Quaderni d`italianistica : revue officielle de la Société canadienne

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Quaderni d`italianistica : revue officielle de la Société canadienne
L'Africa in
cortile: la colonia nelle
Fausta Cialente
storie levantine di
Giuliana Minghelli
a Cleopatra,
Cortile
dall'inizio
del
titolo
lettore a tracciare
il
secondo romanzo della Cialente, invita
o rintracciare quella che Edward Said,
sin
in Oriental-
ism, definisce
una geografia immaginaria. Anche dopo aver saputo che Cleopatra è
un sobborgo
di Alessandria di Egitto,
spaziale.
contanporaneamente Vin e
mente
Vad
la relazione: lo spazio
la seguaite:
ad una
della prqrosizione
latino, accosta
significando
due spazi senza predicarne aperta-
alla città
domanda che
e alla campagna. La
è uno spazio sençlicemente contaiuto
anfiteatro, privilegiato
esatta figurazione
a che,
contenuto del cortile e (vicino, opposto, contiguo)
un sobborgo, Cleopatra, anticamera
sorge è
titolo si sottrae
il
Questo soprattutto a causa dell'uso
dall'altro
o è
cortile
il
punto di osservazione, all'entrotara? Quale funzione svolgano
questi luoghi nella costruzione dell'identità dei personaggi, quale relazione
allo spazio della colonia
ed infine come
tracciata narrativizzi l'instabilità
la
li
leghi
geografia spicciola, quotidiana da essi
che lega Afiica ed Europa, sono
le
domande che
guideranno questa riflessione.
Ma prima di procedere a perlustrare
il
cortile e
i
suoi dintorni seguendo
bondaggi del protagonista Marco, s'impone una breve considwazione
occupata dalla narratrice che, a sua
volta, scrive in Afiica
i
vaga-
sulla posizione
e sulV Atria. Edward
Said a questo proposito osserva:
Everyone who writes about the Orient must locate himself vis-à-vis the Orient;
translated into his text, this location includes the kind of narrative voice he adopts,
the type of structure he builds, the kinds of images, themes, motifs that circulate in
his texts
—
all
of which add up to deliberate ways of addressing the reader, con-
taining the Orient, and finally, representing
Secondo Said presupposto necessario
it
alla
or speaking in
its
behalf. (20)
rappresentazione è l'esteriorità che
permette di contenere l'Oriente, di farlo parlare. "The orientalist, poet or scholar,
makes
the orient speak ... [by occupying a position] outside the orient, both as
an existential and as a moral fact" (21).
tile
a Cleopatra, qual è l'oggetto
versi
sono
Che
posizione occupa
la
Cialente in Cor-
della sua rappresentazione, per chi parla? Di-
gli oggetti rappresentati:
Marco,
l'italiano esule in Africa; la colonia,
costituita dagli abitanti del cortile; l'Egitto esotico.
Questa pluralità di oggetti
suggerisce una pluralità di posizioni soggettive che nega un punto di vista privilegiato.
L'Europa
—
la cui identità,
secondo
l'analisi di Said, si costituisce nel
QUADERNI d-itaUanistica Volume XV, No.
1-2.
1994
228
Giuliana Minghelli
contrapporsi all'alterità dell'oriente
vrana, sopravvive solo
vis l'Egitto
—
come memoria
lungi dal costituire una soggettività so-
,
e possibilità. La Cialente, scrivendo vis à
presente e misterioso, l'Europa famigliare e lontana, la colonia amata
e odiata, finisce per occupare un luogo
à
sé e per scrivere, vis
al di fuori di
stessa, un'identità displaced e riinscritta sulla carta geografica. Quell'Oriente
aiutato a definire l'Europa, nella Cialente, offre
È
luzione.
un palcoscenico per
vis se
che ha
sua disso-
la
su questo palcoscenico che ora ci avventuriamo.
