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curiosità
ricerca
progetto
innovazione
PERIODICO
PERIODICO DIDI INFORMAZIONE
INFORMAZIONE TECNICA
TECNICA -- PERIODICO
PERIODICODIDI INFORMAZIONE
INFORMAZIONE TECNICA
TECNICA -- PERIODICO
PERIODICO DI INFORM
MAGGIO 2009
n°2
KLIGENTHAL
Rivista Trimestrale - Anno 2 - numero Due
Registrazione del Tribunale di Latina n¡ 900
del 13 Giugno 2008
EDIZIONI
loÊ studiaccio
Viale Petrarca, 39
04100 LATINA
tel. 0773.487724 - 0773. 358371
e-mail: [email protected]
e-mail: [email protected]
DIRETTORE RESPONSABILE:
Ezio Fiorletta
DIRETTORE EDITORIALE
Amedeo Giustarini
CONSULENZA EDITORIALE
Monica B. Stemberger, Sandra Carlin
CONSULENZA LEGALE
Roberto Bisceglia
CONSULENZA TECNICA
Amedeo Cannatelli
Progetto di Daniela Stemberger
Kligenthal n°2
5
ARTETESSILE
TESSILE
5 - -ARTE
La
La forza
forza primordiale
primordiale delle
delle sculture
sculture tessili:
tessili: Tania
Tania ee Marussia
Marussia Kalimerovi
Kalimerova
(Dott.ssa
Emanuela
Dottorini
Torlonia)
( Dott.Emanuela
Dottorini
Torlonia)
10
- COLLEZIONISMO
10 - COLLEZIONISMO
Pinacoteca
Giovanni e Marella Agnelli
Pinacoteca Giovanni e Marelli Agnelli
12
- BIOARCHITETTURA INRICORDO
RICORDODIDIUGO
UGOSASSO
SASSO
12 - BIOARCHITETTURA:IN
Ragioni
e
strumenti
dellÕ
Architettura
(Istituto
Nazionale
di
Bioarchitettura)
Ragioni e strumenti dellÕ Architettura
16
TECNOLOGIA
16 -- TECNOLOGIA
Polo
Tiburtino (Universitˆ
(Universitˆ Roma
Roma Tor
Tor Vergata
Vergata -- Assessorato
Assessorato Ambiente)
Ambiente)
Polo solare
solare organico
organico al
al Tecnopolo
tecnopolo tiburtino
19
Mendini: Mostra Antologica - Roma
19 -- ARTE
Hiroshige - Museo Fondazione Roma
20
- ARCHITETTURA
24
- GIARDINI
28
- DESIGN
38
- ARCHITETTURA
40
- DESIGN
Quaranta
metri quadri (Arch. Paolo Badetti)
20 - ARCHITETTURA
Quaranta metri quadri (Arch. Paolo Badetti)
A
del giardino (Arch. Laura DÕ Amelio)
- GIARDINI
24proposito
A proposito di giardino (Arch. Laura DÕ Amelio)
28 - DESIGN
Fayadan:
Una nuova onda per lÕ Egitto (IED Centro Ricerche)
Fayadan:CULTURA
Una nuova onda per lÕ Egitto (IED Centro Ricerche)
38 - idee
ARCHITETTURA
Nuove
e grandi firme per i negozi Benetton (Archilight - Benetton Group)
Nuove idee e grandi firme per i negozi Benetton (Archilight - Benetton Group)
Duilio Cambellotti
Manifesto Spettacolo al Teatro Greco di Siracusa
Collezione Alfredo Urbinati - Sabaudia
40 - nautico
DESIGN
Design
2009: Esigenze attuali per esigenze future (Dott. Marco Cassiano)
Design Nautico 2009: Esigenze attuali per esigenze future (Dott. Marco Cassiano)
43
- M Technology Award 2009
4 3 - M Technology Award 2009
44
- MATERIALI
MATERIALI
44
Basso
e massimo
comfort:
Clima Block
Vivere consumo
meglio con
la casa Clima
Block
48
INGEGNERIA
48 -- INGEGNERIA
La
Pietro
La La
Rocca)
La certificazione
certificazioneenergetica
energetica(Ing.
(Ing.
Pietro
Rocca)
54
STORIA EE CULTURA
CULTURA
54 -- STORIA
Statuti locali:
locali: attualitˆ
attualitˆ ee storia
storia (Dott.
( Dott.Luciano
LucianoIannaci)
Iannaci)
60
RACCONTI
60 -- RACCONTI
Ò Andiamo chÕ
(Dott.Marco
MarcoCambellotti)
Cambellotti)
chÕ • Ž tardi...
tardiÓ (Dott.
64 -- Sulle
Sulleorme
ormedel
delCirco
Circo: L• ger - Fellini
si ringrazia per la sensibilità e la gentile disponibilità:
Archilight
Sig. Marco
Cambellotti
Arthemisia
Chose
Benetton Group
Europeo
digentile
Design
si ringraziaIstituto
per la Marco
sensibilità
e la
disponibilità:
Cambellotti
AtelierChose
Mendini
Sig.
Marco
Cambellotti
Ordine
degli
Architetti
di Bologna
Design
Republic
Chose
Pinacoteca Gradara
Gianni
eInnova
Marella Agnelli
Istituto
di Design
IEDEuropeo
Centro
Ricerche
Pomos
Istituto Nazionale
di Bioarchitettura
Atelier
Istituto Mendini
Quasar
Istituto
Quasar
University
di Roma
Ordine
degli
Architetti
di Bologna
Sig.
