabili carcinogene perché gli studi non sono
sufficienti per arrivare a una conclusione scientifica. Ora rientra la cacciagione
Questa categoria comprende gli agenti per cui è provata in mo-do scientifico
l'assenza di cancerogeni-cità sia negli uomini sia negli animali. La sola attualmente è il caprolactam, un
precursore del nylon
27/10/2015
Pag. 23
diffusione:298071
tiratura:412069
Il Nobel mancato dell'italiano Gorio Anticipò lo studio dei due vincitori
Adriana Bazzi
La cerimonia si terrà alla Konserthuset, la Sala dei concerti di Stoccolma, alla presenza dei Reali di Svezia, il
dieci dicembre prossimo. Fra gli ospiti, Satoshi Omura, microbiologo giapponese, e William Campbell,
chimico americano: riceveranno il Nobel per la Medicina per aver scoperto un farmaco, l'avermectina, capace
di combattere malattie infettive gravi, come la cecità dei fiumi, provocate da vermi e diffuse soprattutto fra le
popolazioni povere.
Non ci sarà, invece, Alfredo Gorio, farmacologo italiano. Dimenticato. Escluso. Neppure menzionato. Eppure
è stato lui a studiare e a caratterizzare per primo la molecola di avermectina, quando era un giovane
ricercatore alla Rockefeller University di New York.
Ritorniamo agli anni Settanta. Satoshi Omura lavorava al Kitaso Institute di Tokyo e cercava, nel terreno,
microrganismi capaci di produrre antibiotici: ne aveva trovati alcuni, vicino a un campo da golf sul mare, fra
l'erba e la sabbia. Allora (come oggi) la preoccupazione degli scienziati era quella di individuare nuovi
antibiotici per combattere le resistenze dei germi ai farmaci in uso: anche alla penicillina, apparsa durante la
Seconda guerra mondiale. Allora non c'erano le biotecnologie e gli strumenti della genetica di oggi e Satoshi
Omura non era in grado di studiare questi composti. Li mandò negli Usa, ai laboratori dell'industria
farmaceutica Merck Sharp and Dohme, che avevano il background tecnico e le risorse.
Qui entra in scena Alfredo Gorio, nel '77 ricercatore alla Rockefeller University di New York: nonostante fosse
giovanissimo, era uno dei massimi esperti del veleno della vedova nera, una sostanza capace di agire sul
sistema nervoso e di provocare paralisi. Niente a che fare con gli antibiotici. E allora?
«I ricercatori della Merck si erano accorti che quei "brodi" di coltura contenevano sostanze con effetto
paralizzante sui vermi, simile a quello del veleno della vedova nera - racconta Gorio, oggi farmacologo
all'Ospedale San Paolo di Milano (e con molte altre cariche nazionali e internazionali) -. Volevano capire se si
potevano ricavare psicofarmaci capaci di curare nell'uomo, disturbi del sistema nervoso come l'epilessia e le
convulsioni».
Gorio studiava le interazioni fra nervi, cervello e muscoli e l'effetto di certe sostanze, utilizzando anche gambe
di aragosta: la ricerca allora funzionava così, su materiale vivente e non su simulazioni al computer. Gorio nei
«brodi» aveva individuato un composto, l'avermectina appunto, e ne aveva valutato le attività.
Scrisse poi nei suoi rapporti: «Il composto non può funzionare come psicofarmaco: è tossico e non arriva al
cervello. Potete usarlo in medicina veterinaria per uccidere i vermi che infestano gli animali».
La ricerca è continuata. Campbell, uomo della Merck, ha studiato gli effetti della molecola sui topi e così il
farmaco, utilizzato sugli animali per ripulirli dai vermi intestinali, prima della macellazione, è diventato una
cura anche per gli uomini, colpiti appunto da cecità dei fiumi, ma anche da elefantiasi (un'infezione da
microrganismi che provoca un ingrossamento abnorme delle gambe). Campbell e Omura, per questo, hanno
vinto il Nobel. Gorio no.
Ma chi certifica il contributo di Gorio a queste ricerche? Le pubblicazioni nella letteratura scientifica: il primo
rapporto dei suoi studi sull'avermectina si può ritrovare sulla rivista Pnas nel 1979, in anticipo su tutti gli altri.
Gorio non è il primo caso «dimenticato» dall'Accademia svedese: ci sono altri Nobel mancati in medicina.
Viktor Hamburger per esempio, che aveva fatto ricerche con Rita Levi Montalcini nel 1986 sul fattore di
crescita nervoso ed è rimasto escluso. Oppure Albert Schatz, che aveva contribuito allo sviluppo della
streptomicina per la cura della tubercolosi: il Nobel andò al suo maestro, Selman Waksman.
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20 vincitori del premio Nobel italiani. L'ultimo, nel 2007, è stato Mario Capecchi, che lo ha vinto per la
Medicina
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/10/2015
13
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
La storia
27/10/2015
Pag. 23
diffusione:298071
tiratura:412069
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/10/2015
14
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Gli altri casi celebri
L'elica del Dna Rosalind Franklin - Le sue foto del Dna fecero ipotizzare la doppia elica. Il Nobel lo vinsero
Watson e Crick nel 1962. Lei, già morta, non fu neppure menzionata
La risonanza magnetica Raymond Damadian - Aveva fornito contributi alla risonanza magnetica, ma il
riconoscimento, del 2003, è andato a Paul Lauterbur e Peter Mansfield.
Il fattore di crescita Viktor Hamburger - Lavorò con Rita Levi Montalcini ma solo la ricercatrice italiana vinse il
Nobel per il fattore di crescita nervoso nel 1986 con Stanley Cohen.
La streptomicina Albert Shatz - Scoprì la streptomicina, primo antibiotico anti tubercolosi, con il suo maestro
Selman Waksman, ma il Nobel del 1952 andò soltanto a Waksman.
Foto: Pioniere Alfredo Gorio, oggi farmacologo all'ospedale San Paolo di Milano: le sue prime pubblicazioni
sulla avermectina risalgono al '79 ma Stoccolma ha riconosciuto il merito della scoperta a un giapponese e a
un americano
27/10/2015
Pag. 1
diffusione:150811
tiratura:209613
Umberto Veronesi
pagina 7 Ho letto con un interesse speciale l'articolo del Presidente Mattarella apparso ieri su queste pagine.
In primo luogo perché sento una forte affinità intellettuale con il Presidente, che ho avuto l'onore e il piacere
di conoscere profondamente quando nel 2000 eravamo entrambi ministri del governo Amato, lui alla Difesa e
io alla Sanità. In secondo luogo perché la visione che ha espresso su Milano è molto vicina alla mia
soprattutto circa il ruolo che può svolgere Milano come stimolo all'integrazione europea. Io sono, come il
Presidente, un europeista convinto che «l'Europa è il nostro destino e il nostro modello sociale» e «Milano è
una metropoli italiana ed europea». Anzi, credo che potrebbero esserlo ancora di più e questa è la sua sfida.
Nel mio settore, la scienza medica, Milano ha delle potenzialità inespresse ed ha le carte in regola per
diventare capitale europea e fra le città più importanti del mondo, sviluppando la sua solida tradizione di
eccellenza, che si estende anche all'area circostante . A Milano c'è l'Istituto Europeo di Oncologia, l'Istituto
Mario Negri, il San Raffaele, l'Istituto dei Tumori, il Neurologico Besta, l'Humanitas. A Pavia, ad esempio, è
nato lo Cnao, il Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica, che ha tecnologie e metodiche di cura di cui
dispongono solo due o tre centri al mondo. Per questo io sono sempre stato convinto che si potesse creare a
Milano una città della scienza, su modello del National Institute of Health di Bethesda L'NIH è la città della
scienza, non solo americana. È formata da un insieme di oltre venti istituti, ognuno dedicato alla ricerca su
una malattia. C'è poi il Clinical Centre, con oltre 500 letti, destinato all'assistenza e alla cura dei malati.
Bethesda è diventata la culla del sapere medico: 4 suoi ricercatori hanno ricevuto il Premio Nobel per la
Medicina e altri 90 l'hanno ottenuto grazie al suo coordinamento e finanziamento. Ho provato a ricreare il
modello Bethesda a Milano , proprio su sollecitazione dell'Europa. Circa 15 anni fa a Bruxelles, un gruppo di
esponenti della scienza biomedica europea si interrogò sul problema della forte ascesa scientifica negli Stati
Uniti rispetto alla quasi totale stagnazione in Europa. Durante la discussione qualcuno osservò che gli
americani erano avvantaggiati perché avevano appunto il NIH, accanto a Washington, che è un centro di
grande impulso per la ricerca medica negli Stati Uniti e nel mondo. Ci domandammo perché allora non creare
una Bethesda in Europa. A quel tempo l'Istituto Europeo di Oncologia aveva da pochi anni avviato la sua
attività, con grande successo, e dunque gli esperti pensarono che, poiché esisteva un primo nucleo di
eccellenza per l'oncologia , aveva senso che il progetto partisse da Milano. E così mi chiesero di tentare
l'avventura di un Centro Europeo di Ricerca Biomedica Avanzata e io ci provai nella convinzione che il Centro
potesse rendere Milano e l'Italia un punto di riferimento internazionale e un nuovo cuore dello sviluppo
medicoscientifico, capace di attirare medici, ricercatori e pazienti da tutti i Paesi europei e di creare valore
aggiunto per lo sviluppo di Milano e dell'Italia. Purtroppo non c'è stata un'adesione completa della città al
progetto, che era forse anche troppo ambizioso rispetto a quei tempi . Tuttavia studiandolo e perfezionandolo
abbiamo avuto conferma che la medicina e la scienza sono un'occasione unica per Milano per dimostrare
all'Europa e al mondo la propria creatività, capacità e attrattività e che il "sistema Milano per la scienza" può,
anzi deve, essere sviluppato di più nell'interesse del Paese.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/10/2015
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Una sanità capace di attirare talenti
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«Le carni lavorate sono cancerogene»
La «lista nera» pubblicata su Lancet - Ma da oncologi e produttori invito unanime alla cautela CRITERI E
SOGLIE Gli studi si basano su dosaggi elevati ed esposizioni prolungate. In Italia il consumo si attesta al di
sotto dei valori di rischio
Laura Cavestri
MILANO Carni in scatola, hot dog e prosciutto entrano nella "black list" dell'Oms tra le sostanze considerate
"cancerogene" - assieme, tra gli altri,a fumo, arsenicoe amianto -. Ma mondo scientifico e produttori invitano
alla cautela. Come si legge su una delle più autorevoli riviste mediche, The Lancet Oncology, la Iarc di Lione
(la massima autorità in materia di studio sugli agenti cancerogeni, che fa parte dell'Oms), dopo aver
revisionato oltre 800 studi epidemiologici che approfondivano l'associazione fra carni rossee insorgenza di
cancro in tutto il mondo, ha deciso di catalogare «sulla base di sufficienti evidenze che le legano al tumore
del colon, le carni rosse lavorate, ovvero quelle salate, essiccate, fermentate, affumicate, trattate con
conservanti per migliorarne il sapore o la conservazione. Inoltre un legame è stato individuato anche con il
tumore allo stoma- co». Si tratta del "gruppo 1", le sostanze cancerogene. Mentre il consumo di carne rossa
(come manzo, maiale, vitello, agnello, montone, cavallo o capra) è stato inserito nella lista dei probabili
carcinogeni per l'uomo (gruppo 2), «in con- siderazione dei numerosi e rilevanti dati che dimostrano
un'associazione positiva fra carni rosse e soprattutto cancro al colon, ma anche tumori di pancreas e
prostata». Attenzione però. Se una sostanza viene inserita nel gruppo 1, che comprende fumo, alcol, smog,
arsenico, naftalina e ben- zene, non vuol dire che mangiare un würstel equivalgaa fumare un pacchetto di
sigarette. Gli studi, infatti, vengono eseguiti ad altissimi dosaggio con durate d'esposizione molto lunghe.
Ovvero bisogna consumarne molto, ogni giorno e per lunghi periodi. «Prima di preoccuparsi - sottolinea infatti
l'Airc (l'associazione italiana per la ricerca sul cancro) - è importante sapere non solo in che lista si trova una
certa sostanza ma quali sonoi dosaggi e le durate d'esposizione oltre le quali il rischio diventa reale e non
solo teorico». «No agli allarmismi: l'Oms dice cose che in gran parte già sappiamo - ha aggiunto Carmine
Pinto, presidente dell'Associazione italiana degli oncologi (Aiom), e nessuno si sogna di vietare il consumo di
carne: come per tutti gli alimenti, serve equilibrio». Che il direttore del Centro studi e ricerche sull'obesità
dell'Università di Milano, Michele Carruba, traduce in consigli pratici. «La carne, rossa o bianca - ha detto
Carruba - andrebbe consumata in media due volte a settimana, non superando la quantità complessiva di
250-300 grammi». Assica(l'associazione dei produttori di carne) fa notare che le quantità indicate dallo studio
(100 grammi al giorno per la carne rossa e 50 grammi al giorno per quella trasformata) «come condizione per
un aumento comunque modesto del rischio sono molto più alte del consumo tipico del nostro Paese visto che
gli italiani mangiano in media 2 volte la settimana 100 grammi di carne rossa (e non tutti i giorni) e solo 25
grammi al giorno di carne trasformata. Il dato Iarc è quindi superiore al doppio della media del consumo in
Italia». «Le carni Made in Italy sono più sane, perché magre, non trattate con ormoni», fa sapere Coldiretti.
Dal canto loro, se Federconsumatori e Adusbef chiedono al ministero della Salute di fornire chiarimenti
all'opinione pubblica, il Codacons si spinge oltre. Ha deciso di presentare un'istanza urgente al Ministero della
Salute e un esposto al Pm di Torino Raffaele Guariniello, affinché siano valutate anche misure drastiche,
compresa la sospensione della vendita dei prodotti considerati cancerogeni». Ma ieri pomeriggio il ministro
per la Salute, Beatrice Lorenzin, aveva già risposto: «Occorre guardare a quale è stata la nostra linea fino
adesso: promuovere la dieta mediterranea, che è corretta dal punto di vista dei nutrienti e prevede una
piramide in cui viene inclusa anche la carne rossa, che va però preferita fresca. Queste sono
raccomandazioni dell'Oms ma al momento se tutti adottassero stili di vita sani, in primis la dieta mediterranea,
avremmo un crollo dell'incidenza di malattie importanti come il diabete».
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/10/2015
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Alimentazione e salute L'Organizzazione mondiale della sanità Carni in scatola, hot dog e prosciutto
catalogati nel gruppo a più alta pericolosità Il secondo livello Le carni rosse fresche sono state invece inserite
nella lista dei carcinogeni «probabili» LO STUDIO DELL'OMS
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/10/2015
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Secondo Coldiretti il consumo individuale di carne degli italiani si attesta ben al di sotto di quelli di Paesi
come gli Stati Uniti con 125 chilia personao dell'Australia con 120 chili, ma anche della Francia con 87 chilia
testa. Sebbene4 italiani su 10 amino il barbecue,i leader incontrastati sono gli statunitensi (70%), gli
australiani (60%) ei tedeschi (50%)
ANNUALE PRO CAPITE
CONSUMI INDIVIDUALI
kg
78
Secondo Assica (l'associazione industriali della carne e dei salumi) il settore agroalimentare in Italia
contribuisce a circa il 1015% del Pil annuo, con un valore complessivo pari a circa 180 miliardi di euro. Di
questi, un sesto deriva dal settore delle carni e dei salumi, che dà lavoro a circa 125mila persone (indotto
escluso)
LA CARNE PRODOTTA
In Italia e all'estero
IL MADE IN ITALY
miliardi
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Il nemico nel piatto
UMBERTO VERONESI
LA conferma che la carne rossa, soprattutto se lavorata, è da considerare sostanza cancerogena è una
notizia che va interpretata positivamente. A PAGINA 4 LA conferma che la carne rossa, soprattutto se
lavorata, è da considerare una sostanza cancerogena è una notizia che va interpretata positivamente. Segna
infatti una vittoria della scienza sulla malattia e non certo dei vegetariani sui carnivori. Non sarà infatti con la
sognata pillola antitumore che risolveremo l'endemia del cancro sul pianeta, ma identificando ad una ad una
le cause di ogni tumore, per eliminarle. Troppo spesso il cancro è ancora oggi uno spettro che si materializza
al solo evocarlo, vissuto intimamente come una maledizione o una iattura. Ricondurlo a un fenomeno umano
che ha un inizio, cioè una causa, uno sviluppo e quindi anche una fine, cioè la guarigione, è fondamentale
per tutti: malati, familiari, medici. L'annuncio che viene diffuso oggi dall'Agenzia Internazionale per la Ricerca
sul Cancro dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, il più autorevole organismo a livello mondiale in
materia, segna dunque una pietra miliare per la prevenzione, la cura e la cultura del cancro.
È una tappa che in molti, come me, si aspettavano da tempo. Da oltre vent'anni anni io sostengo, sulla base
dei primi studi epidemiologici che lo Iarc ha ora messo insieme ed analizzato, che esiste un legame causaeffetto fra consumo di carne e tumore del colon. All'inizio sono stato criticato, anche duramente, e sono stato
accusato di essere un visionario, influenzato dalle mie convinzioni etiche di animalista. Ma non ero
intellettualmente solo: eminenti ricercatori a livello europeo hanno sviluppato i lunghi e complessi studi di
popolazione necessari a stabilire la cancerogenità di una sostanza o un alimento, tanto che già nel Codice
Europeo contro il Cancro - dieci raccomandazioni di prevenzione per ridurre del 20% la mortalità per cancro
in europa entro l'anno 2000 - diffuso dalla Commissione Europea per la prima volta nell'87, figurava al punto
tre l'invito a mangiare più vegetali e cereali e al punto quattro la raccomandazione di limitare il consumo dei
grassi contenuti principalmente nella carne.
Se dunque la cancerogenità della carne da oggi non è più in dubbio, la discussione si apre ora sulla quantità
che la rende pericolosa. Medici e ricercatori a livello internazionale si sono impegnati ad evitare gli allarmismi
che potrebbero spingere a pensare che una singola fetta di salame possa essere causa diretta di un tumore
al colon. Nessuno afferma che sia così. L'invito è piuttosto ad una riduzione progressiva del consumo di
insaccati e carne rossa, a favore di un aumento del consumo di pesce, verdura, frutta, cereali, grassi di
origine vegetale. La nostra dieta mediterranea, in sostanza. Più vegetali e meno carne dovrebbe diventare
non un diktat scientifico antimalattia, ma una politica per il benessere, adottata nelle scuole, nelle mense
aziendali, nei ristoranti, per penetrare a poco a poco nelle famiglie e diventare cultura. Come oncologo sono
fondamentalmente d'accordo con questo approccio educativo. Ma come uomo e cittadino di questo pianeta,
la penso diversamente. Il mio mondo ideale è un mondo in cui non si uccidono gli animali per ingoiarli e
dunque in cui il consumo di carne è uguale a zero. Primo perché amo gli animali e dunque non li mangio. Non
capisco coloro che si scandalizzano all'idea di mangiare il proprio gatto o il proprio cane, ma consumano a
cuor leggero le costolette di agnello, un cucciolo delizioso e indifeso che viene massacrato strappandolo dal
seno materno a pochi mesi di vita. Ritengo che gli esseri viventi facciano parte dell'equilibrio del Pianeta e i
loro diritti vadano rispettati. Prima di tutto quello alla vita. Secondo, perché la carne non è un alimento
sostenibile in un universo dove oggi vivono 7 miliardi di esseri umani e oltre 4 miliardi di animali da
allevamento e fra poche decine d'anni, se il trend demografico continua con le attuali caratteristiche, vivranno
9 miliardi di uomini e la domanda di carne aumenterà dagli attuali 220 milioni di tonnellate a più di 460 milioni.
Si prospetta l'incubo di avere più capi di bestiame che uomini sulla Terra, con una percentuale di questi
esseri umani che moriranno comunque ancora di fame Come diceva Einstein, niente può aumentare le
possibilità di sopravvivenza dell'uomo sulla terra quanto la scelta vegetariana.
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INTERVISTA LA POLEMICA/1
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www.fondazioneveronesi.it www.slowfood.it PER SAPERNE DI PIÙ
LE ACCUSE
""
Quando vent'anni fa sostenevo che la carne fa male mi accusavano di essere solo un visionario
GLI ANIMALI
"Come medico dico che bisogna far calare il consumo.
Ma come uomo penso che gli animali non vanno mai uccisi
Foto: VEGETARIANO Umberto Veronesi, 90 anni, è il direttore scientifico dell'Istituto europeo di oncologia di
Milano
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La guerra dell'Oms a salsicce e salumi "Provocano il cancro come le
sigarette"
Le carni lavorate nella categoria più a rischio Gli oncologi: no ai divieti, basta non eccedere
ELENA DUSI
ROMA. Mangiare carne lavorata e conservata come salami, wurstel o prosciutto, è causa di cancro.
Leggermente meno pericolosa è la carne rossa non processata, che è stata classificata come
"probabilmente cancerogena" dall'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc), organismo
specializzato dell'Organizzazione mondiale per la sanità che ha sede a Lione.
Che di bistecche e salsicce fosse meglio non abusare era noto, ma la Iarc ha voluto mettere insieme tutte le
ricerche sul tema degli ultimi anni. Dopo aver analizzato 800 studi scientifici, 22 esperti di 10 paesi hanno
pubblicato la sintesi sulla rivista The Lancet Oncology. Il risultato è che la carne processata è stata inserita
nel Gruppo 1 delle sostanze cancerogene, quelle per le quali «esiste un'evidenza sufficiente che causino il
cancro nell'uomo», in particolare al colon-retto e in misura minore allo stomaco. La carne rossa è stata invece
inserita nel "Gruppo 2A" con le altre sostanze per le quali esiste un'evidenza, ma meno stringente, del
rapporto fra consumo e malattia.
Oltre al tumore del colon-retto, la carne rossa favorirebbe quello di pancreas e prostata.
Che wurstel e mortadelle siano finiti in cima alla lista dei cancerogeni insieme a tabacco, plutonio, asbesto e
arsenico, ha sollevato molte perplessità. Ma la Iarc è stata chiara nel precisare che la sua classificazione
riguarda la solidità del rapporto fra causa (consumo di carne) ed effetto (malattia), non l'entità del rischio. Lo
stesso curatore del rapporto della Iarc, Kurt Straif, ha ricordato che all'eccesso di carne possono essere
attribuite 34mila vittime all'anno, mentre un milione di persone muoiono per il fumo, 600mila per l'alcol e
200mila per l'inquinamento. L'articolo di Lancet ricorda che la carne rossa «contiene proteine di alto valore
biologico e nutrienti importanti come vitamina B, ferro e zinco».
E anche l'indicazione secondo cui mangiare 100 grammi di carne rossa fresca al giorno fa aumentare il
rischio di cancro del colon del 17% e 50 grammi di carne processata lo fanno crescere del 18% ha un valore
per la statistica, ma è difficilmente traducibile in un'indicazione per i consumatori. «Non spetta a noi fare
raccomandazioni. Noi siamo stati chiamati solo a stabilire un rapporto fra causa ed effetto» avverte Giovanna
Caderni, la tossicologa dell'università di Firenze che fa parte del gruppo dei 22 esperti. A dare consigli è
invece Carmine Pinto, presidente dell'Aiom, Associazione italiana di oncologia medica: «Nessuno si sogna di
vietare la carne. Va consumata con equilibrio, una o due volte a settimana e all'interno di una sana dieta
mediterranea». Mentre il ministro della Salute Beatrice Lorenzin si è già messa in moto («Abbiamo attivato il
comitato nazionale per la sicurezza alimentare perché fornisca un parere» ha detto), Assocarni e Assica
(l'associazione degli industriali delle carni e dei salumi) ribattono che il consumo di questi cibi in Italia è ridotto
rispetto a paesi come Stati Uniti o Australia: «Gli italiani in media mangiano un etto di carne rossa due volte
alla settimana e solo 25 grammi al giorno di carne trasformata. E nemmeno sempre».
Ma non di sole statistiche è fatto il rapporto della Iarc, che si sforza di spiegare perché mangiare troppe
bistecche faccia male. «In alcuni studi sull'uomo - spiega Caderni - sono stati visti gli effetti del consumo di
questi cibi sull'apparato digerente. Nelle urine di chi ha consumato carne rossa, specialmente se molto cotta,
abbiamo trovato sostanze capaci di alterare il Dna. Mutazioni del codice genetico erano presenti anche nelle
cellule dell'intestino». E proprio l'accumulo di alterazioni della doppia elica è il "grilletto" che innesca il tumore.
Se per le carni processate i principali accusati sono sostanze come nitrati e nitriti, usati per la conservazione,
le carni rosse rischiano di diventare cancerogene quando vengono cotte a temperature molto alte, come alla
griglia o al barbecue. «La parte bruciacchiata contiene sostanze cancerogene non troppo diverse da quelle
delle sigarette» spiega Caderni. «Ma neanche la cottura a temperature più basse evita del tutto la comparsa
di sostanze che hanno il potere di mutare il Dna». Oltre ai processi di conservazione e cottura, il rischio di
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/10/2015
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L'allarme
27/10/2015
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tumore è dovuto poi a particolari proteine presenti nel muscolo, le mioglobine, che all'interno dell'organismo si
trasformano in sostanze capaci di danneggiare il Dna.
I NUMERI
78 kg CHILI PRO CAPITE Il consumo di carne in Italia (78 chili a testa in un anno) è ben al di sotto degli Stati
Uniti (125) ma anche della Francia (87)
9% TUTTI I GIORNI Secondo uno studio Aiom del 2010 il 9% degli italiani mangia carne rossa o insaccati
tutti i giorni, il 56% 3-4 volte a settimana
55mila CANCRO AL COLON-RETTO Quello al colon-retto (il più legato al consumo di carne) è il tumore più
diffuso in Italia: 55mila casi diagnosticati nel 2013
26 25 24 23 22 21 20 19 37 12 2001 2006 2013 14 16 18 20 22 38 39 40 41 42 43 Carne bovina Carne suina
e salumi Carne avicola (
Foto: IL MINISTRO A sinistra, il ministro della Salute Beatrice Lorenzin. A destra, controlli in uno stabilimento
di produzione
27/10/2015
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tiratura:424634
Sanità , bugiardini non aggiornati assolto l'ex dg Aifa
ROMA. Si è concluso con l'assoluzione perché "il fatto non sussiste" il processo all'ex direttore generale
dell'Agenzia italiana del farmaco, Nello Martini, per disastro colposo. L'accusa si riferiva al ritardato
aggiornamento dei bugiardini di venti specialità medicinali.
La sentenza è stata emessa dal giudice della quinta sezione penale del Tribunale di Roma.
A seguito dell'inchiesta, avviata dalla procura di Torino, nel 2008 Martini venne allontanato dall'Aifa.
L'istruttoria in dibattimento è durata quasi tre anni a l'assoluzione è stata richiesta dallo stesso pubblico
ministero. Nel 2010 c'era stata una prima assoluzione del Gup, poi annullata dalla Corte di Cassazione.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/10/2015
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IL PROCESSO
27/10/2015
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Chi rischia il contagio se non ci vacciniamo
ELVIRA NASELLI
EFFETTO gregge, immunità in picchiata, rischio contagio per il crollo del ricorso ai vaccini. Ogni anno
cinquemila bambini non vengono vaccinati contro poliomielite, difterite e tetano, diecimila non ricevono nei
tempi corretti quello contro morbillo e rosolia, segnalano i pediatri della Simri. Ma qual è lo scenario se
dovesse ulteriormente diminuire il numero dei vaccinati? Negli Stati Uniti le scuole rendono pubbliche, classe
per classe, le percentuali di bambini non vaccinati, in modo che i genitori possano valutare il rischio. Un
rischio che esiste e non è neanche ipotetico. L'immagine, molto efficace, la suggerisce Alberto Villani,
responsabile di Pediatria e Malattie infettive dell'ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. «Immaginiamo
che un ladro arrivi in un palazzo dove tutte le porte sono blindate tranne una - ragiona - che cosa fa? Entra
dove è più facile. Se tutte le porte sono blindate cambia palazzo. Se, al contrario, tutte sono facilmente
forzabili, entra dove vuole. Così si comportano gli agenti patogeni. Che non soltanto non sono affatto spariti,
come molti credono, ma continuano a circolare e a colpire lì dove trovano l'accesso più facile. E quasi sempre
si tratta di neonati troppo piccoli per essere vaccinati, bambini malati, adulti immunocompromessi».
Un bambino non vaccinato ovviamente è il primo a rischiare: si ammala più facilmente e in modo più grave,
perché ha un sistema immunitario poco allenato a rispondere agli agenti infettivi. Inoltre diventa veicolo di
contagio. Il caso della bimba di un mese morta di pertosse a Bologna è esemplare. Troppo piccola per essere
vaccinata, ma non per andare a spasso con la mamma, è stata contagiata probabilmente da un compagno di
scuola del fratellino, non vaccinato. «E la bimba di tre mesi ricoverata da noi con la pertosse - racconta Piero
Valentini, responsabile di Pediatria del Policlinico universitario Gemelli di Roma - era stata invece contagiata
dalla nonna e dalla zia, che avevano infettato l'unica non protetta della famiglia. Da anni non vedevo casi di
pertosse e invece già quest'anno ne abbiamo avuti due, in neonati non ancora vaccinati o vaccinati soltanto
con la prima dose e quindi con una risposta immunitaria non completa. La prima bimba è rimasta in ospedale
due mesi, di cui uno intubata. Questo per dire che viviamo in un mondo settico, e che se ci si protegge di
meno le malattie tornano a circolare. E colpiscono i soggetti non protetti e quelli a rischio. I più deboli».
Non a caso, per quanto riguarda la pertosse, poiché non esiste un vaccino da somministrare alla nascita, in
attesa di poter vaccinare il neonato stesso, molti medici raccomandano la stategia del bozzolo, ovvero la
vaccinazione di chi sta vicino al bambino. Oppure quella della donna in gravidanza, come si fa negli Usa, in
Gran Bretagna, Australia e alcuni paesi sudamericani.
Ma chi sono i soggetti più esposti al contagio? La platea è tutt'altro che esigua, perché dietro la parola
immunocompromessi non ci sono soltanto tutti i malati oncologici ma gli anziani, gli adulti più deboli, i bambini
malati come i cardiopatici, diabetici, con malattie epatiche o renali croniche, malattie neurologiche, asma
grave. I cosiddetti bambini con necessità assistenziali complesse, circa un milione in tutto.
E persino le donne in gravidanza. «In gravidanza c'è una sottoregolazione del sistema immunitario che
consente la convivenza tra mamma e feto - continua Valentini - per questo si è più a rischio di contrarre
infezioni. Alcune, come varicella e rosolia, in gravidanza hanno esiti molto pesanti per il neonato». Poi ci sono
i soggetti indeboliti momentaneamente, come potrebbe capitare a chiunque.
Fasi transitorie di immunodepressione. Dovute per esempio a forte stress. «Ma anche all'influenza, o al
morbillo - continua Valentini - e persino quando viene l'herpes. Il classico esempio del virus che si riattiva
quando il sistema immunitario diventa meno efficace». Tra i soggetti a rischio ci sono però anche i bambini
vaccinati. E il motivo è legato alla risposta anticorpale incompiuta. «Ci sono quelli che sviluppano un milione
di anticorpi - precisa Villani - quelli che ne hanno centomila e chi ne ha mille. Ovviamente questi ultimi sono
più esposti. Anche se vorrei ricordare che durante l'epidemia di meningite in Toscana non ci sono stati morti
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/10/2015
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RSALUTE Epidemie. Pertosse, morbillo, varicella,meningite. Se i virus si diffondono salta la protezione per
tutti. Neonati non immunizzati, anziani, bambini e adulti con immunodepressione e donne in gravidanza: ecco
gli italiani che possono ammalarsi
27/10/2015
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/10/2015
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tra zero e dieci anni perché erano tutti vaccinati. Sono morti invece adulti e adolescenti, che la vaccinazione
non l'avevano fatta». * EpB Per fi gli di madri con Epatite B *** EpA Per aree geografi che ad elevata endemia
(per viaggiatori) **** EpB 4 dosi anche per pre -esposizione imminente # MenC Oppure MenACWY coniugato
C ALENDARIO VACCINALE PER LA VITA Nella stessa seduta LEGENDA Specifi ci gruppi a rischio In
seduta separata Per categorie a rischio Da somministrare nella stessa seduta o in sedute separate 330
GIORNI VACCINO 3º MESE 4º MESE 5º MESE 6º MESE 7º MESE 11º MESE 13º MESE 15º MESE 6 ANNI
1218 ANNI 1949 5064 OVER 64 DTPa Epatite B Hib Pneumococco MPRV MPR Varicella Meningococco C
Meningococco B HPV In uenza Herpes Zoster Rotavirus Epatite A Epb-EpB* DTPa IPV EpB Hib PCV13
DTPa IPV EpB Hib PCV13 IPV Antipolio EpB Epatite B Hib Haemophilus in uenzae tipo b DTPa Difterite tetano-per tosse DTpa Difterite -tetano-per tosse (adulti) DTpa-IPV Difterite -tetano-per tosse e polio
inattivato (adulti) MPRV Tetravalente.
Morbillo-parotite -rosolia-varicella MPR Trivalente.
Morbillo-parotite -rosolia V Varicella PCV13 Pneumococcico coniugato 13-valente PPV23 Pneumococcico
polisaccaridico puro 23-valente MenC Meningococco C coniugato MenB Meningococco B HPV Papilloma
virus EpA Epatite A DTPa IPV EpB Hib PCV13 Men B Rotavirus Men B EpA ** EpA ** 2 dosi (0-6-12 mesi)
MenB V MPR MPRV 1 dose all'anno HPV: 2-3 dosi In uenza MenB MenC# PCV13 PCV13 / PPV23 DTPa
IPV dTpa-IPV MenB PCV13 1dose di dTpa ogni 10 anni 3 dosi: pre-esposizione 4 dosi: post-esposizione** 1
dose all'anno 1 dose MenC# MenACWY coniugato 1 dose LE MAL AT TIE INFET TIVE IN ITALIA Numero di
casi notifi cati nel periodo 1960-2014 POLIOMIELITE LEGENDA DIFTERITE PER TOSSE ROSOLIA
MORBILLO Anni 80 Si verifi cano due vaste epidemie di per tosse 1980 1962 1964 1966 1968 1970 1972
1974 1976 1978 1982 1984 1986 1988 1990 1992 1994 1982 Ultimo caso di poliomielite paralitica acquisita
in Italia 1960 -1970 Calo dell'incidenza di per tosse (21.000 a 12.000 casi all'anno) Le epidemie di morbillo si
presentano ad inter valli di 3-4 anni 1966 Epidemia di morbillo (oltre 90 mila casi registrati) Anni 80 Avviene
un calo delle vaccinazioni di per tosse 1960 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 CIFRE PER 1000 MAL ATI 1963
Vaccinazione di massa
LA CONTAGIOSITÀ CIFRA MASSIMA E MINIMA DEI POSSIBILI CONTAGIATI MORBILLO 2-18 persone
INFLUENZA 1,4-4 persone VAIOLO 5-7 persone PAROTITE 4-7 persone DIFTERIA / ROSOLIA 6-7 persone
PERTOSSE 12-17 persone AL CENTRO SOGGET TO MALATO INTORNO SOGGET TI CONTAGIATI
MINIMO MASSIMO Il morbillo è una delle malattie infettive più contagiose 175 77 88 6 191 18 2 189 Austria
PAESE C ASI NEL MESE DI MARZO 2015 Belgio Croazia Cipro Bulgaria Rep. Ceca Danimarca Finlandia
Estonia Francia IL MORBILLO IN EUROPA Germania 1749
36 13 1 32 5 62 2 15 0 67 65 23 60
0 20 Italia Lettonia Lituania Lussemburgo Malta Olanda Nor vegia Polonia Por togallo Romania Slovacchia
Slovenia Spagna Svezia Regno Unito Ungheria Grecia Islanda Irlanda 912
PER SAPERNE DI PIÙ
1997 Ultimo anno epidemico di morbillo (40.000 casi notifi cati) 1990-2000 In questo decennio si ripor tano in
totale 4 casi di difterite 2003 Cer tifi cata l'eliminazione della poliomielite in Europa 2005 Entra in vigore il
decreto per la sor veglianza della rosolia 1995 Introduzione di nuovi vaccini unicellulari per la per tosse
www.vaccinarsi.org www.sip.it
1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008 2010 2012 2014 FONTE ELABOR AZIONE CNESPS SU DATI
MINISTERO DELLA SALUTE / EUROPEAN CENTRE FOR DISEASE PRE VENTION AND CONTROL.