Seduta sul ramo basso del fico
scimmia sorvegliava Marco che dormiva lì sotto
dormiva con la bocca aperta .... La terra del cortile era dura. Le piccole case intorno, basse e a pianoterra,
decrepite e miserabili, avevan tutte le loro storte persiane chiuse .... Voci di fanerano voci fresche che andavano e venivano da
ciulle nell'aria, d'improvviso ...
la
sdraiato all'ombra festosa e ondeggiante delle foglie;
:
un muro
all'altro del cortile
cielo di pace.
Conosciamo
Il
il
mare
si
mondo
tessevano per
fili
il
suo sonno un
quietò dietro la casa. (19-20)
a Cleopatra
di Cortile
sdraiato al centro del cortile all'ombra
le vite degli altri
come
quadrato e
personaggi.
ve nella casa sul mare, e
Marco è
attraverso gli occhi di
del fico, costituisce
figlio di Crissanti,
di Alessandro,
il
Marco, che,
perno su cui ruotano
il
una donna greca che
vi-
dopo
es-
pittore/decoratore italiano che,
sposato in Egitto, ha abbandonato la moglie portando con sé in
sersi
senza ambizioni né voglia di lavorare, salpa per l'Egitto
All'inizio del
romanzo
lo
alla ricerca della
troviamo nel cortile addormentato sotto
il
maturati, gli cadranno in bocca.
la
il
Come
questi fichi, le
donne del
madre.
fico, a
bocca
una volta
aperta, quasi in oziosa attesa dei frutti che, ancora piccoli e bianchi,
ganùsh,
Italia
nel frattempo. Alla morte del padre. Marco, senz'arte né parte,
bambino nato
cortile
— Hai-
ragazza armena, Dinah, la figlia del ricco ebreo Abramino, Eva, madre
di Dinah, Kikì, la
ragazza mulatta
— cadranno
vittime del suo
amore pigro e
di-
staccato.
Sebbene Marco sieda
che
si
al
centro del cortile, lo fa
come un ozioso
osservatore
è trovato per caso nel cuore della piccola comunità levantina. Spinto
dall'amore per Dinah a fame parte, finisce per vivere nella società del cortile in
uno
stato di assenza,
fuggire.
come
Accetta un lavoro
sottrarsene, si fidanza
in
sogno, e reprimendo a malapena
come manovale
con EMnah e presto ne
il
desiderio di
e subito cerca delle scuse per
rifiuta
l'amore inquinato da aspira-
zioni piccolo borghesi, accetta di lavorare nella soffocante bottega di pelli di
Abramino
e, in
un tentativo
di fuga, seduce la bella Eva,
un
tragedia finale e la sua fuga. Questa altalena esistenziale tra
coincide con un'altalena
tra l'interno
atto
il
che precipita
centro e
i
la
margini
e l'esterno del cortile, un'altalena
tra lo
spazio della colonia e l'Africa, tra identità e differenza.
All'interno del cortile gli spazi sono rigidamente assegnati e rinchiudono
vari personaggi, se
iniziale
come
si
vuole, le varie etnie,
come
in
l'armena Haiganùsh e Ehnah, l'amica ebrea
nella cornice di
una gabbia. Così
italiana,
appaiono
i
nella scena
sui balconi
un quadro: "In piedi sul balconcino cadente, bianca e scalza
L'Africa in cortile: la colonia nelle storie levantine di Fausta Cialente
contro
muro d'un verde azzurro
e tenero
la testa sulla spalla" (22).
Quando
il
piegava
come
il
quello di un affresco
marito della sarta,
il
Spiro Triandafìlu, compare alla finestra svegliato dalle grida "si
concino come dentro una gabbia, agitando
Marco segue con
bella Eva, che spesso
le
mani, la
.
.
229
.