Alfredo
Urbinati
Tania eGianni
Marussia
Kalimerovi
Pinacoteca
e Marella
Agnelli
Alessandro Mendini
Pomos
Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli
Istituto Engineering
Quasar
Pontarolo
Sig.Marketing
Alfredo Urbinati
Survey
+ Consulting
Alfredo Urbinati
hanno collaborato e ringraziamo:
Francesca
Castenetto
hanno
collaborato
e ringraziamo:
Aldo Di Carlo
Paolo Badetti
Claudia
Gobbi
hanno collaborato
e ringraziamo:
Chiara Bellocchio
Gianluca
Fabbri
Francesca
Castenetto
Matilde
Bonatti
Antonio
Magaudda
AnnaDi
Cantaro
Aldo
Carlo
Roberto
Parisotto
Marco Cassiano
Claudia
Gobbi
Marcello
Trabucco
SimonaValoroso
Cesario
Gianluca
Fabbri
Amedeo
MonicaMagaudda
Coppola
Antonio
Laura Aldo
D’Amelio
Roberto
Parisotto
Fondazione
Morelato
Emanuela
Dottorini
Torlonia
Marcello Trabucco
LucianoValoroso
Iannaci
Amedeo
Pietro La Rocca
Silvia Macchetto
Fondazione
Aldo Morelato
Chiara Prosperini
Bruno Stefani
Laura Zannier
“
”
LA FORZA PRIMORDIALE DELLE SCULTURE TESSILI:
Tania e Marussia Kalimerovi
Bulgare di Sofia, Tania e Marussia Kalimerovi,
(in bulgaro si declina al plurale) alla quinta generazione che si occupa di fibra e tessuti, possono ben definirsi Maestre indiscusse dell’arte
tessile contemporanea.
Artiste uniche nell’elaborazione della fibra
trasformata in scultura, installazione arazzo o
gioiello, definiscono una forma d’arte tanto rara
quanto sublime.
Tania spiega il termine Fiberart come arte della
fibra per distinguerlo dall’artigianato d’arte.
Le opere sono frutto di studio e di costante
ricerca: dall’ideazione al progetto, fino all’esecuzione diretta e mai delegata. È l’unicità che
fa un’opera d’arte.
Lavorare i fili e tessere la tela è un’arte antica,
primitiva che vive anche nei miti : da Penelope,
al filo di Arianna , alla Bella Addormentata nel
Bosco per arrivare fino a Tania e Marussia,
fate contemporanee del Design Tessile, che
con mani di farfalla intrecciano, avvolgono,
legano e stringono fibre naturali.
Marussia, famosa per i suoi arazzi scultura e le
moderne installazioni, tesse i fili con un antico
telaio verticale e crea opere che hanno i colori e le forme contemporanee di increspature
marine, fenditure e ruvidezze dei nostri tempi o
gabbie sospese come sublimi e suadenti ragnatele d’arte, che con i bagliori stessi dei fili,
sapientemente colorati, ricordano il guizzo fenomenale della fibra ottica che oggi ci permette
di comunicare alla velocità della luce.
Notevole questa doppia valenza del filo di
antichissimo artigianato e l’utilizzo artistico carico di significati attuali perché riconduce l’arte
tessile contemporanea su un piano concettuale
di grande riflessione.
Ma quello che colpisce nelle sorelle Kalimerovi
è la loro gentilezza e umana femminilità contro
l’effetto deciso delle loro opere.
Anche nelle sculture di Tania, di più piccola
dimensione rispetto all’opera di Marussia, si
percepisce una decisione di scelta nelle forme e nei colori. Si assemblano sassi, cilindri
, ramoscelli e saette che nascondono la loro
materia originaria per rivestirsi e colorarsi sotto
i fili avvolti dalle volute e dai ghirigori creati
dall’estro d’artista.
È un mistero che ci sfugge come queste fibre
prendano corpo e vita nelle loro mani e diventino linguaggio artistico .
Tutta l’opera svolta da queste regine di
FiberArt, Tania e Marussia Kalimerovi, viene
percepita nel suo insieme come una forza della natura che grida a gran voce il suo messaggio di bellezza e di potenza: dagli ultimi arazzi
di Marussia come alberi possenti alle sculture
più piccole di Tania, che ancorano tra di loro
forme geometriche naturali fruibili alcune persino come gioielli. Impossibile non riconoscere
che il bello è qui soprattutto forte, antico, primitivo e immortale.
Resta un sogno da realizzare; un “sogno sulla
punta delle dita” , come dice Tania, che vorrebbero realizzare a Roma con la fondazione di
un Museo dell’arte tessile nel quale far confluire per acquisizione tutta l’intera collezione
delle loro opere d’arte realizzate in 25 anni di
carriera artistica. La struttura museale viene
concepita come un polo di studio dell’arte tessile operativo con mostre permanenti e temporanee, laboratorio di tessitura , tintura e restauro,
incontri, pubblicazioni, studi e approfondimenti,
nonché didattica mediante corsi annuali ed
estivi . Diverrebbe così un riferimento importantissimo in Europa per conoscere e promuovere un settore artistico davvero poco conosciuto
che invece merita grande attenzione per il
valore delle creazioni d’arte e per l’importante
valore storico.
Per il momento Tania ha fondato nel 2007
un’Associazione culturale, TEXFILART, registrata ed operativa, di cui ricopre l’incarico di
Presidente e che è funzionale alla realizzazione del grande progetto di fondazione del
Museo dell’Arte Tessile attraverso lo studio, la
ricerca , la creazione e la valorizzazione della
Fiberart e che vuole stimolare gli studiosi e gli
storici dell’arte a sviluppare l’arte ad indirizzo
tessile.
Tania Kalimerova
Nasce a Sofia (Bulgaria)
Vive e lavora a Roma dal 1980.
Cittadina italiana dal 1987.
Proviene da studi e formazione musicale · soprano
(Austria, Belgio, Bulgaria, Francia, Italia, Ungheria).