MEASLES AND RUBELLA MONITORING, APRILE 2015 2008 Minimo storico di casi registrati di per tosse
(339) 2005 Minimo storico di casi registrati di morbillo (215) 2014 Si notifi cano 1674 casi di morbillo in tutto il
paese 1997 Ultima onda epidemica di rosolia con 35 mila casi ripor tati
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Più scudi per più malattie Gratis per tutti
Il Piano del governo è approvato. Ora servono 300 milioni
(e. nas.)
TROVATI i 300 milioni che mancano, il nuovo calendario vaccinale - con interventi per ogni età - sarà
immediatamente operativo entrando a pieno titolo nei Lea, i livelli essenziali di assistenza. «Il contenuto è
stato approvato in conferenza Stato-Regioni - premette Walter Ricciardi, presidente dell'Istituto superiore di
Sanità - con un accordo raggiunto anche grazie all'accelerazione impressa dall'Emilia Romagna, che ha
coordinato le regioni. Adesso siamo pronti».
Il nuovo calendario ha novità importanti: il vaccino contro l'Hpv, finora riservato solo alle adolescenti, verrà
esteso anche ai maschi, come in molti altri paesi del mondo. Sarà inserita anche la vaccinazione contro il
meningococco B, molto frequente in Italia, e finora a carico delle famiglie. Con un costo anche importante.
Inoltre, per gli anziani, sarà prevista la vaccinazione contro l'herpes zooster e l'antipneumococco.
«Sarà estesa a tutto il paese la vaccinazione antivaricella continua Ricciardi - molto importante perché è una
malattia che da adulto può dare complicanze non tipiche delle malattie esantematiche, come dolore forte,
cicatrici e il virus dell'herpes zooster. Ovviamente si lavorerà anche per effettuare tutte le altre vaccinazioni, e
i relativi richiami, senza i quali non si è protetti. Molti non completano il ciclo ed è come se non si fossero
vaccinati. Il nuovo piano è importante per la salute pubblica, perché oggi di molte malattie non ci si ricorda
più. La Asl di Monza e Brianza ha realizzato un video sui bambini colpiti da poliomielite, perché aveva
ricevuto delle lettere da genitori che non volevano più vaccinare i figli, o rinunciavano ai richiami. Eppure di
poliomielite ci sono stati 15 casi in Russia e 2 in Ucraina».
Altra novità attesa dai pediatri è l'introduzione del vaccino contro il rotavirus, oggi previsto solo in Sicilia. La
malattia, che colpisce bambini molto piccoli, ogni anno fa circa 230 morti in Europa e tra 9 e 11 in Italia.
Con la bellezza di quindicimila ricoveri. Basti pensare che il 30 per cento di tutte le gastroenteriti è da
rotavirus, il 50 di quelle ospedaliere, più gravi. E poi c'è ancora l'obiettivo eradicazione del morbillo, che l'Oms
ha man mano spostato fino a quest'anno. E che ancora una volta non potrà essere rispettato. «In Italia
abbiamo 2000 casi all'anno conclude Ricciardi - con circa 300 ospedalizzazioni e tre o quattro morti. In
California, dopo la morte di un bimbo leucemico che non poteva vaccinarsi, il governatore Chris Brown,che
da giovane è stato leader della protesta studentesca, ha imposto l'obbligo di vaccinazione. E non si può certo
dire che sia antiliberale...».
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/10/2015
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RSALUTE Le novità. Quello contro l'Hpv, esteso anche ai maschi. E quelli contro la varicella, i rotavirus,
l'herpes
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Pochi test per risparmiare molti soldi
Esami del sangue frequenti, dieta, attività fisica. Per evitare complicanze e disabilità
GIUSEPPE DEL BELLO
GLI imputati sono sempre loro, obesità, sovrappeso e vita sedentaria.
Ma adesso c'è un calcolo che lo quantifica: la vita dei diabetici è più a rischio e lo Stato spende di più se
sopravvengono le complicanze. Lo certifica uno studio di economia sanitaria condotto all'università Tor
Vergata di Roma, con un modello che rivela la beffa di una subdola e insidiosissima malattia.
Che quando evolve, fa sballare i conti facendoli lievitare da 437 fino a 7754 euro all'anno, a paziente. E non
ci vuole molto ad arrivare a cifre del genere, basta qualche parametro fuori norma perché il quadro clinico del
paziente precipiti nel baratro delle quattro comorbidità. Cioè, di quelle patologie diretta conseguenza del
diabete: renali, cardiovascolari, neuropatie e retinopatie.
Eppure, si legge bene nella ricerca "Contro il diabete gioco d'anticipo", che porta la firma del coordinatore
scientifico Francesco Saverio Mennini e dei suoi collaboratori Raffaelle Viti e Andrea Marcellusi, sarebbero
sufficienti qualche visita specialistica e pochi test in più all'anno per evitare il peggio. Per i malati e per i già
tanto bistrattati fondi della sanità. Gli autori sono partiti dall'analisi epidemiologica e di costo delle Marche.
Nella lente d'ingrandimento dei ricercatori sono finiti i ricoveri, i farmaci, le consulenze specialistiche e gli
esami di laboratorio.
«Su un modello da analisi locale, abbiamo ipotizzato uno scenario comportamentale, applicabile in tutt'Italia avverte Mennini - L'obbiettivo finale mira a risparmiare sì, ma soprattutto a migliorare il benessere del malato
e a ridurne la mortalità. Lo si può raggiungere, prevenendone le comorbidità. Che non sono altro che le
complicanze della malattia primitiva».
Complicanze invalidanti che compromettono la funzionalità di organi essenziali, e che vanno dalla
dislipidemia alla nefropatia, alla neuropatia e fino alla disfunzione erettile. «Il meccanismo che innesca il
processo distruttivo è l'iperglicemia che provoca danni a livello microvascolare», spiega Gianluca Aimaretti,
professore di Endocrinologia dell'università del Piemonte orientale che, insieme ai colleghi Vincenzo
Provenzano (diabetologo all'ospedale di Partinico, Palermo), Salvatore De Cosmo (primario a San Giovanni
Rotondo) e Giancarlo Tonolo (della Asl 2 di Olbia-Tempio), ha partecipato al progetto. Valori elevati di
glicemia, insieme a quelli altrettanto alti di colesterolo e trigliceridi determinano l'ispessimento dei vasi. Delle
piccole ischemie fanno le spese anche i nervi periferici. «D'altro canto, il danno microvascolare è subdolo e il
paziente se ne accorge solo quando evolve ulteriormente, sfociando in infarto, ictus, neuropatia grave e
arteriopatia periferica», aggiunge Aimaretti.
Scenario a tinte fosche che può essere scongiurato attraverso poche regole.
Prima norma, esami di laboratorio. Il più importante, con almeno tre controlli annui, quello dell'emoglobina
glicata (non deve superare il valore di 6,5). Gli altri esami: creatinina per la funzionalità renale due volte
l'anno, il fondo oculare e l'ecocardiogramma una volta all'anno. A seguire, due volte all'anno: colesterolo,
trigliceridi e microalbuminuria. Ecco, basta rispettare il protocollo per tutelare salute e casse pubbliche. E per
ogni diabetico, sia di tipo 2 (più frequente e correlato a sovrappeso e obesità), sia di tipo 1 in cui il pancreas
non produce insulina, insiste Aimaretti: «Sono fondamentali l' esercizio fisico e il giusto peso».
È causato da un difetto nelle cellule beta del pancreas
IL PESO DELLE OSPEDALIZZ AZIONI QUANTO CI COSTA
DI TIPO 2
6,9
3,7
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RSALUTE Diabete. Il paziente sta bene, la mortalità si riduce. La Asl non spende. Servono controlli e nuovi
stili di vita. Uno studio scopre la quadratura del cerchio
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70%
340 milioni
980 milioni Osser vazione mirata di tre parametri sul sangue FONTE RIELABOR AZIONE DATI RSALUTE /
DIPAR TIMENTO DI ECONOMIA SANITARIA UNIVERSITÀ DI TOR VERGATA ROMA INFOGR AFICA
PAULA SIMONET TI IN L ABOR ATORIO Isole di Langerhans LE MAL AT TIE Retinopatia Ischemia Iper
tensione Infar to Piede diabetico Vasculopatie (micro circolo) Nefropatia Paziente con 2-3 patologie Diabete
da solo In miliardi Ogni 100 euro Diabete con complicanze 8 euro della spesa vanno al diabete e alle sue
complicanze Controllo della emoglobina glicosilata nei pazienti a rischio RISPARMIO ANNUO STIMATO
RISPARMIO ANNUO STIMATO Cellule Beta Deputate alla produzione di insulina, ormone che controlla la
glicemia PANCREAS
IN ITALIA
3,5 milioni
59%
L'85 % di malati ha almeno 1 patologia associata % sulla spesa per paziente, a seconda del numero delle
patologie associate Paziente con 1 patologia www.siditalia.it/clinica www.ceis.it PER SAPERNE DI PIÙ
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Dopo il trapianto
(mp. s)
Il trapianto d'organo è una procedura ormai consolidata. In Italia tra il 2000 e il 2011 sono stati eseguiti
34.000 trapianti dei quali il 53 per cento di rene, il 33 per cento di fegato, l'11 per cento di cuore e il 2 per
cento di polmone.
Purtroppo le persone trapiantate hanno un sistema immunitario cronicamente depresso e vanno incontro ad
un elevato rischio tumori a causa dei farmaci imunosoppressivi, necessari per evitare il rigetto del nuovo
organo, che, se da un lato hanno aumentato l'aspettativa di vita dall'altro devono essere assunti per tutta la
vita.
L'unico centro italiano dedicato a questi malati di tumore molto speciali è quello del Centro di riferimento
oncologico (Cro) di Aviano.
Nell'ambulatorio, attivato nel 2013, sono stati valutati oltre cento pazienti trapiantati colpiti da tumore
provenienti da diverse parti d'Italia. E, forte di questa esperienza unica, l'istituto friulano ha ospitato, nei giorni
scorsi, il primo Convegno nazionale sui tumori nei trapiantati, organizzato da Umberto Tirelli, direttore del
Dipartimento di Oncologia Medica dell'Istituto e da Antonio Pinna, direttore dell'Unità Operativa Chirurgia
Generale e Trapianti del Policlinico Sant'Orsola di Bologna. L'obiettivo è quello di mettere insieme
epidemiologi, immunologi, virologi, chirurghi trapiantologi e oncologi medici per creare un gruppo
multidisciplinare nazionale di ricerca sui tumori nei trapiantati di organo.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/10/2015
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RSALUTE CANCRO
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Un caschetto magico e lo stress non c'è più
Esporre il paziente a ciò che lo impaurisce E guidarlo a liberarsi
SIMONE COSIMI
GUARIRE CON la realtà virtuale: fino a oggi è stata una frontiera della ricerca, limitata a pochi centri
specializzati, e con pochi pazienti trattati. Ma i risultati ottenuti, e la disponibilità di nuovi device più economici
e maneggevoli, promette di ampliare notevolmente l'ambito delle applicazioni cliniche.
Stiamo parlando della ricostruzione computerizzata di situazioni potenzialmente critiche - nelle quali il
paziente viene immerso tramite visori, sensori di posizione e caschetti proposta per trattare disturbi del
comportamento e alimentari, fobie, ansie e psicopatologie lievi di diverso tipo. Dalla paura di volare
all'agorafobia passando per l'anoressia nervosa o le conseguenze dello stress post traumatico: i nuovi visori
già in commercio e quelli in arrivo - da Project Morpheus di Sony a Oculus Rift di Facebook - promettono di
fare della realtà virtuale una terapia di largo consumo. Cominciamo col lavoro della spagnola Psious che
costruisce ambienti virtuali specificamente pensati per alcune fobie, compresa quella per gli spazi chiusi, e
cuciti sulle esigenze dei pazienti: al medico bastano uno smartphone e un visore per utilizzarli e arricchire la
propria terapia. Resta da chiedersi se si tratta di cure dimostrate. E in questo ci vengono in aiuto alcuni studi.
Il primo, apparso già nel 2007 su Cyberpsychology and Behavior, aveva messo in evidenza come il tasso di
rigetto di una terapia espositiva basata su realtà virtuale fosse estremamente più basso rispetto a una
tradizionale. Altre indagini più recenti, come quella firmata da Jeremy Parr e collaboratori all'università inglese
di Newcastle e pubblicata l'anno scorso su Plos, ne ha dimostrato l'efficacia nel trattamento di paure e fobie
in bambini autistici. Altri studi ne hanno dimostrato l'efficacia anche sulle dipendenze, a partire dall'alcolismo.
L'Italia ha dato il suo contributo agli studi in questo settore, in particolare grazie alle ricerche di Giuseppe
Riva, docente di psicologia della comunicazione all'università del Sacro Cuore di Milano e direttore di un
laboratorio dedicato all'Istituto auxologico italiano, che fin dal 1997 studia realtà e ambienti virtuali sia nei
trattamenti di psicologia clinica sia sul piano più strettamente conoscitivo delle neuroscienze. E ne ha
dimostrato l'utilità, oltre che nelle fobie e nei disturbi d'ansia, anche in quelli alimentari, dalla bulimia
all'anoressia. I vantaggi, in particolare per i pazienti che soffrono di questo disturbo, sono molti: dalla
possibilità di creare un cuscinetto tra il lavoro cognitivo delle sedute di psicoterapia e il mondo reale, fino alla
possibilità di agire all'interno di un ecosistema digitale protetto e costruito ad hoc sulle esigenze del paziente.
Con risultati apprezzabili sia per i disturbi comportamentali, ma anche in neuroriabilitazione.
Il nucleo centrale di questa psicoterapia hi-tech è la cosiddetta "desensibilizzazione sistematica", cioè
l'esposizione del paziente a ciò che lo impaurisce evitando il comportamento compulsivo. Sulla scorta dei
protocolli in uso già da anni in diversi Paesi d'Europa e negli Stati Uniti sempre in Italia, a Villa Santa Chiara
di Quinto di Valpantena (Verona), lo psicologo e psicoterapeuta Marco Vicentini porta avanti un percorso di
cura integrato per disturbi alimentari e ossessivo-compulsivi in regime di ricovero con l'ausilio della realtà
virtuale messo a punto da Riva. Computer e caschetto, il paziente s'immerge nella realtà tridimensionale
generata da un software e vi interagisce tramite joystick, sensori, guanti o tute, arricchendo gli effetti con
simulatori olfattivi, sistemi di suono surround e così via. «Ci sono molti modi di usare l'immaginazione - dice
Vicentini, che ogni anno utilizza questi sistemi con oltre 60 pazienti - la realtà virtuale contribuisce a costruire
una via di mezzo, un ponte fra l'ambulatorio e la realtà, aiutando soprattutto chi fa fatica a rivivere certi
contesti». Oltre agli ambienti personalizzabili, le new entry sfruttano anche la funzione Street View di Google,
quella in cui è possibile visualizzare strade ed edifici in 3d. Con un ventaglio enorme di opportunità. Anche
se, conclude Vicentini: «Se nella ricerca la realtà virtuale è ormai molto diffusa, nell'applicazione pratica
rimane tuttavia ancora una risorsa di confine».
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/10/2015
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RSALUTE Realtà virtuale. Simula ambienti e situazioni critiche per aiutare chi soffre di fobie, disturbi
alimentari e del comportamento. Ma è efficace anche contro l'abuso di alcol e nelle neuroriabilitazioni. Ritratto
di una nuova medicina
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2007 È l'anno di pubblicazione del primo studio che dimostra l'efficacia della realtà virtuale
PER SAPERNE DI PIÙ
www.psious.com www.auxologico.it
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27/10/2015
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"Pronto il visto per Mayar"
Gentiloni: "Consolato di Istanbul in allerta". Ma bisogna far uscire la piccola da Aleppo
ALESSANDRO MONDO
Giorno dopo giorno aumentano le chance di strappare dall'inferno della Siria Mayar, la bambina di 6 anni
colpita da una grave malattia al fegato, per portarla in Italia: precisamente a Torino, dove verrà sottoposta a
trapianto pediatrico presso l'ospedale Regina Margherita della Città della Salute; l'unica speranza di
sopravvivenza. La macchina dei permessi e quella della solidarietà si sono messe in moto: due motori che
finalmente girano a pieno regime, sgombrando gli ostacoli che fino a pochi giorni fa si frapponevano
all'operazione di salvataggio. La Regione accelera Il meno evidente ma il più insidioso, cioè la clausola del
bando regionale che vincola l'accesso delle risorse per la copertura delle spese sanitarie alla residenza
fiscale della Onlus in Piemonte, sarà rimosso tra oggi e domani. Questo pomeriggio la presidente di «Cuore
in Siria», l'associazione milanese impegnata sul caso di Mayar, si presenterà in Regione e poi al Regina
Margherita, dove andrà depositata la domanda di accesso alle cure per il minore, affiancata da altre Onlus:
«Ability Amo», «Casa Oz» e il «Consorzio delle Ong piemontesi»: soggetti diversi, con residenza fiscale in
Piemonte, disposti a partecipare al progetto. Onlus unite Da parte sua la Regione non solo conferma
l'impegno a coprire i costi del trapianto ma si sta dando da fare per velocizzare il percorso. Il tema è stato
affrontato durante un incontro in assessorato alla Sanità con il dirigente Vittorio Demicheli e il direttore
generale della Città della Salute, Gian Paolo Zanetta: il responso positivo della Commissione tecnica,
incaricata di esaminare la domanda, dovrebbe arrivare domani e sarà fuori discussione. Farnesina attivata
Un'altra sponda arriva direttamente dalla Farnesina, pronta a rilasciare i visti di ingresso in Italia per Mayar e
la sua famiglia non appena la Regione trasmetterà il via libera (con le necessarie garanzie). L'ultima
rassicurazione è arrivata ieri pomeriggio, nella persona del ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione
internazionale, Paolo Gentiloni: «Tutto è pronto da giorni al consolato italiano di Istanbul per il rilascio
immediato di visti per cure mediche a favore di Mayar e dei suoi familiari. In questi giorni la Farnesina è stata
in costante contatto con i responsabili della Onlus 'Il Cuore in Siria' di Milano e tramite il Consolato italiano ad
Istanbul sta assicurando il massimo impegno per il miglior esito della vicenda». Vicenda nota e seguita anche
dal ministero della Salute. Corsa contro il tempo La Onlus, come abbiamo detto, sosterrà le spese per il
viaggio aereo da Istanbul - che la piccola comitiva dovrà raggiungere da Aleppo - in Italia. Si lavora per
raccogliere la cifra necessaria per garantire le spese extraospedaliere della bambina e della sua famiglia
(composta da papà, mamma e due fratelli): non solo vitto e alloggio ma la copertura assicurativa. Spese che i
genitori di Mayar non potrebbero permettersi di pagare. «Chi aveva i mezzi per lasciare la Siria lo ha già fatto:
là restano solo i più poveri», spiega Claudia Ceniti, presidente di «Cuore in Siria». Come Mayar e la sua
famiglia, imprigionati tra le rovine di una città che i governativi e le fazioni degli insorti si contendono
accanitamente. Difficile prevedere quando potranno arrivare in Italia: una volta a Instanbul, e ottenuti i visti,
una manciata di giorni. Mayar aspetta.
Fuga dall'inferno Un'immagine di profughi siriani che cercano di lasciare con tutti i mezzi il loro Paese, ormai
ridotto ad un cumulo di macerie e straziato da una guerra senza fine
«Tutto è pronto da giorni al consolato italiano di Istanbul per il rilascio immediato di visti per cure
mediche per Mayar e famiglia» Paolo Gentiloni ministro Affari Esteri
La vicenda L'appello Un mese fa il padre di Majar, tramite un medico italo-siriano, manda alla Onlus una
richiesta di aiuto Primi contatti Cominciano i primi contatti con la Farnesina per studiare il modo di risolvere il
problema e rilasciare i visti Tempo scaduto Il tempo stringe, Mayar sta male: scatta la mobilitazione per
accelerare la soluzione della vicenda
Le tappe l trapianto La Regione ha sbloccato il bando per coprire le spese del trapianto: superata la clausola
che vincola gli aiuti alla residenza fiscale della Onlus in Piemonte visti La Farnesina è pronta a concedere i
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/10/2015
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LA BIMBA IN ATTESA DI TRAPIANTO Corsa contro il tempo, le rassicurazioni del ministero degli Esteri
27/10/2015
Pag. 46
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/10/2015
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visti di ingresso in Italia per Mayar e per la famiglia non appena raggiungeranno Instanbul, dove si trova il
consolato italiano l viaggio La Onlus sosterrà il viaggio aereo della famiglia dalla Turchia in Italia. Più
problematico quello da Aleppo a Istanbul: i confini tra i due Paesi sono chiusi per la guerra Vitto e alloggio Un
altro problema, in via di soluzione, sono le spese di vitto, alloggio e assicurazione sanitaria per Mayar e la
sua famiglia
27/10/2015
Pag. 2
diffusione:98970
tiratura:162805
I mercati snobbano la vittoria degli anti-euro in Polonia
Marcello Bussi
La schiacciante vittoria in Polonia del partito anti-euro Diritto e Giustizia, che ha conquistato la maggioranza
assoluta dei seggi in Parlamento, non ha provocato sconquassi sui mercati: la borsa di Varsavia ha chiuso
con l'indice Wig 20 in rialzo dello 0,2%, mentre il rendimento del titolo di Stato decennale è salito di soli 10
punti base al 2,701%. Lo zloty ha invece perso lo 0,4% nei confronti dell'euro a 4,2748 e lo 0,2% contro il
dollaro a 3,8685. Poco male, visto che il boom economico polacco è stato costruito sulla debolezza dello
zloty. Motivo per cui il partito che esprimerà la prossima premier, Beata Szydlo, non ha alcuna intenzione di
entrare nell'euro. Come hanno osservato gli strategist di Ig, «la vittoria della destra euroscettica in Polonia
conferma che nei Paesi dell'Est continua ad aumentare il clima di sfiducia nei confronti dell'Ue e dell'euro,
avvalorato anche lo scorso anno dal successo di Viktor Orban alle elezioni politiche in Ungheria». Non sono
giorni sereni a Bruxelles e a Berlino: a complicare le cose si è aggiunto il Portogallo, dove alle elezioni del 4
ottobre scorso ha ottenuto la maggioranza dei seggi una coalizione tra i Socialisti, che avevano portato la
Troika a Lisbona, e due partiti della sinistra anti-euro. Il presidente della Repubblica Anibal Cavaco Silva si è
rifiutato di assegnare l'incarico di formare il governo al leader socialista Antonio Costa, dicendo che non è
possibile portare al governo forze che vogliono uscire dall'euro e sottolineando: « mio dovere, n e l l ' a m b i t
o dei miei poteri costituzionali, fare il possibile per evitare che vengano inviati falsi segnali alle istituzioni
finanziarie, agli investitori e ai mercati». È probabile che al premier uscente Pedro Passos Coelho, sconfitto
alle elezioni, venga data la guida di un governo provvisorio dedicato solo all'ordinaria amministrazione per poi
andare a nuove elezioni fra sei mesi. Tornando alla Polonia, il programma della Szydlo prevede un maggiore
controllo del governo sulla banca centrale e una tassa speciale sulle banche e sulle transazioni finanziarie.
Diritto e Giustizia punta inoltre ad aiutare le piccole e medie imprese polacche con tagli alle tasse per dare
loro un vantaggio nei confronti delle multinazionali straniere e intende introdurre una nuova imposta sulle
catene della grande distribuzione internazionale. Nel programma sono stati annunciati l'introduzione di un
salario orario minimo, attualmente inesistente, di circa 12 zloty (3 euro), l'abbassamento dell'età pensionabile
a 65 anni per gli uomini e a 60 per le donne (i liberali avevano introdotto l'aumento progressivo a 67 anni),
l'aumento del reddito esentasse, assegni familiari da 125 euro per ogni bambino e farmaci gratuiti per gli
anziani con oltre 75 anni di età. Tutte misure che non vanno certo nel senso auspicato dalla Germania.
Berlino tra l'altro a causa della crisi dei migranti, sta perdendo il consenso dei suoi più fedeli alleati, ossia i
Paesi dell'Europa orientale come Repubblica Ceca e Slovacchia. La situazione potrebbe avere sviluppi
imprevedibili, ma per ora non ha intaccato l'indice di fiducia delle imprese tedesche Ifo: a ottobre il dato è
sceso a 108,2 punti dai 108,5 di settembre, mentre in media gli osservatori si aspettavano un calo più
consistente, a 107,8. Per ora «lo scandalo Volkswagen non ha avuto alcun impatto sull'industria
automobilistica tedesca», ha osservato Hans-Werner Sinn, presidente dell'Istituto Ifo, che elabora l'indice
omonimo. (riproduzione riservata)
INDICE WIG 20 26 lug '15 26 ott '15 2000 2050 2100 2150 2000 Varsavia
Foto: Beata Szydlo
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/10/2015
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La borsa di Varsavia sale dello 0,2%. Intanto in Germania l'indice di fi ducia Ifo resta stabile nonostante lo
scandalo Volkswagen
27/10/2015
Pag. 1
diffusione:83734
tiratura:155835
La mamma che insegna agli scienziati come ha curato la figlia epilettica
Manila Alfano
a pagina 16 Trovare una ragione. Spiegarsi il perché l'epilessia stava portando via la sua bambina. Quando
tutto era stato sempre perfettamente normale. E poi l'inferno, che arriva così. Senza preavviso nella
cameretta di Savannah una notte di vent'anni fa. Lei ha due anni e sta dormendo nel suo lettino, vicino c'è il
fratello più grande. È il marito di Tracy che si accorge per primo. Rumori strani, come se qualcuno stesse
soffocando. È lei, la bambina: il corpo rigido, i denti serrati, gli occhi come assenti. È spaventoso. Come tutto
sarà da lì a poco perchè quello è solo l'inizio. «Un giorno avevamo questa sanissima bambina, il giorno dopo
era finita». La corsa all'ospedale, i medici che spiegano «è una crisi. Passerà, forse. State tranquilli». Facile
dirlo da fuori. Passano sei mesi e ci sono altri episodi. A tre anni ormai la situazione è chiara: il calvario
procede a colpi di convulsioni che sono quotidiane. L'esasperante giro dei dottori, le risposte che non dicono
niente, le cure che non fanno effetto. Una bambina persa nel buio dell'epilessia. Occhi di madre che possono
solo assistere, los viluppo che si blocca, lei che non riesce a contare più di tre, non riconosce più i colori, non
parla. Dorme molto. «Mi sembrava di impazzire. Non trovavo risposte, non trovavo il senso a tutto questo.
Nessun medico che fosse in grado di darci una cura», racconta Tracy. È una malattia brutta l'epilessia, anche
solo da nominare, una vergogna da nascondere. «Fino a cinque anni i medici non hanno avuto il coraggio di
darci la diagnosi e di parlare chiaramente di epilessia. Come se fosse uno stigma troppo spaventoso anche
solo da nominare. Orrendo». Savannah appartiene a quel 30% di casi che non risponde ai farmaci. La sua
vita non sarà mai normale, condannata da costanti crisi, da continui attacchi violentissimi. Ed è sempre
peggio. Forse, senza neppure rendersene conto Tracy inizia a covare un'idea che molti avrebbero definito
folle: studia le pubblicazioni scientifiche sulla malattia, si documenta. Lo fa in modo assiduo, tenace,
inesperto. Come una predestinazione, una battaglia che solo lei sentiva di poter combattere, questa donna
con un passato in marina e nessuna esperienza di biologia, di geni e di laboratori si iscrive all'università. «Mi
sentivo sola, ma ero una madre determinata. Le madri mi possono capire. Mio marito ha sempre visto nostra
figlia in modo oggettivo. Le crisi, la malattia. È riuscito a gestirla in modo più lucido di me. Io invece ho
sempre visto quello che l'epilessia le stava portando via per sempre», e scendono le uniche lacrime durante
la lunga intervista, la commozione che travolge pensando a quello che poteva essere e non è stato. Quella
vita che per anni senza una cura non c'è mai potuta essere tra attacchi violentissimi. «Leggevo ma non
capivo niente. Era talmente difficile per me all'inizio che ho pensato di avere problemi con la mia stessa
lingua e mi sono iscritta anche a corsi di inglese». Eppure ce la fa. Studia sodo. «A ogni crisi di Savannah io
ritrovavo l'energia per andare avanti. Se ci sono stati momenti in cui ho pensato di mollare? Non me li ricordo
neppure da quanti sono stati». Quindici anni di alti e bassi, di sensi di colpa, di ripensamenti. «Avrò fatto
bene? O starò sottrando tempo ai miei figli?». «Il momento più buio arriva quando Savannah ha 7 anni. È in
terapia intensiva. A un passo dalla morte. Le condizioni drastiche. Io impantanata con un esame di fisica».
Pianti e imprecazioni. «Poi come un'illuminazione: la fisica mi avrebbe dato la chiave. Era tutto collegato. Più
le crisi erano forti e più sentivo di dover andare avanti». Difficile da spiegare a parole. Lampante se si ragiona
con il cuore. Dai primi anni di laboratorio Tracy fa passi da gigante. Durante il suo post dottorato sequenzia il
Dna della figlia che intanto ha 17 anni e ormai 300 crisi al mese. La genetica è la sua alleata. La chiave è lì,
nascosta in una mutazione genetica che Tracy riesce a identificare, una mutazione avvenuta durante la
formazione dell'embrione. Ecco cosa provoca la malattia di Savannah. Nel suo caso specifico, troppo calcio
nelle cellule. Capito il motivo la soluzione è a portata di mano. Studia un farmaco che blocca il calcio, sul
mercato ne esiste già uno usato per chi ha problemi di cuore. È un rischio, ma inizia la sperimentazione. «Già
nella prima settimana le crisi erano diminuite dal 95 al 30%. Da 300 a 20 in un mese. Oggi Savanna ha 22
anni e una sola crisi al giorno. Durante la notte, quando dorme». Dopo 16 anni di incoscienza Savannah è
rinata. «Sto conoscendo mia figlia ed è bellissima. è spiritosa, le piace andare a cavallo e portare il nostro
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/10/2015
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HA SCOPERTO DA SOLA UN FARMACO
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/10/2015
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cane al parco». La sua ricerca ha aiutato anche un altro bambino con lo stesso problema. Oggi la dottoressa
Dixon ha iniziato un progetto con l'Ong «Cure» di Chicago e gestisce un progetto di ricerca genetica per
portare la medicina specializzata nel campo dell'epilessia. È la storia a lieto fine che molti definirebbero folle,
che ha salvato questa figlia e questa mamma.
65
mln Le persone malate di epilessia nel mondo, 6 milioni in Europa e 500mila solo in Italia
32
mila I nuovi casi ogni anno. Nel mondo colpisce di più del Parkinson e della distrofia muscolare
Foto: La dottoressa Dixon e con la figlia appena nata e l'altro figlio. Accanto, in laboratorio. Nel 2013 lavora a
Cure come ricercatrice
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Operata negli Usa Phuc, la bimba del napalm
La piccola vietnamita ritratta in una celebre foto ha oggi 52 anni
RS
In questi tempi di guerra e conflitto alle porte dell'Europa, quella fotografia in bianco e nero, simbolo di un' era
di altre guerre e conflitti sembra emergere da un tempo molto lontano. La bambina di nove anni corre, la
faccia contratta in un urlo di dolore, le braccia aperte. Si è strappata i vestiti di dosso ma la sua pelle brucia
ancora, mangiata dal napalm appena gettato su un villaggio vicino a Saigon dalle forze del Vietnam del Sud.
È il 1972 e dall'altra parte dell'obiettivo c'è Nick Ut, fotografo dell'Associated Press che dopo lo scatto prese
quella bambina, Kim Phuc, la caricò sul furgoncino dell'agenzia di stampa e corse fino al più vicino ospedale,
salvandole così le vita. Quell'immagine gli valse un premio Pulitzer. L'immagine di oggi è invece quella di una
donna di 52 anni sorridente, le braccia alzate, mentre un medico la visita prima di un trattamento laser che
dopo quarant'anni di sofferenze potrebbe cambiare la sua vita. Il napalm ha bruciato un terzo del corpo di
quella bambina, che negli anni Settanta subì molti interventi. Fotografie di oggi mostrano la schiena di una
donna, il braccio sinistro e una parte del collo fino ai capelli completamente ricoperti di cicatrici. Se Kim Phuc
è sopravvissuta all'attacco, ha però vissuto decenni con immani dolori. L'Associated press racconta come le
bruciature le abbiano danneggiato le terminazioni nervose, le cicatrici diminuito la mobilità dandole dolori
profondi, difficoltà, ha spiegato lei, a portare a termine i gesti più semplici, come alzare completamente il
braccio sinistro, o compiere azioni quotidiane, portare la borsa attaccata al braccio. Kim Phuc vive con il
marito e due figli da anni in Canada. Un giorno, mentre parlava in una chiesa della sua vita e delle sue
sofferenze fisiche, il suocero della dottoressa Jill Waibel l'ha sentita parlare e l'ha messa in contatto con il
medico e con il Miami Dermatolgy and Laser Institute. Dopo una consultazione, la dottoressa ha deciso di
fornire gratis alla paziente il costoso trattamento (oltre 20 mila dollari) che in nove mesi potrebbe portare
secondo i medici a un'effettiva diminuzione del dolore: "Pensavo che il dolore sarebbe finito soltanto in
Paradiso e questo è il Paradiso in terra", ha detto la donna. Al primo trattamento ha assistito anche il
fotografo Nick Ut, rimasto sempre in contatto con la bambina della sua fotografia.
Foto: 43 ANNI DOPO La bimba vietnamita Kim Phuc, nel '72, urla per le ustioni. A destra, lei oggi
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/10/2015
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La storia Intervento col laser sulle cicatrici
27/10/2015
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«I salumi cancerogeni come fumo e amianto»
L'allarme dell'Oms sulle carni rosse: rischi per il colon se grigliate, affumicate o insaccate. Esulta Veronesi,
cauti gli altri oncologi: conta la quantità consumata
Francesca Angeli
Roma Un panino con la salsiccia alla griglia pericoloso come la nicotina, il benzene o l'amianto.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità classifica come sostanze cancerogene certe per l'uomo, quindi
inserendole nel Gruppo 1, tutte le carni lavorate. Probabilmente cancerogene, nel Gruppo 2, invece tutte le
carni rosse, ovvero manzo, maiale, agnello, capra, cavallo, pecora e vitello. L'Oms manda di traverso wurstel,
prosciutto e pancetta a tutti coloro che ancora non sono andati a ingrossare l'affollato esercito dei vegetariani.
