million dollar baby

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million dollar baby
MIKAELA MAYER
MILLION DOLLAR BABY
S
e fosse ancora tra noi,
Muhammad Ali dedicherebbe a lei, Mikaela Mayer, la sua celebre frase
“vola come una farfalla,
pungi come un’ape”. La
26enne californiana, campionessa di
pugilato, ha un passato da modella:
i nove anni trascorsi a tirar di boxe
non le hanno alterato le proporzioni
slanciate (è alta un metro e 75, tutta
gambe) o i lineamenti delicati. Né
le hanno sporcato le movenze aggraziate. Lo sguardo di oggi, però, è
quello di una tigre. Molto affamata:
in questi giorni è in ritiro al centro
sportivo di Colorado Springs, insieme agli altri atleti americani che si
sono qualificati per le Olimpiadi.
Il conto alla rovescia per Rio 2016 è
scandito a ritmo di un intensissimo
TALK
Un passato da
liceale sbandata e
aspirante modella.
Poi la boxe l’ha
cambiata. Ecco
chi è la pugile più
bella del mondo
allenamento: «Due ore di
potenziamento la mattina,
tre di boxe il pomeriggio».
Di un’alimentazione da
purista: «Tante proteine e verdure. Carboidrati non più di una volta al
giorno». E di un doveroso riposo notturno: «Non
vado mai a letto dopo le
22.30», racconta Mikaela
mentre sposta i liscissimi
capelli color miele da un
di Nina Verdelli
lato all’altro del viso. Infoto Luca Babini
credibile pensare che, tra
pochi giorni, questa farfalla dagli occhi dipinti dovrà pren- ho mancato le qualificazioni per
dere a pugni le più forti del mondo. un soffio, mi sono rialzata e per
Ti senti pronta?
quattro anni non ho pensato a
«Non sono certo arrivata fino nient’altro che a Rio. Ora ci siamo,
a qui per partecipare. Nel 2012 sono in forma. E voglio vincere».
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85
AGOSTO
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«Anni fa dissi a Sugar Ray Leonard che sarei arrivata alle Olimpiadi. Alzò un
sopracciglio. Mi piacerebbe rivederlo oggi per dirgli: visto che ce l’ho fatta?»
L’
avversaria che temi di più?
«Non c’è. Siamo 12 in totale e, sulla carta, siamo tutte
brave uguali. Ma ognuna
combatte in modo diverso.
Quindi io ho studiato una
strategia per ciascuna. Me la sono
scritta sull’iPhone e la rileggo ogni
giorno, come un mantra. So, però,
che mi giocherò tutto nell’istante in
cui salirò sul ring».
In quel momento, che cosa si prova?
«I nervi sono alle stelle perché sai
di essere a un bivio: di qua ti aspetta
la gioia più grande, la vittoria. Di là,
la delusione più amara, la sconfitta.
Poi suona la campanella e, come per
miracolo, i nervi si distendono».
Piani per il dopo Rio?
«Cominciare ad allenarmi per il
2020 e, se il mio corpo reggerà, pure
per l’edizione successiva: i rumors
dicono che sarà Los Angeles a ospitare le Olimpiadi del 2024. Per me
sarebbe come giocare in casa».
Nessuna intenzione di appendere i
guantoni al chiodo, quindi.
«Non per ora ma, quando lo farò,
vorrei due bambini: uno mio e uno
adottato».
Sei fidanzata?
«Sì, con un wrestler».
Se litigate meglio non passare alle
mani, allora. O ve la vedreste brutta
entrambi.
«Lui dice sempre: sono un uomo,
non hai speranze di battermi».
Pensavo più a una cosa del tipo:
sono un uomo, non ti toccherei
neanche con un fiore.
«Quello è sottinteso. Ma comunque
il problema per lui sarebbe riuscire
a centrarmi: sono piuttosto brava a
schivare i colpi».
Più che a infliggerli?
«Me la cavo anche in quello. Mi considero un’atleta completa».
Vedo che la sicurezza in te stessa
non manca. È la tua più grande
qualità?
«Insieme alla perseveranza: guarda
me lo sono pure tatuata (scopre il
braccio e mostra una scritta in corsivo: perseverance, ndr). Vado sempre
fino in fondo. All’inizio della mia
carriera ho conosciuto Sugar Ray
TALK
Leonard (campione dei pesi welter
negli anni ’80, ndr) e gli ho detto: un
giorno andrò alle Olimpiadi. Lui ha
alzato un sopracciglio. Mi piacerebbe rivederlo ora per dirgli: visto che
ce l’ho fatta?».
Un tuo difetto?
«Aspetta, mi è venuta in mente
un’altra qualità: sono particolarmente brava a capire la gente. Esattamente come creo una strategia
per ogni avversaria, così mi pongo
in modo diverso con ogni persona
che incontro, perché capisco al volo
come prenderla».
Ok, ma il difetto?
«Non lo faccio apposta, ma siccome
so bene quello che voglio e ciò di
cui ho bisogno per ottenerlo, a volte
tendo a impormi troppo. E il mio fidanzato me lo fa notare».
Sei una che intimidisce gli uomini?
«Credo di sì: non sono super corteggiata. Dev’essere per i miei bicipiti».
Stai dicendo che la dedizione a
questo sport comporta il sacrificio
della bellezza?
«Assolutamente no. Io amo i miei
muscoli e le mie cicatrici. Guarda,
questa me la sono fatta a ottobre,
durante le qualificazioni per Rio
(mostra un segnetto sul setto nasale,
ndr) e in quelle precedenti mi hanno rotto il naso».
Ah, se non lo dichiarassi non si
noterebbe.
«In ogni caso, io mi sento bella anche quando sono tutta ammaccata.
Sono ben altri i sacrifici che ho dovuto compiere».
Per esempio?
«Ho 26 anni e non ho ancora finito l’università. Troppi viaggi, troppi
impegni. Alla laurea però non voglio rinunciare».
Sei studiosa?
«Lo sono diventata. Al liceo ho rischiato la bocciatura: facevo festini,
marinavo, prendevo brutti voti e mi
avevano persino sospesa per rissa.
Poi ho iniziato a boxare, ero brava
e volevo esserlo ancora di più. Ho
cominciato a svegliarmi presto per
allenarmi, a rigare dritto. Alla fine
mi sono diplomata in tempo. Mi era
venuta fame di successo».
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“Ho una cicatrice
sul naso, il setto
rotto e i bicipiti
da uomo. Ma io mi
sento bella così,
anche quando dopo
un match sono
tutta ammaccata”
I tuoi saranno stati contenti.
«Mia madre solo finché non ha realizzato che per me la boxe era una
cosa seria. A quel punto si è terrorizzata. Ancora oggi, dopo ogni
match, sospira: questo era l’ultimo,
vero? Sarà venuta a vedermi un paio di volte, non di più».
E tuo padre?
«Lui è il mio fan numero uno. Ho
due sorelle e credo di essere il figlio
maschio che non ha mai avuto. Avevo iniziato da pochi mesi quando gli
ho detto: papà, voglio arrivare alle
Olimpiadi. E lui mi ha risposto: ce
la farai».
Tu quando hai capito che ce l’avresti fatta?
«Subito. Lo diceva Muhammad Ali:
devi credere di essere la più brava,
anche quando ancora non lo sei».
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