Dal 1996 si dedica come professionista alle Arti Visive ·
Scultura tessile.
Ha studiato con la sorella e artista Marussia Kalimerova
nella scuola dell’artista internazionale Prof. Marin Varbanov
(Bulgaria, Francia, Australia, Cina).
Médaille d’Or au titre des Arts · Association “Le Merite et
Dévouement Français” · Chatou · France · 2000.
Accademico Pontificia Accademia “Tiberina” · Italia · 2002,
(Attestato e Targa con il titolo dell’Ambasciatrice della
Cultura Bulgara nel Mondo · 2005).
Segnalazione dalla Commissione per aver interpretato
con originale composizione la vocazione all’ascolto e alla
comunicazione del Comboni · Mostra dedicata al
Missionario Daniele Comboni · Palazzo della Cancelleria
· Roma · Italia · 2003.
Medaglia del Presidente della Repubblica Italiana in
occasione della mostra Verde, bianco, rosso (210° anniversa-
Tania KALIMEROVA
Viale dei Quattro Venti, 96
00152 Roma
Tel. 06/58.95.977
347/94.12.013
[email protected]
Dott.ssa Emanuela DOTTORINI TORLONIA
[email protected]
Mostra a Roma
Palazzo Valentini
22 Giugno - 6 Luglio
Marussia Kalimerova
Nasce a Sofia (Bulgaria).
Laureata all’Accademia delle Belle Arti di Sofia nel 1984
nella scuola dell’artista internazionale Prof. Marin Varbanov (Bulgaria, Francia, Australia, Cina).
Capo della Sezione tessile dell’Unione dei Pittori Bulgari·
dal 1999 al 2007.
Accademico Corrispondente dell’Accademia Pontificia
Tiberina · Roma · Italia · 2002 (Diploma e Targa - Titolo di
Ambasciatrice della Cultura Bulgara nel Mondo · Roma ·
Italia · 2005).
Direttore e consulente sezione bulgara Associazione
Internazionale TEXfilART costituita il 16 novembre 2007.
Una delle più importanti artisti di Fiber Art nel suo paese.
Membro di
Unione dei Pittori Bulgari · 1984; TEXART · Sofia ·
Bulgaria · 1990 - 94; Salon d’Automne · Grand Palais ·
Parigi · Francia · permanente · 1990; UNICAT · Sofia ·
Bulgaria · 1993 - 95; CISST · Centro Italiano per lo studio
della storia del tessuto · Roma · Italia · 1993; ARELIS ·
Association pour la creation et la diffusion de la tapisserie
Membro di:
Albo Nazionale Pittori e Scultori Italiani (ANPES) · Roma ·
Italia · 1998;
Artemision e.V · Gorlitz · Germania · 1998;
Le Mérite et Dévouement Français · Chatou · France ·
2000;
Studi Aperti & Artisti Associati · Roma · Italia · 2000;
Unione dei Pittori Bulgari · Sofia · Bulgaria · 2001;
Unione dei Designer Bulgari ISARTE · Sofia · Bulgaria ·
2001;
Women in Textile Art · Miami (USA) · 2001;
Unione Nazionale Scrittori e Artisti · Roma · Italia · 2002;
Accademia Pontificia Tiberina · Roma · Italia · 2002;
ARS · ArteRomaSedici · Roma · Italia · 2004;
UCAI Roma · Unione Cattolica Artisti Italiani · Roma ·
Italia · 2007;
ENAP · Ente Nazionale per i pittori e gli scultori, i musicisti,
gli scrittori e gli autori drammatici · Roma · Italia · 2007;
Presidente dell’Associazione Internazionale TEXfilART ·
16 novembre 2007
Direttore e consulente sezione bulgara Associazione
Internazionale TEXfilART costituita il 16 novembre 2007.
Le sue opere sono nelle collezioni private di tutto il Mondo
e nei più importanti Ministeri, Gallerie e Edifici Pubblici.
Dal 1984 svolge attività espositiva in tutto il Mondo
(Austria, Belgio, Bulgaria, Canada, Francia, Germania,
Grecia, Italia, Inghilterra, Kuwait ed U.S.A) tra quali
Palazzo dell’Esposizione di Sofia 1984 - 2008; Salon
d’Automne · Parigi; Cité International des Arts · Parigi;
Sede dell’UNESCO · Parigi; Biennale di Beauvais ·
Francia; alla prestigiosa Federal Riserve Bank of Boston
Gallery (USA); Triennale di Tornai · Belgio; The Florida
Museum of Hispanic and Latin American Art · Miami;
(USA), Americas Museum · Doral (USA) e in Italia insieme
alle gallerie private, espone nelle sedi pubbliche - Castello
500° · L’Aquila; Museo Civico di Anzio; S. Michele a Ripa
(Ministero dei Beni Culturali) 1992, 2005; Castello di S.
È stata inclusa nell’Enciclopedia dell’Arte Contemporanea
ArteNova · Verona · Italia · 1997/ 98; L’Arte Italiana dal
900° ad Oggi - L’Altro modo di volare · Castellamare di
Stabia (NA) · Italia · 2001; Testo di Studio sull’Arte
Contemporanea (La storia dell’Arte Tessile in Bulgaria) ·
Sofia · Bulgaria · 2002.
Alcune delle sue opere sono nelle collezioni private in
Austria, Belgio, Bulgaria, Francia, Germania, Italia,
Spagna, Ungheria, U.S.A etc…
MARUSSIA KALIMEROVA
francaise · Parigi · Francia · 1994; TEXFIL Sofia ’94 ·
Sofia · Bulgaria · 1994; Albo Nazionale Pittori e Scultori
Italiani (ANPES - Membro d’Onore) · Roma · Italia · 1998;
Artemision e V. · Gorlitz · Germania · 1999; Women in
Textile Art · Miami (USA) · 2001; Unione Nazionale
Scrittori e Artisti · Roma · Italia · 2002; Studi Aperti &
Artisti Associati · Roma · Italia · 2002; Accademia
Pontificia Tiberina · Roma · Italia · 2002.