Lo studio condotto dall'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, Iarc , di Lione è stato anticipato dalla
rivista scientifica The Lancet Oncology . Sono le massime autorità nel campo della salute a decretare la
pericolosità della carne lavorata per il benessere dell'uomo. Esulta l'oncologo ed ex ministro della Sanità,
Umberto Veronesi. «Il mio consiglio da vegetariano da sempre è quello di eliminare del tutto il consumo di
carne per motivi etici e filosofici -dice Veronesi- La decisione dell'Oms dunque non ci coglie impreparati
perchè conferma tanti studi che già andavano in questa direzione». Per Veronesi l'identificazione certa di una
nuova sostanza come fattore cancerogeno non deve scatenare polemiche o paura ma va considerata «una
buona notizia perché migliora la conoscenza e la possibilità di prevenzione». Ma se Veronesi consiglia di
cancellare del tutto la carne dal proprio menù lo studio dell'Oms non si spinge fino a questo punto: il rischio è
legato anche alla quantità consumata e al modo in cui viene trattata la carne. Il gruppo di lavoro Iarc
composto da 22 esperti provenienti da 10 paesi ha messo a confronto 800 studi epidemiologici che avevano
indagato sul nesso tra carni rosse ed insorgenza del cancro. La conclusione finale è che il nesso tra il
consumo di carne lavorate e l'insorgenza del tumore è evidente. La carne lavorata è cancerogena per gli
esseri umani «sulla base di sufficienti evidenze per il cancro al colon- retto mentre il consumo di carne rossa
è inserito nel gruppo 2 per il cancro al colon- retto, al pancreas e alla prostata». Però poi sono gli stessi
esperti a collegare il rischio a due condizioni: quantità e tipo di trattamento. Il coordinatore del Programma
monografie dello Iarc, professor Kurt Straif, spiega che «il rischio di sviluppare il cancro del colon -retto a
causa del consumo di carne trattata resta piccolo ma aumenta a seconda della quantità di carne consumata».
Consumare 50 grammi di carne lavorata al giorno aumenta il rischio di tumore del colon-retto del 18 per
cento. Doveroso per il direttore della Iarc, Christopher Wild, segnalare tali rischi per la tutela della salute
pubblica. Anche se poi questi stessi esperti ricordano l'innegabile «valore nutrizionale» della carne. Dunque
l'invito alle autorità e alle agenzie regolatorie è quello di «bilanciare rischi e benefici del consumo di carni
rosse». A rassicurare i cittadini interviene Carmine Pinto, presidente dell'Associazione Italiana di Oncologia
Medica, AIOM, che ritiene l'allarme dell'Oms un invito alla dieta mediterranea. «Questi dati erano noti da
tempo : la presenza di conservanti o di prodotti di combustione in questi alimenti è legata ad alcuni tipi di
tumore- spiega- Per quanto riguarda le carni rosse è una questione di modalità e di quantità e non esiste una
soglia di esposizione oltre la quale ci si ammala sicuramente . Il messaggio che sobbiamo dare è che la
carne rossa va consumata una o due volte a settimana al massimo». Un consiglio condiviso dal ministro della
Salute, Beatrice Lorenzin. «Noi promuoviamo la dieta mediterranea -dice il ministro- Dieta corretta dal punto
di vista dei nutrienti che include la carne rossa che va però scelta sempre fresca».
Dati medi del 2014,
in continuo calo
CONSUMO DI CARNE
I NUMERI DELLA BISTECCA
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/10/2015
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LA PAURA NEL PIATTO il caso
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78 chili 37,3 kg suino 20 kg bovino 19 kg pollame FONTE: Assocarni, Associazione nazionale industria e
commercio carni e bestiame Chili consumati nel 1961
27/10/2015
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Le aziende: basta terrorismo In ballo ci sono 180 miliardi
Il settore rischia il contraccolpo e subito il Codacons vuole sospendere le vendite I produttori: in Italia consumi
sani. Ma l'ortofrutta registra uno storico sorpasso
Patricia Tagliaferri
Roma L'allarme dell'Oms sul consumo di carni rosse mette allevatori e operatori del settore sulla graticola.
Anche se è ancora presto per valutare l'impatto che la diffusione della notizia avrà sui consumatori, si temono
pesanti ripercussioni economiche. I produttori dicono no ad allarmismi ingiustificati, la Coldiretti parla di
«terrorismo alimentare» in un momento, poi, dove il trend del consumo di carne, soprattutto bovina, aveva già
subito un forte calo dovuto alle preoccupazioni per la salute e agli effetti della crisi economica. Proprio
quest'anno, per la prima volta, la carne è diventata la seconda voce del budget alimentare delle famiglie, che
dal macellaio non spendono più di 97 euro al mese, lasciando che siano gli acquisti per l'ortofrutta a
prevalere. La spesa per le verdure, dunque, già superava quella per la carne, ora l'inserimento di quest'ultima
tra le sostanze che possono causare il cancro potrebbe dare un'ulteriore spallata al comparto. Il pericolo, in
caso di psicosi collettiva, è quello di un crollo improvviso nei consumi, che metterebbe a rischio molti posti di
lavoro in una filiera che conta oltre 80mila dipendenti impiegati nell'allevamento e nella macellazione bovina e
44mila in quello delle carni suine. Del resto è già accaduto in passato, con il morbo della mucca pazza, che
nel 2001 portò a perdite stimate intorno ai 2 miliardi. Ricordando che la carne italiana è un alimento sicuro e
prezioso, più magra e non trattata con ormoni, la Coldiretti chiede di evitare allarmismi e osserva che il
rapporto Oms è stato eseguito su scala globale su abitudini alimentari molto diverse dalle nostre, come per
esempio quelle degli americani, che con 125 chili annui a persona consumano il 60 per cento di carne in più
degli italiani, che si fermano a 78 chili a testa. Senza parlare poi del fatto che hot dog, bacon e affumicati non
fanno parte della nostra tradizione culinaria. Gettano acqua sul fuoco anche l'Assocarni e l'Assica
(associazione industriali delle carni e dei salumi), ricordando che gli italiani mangiano in media due volte la
settimana 100 grammi di carne rossa e solo 25 grammi al giorno di quella trasformata. Meno della metà,
quindi, dei quantitativi indicati come potenzialmente dannosi per la salute. Conclusione: «I consumatori
italiani non dovrebbero modificare le loro sane abitudini a causa delle anticipazioni dello studio Iarc».
«L'ingiustificato allarmismo rischia di colpire un settore chiave dell'agroalimentare che vale 180 miliardi di
euro l'anno, dando lavoro a circa 125mila persone», sostiene l'Assica. In Francia protesta addirittura il
governo, con il ministro dell'Agricoltura Stephane Le Foll che invita a non farsi prendere dal panico e a
continuare a consumare la carne in modo ragionevole. Durissimo, invece, il Codacons, che ha deciso di
presentare un'istanza urgente al ministro della Salute Beatrice Lorenzin e un esposto al pm di Torino Raffaele
Guariniello per valutare se sospendere le vendite di carne rossa.
LA BLACK LIST
COME SONO CAMBIATE LE SCELTE DELLE CARNI L'EGO CONSIDERATO QUELLO PIÙ A RISCHIO Le
carni lavorate a rischio per la salute secondo l'Oms GRUPPO 1 Alimenti che contengono agenti che
provocano tumori LE CARNI INSERITE IN QUESTO GRUPPO: Carne alla brace GRUPPO 2 Alimenti inseriti
nella lista dei probabili carcinogeni per l'uomo LE CARNI INSERITE IN QUESTO GRUPPO: Manzo, vitello,
capra, pecora, maiale, cavallo, agnello Preparati o sughi con carne Carne essiccata Carne in scatola
Prosciutti Wurstel Salsicce (in kg) 1960 1965 1970 1975 1980 1985 1990 1995 2000 2005 2010 2015 50 100
0 1984 Il maiale supera il bovino L'ortofrutta supera la carne Montone e capra Maiale Bovino Pollame Altri
Carne rossa non lavorata
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/10/2015
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l'inchiesta
27/10/2015
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Vaccinazioni, vitamina D e medicina low cost per la salute dei bambini
LUCA BERNARDO*
La pediatria Italiana si è riunita sotto la bandiera della scienza e della cultura scientifica per essere ancora
una volta vicina alle famiglie e alla prevenzione. Si è svolto a Stresa il XXVII Congresso Nazionale della
società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale. Al centro dei lavori le vaccinazioni, vitamina D e medicina
low cost. Dal 15 al 18 ottobre il Convegno dal titolo «L'Aquilone, il suo filo e il vento» ha visto in opera otto
sessioni di lavoro, oltre cento relazioni tradotte nel libro degli Atti formato da più di 380 pagine; 150 pediatri,
700 medici provenienti da tutta Italia, tra cui oltre 50 giovani medici coinvolti nelle tre sessioni di
comunicazioni orali, tre corsi di aggiornamento e due letture magistrali. «Sono state giornate davvero ricche
di spunti interessanti - ha dichiarato il Dottor Giuseppe Di Mauro, Presidente SIPPS Abbiamo dato ampio
spazio ai vaccini, tema quanto mai attuale. Oggi il messaggio che vogliamo lanciare alle famiglie è questo:
vaccinate i vostri figli. Le alte coperture vaccinali raggiunte hanno infatti determinato la scomparsa di casi di
polio, difterite ed altre gravi patologie. Grande - ha aggiunto Di Mauro - il successo riscosso dalla Consensus
sulla vitamina D, tema a cui abbiamo dedicato un'intera sessione. La Consensus, che fornisce al pediatra le
conoscenze più aggiornate sui vari aspetti della vitamina D, ha preso in esame le classiche azioni
scheletriche della vitamina D ed ha evidenziato le nuove azioni, quelle cosiddette "extra-scheletriche" della
vitamina D: prese in esame le infezioni respiratorie, l'asma, la dermatite atopica, le allergie alimentari, il
diabete di tipo 1, l'obesità, la sindrome metabolica e la malattia cardiovascolare. In queste patologie viene
prospettato un utilizzo della vitamina D a scopo terapeutico». Giovedì 15 ottobre è stato dato uno spazio, tra
l'altro, alle droghe di oggi e di domani, alle attività sportive e a due letture magistrali, una dedicata al nuovo
percorso di formazione del Pediatra ed una incentrata sul Programming e re-programming del gusto. Nella
giornata successiva i riflettori sono stati puntati, tra l'altro, sugli acronimi infettivologi e sul corso «Valutazione
neuroevolutiva e segnali di allarme psicomotorio nei primi due anni di vita. Come riconoscere indicatori di
rischio e segnali di allarme con i Bilanci di Salute». Sabato di scena la Consensus sui Disordini funzionali
gastrointestinali, una sessione sullo Smart food e due corsi: il primo sulla simulazione avanzata in pronto
soccorso pediatrico ed il secondo incentrato sull'aggiornamento per i farmacisti. Si è poi discusso di
endocrinologia e metabolismo, disturbo del linguaggio e di «Infiammazione e dolore nel bambino: le
possibilità della Low Dose Medicine». Nella sessione «Pediatria preventiva e sociale» illustrati i primi risultati
del progetto SIPPS in collaborazione con SICuPP «Ci piace sognare», il cui obiettivo è indagare le abitudini
relative al sonno in una popolazione di pazienti pediatrici (1-14 anni) seguiti in ambulatorio da pediatri di
famiglia in tutta Italia. La relazione «L'influenza che verrà. Progetto di monitoraggio e prevenzione
dell'influenza 2015-2016» ha messo in evidenza le nuove opportunità farmacologiche nella prevenzione e
nella terapia dell'influenza. A Stresa sono infine stati annunciati luogo e titolo del XXVIII Congresso Nazionale
SIPPS: l'evento «Radici profonde per l'adulto di domani» si terrà dal 15 al 18 settembre 2016 nella splendida
cornice della Reggia di Caserta. Grazie ad una cornice di relatori nazionali e di molteplici uditori i temi trattati
hanno dato un contributo considerevole da un punto di vista medico, sociale e scientifico. *Direttore del
Dipartimento Materno-Infantile Fatebenefratelli e Oftalmico
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/10/2015
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Pillole di salute
27/10/2015
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La medicina omeopatica serve Chiedetelo ai nostri pazienti
Siamo stanchi delle diatribe che si ripetono sui giornali, più o meno due volte l ' anno (da ultimo su questo
quotidiano del 18 u.s.), sulla validità o meno della medicina omeopatica, tra i farmacologi come il prof.
Garattini che affossa questa medicina considerandola " ac q u a fresca " e le multinazionali del farmaco
omeopatico che si affannano a spiegare la validità delle " dosi infi ni tes im ali " . Ed il pubblico che non l ' ha
mai provata resta interdetto se credere o meno. Penso che gli unici a poter spiegare il funzionamento (l ' iter
di guarigione) di questa medicina siano i medici o i veterinari omeopatici i quali riscontrano, quotidianamente,
la validità dell ' omeopatia sulla pelle dell ' ammalato - sia esso uomo, animale o pianta (questi ultimi due
certo non sensibili ad un " effetto placebo " ). Ecco perché, nel gennaio del 1991 (ventiquattro anni fa) è nata
Apo Italia, l ' Associazione pazienti omeopatici ( www.apoitalia.it ) per dare voce a quei milioni di italiani i quali
possono testimoniare, attraverso i risultati ottenuti dalla prevenzione omeopatica e dalle guarigioni di malattie
anche croniche, la validità di questo metodo terapeutico per seguire il quale, pur forzatamente contribuendo
al finanziamento del Ssn, pagano di tasca loro, grazie all ' incostituzionale mancato riconoscimento di questa
medicina complementare, sia la visita medica che i farmaci. Non si può certo pensare che i governi europei, e
non solo, i quali nella stragrande maggioranza riconoscono, includendo tra le prestazioni del welfare la
medicina omeopatica, l ' abbiano fatto senza un preventivo controllo, impiegando soldi pubblici per la
somministrazione di " acqua fresca " . VEGA PALOMBI MARTORANO, ASS. PAZIENTI OMEOPATICI
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/10/2015
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PIAZZA GRANDE
27/10/2015
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La flemma sulle liberalizzazioni fa male al pil e al renzismo. Cosa fare del ddl Concorrenza
Non c'è solo la legge di Stabilità nell'agenda autunnale del Senato. Dopo l'approvazione in prima lettura alla
Camera, infatti, a Palazzo Madama è sbarcato la scorsa settimana anche il famigerato disegno di legge sulla
Concorrenza. Il testo su cui i senatori lavoreranno è già meno "polposo" di quello che il Consiglio dei ministri
aveva licenziato ad aprile, menomato dall'azione di gruppi corporativi e loro fiancheggiatori parlamentari.
Dalle parti dell'esecutivo sottolineano come l'aver presentato e posto in discussione parlamentare il disegno
di legge annuale sulla Concorrenza sia un risultato in sé e che il costo delle misure perse lungo la strada sia
tutto sommato accettabile. C'è del vero, perché va dato atto al governo Renzi di essere il primo a rispettare
quella legge del 2009 che istituì l'obbligo per l'esecutivo di presentare annualmente alle Camere un disegno
di legge per incorporare nella legislazione nazionale le segnalazioni dell'Antitrust in materia di concorrenza.
Ma il risultato sarà concreto ed effettivamente conseguito solo se l'istituto della legge annuale diverrà un
appuntamento fisso del calendario parlamentare, alla stregua della legge comunitaria, uno strumento di
costante manutenzione delle norme che sovrintendono (e, troppo spesso, ostacolano) il funzionamento del
mercato. La verità è che dal governo della rottamazione ci si attende di più. Non c'è solo la legge di Stabilità
nell'agenda autunnale del Senato. Dopo l'approvazione in prima lettura alla Camera, infatti, a Palazzo
Madama è sbarcato la scorsa settimana anche il famigerato disegno di legge sulla Concorrenza. Il testo su
cui i senatori lavoreranno è già meno "polposo" di quello che il Consiglio dei ministri aveva licenziato ad
aprile, menomato dall'azione di gruppi corporativi e loro fiancheggiatori parlamentari. Anzitutto, mancherà la
liberalizzazione dei farmaci di fascia C, che avrebbe permesso ai farmacisti impiegati o titolari di una
parafarmacia di vendere al consumatore quei farmaci con obbligo di prescrizione ma a totale copertura
privata. E' saltata la norma, sui cui pure il ministro dello Sviluppo economico Guidi aveva puntato con
decisione, che avrebbe consentito senza l'obbligo di atto notarile le compravendite di immobili non
residenziali di valore inferiore a 100 mila euro. Infine, è slittato a data da destinarsi il passaggio al mercato
libero per luce e gas, originariamente previsto per il 2018. Da un punto di vista pro concorrenza, si tratta di
occasioni sprecate, come lo era peraltro l'assenza dalla bozza iniziale del ddl di molte misure su cui da tempo
l'Antitrust ha acceso i suoi riflettori: una maggiore apertura dell'avvocatura e delle altre professioni
ordinistiche, la libertà di sconto e di saldo nel commercio, la liberalizzazione dei taxi e degli ncc, quella del
trasporto pubblico locale, la necessità di più concorrenza nei settori ferroviari e aeroportuali e tanto altro.
Intendiamoci, quel che resta del primo provvedimento di liberalizzazione dell'epoca renziana non è affatto
carta straccia: da un lato, l'aumento del numero dei notai, la possibilità per farmacie e studi legali di avere
soci di capitale, il via libera alle società interprofessionali e l'abolizione del monopolio delle Poste sugli atti
giudiziari rappresentano innovazioni molto positive nell'ambito dei servizi professionali; dall'altro, le misure nel
settore Rc Auto e in quello dei mutui (da non contraddire però con un passo indietro in altra sede sulla
portabilità dei mutui) rafforzano la posizione dei consumatori rispetto alle loro controparti. Dalle parti
dell'esecutivo sottolineano come l'aver presentato e posto in discussione parlamentare il disegno di legge
annuale sulla Concorrenza sia un risultato in sé e che il costo delle misure perse lungo la strada sia tutto
sommato accettabile. C'è del vero, perché va dato atto al governo Renzi di essere il primo a rispettare quella
legge del 2009 che istituì l'obbligo per l'esecutivo di presentare annualmente alle Camere un disegno di legge
per incorporare nella legislazione nazionale le segnalazioni dell'Antitrust in materia di concorrenza. Ma il
risultato sarà concreto ed effettivamente conseguito solo se l'istituto della legge annuale diverrà un
appuntamento fisso del calendario parlamentare, alla stregua della legge comunitaria, uno strumento di
costante manutenzione delle norme che sovrintendono (e, troppo spesso, ostacolano) il funzionamento del
mercato. La verità è che dal governo della rottamazione ci si attende di più. Liberalizzare significa creare
occupazione e stimolare investimenti nazionali e internazionali. Inoltre quella delle liberalizzazioni è una
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/10/2015
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Non solo Stabilità
27/10/2015
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questione cruciale per l'immaginario politico renziano: l'apertura del mercato agli outsider è per definizione
l'altra faccia della rivoluzione intrapresa con il Jobs Act. E' la lotta degli esclusi contro gli inclusi, dei precari
contro gli ipergarantiti, la favola del garage dove Steve Jobs coltivava i germogli della Mela, il racconto di città
italiane sempre sveglie e luminose che rivaleggiano in vitalità con le metropoli del mondo. Francamente, se
dovevano limitarsi alle informative sul costo delle telefonate di assistenza al cliente, gli italiani si sarebbero
tenuti Enrico Letta.
27/10/2015
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tiratura:43828
Farmaci non «aggiornati» Assolto l'ex direttore Aifa
ROMA Piena assoluzione, ad oltre otto anni di distanza dall'avvio dell'inchiesta, di Nello Martini, ex direttore
generale dell'Agenzia italiana del farmaco. Era stato accusato di disastro colposo. Accusa contestata per
aver ritardato l'aggiornamento dei bugiardini di venti specialità medicinali in commercio in Europa. A
pronunciare la sentenza di assoluzione è stato il giudice Enrichetta Venneri per insussistenza del fatto
contestato. A sollecitare l'assoluzione era stato anche lo stesso pubblico ministero. L'indagine era stata
avviata nel 2008 a Torino ma era stata poi trasferita a Roma per competenza. Qui, dopo l'istruttoria il gup
Maria Teresa Covatta, aveva pronunciato una sentenza di proscioglimento ma questa fu annullata dalla
Cassazione che inviò gli atti al Tribunale di Roma per un riesame dei fatti contestati.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/10/2015
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Sanità
27/10/2015
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Il Garantista
"Senior Expo" Conclusa la 2ª edizione Degustazioni e temi scientifici
Si è conclusa la seconda edizione della rassegna socio-culturale "Senior & Junior Expo 2015". Una tre giorni
rendese di incontri, dibattiti, degustazioni e momenti ludici. Tutto all'insegna dell'inclusione sociale per
sostenere la divulgazione medico scientifica. "Senior Expo", è stato promosso dall'associazione culturale
"Volare" di Santo Stefano di Rende in collaborazione con Federanziani Calabria, Comune di Rende e Ordine
Nazionale dei Biologi con la Direzione marketing di Andrea Napoli AN Consulting. L'iniziativa ha riscosso un
grande successo di pubblico. Il ricco cartellone di quest'anno è stato caratterizzato da ben 45 seminari
medico scientifici gratuiti per anziani e famiglie a cura tra gli altri di Asp Cosenza, Unical, Unimagna Graecia,
Inrca, Federfarma, Onb, Simmas, e 6 laboratori del gusto a cura di Slow Food Cosenza-Sila; 25 aziende
espositrici dei settori salute, sanitarie, dispositivi medicali, assistenza, risparmio, turismo, nutrizione, terme,
patronati. L'assessore con delega alle Politiche Sociali Ida Bozzo ha salutato l'evento sottolineando che «le
persone anziane, i nonni del nostro territorio diventano sinonimo di freschezza e non di vecchiaia perché
regalano il senso delle cose, della tradizione, della vita, in un mondo frenetico dove ci si ferma poco a
riflettere, a guardarsi intorno, a ritrovarsi attraverso la propria storia. Un pretesto importante anche per
guadare al passato con uno sguardo che aiuta a dare speranza per il futuro. Gli anziani - ha continuato hanno sempre fatto parte integrante e di rilievo delle nostre linee programmatiche, perché interessano una
sfera sociale molto ampia e che oggi è sempre più dinamica a Rende. Si tratta di persone che,
indipendentemente dal fatto di essere in età avanzata, danno un apporto energico alla città, regalando
benessere da ogni punto di vista. Gli anziani - ha concluso l'assessore sono persone con storie importanti, e
la storia di ognuno, con l'esperienza, diventa un patrimonio solidaristico straordinario che si mette a
disposizione della comunità». Gli incontri, durati tre giorni hanno raccolto tanto successo
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/10/2015
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RENDE
27/10/2015
Pag. 11
Il Giornale d'Italia
Debiti di gioco e assalta farmacie
Rapinava farmacie per pagarsi i debiti al videopoker. È questa la giustificazione che ha dato G.S.,
incensurato 29enne, laureato in marketing, quando i carabinieri di Vimercate (Monza) lo hanno preso
all'esterno dell'ennesima farmacia. Si è inoltre giustificato dicendo che quella sarebbe stata l'ultima rapina in
quanto era riuscito a raccogliere la cifra per la quale si era indebitato giocando. Nel mese di ottobre i militari
avevano registrato un'impennata nell'andamento delle rapine in farmacie: in quel territorio c'erano stati ben
cinque colpi nel giro di un paio di settimane. A compierle sempre lo stesso rapinatore: un un giovane
incappucciato con una felpa, italiano, che arraffava il denaro (tra i 500 e 600 euro) brandendo un revolver,
rivelatosi poi un'arma giocattolo priva del "tappo rosso". E a costagli l'arresto è stata proprio l'ultima rapina.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/10/2015
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MONZA
27/10/2015
Pag. 45 N.45 - 2 novembre 2015
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10 PRINCIPI ATTIVI DI CUI NON PUOI FARE A MENO
Li trovi nei migliori cosmetici per viso e corpo e sono indispensabili per mantenere la pelle giovane. Impara a
conoscerli
Paola Oriunno
Nel mondo della bellezza si fa a gara per catturare l'attenzione dei consumatori con estratti di erbe e frutti
esotici dai nomi difficili. Ma che cosa è davvero necessario per la salute e lo splendore della pelle? I principi
attivi utili e funzionali si possono contare sulle dita delle mani e non serve spingersi fino nel bush sudafricano
per trovate qualcosa di efficace. Con l'aiuto della cosmetologa Stefania Degliesposti, ne abbiamo individuati
10 dall'effetto antietà assicurato. 1ceramidi «Sono grassi naturalmente presenti nell'organismo che si
dispongono, come il cemento, tra le cellule della pelle formando lo strato barriera. Quando, con l'età, le
ceramidi vengono a mancare, lo strato protettivo dell'epidermide si desquama, si irrita, diventa arido e poco
elastico», dice la cosmetologa Stefania Degliesposti. I tre sintomi possono essere alleviati con una crema che
contiene ceramidi di sintesi di origine vegetale. > Ceramide Capsules Daily Youth Restoring Serum di
Elizabeth Arden, 60 capsule, 92 € . In profumeria. 2oligoelementi e minerali Magnesio, zinco, selenio: il
magnifico terzetto di oligoelementi e minerali garantisce l'equilibrio ionico della pelle. Sono fondamentali per
la comunicazione e il metabolismo cellulare. «La pelle, infatti, così come gli altri organi del corpo, ha bisogno
di queste sostanze per funzionare bene e mantenere l'equilibrio elettrolitico in salute», spiega l'esperta. >
Crema ricca giorno effetto lifting spf 15 di Korff, 50 ml, 55 € . In farmacia. 3vitamina E È la vitamina della
giovinezza: non c'è crema che non contenga questo potente antiossidante. La vitamina E è presente in
natura in diverse forme vegetali. «Il tocoferolo, questo il nome chimico che compare nell'Inci, è fondamentale
per contrastare l'azione dei radicali liberi, molecole killer prodotte dall'organismo in situazioni di stress che
inceppano il metabolismo cutaneo e fanno invecchiare la pelle», spiega la cosmetologa. > Verattiva®
Trattamento giorno di Specchiasol, 50 ml, 28 € . In farmacia e in erboristeria. 4acqua termale L'acqua è
fondamentale per emulsionare il mix di principi attivi. A tal scopo, nei cosmetici normalmente è presente
acqua con precisi requisiti chimico-fisici e di purezza microbiologica. Ma oggi tante aziende cosmetiche
hanno creato linee a base di acque termali ricche di sostanze idratanti e nutrienti. «Il risultato è che l'acqua
diventa un ingrediente funzionale come gli altri. Le migliori per bloccare i segni del tempo sul viso sono quelle
a base di magnesio, zinco, calcio, ferro e tanti altri minerali dall'effetto lenitivo, emolliente, rimineralizzante e
antiage», dice la dottoressa Degliesposti. > Aqualia Thermal di Vichy, 50 ml, 25 € . In farmacia. 5vitamina C
Insieme alla Vitamina E, anche la C è un super antiossidante. Nei cosmetici se ne trovano di molti tipi. Se la
pelle è sensibile è meglio optare per una formula non troppo acida che non altera il pH naturale della pelle,
non "pizzica" o irrita, puntando su ingredienti che non contengono la parola "acido" (quindi, no all'acido LAscorbico , sì al Magnesium Ascorbyl Phosphate ). > Redermic C10 di La Roche-Posay, 30 ml, 37 € . In
farmacia. 6acido jaluronico «Ha un'azione riempitiva, volumizzante, idratante», spiega l'esperta. «Ma i risultati
dipendono soprattutto dal suo peso molecolare. L'acido a basso peso molecolare penetra più facilmente,
aiuta a idratare e a trattenere acqua, con un effetto rimpolpante più profondo e omogeneo. Quello ad alto
peso molecolare, invece, ha un effetto riempitivo superficiale e un'azione filmogena e protettiva». Nell'Inci
trovi il primo come Hydrolized Hyaluronic Acid , il secondo come Sodium Hyaluronate . > Maschera
rimpolpante ai 3 acidi ialuronici di Resultime, 50 ml, 34 € . In farmacia. 7olio di rosa mosqueta Prezioso e
costoso, si estrae dal seme della rosa mosqueta, che cresce spontaneamente in Cile e che è simile alla rosa
canina. «Ricchissimo di vitamina A e acido linoleico, un acido grasso Omega-6, l'olio di rosa mosqueta può
essere applicato direttamente sulla pelle e si assorbe con un leggero massaggio. Usalo la sera dopo la
pulizia del viso: durante la notte l'olio avrà il tempo di penetrare nell'epidermide», suggerisce la cosmetologa.
> Olio trattante alla rosa mosqueta di Weleda, 100 ml, 22,40 € . In farmacia. 8filtri Uv I raggi Uv possono
creare danni alla pelle anche quando sono meno intensi e non sei in spiaggia. Ecco perché è utile applicare
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/10/2015
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BELLEZZA STARBENE
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tutti i giorni, anche nelle stagioni meno calde, una crema viso con un Spf dai 15-20 in su. «Da non usare,
però, come trattamento giorno-notte», avverte Stefania Degliesposti. «Evita di appesantire la pelle con
ingredienti inutili che possono soffocarla. Per la sera, utilizza un prodotto senza protezione e differenzia i
trattamenti». > Singula Dermon Essential spf 30, 150 ml, 36 € . In farmacia. 9peptidi «Lisina, glicina, istidina,
metionina sono proteine e forniscono il sostegno necessario per non far perdere alla pelle tono ed elasticità.
Grazie a loro lo strato che sta tra la pelle e il derma e che "tiene su" l'epidermide si rinforza», dice la
cosmetologa. «Alcune molecole sono addirittura in grado di produrre un effetto botox like , simile a quello
delle punturine di tossina botulinica. Questo perché hanno un'attività decontraente sulle rughe e un effetto
filler immediato», spiega l'esperta. > Crema effetto liftante ricco velluto di Becos, 50 ml, 69 € . Negli istituti
Becos. burro di karitè Ricavato dai semi di un albero che cresce in Africa, contiene vitamina A e vitamina E,
preziose per il loro potere antiossidante e antietà. Le ricerche hanno dimostrato che ha un livello di protezione
dai raggi solari UV che equivale a un SPF 6, quindi è anche un buon filtro naturale. Grazie alle sue proprietà
emollienti mantiene la pelle giovane, elastica e levigata. Per la consistenza burrosa viene spesso utilizzato
nelle formulazioni per pelli molto secche e mature. > Crema profumata per il corpo Ibisco di L'Erbolario, 200
ml, 17,50 € . In erboristeria. ISTOCK, AGF foto
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Pag. 50 N.45 - 2 novembre 2015
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UOMINI CHE FRUGANO NEL BEAUTY DI LEI
Ecco perché devono averne uno tutto loro. Con i cosmetici giusti
Laura D'Orsi
Secondo un recente sondaggio condotto da Osservatorio MV Cosmetiques su un campione di 700 uomini tra
i 25 e i 48 anni, attingere dai prodotti della compagna "è più pratico, piuttosto che doverli cercare" (44% degli
intervistati), mentre una buona parte (il 26%) ammette di vergognarsi ad acquistare prodotti di bellezza e per
questo usa quelli di lei. Rubano soprattutto creme antirughe e contorno occhi, idratanti e rassodanti. Ma in
cosmetica la parità non esiste, e se lui vuole essere bello, deve scegliere i prodotti adatti. DETERGENTE
VISO «La pelle dell'uomo è più ricca di ghiandole sebacee e per questo tende a trattenere le impurità come
polvere, smog e cellule morte», dice la dermatologa Magda Belmontesi. Il risultato è colorito spento, cute
ispessita, foruncoli. In più lui, per lavarsi, di solito usa il normale sapone. «Meglio un prodotto specifico, che
contenga sostanze leggermente esfolianti, come l'acido salicilico: aiuta a mantenere la pelle più luminosa e
previene la formazione di peli sottocutanei » . Così anche la rasatura diventa più facile. FLUIDO IDRATANTE
«Gli uomini hanno la pelle più spessa e resistente della nostra, ma hanno abitudini più scorrette», osserva
l'esperta. «Tra queste, la tendenza a bere poca acqua e a non proteggersi dal sole. Così la cute si disidrata».
I prodotti idratanti studiati per lui sono diversi da quelli dedicati a lei. Le texture al maschile, per la tendenza
dell'uomo ad avere la pelle più grassa, sono più leggere : emulsioni fluide, gel-crema, balsami da usare
anche come after shave. I principi attivi possono comprendere complessi mutivitaminici, acido ialuronico,
acqua termale e fitoestratti dall'azione lenitiva contro i rossori dovuti alla rasatura. ANTI RUGHE I muscoli
facciali dell'uomo sono più forti di quelli femminili. Ecco perché i lineamenti cedono qualche anno dopo. Lo
svantaggio è che le rughe sono più profonde. Quando compaiono i primi segni è ora di correre ai ripari con
una crema specifica, a base di antiossidanti, acidi della frutta e filtri solari. «Va messa sempre dopo aver fatto
la barba», consiglia la dermatologa. La rasatura, infatti, funziona come uno scrub e con i pori ben aperti le
sostanze attive si assorbono meglio. CONTORNO OCCHI È segnato da ore davanti al pc, sonno arretrato e
una mimica facciale più intensa. Richiede un siero specifico: insegnagli che va massaggiato con il
polpastrello dell'anulare, dall'angolo interno dell'occhio a quello esterno. Se compaiono anche borse e
occhiaie, è ok un gel che migliora la circolazione. Esistono anche in versione roll on, da massaggiare intorno
agli occhi, per un maggiore effetto drenante. GEL CAPELLI Gli uomini, mediamente, hanno i capelli più
spessi di quelli delle donne: per loro il gel è il prodotto di styling più adatto perché assicura una maggiore
tenuta. La leggera componente alcolica aiuta anche a limitare l'aspetto untuoso . Ha una chioma lunga?
Punta su una cera modellabile, che lascia il movimento. DEODORANTE Lo sapevi? Gli uomini sudano due
volte più delle donne e hanno in genere un sudore più acido . Ecco perché i deodoranti for man hanno una
formula specifica, con una maggiore percentuale di ingredienti che regolano la traspirazione e un pH diverso.
Se il tuo lui ha la pelle delicata, esistono anche prodotti ipoallergenici. In questo caso preferisci la versione
con nebulizzatore per non contaminare il deodorante con i batteri della superficie cutanea. GEL SNELLENTE
«I tipici rotolini intorno al punto vita, se non sono dovuti a un'alimentazione squilibrata, possono essere
causati da un calo di testosterone, l'ormone maschile per eccellenza, che inizia a diminuire intorno ai 35-40
anni e provoca l'accumulo di riserve di grasso sull'addome», dice la dermatologa. Per eliminare la pancetta
bisogna innanzitutto intensificare l'attività fisica. Ma anche i cosmetici possono aiutare. Come quelli a base di
caffeina, fucus e guaranà, che stimolano il metabolismo dei grassi. Vanno applicati una o due volte al giorno,
per almeno due mesi. ISTOCK
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degli uomini si vergogna ad acquistare cosmetici
sei novità che gli piaceranno
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/10/2015
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starbene bellezza PER LUI
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/10/2015
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1 il fluido per i peli sottopelle Con attivi cheratoriduttori ed emollienti: Dermo K di Avène Men , 40 ml, 14,90 €.
In farmacia. 2 la spazzola detergente Elimina le impurità e facilita la rasatura: Recharge FC2000 di
Remington. 93 €. 3 l'attivo Collagene antirughe e rigenerante: Collistar Linea uomo attivi puri , 30 ml, 28 €. In
profumeria. 4 il gel snellente Con caffeina e silicio: Abdosculpt Day di Biotherm , 200 ml, 38,20 €. In
profumeria. 5 l'olio da barba Da usare prima della rasatura: Assenzio per Lui di L'Erbolario , 30 ml, 11,90 €. In
erboristeria. 6 il tonico per capelli Si prende cura della chioma e della cute: Scalp Tonic di Label.Men , 150
ml, 21 €. Nei saloni.