Dinah
vecchio greco
muove
nel bal-
testa, le spalle" (28).
malapena contenuta
lo sguardo, è a
La
in
questa povera cornice o così pensa Marco: "Abramino è pazzo di tenersi per moglie
quella figura dipinta e lussuosa, e volere che rimanga inquadrata nelle persiane
sgangherate e storte d'una povera finestra aperta in un muro scalcinato
Mentre
come
casa della madre e
la
il
sono per Marco delle gabbie
cortile
—
(59).
cui egli,
il
paesaggio estemo offre vasti oriz-
la finestra
e scese sul terrapieno a destra della
sua scimmia, fugge dalla finestra
la
."
.
.
— da
,
zonti al suo desiderio di vagabondare.
Invece di uscire dalla porta, scavalcò
casa.
rotte
terreno era tutto sparso di rifiuti e immondizie, vetri di bottiglie, scarj>e
Il
.
.
Si fece
serme
.
reticolati divelti dai pali
ombra con
inglesi,
il
le
mani
e contorti, resti degli accampamenti di guerra ....
sugli occhi e
guardò a
est,
verso Mustafa,
le gialle ca-
minareto della moschea di Sidi Gaber e poi verso terra
la stazione
Le case intomo al cortile erano le ultime sulla spiaggia, sull'orlo
scarpata, sole in mezzo all'ondulazione dei terrapieni deserti; piccole e basse,
di Cleopatra.
della
pitturate all'esterno di
un rosa
stinto e scalcinato,
cati tesi a festoni in alto sui terrazzi.
rio,
meno
era la
[greca] e
Verso
il
La casa
animate dallo svolazzare dei bu-
Abramino, pellicciaio e proprieta-
rovinata, in quella di faccia abitavano
due
i
inquilini, la sarta
calzolaio [armeno]. In fondo, sul mare, la piccola casa di sua madre.
terra, sul viottolo, c'era lo steccato
re .... In
di
mezzo
In questo
si
vedeva sorgere
panorama
re e della storia.
La
la
con
la testa
il
cancello che non
verde del
fico.
si
poteva chiude-
(34-35)
geografia diviene apertamente cifra allegorica del pote-
linea dell'orizzonte che abbraccia
caserme inglesi (legge e ordine senza
di cui,
cortile è disegnata dalle
il
come esclama
la
nonna
di Daniela in
Ballata levantina, "Chissà dove saremmo!"), dalla moschea e dal minareto arabi,
dalla stazione di Cleopatra
arrivi e partenze
—
l'Europa, alla cui vista
— che individua questo sobborgo come un luogo
alle spalle di tutto, dal
e,
Marco
si
mare,
perde a fantasticare
la linea di
dell'Italia
coordinate geografiche della colonia sono così tracciate e
la
di
confine con
e del padre.* Le
cortile
ne rappresenta
armena,
italiana, ebrea,
il
materializzazione metaforica.
Le case raccolte intomo
al cortile,
come
le etnie greca,
francese, sono unite nella loro diversità a formare la comunità levantina. Queste
case sono "le ultime sulla spiaggia, sull'orlo della scarpata, sole
in
mezzo
all'ondulazione dei terrapieni deserti" (34). Distaccate dai rumorosi quartieri arabi,
sembrano essere
state portate dal mare, e
il
mare costantemente minaccia
di recla-
marsele. Vivere tra l'Africa e l'Europa significa abitare un terreno in un costante
stato di dissoluzione, sparso di cocci
raccoglie
i
frammenti di diverse
e vetri di bottiglie, una terra di nessuno che
civiltà. I levantini, forse
perché consci di questo
pericolo, scelgono di vivere ingabbiati in case che offrono un effimero senso di
identità e appartenenza,
si
illudono di occupare un punto privilegiato di cono-
230
Giuliana Minghelli
mondo
scenza e osservazione sul
indigeno, arrancano nell'inseguimento di pre-
Marco ("mezzoitaliano,
stigio sociale e fortuna. L'irrequietezza di
vagabondo") mette a nudo questo gretto senso
di appartenenza.
lonia levantina ha fatto vangelo del motto di Disraeli
scamiciato,
Anche
"The East
se la co-
a career",
is
il
senso di identità dei suoi membri, indipendentemente da razza o religione, ha ben
poco
a
che spartire col "royal English subject".