TANIA KALIMEROVA
Presidente dell’Associazione Internazionale TEXfilART
costituita il 16 novembre 2007.
Svolge attività espositiva in tutto il Mondo quale rappresentante della scultura tessile in Austria, Belgio, Bulgaria,
Francia, Germania, Italia, Spagna, Ungheria, U.S.A etc…
Espone con grande successo e apprezzamento al
Palazzo dell’Esposizione di Sofia dal 1996 al 2008; alla
Cité International des Art di Parigi, dove viene notata e
invitata per successive mostre. Nel 2000 rappresenta
Italia nella prestigiosa manifestazione Women in
Textile Art in The Florida Museum of Hispanic and Latin
American Art di Miami (FL). Nel 2004 allo spazio Etoile
di Fondazione Memmo rappresenta la scultura tessile
nell’ambito di Design Fair. Il Ministero dei Beni e le
attività Culturali - S. Michele a Ripa ospita nel 2005 la
doppia personale Il Filo di Arianna insieme a sua sorella.
Nel 2007 Americas Museum di Doral (USA) ospita la
mostra celebrativa del gruppo americano di cui l’artista
fa parte.
Severa 1997; Spazio Etoile - Fondazione Memmo Roma ·
2004.
Ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali.
Ha lavorato per una importante casa tessile statunitense,
per gli allestimenti scenici cinematografici e per le copertine CD.
Sono state prodotte varie VHS sull’attività artistica di
Marussia Kalimerova.
La carta stampata, la radio e la TV dei paesi ospitanti
seguono con interesse la sua crescita artistica.
Inoltre è stata inclusa come artista nei testi di scuola,
cataloghi e guide dell’arte contemporanea.
MARUSSIA KALIMEROVA
Premio l’ENAP per operosità · Roma · Italia · 2008.
TANIA KALIMEROVA
rio della bandiera italiana) assegnata dall’UCAI Roma ·
Italia · 2007.
PINACOTECA
GIOVANNI E MARELLA AGNELLI
In una struttura sospesa sul tetto del Lingotto di
Torino, sede della prima grande fabbrica della
Fiat, è aperta al pubblico in via permanente
la collezione di opere d’arte appartenute
all’Avvocato Giovanni Agnelli e a sua moglie
Marella.
Inaugurata il 20 settembre 2002, la Pinacoteca
rappresenta il momento finale dell’oltre
ventennale processo di trasformazione del
Lingotto.
Al termine della grande opera di trasformazione,
l’edificio mantiene la grandiosità e la forza della
fabbrica automobilistica progettata da Giacomo
Mattè Trucco.
Lo “scrigno” – come lo chiama Renzo Piano
che l’ha progettato – accoglie 25 straordinari
capolavori (ventitre quadri e due sculture)
che spaziano dal Settecento alla metà del
Novecento.
Tra le opere in mostra si possono ammirare una
raccolta unica in Italia di sette tele di Matisse,
un dipinto di Balla del 1913 sul tema della
velocità dell’automobile, capolavori di Severini,
Modigliani e Tiepolo.
La collezione comprende anche preziose
testimonianze dell’arte veneta: sei straordinarie
vedute di Venezia dipinte da Antonio Canal,
detto il Canaletto, e due vedute di Dresda
di Bernardo Bellotto, di tale precisione che
servirono da modelli per la ricostruzione della
città dopo la seconda guerra mondiale. Non
mancano opere di Picasso, una del periodo
blu, l’altra del periodo cubista, e testimonianze
impressioniste di Renoir e di Manet. Infine,
due statue in gesso di Antonio Canova, la
Danzatrice con dito al mento e la Danzatrice con
mani sui fianchi.
Al di sotto dello scrigno, la Pinacoteca si
sviluppa su altri cinque piani, in cui trovano
posto le esposizioni temporanee, un centro
didattico per l’arte, gli uffici e un bookshop.
Le mostre, realizzate in collaborazione con i principali musei italiani
e stranieri e collezioni private, intendono analizzare il fenomeno del
collezionismo in tutti i suoi molteplici aspetti, sia da un punto di vista
cronologico che tematico. Saranno presentate collezioni eterogenee per
mostrare un’indagine approfondita del gusto e della personalità di un
collezionista.
Le collezioni - afferma Ginevra Elkann - raccontano sempre una
storia: quella di una passione, di un amore, di un'ossessione. A volte
rappresentano una vita intera, una ricerca, tante avventure, un gusto, una
visione.
Sono queste diverse sfaccettature del collezionismo che ci impegneremo
ad investigare esponendo collezioni di natura molto varia, importanti
per il loro valore sentimentale, storico o estetico. Daremo al visitatore la
possibilità di venire in Pinacoteca per fare dei viaggi in mondi sconosciuti.
Courtesy Giovanni e Marella Agnelli
La Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli, con il
nuovo assetto istituzionale di Fondazione, continua nel suo obiettivo di
perseguire finalità di pubblica utilità in campo culturale, in particolare in
ambito artistico e nello studio dell’arte e propone accanto alla collezione
permanente una nuova programmazione di mostre temporanee a partire
dal 2007.
Inaugurata il 20 settembre 2002, su progetto dell’architetto Renzo Piano,
l’edificio si sviluppa su cinque livelli: l’ultimo piano, “lo scrigno”, accoglie
in esposizione permanente 25 straordinari capolavori dal Settecento alla
metà del Novecento, appartenuti all’Avvocato Giovanni Agnelli e a sua
moglie Marella; i piani sottostanti ospitano invece le mostre temporanee.