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diffusione:97949
tiratura:147890
ACQUE MICELLARI ECCO LE MIGLIORI
Ne abbiamo provate 12 per individuare queste 3. Struccano rapidamente e le trovi in diverse versioni. Per
ogni esigenza
Chiara Libero
la migliore PER FORMULA cqua micellare detergente e struccante Hydra Perfect di IDIM (viso, occhi), 250
ml, 11,90 € . In farmacia. PERCHÉ CI PIACE Priva di alcol, allergeni, parabeni, coloranti e SLES (tensioattivi
schiumogeni che possono seccare la cute), ha come agente detergente l'olio di ricino idrogenato, ideale per
eliminare il trucco. Altri plus: la vitamina E, il bisabololo, calmante, e l'estratto di fiordaliso, così delicato che si
usa anche nei colliri. LA PROVA SUL MAKE UP Ottima performance: elimina il trucco con delicatezza ma
senza lasciare residui. Regala alla pelle una sensazione di comfort. la migliore PER PELLI GRASSE cqua
micellare dermopurificante Acnelia C di Bioclin , 300 ml, 13,99 € . In farmacia. PERCHÉ CI PIACE È priva di
SLES, alcol, coloranti e parabeni. Oltre a detergere, svolge un delicato effetto seboregolatore, mentre
l'allanotoina e il glicirrizinato dipotassico addolciscono e leniscono i rossori e le irritazioni tipici della cute
acneica. LA PROVA SUL MAKE UP Come tutte le acque micellari specifiche per pelli grasse non è adatta a
struccare gli occhi. Elimina bene il make up dal viso. Profumo leggermente "metallico". la migliore PER
PERFORMANCE/ PREZZO cqua micellare detergente di Garnier (viso, occhi, labbra), 400 ml, 4,99 € . Nei
super. PERCHÉ CI PIACE Senza profumo, senza parabeni, proposta in un maxi formato molto conveniente,
viene consigliata per le pelli sensibili e in effetti è senza profumo, senza parabeni e senza allergeni. La
formula è semplice e bilanciata, pur senza presentare particolari caratteristiche distintive. LA PROVA SUL
MAKE UP Strucca molto bene, con pochi passaggi, lasciando la pelle abbastanza idratata. Altro vantaggio:
non ha profumo. Il suo nome deriva dalle micelle, minuscole particelle di tensioattivi che, disperse in acqua,
emulsionano il make up e lo eliminano. È uno dei detergenti più amati, anche semplice da usare: basta
imbibire un dischetto di ovatta e passarlo sul viso. Non occorre risciacquare. Unico difetto: l'acqua micellare
non elimina efficacemente il mascara waterproof. Ne abbiamo provate 12, per pelli normali, grasse e sensibili.
Sono state testate sullo stesso tipo di make up, utilizzando due dischetti di ovatta (4 se si dovevano struccare
anche gli occhi). Il cosmetologo ha valutato la presenza di sostanze specifiche per il tipo di pelle indicato, la
delicatezza, l'assenza di allergeni e parabeni.
il nostro beauty lab Umberto Borellini cosmetologo Chiara Libero giornalista
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starbene bellezza
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LA GUIDA COMPLETA ALLA CURA DEI DENTI
Metti alla prova le tue conoscenze. Farai piazza pulita delle convinzioni errate e scoprirai le migliori strategie
salvasorriso
Ida Macchi
Forse non ci hai mai pensato, ma è la carie la malattia più diffusa al mondo: ne soffrono 2,4 miliardi di
persone, secondo gli ultimi dati diramati dall'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità). In realtà, per
mantenere una dentatura sana e un sorriso splendente, bisogna solo seguire semplici regole di prevenzione,
correndo ai ripari al primo cenno di intaccamento dello smalto dentale. Purtroppo però circolano ancora molte
convinzioni errate sulla corretta igiene orale. Abbiamo fatto chiarezza con l'aiuto di due esperti: il dottor
Massimo Mingardi, docente al corso di laurea in odontoiatria all'università Bicocca di Milano, e la dottoressa
Francesca Cannizzaro, igienista dentale. ci sono zuccheri più dannosi di altri VERO I più temibili sono quelli
semplici (glucosio, saccarosio, fruttosio), soprattutto se contenuti in alimenti appiccicosi, come la marmellata,
il miele, le caramelle gommose e le barrette. Aderendo alla superficie dei denti, nel giro di venti minuti, i
batteri li utilizzano per produrre acidi che intaccano lo smalto. meglio usare lo spazzolino manuale FALSO Se
hai la "mano pesante", lo spazzolino manuale (soprattutto se ha le setole rigide) rischia di provocare
un'abrasione alla base del dente, facendolo diventare sensibile. Lo spazzolino elettrico, invece, ha movimenti
oscillanti calibrati per garantire una corretta igiene anche sul bordo gengivale, senza rischio di traumi.
Esistono addirittura modelli con un sensore di pressione e un timer che, attraverso un display, indicano quale
forza esercitare e per quanto tempo devi lavare i denti. i dentifrici alla menta "non vanno d'accordo" con i
rimedi omeopatici VERO La menta può ridurre l'assorbimento dei granulini. Per evitare questo inconveniente,
basta lavarsi i denti un'ora prima o dopo l'assunzione dei rimedi omeopatici. Oppure si può usare un
dentifricio senza menta. i denti vanno spazzolati per 5 minuti FALSO Ne bastano due, ma occorre eseguire
bene i movimenti. Lo spazzolino va manovrato dalla gengiva alla corona e passato anche sulla superficie
interna delle arcate. Per pulire molari e premolari, va tenuto orizzontale in modo da penetrare nei solchi in cui
ristagnano i residui alimentari. La bocca ospita più di 300 specie di microorganismi che si nutrono di avanzi e
che producono un enzima pronto a trasformare gli zuccheri in un acido corrosivo per lo smalto: occorre
essere molto accurati. esistono spray che aiutano a proteggere dalla carie VERO Sono in vendita in farmacia
e contengono sodio bicarbonato, sostanza che riporta il pH della bocca ai valori ottimali. Dopo mangiato,
infatti, la saliva perde il suo effetto protettivo contro i germi orali e diventa acida, facilitando l'erosione dello
smalto. Lo spray è un rimedio d'emergenza da usare se, subito dopo un pasto o uno snack, non puoi lavarti i
denti. il tartaro favorisce molte malattie VERO Centinaia di studi scientifici mettono in evidenza il legame tra
infiammazioni gengivali e malattie quali il diabete. Persino con il parto prematuro esiste una correlazione
certa. Ma è soprattutto il cuore a rischiare di più: i germi responsabili di gengiviti e infiammazioni orali sono
capaci di innescare reazioni a distanza che, stando a una ricerca dell' American Heart Association , innalzano
il rischio di infarto e ictus, rispettivamente del 24% e del 13%. L'antidoto però esiste: è la corretta igiene orale,
compresa l'ablazione del tartaro da effettuare ogni trimestre dall'igienista dentale. dentifrici e kit sbiancanti
non funzionano FALSO Possono riportare i denti alla loro tonalità naturale e cancellare le macchie
superficiali. Per risultati più netti e duraturi, però, occorre il bleaching professionale: il dentista utilizza una
sostanza ( il perossido di carbamide ) a una concentrazione tale da schiarire lo smalto senza lederlo,
aumentando così il suo candore. Il suo costo? Da 350 a 500 €. le faccette estetiche rovinano i denti Le
faccette vengono incollate sopra i denti per mascherare imperfezioni di colore, forma o posizione. Prima di
applicarle, però, il dentista deve assottigliare la superficie esterna del dente, alterandone l'integrità. Oggi,
però, esistono anche faccette ultrasottili composte di ceramiche particolari che possono essere applicate
senza dover ridurre lo spessore del dente (da 700 €). oggi ci sono nuove tecniche "scovacarie" Per esempio,
il Diagnocam è un sistema che "fotografa" i denti con estrema precisione e senza dover ricorrere alla
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/10/2015
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LA SALUTE DI STARBENE
27/10/2015
Pag. 55 N.45 - 2 novembre 2015
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/10/2015
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radiografia. Grazie a un laser a fluorescenza, "illumina " l'interno del dente, mettendo a nudo ogni particolare
con immagini ad alta definizione. Permette perciò la diagnosi precoce delle lesioni più piccole, invisibili a
occhio nudo, soprattutto nei punti di contatto tra un dente e l'altro o sotto lo smalto. il filo interdentale
traumatizza le gengive FALSO Bisogna però utilizzarlo bene. Basta arrotolarne i lembi sul dito medio di
entrambe le mani e, tenendolo teso, farlo scorrere avanti e indietro tra un dente e l'altro. Quando si passa al
solco gengivale, il filo va curvato in modo da disegnare una C: così pulisce bene anche questa zona, senza
ledere le gengive. i dentifrici hanno tutti la stessa forza abrasiva FALSO È molto importante controllare il
potere abrasivo, indicato nella confezione con la sigla RDA (acronimo di Relative Dentin Abrasivity ) seguito
da un numero compreso tra 30 e 200. L' American Dental Association consiglia di non utilizzare dentifrici con
un'abrasività superiore a 30 RDA in caso di sensibilità dentale o di retrazione delle gengive, mentre se la
dentatura è in buona salute è meglio non superare i 75 RDA. Oltre, con un uso protratto nel tempo, si può
danneggiare lo smalto dentale. bisogna pulire anche la lingua VERO I batteri albergano anche sulla lingua e,
per evitare che proliferino, occorre utilizzare il nettalingua, una sorta di raschietto che rimuove la patina
superficiale. Va manovrato dal fondo verso la punta e il suo uso costante è un rimedio efficace anche contro
l'alitosi. se si usa la doccetta dentale non c'è bisogno d'altro Lo spazzolino è il must dell'igiene. La doccetta
può potenziarne l'azione, ma non sostituirlo. Il getto di aria ed acqua emesso sotto forma di microbolle
massaggia le gengive, mentre lo spruzzino rimuove i residui di cibo sfuggiti allo spazzolino. Puoi usare la
doccetta prima di andare a dormire, per garantirti una pulizia a 360°. le gengiviti sono più frequenti in
gravidanza VERO Secondo l' American College of Obstetricians and Gynecologists il 40% delle future
mamme incorre in questo disturbo, per colpa degli elevati livelli di estrogeni che rendono le gengive più
esposte agli attacchi della placca batterica. Più facile, perciò, che si arrossino, si gonfino o sanguinino. I
disturbi scompaiono dopo il lieto evento, ma possono essere scongiurati con un'accurata igiene quotidiana e
con una o due pulizie eseguite dall'igienista dentale per rimuovere il tartaro alla perfezione. il collutorio
rinfresca solo l'alito FALSO È un buon alleato per la salute orale e potenzia l'azione dello spazzolino perché
igienizza la bocca e aiuta a rimuovere la placca. Scegline uno privo di alcol, per evitare di irritare le gengive. I
collutori medicati (da utilizzare dopo un intervento dentistico, per esempio), invece, vanno usati solo su
prescrizione medica e per poche settimane: quelli a base di clorexidina (un potente antibatterico) possono
macchiare i denti. la liquirizia combatte le carie VERO Lo ha dimostrato una ricerca effettuata dall'università di
Edimburgo. La radice contiene una sostanza, chiamata transchalcone , che impedisce ai batteri presenti in
bocca di proliferare. Ma attenzione! Succhiare un bastoncino di liquerizia non sostituisce spazzolino e filo
interdentale. esiste un trattamento per affrontare più rilassati le sedute dal dentista VERO L'analgesia
sedativa (o sedazione cosciente), è la soluzione ideale per chi ha paura della poltrona del dentista. Consiste
nell'inalare, attraverso un'apposita mascherina, una miscela di ossigeno e protossido di azoto , erogata da
apparecchiature capaci di calibrarne le percentuali in modo elettronico. In totale sicurezza, questa miscela
induce uno stato di rilassamento profondo: sei sveglia e puoi collaborare al trattamento, ma ti senti libera
dall'ansia. Non blocca il dolore, ma ne riduce l'intensità. Inoltre, abolisce il riflesso del vomito che può
provocare l'aspiratore della saliva e stabilizza il battito cardiaco. Insomma, ti regala uno stato di benessere
fisico e psichico. La ripresa è immediata e puoi lasciare lo studio del dentista alla fine del trattamento, da sola
e senza alcun pericolo. gli apparecchi invisibili rendono più facile curare l'igiene rispetto a quelli classici
VERO Sono rimovibili e consentono di mangiare tranquillamente anche alimenti acidi (limone, aceto, lime) o
appiccicosi, normalmente sconsigliati a chi porta l'apparecchio fisso. Per pulire i denti basta semplicemente
togliere le mascherine. Non solo: in questo caso sono sufficienti dentifricio e spazzolino e non c'è alcun
bisogno di ricorrere a scovolini o fili interdentali con un capo rigido, studiati apposta per ponti, corone e
apparecchi odontoiatrici. GETTY, CORBIS
i dentifrici "verdi"
1 Per rinfrescare l'alito La sua formula contiene estratti di 12 erbe e fluoro. Previene la formazione della
placca batterica e assicura un alito profumato. Tau Marin Dentifricio Gel Advantgarde (75 ml, 3,70 €). 2 Per
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denti sensibili Efficace contro la placca, grazie a un pool di principi attivi naturali (aloe vera, escina, echinacea
e tea tree oil) protegge anche le gengive, mettendole al riparo da una loro sensibilizzazione. Aloe gel denti
sensibili Equilibra (75ml, 3,95 €). 3 Per chi si cura con l'omeopatia A base di piante officinali selezionate,
riduce la placca batterica e previene la formazione della carie. Consigliato anche durante una terapia con
medicinali omeopatici perché non contiene menta. Homéodent, dentifricio Boiron, (75 ml, 6,30 €`).
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Bicocca di Milano. Tel. 02-70300159 30 ottobre, ore 11.30-13.30
le nuove cure con le staminali Il futuro dell'odontoiatria è affidato alla medicina rigenerativa che sfrutta le
cellule staminali presenti nella polpa dentale. Già oggi, possono essere prelevate dal dente del paziente e
conservate in biobanche specializzate. «Le loro proprietà sono molteplici», afferma Irene Martini, biologa
cellulare e referente scientifico del gruppo Dentalcoop , «perché sono in grado di ricostituire il tessuto osseomandibolare e quello cartilagineo». Le sperimentazioni, in questo campo, sono numerosissime, soprattutto in
America e in Giappone, anche per curare la malattia parodontale nota come piorrea. Forse tra pochi anni
potremo dire addio alle vecchie otturazioni, perché saranno le baby-cellule a riparare un dente danneggiato o
a rigenerare la sua "impalcatura" di sostegno.
i collutori soft
1 Antiplacca Garantisce una bocca fresca per 24 ore. Merito del suo principio attivo (il Cetilpiridinio Cloruro)
che allontana la placca batterica. Contiene anche fluoro, per rinforzare lo smalto, ed è privo di alcol irritante
per le gengive.Plax Collutorio Colgate (400 ml, 5,28 €). 2 Per rinforzare lo smalto Non contiene alcol e
sostanze coloranti e, grazie al suo contenuto di fluoruro amminico, indurisce lo smalto proteggendolo dalle
aggressioni acide (e (quindi dalle carie). Utile per raggiungere i punti più difficili e per chi porta l'apparecchio.
Collutorio Elmex Protezione Carie, Gruppo Gaba (400 ml, 4,99 €).
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Grassa, secca o stizzosa è un tormento. Che puoi prevenire e alleviare con i rimedi giusti
Michela Duraccio
i granuli omepatici emollienti Ecco un rimedio omeopatico indicato per la tosse sia secca sia produttiva e
come coadiuvante nel trattamento di laringiti, tracheiti, bronchiti. Stodal® di Boiron , 6,50 €, due tubi da 4 g.
«È consigliabile anche per lenire i problemi respiratori scatenati dal raffreddore. I granuli si sciolgono sotto la
lingua o in poca acqua, in dose di 3-4, da 3 a 6 volte al dì (dipende dall'intensità e dall'andamento dei
sintomi)», spiega l'esperta. Le compresse calmanti Comode da tenere in borsa le pastiglie emollienti, senza
glutine, coloranti e zuccheri aggiunti, che calmano il pizzicore in gola, l'irritazione e la raucedine. Al gusto di
arancia. EPID® Compresse di Specchiasol , 8 €, 20 pezzi. «La dose ideale è di 4 al giorno da sciogliere in
bocca. Alla propoli EPID brevettata, abbinano estratto secco di agrimonia e rosa canina, ricca di vitamina C,
che contribuisce al normale funzionamento del sistema immunitario», conclude la farmacista.
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basta colpi di tosse
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L'audioprotesista del futuro
Ipoacusia sottovalutata: apparecchi protesici solo per l'11% dei casi In pole position la sanità privata Le
competenze psicologiche
Gianni Gruppioni
Adeguate competenze, un'alta tecnologia in continua evoluzione, oggi digitale, e un elevato grado di
specializzazione per fornire soluzioni assolutamente individuali e personalizzate. Sono questi gli elementi
caratterizzanti dell'audioprotesista, un professionista laureato che svolge in prevalenza la propria attività nella
sanità privata. La figura è stata regolamentata nell'ambito della riforma delle professioni sanitarie del 1994
con il compito di rimediare con appropriatezza e massima efficacia la complessa patologia della sordità. Fra
le peculiarità e le specificità della professione rilevante è l'assunto che «nessuna persona è uguale a un'altra,
nessuna ipoacusia o sordità è uguale a un'altra, nessuna soluzione uditiva è uguale a un'altra». Spettano
all'audioprotesista abilitato l'individuazione della soluzione protesica idonea, l'adattamento e la fornitura del
dispositivo appropriato per l'ottenimento del risultato atteso e il follow up durante e post fornitura, ovvero la
verifica e il controllo periodici dei parametri audiologici utilizzati e del corretto funzionamento dell'ausilio
uditivo, nonché l'educazione al buon uso per tutta la sua durata. Ne discende che una prestazione
appropriata in audioprotesi può essere soltanto ad personam e condotta in autonomia e conseguente
responsabilità. Ciò implica, con il diritto di partecipazione alla scelta e il consenso informato dell'utente, che
ogni prestazione preveda anche un'assistenza programmata all'uso e follow up periodici che rendono
rilevante e fondamentale il rapporto di fiducia professionista/utente, rapporto che non si conclude, ma inizia
nel momento della fornitura. A distanza di vent'anni, la Riforma che prevedeva l'istituzione del profilo della
nostra professione ha centrato tutti gli obiettivi allora fissati. Lo certificano molte ricerche, una per tutte quella
del Censis che in una indagine sull'importanza sempre maggiore dei dispositivi medici ("Non solo farmaci e
ospedali") assegna all'audioprotesista il ruolo di gold standard e attesta che l'87% dei portatori di apparecchi
acustici dichiarano, con un'alta soddisfazione personale, un notevole aumento della propria "qualità di vita".
Altre indagini hanno misurato positivamente il comportamento professionale. Per potenziare e valorizzare la
propria funzione sanitaria e sociale, oltre il Codice deontologico obbligatorio per legge, gli audioprotesisti si
sono dotati di una propria Carta etica e dei valori, che ha ottenuto il riconoscimento del ministero della Salute
e, sul fronte del potenziamento e della qualificazione del ruolo imprenditoriale degli operatori e della
"responsabilità sociale d'impresa", gli audioprotesisti sono impegnati a promuovere il Bilancio sociale
d'impresa per un'imprenditorialità civilmente e socialmente responsabile con apposite Linee guida e corsi
specifici di formazione. L'ipoacusia un problema sociale sottovalutato e una professione sanitaria giovane e di
successo (ancora) poco conosciuta. In uno scenario in cui il futuro professionale dei giovani è incerto e poco
incoraggiante, emerge un settore in netta controtendenza che offre alte prospettive occupazionali, di carriera
e in cui la domanda di figure specializzate è in costante crescita: il mondo dell'audioprotesi. L'ipoacusia,
ovvero la perdita uditiva, è infatti un fenomeno molto diffuso: in Italia ne soffrono circa 8 milioni di persone,
pari al 13% della popolazione (dato Istat). L'allungamento della vita media, l'inquinamento acustico sempre
maggiore e la sottovalutazione del disturbo lo rendono un problema significativo e ad alto impatto sociale,
destinato a diffondersi sempre di più. S e c o n d o l'Organizzazione mondiale della sanità l'ipoacusia è tra le
maggiori cause di riduzione della "qualità della vita", essendo un disagio con importanti risvolti dal punto di
vista sia economico che sanitario. Un problema molto diffuso, a cui però corrisponde, soprattutto in Italia, una
sottovalutazione dell'impatto socio-sanitario e una significativa carenza di figure qualificate, nonostante l'alta
domanda da parte di aziende che operano nel settore della sanità privata. Solo con una forte spinta alla
cultura della prevenzione oggi carente, e un numero adeguato di tecnici del settore si potrà aumentare il
rapporto tra sordità e portatori di apparecchi acustici, che a oggi in Italia è dell'11%, contro un 30% di altri
Paesi europei con cui dobbiamo/vogliamo confrontarci. In questo contesto si colloca il tecnico audioprotesista
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/10/2015
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TOUR DELLE PROFESSIONI/ Ruolo in crescita tra allungamento della vita e prevenzione
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/10/2015
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laureato, figura sanitaria altamente specializzata e riconosciuta ufficialmente 20 anni fa con il Dm 668/1999,
diventata rapidamente il punto di riferimento per l'intero settore e le persone ipoacusiche. L'audioprotesista si
occupa della gestione globale dei presidi protesici, cioè di tutti i dispositivi progettati e realizzati per
correggere i deficit uditivi. In piena autonomia si occupa dell'accertamento del problema, proponendo
soluzioni uditive e di riabilitazione basandosi sui compiti assegnati dalle norme sanitarie vigenti, sulle sue
conoscenze tecniche, sull'esperienza acquisita sul campo e sul costante aggiornamento Ecm. Oltre a
ricoprire un ruolo sanitario, l'audioprotesista deve utilizzare le sue competenze nella sfera della psicologia e
della comunicazione per cercare di abbattere gli ostacoli e le resistenze del paziente ipoacusico. La perdita di
udito, infatti, è vissuta ancora come una condizione inaccettabile e invalidante che rende il paziente insicuro e
diffidente. Solo con una solida preparazione e con l'instaurazione di una relazione empatica si potrà diventare
un professionista completo e di successo. Per ricoprire questo ruolo occorre conseguire una laurea triennale
in Tecniche audioprotesiche, che fa capo alla Facoltà di Medicina e chirurgia. L'obiettivo del corso è far
acquisire competenze nei campi biologico, fisico, clinico, tecnologico, psicologico e sociale. Sono previsti
corsi teorico-pratici con un tirocinio audiologico e audioprotesico presso strutture clinico ospedaliere
pubbliche e private: ciò permette di osservare da vicino e mettere in pratica le procedure che
caratterizzeranno la futura attività professionale. In Italia, in cui operano circa 3.400 audioprotesisti, il rapporto
audioprotesisti/popolazione è nettamente al di sotto della media di altri Paesi europei. La situazione del
mercato, l'ottima formazione offerta dal sistema universitario italiano e le tecnologie avanzate rendono il
nostro Paese di grande interesse anche per investimenti internazionali su questa figura professionale: la
domanda di audioprotesisti nei prossimi anni sarà di almeno 500 professionisti l'anno, quota di gran lunga
superiore agli attuali numeri di laureati. Gianni Gruppioni presidente Anap
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Se la Cina impara da Basaglia
In quattro distretti un progetto all'avanguardia con il finanziamento Ue
SILVIA JOP
Oggi la Cina, compressa nel tentativo di trovare uno spazio per i diritti dei propri abitanti, privati della
possibilità di essere tutelati da politiche sviluppate nel rispetto dei diritti umani, è attraversata da
un'esperienza di riqualificazione della propria psichiatria e trova, nell'eredità dell'esperienza italiana, un
importante punto di riferimento. All'Istituto italiano di cultura di Pechino, qualche giorno fa, in occasione della
Giornata mondiale della Salute mentale, l'Associazione italiana Amici di Raoul Follereau (Aifo), CoperSaMM
(Conferenza permanente per la salute mentale nel mondo), la Fondazione Franca e Franco Basaglia, in
collaborazione con Solidarietà e Servizio, Aid and Service Association e l'Istituto di Salute Mentale
dell'Università di Pechino/il Sesto Ospedale (Puimh), hanno organizzano tre giorni di incontri e eventi dedicati
a salute mentale e buone pratiche. L'organizzazione delle tre giornate rientra nel progetto "Rafforzare il ruolo
e la capacità degli Attori Non Statali cinesi per garantire l'inclusione sociale delle persone con problemi di
salute mentale", finanziato dall'Ue, che Aifo impegnata da sempre nella promozione e nel sostegno di attività
rivolte alla tutela e al sostegno dei diritti umani - sta portando avanti in 4 distretti della Cina (Changchun,
Tongling, Yanqing e Ha'rbin) per il triennio 2014- 2017. Il progetto, realizzato in collaborazione con l'Istituto di
Salute mentale dell'Università di Pechino/Sesto Ospedale (Puimh), l'ong italiana Solidarietà e Servizio
(SoliS), l'ong cinese Aid and Service (AS) e la Conferenza permanente per la salute mentale nel mondo
Franco Basaglia (CoPerSaMM), consiste nella creazione di percorsi d'integrazione nella società delle
persone con disagio psichico attraverso l'organizzazione di servizi di salute mentale di comunità facenti parte
del sistema sanitario di base. Assieme a Giovanna Del Giudice, psichiatra, presidente di Con/F/Basaglia, che
ha incontrato i rappresentanti dei quattro distretti coinvolti nel progetto, sono stati ospitati dall'Istituto italiano
di cultura, diretto da Stefania Stafutti, Marco Turco, per la regia del film "C'era una volta la città dei matti",
Giovanni Piperno, per il documentario "Cimap! Cento italiani matti a Pechino" e Alberta Basaglia, per la
presentazione del libro "Le nuvole di Picasso" (Feltrinelli 2014), che nei primi mesi del prossimo anno verrà
pubblicato anche in Cina. Il progetto promosso da Aifo si inserisce in un contesto, quello della psichiatria
cinese, attraversato da una stagione di profondo cambiamento che consiste nel tentativo di creare servizi di
salute mentale sul territorio, nonostante il persistere di un modello di gestione basato principalmente
sull'esistenza degli ospedali psichiatrici. Dopo la fondazione della Repubblica Popolare Cinese, nel 1949, gli
ospedali psichiatrici furono costruiti in ogni provincia. Il ruolo di queste strutture fu da subito quello di
contribuire al mantenimento dell'ordine e della sicurezza nazionale. L'orientamento del discorso acquisì
un'inclinazione più precisamente psichiatrica a partire dall'incontro nazionale per la salute mentale nel 1958 in
seguito al quale vennero avviati dei percorsi alternativi nei distretti di Beijing, Shanghai, Hunan, Sichuan and
Jiangsu. Decisiva è stata la riforma economica, dopo la quale, gli ospedali sono diventati un possibile fonte di
profitto al punto tale da far registrare tra il 1990 e il 2004 un aumento del 62% delle strutture dedicate ad
assistenza, cura e riabilitazione di soggetti affetti da disagio psichico. A partire dal 1990 alcuni psichiatri
hanno cominciato a mettere in discussione la funzionalità di strutture troppo ampie e hanno cominciato a
considerare altri e nuovi orientamenti in tema di salute mentale. Nel 1999 a Pechino un importante incontro
internazionale tra dieci ministri cinesi e la World Health Organization sancisce la necessità di sviluppare, in
sinergia tra diversi ministeri, un piano di gestione ad hoc per la salute mentale. Viene così siglato nel 2002 il
primo Piano nazionale dedicato alla salute mentale, dal ministero della Salute, quello di Pubblica sicurezza e
affari civili e la Federazione di persone disabili (Cdpf). A partire dai primi anni del 2000 dunque si manifesta
una rinnovata attenzione nei confronti della salute mentale in seguito alla riconfigurazione delle città investite
da processi di inurbamento progressivo seguiti all'aumento esponenziale dell'industrializzazione del Paese. A
fronte di una popolazione di più di un miliardo di cittadini e di sedici milioni di malati con disturbo mentale
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La salute mentale libera i diritti: a Pechino una "tre giorni" dedicata alle buone pratiche
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"severo", risulta sempre più evidente come la necessità di costruire nuove strutture e quindi di sviluppare
nuove modalità di gestione, sia impellente. A partire dal 2003 la Cina avvia una serie di scambi internazionali
con diversi Paesi del mondo attraverso i quali approfondisce la conoscenza in materia di salute mentale e
entra in contatto con i vari modelli di gestione possibile. Nel 2004, con il sostegno di un'équipe di sociologi
economisti e psichiatri, si definisce l'architettura della prima riforma dedicata alla salute mentale attraverso la
quale la salute mentale viene definitivamente inclusa nel sistema sanitario pubblico. Nasce così nel 2015 il
progetto "686", sotto il coordinamento di un'équipe di studiosi cinesi in collaborazione con una rete di esperti
provenienti da tutto il mondo, allo scopo di creare una rete di servizi dedicati alla gestione della salute
mentale su tutto il territorio cinese capace di integrare ospedale e funzioni di comunità e aiutare gli utenti a
intraprendere percorsi di riabilitazione, di reinserimento abitativo e lavorativo nelle comunità di provenienza.
La Repubblica Popolare Cinese emana così la prima legge sulla salute mentale che diventa esecutiva nel
maggio 2014. Obiettivo dichiarato della legge è la promozione della salute mentale, la definizione degli
standard dei servizi e la salvaguardia dei diritti delle persone con problemi di salute mentale. Si affiancano
agli ospedali psichiatrici - di cui dobbiamo immaginare un funzionamento classico: reparti chiusi, stanze
contenenti fino a dieci posti letto, uso frequente dell'elettroshock, inferriate alle finestre, abuso di farmaci nuove strutture integrate al territorio: Community mental health units, che, nonostante il rischio di mantenere
un'inclinazione più contenitiva che sanitaria per ragioni prevalentemente culturali, costituiscono una nuova
possibilità: quella di avvicinare la cura alle persone e ridurre le necessità di ricovero e quindi i rischi di
istituzionalizzazione, sempre minori. In questo processo di cambiamento, è stato ed è tuttora decisivo il
progetto sostenuto dall'Ue, promosso da Aifo con la collaborazione dell'Istituto di Salute Mentale
dell'Università di Pechino/Sesto Ospedale, Solidarietà e Servizio, Aid and Service, e la Conferenza
Permanente per la Salute Mentale nel Mondo Franco Basaglia, che consiste nell'apertura di Community
mental health units nelle unità sanitarie di base e di Residential open units per persone con disturbo mentale
dimesse dagli ospedali psichiatrici, insieme a un programma di informazione e sensibilizzazione dei dirigenti
politici e della popolazione sui temi della salute mentale e contro lo stigma legato alla malattia mentale, di
formazione dei familiari e di promozione di percorsi di automutuo aiuto. Il percorso di definizione dei
presupposti che hanno portato all'articolazione della nuova legge e le prospettive indicate dalla legge stessa,
assieme all'apertura a progetti di cooperazione con altri Paesi, nonostante le serie difficoltà di applicazione,
sembrano riuscire a raggirare la negazione dei diritti umani, scegliendo una strada più appartata e su cui
l'attenzione fino ad ora è stata prevalentemente bassa. Così, se non altro apparentemente, i diritti degli ultimi,
in quanto "ultimi" e quindi non considerati pienamente cittadini, diventano lo spazio più praticabile per
sviluppare nuove pratiche di cittadinanza. * coordinatrice redazionale di lavoroculturale.org
Foto: Foto: Silvia Jop
Foto: Foto: Alessandro Lorato
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Prematuri: cure da rimettere in moto
Raccomandazioni antivirus Vrs
CONSTANTINO ROMAGNOLI
In Italia ogni anno escono dal grembo materno prima del tempo circa 36mila bambini. Una nascita prematura
costituisce indubbiamente una fonte di angoscia per le famiglie che temono per la vita stessa di questi piccoli
che necessitano di cure speciali: i genitori sono, infatti, del tutto impreparati di fronte a questa nascita che
incide profondamente sulla loro vita personale, di coppia e lavorativa. Ancora oggi esiste l'imprevedibilità
della nascita pretermine, la diagnosi di una gravidanza a rischio si riscontra solo nel 28% dei casi, in
particolare viene diagnosticata più frequentemente nei casi di gravidanze gemellari (nel 72% delle nascite
gemellari). A questo fattore va aggiunto il fatto che per questi bimbi ancora oggi l'assistenza non garantisce
gli stessi standard qualitativi tra Regione e Regione, tra Nord e Sud del Paese, tra grandi città e piccoli centri.
Le Neonatologie e le Terapie intensive neonatali sono, infatti, presenti in tutte le Regioni, anche se in quasi il
70% dei casi non nel comune di residenza della famiglia che è costretta a spostarsi specialmente se vive in
città di provincia o piccoli centri urbani. L'uniformità e la qualità dell'assistenza sia ospedaliera che domiciliare
è sicuramente un nodo da sciogliere per assicurare la sopravvivenza dei piccoli, ma anche per dare una certa
sicurezza ai genitori che hanno numerose problematiche da affrontare anche quando il bambino viene
dimesso e torna a casa. Si calcola, infatti, che in meno del 10% dei casi viene offerto un supporto qualificato
al domicilio che espone il bambino a dei rischi soprattutto di infezioni. Non dimentichiamo che questi neonati
non hanno avuto il tempo sufficiente per il completo sviluppo anatomico e funzionale di tutti gli organi e gli
apparati quindi possono presentare sin dalla nascita problemi di salute sia a breve, che a lungo termine. In
generale, quanto più è prematura la nascita, tanto meno sviluppati saranno gli organi e, quindi, maggiori sono
i rischi di complicazioni successive, fino a possibili patologie croniche e invalidanti. Linee guida Sin. A questo
proposito la Sin ha elaborato delle nuove raccomandazioni sulla profilassi ambientale rivolta a minimizzare la
diffusione del virus respiratorio sinciziale Vrs e sulla profilassi farmacologica che prevede, soprattutto per i
nati pretermine, la somministrazione di anticorpi specifici anti-Vrs durante la stagione epidemica. Il virus
respiratorio sinciziale (Vrs) è la più frequente causa di infezione delle vie respiratorie nei bambini al di sotto
dei 2 anni, e la bronchiolite è la causa principale di ospedalizzazione sotto l'anno di vita (circa l'1% dei
bambini in Europa e Usa). Nei Paesi industrializzati la bronchiolite è tuttora la principale causa di morte per
infezione virale nel primo anno di vita. Tra l'altro, poi, grazie all'introduzione di un piano terapeutico, è
possibile offrire una nuova opportunità di scelta ai genitori: continuare la profilassi anti-Vrs in ospedale oppure
direttamente a casa, con il supporto di un'assistenza domiciliare qualificata e capillare. Quest'ultima
possibilità rappresenta un notevole miglioramento assistenziale rispetto al passato e potrebbe essere preso
ad esempio per altre patologie e/o terapie di cui i neonati pretermine potrebbero avere bisogno. Anche le
associazioni pazienti si stanno battendo per il riconoscimento dei diritti di questi piccoli, Vivere onlus ha già
ottenuto ottimi risultati: il 24 giugno, infatti, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto legislativo 15
giugno 2015, n. 80, il quale prevede che, in caso di parto anticipato, i giorni non goduti prima del parto si
aggiungano al periodo di congedo di maternità dopo il parto, anche oltre i cinque mesi previsti. A oggi, infatti,
ancora molte mamme di bambini prematuri escono dall'ospedale quando il periodo di astensione obbligatoria
dal lavoro, conteggiato dalla data del parto, si è già esaurito. * past president Società italiana di neonatologia
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/10/2015
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NEONATOLOGIA
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Pag. 14 N.39 - 27 ottobre 2015
« Farmacie H indifese contro i furti»
Rischio al top negli ospedali più grandi e difficili da sorvegliare - Decalogo sicurezza
Lucio Bondì
«Era tardo pomeriggio, ce ne siamo accorti perché la porta di un frigorifero era rimasta aperta ed è suonato
l'allarme. Quando la vigilanza è arrivata i ladri si erano già allontanati col bottino». È il racconto di uno dei
tanti farmacisti che lavora in un ospedale in cui, negli ultimi anni, sono avvenuti dei furti. «Ma da allora
abbiamo imparato la lezione - prosegue - e abbiamo messo telecamere e allarmi dappertutto: ora siamo più
sicuri di Fort Knox!». Lo stesso non si può dire di tutte le strutture del paese. A certificarlo è un'indagine della
Sifo , la società dei farmacisti ospedalieri, che, con l'aiuto della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, ha
valutato la sicurezza con cui vengono custoditi i farmaci in 21 ospedali. Solo tre presìdi, infatti, sono risultati
adeguatamente protetti, mentre dodici sono stati "rimandati" e ben sei presentano carenze gravi e
preoccupanti. «Lo studio ha misurato la presenza di cinque criteri di sicurezza: il controllo degli accessi, la
protezione volumetrica interna, quella perimetrale, la presenza di allarmi e telecamere a circuito chiuso»
spiega Marcello Pani , responsabile area logistica e innovazione Sifo. I dati sono stati presentati nei giorni
scorsi a Catania, in occasione del XXXVI congresso nazionale della Società delle farmacie ospedaliere , che
nel 2014 ha lanciato il progetto PADLock proprio per contrastare il fenomeno dei furti in ospedale, cresciuti
esponenzialmente negli ultimi anni (vedi box). Molte strutture sono vecchie, costruite quando il problema non
esisteva neanche, e quindi sono meno attrezzate, soprattutto per quanto riguarda il controllo degli accessi.