Vale
la
pena ricordare a questo punto che
nel termine colono: colui che coltiva
gli appartiene.
La colonia
la terra
la parola colonia trova
per conto
una
d'altri,
il
suo etimo
che non
terra
levantina lungi dall'esprimere una sovranità sul territorio
esprime piuttosto questo displacement, una marginalità definita da un centro che
si
trova altrove, nel dominio imperialistico inglese che ne garantisce l'esistenza o
nella popolazione indigena unica vera padrona della terra. Nonostante
di casta (divisioni dettate più
uno spazio dove
una zona
le identità
da ragioni economiche che etniche),
i
suoi sensi
la
colonia è
e le differenze sono in uno stato di perenne flusso,
di costanti negoziazioni, etniche, politiche, sessuali, linguistiche.
sto carattere ibrido è direttamente indicato nella parola "levantino",
che include egiziano,
Renan
tion?" Ernest
italiano, greco,
Que-
un precipitato
ebreo apolide e meticcio. In "What
riflette sulla precarietà dell'identità coloniale se
is
a
Na-
messa a con-
fronto con "l'essenza" che contraddistingue una nazione e osserva:
If
you take a
city such as Salonika or
munities each of which
Smyrna, you
will find there five or six
own memories and which have
hîis its
common. Yet the essence of a nation is that all individuals have many
common, and also that they have forgotten many things. (II)
Ma, paradossalmente, proprio
dando
della colonia,
loro, se
il
rischio di dimenticare unisce
non un'essenza, un senso
di
com-
almost nothing in
i
things in
disparati abitanti
comunità che nulla ha
da invidiare all'abitante di una nazione. La parola "levantino", sebbene estrema-
mente volatile ed
instabile, finisce così per tracciare
tra V'vTsçeto inglese
contenute
e
il
ma che letteralmente e
Haiganùsh durante una
stica
che vale a descrivere
"Italiano che
entrare, sei
non
sei e
meno d'un
donna di tua madre".
Come
Marco,
i
lite
la
simbolicamente contengono.
con Marco esprime inconsciamente una
nemmeno
greco, religione non hai, in nessuna chiesa puoi
bastardo, con tutto
il
rispetto
che devo a quella povera
(26, enfasi mia)
una nazione,
frutto di incroci tra diversi gruppi etnici.
metaforicamente senza padre, perché è
logia, a sancire la tua appartenenza
in
caratteri-
condizione ibrida degli abitanti della colonia:
levantini sono, anche se solo metaforicamente, figli illegittimi,
nati al di fuori di
che
una nuova geografia rinchiusa
continente africano, due alterità che non possono essere
Ballata levantina,
i
il
Sono
padre a porti all'interno di una genea-
ad una terra
(patria).
Non
sorprende quindi
levantini facciano appello alla forza redentrice del pa-
dre putativo. Mussolini, che ha
il
potere di redimere
i
figli dispersi,
tutte le altre etnie, persino gli inglesi, invidiano agli italiani.
un padre che
L'Africa in cortile: la colonia nelle storie levantine di Fausta Cialente
Ma
231
personaggi della Cialente, Marco, Haiganùsh, Kikì ed eventualmente Di-
i
nah e anche Daniela
fani di padre
in
Ballata levantina, piuttosto che essere bastardi, sono or-
o di madre,
madre e quindi
di padre e di
della "madrepatria".