Grazie all’impegno di Ginevra Elkann, Vice Presidente della Pinacoteca e
di Marcella Pralormo direttrice, la Fondazione si rinnova con continuità e
presenta una serie di mostre ed eventi dedicati al tema del collezionismo
e alla sua evoluzione, per fornire nuovi spunti di conoscenza, di analisi e
di studio rivolti a tutti i visitatori, dagli allievi delle scuole di ogni ordine e
grado ad un pubblico più ampio.
1
1 - ANTONIO CANOVA;
Danzatrice con mani sui fianchi,
1811-1812
2 - HENRI MATISSE;
Femme et anémones, 1920 circa
3 - GIACOMO BALLA
Velocità astratta, 1913
4 - ANTONIO CANAL (CANALETTO)
Il bucintoro al molo nel giorno
dell’ascensione, 1740 circa
Focalizzando dunque la propria attenzione sui molteplici spunti di
riflessione legati a questo tema, la Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli
vuole rafforzare la propria identità di museo privato, aperto al pubblico,
manifestazione della volontà dei suoi fondatori.
L’obiettivo è fornire nuove chiavi di lettura delle opere conservate in
collezioni pubbliche e private, che inducano a riflettere non esclusivamente
sulla loro qualità estetica, ma anche sulla funzione e sul significato che
rivestono per la committenza e per la collezione di cui fanno parte. Tale
obiettivo è in linea con la natura della Pinacoteca che è nata dalla volontà
di collezionisti privati di rendere pubblica una loro scelta e di trasmettere la
gioia e la passione per l’arte.
2
La prima iniziativa del nuovo programma culturale legato al tema del
collezionismo è stata la mostra “Sovrane Fragilità”, in cui sono state
esposte oltre 200 porcellane delle reali fabbriche di Capodimonte e
di Napoli, promosse e finanziate rispettivamente dai sovrani Carlo e
Ferdinando di Borbone.
A ottobre del 2007 è stata presentata per la prima volta in Italia la mostra
“Why Africa?La Collezione Pigozzi” dedicata alla più importante collezione
privata di arte contemporanea africana.
Nell’ambito di Torino 2008 World Design Capital la mostra “SCOPRIRE
IL DESIGN. La collezione von Vegesack” (20 marzo - 6 luglio 2008) ha
ripercorso attraverso oltre 300 oggetti la storia del design del XX secolo.
La ricerca sul collezionismo privato continua con la mostra “DALLA
PREISTORIA AL FUTURO. Capolavori dalla collezione Bischofberger” (28
ottobre 2008 – 1 marzo 2009). Cinque le anime che compongono questa
eclettica raccolta dello storico gallerista Bruno Bischofberger e della moglie
Christina: arte contemporanea e moderna, design, fotografia, archeologia
e arte popolare.
3
Negli spazi della Pinacoteca sono organizzati progetti di didattica che
prevedono nuovi laboratori e attività rivolte alle scuole di ogni ordine e
grado.
Ogni domenica sono proposte visite guidate con approfondimenti
sulla mostra temporanea e sugli artisti e sulle opere della collezione
permanente.
4
Per informazioni e aggiornamenti visita
www.pinacoteca-agnelli.it
Ufficio Stampa
Silvia Macchetto | tel. 011 0062152
[email protected]
UGO SASSO 1947-2009
bioarchitettura”, ha tenuto corsi e master in numerose università italiane, ha realizzato a Bolzano nel 1994 il
primo condominio ecologico italiano finanziato con soldi pubblici.
Ugo Sasso, bioarchitetto nel significato del termine che lui stesso aveva contribuito a definire, fonda nel 1991
a Bolzano l’Istituto Nazionale di Bioarchitettura. Allora in Italia la parola “ecologia” era quasi sconosciuta
dall’opinione pubblica ma già da qualche anno lui trascinava un pugno di presunti architetti visionari nel
Nord dell’Europa a vedere come bisognava costruire per rispettare l’uomo e l’ambiente.
Nato ad Asmara nel 1947, cresciuto in Veneto, laureatosi nel 1971 con Carlo Scarpa, Sasso ha collaborato
con i grandi della progettazione ecologica (Kroll, Krusche, Kier), direttore scientifico della “Rivista di
Le ragioni del progetto
Il problema che oggi sovrasta e sconquassa l’architettura è la totale
mancanza di obiettivi, intenti, propositi, finalità e strategie condivisi:
più soggetti, magari tutti animati dal desiderio di fare il meglio a favore
della collettività, dinanzi allo stesso problema giungono a risultati
tendenzialmente opposti. E questo non in base a caratterizzazioni
ideologiche, politiche, culturali, intellettuali, di formazione, ecc. ma in
maniera del tutto casuale e imprevedibile. Non vige alcuna chiarezza
circa il corretto e lo scorretto, il legittimo e l’illegittimo, il gusto ed il
disgusto, la regola e la sregolatezza: ogni valutazione si muove
I n r i cor d o d i U g o S a s s o
RAGIONI E STRUMENTI DELL’ARCHITETTURA
12
a caso, assumendo volta per volta coordinate quali la capacità di
esprimere la contemporaneità, la dimostrazione di aver contenuto
il consumo di suolo, l’abilità nel pronosticare un ipotetico futuro o di
aver conseguito una distribuzione razionale, una forma ascetica o
magniloquente, l’organizzazione funzionale alla cantierizzazione o la
facilità di smontaggio e di riciclaggio, ecc. ecc. in una babele di segni e
comportamenti in cui il valere (o non valere) tutto e il contrario di tutto
rende scivoloso il raffronto, impraticabile la ragionevolezza, inapplicabile
il criterio, vanificato il senso.
