Quaderni d`italianistica : revue officielle de la Société canadienne
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Quaderni d`italianistica : revue officielle de la Société canadienne
L'Africa in cortile: la colonia nelle Fausta Cialente storie levantine di Giuliana Minghelli a Cleopatra, Cortile dall'inizio del titolo lettore a tracciare il secondo romanzo della Cialente, invita o rintracciare quella che Edward Said, sin in Oriental- ism, definisce una geografia immaginaria. Anche dopo aver saputo che Cleopatra è un sobborgo di Alessandria di Egitto, spaziale. contanporaneamente Vin e mente Vad la relazione: lo spazio la seguaite: ad una della prqrosizione latino, accosta significando due spazi senza predicarne aperta- alla città domanda che e alla campagna. La è uno spazio sençlicemente contaiuto anfiteatro, privilegiato esatta figurazione a che, contenuto del cortile e (vicino, opposto, contiguo) un sobborgo, Cleopatra, anticamera sorge è titolo si sottrae il Questo soprattutto a causa dell'uso dall'altro o è cortile il punto di osservazione, all'entrotara? Quale funzione svolgano questi luoghi nella costruzione dell'identità dei personaggi, quale relazione allo spazio della colonia ed infine come tracciata narrativizzi l'instabilità la li leghi geografia spicciola, quotidiana da essi che lega Afiica ed Europa, sono le domande che guideranno questa riflessione. Ma prima di procedere a perlustrare il cortile e i suoi dintorni seguendo bondaggi del protagonista Marco, s'impone una breve considwazione occupata dalla narratrice che, a sua volta, scrive in Afiica i vaga- sulla posizione e sulV Atria. Edward Said a questo proposito osserva: Everyone who writes about the Orient must locate himself vis-à-vis the Orient; translated into his text, this location includes the kind of narrative voice he adopts, the type of structure he builds, the kinds of images, themes, motifs that circulate in his texts — all of which add up to deliberate ways of addressing the reader, con- taining the Orient, and finally, representing Secondo Said presupposto necessario it alla or speaking in its behalf. (20) rappresentazione è l'esteriorità che permette di contenere l'Oriente, di farlo parlare. "The orientalist, poet or scholar, makes the orient speak ... [by occupying a position] outside the orient, both as an existential and as a moral fact" (21). tile a Cleopatra, qual è l'oggetto versi sono Che posizione occupa la Cialente in Cor- della sua rappresentazione, per chi parla? Di- gli oggetti rappresentati: Marco, l'italiano esule in Africa; la colonia, costituita dagli abitanti del cortile; l'Egitto esotico. Questa pluralità di oggetti suggerisce una pluralità di posizioni soggettive che nega un punto di vista privilegiato. L'Europa — la cui identità, secondo l'analisi di Said, si costituisce nel QUADERNI d-itaUanistica Volume XV, No. 1-2. 1994 228 Giuliana Minghelli contrapporsi all'alterità dell'oriente vrana, sopravvive solo vis l'Egitto — come memoria lungi dal costituire una soggettività so- , e possibilità. La Cialente, scrivendo vis à presente e misterioso, l'Europa famigliare e lontana, la colonia amata e odiata, finisce per occupare un luogo à sé e per scrivere, vis al di fuori di stessa, un'identità displaced e riinscritta sulla carta geografica. Quell'Oriente aiutato a definire l'Europa, nella Cialente, offre È luzione. un palcoscenico per vis se che ha sua disso- la su questo palcoscenico che ora ci avventuriamo. Seduta sul ramo basso del fico scimmia sorvegliava Marco che dormiva lì sotto dormiva con la bocca aperta .... La terra del cortile era dura. Le piccole case intorno, basse e a pianoterra, decrepite e miserabili, avevan tutte le loro storte persiane chiuse .... Voci di fanerano voci fresche che andavano e venivano da ciulle nell'aria, d'improvviso ... la sdraiato all'ombra festosa e ondeggiante delle foglie; : un muro all'altro del cortile cielo di pace. Conosciamo Il il mare si mondo tessevano per fili il suo sonno un quietò dietro la casa. (19-20) a Cleopatra di Cortile sdraiato al centro