«Adeguarle a standard di sicurezza elevati è più difficile, ma certo non impossibile», ragiona Pani. «Spesso a
mancare è più una vera consapevolezza del problema, soprattutto da parte della dirigenza, ma negli ultimi
anni anche l'approccio dei vertici sta cambiando». Il decalogo con il Nas. Sifo, insieme ai Nuclei
antisofisticazione dei Carabinieri, un anno fa ha varato un decalogo di "regole d'oro" per la sicurezza delle
farmacie ospedaliere, che comprendono 5 misure preventive e altrettante correttive. Si va dall'installare
telecamere, porte blindate, inferriate e serrature europee alla presenza di una guardia giurata, dalla chiusura
a chiave di armadi e frigoriferi al controllo degli accessi di esterni. Raccomandata inoltre la stipula di una
polizza assicurativa e la creazione di un'unica area interna per l'immagazzinamento dei farmaci ad alto costo,
che andrebbero comprati in tanti piccoli lotti per evitare eccessi nelle scorte. In caso di furto, infine, è
necessario avvertire al più presto non solo le forze dell'ordine, ma anche la dirigenza aziendale, la casa
produttrice e tutti i colleghi, grazie alla piattaforma on-line messa a disposizione dalla Società. Molto si può
fare e si sta facendo, come testimonia il maggiore Marco Dotti , capo sezione operazioni del comando Tutela
della salute, grazie a interventi su tutto il territorio nazionale, sono state sgominate bande dedite al furto di
farmaci, che venivano poi "ripuliti" e rivenduti. «Il 2014 ha visto scendere in modo consistente il numero di
episodi registrati - racconta il maggiore - e nel 2015 le segnalazioni che abbiamo ricevute si contano sulle dita
di una mano». Ma nelle nuove linee guida, presentate a Catania, vengono anche presentate buone pratiche
come la centralizzazione in unico magazzino di area vasta, che nel caso dell'Estar Toscana ha dato ottimi
risultati, la distribuzione nei reparti "just in time", che limita la presenza dei farmaci incustoditi nei singoli
reparti, o le pratiche di auditing. I furti di medicinali non rappresentano solo un danno economico di milioni per
il Servizio sanitario, ma anche un rischio concreto per la salute. Spesso, infatti, pillole e flaconi vengono
riciclati, alterando numeri di lotto, e reimmessi sul mercato, magari passando per paesi extraeuropei e
interrompendo la catena del freddo. «Può capitare di scoprire solo al mattino di non avere più farmaci
oncologici per una terapia - racconta un'altra farmacista - e possiamo garantire l'assistenza solo grazie a
ordini urgentissimi o prestiti da altri presìdi. Ma - precisa - lentamente sempre più strutture si stanno
adeguando a standard di sicurezza elevati». Non a caso, se un tempo in molte farmacie ospedaliere si
entrava e si usciva liberamente, ora ci si trova davanti a una porta chiusa e una telecamera di sicurezza.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/10/2015
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PROGETTO PADLOCK/ Il 36° Congresso Sifo fotografa i dati di un problema che resta grave e diffuso
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Pag. 16 N.39 - 27 ottobre 2015
Farmacie , la nuova apertura va motivat a
Il Comune deve dettagliare le ragioni dell'ubicazione
Paola Ferrari
Il Comune deve motivare la scelta di ubicazione di una nuova farmacia. La nuova apertura deve avere la
finalità di colmare eventuali lacune nell'accesso alle prestazioni sanitarie anche al fine di evitare una
duplicazione delle strutture. Dev'essere garantita un'assistenza sanitaria adeguata alle necessità della
popolazione, che copra tutto il territorio e tenga conto delle aree geograficamente isolate o altrimenti
svantaggiate. L'assenza di adeguata motivazione rende nulla la delibera della giunta comunale anche se
tiene correttamente conto della distanza tra le farmacie. Nel caso in cui il Comune decida di ubicare la
farmacia in un luogo con numero di abitanti inferiore al rapporto ottimale, ma soggetto a espansione
urbanistica, lo deve congruamente indicare e motivare le ragioni per le quali non ritiene l'attuale pianta
organica sufficiente. La motivazione deve essere orientata non tanto ad assicurare un bacino di utenza
commerciale alla farmacia, ma per garantire un'assistenza sanitaria adeguata alle necessità della
popolazione. Dopo la sentenza del Consiglio di Stato del mese scorso, che dettava il decalogo per il calcolo
delle distanza (n. 4535/2015), il Tar della Lombardia con sentenza n. 2184/2015 del 15 ottobre, fornisce la
linea sul percorso logico da seguire nella scelta di collocazione dei nuovi esercizi. Il fatto. Il farmacista, titolare
di una farmacia ubicata in un Comune milanese, si rivolse al Tribunale amministrativa, impugnando la
delibera comunale che aveva deciso in modo ritenuto irragionevole l'apertura di una nuova farmacia essendo
il suo bacino d'utenza ampiamente inferiore al rapporto ottimale. Secondo il ricorrente, la motivazione della
delibera era carente essendo limitata al passo: «Considerato che tale individuazione è volta ad assicurare
l'equa distribuzione del servizio sul territorio, tenuto conto della relativa densità demografica, del potenziale
sviluppo urbanistico e della correlata accessibilità al servizio stesso». Tesi accolta dal Tar che ha ritenuto tale
motivazione apparente, in quanto disancorata da qualunque esplicitazione di fatti valutabili e concreti, tanto
da ridursi a una mera clausola di stile, replicabile in maniera identica in qualunque circostanza, tanto più che
l'impugnata delibera incise sulla zona alla quale facevano capo solo 2.400 persone, mentre non risultavano
gravate le due zone farmaceutiche più popolose a cui facevano capo circa 5-6.000 abitanti ciascuna. Ne
consegue, afferma il collegio, che un'interpretazione conforme al diritto comunitario (articolo 49 del trattato
dell'unione europea che disciplina il diritto di stabilimento delle attività commerciali), la discrezionalità
dell'Amministrazione nell'individuazione delle sedi farmaceutiche esiste solo, se e nella misura in cui, essa sia
funzionale a garantire un'assistenza sanitaria adeguata alle necessità della popolazione tenendo, a ogni
modo conto delle modifiche intervenute con il citato articolo 11 del Dl 1/2012, secondo un approccio che
tende a ridurre le barriere di accesso al mercato. In conclusione, se il Comune avesse voluto porre a base del
proprio provvedimento la prossima espansione edilizia della zona, avrebbe dovuto attivare un'istruttoria
dettagliata di cui avrebbe dovuto dare conto nel provvedimento e doverosamente indicare le proprie decisioni,
poggiando su di esse, attraverso un iter logico ricostruibile. avvocato
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/10/2015
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CONSIGLIO DI STATO
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Chi esce e chi entra nel Fondo
Lea, farmaci e contratti valgono 1,8 mld: più dell'aumento Fsn da 1 mld
Barbara Gobbi
Il bicchiere della legge di Stabilità 2016 è «mezzo pieno», secondo i governatori. La valutazione è però
limitata alla parte "extra sanitaria" della manovra, mentre tutta la partita sanità resta appesa a un'incognita a
tre teste: a quali risorse si attingerà per finanziare i nuovi Lea (800 milioni), i farmaci innovativi e il ripristino
dei contratti, due voci per cui nel complesso si stima un budget da un miliardo? Il primo "verdetto" - emesso al
buio, in assenza del testo definitivo del Ddl che solo questa settimana farà il suo ingresso in Parlamento, a
partire dal Senato della Conferenza Stato-Regioni, guarda favorevolmente all'ammorbidimento sul pareggio di
bilancio che, limitato alla sola "competenza", consentirà di liberare risorse per investimenti in tutti i campi; alla
sterilizzazione di 1,3 miliardi sui 2,2 di tagli ai trasferimenti, ereditati dagli anni precedenti; all'esclusione del
cofinanziamento Ue ai fini dei saldi di bilancio. Misura utile soprattutto per le Regioni in obiettivo di
convergenza. A sottolineare le note positive, Sergio Chiamparino , che proprio giovedì scorso ha rassegnato
le dimissioni, «irrevocabili ma congelate fino alla conclusione del capitolo legge di Stabilità», dalla presidenza
della Conferenza Stato-Regioni. «Mi dimetto - ha precisato - non per questioni relative alla legge di Stabilità
né per i cosiddetti tagli alla sanità, ma perché è evidente che con un giudizio di parifica che ha certificato il
disavanzo del Piemonte a 5,8 miliardi, mi è difficile rappresentare le altre Regioni. È opportuno che mi dedichi
da vicino alla mia realtà, aspettando che il governo faccia chiarezza sull'interpretazione del Dl 35, così
ambiguo da essere stato definito "anfibiologico". Ciò detto, resta l'esigenza che a rappresentare le Regioni,
soprattutto in questo delicato momento di revisione del loro ruolo costituzionale, sia un'amministrazione il più
possibile forte e autorevole». La poltrona che scotta delle Regioni quindi, a breve e salvo ripensamenti
sempre possibili, resterà vacante. Intanto, i governatori dovranno gestire la patata bollente del rebus risorse
per il Fondo sanitario nazionale. L'allocazione delle varie voci di spesa farà la differenza. «E in ogni caso - ha
aggiunto Chiamparino - anche se si confermasse il miliardo netto di aumento rispetto al 2015, quella cifra
coprirebbe appena i fabbisognibase del Ssn». Dal canto suo, il vicepresidente della Conferenza Giovanni Toti
non ha mancato di sottolineare come la manovra 2016 sia «meno espansiva di quanto di faccia credere e a
rischio di rivelarsi soprattutto un grande giro di posta e di bilancio. Con il minore incremento per la sanità che
rischia di «trasformarsi in una cifra con il segno meno davanti». Di certo, non si navigherà nell'oro: «Con
questa manovra il Fsn arriva al 6,6% del Pil, segnando un record in negativo negli ultimi anni, anche
considerando che in Paesi come Francia e Germania tale percentuale sul Pil supera l'11%», ha precisato il
coordinatore degli assessori alle Finanze Massimo Garavaglia . Che riporta sotto i riflettori la sempreverde
questione ticket, ricomdando come «nelle Regioni in disavanzo sanitario la legge prevede un aumento
automatico di addizionali Irpef e Irap, ma i presidenti e le giunte possono anche scegliere di agire sui ticket».
Fin qui, i temi strettamente finanziari. C'è poi il risvolto politico e la reazione alle parole della ministra della
Salute Beatrice Lorenzin secondo cui «fu un errore assegnare la sanità alle Regioni». «Quella frase è la
cartina di tornasole dell'approccio che il governo ha alle Regioni - ha dichiarato Chiamparino -. Sottoscrivo
pienamente il commento del governatore toscano Enrico Rossi : il governo si riprenda la gestione della sanità
, poi tra cinque anni vedremo se Ssr come quelli di Emilia Romagna, Toscana e Veneto, saranno stati gestiti
meglio». Ma il mal di pancia su una manovra che ancora è solo ai primi vagiti non arriva solo dalle Regioni.
Sulle barricate, oltre ai medici che denunciano il rischio smantellamento del Ssn (si veda articolo a fianco),
anche le imprese: «Stanziare un aumento del Fsn di 1 miliardo per il 2016 significa causare effetti gravissimi
per la sanità e soprattutto i cittadini. I quali, come evidenziato dal Censis, nel 41,7% dei casi hanno dovuto
rinunciare nell'ultimo anno alle cure e ai programmi di screening periodici. Ce li ritroveremo un domani
pazienti ospedalizzati, con malattie non diagnosticate per tempo e con costi maggiori per il nostro sistema
sanitario», afferma il presidente di Assobiomedica, Luigi Boggio . «È proprio in questi momenti di crisi SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/10/2015
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STABILITÀ 2016/ In stand-by il giudizio delle Regioni sulla parte sanitaria della manovra
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/10/2015
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rilancia - che bisogna puntare sul futuro con investimenti mirati e un piano strategico che preveda risorse per
tecnologie innovative in grado di aiutare concretamente la popolazione a vivere meglio e in salute». Le
misure per la sanità Il fabbisogno sanitario nazionale standard è rideterminato, per l'anno 2016, in 111.000
milioni di euro Entro 60 giorni dall'entrata in vigore della manovra si provvede con 800 milioni
all'aggiornamento dei Lea (Dpcm 29 novembre 2001). L'importo è a valere sulla quota indistinta del
fabbisogno sanitario standard nazionale Le Regioni e le Pa contribuiscono alla finanza pubblica con 3,98 mld
per il 2017 e 5,48 mld per ciascuno degli anni 2018 e 2019. In assenza di Intesa entro il termine del 31
gennaio di ogni anno, entro i 20 giorni successivi un Dpcm assegnerà gli importi anche considerando le
risorse destinate al finanziamento corrente del Ssn Al fine di garantire la effettiva realizzazione degli interventi
di razionalizzazione della spesa mediante aggregazione degli acquisti di B&S, gli enti Ssn sono tenuti ad
approvvigionarsi nel settore sanitario esclusivamente dalle centrali regionali di committenza di riferimento
oppure da Consip Scattano i piani di rientro triennali per Ao, Aou e Irccs che presentino uno scostamento tra
costi e ricavi pari o superiore al 10% o pari ad almeno 10 mln in rosso e/o non rispettino i parametri (da
fissare) su volumi, qualità ed esiti delle cure. Obbligo di pubblicazione del bilancio d'esercizio e di
monitoraggio delle attività assistenziali e della loro qualità, pena la responsabilità amministrativa del Dg.
Nascono i centauri università-AslNO al sottofinanziamento che porta allo smantellamento del Ssn e al
razionamento dei servizi al cittadino NO alla Professione governata per decreti ed a protocolli di Stato
suggeriti da chi è lontano dalla relazione quotidiana con le persone NO agli obblighi amministrativi che
tolgono tempo alla relazione di cura NO a una formazione che non si confronta con i bisogni di salute NO a
una politica ostile al medico e poco attenta alla sicurezza delle cure SÌ a una Professione libera di curare in
un Ssn che offra equità e pari opportunità di accesso SÌ a una formazione finalizzata ai bisogni di cura e a
una coerenza tra accesso allo studio, al lavoro e al ricambio generazionale SÌ a una informatizzazione che
offra anche occasioni di conoscenza dei bisogni di salute SÌ alla verifica, tra pari, dei comportamenti
professionali e alla meritocrazia SÌ ai medici con e per le Persone
10 punti per progettare il futuro del Servizio sanitario nazionale
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AGENAS - BILANCI AZIENDE OSPEDALIERE
Lazio da incubo (-661 milioni) Campania virtuosa a sorpresa
Lucilla Vazza
Gli ospedali della Toscana fanno più debiti di quelli della Campania, e quelli del Lazio fanno peggio di tutti,
macinando perdite shock per 661 milioni. È lo scenario a sorpresa, ma non troppo, disegnato dall'Agenas nel
report con i conti delle aziende ospedaliere per il 2014, dati che però scontano ancora una fase di
aggiustamenti finali. Lazio da record (negativo). Una maglia nera straguadagnata quella del Lazio che, con 9
aziende (compresi Istituti di ricerca e policlinici), detiene il davvero poco lusinghiero record negativo di 661
milioni di euro. Peggio di tutti, l'Ospedale S. Camillo di Roma che piazza nella sanità pubblica una bomba da
159 milioni, seguito dal S. Filippo Neri che arriva a superare i 105 milioni. Numeri da capogiro, che fanno
sembrare virtuosa l'Ares che gestisce il 118 e che perde "appena" - si fa per dire - 19,5 milioni. La montagna
di debiti laziale è certamente ben lontana dai valori del secondo posto del podio che va al Piemonte, dove si
sono accumulate perdite per 73,4 milioni nelle sei aziende ospedaliere, tra cui spicca la Città della Scienza di
Torino che, da sola, pesa per 30,6 milioni, quasi la metà del totale. Terzo scalino per la Toscana,
storicamente virtuosa e ormai ex "faro" del benchmark: oggi arriva a sfiorare i 60 milioni di rosso, di cui un
terzo a carico dell'azienda universitaria di Siena (-22,4 milioni). Campania felix. Ma chi spiazza tutti, in
controtendenza decennale, la neo virtuosa Campania, dal 2007 in piano di rientro, che ha chiuso il bilancio
delle ben 10 aziende con un attivo di 20 milioni, trainata dalla Seconda università di Napoli in attivo per 8,2
milioni. Conferme positive per il Friuli-Venezia Giulia con 8 milioni guadagnati. Mentre, sempre in
controtendenza Sud, strappa la medaglia di bronzo la Sicilia con un attivo di oltre 6 milioni, dove eccelle la
performance dell'ospedale Cervello di Palermo (+2,4 mln). Le conseguenze del malgoverno. Ma c'è un
risvolto nuovo. La polpetta avvelenata presente nelle bozze della legge di Stabilità 2016. Se passassero le
nuove regole, per 24 tra ospedali, Irccs e policlinici con uno sprofondo superiore al 10% tra costi e ricavi, o in
valore assoluto, pari o superiore a 10 milioni, scatterebbe l'allarme. E in queste aziende partirebbe
automaticamente un piano di rientro triennale sotto la supervisione e la responsabilità del direttore generale,
che in tre anni dovrà mettere i conti in ordine, altrimenti perderebbe la poltrona. Ci sono poi dei distinguo: se
l'azienda in rosso si trova in una Regione già sottoposta a piani di rientro, allora per le nuove ipotesi
normative, sarebbe valutata la situazione nel merito, essendoci già un commissario ad acta preposto al
ripiano economico della sanità regionale.
Le peggiori Le migliori (9) Lazio: -660.867 (-158.627 S. Camillo / -19.562 Ares118) (6) Piemonte: -73.431 (Ao
Città della scienza -30.647 / -5.617) (4) Toscana: - 59.849 (-22.434 Aou Senese) (3) Sardegna: -55.790 (-20.164
Aou Sassari/ -16.508 Aou Cagliari) (5) Calabria: -40.042 (-26.467 Ao Materdomini Cz/ +495 Ao Melacrino) (3)
Veneto: -34.831 (Ao Padova -22.835 / Istituto oncologico Veneto +1.455) (2) Liguria: -24.571 (-14.176 Irccs S.
Martino) (10) Campania: +20.426 (-506 Ao Rummo/ +8.202 Aou Seconda Università Na) (5) Fvg: +8.070 (+
5.617 Centro rif. oncol. ) (9) Sicilia: +6.159 (+2.456 Ao Cervello Pa) (6) Emilia Romagna: +769 (+743 Ior
Rizzoli) (2) Basilicata: +990 (+901 Ao San Carlo Pz) (2) Umbria: +645 (+618 Ao Perugia) (4) Puglia: +478
(+348 Aou Oo Riuniti Fg) (3) Marche: +124 (+88 Aou Ancona) (35) Lombardia: +22 (tutti i valori a 0 / +22
Inrca anziani) Dati su 16 Regioni (.000). Totale108 Ao (tra parentesi in rosso il numero aziende per Regione)
Foto: Le migliori e le peggiori secondo l'Agenas
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/10/2015
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«La sanità salvata dai medici»
Road map anti-sprechi dagli ospedali agli acquisti - Lea, parte la sfida I finanziamenti sono importanti ma
ancora di più lo è come si spendono. In questa manovra viene stabilito che i risparmi resteranno dentro il
Ssn, per reinvestirli in salute e riutilizzarli nel sistema. È stato un successo cruciale. Io spero che le Regioni
sappiano usare le leve della Stabilità. Per risparmiare e reinvestire. È un impegno da mantenere insieme. Alla
fine avremo vinto tutti, senza tagli lineari ma con una spending col b
(r . tu . )
Una road map a tutto campo contro gli sprechi in sanità: dal buco nero degli ospedali in rosso per 950 milioni
solo nel 2014, fino ai "buoni acquisti" anti illecito. La certezza che i risparmi realizzati il prossimo anno
saranno reinvestiti in sanità. «Il 2016 può essere l'anno della svolta, un anno strategico», assicura la ministra
della Salute, Beatrice Lorenzin. Che considera quei 111 miliardi concessi al Ssn per il prossimo anno con la
manovra chance per «fare tante cose, a partire dai nuovi Lea che saranno aggiornati ogni anno». E che per
questo chiama le regioni a un ruolo di massima partecipazione per raddrizzare la barca del Ssn e rilanciarlo.
Regioni con le quali, dice, non ha fatto polemica: «Le storture del federalismo le conosciamo tutti da
sempre». E a medici e operatori sanitari riconosce l'onore delle armi: ««Ho visto in quali condizioni lavorano:
in questi anni di crisi la sanità è stata tenuta in piedi dai loro sacrifici». Sarà la pace? Ministro Lorenzin siamo
certi che 111 miliardi basteranno il prossimo anno per la sanità? Sono le risorse che abbiamo a disposizione
per fare tante cose. A tante condizioni. Perché il 2016 può essere un anno di svolta, un anno strategico per
cambiare, in meglio, la sanità pubblica. Garantendo più qualità e salvaguardando i più deboli, incidendo sulle
disuguaglianze. Per fare cosa, per cominciare. Intanto per fare i nuovi Lea, un successo dopo 14 anni di
attesa, con 840 milioni in più. Li aggiorneremo ogni anno, calando sul campo le nuove scoperte per una
appropriatezza che porti le cure più efficaci ai cittadini. Eppure l'Italia non è certo al top per il finanziamento
della spesa pubblica. Ma in questi anni s'è invertita una tendenza: da una crescita esponenziale fino al 2008
ai tagli lineari nel pieno della grande crisi con la Salute sotto il Mef. Dal 2013 questa tendenza è cambiata: il
ministero della Salute con la conferenza delle Regioni ha ripreso le redini della politica sanitaria e i
finanziamenti sono tornati a crescere. E adesso come va col Mef? C'è un dialogo costante, a volte anche
duro. certo. Ma il Mef ha grandi responsabilità e deve fare per intero la sua parte. Ma non vuole fare politica
sanitaria... Dica la verità, quanto servirebbe per il 2016 per reggere il colpo? Il problema non è il
finanziamento, ma come lo si usa. In questa manovra viene stabilito tra l'altro che i risparmi realizzati
resteranno dentro il Ssn, per reinvestirli in salute e riutilizzarli nel sistema. È stato un successo cruciale. Io
spero che le Regioni sappiano usare le leve della manovra. Per risparmiare e reinvestire. È un impegno da
mantenere insieme. Alla fine avremo vinto tutti, avremo fatto un vero cambiamento. Senza tagli lineari ma con
una spending interna col bisturi. A cominciare dai piani di rientro per gli ospedaliazienda in rosso. Un grande
spreco con quei 950 milioni di rosso totale nel 2014, a partire dalla perdita di 158 milioni del San Camillo di
Roma. E dal Lazio al top delle perdite nelle aziende ospedaliere... Un grave peccato. Finanziario e di salute
persa o sprecata. Che non nasce necessariamente solo dai singoli amministratori, ma viene da lontano. Sono
problemi che non risolvi in un colpo e che vogliamo affrontare anche risolvere le gravi segnalazioni di deficit
qualitativi. Ma senza computare gli investimenti in ricerca scientifica. Quella è spesa "sana". Gli ospedali
avranno tre anni per mettersi in regola, con i direttori generali massimamente responsabilizzati, fino alla
rimozione. Ma la regola vera, lo ripeto ancora, è la qualità. L'assistenza che davvero danno gli ospedali.
Quella sarà la cartina di tornasole per gli italiani. L'altra mossa per cambiare sono i "buoni acquisti", spending
da 1 miliardo circa, con acquisti centralizzati e basta al fai-date locale. Fin dal 1° gennaio 2016. Certo, è un
altro passaggio decisivo. Che non a caso scatta fin dal primo giorno dell'anno nuovo. Sarà una cura totale di
trasparenza. Non si sgarra più. Ministro, la manovra mette in campo dal 2017 al 2019 altri tagli: 4 miliardi già
nel 2017, anche se non solo per la sanità. Non c'è il rischio di cristallizzare anche per gli anni a venire quei
111 miliardi? Intanto pensiamo al 2016. Per i prossimi anni una volta reinvestiti i risparmi, disinnescata con le
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/10/2015
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L'INTERVISTA/ Beatrice Lorenzin a tutto campo: nella crisi Ssn «tenuto in piedi» da tutti gli operatori
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/10/2015
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nuove regole sulla responsabilità professionale la medicina difensiva, attuata la centralizzazione dei sistemi
operativi con un unico linguaggio informatico per tutti, lanciata davvero la sanità digitale, evitati gli esami
inutili - il quadro sarà diverso. Non dimentichiamo che stiamo parlando di una manovra espansiva, che
genera fiducia e aumenta i consumi. Ci aspettiamo un aumento del Pil e da lì penso di poter recuperare
risorse. Ma non possiamo permetterci di sprecare 1 euro. Però dal 2017 possono scattare ancora tagli. Non è
un bel guardare avanti... Nella manovra è scritta quella che sarebbe una riduzione del tendenziale di spesa.
In ogni caso non riguarderebbe solo la sanità e tutto verrebbe rinviato a un'Intesa. Nel momento in cui non è
più il Mef a fare la politica sanitaria, ma sono le Regioni che la fanno col ministero della Salute, è allora tanto
più indispensabile che questo capitale di fiducia lo spendiamo tutti bene. E tutti insieme. L'unico modo è
attuare il Patto per la salute punto per punto. Se si fallisce questo mandato restano solo delle macerie. In
primis del Ssn. È questa la sfida di cui parla? Oggi più che mai si deve gestire al meglio ciò che si ha,
individuare le priorità e realizzarle con una programmazione pluriennale. Con una road map di interventi, di
priorità e di misurazione dell'efficacia delle misure messe in campo per i prossimi dieci anni. Abbiamo qualche
anno per svoltare, togliere le diseguaglianze che sono enormi e fare in modo che le regioni avanzate possano
essere sempre più avanzate. Pensa a un fondino per quelle "virtuose"? Serve un meccanismo che premi le
Regioni virtuose, al quale però possano accedere anche quelle più indietro, se migliorano. A proposito di
Regioni, il suo attacco le ha lasciate di sasso. Ma quale attacco. Ho solo detto quello che tutti ci ripetiamo a
tutti i convegni: il titolo V in questo modo non ha funzionato. Fin dalla sua nascita, col pasticcio delle materie
concorrenti, per finire con l'Italia delle cure divisa in tante repubbliche. Magari adesso ci sono nervi scoperti,
ma non ho accusato nessuno. Tanto che poi abbiamo fatto il Patto per la salute proprio per un progetto di
riequilibrio del sistema. A un certo punto c'è stato un freno a mano sul Patto, ma adesso va pigiato di nuovo
sull'acceleratore. Ministro, con i medici i rapporti non sono idilliaci. Hanno celebrato gli Stati generali della
professione e reclamano un ruolo cruciale e un Ssn da salvare senza depotenziarlo. O sarà la rovina della
sanità pubblica. Ho la massima considerazione e stima per i medici e per tutti gli operatori sanitari. Ho visto in
quali condizioni lavorano. So che la sanità in questi anni di crisi è stata tenuta in piedi dal loro sacrificio, che
hanno rinunciato ai rinnovi contrattuali, che c'è stato il blocco del turn over, che hanno orari di lavoro
pesantissimi, che i giovani che non vanno avanti... Il loro slogan è «sanità a pezzi, meno diritti più
disuguaglianza, ora basta». Condivide? Ho detto che c'è disuguaglianza, frammentarietà di servizi, gap Nord
Sud. Sono fatti reali e oggettivi. Che dobbiamo superare. Tutti insieme.
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Emilia Romagna e Toscana scelgono la linea dura
In attesa del via libera della Stato-Regioni al Piano vaccini, l'assessore toscano alla Salute, Stefania
Saccardi, ha dato direttamente l'esempio vaccinandosi contro il meningococco C. «Vaccinarsi - ha detto
sollecitando i medici ad aderire alla campagna vaccinale - è l'unico modo per proteggere se stessi e chi ci sta
intorno dalle malattie come influenza, meningite e polmonite». L'Emilia-Romagna, invece, ha scelto la linea
dura. L'Assemblea legislativa, infatti, ha approvato una risoluzione che impegna la giunta Bonaccini ad
allargare le vaccinazioni gratuite (includendo ad esempio meningococco B) e rendere più stringenti le norme
per i genitori «obiettori», modificando le regole d'ingaggio stabilite nel 2013 all'epoca dell'ultima
amministrazione Errani (in quell'occasione venne abolita la segnalazione alle Procure). La risoluzione, firmata
insieme da Pd e Lega, è stata approvata con le astensioni di Movimento 5 stelle, Forza Italia e Fratelli d'Italia.
In Lombardia il governatore, Roberto Maroni, ha bocciato l'idea dei vaccini obbligatori per accedere nelle aule
scolastiche. «Mi sembra di tornare ai tempi dell'Unione Sovietica - ha commentato -. Io sono per la
responsabilizzazione dei genitori e delle famiglie». Secondo Maroni, la critica per la quale aumenterebbero le
malattie a fronte di una riduzione dei vaccini «è ancora da dimostrare» e, ha aggiunto, «se ci sono dei rischi
veri, certificati, allora si può intervenire ma non si può fare una cosa unica per tutti. O per tutto. Se c'è la
certificazione allora certo è ammissibile, però questo deve essere valutato caso per caso magari da una
commissione di super esperti». Non si è fatta attendere la replica di Sara Valmaggi (Pd) vicepresidente del
Consiglio lombardo. «Maroni - ha detto - non si accodi alla deriva antiscientifica. La disinformazione sui
vaccini è pericolosa per la salute di tutti. Il calo delle vaccinazioni va contrastato: non è una questione di
libertà, ma di salute e sulla salute non si scherza». In Trentino Claudio Civettini (Civica Trentina) ha puntato i
riflettori sui flussi migratori chiedendo all'assessore di chiarire quali «complicanze e relazioni abbia anche il
fenomeno dell'immigrazione in senso generale e dell'accoglienza dei cosiddetti migranti in senso specifico,
con la ricomparsa di malattie recentemente cancellate, e se ha per caso prodotto la ricomparsa, in Trentino,
di forme virali e di patologie più o meno gravi che la sana abitudine dei vaccini aveva fortunatamente estinto».