Ad esempio, se fissato il luogo, la destinazione, la volumetria, la spesa
e gli altri dati vincolanti, venisse dato distinto incarico ad un gruppo
di progettisti di disegnare il progetto più idoneo, obiettivo, elegante,
significativo e pertinente di cui sono capaci; e ad un altro gruppo di
professionisti altrettanto coscienziosi e preparati l’incarico di disegnare
un volume rispondente alle necessità edificatorie ma intrinsecamente
scorretto, caotico, inelegante, insignificante e per nulla pertinente;
ebbene: garantita la realizzabilità e mescolati i disegni, né il profano,
né il tecnico, né il docente universitario, né lo storico dell’architettura
sarebbero in grado di distinguere l’intenzione che li ha originati.
Programmaticamente giusti e deliberatamente sbagliati si
confonderebbero in maniera indistricabile secondo dinamiche di tragica
equivalenza. Si ha così la dimostrazione dell’assurdità della situazione
attuale, l’evidenziazione dell’assoluta mancanza di relazione da parte
dell’architettura con le ragioni (esistono, e sono reali e cogenti!) del
suo essere, ma anche la inderogabile necessità di porci un sistema
di quesiti fondanti che dinanzi a ipotesi divergenti consentano un
minimo di orientamento; di porci obiettivi appunto “edificanti” attraverso
la condivisione di alcuni criteri strategici di base capaci di metterci
d’accordo su alcune grandi priorità da cui partire per ricostruire quel
concetto di architettura di cui la società ha assoluto bisogno. Stabilito
Nel vasto panorama internazionale della bioarchitettura Ugo Sasso ha portato un concetto originale tutto
italiano, quello che il progetto ecologico non deve esaurirsi nell’edificio eco-sostenibile, ma deve avere al
centro l’uomo, la qualità sociale del vivere della persona che vi andrà ad abitare, la sua l’appartenenza al
luogo geografico e sociale, la salvaguardia del suo mondo di relazioni stratificatosi attraverso il tempo nelle
città e nei paesi.
«Per comprendere tutto ciò – diceva – occorre dimenticare la “casa-macchina per abitare di Le Courbusier” e
cioè che l’intervento oggi non può non tendere all’ecologia, tra i quesiti
che vanno alla radice del fare architettura se ne possono individuare
alcuni di particolare efficacia rispetto a cui graduare l’attenzione,
l’impegno e le risorse.
BIOARCHITETTURA
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www.bioarchitettura.it
Ecologia complessa
Le ragioni profonde del mestiere di progettista vengono di rado indagate.
L’attuale sistema formativo dà in genere per scontate le finalità dell’agire,
né questo agire viene consentito durante l’esercizio della professione;
mentre tutto corre, il progettista è preso dall’obbligo continuo di compiere
scelte, con la matita, il mouse o con i materiali in cantiere. Si pretende
che eserciti al meglio la facoltà di “decidere”, che decida subito e bene
e allo stesso tempo lo si lascia solo (anzi lo si confonde e irretisce) nel
difficile compito di discernere tra le poche soluzioni corrette e l’infinito
delle soluzioni incongrue. Come riuscire, in tali circostanze, a decidere
per il meglio? Dove trovare appigli e giustificazioni, guide e difese?
Difficile ricorrere al supporto dell’accademia, gremita di sgomitatori
di professione o sacerdoti di teorie avulse da ogni conoscenza
cantierabile; né, come sopra accennato, possono soccorrere le riviste
di settore costrette a proporre impresentabili architetture imperniate
sullo spettacolo e sullo stupore (oggi persino spettacolarmente e
stupefacentemente “ecologiche”) insieme a tutto il resto ruminate nel
grande frullatore mediatico che tutto brucia, senza porsi il problema di
discriminare, scegliere, indicare valori e significati. Eppure, al di là di tutto
e nonostante tutto, il mestiere obbliga a decidere. Decisioni spicciole
che, di rimando in rimando, tra linee curve o dritte, isolanti efficienti o
ecologici, necessariamente salgono alle decisioni più a monte sino ad
arrivare alle ragioni dell’agire, alle motivazioni che fanno scegliere un
campo d’azione piuttosto che un altro, ai significati che sostanziano la
pratica del progetto.
È per questo che la Bioarchitettura, prima di definire specifici obiettivi
e strategie, si esplica ponendo questioni, riflessioni e domande in
qualche misura fondanti che, attraverso il confronto con una maniera
più ecologica perché più umana, aiutano a mettere in discussione
e possibilmente far traballare la maniera “ordinaria” di considerare i
problemi dell’architettura.
Un progetto ecologico, dunque, in quanto teso a migliorare la qualità
diffusa dell’ambiente e della vita senza ricorrere a esibizionismi e senza
spreco di risorse. Ma “ecologico” anche perché capace di coinvolgersi
positivamente nella realtà a tutti i livelli senza distinguere tra becera
attività quotidiana ed estetica opera magistrale. Ecologico perché
avvicinabile e accessibile a tutti i progettisti che, senza inseguire le
chimere dell’impossibile, possono guidare le proprie azioni verso obiettivi
13
pensare ai quartieri storici delle città italiane, ai piccoli paesi con case magari vecchie, dove però la comunità
vive serenamente.»