Questa
loro condizione, al di là del suo aspetto letterale, punta ad un'assenza (orfano
si-
gnifica essere privo) intrinseca al soggetto della colonia. Teorizzando questa as-
senza, Deleuze e Guattari scrivono in Anti-Oedipus:
Desire does not lack anything;
it
does not lack
its
object. It
is,
rather, the subject
no fixed subby repression .... Desire is machine, the object of desire also a connected machine, so that the product is lifted from the process of producing, and
that is lacking in desire, or desire that lacks a fixed subject; there is
ject except
something detaches
from producing
itself
and gives a leftover to the
to product
vagabond, nomad subject. (26)
Marco,
soggetto coloniale frammentato, "lacks in desire". Nel
il
incontra l'oggetto del suo desiderio
—
nel
momento
momento
fidanza con Dinah o entra nella società levantina del denaro e lavoro
confronto con la sua assenza,
— non
un
il
ascrivibile all'altro
letterale
il
ma
suo non essere dove è
cuore dell'Africa. Quesù vagabondaggi
inizio la
campagna
di
Marco,
in
—
ombra
è vissuta
al
in relazione
dominare
un impero colo-
l'altro.
più immediate coordinate storiche. Cortile a Cleo-
le
con l'orizzonte storico del fascismo.^ Solo
tiva acquista profondità e significato
senza patria,
come Marco;
come
1936, anno in cui ha
patra può essere pienamente inteso come un romanzo di fuga ed
messo
a
soggetto occidentale perso
il
etiopica, tarda allucinazione mussoliniana di
niale, ultima spiaggia per rappresentare, contenere,
Pur lasciando
si
carri dei sudanesi in viaggio verso
hanno luogo attorno
nel suo stesso labirinto, ironicamente
— è messo
desiderio. Quest'assenza
soggetto
insita, inseparabile dal
vagabondaggio, un nomadismo sui
il
in cui
sua madre,
in cui ritrova
il
esilio solo se
questa prospet-
un personaggio senza futuro, senza casa,
solo in questa prospettiva
nell'espressione di Emilio Cecchi
in
il
suo oblomovismo, o
suo "parassitismo aureolato di poesia", ac-
quistano un valore non mitico, bensì storico ed esistenziale.^ D'altra parte questo
soggetto, che
si
sottrae ad anagrafi, trame esistenziali e nazionali, continua, a ses-
sant'anni di distanza, a interrogare la natura dei confmi che rinchiudono un indi-
viduo
al
in
una
società, nazione
romanzo ignora questo
Marco
sia
o
razza. Emilio Cecchi nell'introduzione del
aspetto, sottolineando invece
come
il
1953
personaggio di
impensabile nella società del dopoguerra, dove
incapperebbe nelle maglie di regolamenti e nelle intemazionali coercizioni "for
displaced people". Dovrebbe
insomma prima
di tutto
cominciare a mettersi in re-
gola con la etnografia, la geografia, e specialmente con
Ma
la politica. (6)
cosa significa mettersi in regola con etnografia, geografia e politica?
L'anticonformismo di Marco mette
tassonomiche: vivendo
politici divasi,
ai
in discussione la natura di queste categorie
margini, nelle fratture tra etnografie, geografie, e assetti
questo personaggio drammatizza
il
carattere discorsivo e fantasmati-
232
Giuliana Minghelli
co di ogni ordine, vecchio e nuovo, del mondo. Per Marco,
Bennington, "Frontiers are articulations, boundaries
come per Geoffrey
are, constitutively,
crossed
or transgressed" (Bennington 121).
Non
sorprende quindi che
la colonia
Cialente uno spazio virtuale in cui
si
da luogo di conquista,
sia
divenuta nella
vive in presenza di una assenza. C'è una fra-
se che troviamo sulle labbra di Daniela bambina, la protagonista di Ballata levantina,
che getta una luce inaspettata sul carattere e significato
sua osservazione è legata
di quest'assenza.