del cortile all'ombra le vite degli altri come quadrato e personaggi. ve nella casa sul mare, e Marco è attraverso gli occhi di del fico, costituisce figlio di Crissanti, di Alessandro, il Marco, che, perno su cui ruotano il una donna greca che vi- dopo es- pittore/decoratore italiano che, sposato in Egitto, ha abbandonato la moglie portando con sé in sersi senza ambizioni né voglia di lavorare, salpa per l'Egitto All'inizio del romanzo lo alla ricerca della troviamo nel cortile addormentato sotto il maturati, gli cadranno in bocca. la il Come questi fichi, le donne del madre. fico, a bocca una volta aperta, quasi in oziosa attesa dei frutti che, ancora piccoli e bianchi, ganùsh, Italia nel frattempo. Alla morte del padre. Marco, senz'arte né parte, bambino nato cortile — Hai- ragazza armena, Dinah, la figlia del ricco ebreo Abramino, Eva, madre di Dinah, Kikì, la ragazza mulatta — cadranno vittime del suo amore pigro e di- staccato. Sebbene Marco sieda che si al centro del cortile, lo fa come un ozioso osservatore è trovato per caso nel cuore della piccola comunità levantina. Spinto dall'amore per Dinah a fame parte, finisce per vivere nella società del cortile in uno stato di assenza, fuggire. come Accetta un lavoro sottrarsene, si fidanza in sogno, e reprimendo a malapena come manovale con EMnah e presto ne il desiderio di e subito cerca delle scuse per rifiuta l'amore inquinato da aspira- zioni piccolo borghesi, accetta di lavorare nella soffocante bottega di pelli di Abramino e, in un tentativo di fuga, seduce la bella Eva, un tragedia finale e la sua fuga. Questa altalena esistenziale tra coincide con un'altalena tra l'interno atto il che precipita centro e i la margini e l'esterno del cortile, un'altalena tra lo spazio della colonia e l'Africa, tra identità e differenza. All'interno del cortile gli spazi sono rigidamente assegnati e rinchiudono vari personaggi, se iniziale come si vuole, le varie etnie, come in l'armena Haiganùsh e Ehnah, l'amica ebrea nella cornice di una gabbia. Così italiana, appaiono i nella scena sui balconi un quadro: "In piedi sul balconcino cadente, bianca e scalza L'Africa in cortile: la colonia nelle storie levantine di Fausta Cialente contro muro d'un verde azzurro e tenero la testa sulla spalla" (22). Quando il piegava come il quello di un affresco marito della sarta, il Spiro Triandafìlu, compare alla finestra svegliato dalle grida "si concino come dentro una gabbia, agitando Marco segue con bella Eva, che spesso le mani, la . . 229 . Dinah vecchio greco muove nel bal- testa, le spalle" (28). malapena contenuta lo sguardo, è a La in questa povera cornice o così pensa Marco: "Abramino è pazzo di tenersi per moglie quella figura dipinta e lussuosa, e volere che rimanga inquadrata nelle persiane sgangherate e storte d'una povera finestra aperta in un muro scalcinato Mentre come casa della madre e la il sono per Marco delle gabbie cortile — (59). cui egli, il paesaggio estemo offre vasti oriz- la finestra e scese sul terrapieno a destra della sua scimmia, fugge dalla finestra la ." . . — da , zonti al suo desiderio di vagabondare. Invece di uscire dalla porta, scavalcò casa. rotte terreno era tutto sparso di rifiuti e immondizie, vetri di bottiglie, scarj>e Il . . Si fece serme . reticolati divelti dai pali ombra con inglesi, il le mani e contorti, resti degli accampamenti di guerra .... sugli occhi e guardò a est, verso Mustafa, le gialle ca- minareto della moschea di Sidi Gaber e poi verso terra la stazione Le case intomo al cortile erano le ultime sulla spiaggia, sull'orlo scarpata, sole in mezzo all'ondulazione dei terrapieni deserti; piccole e basse, di Cleopatra. della pitturate all'esterno di un rosa stinto e scalcinato, cati tesi a festoni in alto sui terrazzi. rio, meno era la [greca] e Verso il La casa animate dallo svolazzare dei bu- Abramino, pellicciaio e proprieta- rovinata, in quella di faccia abitavano due i inquilini, la sarta calzolaio [armeno]. In fondo, sul mare, la piccola casa di sua madre. terra, sul viottolo, c'era lo steccato re .... In