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/10/2015
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DAL TERRITORIO
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DOCUMENTI
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IVELLI ESSENZIALI DI ASSISTENZA
La giurisprudenza sui Lea
Dai temi bioetici all'uso dei farmaci off label, presentiamo in due parti la rassegna delle principali sentenze
che toccano la materia dei Livelli essenziali di assistenza. Un massimario che indica nel conflitto di
competenze regionali o nazionali il nodo centrale di una concreta applicazione delle misure che investono le
scelte di salute pubblica. La potestà legislativa concorrente, a seguito della riforma del Titolo V del 2001, ha
permesso la costruzione di un robusto quadro interpretativo dove si entra nel vivo di vicende che toccano da
vicino la vita degli italiani. La giurisprudenza recente ha di volta in volta rafforzato le posizioni centraliste o al
contrario regionaliste/federaliste, creando un caos in cui a volte è difficile orientarsi. BIOETICA n Sanità - Lea Competenza dello Stato - Potestà legislativa concorrente delle Regioni. I Livelli essenziali di assistenza (Lea)
sono costituiti dall'insieme delle attività, dei servizi e delle prestazioni che il Servizio sanitario nazionale eroga
a tutti i cittadini, gratuitamente o con il pagamento di un ticket, indipendentemente dal reddito e dal luogo di
residenza. Le scelte relative ai Lea, almeno nelle loro linee generali, sono attribuite alla competenza dello
Stato che dovrà, a sua volta, determinare adeguate procedure e precisi atti formali per procedere alle
specificazioni e articolazioni ulteriori che si rendano necessarie nei vari settori (in questo senso si veda Tar
Piemonte, Torino, sezione II, 14 marzo 2013, n. 326 ). Ne consegue che i Lea concorrono a definire i limiti
inviolabili del diritto alla salute costituzionalmente tutelato, nonché a garantire l'eguaglianza degli utenti del
Ssn nelle varie Regioni. Detto limite invalicabile, fissato mediante la previsione di una competenza esclusiva
dello Stato, si inserisce in un sistema in cui sussiste, nella materia sanitaria, una potestà legislativa
concorrente che, in quanto tale, comporta l'obbligo dello Stato di riconoscere alle Regioni (e alle Province
autonome di Trento e Bolzano) una sfera di attribuzioni in ordine all'adozione di provvedimenti (legislativi,
regolamentari, amministrativi, secondo le forme più idonee e rispettose dell'autonomia regionale). (Amb.dir.) n
Sanità e bioetica - Fecondazione medicalmente assistita - Fecondazione eterologa Livelli essenziali di
assistenza e tutela della salute - Competenza concorrente delle Regioni - Diritto all'identità genetica - Limiti. È
legittima la delibera della giunta regionale del Veneto n. 1654 del 9 settembre 2014 con cui è stato recepito il
documento sulle problematiche relative alla fecondazione eterologa della Conferenza delle Regioni e delle
Province autonome a seguito della sentenza della Corte costituzionale 162/2014. Seppure i Livelli essenziali
di assistenza rientrano nella competenza esclusiva dello Stato, nondimeno sussiste la competenza delle
Regioni a intervenire nella disciplina della fecondazione eterologa, rientrando la stessa nella materia sanitaria
assoggettata a una potestà concorrente. Ai fini della fecondazione eterologa Tribunale amministrativo
regionale del Veneto - Venezia, sezione 3, sentenza 7 maggio 2015, n. 491 FARMACI la disciplina
attualmente vigente nel nostro ordinamento sancisce il principio dell'irrilevanza dell'identità genetica. n Sanità Lea - Pma - Regione Veneto - Fecondazione eterologa - Limiti al numero di gameti donati - Legittimità. Il mancato
esercizio da parte dello Stato del potere di prevedere dei Lea, ha determinato che l'individuazione del numero
delle donazioni dei gameti (fattispecie relativa alla Regione Veneto, nella quale si è previsto che «le cellule
riproduttive di un medesimo donatore non potranno determinare più di dieci nascite») sia stato devoluto,
implicitamente, alle singoli Regioni che, a loro volta, hanno introdotto una disciplina avendo a riferimento,
quanto meno presumibilmente, le proprie strutture e i percorsi clinici adottati. (Amb.dir.) n Sanità - Scelta
regionale di non includere nel Prontuario ospedaliero determinati principi attivi - Incidenza sulla complessiva
adeguatezza dell'assistenza ospedaliera e del correlato trattamento farmaceutico, in relazione ai parametri
fissati in ambito statale - Esclusione. In assenza di diverse regole di derivazione statale, l'esercizio dei poteri
regionali non determina alcuna interferenza sulle funzioni degli organismi statali (in particolare dell'Aifa),
chiamati a valutare l'idoneità di determinati farmaci, la loro essenzialità, ai fini dell'inclusione nelle fasce di
rimborsabilità, la loro astratta idoneità a essere somministrati all'interno delle strutture ospedaliere. Tali profili
riguardano, infatti, l'incidenza sullo svolgimento dell'assistenza farmaceutica attraverso le farmacie territoriali
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e la possibilità (non la necessità) di essere distribuite in ambito ospedaliero. La scelta regionale di non
includere nel Prontuario ospedaliero determinati princìpi attivi, quindi, non risulta idonea a incidere sulla
complessiva adeguatezza dell'assistenza ospedaliera e del correlato trattamento farmaceutico, in relazione ai
parametri fissati in ambito statale. n Sanità - Inclusione nel trattamento ospedaliero anche della
somministrazione dei farmaci - Ai sensi del Dm 22 luglio 1996 - Non implica l'erogazione in ambito ospedaliero
di tutti i farmaci indicati dal Prontuario farmaceutico nazionale. La previsione del decreto ministeriale 22 luglio
1966, secondo cui il trattamento ospedaliero include anche la somministrazione di farmaci, chiarisce che le
prestazioni ospedaliere comprendono tutte quelle attività strumentali e complementari, ritenute necessarie
per assicurare il trattamento dell'assistito, giudicato essenziale dalla normativa statale. In tale contesto,
quindi, deve essere attuata un'assistenza farmaceutica adeguata al tipo di cura garantito nella struttura
ospedaliera. Pertanto, il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri non stabilisce affatto che debbano
essere comunque erogati, in ambito ospedaliero, tutti i farmaci indicati dal Prontuario farmaceutico nazionale,
distribuiti nell'intero Paese attraverso la rete delle farmacie territoriali. Questo vincolo per le Regioni non
riguarda nemmeno i soli farmaci inclusi nelle fasce di totale o parziale rimborsabilità. Nel contesto del decreto
del Presidente del Consiglio dei ministri, quindi, il trattamento farmaceutico essenziale, inderogabile dalle
Regioni, si connette al particolare tipo di cura dell'assistito e riguarda la somministrazione di quei princìpi attivi
indispensabili per garantire l'assistenza ospedaliera minima stabilita dallo Stato. Proprio il collegamento con
le specifiche prestazioni ospedaliere conduce ad affermare che tale forma di assistenza non deve
necessariamente comprendere l'erogazione di tutti i farmaci rimborsabili dal Servizio sanitario, secondo le
previsioni del Prontuario farmaceutico nazionale. Essa deve riguardare, comunque, tutti i princìpi attivi indicati
dallo Stato come necessari per garantire l'assistenza in ambito ospedaliero. Nel rispetto di questi parametri,
le Regioni hanno il potere di escludere determinati princìpi attivi dal Prontuario regionale. n Sanità - Farmaci Modalità di organizzazione dei servizi - Competenza delle Regioni Criteri e parametri individuati in ambito
statale - Atti normativi e generali dello Stato - Livello minimo di assistenza farmaceutica e ospedaliera - Leale
collaborazione con le Regioni. Conformemente al disposto di cui all'articolo 117, comma 2, lettera m), della
Costituzione, nella materia sanitaria, le Regioni hanno il potere di definire le modalità di organizzazione dei
servizi, ma devono rispettare i criteri e i parametri individuati in ambito statale, allo scopo di delineare le
condizioni minime delle prestazioni sanitarie spettando senz'altro allo Stato il compito di definire, con propri
atti normativi e generali il livello minimo delle prestazioni di assistenza farmaceutica e ospedaliera erogate,
direttamente o indirettamente, dalle strutture sanitarie regionali, nel rispetto del principio di leale
collaborazione con le Regioni e con gli enti locali. n Sanità - Ssn - Modalità di compartecipazione al costo delle
prestazioni sanitarie (cosiddetto ticket) - Articolo 17, comma 1, lettera d), del Dl 98/2011, convertito in legge
111/2011 - Illegittimità costituzionale per violazione dell'articolo 117, comma 6, della Costituzione - Sussiste Ratio. È costituzionalmente illegittimo, per violazione dell'articolo 117, comma 6, della Costituzione, l'articolo
17, comma 1, lettera d), del Dl 98/2011, convertito in legge 111/2011, recante la previsione dell'emanazione
di un regolamento statale nel caso in cui non sia raggiunta un'intesa tra Stato e Regioni, in quanto lo Stato
può esercitare la potesta regolamentare solo nelle materie nelle quali abbia competenza esclusiva, mentre la
disciplina del ticket è caratterizzata da una sovrapposizione di materie e di competenze. n Sanità - Ssn Modalità di compartecipazione al costo delle prestazioni sanitarie (cosiddetto ticket) - Articolo 17, comma 6,
del Dl 98/2011, convertito in legge 111/2011 - Illegittimità costituzionale per violazione degli articoli 117,
comma 3, e 119 della Costituzione, nonché dell'articolo 48 dello statuto speciale della Regione Friuli-Venezia
Giulia - Non è fondata - Ratio. Non è fondata, in relazione agli articoli 117, commi 3 e 6, e 119 della
Costituzione, nonché all'articolo 48 dello statuto speciale della Regione Friuli-Venezia Giulia la questione di
legittimità costituzionale dell'articolo 17, comma 6, del Dl 98/2011, convertito in legge 111/2011, riguardante
le modalità di compartecipazione dei pazienti al costo delle prestazioni sanitarie, in quanto la misura del ticket
deve essere omogenea su tutto il territorio nazionale, dovendo uniformi essere le soglie di accesso, dal punto
di vista economico, dei cittadini alla fruizione dei Livelli essenziali di assistenza, e ciò indipendentemente dal
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fatto che le Regioni a statuto speciale provvedano autonomamente e integralmente al finanziamento della
sanità locale. n Sanità - Ssn - Modalità di compartecipazione al costo delle prestazioni sanitarie (cosiddetto
ticket) - Articolo 17, comma 6, del Dl 98/2011, convertito in legge 111/2011 - Illegittimità costituzionale per
violazione degli articoli 117, 118 e 119 della Costituzione - Non è fondata - Ratio. Non è fondata, in relazione
agli articoli 117, 118 e 119 della Costituzione, la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 17, comma
6, del Dl 98/2011, convertito in legge 111/2011, riguardante le modalità di compartecipazione dei pazienti al
costo delle prestazioni sanitarie, in quanto detta norma si limita a ripristinare anticipatamente l'efficacia del
ticket, previsto dall'articolo 1, comma 796, lettera p), della legge 296/2006, senza introdurre una nuova
disciplina, e anzi mantenendo anche la possibilità per le Regioni di scegliere tra diverse misure alternative. n
Sanità - Misure di compartecipazione sull'assistenza farmaceutica e sulle altre prestazioni erogate dal Servizio
sanitario nazionale - Prevista adozione, in caso di mancato raggiungimento di intesa tra lo Stato e le Regioni
entro il 30 aprile 2012, «con regolamento da emanare ai sensi dell'articolo 17, comma 2, della legge 23
agosto 1988, n. 400, su proposta del ministro della Salute di concerto con il ministro dell'Economia e delle
finanze» - Ricorso della Regione FriuliVenezia Giulia - Asserita violazione della competenza legislativa
regionale nelle materie concorrenti della tutela della salute e del coordinamento della finanza pubblica
Asserita lesione dell'autonomia finanziaria della Regione - Asserita violazione del principio di leale
collaborazione - Insussistenza Non fondatezza della questione. Non è fondata, in relazione agli articoli 117,
terzo comma, e 119 della Costituzione, la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 17, comma 1,
lettera d), del Dl 98/2011, il quale prevede che, nel caso di mancato raggiungimento di un'intesa tra Stato e
Regioni entro il 30 aprile 2012, siano introdotte misure di compartecipazione sull'assistenza farmaceutica e
sulle altre prestazioni da erogare dal Servizio sanitario nazionale con regolamento da emanare ai sensi
dell'articolo 17, comma 2, della legge 400/1988. Essendo rivolta sia a coordinare la finanza pubblica sia a
garantire prestazioni essenziali per assicurare il diritto alla salute, la disposizione impugnata trova
applicazione anche nei confronti delle Regioni a statuto speciale che sostengono autonomamente il costo del
proprio sistema sanitario. Neppure è violato il principio di leale collaborazione, essendo riconosciuta alle
Regioni la possibilità di adottare provvedimenti di riduzione delle misure di compartecipazione, purché sia
comunque assicurato l'equilibrio economico finanziario, ed essendo comunque stabilito che tale previsione si
applichi solo nel caso in cui non sia stipulata un'intesa tra Stato e Regione. n Sanità - Misure di
compartecipazione sull'assistenza farmaceutica e sulle altre prestazioni erogate dal Servizio sanitario
nazionale - Prevista adozione, in caso di mancato raggiungimento di intesa tra lo Stato e le Regioni entro il 30
aprile 2012, «con regolamento da emanare ai sensi dell'articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n.
400, su proposta del ministro della Salute di concerto con il ministro dell'Economia e delle finanze» Concorrenza di competenze statali e regionali - Incidenza sulle materie concorrenti del coordinamento della
finanza pubblica e della tutela della salute, precluse alla potestà regolamentare dello Stato - Illegittimità
costituzionale parziale. È costituzionalmente illegittimo, per violazione dell'articolo 117, sesto comma, della
Costituzione, l'articolo 17, comma 1, lettera d), del Dl 98/2011, nella parte in cui prevede che le misure di
comparte- cipazione sull'assistenza farmaceutica e sulle altre prestazioni da erogare dal Servizio sanitario
nazionale siano introdotte «con regolamento da emanare ai sensi dell'articolo 17, comma 2, della legge 23
agosto 1988, n. 400, su proposta del ministro della Salute di concerto con il ministro dell'Economia e delle
finanze». Poiché tali misure di compartecipazione attengono sia ai livelli essenziali delle prestazioni
concernenti i diritti civili e sociali di competenza esclusiva dello Stato, sia al coordinamento della finanza
pubblica e della tutela della salute, oggetto di potestà concorrente, l'intreccio e la sovrapposizione di materie
non consentono di individuare una materia prevalente, di tal che lo Stato non può esercitare la potestà
regolamentare la quale è a esso attribuita solo nelle materie nelle quali abbia competenza esclusiva.
(Sull'impossibilità di individuare nella disciplina del ticket una materia prevalente, si vedano le citate sentenze
330/2011 e 200/2009. Sulla sussistenza della potestà regolamentare statale limitatamente alle materie in cui
lo Stato abbia competenza legislativa esclusiva, v. le citate sentenze 149/2012, 144/2012 e 50/2005). n
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Sanità - Modalità di compartecipazione al costo delle prestazioni sanitarie (cosiddetto ticket) - Ripristino
anticipato della disciplina già introdotta dalla legge 296/2006 e transitoriamente abolita dalla legge 133/2008
Ricorso della Regione Friuli-Venezia Giulia Asserita inapplicabilità della disciplina censurata alla Regione
autonoma finanziariamente autosufficiente in materia sanitaria Insussistenza - Non fondatezza della
questione. Non è fondata la questione di legittimità costituzionale, promossa in relazione agli articoli 117,
terzo comma, e 119 della Costituzione, nonché all'articolo 48 dello statuto speciale della Regione
Friuli-Venezia Giulia, dell'articolo 17, comma 6, del Dl 98/2011, il quale ripristina anticipatamente l'efficacia del
ticket previsto dall'articolo 1, comma 796, lettera p), della legge 296/2006 che era stato «abolito» per il
triennio 2009-2011 dall'articolo 61, comma 19, del Dl 112/2008. Poiché la disciplina in materia di ticket non
costituisce solo un principio di coordinamento della finanza pubblica diretto al contenimento della spesa
finanziaria, ma incide anche sulla quantità e qualità delle prestazioni sanitarie garantite e dunque sui Livelli
essenziali di assistenza i quali devono essere assicurati in modo uniforme su tutto il territorio nazionale anche
in relazione alle soglie di accesso dal punto di vista economico dei cittadini alla loro fruizione, la misura di
compartecipazione delle Regioni deve essere omogenea anche rispetto alle Regioni a statuto speciale che
sostengono il costo dell'assistenza sanitaria nei rispettivi territori. (Si vedano le citate sentenze 203/2008 e
134/2006). n Sanità - Modalità di compartecipazione al costo delle prestazioni sanitarie (cosiddetto ticket) Ripristino anticipato della disciplina già introdotta dalla legge 296/2006 e transitoriamente abolita dalla legge
133/2008 - Ricorso della Regione Veneto - Asserita introduzione di disciplina di dettaglio nelle materie di
competenza concorrente della tutela della salute e del coordinamento della finanza pubblica - Asserita lesione
dell'autonomia finanziaria della Regione - Asserita violazione del principio di leale collaborazione Insussistenza - Non fondatezza della questione. Non è fondata la questione di legittimità costituzionale promossa in relazione agli articoli 117, 118 e 119 della Costituzione, nonché al principio di leale
collaborazione - dell'articolo 17, comma 6, del Dl 98/2011, il quale ripristina anticipatamente l'efficacia del
ticket previsto dall'articolo 1, comma 796, lettera p), della legge 296/2006 che era stato «abolito» per il
triennio 2009-2011 dall'articolo 61, comma 19, del Dl 112/2008. Premesso che la Corte aveva già affermato
che la disciplina della compartecipazione al costo delle prestazioni sanitarie risponde al duplice scopo di
adottare misure efficaci di contenimento della spesa sanitaria e di garantire a tutti i cittadini in condizioni di
parità una serie di prestazioni che rientrano nei Livelli essenziali di assistenza, la disposizione impugnata, nel
disporre, oltre al ripristino del ticket, anche l'applicazione della lettera p-bis) del comma 796 dell'articolo 1 della
legge 296/2006, lascia alle Regioni la possibilità di scegliere in un ventaglio di strumenti concreti quelli da
adottare per raggiungere gli obiettivi di equilibrio finanziario, condizione questa che consente di escludere
l'illegittimità di misure statali in materia di contenimento della spesa pubblica. Essa neppure viola il principio di
leale collaborazione poiché riconosce alle Regioni la possibilità di scegliere tra soluzioni diverse tra cui quella
di concludere un accordo con il ministero della Salute e con il ministero dell'Economia e delle finanze. (In
relazione all'articolo 1, comma 796, della legge 296/2006, si veda la citata sentenza 203/2008. Riguardo alla
necessità che le misure statali in materia di coordinamento della spesa pubblica riconoscano alle Regioni la
possibilità di scelta tra strumenti alternativi per raggiungere obiettivi di riequilibrio finanziario, si veda la citata
sentenza 341/2009). n Sanità - Modalità di compartecipazione al costo delle prestazioni sanitarie (cosiddetto
ticket) - Ripristino anticipato della disciplina già introdotta dalla legge 296/2006 e transitoriamente abolita dalla
legge 133/2008 Ricorso della Regione Veneto - Evocazione di parametri estranei al riparto di competenze Motivazione generica in ordine alla ridondanza delle asserite violazioni su tale riparto - Inammissibilità della
questione. Sono inammissibili le censure aventi a oggetto l'articolo 17, comma 6, del Dl 98/2011 prospettate
in relazione agli articoli 3, 32 e 97 della Costituzione, poiché la Regione ricorrente ha addotto una
motivazione solo generica circa il modo in cui la asserita lesione di parametri diversi da quelli contenuti nel
titolo V della Costituzione si rifletterebbe sul riparto di competenze tra Stato e Regioni. (Sull'ammissibilità di
questioni di legittimità costituzionale prospettate da una Regione, nell'ambito di un giudizio in via principale, in
riferimento a parametri diversi da quelli riguardanti il riparto delle competenze tra lo Stato e le Regioni, solo
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quando sia possibile rilevare la ridondanza delle asserite violazioni su tale riparto, si vedano le citate le
sentenze 22/2012, 33/2011, 156/2010, 52/2010 e 40/2010). n Sanità - Modalità di compartecipazione al costo
delle prestazioni sanitarie (cosiddetto ticket) - Ripristino anticipato della disciplina già introdotta dalla legge
296/2006 e transitoriamente abolita dalla legge 133/2008 Ricorsi regionali - Eccepito difetto di interesse a
ricorrere - Reiezione. Nel giudizio di legittimità costituzionale dell'articolo 17, comma 6, del Dl 98/2011 - il quale
ripristina anticipatamente l'efficacia del ticket previsto dall'articolo 1, comma 796, lettera p), della legge
296/2006 che era stato «abolito» per il triennio 2009-2011 dall'articolo 61, comma 19, del Dl 112/2008 - deve
essere disattesa l'eccezione di inammissibilità per difetto di interesse a ricorrere prospettata dal Presidente
del Consiglio dei ministri, in quanto l'intesa tra Stato e Regioni del 3 dicembre 2009, sottoscritta anche dalle
ricorrenti, non dispone la reintroduzione del suddetto ticket, ma prevede misure di partecipazione al costo
delle prestazioni sanitarie e fa salve le competenze delle Regioni a statuto speciale e delle Province
autonome di Trento e Bolzano. Pertanto, non si può ritenere che, attraverso la sottoscrizione della suddetta
intesa, le Regioni ricorrenti abbiano espresso un assenso preventivo alla reintroduzione dello specifico ticket
previsto dalla disposizione impugnata. n Sanità - Misure di compartecipazione sull'assistenza farmaceutica e
sulle altre prestazioni erogate dal Servizio sanitario nazionale - Prevista adozione, in caso di mancato
raggiungimento di intesa tra lo Stato e le Regioni entro il 30 aprile 2012, «con regolamento da emanare ai
sensi dell'articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, su proposta del ministro della Salute di
concerto con il ministro dell'Economia e delle finanze» - Ricorso della Regione FriuliVenezia Giulia - Asserita
violazione della competenza legislativa regionale nelle materie concorrenti della tutela della salute e del
coordinamento della finanza pubblica Asserita lesione dell'autonomia finanziaria della Regione - Asserita
violazione del principio di leale collaborazione - Insussistenza Non fondatezza della questione. Non è fondata,
in relazione agli articoli 117, terzo comma, e 119 della Costituzione, la questione di legittimità costituzionale
dell'articolo 17, comma 1°, lettera d), del decreto legge 98/2011, il quale prevede che, nel caso di mancato
raggiungimento di un'intesa tra Stato e Regioni entro il 30 aprile 2012, siano introdotte misure di
compartecipazione sull'assisten- za farmaceutica e sulle altre prestazioni da erogare dal servizio sanitario
nazionale con regolamento da emanare ai sensi dell'articolo 17, comma 2°, della legge 400/1988. Essendo
rivolta sia a coordinare la finanza pubblica sia a garantire prestazioni essenziali per assicurare il diritto alla
salute, la disposizione impugnata trova applicazione anche nei contratti delle Regioni a statuto speciale che
sostengono autonomamente il costo del proprio sistema sanitario. Neppure è violato il principio di leale
collaborazione, essendo riconosciuta alle Regioni la possibilità di adattare provvedimenti di riduzione delle
misure di compartecipazione, purché sia comunque assicurato l'equilibrio economico finanziario, ed essendo
comunque stabilito che tale previsione si applichi solo nel caso in cui non sia stipulata un'intesa tra Stato e
Regione. n Sanità - Misure di compartecipazione sull'assistenza farmaceutica e sulle altre prestazioni erogate
dal Servizio sanitario nazionale - Prevista adozione, in caso di mancato raggiungimento di intesa tra lo Stato e
le Regioni entro il 30 aprile 2012, «con regolamento da emanare ai sensi dell'articolo 17, comma 2°, della
legge 23 agosto 1988, n. 400, su proposta del ministro della Salute di concerto con il ministro dell'Economia e
delle finanze» - Concorrenza di competenze statali e regionali - Incidenza sulle materie concorrenti del
coordinamento della finanza pubblica e della tutela della salute, precluse alla potestà regolamentare dello
stato - Illegittimità costituzionale parziale. È costituzionalmente illegittimo, per violazione dell'articolo 117,
sesto comma, della Costituzione, l'articolo 17, comma 1°, lettera d), del Dl 98/2011, nella parte in cui prevede
che le misure di compartecipazione sull'assistenza farmaceutica e sulle altre prestazioni da erogare dal
Servizio sanitario nazionale siano introdotte legge 23 agosto 1988, n. 400, su proposta del ministro della
Salute di concerto con il ministro dell'Economia e delle finanze. Poiché tali misure di compartecipazione
attengono sia ai livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali di competenza esclusiva
dello Stato, sia al coordinamento della finanza pubblica e della tutela della salute, oggetto di potestà
concorrente, l'intreccio e la sovrapposizione di materie non consentono di individuare una materia prevalente,
di tal che lo Stato non può esercitare la potestà regolamentare la quale è ad esso attribuita solo nelle materie
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nelle quali abbia competenza esclusiva. Corte costituzionale, sentenza 16 luglio 2012, n. 187 OFF LABEL n
Sanità - Norme della Regione Emilia Romagna - Modifica dell'articolo 36 della legge regionale 20/2006 Aggiornamento del Prontuario terapeutico regionale - Attribuzione alla Regione del potere di prevedere, a
opera della commissione regionale del farmaco, l'introduzione di farmaci anche al di fuori delle indicazioni
registrate nell'autorizzazione all'immissione in commercio (Aic), quando tale estensione consenta una
significativa riduzione della spesa farmaceutica a carico del Ssn e tuteli la libertà di scelta terapeutica da
parte dei professionisti del Ssn - Violazione della legislazione statale espressione di princìpi fondamentali della
materia "tutela della salute" - Illegittimità costituzionale. È costituzionalmente illegittimo l'articolo 35 della legge
della Regione Emilia-Romagna 22 dicembre 2009, n. 24, che introduce il comma 3-bis dell'articolo 36 della
legge della Regione Emilia-Romagna 29 dicembre 2006, n. 20, il quale attribuisce alla Regione il potere di
prevedere, in fase di aggiornamento del Prontuario terapeutico regionale e avvalendosi della Commissione
regionale del farmaco, «l'uso di farmaci anche al di fuori delle indicazioni registrate nell'autorizzazione
all'immissione in commercio, quando tale estensione consenta, a parità di efficacia e di sicurezza rispetto a
farmaci già autorizzati, una significativa riduzione della spesa farmaceutica a carico del Servizio sanitario
nazionale e tuteli la libertà di scelta terapeutica da parte dei professionisti del Ssn». È infatti evidente il
contrasto tra la norma regionale e le disposizioni statali espressione di princìpi fondamentali della materia
"tutela della salute", in quanto la norma impugnata individua condizioni diverse rispetto a quelle stabilite dal
legislatore per l'uso dei farmaci al di fuori delle indicazioni registrate nell'Aic, in particolare, laddove le
disposizioni statali circoscrivono il ricorso ai farmaci cosiddetti off label a condizioni eccezionali e a ipotesi
specificamente individuate, mentre la norma regionale introduce una disciplina generalizzata in ordine
all'indicato utilizzo dei farmaci, rimettendo i criteri direttivi alla Commissione regionale del farmaco, così
eludendo il ruolo che la legislazione statale attribuisce all'Agenzia italiana del farmaco nella materia
considerata. (In tema si vedano le citate sentenze 282/2002 e 185/1998). n Sanità - Norme della Regione
Emilia Romagna - Modifica dell'articolo 36 della legge regionale 20/2006 - Aggiornamento del Prontuario
terapeutico regionale - Introduzione di farmaci anche al di fuori delle indicazioni registrate nell'autorizzazione
all'immissione in commercio (Aic) - Ricorso del Governo - Lamentata violazione della competenza legislativa
esclusiva statale in materia di Lea e asserita disparità di trattamento - Formulazione apodittica della censura Inammissibilità della questione. È inammissibile la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 35 della
legge della Regione Emilia-Romagna 22 dicembre 2009, n. 24, che introduce il comma 3-bis dell'articolo 36
della legge della Regione Emilia-Romagna 29 dicembre 2006, n. 20, sollevata in relazione all'articolo 117,
secondo comma, lettera m), della Costituzione, in quanto la censura risulta formulata in modo generico. Il
ricorrente, infatti, ha omesso di indicare la disposizione statale contenuta nel Dpcm 29 novembre 2001
(Definizione dei Livelli essenziali di assistenza) con la quale la norma regionale risulterebbe in contrasto e si
è limitato ad affermare, in modo apodittico, che la norma impugnata «impatta negativamente sui Lea,
determinando una evidente disparità di trattamento tra gli assistiti soggetti alle sue disposizioni e il resto dei
fruitori del Ssn su scala nazionale, consentendo un evidente decremento del regime di assistenza sanitaria
riconosciuto, consistente nell'impiego improprio di medicinali». (In tema "determinazione dei livelli essenziali
delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale",
si vedano le citate sentenze 134/2006 e 88/2003). n Specialità medicinali - Prescrizione off label - Previsione di
indicazioni terapeutiche non registrate - Legge regionale che attribuisce il potere alla Regione - Contrasto con
l'articolo 117, comma 3, della Costituzione Sussiste. È illegittima, per contrasto con l'articolo 117, comma 3°,
della Costituzione, la norma regionale (nella fattispecie, l'articolo 35, della legge regionale Emilia Romagna
24/2009) che attribuisce alla Regione il potere di prevedere, in fase di aggiornamento del Prontuario
terapeutico regionale l'uso di farmaci al di fuori delle indicazioni terapeutiche registrate nell'autorizzazione
all'immissione in commercio, con finalità di risparmio della spesa farmaceutica a carico del Servizio sanitario
nazionale. Tale previsione è, infatti, in contrasto i princìpi posti dalla legislazione statale che circoscrivono il
ricorso ai farmaci off-label a condizioni eccezionali e a ipotesi specificamente individuate. Corte costituzionale,
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sentenza 12 gennaio 2011, n. 8 TICKET n Sanità - Ssn - Adeguato bilanciamento dell'esigenza del
contenimento della spesa sanitaria e della necessità di garantire il diritto alla salute a tutti i cittadini Partecipazione al costo delle prestazioni sanitarie da parte degli assistiti. In ossequio al principio per cui il
diritto alla salute spetta ugualmente a tutti i cittadini e va salvaguardato sull'intero territorio nazionale, la
spesa sanitaria deve essere gestita esclusivamente dagli organi centrali di governo. Soltanto lo Stato dispone
quindi della potestà di circoscrivere in tal senso la spesa, per mezzo dell'introduzione di ticket o con il ricorso
ad analoghe misure di contenimento. n Sanità - Legge finanziaria 2007 - Ssn - Partecipazione al costo delle
prestazioni sanitarie da parte degli assistiti - Pagamento di una quota fissa di 10 euro sulla ricetta per le
prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale - Ricorso della Regione Veneto - Lamentata interferenza
con norma di dettaglio nella materia di competenza concorrente "tutela della salute" e asserita lesione
dell'autonomia finanziaria regionale - Esclusione - Adeguato bilanciamento dell'esigenza del contenimento
della spesa sanitaria e della necessità di garantire il diritto alla salute a tutti i cittadini - Non fondatezza della
questione. Non è fondata la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 1, comma 796, lettera p), della
legge 27 dicembre 2006, n. 296, che ha introdotto, a decorrere dal 1° gennaio 2007 e fino a tempo
indeterminato, una quota fissa di 10 euro sulla ricetta, in relazione alle prestazioni di assistenza specialistica
ambulatoriale, sollevata in riferimento agli articoli 117 e 119 della Costituzione per lamentata interferenza,
con norma di dettaglio, nella materia di competenza concorrente "tutela della salute" e asserita lesione
dell'autonomia finanziaria regionale. Posto che lo scopo perseguito dal legislatore è, da una parte, quello di
evitare l'aumento incontrollato della spesa sanitaria, derivante dall'inesistenza di ogni forma di
compartecipazione ai costi da parte degli assistiti, e, dall'altra, quello di non rendere più o meno onerose nelle
diverse Regioni prestazioni che si collocano nella fascia delle prestazioni minime indispensabili per
assicurare a tutti i cittadini il godimento del diritto alla salute, la previsione di un ticket fisso uguale in tutto il
territorio nazionale (che peraltro ha avuto vigenza limitata al periodo intercorrente tra il 1° gennaio e il 20
maggio 2007) è compatibile con i princìpi costituzionali, nella considerazione bilanciata - che appartiene
all'indirizzo politico dello Stato, nel confronto con quello delle Regioni - dell'equilibrio della finanza pubblica e
dell'uguaglianza di tutti i cittadini nell'esercizio dei diritti fondamentali, tra cui indubbiamente va ascritto il
diritto alla salute. Nella specie, inoltre, l'intesa intervenuta tra Governo, Regioni e Province autonome di
Trento e di Bolzano per un patto nazionale sulla salute, condiviso dalla conferenza Stato-Regioni nella seduta
del 28 settembre 2006, cui ha fatto seguito un'ulteriore intesa (provvedimento 5 ottobre 2006, n. 2648),
stabilisce con chiarezza che i criteri di compartecipazione devono assumere carattere omogeneo. Né
potrebbe essere diversamente, giacché non sarebbe ammissibile che l'offerta concreta di una prestazione
sanitaria rientrante nei Lea si presenti in modo diverso nelle varie Regioni. n Sanità - Ssn - Partecipazione al
costo delle prestazioni sanitarie da parte degli assistiti Fissazione di un termine finale per il ticket (già previsto
nella legge finanziaria 2007) e correlata introduzione, su iniziativa regionale, di misure alternative di
partecipazione - Ricorso della Regione Veneto - Lamentata interferenza con norma di dettaglio nella materia di
competenza concorrente "tutela della salute" ovvero, in subordine, in quella del "coordinamento della finanza
pubblica" - Asserita lesione dell'autonomia finanziaria regionale e del principio di leale collaborazione, nonché
ritenuta irragionevolezza del prescritto termine finale Esclusione - Adeguato bilanciamento dell'esigenza del
contenimento della spesa sanitaria e della necessità di garantire il diritto alla salute a tutti i cittadini - Non
fondatezza della questione. Non è fondata la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 6-quater del
decreto-legge 28 dicembre 2006, n. 300, convertito, con modificazioni, dall'articolo 1, comma 1, della legge 26
febbraio 2007, n. 17, - il quale ha limitato l'applicazione della norma di cui alla lettera p) del comma 796
dell'articolo 1 della legge finanziaria 2007, «fino al 31 marzo 2007 e comunque fino all'entrata in vigore delle
misure o alla stipulazione dell'accordo di cui al comma 2 del presente articolo» - promossa, in riferimento agli
articoli 117 e 119 della Costituzione, per lamentata interferenza, con norma di dettaglio, nella materia di
competenza concorrente "tutela della salute" oltre che, in subordine, in quella del "coordinamento della
finanza pubblica", nonché per asserita lesione dell'autonomia finanziaria regionale e del principio di leale
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/10/2015
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27/10/2015
Pag. 2 N.39 - 27 ottobre 2015
DOCUMENTI
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/10/2015
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collaborazione. Posto che lo scopo perseguito dal legislatore è, da una parte, quello di evitare l'aumento
incontrollato della spesa sanitaria, derivante dall'inesistenza di ogni forma di compartecipazione ai costi da
parte degli assistiti, e, dall'altra, quello di non rendere più o meno onerose nelle diverse Regioni prestazioni
che si collocano nella fascia delle prestazioni minime indispensabili per assicurare a tutti i cittadini il
godimento del diritto alla salute, la previsione di un ticket fisso uguale in tutto il territorio nazionale (che
peraltro ha avuto vigenza limitata al periodo intercorrente tra il 1° gennaio e il 20 maggio 2007) è compatibile
con i princìpi costituzionali, nella considerazione bilanciata - che appartiene all'indirizzo politico dello Stato, nel
confronto con quello delle Regioni - dell'equilibrio della finanza pubblica e dell'uguaglianza di tutti i cittadini
nell'esercizio dei diritti fondamentali, tra cui indubbiamente va ascritto il diritto alla salute. Nella specie, inoltre,
l'intesa intervenuta tra Governo, Regioni e Province autonome di Trento e di Bolzano per un patto nazionale
sulla salute, condiviso dalla conferenza Stato-Regioni nella seduta del 28 settembre 2006, cui ha fatto seguito
un'ulteriore intesa (provvedimento 5 ottobre 2006, n. 2648), stabilisce con chiarezza che i criteri di
compartecipazione devono assumere carattere omogeneo. Né potrebbe essere diversamente, giacché non
sarebbe ammissibile che l'offerta concreta di una prestazione sanitaria rientrante nei Lea si presenti in modo
diverso nelle varie Regioni. n Sanità - Ssn - Partecipazione al costo delle prestazioni sanitarie da parte degli
assistiti Abolizione del ticket (già previsto nella legge finanziaria 2007) per il solo periodo compreso tra
l'entrata in vigore della legge di conversione del decreto legge 23/2007 e il 31 dicembre 2007 - Ricorso della
Regione Veneto - Lamentata interferenza con norma di dettaglio nella materia di competenza concorrente
"tutela della salute" ovvero, in subordine, in quella del "coordinamento della finanza pubblica" - Asserita
lesione dell'autonomia finanziaria regionale, nonché del principio di leale collaborazione - Esclusione Adeguato bilanciamento dell'esigenza del contenimento della spesa sanitaria e della necessità di garantire il
diritto alla salute a tutti i cittadini - Non fondatezza della questione. Non è fondata la questione di legittimità
costituzionale dell'articolo 1-bis del decreto legge 20 marzo 2007, n. 23, convertito, con modificazioni,
dall'articolo 1, comma 1, della legge 17 maggio 2007, n. 64 - il quale ha abrogato il comma 1 dell'articolo
6quater del decreto legge 300/2006, con conseguente abrogazione, a partire dal 20 maggio 2007 (data di
entrata in vigore della legge 64/2007 con la quale è stato convertito il decreto legge 23/2007) e fino al 31
dicembre 2007, della quota fissa sulla ricetta -, promossa, in riferimento agli articoli 117 e 119 della
Costituzione, per lamentata interferenza con norma di dettaglio nella materia di competenza concorrente
"tutela della salute" oltre che, in subordine, in quella del "coordinamento della finanza pubblica" nonché per
asserita lesione dell'autonomia finanziaria regionale e del principio di leale collaborazione. Posto che lo scopo
perseguito dal legislatore è, da una parte, quello di evitare l'aumento incontrollato della spesa sanitaria,
derivante dall'inesistenza di ogni forma di compartecipazione ai costi da parte degli assistiti, e, dall'altra,
quello di non rendere più o meno onerose nelle diverse Regioni prestazioni che si collocano nella fascia delle
prestazioni minime indispensabili per assicurare a tutti i cittadini il godimento del diritto alla salute, la
previsione di un ticket fisso uguale in tutto il territorio nazionale (che peraltro ha avuto vigenza limitata al
periodo intercorrente tra il 1° genaio e il 20 maggio 2007) è compatibile con i princìpi costituzionali, nella
considerazione bilanciata - che appartiene all'indirizzo politico dello Stato, nel confronto con quello delle
Regioni - dell'equilibrio della finanza pubblica e dell'uguaglianza di tutti i cittadini nell'esercizio dei diritti
fondamentali, tra cui indubbiamente va ascritto il diritto alla salute. Nella specie, inoltre, l'intesa intervenuta tra
Governo, Regioni e Province autonome di Trento e di Bolzano per un patto nazionale sulla salute, condiviso
dalla conferenza Stato-Regioni nella seduta del 28 settembre 2006, cui ha fatto seguito un'ulteriore intesa
(provvedimento 5 ottobre 2006, n. 2648), stabilisce con chiarezza che i criteri di compartecipazione devono
assumere carattere omogeneo. Né potrebbe essere diversamente, giacché non sarebbe ammissibile che
l'offerta concreta di una prestazione sanitaria rientrante nei Lea si presenti in modo diverso nelle varie
Regioni. Corte costituzionale, sentenza 13 giugno 2008, n. 203 (fine prima parte)
26/10/2015
Pag. 27 N.7/8 - lug/ago 2015
Pediatria Magazine
tiratura:10000
Farmaci a domicilio, servizio gratuito
Partita la sperimentazione del progetto di Federfarma relativo alla consegna dei farmaci a domicilio per le
persone impossibilitate a recarsi in farmacia. Il servizio si attiva tramite il numero verde 800 189 121.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/10/2015
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PEDIATRI IN FORMAZIONE
26/10/2015
Pag. 7 N.7/8 - lug/ago 2015
Pediatria Magazine
tiratura:10000
Trend delle prescrizioni di farmaci antipsicotici
Negli Stati Uniti prescrizioni di antipsicotici in significativa crescita per i ragazzi dai 13 ai 14 anni, mentre nei
pazienti sotto i 13 anni il dato è in decrescita. Questo quanto emerge da uno studio pubblicato dalla
prestigiosa rivista "JAMA Psychiatry". Un team di ricercatori coordinati da Mark Olfson del Department of
Psychiatry del College of Physicians and Surgeons della Columbia University di New York ha preso in esame
i dati di vendita di circa il 60% delle farmacie USA grazie all'lMS LifeLink LRx Longitudinal Prescription
database: si è riusciti così a "fotografare" per il periodo compreso fra il 2006/2010 le modalità di prescrizione
di questi farmaci. È emerso un forte incremento tra 2006 e 2010 nella prescrizione dei farmaci antipsicotici
per la fascia di età compresa tra 13 e 24 anni (si è passati dall'1,10% della popolazione adolescente all'1,19%
e dallo 0,69% allo 0,84% nei giovani adulti), mentre invece c'è stato un decremento nella prescrizione dei
farmaci antipsicotici per la fascia di età compresa tra 1 e 12 anni (si è passati dallo 0,14% allo 0,11% nei
bambini più piecoli e dallo 0,85% allo 0,80% nei bambini più grandi). Interessante sottolineare come la
prescrizione di farmaci antipsicotici sia più diffusa nei maschi che nelle femmine. •
Foto: "^ Olfson M, King M, Schoenbaum M. Treatment of Young People With Antipsychotic Medications in thè
United States. JAMA Psychiatry 2015;doi:10.1001/jamapsychiatry.2015.0500
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 27/10/2015
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Fresche STAMPA
VITA IN FARMACIA
21 articoli
27/10/2015
Pag. 8 Ed. Napoli
diffusione:289003
tiratura:424634
Chirurgia al top due interventi in emergenza agli Incurabili
GIUSEPPE DEL BELLO
DUE pazienti e due storie, quando il sistema funziona. Con la dovuta premessa che in tempi di tagli, anche
un'operazione banale, ma eseguita a regola d'arte diventa eccezionale. Ancor più raro se arriva da una
struttura che, pur tra mille difficoltà economiche, riesce a emergere.