La
eunuchi, personaggi grassocci dai
alla scoperta degli
fianchi larghi che sorvegliano la villa accanto a casa sua:
Sentivo dire intomo a me:
chi fossero
i
armeni, maroniti, e credevo che anche
siriani,
comp>onenti di una nazione o di una setta religiosa,
per quale ragione, alla sorveglianza degli harem; e poiché la
dava tramontando, adesso stavano
sui cancelli
con
l'aria
gli
eunu-
mai
harem an-
adatti, chissà
moda
degli
oziosa dei disoccupati.
(65-66)
Quest'associazione nella sua assurdità contiene un'illuminazione. Le varie etnie
levantine, separate dalla madrepatria e ormai legate da
(all'altro),
sono
tani compatrioti.
di
un pieno
tempo
allo stesso
Come
altri
soggetti che
status politico
sono
stretti
vincoli all'Egitto
delle popolazioni indigene e dei loro lon-
hanno un accesso
castrati.
mercato
al
ma
sono privati
Questa loro condizione, simile
dizione di Zambinella analizzata da Roland Barthes in SIZ, segna
un'economia basata su un semplice binarismo
tra
il
alla
con-
collasso di
colonizzatore e colonizzato
(inglese/egiziano), soggetto conoscente e oggetto della sua conoscenza, interno
ed estemo. Africa ed Europa.^ Quindi ritomando
siamo dire che
il
cortile a Cleopatra
africano e a questo appartiene.
D
levantino fa parlare e rappresenta l'Africa,
soprattutto l'Africa parla attraverso di lui/lei,
prestiti
che arricchiscono e storpiano lingue natie
Questa posizione non va
letta
la
come
testimoniano
i
ma
numerosi
in parte dimenticate.^
come puramente
gabondaggi di Marco, che possono essere
ma
alle considerazioni iniziali pos-
ha allo stesso tempo una vista sull'entroterra
negativa. Certamente
interpretati
non
come una fuga senza
rappresentazione fattane dalla Cialente inaugura
la possibilità,
per
i
va-
frutto;
il
sog-
getto occidentale, di occupare una diversa posizione, una posizione che Trinh
Minh-Ha
descrive eloquentemente parlando delle donne post-coloniali in questi
termini:
The moment
the insider steps out from the inside she's no longer a
She necessarily looks
Not
in
mere
from the outside while also looking out from the
insider.
inside.
quite the same, not quite the other, she stands in that undetermined threshold
place where she constantly drifts in and out.^ ("Not
Trasgredendo, con
la
You"
76)
rappresentazione dello spazio della colonia e della variegata
comunità levantina, l'opposizione
tra interno
ed estemo. Fausta Cialente occupa
e crea una nuova posizione; quella dell'"inappropriate other or same" che scrive
abbandonandosi contemporaneamente a due
gesti:
L'Africa in cortile: la colonia nelle storie levaruine di Fausta Cialente
that of affirming
minding
(Trinh,
'I
am
am
like you' while persisting in her difference
233
and that of
re-
different' while unsettling every definition of otherness arrived
at.
'I
"Not You" 77)
Per questo soggetto che vive sulla soglia,
geografia della colonia levantina
la
finisce per sovrapporsi, senza tuttavia coincidere, con la geografia indigena e
tracciare
le, la
uno spazio e un orizzonte
pone come simbolo
di non-appartenenza.
trova rifugio nell'Egitto dei fellah,
da,
virtuali.
Opposta
allo spazio
chiuso del corti-
strada costituisce la cerniera tra questi orizzonti e, allo stesso tempo,
ma
Marco, nella sua fuga dal
semplicemente vaga "in cerca di una
una buona strada come ce ne sono
s'incominciano non
si
si
cortile,
in
Italia,
quelle
di
im-
non
stra-
che quando
ha più voglia di lasciarle né di tornare indietro" (80), una
strada che offra vedute fantastiche dell'Europa
al di là
nasconde dietro l'orizzonte afoso. Nondimeno
finiscono per ricondurlo a spazi chiusi e soffocanti
&a arrivato in mezzo al quartiere indigeno ....
del
gli oziosi
come
mare e
dell'Africa
vagabondaggi
di
che
si
Marco
quelli del cortile.