di mezzo In questo si vedeva sorgere panorama re e della storia. La la con la testa il cancello che non verde del fico. si poteva chiude- (34-35) geografia diviene apertamente cifra allegorica del pote- linea dell'orizzonte che abbraccia caserme inglesi (legge e ordine senza di cui, cortile è disegnata dalle il come esclama la nonna di Daniela in Ballata levantina, "Chissà dove saremmo!"), dalla moschea e dal minareto arabi, dalla stazione di Cleopatra arrivi e partenze — l'Europa, alla cui vista — che individua questo sobborgo come un luogo alle spalle di tutto, dal e, Marco si mare, perde a fantasticare la linea di dell'Italia coordinate geografiche della colonia sono così tracciate e la di confine con e del padre.* Le cortile ne rappresenta armena, italiana, ebrea, il materializzazione metaforica. Le case raccolte intomo al cortile, come le etnie greca, francese, sono unite nella loro diversità a formare la comunità levantina. Queste case sono "le ultime sulla spiaggia, sull'orlo della scarpata, sole in mezzo all'ondulazione dei terrapieni deserti" (34). Distaccate dai rumorosi quartieri arabi, sembrano essere state portate dal mare, e il mare costantemente minaccia di recla- marsele. Vivere tra l'Africa e l'Europa significa abitare un terreno in un costante stato di dissoluzione, sparso di cocci raccoglie i frammenti di diverse e vetri di bottiglie, una terra di nessuno che civiltà. I levantini, forse perché consci di questo pericolo, scelgono di vivere ingabbiati in case che offrono un effimero senso di identità e appartenenza, si illudono di occupare un punto privilegiato di cono- 230 Giuliana Minghelli mondo scenza e osservazione sul indigeno, arrancano nell'inseguimento di pre- Marco ("mezzoitaliano, stigio sociale e fortuna. L'irrequietezza di vagabondo") mette a nudo questo gretto senso di appartenenza. lonia levantina ha fatto vangelo del motto di Disraeli scamiciato, Anche "The East se la co- a career", is il senso di identità dei suoi membri, indipendentemente da razza o religione, ha ben poco a che spartire col "royal English subject". Vale la pena ricordare a questo punto che nel termine colono: colui che coltiva gli appartiene. La colonia la terra la parola colonia trova per conto una d'altri, il suo etimo che non terra levantina lungi dall'esprimere una sovranità sul territorio esprime piuttosto questo displacement, una marginalità definita da un centro che si trova altrove, nel dominio imperialistico inglese che ne garantisce l'esistenza o nella popolazione indigena unica vera padrona della terra. Nonostante di casta (divisioni dettate più uno spazio dove una zona le identità da ragioni economiche che etniche), i suoi sensi la colonia è e le differenze sono in uno stato di perenne flusso, di costanti negoziazioni, etniche, politiche, sessuali, linguistiche. sto carattere ibrido è direttamente indicato nella parola "levantino", che include egiziano, Renan tion?" Ernest italiano, greco, Que- un precipitato ebreo apolide e meticcio. In "What riflette sulla precarietà dell'identità coloniale se is a Na- messa a con- fronto con "l'essenza" che contraddistingue una nazione e osserva: If you take a city such as Salonika or munities each of which Smyrna, you will find there five or six own memories and which have hîis its common. Yet the essence of a nation is that all individuals have many common, and also that they have forgotten many things. (II) Ma, paradossalmente, proprio dando della colonia, loro, se il rischio di dimenticare unisce non un'essenza, un senso di com- almost nothing in i things in disparati abitanti comunità che nulla ha da invidiare all'abitante di una nazione. La parola "levantino", sebbene estrema- mente volatile ed instabile, finisce così per tracciare tra V'vTsçeto inglese contenute e il ma che letteralmente e Haiganùsh durante una stica che vale a descrivere "Italiano che entrare, sei non sei e meno d'un donna di tua madre". Come Marco, i lite la simbolicamente contengono. con Marco esprime inconsciamente una nemmeno greco, religione non hai, in nessuna chiesa