L'ospedale è quello di Santa Maria del Popolo degli Incurabili. Già famoso per il suo patrimonio artistico
culturale con il bel museo diretto da Gennaro Risopoli, il presidio è oggi all'attenzione della cronaca per due
casi di buona chirurgia.
Il primo riguarda un'anziana di oltre 85 anni. Ha un tumore della tiroide, non può parlare e a stento respira.
Approda all'ambulatorio di Chirugia del collo, divisione diretta da Stefano Spiezia. Con la prescrizione del
medico curante si sottopone a consulenza, ma quando lo specialista la visita intuisce subito che si tratte di un
quadro clinico grave. Che necessita di un intervnto immediato per correggere una situazione anatomica
compromessa al limite della sopravvivenza. In questo caso è la trachea che, compressa dalla tiroide, è ridotta
a una fessura.
Praticamente, un tramite di pochi millimetri, giusto un soffio per respirare. Ed è così che in pochi minuti ila
paziente viene trasferito in sala operatoria dove l'équipe diretta da Spiezia e dall'aiuto Mercorelli con
l'anestesia condotta dai dottori Zanetti e Maiello, procede all'asportazione del tumore.
Finalmente liberata la trachea, l'anziana dopo 90 minuti sotto i ferri, viene trasportata in terapia intensiva per
il decorso postoperatorio e per il monitoraggio di routine. Già nei prossimi giorni, precisano i medici, le sarà
impiantata una protesi tracheale che le consentirà di respirare autonomamente senza ausilio di altre
tecnologie e, anche successivamente, di parlare.
«Andiamo avanti a vista e non sappiamo fino a quando - esprime la sua rabbia Spiezia, l'endocrinochirurgo ogni giorno c'è qualcosa che manca e che ci costringe a ridurre l'attività operatoria e assistenziale.
Ma se non si pone rimedio, qui si rischia davvero di bloccare l'attività chirurgica e di assitere sempre più alla
migrazione dei pazienti verso strutture del nord Italia».
Il secondo caso, sempre nello stesso ospedale, si riferisce a una ragazza ucraina di 35 anni. Incinta, la sua
gravidanza a termine è in pericolo per un grosso mioma che ingloba gran parte dell'utero. Di fatto, spiegano i
ginecologi, il nascituro era sotto minaccia, perché il mioma ostacolava l'accesso alla camera fetale. Anche
stavolta gli specialisti raggiungono l'obbiettivo. L'anestesia coordinata da Francesco Cirillo e l'intervento
effettuato da Nicola Colacurci e Franco Cobellis consentono prima la nascita del bimbo e, subito dopo, la
rimozione del voluminoso mioma.
REPARTO MONTELEONE Gli allievi, con la prolusione tenuta da Roberto Magri, hanno intitolato il
padiglione ortopedico a Vittorio Monteleone, ex primario al Cardarelli «Il professore può forse vantare
nell'insegnamento post-universitario sottolinea Magri - un record di pochi: tra i suoi numerosi allievi ben 23
hanno raggiunto il primariato. Nell'85 riceveva la medaglia d'oro alla Sanità Pubblica. E oggi il professore a
cui auguriamo lunga vita è qui con noi». L'EVENTO
FARMACOLOGIA Inizia oggi al Royal Continental e si conclude venerdì Il congresso della Società italiana di
Farmacologia poresieduto dal professor Francesco Rossi ( foto) "I nuovi orizzonti della ricerca: tra etica e
scienza". Tra nuovi farmaci e problemi etici ALICE-ICTUS Fino a sabato 31, A.L.I.Ce.
Italia conduce la campagna di screening della pressione arteriosa e della fibrillazione atriale nelle farmacie.
Le associazioni locali di Alice (Lotta all'ictus) saranno presenti nelle piazze del territorio con iniziative di
sensibilizzazione. CLINICA SAN MICHELE La prima sala operatoria ibrida del Mezzogiorno è stata
inaugurata ieri nella clinica San Michele di maddaloni. Alla cerimonia, nell'ambito dell'incontro dedicato alla "
Sanità in Campania oggi", ha partecipato il direttore sanitario Lucio Delli Veneri PREVENZIONE/2 Domani
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 27/10/2015
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Pianeta Sanità
27/10/2015
Pag. 8 Ed. Napoli
diffusione:289003
tiratura:424634
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 27/10/2015
81
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alle 12 all'hotel Santa Lucia parte la campagna di prevenzione I-Run 2 contro il tumore di colon retto.
Partecipano l'oncologo Fortunato Ciardiello e il manager Renato Pizzuti PREVENZIONE Si è concluso al
Nuovo Policlinico (commissario Giovanni Persico, in foto) l'incontro "Tra anoressia ed obesità il difficile
percorso di corpo e salute della donna" . L'evento si inserisce nel mese per la prevenzione di patologie
femminili e dieta L'AGENDA
Foto: L'ECCELLENZA L'ingresso dell'antico ospedale del centro storico Santa Maria del Popolo degli
Incurabili
27/10/2015
Pag. 9 Ed. Milano
diffusione:289003
tiratura:424634
Svaligiava le farmacie per pagare il debito di 3mila euro ai videpoker
Dalla laurea in marketing alla passione malata per i videopoker, cacciato dai genitori e costretto a vivere dalla
nonna, a Cernusco. Inseguito da un debito di 3mila euro, il 29enne S.G., incensurato, si era improvvisato
rapinatore di farmacie: cinque assaltate tra il 5 e il 19 ottobre, a Pessano con Bornago, Carugate, Vaprio e
Basiano, mascherato da fazzoletto e cappuccio e armato di revolver finto e spray al peperoncino (mai usato).
Oltre 2mila euro di bottino e, in un caso, un «grazie» alla vittima prima della fuga. Giovedì scorso i carabinieri
di Vimercate lo hanno seguito fino ad Agrate e arrestato dopo la rapina (600 euro) alla sesta farmacia:
«Sarebbe stata l'ultima», ha ammesso S.G.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 27/10/2015
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VIMERCATE
27/10/2015
Pag. 10 Ed. Napoli
diffusione:289003
tiratura:424634
L'inutile allarmismo contro i vaccini
Giuseppe Borzacchiello università di Napoli Federico II In questi giorni si parla molto di vaccini e del fatto che
alcuni decidono di non far vaccinare i propri figli. Pratica molto pericolosa in quanto non solo mette a rischio il
soggetto che non si vaccina, ma può favorire il ritorno di pericolose malattie infantili tra queste il morbillo. Ma
come mai si decide di non far vaccinare i bambini? Non è facile rispondere. In primo luogo ancora si sostiene
che vaccinare può predisporre all'autismo.
Niente di più falso! Il legame autismo-vaccini fa riferimento ad una teoria elaborata dal dottor Wakefield,
medico inglese, il quale, in uno studio pubblicato nel 1998 su un'importante rivista medica, correlò
l'insorgenza di disturbi dell'apprendimento con il vaccino trivalente. La truffa combinata dal dottor Wakefield è
stata ampiamente scoperta, il lavoro scientifico ben presto ritirato ed il medico è stato radiato dall'albo
professionale. Dunque, una prima risposta è da ricercare nell'ignoranza della truffa combinata ad arte. Solo
questo? Certamente no. Molti ancora ritengono che sia pericoloso vaccinare perché la pratica non è sicura al
100%. Certo questo è vero, ma solo raramente capita che i vaccini possano dare degli effetti collaterali. Però
tutto ciò ha a che fare con le pratiche mediche in generale e con la ricerca della certezza. Dunque, un motivo
più profondo.
È bene chiarire che qualsiasi dispositivo medico diagnostico, terapeutico o profilattico prima di essere
autorizzato viene sperimentato. E ciò naturalmente riguarda anche i vaccini. La sperimentazione è una
pratica che ci permette di valutare l'efficacia del farmaco valutando i suoi effetti nel prevenire (vaccino) o
curare una malattia rispetto ad una somministrazione placebo (leggi acqua e zucchero). Una medicina viene
dunque considerata "sicura" quando la sua efficacia è superiore al placebo. È chiaro che la sperimentazione,
per quanto corretta, non può ridurre la variabilità dei singoli individui. Pertanto, può capitare che in qualche
caso il dispositivo "non funzioni".
Questo però non è un buon motivo per rinunciare. Anzi, la ricerca in campo vaccinologico oggi si è molto
ampliata e la frontiera è rappresentata da vaccini in grado di prevenire infezioni virali (papillomavirus) che
contribuiscono all'insorgenza di tumori, quali ad esempio quello della cervice uterina della donna. In
conclusione, i vaccini rappresentano uno delle più geniali ed utili conquiste della medicina. Grazie alle
pratiche vaccinali si sono debellate malattie epidemiche che mietevano vittime in tutto il mondo, si vive meglio
e più a lungo. Attaccare e demonizzare l'uso dei vaccini è sintomo di una scarsa cultura scientifica che finisce
per generare inutili e dannosi allarmismi.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 27/10/2015
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Le opinioni
27/10/2015
Pag. 1 Ed. Torino
diffusione:289003
tiratura:424634
Città della Salute a rischio tutela
IL Piemonte dovrebbe presto uscire dal piano di rientro. In compenso, ad entrarci potrebbero essere i suoi
ospedali, aziende ospedaliere e Irccs, che non hanno conti in equlibrio fra ricavi e spese. Il provvedimento è
incluso in un articolo della legge di stabilità. Nella nostra Regione a rischio è la Città della Salute, che da un
lato è fra i tre migliori ospedali italiani per qualità ma ha un disavanzo di 30 milioni con un ripianamento di 150
milioni. SARA STRIPPOLI A PAGINA II SE a fine novembre il Tavolo Massicci darà il via, il Piemonte uscirà
finalmente dal piano di rientro. In parallelo, però, a fine marzo 2016, ad essere sottoposti ad essere marcati
stretti dal ministero potrebbero essere i suoi grandi ospedali, ma solo quelli in situazione di disequilibrio fra
costi e ricavi. Una possibilità più che concreta visto che sta scritta nero su bianco all'articolo 30 del testo della
manovra sulla sanità che si trova all'interno della legge di stabilità. Entro fine anno, se arriverà l'approvazione,
la Città della Salute, l'azienda che più di tutte in Piemonte è in condizione di disequilibrio con 180 milioni di
differenza in negativo fra ricavi e spese, potrebbe essere nell'elenco. L'aspetto che suona un po'assurdo è
che allo stesso tempo la Città della Salute è uno dei migliori ospedali italiani per qualità dell'offerta sanitaria:
al terzo, massimo quarto posto in Italia preceduto solo da colossi come il Gemelli. Un riconoscimento non
sufficiente per avere sconti, anche se, sul fronte opposto, ad entrare in piano di rientro sono anche gli
ospedali che pur essendo in equilibrio, sono scarsi in qualità. Il controllo arriva anche per «il mancato rispetto
dei parametri relativi a volumi, qualità ed esiti delle cure». In un caso o nell'altro, insomma, le aziende
ospedaliere, universitarie o Irccs sono inseriti nella lista dei controllati speciali.
«Entro il 31 marzo - si legge le Regioni individuano gli enti che presentano una o entrambe le condizioni». I
dati presi in considerazioni sono quelli relativi al 2014.
Il meccanismo messo a punto all'interno della manovra di spending review studiata dal commissario Yoram
Gutgeld e bollato "efficentamento della spesa sanitaria", in realtà pare piuttosto semplice: se le spese
superano i ricavi di una somma superiore al 10 per cento, all'azienda si impone l'obbligo del rientro. Per la
Città della Salute, ad esempio, che vanta ricavi propri per 500 milioni (dai ricoveri, alle prestazioni in day
hospital, dall'attività ambulatoriale alla diagnostica al File F per i farmaci alle donazioni) e 200 milioni di
entrate date dalla Regione per funzioni importanti che non possono generare ricavi (pronto soccorso, centro
trapianti per fare due esempi), il bilancio pesa ancora a sfavore, perchè la spesa in realtà si attesta attorno ai
900milioni.
Il testo per ora non indica la modalità per aiutare l'azienda ad uscire dalla situazione critica, la scelta è
delegata ad un decreto applicativo successivo. Si immagina però una verifica puntuale con l'assessorato
guidato da Antonio Saitta e con il ministero. Più che l'arrivo di un commissar, un "affiancamento" magari con
una società di consulenza, spiega la senatrice Pd e componente della commissione sanità Nerina Dirindin. Il
periodo di osservazione dura tre anni. Se le difficoltà non vengono superate il direttore potrebbe decadere.
«Che si mettano sotto controllo le grandi aziende è fondamentale e positivo - commenta Dirindin - prima di
fare una valutazione tuttavia dobbiamo capire come questo controllo sarà attuato.
Forse negli anni passati le Regioni non hanno fatto abbastanza ma in ogni caso si tratta di un ulteriore
indicatore della strategia di centralizzazione».
SOTTO TUTELA Il direttore generale Zanetta rimarrebbe al suo posto, spiega Nerina Dirindin (nella foto) ma
sarebbe affiancato per tre anni da esperti esterni I TEMPI L'intervento del governo potrebbe partire da marzo
2016 e durare fino ai primi mesi del 2019, poi se i conti fossero a posto tutto tornerà nomale I PUNTI IL
MECCANISMO Nella spendig review varata da Gutgeld è previsto che se in un ospedale le spese superano
del 10 per cento gli introiti allora si mette l'ente in piano di rientro
Foto: L'OSPEDALE L'ingresso delle Molinette ospedale che è il fulcro della Città della salute (sopra) e qui a
fianco Yohan Gutgeld il commissario nominato dal premier Matteo Renzi per la spendig review
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 27/10/2015
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PROMOSSI I CONTI DELLA REGIONE, ORA POTREBBE TOCCARE AGLI OSPEDALI
27/10/2015
Pag. 43 Ed. Roma
diffusione:135752
tiratura:185831
Rapina farmacia , inseguito e arrestato
Armato di coltello è entrato in una farmacia di via Portuense minacciando i dipendenti e dopo essersi fatto
consegnare il denaro contante è scappato a bordo di un'automobile. Ma la fuga interrotta dagli agenti della
Polizia di Stato del Commissariato San Paolo che lo hanno intercettato e bloccato dopo pochi minuti,
recuperando anche il "bottino" del colpo, circa 550 euro. L'episodio è accaduto ieri mattina, quando le vittime
della rapina hanno chiamato il "113" fornendo la descrizione dell'autore anche ai poliziotti intervenuti sul
posto. Gli agenti hanno effettuato una battuta di tutta la zona, riuscendo ad individuarlo poco distante. Ne è
nato un inseguimento protrattosi per alcuni chilometri sino a via Antonio Sogliano, a Bravetta, dove l'uomo è
stato bloccato. Identificato per S.F., 39enne romano, il malvivente è stato trovato in possesso del denaro
appena rapinato e del coltello utilizzato per minacciare le vittime.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 27/10/2015
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Portuense
27/10/2015
Pag. 37 Ed. Ostia
diffusione:135752
tiratura:185831
A Ladispoli addio ai raccoglitori dei medicinali scaduti. Il comune ha infatti annunciato che entro la settimana
saranno rimossi tutti i contenitori davanti alla farmacie a causa del ripetersi degli episodi di inciviltà e
vandalismo. Nonostante gli appelli, infatti, da tempo nei raccoglitori sono gettati rifiuti di ogni genere e spesso
i medicinali scaduti sono lasciati all'esterno dei contenitori, dispersi sui marciapiede. Creando comprensibili
problemi di sicurezza. Senza dimenticare gli atti di teppismo contro i raccoglitori, spesso scaraventati in terra.
Il comune ha annunciato che i cittadini potranno conferire le medicine scadute presso l'isola ecologica di via
Roma. A Ladispoli stessa sorte avevano avuto i raccoglitori dei vestiti usati che l'amministrazione aveva
dovuto rimuovere dalle strade dopo che più volte erano stati danneggiati e perfino dati alle fiamme.
G.Pal.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 27/10/2015
86
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Stop ai raccoglitori dei farmaci scaduti
27/10/2015
Pag. 37 Ed. Civitavecchia
diffusione:135752
tiratura:185831
L'INNOVAZIONE
Anche Civitavecchia sta salutando senza troppi problemi la vecchia ricetta rosa, in via di sostituzione con
quella elettronica. Secondo i dati raccolti - nei primi 20 giorni dall'entrata in vigore della nuova normativa - da
parte della società regionale Lait (incaricata anche di curare l'esecutività del progetto) nell'Asl Roma F si sono
già adeguati il 63,48% dei medici e il 95% delle farmacie. Nella provincia di Roma, solo all'Asl Roma D (OstiaPortuense), dove si arriva al 100% delle farmacie e il 67% dei medici. La città più virtuosa del Lazio per ora è
Viterbo, che ha iniziato la sperimentazione con mesi di anticipo: 97,50% dei dottori e il 97% dei farmacisti.
Dati nettamente superiori alla media regionale che è 90% per le farmacie e 40% dei medici. Secondo il
cronoprogramma della Regione, la ricetta cartacea dovrebbe scomparire entro la fine dell'anno per essere
definitivamente sostituita da quella elettronica anche per la specialistica. Il progetto permette notevoli
risparmi, che la Pisana ha già notato in questi primi 20 giorni a fronte di oltre 1milione e 600mila ricette
emesse. C'è però ancora la possibilità di migliorare e risparmiare ancora. Ora infatti quando il medico
prescrive un farmaco con la ricetta, carica la richiesta sulla tessera sanitaria e stampa il codice da presentare
in farmacia. Proprio quest'ultimo è il passaggio che si punta ad eliminare, facendo comunicare direttamente
medico e farmacista attraverso il computer nel sistema Sogei. All'utente, dunque, sarà sufficiente avere solo
la sua tessera sanitaria per poter avere il medicinale prescritto. Da segnalare che Zingaretti ha anche
evidenziato come nel rapporto Agenas i risparmi della ricetta elettronica abbiano già permesso al Lazio di
finire tra le regioni più virtuose sui tagli agli sprechi.
Ciro Imperato
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VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 27/10/2015
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Ricetta elettronica, gli operatori si stanno adeguando
27/10/2015
Pag. 3 Ed. Milano
diffusione:85021
tiratura:120193
Vimercatese L'uomo, laureato e incensurato, è stato bloccato all'ultimo colpo: aveva finito di saldare il debito
Pierfranco Redaelli
Per pagare i debiti accumulati giocando con i videopoker si era trasformato in un rapinatore seriale delle
farmacie del Vimercatese (Monza). Dopo giorni di pedinamenti, i carabinieri della compagnia di Vimercate
hanno arrestato un ventinovenne incensurato, laureato in marketing, residente a Roncello, ma abitante con la
nonna a Cernusco sul Naviglio. Il primo colpo il 9 ottobre scorso in una farmacia di Carugate, quindi a Vaprio,
a Pessano, a Basiano, sino all'ultimo ad Agrate dove, dopo essersi impossessato di circa 600 euro, è stato
bloccato con una pistola giocattolo ancora in pugno e con uno spray urticante mentre cercava di dileguarsi
dai militari che lo stavano aspettando. Sempre identico il copione: il giovane a bordo della sua Bmw
individuava dove effettuare il colpo. Con una bandana che nascondeva il volto, il cappuccio della felpa in
testa faceva irruzione nelle farmacie e obbligava i titolari a consegnargli il contante. Rapine che hanno
sempre reso circa 500 euro. Quando - dopo la rapina di Agrate - è stato circondato dai carabinieri, il giovane
ha confessato che quella sarebbe stato l'ultimo colpo: infatti con quella cifra aveva finito di saldare il debito
accumulato giocando con le "macchinette mangiasoldi". È in carcere a Monza in attesa del processo.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 27/10/2015
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Perdente al videopoker, rapinava farmacie
27/10/2015
Pag. 35 Ed. Milano
Renzi regala ai lombardi 2,7 miliardi di tasse
Maroni: deluso per tagli lineari e assenza dei costi standard. Il Carroccio: subito il referendum per l'autonomia
FABIO RUBINI
Le scelte del governo sulla composizione della legge di stabilità dovevano essere un primo, importante,
passaggio verso quel dialogo Roma-Milano che avrebbe dovuto garantire alla Lombardia maggiore
autonomia e contemporaneamente scongiurare (soprattutto da parte del Pd) il referendum annunciato per la
prossima primavera. Bene, il primo step per Maroni e i suoi è stato assai deludente. Tanto da mettere a
rischio l'apertura stessa del tavolo di trattative col governo. «Purtroppo - ha spiegato ieri il governatore
lombardo si è deciso di proseguire sulla strada dei tagli lineari in base alPil e al numero degli abitanti. Criteri
che ci penalizzano e mi spiace che la decisione annunciata dal presidente Renzi di introdurre i costi standard
non abbia poi trovato conferma nella legge di stabilità. Mi auguro che il dibattito parlamentare possa
apportare alla legge le giuste correzioni». Che questa impostanzione abbia come unico risultato quello di
avvicinare il referendum sull'autonomia lombarda lo conferma anche Massimiliano Romeo, capogruppo del
Carroccio al Pirellone: «Prima il taglio di 1,8 miliadi sulla sanità lombarda, poi l'assenza nella legge di stabilità
del criterio dei costi standard. Questi sono i segnali che confermano il grande bluff del Pd e di Renzi. Per
questo - chiude Romeo - dico: avanti col referendum, senza indugi». Le scelte di Renzi, euro più euro meno,
rischiano di costare ai cittadini lombardi circa due miliardi e settecento milioni di euro di tasse in più. Il conto è
presto fatto se si consedera che la legge di stabilità contiene al suo interno nuove tasse per 12,1 miliardi e
che la Lombardia contribuisce al Pil nazionale per il 22%. Fortunatamente per i lombardi la Regione ha i conti
apposto «con un residuo fiscale di 54 miliardi e una crescita prevista per il 2016 del 2%» ha ricordato ieri
Maroni. Questo vuol dire che, salvo nuove sforbiciate governative, ancora per il prossimo anno i danni relativi
ad aumenti e conseguenti tagli nell'erogazione di risorse dovrebbero essere limitati. In caso contrario a
soffrirne sarebbero soprattutto comparti importanti come quello della Sanità e dei servizi alla persona e del
trasporto pubblico. «Per fortuna siamo stati previdenti e il bilancio tiene - fanno sapere dal Pirellone - ma
avanti di questo passo prima o poi non riusciremo più a sopperire con le nostre risorse ai continui tagli
centrali». Al momento pare che i principali provvedimenti in materia sanitaria siano salvi e che, ad esempio,
da Palazzo Lombardia non arriverà l'ordine di alzare i ticket o altre tasse. Chiaro però che questa
impostazione della legge di stabilità punisce le regioni virtuose e rischia di mandare in default quelle con i
bilanci traballanti. Anche per questo ieri Maroni, ha approfittato della presenza del ministro dell'Economia
Giancarlo Padoan all'assemblea generale di Assolombarda, per rivolgergli un appello: «L'Unione europea ci
ha appena premiato per la nostra virtuosità. E lo ha fatto assegnandoci 4 miliardi di euro di fondo comunitari
per il settennato 2014-2020, il 60% in più rispetto a quelli dei sette anni precedenti. Spero che anche il
governo italiano si renda conto della nostra virtuosità e studi un sistema di premialità per quelle regioni che
hanno i conti in ordine».
::: IL CASO I CONTI L'assessore all'Economia di Regione Lombardia, Massimo Garavaglia, dopo aver
studiato la legge di stabilità del governo annuncia: «Altro che taglio delle tasse, qui ce ne sono 12,1 miliardi in
più» LE ACCUSE Da Palazzo Lombardia l'accusa rivolta al premier Matteo Renzi e al ministro dell'Economia
Giancarlo Padoan è quella di non aver introdotto nella legge di stabilità i costi standard e di aver scelto quali
criteri il Pil e il numero di abitanti. Due parametri che penalizzano fortemente Regione Lombardia STANGATA
Dei 12,1 miliardi di tasse in più, circa 2,7 miliardi peseranno sulle tasche dei cittadini lombardi. Al momento i
conti della Regione dovrebbero scongiurare l'aumento dei ticket e di altri servizi, ma è chiaro che di anno in
anno la situazione si fa sempre più dura CONSULTAZIONE Questa scelta del governo, però, rischia
seriamente di compromettere il tavolo MilanoRoma per provare a scongiurare il referendum sull'autonomia
lombarda
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 27/10/2015
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I nuovi prelievi della legge di stabilità
27/10/2015
Pag. 35 Ed. Milano
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 27/10/2015
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«Purtroppo il governo ha deciso di proseguire sulla strada dei tagli lineari in base al Pil e al numero
degli abitanti. Criteri che ci penalizzano e mi spiace che Renzi, dopo averlo promesso, non ha
applicato i costi standard ROBERTO MARONI
Foto: Il governatore della Lombardia Maroni e il presidente del Consiglio Renzi [Fotogramma]
27/10/2015
Pag. 8 Ed. Modena
diffusione:113338
tiratura:156629
«I CRITERI di stima utilizzati per determinare il valore della quota di azioni delle Farmacie comunali messe in
vendita sono stati illustrati in Commissione consiliare. Non eravamo al corrente, fino alla pubblicazione sulla
stampa, dell'esistenza di una perizia che indicava una cifra nettamente inferiore, tuttora non ne siamo in
possesso e non conosciamo i criteri che sono stati usati. Non è dunque possibile fare un confronto con la
stima effettuata da noi». Lo ha affermato l'assessora al Bilancio Ludovica Carla Ferrari che ha specificato che
«la procedura scelta per la vendita, un'asta a evidenza pubblica, è, per sua natura, quella che garantisce la
massima partecipazione da parte di una pluralità di soggetti». L'aggiudicazione provvisoria delle 2.186 azioni
oggetto della vendita, pari al 17,48 per cento del capitale sociale di Farmacie comunali Spa, è avvenuta a
favore di Finube Spa, che ha offerto un prezzo di 6 milioni 900 mila euro, con un rialzo di 102 mila 633 euro
sulla base d'asta. La cessione delle azioni, prevista dal Comune in sede di Bilancio per finanziare una parte
del Piano degli investimenti, porta la quota del Comune in Farmacie comunali al 33,4 per cento. Chiedendo la
trasformazione in interpellanza, Andrea Galli (FI) ha sostenuto che «con l'acquisto delle azioni, Finube, già
proprietaria del 49 per cento di Farmacie comunali, ha azzerato il valore della quota di azioni rimaste in mano
al Comune, diventate invendibili. Di fatto, è come se Finube avesse pagato per acquisire un premio di
maggioranza. Tutti avevamo sottovalutato l'interesse che questa società poteva avere per le farmacie
comunali, che comunali non sono più perché ne abbiamo dato la gestione in monopolio a un soggetto
privato».
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 27/10/2015
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Farmacie comunali «vendita aperta a più soggetti»
27/10/2015
Pag. 14 Ed. Ancona
diffusione:113338
tiratura:156629
Addio ad Avitabile, chiesa gremita di colleghi
- SENIGALLIA - TANTE persone hanno salutato ieri pomeriggio per l'ultima volta nella chiesa di Santa Maria
della Neve al Portone il dottor Armando Avitabile, decano dei farmacisti senigalliesi morto ad 84 anni. Molti i
colleghi arrivati da ogni parte della regione, a conferma di quanto fosse conosciuto ed apprezzato il dottor
Avitabile. Farmacisti senigalliesi, ma anche consiglieri e rappresentanti dell'Ordine provinciale. Tra i presenti
però anche tantissimi senigalliesi, clienti affezionati della Farmacia Avitabile, da una quarantina di anni
presente in città. Persone che si rivolgevano al dottor Avitabile è da lui avevano sempre una risposta con
gentilezza e disponibilità. Ancora, i soci del Lions club con i quali il farmacista aveva condiviso un proficuo
rapporto legato ad interventi sociali sul territorio. A rendere l'estremo omaggio al dottor Avitabile, anche
persone arrivare da Castelplanio, dove il farmacista era nato e da Serra San Quirico dove nel 1966 Avitabile
aveva aperto la prima farmacia, prima di trasferirsi a Senigallia. Tutti si sono stretti attorno alla moglie
Marianna, ai figli ed agli altri familiari manifestando il loro cordoglio e la partecipazione al lutto.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 27/10/2015
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IL FUNERALE IL DOTTORE E' MORTO A 84 ANNI
27/10/2015
Pag. 14 Ed. Macerata
diffusione:113338
tiratura:156629
«SE LA REGIONE non chiude la farmacia comunale n. 6 mi vedrò costretto a presentare un esposto alla
Corte dei Conti per il danno erariale seguito alla sconsiderata apertura e sarò costretto a denunciare la
mancata applicazione della normativa». Ottavio Brini (FI) insiste nella battaglia contro il presidio 6 che è sub
judice da parte della Regione dove è stato aperto un procedimento di verifica sulla regolarità della
collocazione, in riferimento alla obbligatorietà di stare all'interno di un centro commerciale e di rispettare la
distanza minima da altre farmacie. Dopo le controdeduzioni del presidente delle Farmacie Carlo Centioni, la
Regione si è presa altri 60 giorni di tempo per decidere. Brini intanto ha annunciato esposti e denunce in una
lettera inviata al presidente della Regione, al direttore generale dell'Asur e ai carabinieri.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 27/10/2015
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«Quella farmacia va chiusa subito» Brini verso l'esposto per danno
erariale
27/10/2015
Pag. 13
diffusione:48518
tiratura:74334
Perde tutto al gioco, si indebita e fa sei rapine per recuperare i soldi
ANTONIO CACCAMO
di ANTONIO CACCAMO - AGRATE BRIANZA - VITTIMA del vizio del gioco, si indebita e per restituire i soldi
comincia a rapinare le farmacie. In tutto sei colpi messi a segno nel mese di ottobre andando in giro con una
Bmw serie 3 grigia. L'ultimo, nella farmacia comunale di Agrate Brianza, gli è stato fatale. I carabinieri della
Compagnia di Vimercate, che gli stavano dietro da giorni, lo hanno arrestato quando ha messo piede fuori
con in tasca i 600 euro di bottino. Lui ha confessato che sarebbe stata l'ultima rapina della sua vita poiché
con i 600 euro (uniti ai 2.100 già rubati) avrebbe ripagato il debito contratto a causa del vizio del gioco.
Perché G.S. di Cernusco sul Naviglio, 29 anni, incensurato, una laurea in marketing, è diventato un
rapinatore seriale proprio per colpa delle macchinette che promettono vincite e invece rovinano spesso la vita
della gente: sono quasi 200 i giocatori incalliti in cura nei centri dell'Asl di Monza e Brianza. L'escalation di
rapine comincia il 5 ottobre, quando con cappuccio in testa della felpa e pistola entra nella farmacia comunale
di Carugate portando via 400 euro. Il 9 ottobre stessa storia a Carugate, sempre in una farmacia comunale:
bottino 300 euro. Il 12 si fa vivo a Vaprio d'Adda (sempre una farmacia comunale) per rapinare 400 euro, il 17
a Pessano con Bornago (500 euro), e il 19 di Basiano, stavolta in una farmacia privata (500 euro). Partono le
indagini. I sospetti dei carabinieri, che visionano anche le immagini di alcune telecamere, si concentrano sul
giovane. Il 22 ottobre i militari si appostano in abiti civili e auto civetta sotto la sua casa. ALLE 17 lo vedono
salire sulla Bmw e da qual momento comincia il pedinamento. Passa da Carugate, Cavenago Brianza,
Caponago, Ornago, Bellusco e Vimercate. A Ornago parcheggia l'auto in via Manzoni e va fino al negozio di
medicinali, guarda dentro ma, forse poco convinto di potere fare il colpo, risale in macchina e riparte. Si ferma
infine ad Agrate, in via Lecco. Da lì raggiunge a piedi l'ennesima farmacia. I carabinieri lo vedono
nascondersi il volto con una bandana bianca e mettersi in testa il cappuccio della felpa. Alle 18.35 estrae la
pistola dalla tasca sinistra del giubbotto ed entra. Quando esce, due minuti dopo, lo bloccano e lo disarmano.