Ugo Sasso ha consegnato la sua filosofia del vivere e del progettare un’eco-architettura a misura d’uomo,
che sia molto più del costruire in modo ecocompatibile e biosostenibile, ad un’intera generazione di
sensibili architetti e di giovani studenti dei suoi corsi universitari che adesso, con l’Istituto Nazionale di
Bioarchitettura, potranno continuare i suoi progetti, pur nel dolore e nel rimpianto del suo mite sorriso e
della sua preziosa opera.
il nuovo
Abitare
Ceramiche
Rubinetterie
PUBBLICITA’
Arredo Bagno
Sanitari
Vasche
Idromassaggio
14
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Istituto Nazionale di Bioarchitettura
Parquet
chiari e semplici, che fanno riferimento al rispetto per le persone,
incentivano l’aggregazione e quindi consentono all’ideatore di sentirsi
integrato nella società, propongono situazioni adottabili dagli abitanti
attuali e futuri e quindi più consone, mantenibili e trasformabili. In altre
parole perché presenta più probabilità di essere accolto e quindi di
essere mantenuto e durare nel tempo. Che è elemento fondamentale di
ogni approccio ecologico non semplificato.
Cisterna di Latina via Appia Km 54
Tel. 06.9699219 - 9693726 Fax 06.9693716 [email protected]
www.edilappia.it
1 . Modulo fotovoltaico a celle DSC
2 . Layout di CHOSE-TT Lab
2
tecnologia
Il 6 febbraio, presso i Laboratori di Ricerca Sviluppo Tecnologico del
Polo Solare Organico della Regione Lazio (CHOSE - TT Lab), situati
all’interno del Tecnopolo Tiburtino di Roma, alla presenza dell’Assessore
all’Ambiente e Cooperazione tra i Popoli della Regione Lazio, è stata
avviata la fase di industrializzazione dei pannelli fotovoltaici organici.
Assieme all’assessore erano presenti il Rettore di Tor Vergata, prof.
Renato Lauro, il Direttore del Dipartimento di Ingegneria Elettronica di Tor
Vergata, prof. Franco Giannini, il co-direttore del Polo Solare Organico –
Regione Lazio, prof. Aldo Di Carlo, e il presidente del Tecnopolo Brunetto
Tini.
1
Al via la fase di realizzazione dei pannelli
fotovoltaici organici alla presenza
dell’Assessore all’ambiente della Regione
Lazio, Filiberto Zaratti
POLO SOLARE ORGANICO AL TECNOPOLO TIBURTINO
16
I Laboratori CHOSE (Center for Hybrid and Organic Solar Energy),
realizzati per lo sviluppo di una linea pilota per la fabbricazione di moduli
fotovoltaici di grande area basati sulla tecnologia organica – in alternativa
alle convenzionali celle fotovoltaiche in silicio - sono il frutto della
collaborazione tra l’Università Roma Tor Vergata e la Regione Lazio. Tra
gli obiettivi del gruppo di ricerca:
– lo sviluppo di un processo tecnologico per le celle organiche/ibride
– la definizione di un processo di industrializzazione del fotovoltaico
organico
– il trasferimento tecnologico verso le PMI
La fase di industrializzazione prevede la realizzazione di una linea di
produzione di celle e pannelli fotovoltaici di tipo ibrido organico/inorganico
(celle sensibilizzate a colorante) che non utilizzano il silicio.
“Il Polo Solare, oltre a essere un elemento di ricerca di eccellenza della
nostra Università, rappresenta una fase importante di formazione per i
giovani. Il Polo gestisce infatti sia un Master Internazionale in “Ingegneria
del Fotovoltaico”, che una Scuola Internazionale sul Fotovoltaico Organico
che ospita studenti da ogni parte del mondo” (Prof. Renato Lauro – Rettore
Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”).
“La linea avrà inizialmente una produzione limitata del tipo di 10.000 metri
quadri l'anno – spiega il prof. Aldo Di Carlo - che potrà opportunamente
essere scalata. La linea che verrà realizzata avrà un costo contenuto
essendo basata sulle tecniche di stampa come la serigrafia. Per questo
motivo potrà facilmente penetrare nel settore del PMI italiane. Diverse
industrie hanno mostrato interesse ed è stato siglato un accordo a
settembre 2008 con ERG Renew Permasteelisa e Dyesol Italia per
lo sviluppo di facciate fotovoltaiche che integrano questa tecnologia.
Prevediamo di realizzare - conclude Di Carlo - la prima versione della
linea entro il 2010, considerando che già nei nostri laboratori esiste una
struttura di fabbricazione non automatizzata (batch process).
ALDO DI CARLO
Aldo Di Carlo ha ottenuto la laurea in
fisica (con lode) presso l’università “La
Sapienza” di Roma, e il PH.D presso
l’Università Tecnica di Monaco (Ger“Lo scopo del Polo Fotovoltaico Organico della Regione Lazio CHOSE,
mania). Nel 1996 è diventato assistenè quello di sviluppare un processo tecnologico per pannelli fotovoltaici
te ricercatore al Dipartimento di Ingeorganici di tipo DSC (Dye-sensitized Solar Cells) che possa costituire
gneria Elettronica dell’Università “Tor
uno standard industrializzabile basato sulla ricerca di nuovi materiali,
Vergata” di Roma.
architetture di dispositivi e sviluppo di processi produttivi innovativi, in
grado di garantire buone riproducibilità, efficienze di conversione e durata” Dal novembre 2001 è Professore Associato nello stesso Dipartimento. La sua
(Prof. Ing. Franco Giannini).
attività di ricerca riguarda gli studi sulle
Il Polo Solare Organico della Regione Lazio costituisce uno dei tre punti
proprietà ottiche ed elettroniche dei
d’eccellenza a livello mondiale, assieme al Giappone e alla Germania,
congegni nanostrutturati, la loro analisi
per quanto riguarda la ricerca sulle nuove celle solari fotovoltaiche
e ottimizzazione e la fabbricazione di
organiche e ibride.
congegni elettronici organici.