puoi bastardo, con tutto il rispetto che devo a quella povera (26, enfasi mia) una nazione, frutto di incroci tra diversi gruppi etnici. metaforicamente senza padre, perché è logia, a sancire la tua appartenenza in caratteri- condizione ibrida degli abitanti della colonia: levantini sono, anche se solo metaforicamente, figli illegittimi, nati al di fuori di che una nuova geografia rinchiusa continente africano, due alterità che non possono essere Ballata levantina, i il Sono padre a porti all'interno di una genea- ad una terra (patria). Non sorprende quindi levantini facciano appello alla forza redentrice del pa- dre putativo. Mussolini, che ha il potere di redimere i figli dispersi, tutte le altre etnie, persino gli inglesi, invidiano agli italiani. un padre che L'Africa in cortile: la colonia nelle storie levantine di Fausta Cialente Ma 231 personaggi della Cialente, Marco, Haiganùsh, Kikì ed eventualmente Di- i nah e anche Daniela fani di padre in Ballata levantina, piuttosto che essere bastardi, sono or- o di madre, madre e quindi di padre e di della "madrepatria". Questa loro condizione, al di là del suo aspetto letterale, punta ad un'assenza (orfano si- gnifica essere privo) intrinseca al soggetto della colonia. Teorizzando questa as- senza, Deleuze e Guattari scrivono in Anti-Oedipus: Desire does not lack anything; it does not lack its object. It is, rather, the subject no fixed subby repression .... Desire is machine, the object of desire also a connected machine, so that the product is lifted from the process of producing, and that is lacking in desire, or desire that lacks a fixed subject; there is ject except something detaches from producing itself and gives a leftover to the to product vagabond, nomad subject. (26) Marco, soggetto coloniale frammentato, "lacks in desire". Nel il incontra l'oggetto del suo desiderio — nel momento momento fidanza con Dinah o entra nella società levantina del denaro e lavoro confronto con la sua assenza, — non un il ascrivibile all'altro letterale il ma suo non essere dove è cuore dell'Africa. Quesù vagabondaggi inizio la campagna di Marco, in — ombra è vissuta al in relazione dominare un impero colo- l'altro. più immediate coordinate storiche. Cortile a Cleo- le con l'orizzonte storico del fascismo.^ Solo tiva acquista profondità e significato senza patria, come Marco; come 1936, anno in cui ha patra può essere pienamente inteso come un romanzo di fuga ed messo a soggetto occidentale perso il etiopica, tarda allucinazione mussoliniana di niale, ultima spiaggia per rappresentare, contenere, Pur lasciando si carri dei sudanesi in viaggio verso hanno luogo attorno nel suo stesso labirinto, ironicamente — è messo desiderio. Quest'assenza soggetto insita, inseparabile dal vagabondaggio, un nomadismo sui il in cui sua madre, in cui ritrova il esilio solo se questa prospet- un personaggio senza futuro, senza casa, solo in questa prospettiva nell'espressione di Emilio Cecchi in il suo oblomovismo, o suo "parassitismo aureolato di poesia", ac- quistano un valore non mitico, bensì storico ed esistenziale.^ D'altra parte questo soggetto, che si sottrae ad anagrafi, trame esistenziali e nazionali, continua, a ses- sant'anni di distanza, a interrogare la natura dei confmi che rinchiudono un indi- viduo al in una società, nazione romanzo ignora questo Marco sia o razza. Emilio Cecchi nell'introduzione del aspetto, sottolineando invece come il 1953 personaggio di impensabile nella società del dopoguerra, dove incapperebbe nelle maglie di regolamenti e nelle intemazionali coercizioni "for displaced people". Dovrebbe insomma prima di tutto cominciare a mettersi in re- gola con la etnografia, la geografia, e specialmente con Ma la politica. (6) cosa significa mettersi in regola con etnografia, geografia e politica? L'anticonformismo di Marco mette tassonomiche: vivendo politici divasi, ai in discussione la natura di queste categorie margini, nelle fratture tra etnografie, geografie, e assetti questo personaggio drammatizza il carattere discorsivo e fantasmati- 232 