(Le case basse di fango o di pietre
sconnesse fanno della piccola valle di Sidi Gaber un miserabile mucchio che sembra, la notte, l'avanzo di
un terremoto) .... Egli avrebbe voluto
uscire di là dov'era capitato per distrazione,
negli altri
come
in
un
labirinto,
ma
i
affrettare
il
passo,
vicoli erano incastrati gli uni
ogni tanto batteva contro un muro e doveva tornare
indietro, cercare l'uscita del villaggio buio e accidentato .... (137-38)
Emilio Cecchi, nella sua introduzione, nota giustamente come
scandiscono
il
corso del tempo e
ra l'attenzione al
D
tentativo di
mento
il
maturarsi del dranima"
mutuo e complesso
Marco
intrecciarsi di spazio e
una geografia obbligata
di sottrarsi a
narrativo, cioè temporale, in
le
"pause spaziali
(7), e così facendo
si
tempo
atti-
nel romanzo.
traduce in un movi-
una fuga dall'incastro della trama,
alle
"ipotesi di destino" avanzate da vari personaggi. Così facendo egli rimane sulla
soglia: la soglia della casa di Dinah, della bottega di
e infine anche dell'Africa.
Egitto è una fuga che ha
Infatti,
Abramino, del
cortile, dell'Italia,
persino la sua fuga da Cleopatra verso l'alto
come meta una
soglia: "Si
vede già seduto sulla soglia
delle loro [degli indigeni] piccole case di fango a masticare la canna da zucchero
dolce e succosa" (242). Sebbene Marco
cortile ("ora
levantini" [242]),
si
situa
alla fine romanticizzi la
va lontano, nell'interno, a vivere piuttosto con
il
suo viaggio va da un intemo ad un
comunque come un
gli
sua fuga dal
indigeni che con
altro, rispetto al
"outsider", "the inappropriate other",
"same", perché, metaforico o
letterale
che
sia,
condivide
il
i
quale egli
ma
nomadismo
anche
di tutti
i
soggetti coloniali.
Nella sua esfraneità a
tutti
i
mondi
rappresentati
—
all'occidente dell'etica del
lavoro, del progresso e della conquista e all'oriente della schiavitù e del sudore
quotidiani del fellah
dell'artista,
tile
— Marco
può essere facilmente
letto
come
il
simbolo
un simbolo reso con spietata crudezza e simpatia dalla Cialente. Cor-
a Cleopatra,
in
questa prospettiva, diviene
la
rappresentazione dei tempi e
Giuliana Minghelli
234
luoghi della necessaria e tuttavia egoistica ribellione
dell'artista,
una posizione
impossibile da sostenere, un non-luogo, un'utopia, che pur denunciando
sente,
non annuncia necessariamente tempi
Ma Marco
non è un
artista.
Non
pre-
il
migliori.
riuscendo a rappresentare
gli spazi della
sua
esperienza, egli è infme inghiottito dalla geografia da
lui stesso tracciata.
Marco cercò
di scrivere
sulla carta unta e spiegazza-
ta del pane:
voleva esprimere di quei
ma non
gli riuscì.
Dal canto suo,
soglia,
con una matita qualche parola
datteri, di quel cielo, di tutto quel mistero,
(156)
la Cialente,
può ripensare
di essere ridotta a
inabitando lo spazio preciso seppur instabile della
da rischiare
l'Africa, così presente ai sensi e misteriosa tanto
un
cliché, e l'Europa, persa e tuttavia presente casa della
me-
moria. Sulla soglia, richiusa tra questi orizzonti, ha luogo la scrittura della geografia immaginaria che coincide con la scrittura del soggetto
nomade
ai
confini di
se stesso.