In tasca ha 600 euro appena sfilati al farmacista. I militari scoprono che la pistola usata per le rapine è
un'arma giocattolo (priva di tappino rosso), ma del tutto simile per dimensione e forma a una vera. In tasca ha
anche uno spray al peperoncino.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 27/10/2015
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AGRATE BRIANZA UN BANDITO INSOSPETTABILE DI 29 ANNI
27/10/2015
Pag. 5 Ed. Milano
diffusione:48518
tiratura:74334
Rapina farmacie per ripagare i debiti di gioco
- CERNUSCO SUL NAVIGLIO - VITTIMA del vizio del gioco, si indebita e per restituire i soldi comincia a
rapinare le farmacie. In tutto sei colpi messi a segno nel mese di ottobre andando in giro con una Bmw serie
3 grigia. L'ultimo, nella farmacia comunale di Agrate Brianza, gli è stato fatale. I carabinieri della Compagnia
di Vimercate, che gli stavano dietro da giorni, lo hanno arrestato quando ha messo piede fuori con in tasca i
600 euro di bottino. LUI ha confessato che sarebbe stata l'ultima rapina della sua vita poiché con i 600 euro
(uniti ai 2.100 già rubati) avrebbe ripagato il debito contratto a causa del vizio del gioco. Perché G.S. di
Cernusco sul Naviglio, 29 anni, incensurato, una laurea in marketing è diventato un rapinatore seriale per
colpa delle macchinette che promettono vincite e invece rovinano spesso la vita della gente. L'escalation di
rapine comincia il 5 ottobre, quando con cappuccio in testa della felpa e pistola entra nella farmacia comunale
di Carugate portando via 400 euro. Il 9 ottobre ancora a Carugate, sempre in una comunale: bottino 300
euro. Il 12 si fa vivo a Vaprio d'Adda (sempre una farmacia comunale) per rapinare 400 euro, il 17 a Pessano
con Bornago (500 euro), e il 19 a Basiano, stavolta in una farmacia privata (500 euro). Partono le indagini. I
sospetti dei carabinieri, che visionano le immagini di alcune telecamere, si concentrano sul giovane. Il 22
ottobre i militari si appostano in abiti civili e auto civetta sotto la sua casa. Alle 17 lo vedono salire sulla Bmw
e da qual momento comincia il pedinamento. A Ornago parcheggia in via Manzoni e va fino al negozio di
medicinali, guarda dentro ma poi risale in macchina e riparte. Si ferma infine ad Agrate, in via Lecco. Da li
raggiunge a piedi l'ennesima farmacia. I CARABINIERI lo vedono nascondersi il volto con una bandana
bianca e mettersi in testa il cappuccio. Alle 18.35 estrae la pistola dal giubbotto ed entra. Quando esce, lo
bloccano e lo disarmano. In tasca ha 600 euro. I militari scoprono che la pistola è un'arma giocattolo (priva di
tasto rosso), ma del tutto simile a una vera. In tasca ha anche uno spray al peperoncino. Antonio Caccamo
[email protected]
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 27/10/2015
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CERNUSCO IN UN SOLO MESE HA MESSO A SEGNO SEI COLPI NEI COMUNI DELLA MARTESANA
27/10/2015
Pag. 2 Ed. Como Lecco
diffusione:48518
tiratura:74334
Nuova farmacia in via Baracca Però la decisione divide l'Ordine
- LECCO - IL QUARTIERE del Caleotto avrà una sua farmacia. Troverà posto in via Baracca nei pressi della
chiesa parrocchiale. Si tratta di una nuova ubicazione vista anche la trasformazione del quartiere ricco e che
oggi conta oltre quattro mila abitanti. Ci sono voluti tre anni ma la graduatoria dei professionisti che potranno
aprire una nuova farmacia in Lombardia si è conclusa. Fra i nuovi punti vendita farmaci quella di via Baracca
che si trova nei 10 punti che potranno essere aperti in provincia di Lecco. In città esistono 14 farmacie per un
totale di oltre 48.000 abitanti. In città chi vive invece le difficoltà dell'ubicazione è la farmacia Cuzzocrea che
si trova sulla vecchia strada per la Valsassina in località Malavedo. Una volta trafficata prima della
realizzazione della nuova statale 36. A suo tempo la titolare aveva preso la decisione di un si trasferimento in
città. Decisione che non trova concordi né l'Ordine dei Farmacisti né quella dell'Asl ma lasciando però aperta
una porta: quella della decisione della Regione Lombardia Gianni Riva
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 27/10/2015
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LECCO
27/10/2015
Pag. 3 Ed. Livorno
diffusione:88274
tiratura:127149
La gestione delle farmacie comunali finisce alla Corte dei Conti
E' STATA INOLTRATA alla Procura regionale della Corte dei conti per la Toscana la lettera di Sergio Landi,
della Lega Nord di Livorno sulla gestione delle farmacie comunali. La Lega di Livorno, infatti, ha fatto proprio
il documento del settembre 2014 di un gruppo di cittadini al Sindaco ed al Consigli ovvero «o c'è efficienza e
capacità di gestione ed inventiva ( nello sviluppo in settori affini e piu' redditivi) o la vendita delle farmacie
comunali diventa non una opzione ma una necessità per non far pagare ai livornesi oltre al costo dei farmaci
anche il costo del debito» si legge nella nota della Lega. «Pare invece che al primo piano di Palazzo Civico
sia in voga il gioco "Manager come birilli". Le partecipate più disastrate (FarmaLi, Aamps, Spil) sono diventate
il terreno di nomine e revoche di Amministratori senza programmi. E' il caso delle Farmacie comunali, settore
dove tutti guadagnano, eccetto il pubblico non certo per spiccato servizio "sociale" se non si intende tale
quello svolto gratuitamente e senza contratto con l'Asl e senza autorizzazione della Corte dei Conti». NEL
SETTEMBRE 2014 (prot. 85356) il documento richiamato «segnalava cinque problemi ed altrettante cinque
vie di uscita dai bilanci disastrosi senza che ancora oggi vi sia una risposta chiara, concreta, credibile». Landi
attacca: «Nel dormiveglia generale dei consiglieri se ne occupò solo Marco Cannito. Ma ad oggi vi è stato
solo il consueto make up di bilancio per imbellettare la perdita 2014». IL LEGHISTA continua: «E' passato un
anno e ciò che cambia è solo l'Amministratore unico con un altro attingendo dal pozzo dei curricula senza
che la proprietà prigioniera della ideologia "pubblico è meglio" sia in grado o di dare all'Amministratore potere
pieno come prevede peraltro il Codice Civile a tutela della continuità di impresa e del patrimonio o di indicargli
obbiettivi di risanamento e di recupero di redditività sui quali misurare il proprio risultato ed il risultato della
azienda pubblica». Sergio Landi chiude il suo intervento: «Staremo a vedere se oltre al solito Cannito sul
Consiglio Comunale suonerà finalmente la sveglia».
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 27/10/2015
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FARMALI L'ATTACCO DI LANDI DELLA LEGA: «IN QUESTO SETTORE TUTTI GUADAGNANO TRANNE
IL PUBBLICO»
27/10/2015
Pag. 11 Ed. Lucca
diffusione:88274
tiratura:127149
Va all'asta la farmacia di Marlia
VA ALL'ASTA la farmacia di Marlia, insieme all'intero blocco di 34 ambulatori con medici generici e
specialistici che si trova nel medesimo edificio in viale Europa 313. I beni fanno infatti parte del fallimento del
gruppo Lemmi, che è stato smembrato pezzo per pezzo. La base d'asta che interessa l'intero pacchetto, non
frazionabile, dovrebbe collocarsi intorno a 3 milioni e 200mila euro. L'appuntamento è fissato per il 23
novembre in tribunale davanti al dottor Giacomo Lucente. La domanda per partecipare alla gara deve essere
depositata in cancelleria fallimentare del tribunale entro il 20 novembre, con il 10% di caparra. Curatore
fallimentare per quanto riguarda la farmacia è il dottor Enrico Stefanelli, mentre per gli studi medici è il dottor
Claudio Del Prete, ma saranno accettate offerte solo per tutto l'immobile. ANCHE se la cifra superiore ai tre
milioni di euro come base d'asta appare alquanto impegnativa, in realtà si tratta di un'occasione che potrebbe
attirare molti potenziali acquirenti. Un affare, insomma, per chi ha disponibilità economica. Sia perché la
farmacia di Marlia è ben avviata da anni, sia perché gli stessi studi medici ospitati nell'edificio garantiscono un
binomio interessante sotto il profilo dell'investimento economico. Non resta che attendere, dunque, per
vedere chi si presenterà con un'offerta adeguata. NEL MESE di aprile erano state già vendute all'asta la
farmacia di Castelnuovo Garfagnana per 2 milioni e 577mila euro, e quella di Gallicano, per 1 milione e
200mila, le cui procedure erano state curate dal dottor Claudio Del Prete. Anche altre farmacie della galassia
Lemmi sono in attesa di essere vendute con una riproposizione e un nuovo prezzo di base, dopo che la prima
asta nel mese di aprile non era andata buon fine. P.Pac.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 27/10/2015
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TRIBUNALE IL 23 NOVEMBRE DAL GIUDICE: PREZZO BASE 3 MILIONI E 200MILA EURO
27/10/2015
Pag. 9 Ed. Massa Carrara
diffusione:88274
tiratura:127149
I materiali per l'assistenza a Monterosso
I MATERIALI per l'assistenza integrativa (pannoloni, supporti medici, garze), saranno disponibili non più a
Sant'Antoni, ma nei locali della farmacia dell'ospedale a Monterosso. L'Asl informa che il trasferimento sarà
definitivo dal 2 novembre. Si tratta dei trasferimenti delle strututre e dei servizi in vista dell'apertura del Nuovo
ospedale delle Apuane la cui inaugurazione è prevista per il 15 novembre. L'ultimo giorno utile per effettuare
il prelievo dei materiali di supporto per le terapie domiciliari dall'attuale sede di Sant'Antonio sarà giovedì 29
ottobre. Tale sede rimarrà chiusa ai cittadini da venerdì 30 ottobre per facilitare e consentire il trasferimento
dei materiali e delle attrezzature dai locali di Sant'Antonio a quelli di Monterosso.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 27/10/2015
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SANITÀ
27/10/2015
Pag. 53 Ed. Venezia
diffusione:60528
tiratura:83076
«Giù le mani da Pediatria »
Sono stati più di mille i volantini distribuiti ieri, nel corso del sit- in davanti all'ospedale, dai comitati «Salute
Bene Primario» e «ProPediatria Portogruaro». All'iniziativa, che aveva l'obiettivo di sollecitare la riapertura del
Punto Nascite, chiuso da agosto, ed il mantenimento del reparto di Pediatria, che la giunta regionale vorrebbe
invece chiudere, hanno partecipato diverse autorità: il sindaco Senatore, che ha annunciato per gennaio
l'arrivo del nuovo primario di Ostetricia, la consigliera regionale Zottis, le parlamentari Moretto e Spessotto, i
sindaci di San Michele, Concordia ed Annone, l'assessore Moretto di Fossalta, i consiglieri locali Terenzi e
Fagotto. «Siamo qui - ha detto Mirco Cusan - di ProPediatria - perché vogliamo una sanità di qualità per i
nostri figli, che devono poter nascere ed essere curati a Portogruaro. Finché non vedremo carte scritte che
assicurino le attività di questi due reparti, con risorse umane e tecnologiche indispensabile a garantire
sicurezza e qualità, daremo alla parole il valore che hanno». A spiegare l'iter di approvazione delle schede di
dotazione ospedaliera dell'Ulss 10, è intervenuta la consigliera del Pd Zottis. «Non vogliamo sentirci dire che
verranno mantenuti i primari. Per far funzionare i vari ospedali, la Regione deve dirci - ha affermato - quanti
posti letto prevede per ciascun reparto. Se non lo farà saremo pronti a dar battaglia assieme ai Cinque Stelle
e ai Tosiani». «Ogni risorsa che viene tolta al nostro ospedale - ha aggiunto l'onorevole Moretto - è un regalo
al Friuli. Oggi i cittadini sanno che per le specialità devono rivolgersi alle grandi strutture ma i nostri ospedali
non possono perdere i servizi essenziali come Ostetricia e Pediatria». Presente alla manifestazione anche il
sindaco di San Michele Codognotto. «I nostri turisti - ha detto - ci chiedono come prima cosa la qualità della
sanità. Smantellare un ospedale significa mettere in crisi anche il sistema turistico». Il sindaco Senatore ha
assicurato l'impegno dell'amministrazione nel portare al tavolo regionale, già nell'audizione di oggi, in
Commissione Sanità, le istanze di Portogruaro. L'audizione dovrebbe servire a chiarire in particolare il futuro
del reparto di Pediatria, per il quale è stato presentato un emendamento dai consiglieri Barbisan e Calzavara.
«Con questo emendamento, che prevede zero posti letto al reparto, - ha polemizzato l'onorevole Prataviera si vuole trasformare Portogruaro in una succursale di San Donà, senza possibilità di ricovero».
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VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 27/10/2015
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PORTOGRUARO Sit-in di protesta dei Comitati ieri mattina davanti all'ospedale
27/10/2015
Pag. 37 Ed. Caserta
diffusione:48191
tiratura:71039
Biagio Salvati Il traffico illecito I pusher Le pillole spacciate da casalinghe, operai, impiegati e disoccupati:
profitti per migliaia di euro Affari fino a Londra Un traffico di pillole di Cialis e Viagra contraffatte e pericolose
per la salute, prodotte in laboratori clandestini provenienti probabilmente dall'estero, che venivano distribuiti
sul territorio - si pensa anche oltre la Campania - attraverso un mercato che questa volta non riguarda la
«rete». Ma sarebbe stato individuato proprio partendo dal web il deposito clandestino di farmaci scoperto lo
scorso febbraio a Sant'Antimo (Napoli) dove furono sequestrate alcune centinaia di confezioni di Viagra e
Cialis contraffatte. Indagate due persone per le quali è stato chiesto il rinvio a giudizio dalla Procura della
Repubblica di Napoli Nord, in particolare dal sostituto Rossana Esposito. Destinatari dell'avviso di chiusura
indagini e contestuale richiesta di rinvio a giudizio sono Salvatore Di Cicco, 68 anni, di Villa Literno e Angelo
Ramaggio, 30 anni, di Cesa che rispondono di ricettazione per la detenzione di medicinali falsificati di
provenienza illecita, difesi dagli avvocati Antonio Cassino e Agostino D'Alterio. Nelle prossime settimane, il
gup del Tribunale di Napoli Nord fisserà l'udienza preliminare a seguito della quale si deciderà se procedere
con il dibattimento, salvo un'eventuale scelta del rito abbreviato. Sulle capsule sono stati predisposti
accertamenti ma, a quanto pare, così come accaduto in altri casi, si tratterebbe di prodotti realizzati in cantine
dell'est Europa e dell'India: le analisi scientifiche, già in passato, hanno dimostrato la pericolosità per chi li
assume. In particolare per quanto riguarda sostanze come Cialis e Viagra è stata accertata anche la
presenza di solfato di calcio, cioè gesso. Il sequestro dei prodotti fu eseguito otto mesi fa dai carabinieri di
Sant'Antimo (ci sarebbe una pista anche per individuare il confezionamento e lo stampaggio degli astucci),
segue una precedente inchiesta scattata nell'area di Giugliano sei anni fa battezzata Pharmacash. In questo
caso, l'operazione, eseguita dai Nas e coordinata dalla Procura della Repubblica di Napoli, portò all'arresto di
23 persone. L'indagine svelò l'attività di un sodalizio criminale attivo soprattutto nelle province di Napoli e
Caserta con ramificazioni a Londra. Un'associazione dedita alla commissione di furti e ricettazione di ricette
mediche utilizzate per l'approvvigionamento di medicinali successivamente ricollocati sul mercato
internazionale parallelo grazie a una catena distributiva formata da affiliati compiacenti. I vari componenti
della banda, tra cui anche impiegati, operai, casalinghe, disoccupati e dipendenti di farmacie ricoprivano ruoli
differenti e ben definiti: dai basisti ai pusher.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 27/10/2015
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Contrabbando di Cialis e Viagra, chiesti due rinvii a giudizio
27/10/2015
Pag. 19
diffusione:26396
tiratura:43828
Rapina farmacia e scappa
Armato di coltello e con indosso un giubbino nero rapina una farmacia in via Portuense 718. È accaduto ieri
intorno alle 11. Sul posto sono intervenuti gli agenti della polizia di Stato. Con un forte accento romano,
l'uomo, un 39enne, si è fatto consegnare dal farmacista il denaro presente nella cassa. Circa 500 euro il
bottino. Quindi la fuga a bordo di una Mini nera. Testimoni hanno riferito agli investigatori la targa
dell'autovettura e sono scattate le ricerche. L'uomo è stato intercettato e arrestato in via Antonio Sogliano.
Nella Mini hanno trovato la refurtiva ed il coltello.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 27/10/2015
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Trullo
PROFESSIONI
5 articoli
27/10/2015
Pag. 2
L'agenzia Onu spende 4 miliardi all'anno per lodare la Corea del Nord
«senza obesi»
MAURIZIO STEFANINI
Domani il Parlamento europeo dovrebbe approvare le regole sui «nuovi alimenti» che sdoganeranno anche
da noi il consumo di insetti: una «modesta proposta» su cui sta insistendo da anni la Fao. Ieri
l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicato una nuova lista delle sostanze cancerogene che
classifica le carni lavorate nel gruppo uno, assieme a arsenico, alcol e sigarette; e mette le carni rosse in
genere nel gruppo 2, appena meno pericoloso. Un'agenzia dell'Onu è la Fao; un'agenzia dell'Onu è l'Oms.
Creata il 22 luglio 1946, funzionante dal 7 aprile 1948 con sede a Ginevra. Alcuni siti hanno visto un disegno
per farci mangiare vermi invece di prosciutto. Una Spectre degli invertebrati non esiste, però è vero che l'Oms
ogni tanto fa cose da lasciare perplessi. Margaret Chan, la sua attuale direttrice generale, è ad esempio una
signora cinese di Hong Kong che nel 2010 durante una visita in Corea del Nord ebbe il coraggio di lodare il
locale sistema sanitario per il particolare che in quel Paese «non c'era alcun problema di obesità, che invece
sta diventando una piaga nel resto dell'Asia». Indubbiamente: neanche tra i prigionieri di Auschwitz o tra i
parenti del Conte Ugolino in carcere c'erano problemi di colesterolo o trigliceridi in eccesso! In compenso, nel
2007 la stessa Chan aveva fatto imbestialire le lobby umanitarie internazionali, quando nel corso di una visita
in Thailandia aveva messo in guardia dall'utilizzo di farmaci generici. Ovvero: come riuscire a servire
multinazionali e dittatori comunisti allo stesso tempo. L'influenza che tramite lei esercita il governo di Pechino
si può probabilmente intuire anche dal documento che espone la strategia dell'Oms in materia di medicina
tradizionale per il periodo 2014-2023, e in cui si riconosce che «il governo della Repubblica Popolare Cinese
ha gentilmente fornito appoggio finanziario per lo sviluppo del documento». Non a caso, una delle pratiche
più lodate è l'agopuntura. Ma si parla anche di come l'India ha dato riconoscimento ufficiale a medicina
ayurvedica, yoga, naturopatia, medicina unani, medicina siddha e omeopatia, e si ricorda di come
quest'ultima sia riconosciuta anche in Francia e Svizzera. Però nel 2009 un gruppo di giovani medici fece
all'Oms un appello per chiederle di non promuovere l'omeopatia per combattere nel Terzo Mondo influenza,
diarrea infantile, Hiv, malattia e tbc. E un portavoce dell'organizzazione rispose allo stesso modo in cui
parlano dell'omeopatia Pero Angela e il ministro Lorenzin: «Non abbiamo trovato alcuna evidenza che possa
arrecare benefici». Insomma, capita anche che l'Oms dica una cosa, e dopo quella opposta. Sullo zucchero,
ad esempio, prima nel 2003 spiegò che non avrebbe dovuto superare il 10% di una dieta «salutare». Poi su
pressione della lobby zuccheriera internazionale riconobbe che il tema era «controverso». Da ultimo, nel
2014 ha sentenziato addirittura che la proporzione non doveva eccedere il 5%. Le ultime prove dell'Oms di
fronte a epidemie mondiali non sono state brillanti. Nel 2009, in occasione della pandemia di febbre suina è
stata accusata di aver complicato le cose con inutili allarmismi. Nel 2014, la reazione all'epidemia di Ebola è
stata tacciata come insufficiente e burocratica. L'Oms, comunque, nel 2012-13 è costata 3,959 miliardi di
dollari, mentre nel 2016-2017 il budget supererà i 4 miliardi. La quota dei contributi obbligatori italiani,
stanziati sul bilancio del Ministero della Salute, si aggira intorno ai 23 milioni di dollari annui: siamo il 6
contributore al mondo e il 4 europeo. L'Organizzazione Mondiale della Sanità è finanziata anche dai
contribuenti italiani, attraverso il Ministero della Salute: con 23 milioni di dollari annui, il nostro Paese è il
quarto contribuente in Europa e il sesto al mondo
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 27/10/2015
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Italia sesto contribuente del carrozzone salutista
27/10/2015
Pag. 2
Menarini sceglie M&C Saatchi per Enantyum, Pizzoli si affida a N, L & M
Per il farmaco Otc campagna tv, stampa, web e pv. Pizzoli riporta in tv Patasnella Alle pagg. 2 e 3 E' on air la
campagna ideata da M&C Saatchi per Enantyum, prodotto di Menarini rientrante nella categoria degli
analgesici. La casa farmaceutica, a seguito del successo della campagna pianificata nel 2012, ha scelto
nuovamente l'idea di M&C Saatchi per la comunicazione sul prodotto, che prevede spot tv (20" e 15") in
pianificazione sulle principali reti televisive, una campagna web, stampa e materiale punto vendita. Il prodotto
oggetto della campagna è un farmaco OTC indicato per il trattamento sintomatico delle affezioni dolorose di
intensità da lieve a moderata quali dolore muscolo scheletrico, dismenorrea, dolore dentale, con due
importanti peculiarità: agisce velocemente contro il dolore e in caso di dolore intenso può essere assunto
anche a stomaco vuoto. L'idea creativa, in modo diretto, comunica le due caratteristiche peculiari del prodotto
sia tramite un espediente visivo che attraverso lo speaker e la musica. Pianificazione a cura di Carat. Carlo
Noseda, Managing Partner di M&C Saatchi dichiara: "I risultati hanno confermato che un'idea semplice e
insolita può generare una campagna di successo e distintiva rispetto a quanto si vede oggi in ambito
farmaceutico".
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 27/10/2015
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BUDGET
27/10/2015
Pag. 9
Pubblicita Today
diffusione:3000
tiratura:3000
Enantyum di Menarini in tv con M&C Saatchi
È on air la campagna ideata da M&C Saatchi per un prodotto di Menarini rientrante nella categoria degli
analgesici. La casa farmaceutica, a seguito del successo della campagna pianificata nel 2012, ha scelto
nuovamente l'idea di M&C Saatchi per la comunicazione sul prodotto, che prevede spot tv (20" e15") in
pianificazione sulle principali reti televisive, una campagna web, stampa e materiale punto vendita. Enantyum
è un farmaco OTC indicato per il trattamento sintomatico delle affezioni dolorose di intensità da lieve a
moderata quali dolore muscolo scheletrico, dismenorrea, dolore dentale, con due peculiarità: agisce
velocemente contro il dolore e in caso di dolore intenso può essere assunto anche a stomaco vuoto. L'idea
creativa, in modo diretto, comunica le due caratteristiche peculiari del prodotto sia tramite un espediente
visivo che attraverso lo spk e la musica. Su limbo infatti vediamo una persona chiaramente sofferente, e
sentiamo una voce che elenca le indicazioni d'uso del prodotto, accompagnata da un suono stridente. Con
l'incalzare della voce compare una barra grafica che, rappresentando l'azione del prodotto, passa sul volto
del protagonista donando un'espressione di sollievo. A questo punto l'atmosfera è rilassata, la musica
distesa, e grazie all'apparizione del prodotto ritorna la serenità. Carlo Noseda, managing partner di M&C
Saatchi dichiara: "I risultati hanno confermato che un'idea semplice e insolita può generare una campagna di
successo e distintiva rispetto a quanto si vede oggi in ambito farmaceutico". Firmano la campagna i direttori
creativi esecutivi e partner Luca Scotto di Carlo e Vincenzo Gasbarro. La regia è di Vittorio Bonaffini Clicca
sul frame per vedere lo spot
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A supporto anche web, stampa e pop
27/10/2015
Pag. 2
Enantyum
#menarini #m&c_saatchi #menarini #m&c_saatchi pagina 11 È on air la campagna ide ata da M&C Saatchi
per un prodotto di Menarini rientrante nella categoria degli analgesici. La casa farmaceutica, a seguito del
successo della campa gna pianificata nel 2012, ha scelto nuovamente l'idea di M&C Saatchi per la comu
nicazione sul prodotto, che prevede spot tv (20" e15") in pianificazione sulle prin cipali reti televisive, una
campagna web, stampa e materiale punto vendita. Il prodotto oggetto della campagna è un farmaco OTC
indicato per il tratta mento sintomatico delle affezioni dolorose di intensità da lieve a moderata quali dolore
muscolo scheletrico, dismenorrea, dolore dentale, con due importanti peculiarità: agisce veloce mente contro
il dolore e in caso di dolore intenso può essere assunto anche a stomaco vuoto. L'idea creati va, in modo
inequivocabilmente diretto, comunica le due caratteristiche peculia ri del prodotto sia tramite un espediente
visivo che at traverso lo spk e la musica. Su limbo infatti vediamo una persona chiaramente sofferente, e
sentiamo una voce che elenca le indicazioni d'uso del prodotto, accompagnata da un suo no stridente. Con
l'incal zare della voce compare una barra grafica che, rap presentando l'azione del prodotto, passa sul volto
del protagonista donando un'espressione di sollievo. A questo punto l'atmosfe ra è rilassata, la musica
distesa, e grazie all'appari zione del prodotto ritorna la serenità. Carlo Noseda, managing partner di M&C
Saatchi, dichiara: «I risultati hanno confermato che un'idea semplice e insolita può generare una campagna
di successo e distintiva rispet to a quanto si vede oggi in ambito farmaceutico».
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#Tag News
27/10/2015
Pag. 14 N.39 - 27 ottobre 2015
Tra il 2006 e il 2013 un ospedale su 10 è stato vittima di almeno un furto, per un danno totale superiore a 18
milioni di euro. Ma se nei sei anni precedenti si erano registrati 68 casi, il solo 2013 ha visto la segnalazione
di ben 51 episodi. A certificarlo è uno studio del centro "Transcrime" della Università Cattolica di Milano,
svolto in collaborazione con l'ateneo di Trento. Il traffico illecito di medicinali è un business con rischi bassi e
profitti alti, visto che a essere rubati sono in primo luogo i farmaci ad alto costo: al primo posto vengono gli
antitumorali, seguiti dai farmaci biologici, dagli immunosoppressori e dagli antireumatici. Le mafie, che sono
spesso dietro ai "colpi", sanno quali sono i prodotti più cari e richiesti sui mercati neri dei Paesi dell'Est
Europa, dove il più delle volte finisce la refurtiva. In altri casi i farmaci rubati servono a curare latitanti o
vengono usati per alimentare il business della droga o quello del doping. Tra le Regioni più colpite dal
fenomeno vi sono la Campania e la Puglia, che da sole raccolgono il 45 per cento dei casi, mentre in Molise
sono avvenuti ben 7 furti ogni 10 ospedali. Le grandi strutture, sopra gli 800 posti letto, sono le più a rischio,
possedendo scorte più grandi e prodotti all'avanguardia. Il bottino dei malviventi, di conseguenza, è di tutto
rispetto: il valore medio dei farmaci rubati si aggira intorno ai 330mila euro per ogni furto.
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 27/10/2015
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Ladri di pillole: ogni bottino vale almeno 330mila euro
PERSONAGGI
3 articoli
27/10/2015
Pag. 4
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tiratura:155835
Si apre il caso Franceschini: tegola sul tetto al contante
Il ministro svela il dissidio nel governo: «Ero contrario ai tremila euro ma ha vinto Alfano» La Giannini difende
la scelta. Boccia critico: una «scossettina» decisa per far girare i soldi STABILITÀ SBAGLIATA Mandelli (Fi):
il nuovo limite e il taglio di Imu e Tasi le sole cose buone
Pier Francesco Borgia
Roma Parlarne entro le mura sigillate del Consiglio dei ministri è un conto. Ripetere pubblicamente (in questo
caso nel corso di un'intervista radiofonica) le stesse cose è un altro. Dario Franceschini boccia l'idea
dell'innalzamento della soglia del pagamento in contanti. Non gli piace l'idea che si possano spendere fino a
3mila euro cash . «L'ho detto anche in Consiglio dei ministri - afferma ai microfoni di Radio 24 dopodiché,
come è giusto che sia, mi adeguo alla maggioranza». «Con Alfano - aggiunge - abbiamo discusso più volte.
Questa volta ha vinto lui». Insomma non c'è una visione condivisa su un tema tanto controverso come l'uso
del contante e il modo più efficace di sconfiggere l'evasione fiscale. E il dato che emerge è che all'interno
della maggioranza di governo ci siano due ben distinti modi di vedere le cose. Almeno secondo quanto riferito
dallo stesso ministro della Cultura nel corso dell'intervista radiofonica. Un'ammissione di sconfitta, la sua, che
fa il paio con il compiaciuto autoriconoscimento dei rappresentanti di Ncd. A iniziare proprio da Angelino
Alfano che su Twitter conferma: «Su innalzamento tetto contante Franceschini dice che ho vinto. Ha ragione
e vigileremo perché la vecchia sinistra non ottenga passi indietro». A mettere il cappello sulla modifica
riguardante il contane nella Legge di Stabilità insomma è l'Ncd. «L'elevazione del tetto all'uso del contante spiega Valentina Castaldini, portavoce dell'Ncd - è solo una delle tante battaglie che abbiamo portato a
casa». Le fa eco Maurizio Lupi che prova pure a disinnescare la «mina Cantone». Il presidente dell'Autorità
nazionale anticorruzione aveva infatti ricordato la sua contrarietà. «Non credo, però, - aveva spiegato
Cantone - che l'aumento di per sé porterà la crescita dell'evasione fiscale, ma credo sia sbagliato essere
arrivati a 500 e risalire a 3.000. Una volta che si stabiliscono delle regole bisogna stare attenti a cambiarle».
Lupi sottolinea proprio questo passaggio, visto che a parlare non è un pericoloso evasore ma il magistrato
chiamato a dirigere l'Anac. «La sinistra in questo Paese - chiosa Lupi - ha sempre bisogno di un nemico, e
quando non lo trova se lo crea. Persa la battaglia sulla legge elettorale e sulla riforma costituzionale adesso
grida al pericolo "contante". Non la rassicurano nemmeno le parole documentatissime del ministro Padoan,
che pure in passato era in linea di principio contrario». Da ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini, non può
non farne una «questione culturale». L'ex esponente di Scelta civica, ora approdata al Pd, prova a
stemperare la polemica. «Non penso che sia il tetto di spesa del contante ad aiutare o meno l'evasione:
questo è un fenomeno culturale prima ancora che amministrativo». Come al solito, il delicato dibattito sul tetto
del contante si sposta in casa Pd, per dimostrare, se ancora ce ne fosse bisogno, che il partito è tutt'altro che
pacificato da una visione comune. Alla Giannini risponde Francesco Boccia, presidente della Commissione
bilancio della Camera, intervenendo a Un giorno da pecora (Radiodue). «Con la scelta di mettere nella Legge
di Stabilità il tetto dei contanti a tremila euro spiega Boccia - Renzi è convinto di dare una scossina ai
meccanismi che fanno girare i soldi. Io però sono contrario». «Sulla legge di Stabilità la puntuale levata di
scudi della minoranza Pd non promette niente di buono - replica il senatore Andrea Mandelli, capogruppo di
Forza Italia in Commissione Bilancio - l'aumento del tetto per l'uso del contante non si tocca. Anche perché,
insieme al taglio delle tasse sulla casa, è l'unica cosa buona nella manovra».
Le reazioni Sulle tasse hanno la coda di paglia Mentono sapendo di mentire Renato Brunetta (Fi) La sinistra
che urla sul contante si rilegga le parole di Cantone Maurizio Lupi (Ncd) Togliere soldi al fondo dei lavori
usuranti è un vero saccheggio Cesare Damiano (Pd)
Foto: SCONFITTO Il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini [Ansa]
PERSONAGGI - Rassegna Stampa 27/10/2015
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I GUAI DI PALAZZO CHIGI Le polemiche la giornata
27/10/2015
Pag. 15
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tiratura:42962
In Fiera la sala operatoria del futuro
Un nuovo ambiente ospedaliero unirà chirurgia e diagnostica
Domani e giovedì la Fiera di Vicenza ospiterà, in contemporanea, Medit e Pharmait, vetrine attuali e futuribili
della sanità e della farmacia, expo-forum dedicati alle innovazioni e allo sviluppo tecnologico. La quinta
edizione di Medit e la seconda di Pharmait presentano un articolato programma di convegni e workshop, ma
soprattutto richiamano istituzioni, operatori, aziende. Tra gli appuntamenti di Medit il convegno dedicato alla
sala operatoria ibrida, ambiente chirurgico che consente di eseguire interventi tradizionali ma anche a guida
radiologica, integrando la chirurgia con la diagnostica pre e post-operatoria e le terapie intraoperatorie. Una
simulazione consentirà ai visitatori di comprendere le tecnologie coinvolte e l'organizzazione tecnica e
logistica di questa nuova modalità interventistica. Grazie, poi, alla collaborazione tra Regione e Arsenàl.it, si
terranno cinque convegni sulla digitalizzazione del sistema sanitario e sui suoi effetti pratici. Di particolare
interesse Pharmait. «Vuole essere - spiega il presidente di Federfarma Veneto Alberto Fontanesi - una
manifestazione di spessore. Per questo ci saranno i massimi esponenti della nostra categoria, la presidente
nazionale Annarosa Racca, il vice Gioacchino Nicolosi, il presidente del Sunifar delle farmacie rurali Alfredo
Orlandi. Fra i convegni di rilievo quello sulla revisione del prontuario terapeutico che abbiamo promosso
insieme a Confindustria Vicenza. Altri due convegni saranno incentrati sulla gestione integrata del diabete e
sul controllo dell'ipertensione per far capire quale può essere il ruolo del farmacista nel campo della
prevenzione sulla scorta di esperienze già avviate nel Vicentino. Parleremo, inoltre, del progetto di legge
secondo il quale nella proprietà della farmacia potrebbe entrare anche il mondo del capitale o il nonfarmacista. Noi non siamo pregiudizialmente contro ma vorremmo che ci fosse una normativa precisa per
tutelare l'etica di questa professione». Fra gli appuntamenti anche l'incontro Enpaf nella prospettiva di nuovi
scenari previdenziali. Infine, un focus su università e opportunità di lavoro, in una tavola rotonda che vedrà
protagonisti i presidi delle facoltà degli atenei di Trieste, Padova, Ferrara, Torino, 500 studenti dell'ultimo
anno di farmacia ed esponenti del mondo imprenditoriale, fra cui il presidente dell'Assoindustriali berica
Giuseppe Zigliotto. o COPYRIGHT
PERSONAGGI - Rassegna Stampa 27/10/2015
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SANITÀ. Domani e giovedì le kermesse Medit e Pharmait, dedicate ai prossimi scenari della farmacia e della
medicina
27/10/2015
Pag. 15
diffusione:8000
FEDERFARMA Annarosa Racca (c es) Sono disponibili nelle farmacie delle provincie di Milano, Lodi e
Monza Brianza, i vaccini contro l' influenza per la stagione 2015-2016. In farmacia il vaccino è acquistabile da
tutti i cittadini con prescrizione medica (ricetta bianca). A breve partiranno le campagne a favore della
vaccinazione dei soggetti a rischio da parte delle Asl sul territorio, per garantire gratuitamente la vaccinazione
ad anziani, malati cronici e operatori sanitar i. Negli ultimi anni è calato drasticamente il numero delle
vaccinazioni. Errori e disinformazione hanno allontanato molte persone, anche soggetti a rischio, dalla
vaccinazione. «L' influenza può essere molto pericolosa per i soggetti sani e ancor di più per chi è a rischio spiega la dotto re ssa Annarosa Racca, Presidente di Federfarma nazionale e Federfarma Lombardia - Il
medico di famiglia è il primo riferimento perché indirizza alla vaccinazione gratuita gli aventi diritto e consiglia
tutti gli altri sulla opportunità o meno di vaccinarsi, prescrivendo il farmaco se necessario». «La farmacia è il
primo presidio sanitario del Sistema sanitario nazionale sul territorio - prosegue Racca - avendo un' elevata
presenza capillare e orari di apertura sempre più ampi, le farmacie sono sempre a disposizione per
spiegazioni chieste dagli utenti sui farmaci, sulla prevenzione e su qualsiasi problema di salute».
PERSONAGGI - Rassegna Stampa 27/10/2015
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Virus pericoloso per chi è a rischio, FederFarma : «Chiedete al medico»