Giuliana Minghelli co di ogni ordine, vecchio e nuovo, del mondo. Per Marco, Bennington, "Frontiers are articulations, boundaries come per Geoffrey are, constitutively, crossed or transgressed" (Bennington 121). Non sorprende quindi che la colonia Cialente uno spazio virtuale in cui si da luogo di conquista, sia divenuta nella vive in presenza di una assenza. C'è una fra- se che troviamo sulle labbra di Daniela bambina, la protagonista di Ballata levantina, che getta una luce inaspettata sul carattere e significato sua osservazione è legata di quest'assenza. La eunuchi, personaggi grassocci dai alla scoperta degli fianchi larghi che sorvegliano la villa accanto a casa sua: Sentivo dire intomo a me: chi fossero i armeni, maroniti, e credevo che anche siriani, comp>onenti di una nazione o di una setta religiosa, per quale ragione, alla sorveglianza degli harem; e poiché la dava tramontando, adesso stavano sui cancelli con l'aria gli eunu- mai harem an- adatti, chissà moda degli oziosa dei disoccupati. (65-66) Quest'associazione nella sua assurdità contiene un'illuminazione. Le varie etnie levantine, separate dalla madrepatria e ormai legate da (all'altro), sono tani compatrioti. di un pieno tempo allo stesso Come altri soggetti che status politico sono stretti vincoli all'Egitto delle popolazioni indigene e dei loro lon- hanno un accesso castrati. mercato al ma sono privati Questa loro condizione, simile dizione di Zambinella analizzata da Roland Barthes in SIZ, segna un'economia basata su un semplice binarismo tra il alla con- collasso di colonizzatore e colonizzato (inglese/egiziano), soggetto conoscente e oggetto della sua conoscenza, interno ed estemo. Africa ed Europa.^ Quindi ritomando siamo dire che il cortile a Cleopatra africano e a questo appartiene. D levantino fa parlare e rappresenta l'Africa, soprattutto l'Africa parla attraverso di lui/lei, prestiti che arricchiscono e storpiano lingue natie Questa posizione non va letta la come testimoniano i ma numerosi in parte dimenticate.^ come puramente gabondaggi di Marco, che possono essere ma alle considerazioni iniziali pos- ha allo stesso tempo una vista sull'entroterra negativa. Certamente interpretati non come una fuga senza rappresentazione fattane dalla Cialente inaugura la possibilità, per i va- frutto; il sog- getto occidentale, di occupare una diversa posizione, una posizione che Trinh Minh-Ha descrive eloquentemente parlando delle donne post-coloniali in questi termini: The moment the insider steps out from the inside she's no longer a She necessarily looks Not in mere from the outside while also looking out from the insider. inside. quite the same, not quite the other, she stands in that undetermined threshold place where she constantly drifts in and out.^ ("Not Trasgredendo, con la You" 76) rappresentazione dello spazio della colonia e della variegata comunità levantina, l'opposizione tra interno ed estemo. Fausta Cialente occupa e crea una nuova posizione; quella dell'"inappropriate other or same" che scrive abbandonandosi contemporaneamente a due gesti: L'Africa in cortile: la colonia nelle storie levaruine di Fausta Cialente that of affirming minding (Trinh, 'I am am like you' while persisting in her difference 233 and that of re- different' while unsettling every definition of otherness arrived at. 'I "Not You" 77) Per questo soggetto che vive sulla soglia, geografia della colonia levantina la finisce per sovrapporsi, senza tuttavia coincidere, con la geografia indigena e tracciare le, la uno spazio e un orizzonte pone come simbolo di non-appartenenza. trova rifugio nell'Egitto dei fellah, da, virtuali. Opposta allo spazio chiuso del corti- strada costituisce la cerniera tra questi orizzonti e, allo stesso tempo, ma Marco, nella sua fuga dal semplicemente vaga "in cerca di una una buona strada come ce ne sono s'incominciano non si si cortile, in Italia, quelle di im- non stra- che quando ha più voglia di lasciarle né di tornare indietro" (80), una strada che offra vedute fantastiche dell'Europa al di là nasconde dietro l'orizzonte