Come suggerito in
unicamente
precedenza, la virtualità del soggetto coloniale non è legata
ma anche al tempo:
allo spazio
l'esilio dall'Italia
"Le piace
dal "vergognoso periodo fascista".
il
Cialente Sandra Petrignani in una intervista del 1983.
scrittrice
— "Ma come
si
coincide con l'esilio
nostro tempo?" chiedeva alla
potrebbe preferirne un altro?
"No"
— rispondeva
Non possiamo
la
inventar-
celo" (89). Nonostante questa affermazione, la Cialente, in Cortile a Cleopatra
come anche
in
Ballata levantina, ha finito per metter in pratica l'epigrafe apposta
da Stefano Benni a Baol: "Se
altri
i
tempi non chiedono
la tua parte
tempi",^ un imperativo che la scrittrice ha adeguato
ventando con
le
sue storie invece di
altri
tempi
altre
al
migliore/ Inventa
suo gusto
geografie
realista, in-
— due cose
che,
forse, in fondo, si equivalgono.
University of Colorado-Boulder
NOTE
Mediterraneo costituisce un punto di unione, un confine che riawicina le varie nazioni
ed etnie in una grande comunità, contenuta nel significato della parola levantino. Ernest
Renan, storico fiiancese dell'Ottocento, nel suo saggio "What is a Nation?" sottolinea il
Il
carattere particolare di questo confine
quando
separate, but the rivers tend rather to unify"
GiuUo Fem)m,
l'immagine di un
'indifferente'
scrive: "It is indisputable that the
mondo
a Cleopatra: "Negli anni
ha così
tracciato le co-
romanzo
Trenta, questo
.
.
.
offri
libero e vitale, lontanissimo dall'orizzonte prevalentemente cupo,
o percorso da
vibratili
dell'Italia fascista" (4).
umori, della cultura di quegli anni,
oltre
che dal clima
Nella scarsa letteratura critica sulla Cialente vale la pena
ricordare, anche se solo per dissentirne, l'interpretazione sociologica di
sottrae Cortile
mountains
8).
in occasione della recente scomparsa della scrittrice,
ordinate storiche di Cortile
plumbeo
(1
a Cleopatra a ogni
Anna Nozzoli che
contestualizzazione storica, sottolineandone piuttosto
il
presunto carattere mitico e "la simbologia esistenziale". L'unico articolo in lingua inglese,
un'utile
panoramica
Vedi l'introduzione
dell'intera opera cialentiana, è quello di Paola
di Emilio
Cecchi
alla
Malpezzi
Price.
seconda edizione del romanzo uscita nel 1952
L'Africa in cortile: la colonia nelle storie levantine di Fausta Cialente
per
4
5
i
caratteri di
Sansoni e quindi riprodotta nell'edizione Mondadori del 1973, 5-10.
"The Three Points of Entry" 214-16.
Barthes, in particolare
Nell'avvertenza che la Cialente ha fatto precedere all'edizione del 1973,
to dell'ibrida lingua colaiiale: "pur
ser riuscita a proporre
il
su
6
235
un
avendo
scritto in
un
si
insolito linguaggio popolare ...
:
legge a proposi-
mi sembrava
italiano corretto,
d'es-
l'italiano corrotto degli italiani,
ftancese ancor più devastato dei greci, degli armeni, degh ebrei, e l'influenza dell'arabo
tutti
quanti, lingua spiritosa, vivace e colorita, quindi saporitissima" (15).
La riflessione
teorica di Trinh
(sviluppata più a fondo in
alla
sua
attività
Minh-Ha sulla condizione del postcolonial gendered subject
come Woman and When the Moon) è strettamente legata
testi
cinematografica e per questa ragione riveste
un
particolare interesse per lo
studio della rappresentazione dello spazio in letteratura.
7
Benni, "Baolian" 2.16-17.
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New
York: HiU and Wang. 1992.
Benni, Stefano. Baol. Feltrinelli: Milano. 1993.
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Cialente, Fausta. Cortile
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York: Routledge, 1990.
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Native, Other: Writing Postcoloniality