afoso. Nondimeno finiscono per ricondurlo a spazi chiusi e soffocanti &a arrivato in mezzo al quartiere indigeno .... del gli oziosi come mare e dell'Africa vagabondaggi di che si Marco quelli del cortile. (Le case basse di fango o di pietre sconnesse fanno della piccola valle di Sidi Gaber un miserabile mucchio che sembra, la notte, l'avanzo di un terremoto) .... Egli avrebbe voluto uscire di là dov'era capitato per distrazione, negli altri come in un labirinto, ma i affrettare il passo, vicoli erano incastrati gli uni ogni tanto batteva contro un muro e doveva tornare indietro, cercare l'uscita del villaggio buio e accidentato .... (137-38) Emilio Cecchi, nella sua introduzione, nota giustamente come scandiscono il corso del tempo e ra l'attenzione al D tentativo di mento il maturarsi del dranima" mutuo e complesso Marco intrecciarsi di spazio e una geografia obbligata di sottrarsi a narrativo, cioè temporale, in le "pause spaziali (7), e così facendo si tempo atti- nel romanzo. traduce in un movi- una fuga dall'incastro della trama, alle "ipotesi di destino" avanzate da vari personaggi. Così facendo egli rimane sulla soglia: la soglia della casa di Dinah, della bottega di e infine anche dell'Africa. Egitto è una fuga che ha Infatti, Abramino, del cortile, dell'Italia, persino la sua fuga da Cleopatra verso l'alto come meta una soglia: "Si vede già seduto sulla soglia delle loro [degli indigeni] piccole case di fango a masticare la canna da zucchero dolce e succosa" (242). Sebbene Marco cortile ("ora levantini" [242]), si situa alla fine romanticizzi la va lontano, nell'interno, a vivere piuttosto con il suo viaggio va da un intemo ad un comunque come un gli sua fuga dal indigeni che con altro, rispetto al "outsider", "the inappropriate other", "same", perché, metaforico o letterale che sia, condivide il i quale egli ma nomadismo anche di tutti i soggetti coloniali. Nella sua esfraneità a tutti i mondi rappresentati — all'occidente dell'etica del lavoro, del progresso e della conquista e all'oriente della schiavitù e del sudore quotidiani del fellah dell'artista, tile — Marco può essere facilmente letto come il simbolo un simbolo reso con spietata crudezza e simpatia dalla Cialente. Cor- a Cleopatra, in questa prospettiva, diviene la rappresentazione dei tempi e Giuliana Minghelli 234 luoghi della necessaria e tuttavia egoistica ribellione dell'artista, una posizione impossibile da sostenere, un non-luogo, un'utopia, che pur denunciando sente, non annuncia necessariamente tempi Ma Marco non è un artista. Non pre- il migliori. riuscendo a rappresentare gli spazi della sua esperienza, egli è infme inghiottito dalla geografia da lui stesso tracciata. Marco cercò di scrivere sulla carta unta e spiegazza- ta del pane: voleva esprimere di quei ma non gli riuscì. Dal canto suo, soglia, con una matita qualche parola datteri, di quel cielo, di tutto quel mistero, (156) la Cialente, può ripensare di essere ridotta a inabitando lo spazio preciso seppur instabile della da rischiare l'Africa, così presente ai sensi e misteriosa tanto un cliché, e l'Europa, persa e tuttavia presente casa della me- moria. Sulla soglia, richiusa tra questi orizzonti, ha luogo la scrittura della geografia immaginaria che coincide con la scrittura del soggetto nomade ai confini di se stesso. Come suggerito in unicamente precedenza, la virtualità del soggetto coloniale non è legata ma anche al tempo: allo spazio l'esilio dall'Italia "Le piace dal "vergognoso periodo fascista". il Cialente Sandra Petrignani in una intervista del 1983. scrittrice — "Ma come si coincide con l'esilio nostro tempo?" chiedeva alla potrebbe preferirne un altro? "No" — rispondeva Non possiamo la inventar- celo" (89). Nonostante questa affermazione, la Cialente, in Cortile a Cleopatra come anche in Ballata levantina, ha finito per metter in pratica l'epigrafe apposta da Stefano Benni a Baol: "Se altri i tempi non chiedono la tua parte tempi",^ un imperativo che la scrittrice ha adeguato ventando con le sue storie invece di altri tempi altre al migliore/ Inventa suo gusto geografie realista, in- — due cose che, forse, in fondo, si equivalgono. University of Colorado-Boulder NOTE Mediterraneo costituisce un punto di unione, un confine che riawicina le varie nazioni ed etnie in una grande comunità, contenuta nel significato della parola levantino. Ernest Renan, storico fiiancese dell'Ottocento, nel suo saggio "What is a Nation?" sottolinea il Il carattere particolare di questo confine quando separate, but the rivers tend rather to unify" GiuUo Fem)m, l'immagine di un 'indifferente' scrive: "It is indisputable that the mondo a Cleopatra: "Negli anni ha così tracciato le co- romanzo Trenta, questo . . . offri libero e vitale, lontanissimo dall'orizzonte prevalentemente cupo, o percorso da vibratili dell'Italia fascista" (4). umori, della cultura di quegli anni, oltre che dal clima Nella scarsa letteratura critica sulla Cialente vale la pena ricordare, anche se solo per dissentirne, l'interpretazione sociologica di sottrae Cortile mountains 8). in occasione della recente scomparsa della scrittrice, ordinate storiche di Cortile plumbeo (1 a Cleopatra a ogni Anna Nozzoli che contestualizzazione storica, sottolineandone piuttosto il presunto carattere mitico e "la simbologia esistenziale". L'unico articolo in lingua inglese, un'utile panoramica Vedi l'introduzione dell'intera opera cialentiana, è quello di Paola di Emilio Cecchi alla Malpezzi Price. seconda edizione del romanzo uscita nel 1952 L'Africa in cortile: la colonia nelle storie levantine di Fausta Cialente per 4 5 i caratteri di Sansoni e quindi riprodotta nell'edizione Mondadori del 1973, 5-10. "The Three Points of Entry" 214-16. Barthes, in particolare Nell'avvertenza che la Cialente ha fatto precedere all'edizione del 1973, to dell'ibrida lingua colaiiale: "pur ser riuscita a proporre il su 6 235 un avendo scritto in un si insolito linguaggio popolare ... : legge a proposi- mi sembrava italiano corretto, d'es- l'italiano corrotto degli italiani, ftancese ancor più devastato dei greci, degli armeni, degh ebrei, e l'influenza dell'arabo tutti quanti, lingua spiritosa, vivace e colorita, quindi saporitissima" (15). La riflessione teorica di Trinh (sviluppata più a fondo in alla sua attività Minh-Ha sulla condizione del postcolonial gendered subject come Woman and When the Moon) è strettamente legata testi cinematografica e per questa ragione riveste un particolare interesse per lo studio della rappresentazione dello spazio in letteratura. 7 Benni, "Baolian" 2.16-17. OPERE CITATE Barthes, Roland. SIZ. New York: HiU and Wang. 1992. Benni, Stefano. Baol. Feltrinelli: Milano. 1993. Bennington, Geoffrey. "Postal Politics and the Institution of tìie Nation". Bhabha 121-37. Bhabha, Homi. ed. Nation and Narration. Cialente, Fausta. Cortile . New York: Routledge, 1990. a Cleopatra. Milano: Mondadori, 1973. Ballata levantina. Milano: Feltrinelli. 1961. Deleuze, Gilles, and Felix Guattari. Anti-Oedipus: Capitalism and Schizofrenia. New York: Viking Press, 1977. Ferroni, Giulio. "La libera passione di Fausta Cialente". L'{/n(rà( 13 Marzo 1994): 4. Malpezzi-Price, Paola. "Autobiography, Art, and History in Fausta Cialente's Fiction". Contempo- rary Women Writers in Italy. Ed. Santo Aricò. Amherst: U of Massachusetts P. 1990. 109-22. Nozzoli, Anna. "Fausta Cialente: Testimonianza storica e tipologia femminile". Tabù e Coscienza: La condizione femminile nella letteratura italiana del Novecento. Firenze: La Nuova Italia, 1978. 113-27. Petrignani. Sandra. 'Tausta Cialente: Straniera dappertutto". Le signore della scrittura; interviste. La Tartaruga, 1984. 83-89. Renan. Ernst. "What is a Nation?". Bhabha 8-22. Milano: Said, Edward. Oriemalism. New York: Vintage Books. 1978. Trinh. T. Minh-Ha. "Not You/Like You: Postcolonial Identity Women and the Interlocking Questions of and Difference". Inscriptions 3-4 (1988): 71-77. . When the Moon Waxes Red: Politics. New and Feminism. Bloomington: Indi- Representation, Gender, and Cultural Yoik: RouUedge, 1991. . Woman, ana UP. 1989. Native, Other: Writing Postcoloniality