Recentemente, è stato impegnato
Spin-off Universitario DYERS
nella realizzazione del “Polo Solare
Presentato anche il nuovo Spin-off Universitario DYERS, nato
Organico della Regione Lazio” (Center
dall’esperienza dei ricercatori del Polo Solare Organico, che farà da
for Hybrid and Organic Solar Energy)
supporto alla fase di ingegnerizzazione del prodotto.
Chose ed è attualmente codirettore del
DYERS rappresenta il primo step per il trasferimento tecnologico del Polo. centro.
E’ formato da Ingegneri che dopo aver conseguito il dottorato presso
Aldo di Carlo è stato coordinatore
l’Ateneo di Tor Vergata hanno scommesso, supportati dal Polo Solare,
scientifico di vari progeti nazionali e
sulla loro capacità di capitalizzare le conoscenze acquisite. Lo spin-off si
internazionali ed è autore/coautore di
occuperà della progettazione della macchina di produzione.
più di 170 pubblicazioni scientifiche in
“Promuovendo la costituzione di alcuni spin-off universitari, tra cui DYERS riviste internazionali, vari scritti, capitoli
srl e TIBERLAB srl che si occupa di sviluppare il software di progettazione, di libri e 5 brevetti internazionali.
CHOSE intende garantire la massima efficacia di azione mediante un
continuo trasferimento tecnologico dall’Università alle imprese” (Prof. Ing.
Franco Giannini).
Dal 1965 assicuriamo i professionisti
Travaglia Assibroker Srl | Via Emanuele Filiberto, 9 Sc. B int 8 | 04100 Latina | Tel. e fax 0773.662979
[email protected] | C.F. e P. IVA 02214320596 | Iscrizione R.U.I. n. B000075152
t
TECNOLOGIA
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Ufficio stampa
Assessorato Ambiente
Sergio Ferraris
[email protected]
Ufficio comunicazione Assessorato
allÕ Ambiente e Cooperazione tra i Popoli
della Regione Lazio
06 51689336
Ufficio Stampa
Università Roma Tor Vergata
Sandro Lomonaco, Pamela Pergolini
uffi[email protected]
Ing. Monica Coppola
Dip. di Ingegneria Elettronica
Univ. Roma Tor Vergata
mail: [email protected]
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Polo Solare Organico
Il Polo • nato due anni fa con un contributo di 6 milioni di euro da parte
della Regione Lazio per la ricerca sul fotovoltaico di nuova generazione
di tipo organico e ibrido. Il mondo industriale ha dimostrato di essere
particolarmente interessato allÕ industrializzazione della ricerca, anche
perchŽ le celle sono trasparenti e colorate e si prestano ottimamente
all'integrazione architettonica.
Il gruppo di ricerca • attualmente composto da oltre 30 ricercatori
provenienti da varie parti del mondo, compresi alcuni "cervelli ritornati in
patria" dall'Inghilterra, dalla Francia e dalla Germania.
Laboratori per il Trasferimento Tecnologico Ð CHOSE TT Lab
“Ad oggi la massima efficienza raggiunta su piccola area è circa il 9 %
mentre su moduli di grande area si è raggiunta un’efficienza su area
attiva pari al 4 %. Si tratta di risultati del tutto interessanti, specialmente
perchŽ le celle funzionano sia con luce diretta che con luce diffusa e
dunque utilizzabili in condizioni dove le celle convenzionali al silicio non
sono efficienti come nelle pareti verticali e nelle facciate non espose a
sud.. I costi di produzione, infine, sono già notevolmente inferiori a quelli
del fotovoltaico tradizionale e in continua diminuzioneÓ (Prof. ALDO DI
CARLO).
Le celle solari dye-sensitized (DSC), lÕ alternativa al silicio
Le celle solari dye-sensitized (DSC), realizzate per la prima volta dal
chimico svizzero Michael GrŠ tzel nel 1991, sono celle fotoelettrochimiche
arricchite di un colorante che ne aumenta lÕ assorbimento della luce
solare. Queste celle costituiscono unÕ alternativa tecnicamente ed
economicamente credibile alle convenzionali celle fotovoltaiche in silicio:
la realizzazione di tali celle, infatti, non necessita del grande dispendio
economico ed energetico tipico delle industrie dei semiconduttori.
Inoltre, il fenomenale sviluppo che negli ultimi anni ha caratterizzato i
settori dellÕ elettronica molecolare e delle nanotecnologie, ha reso possibile
il raggiungimento di livelli di efficienza quanto meno confrontabili con quelli
delle normali celle al silicio amorfo a costi decisamente inferiori.
8 Aprile - 6 Settembre 2009
Alessandro Mendini, dall’infinitesimo all’infinito
Mostra antologica a cura di Beppe Finessi,
allestimento di Marco Ferreri,
progetto grafico di Italo Lupi
Museo dellÕ Ara Pacis, Lungotevere Augusta, Roma
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Aziende e prodotti / Partners & products:
Coeso stratificato postformabile / Coeso postformed HPL
Piani cucina Fullcolor / Fullcolor worktops
main partner:
ANAUNIA www.paretimanovrabili.com
Pareti manovrabili / Movable partition walls
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Arredo giardino / Garden fornitures
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PL ABET GROUP www.parqcolor.com
Pavimenti laminatiHPL Parqcolor Vintage / Parqcolor HPL Vintage flooring
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Rivestimenti murali / Wall coverings
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Arredametni / Fornitures
Con il progetto QuarantaMetriQuadri ho inteso fornire una proposta credibile e concreta alla crisi di fruizione della città contemporanea, stretta fra le
contraddizioni di un selettivo mercato immobiliare, che rischia di essere il
solo vero protagonista delle mutazioni sociali ed economiche del consorzio
civile, e la sostenibilità che queste pressioni inevitabilmente sollevano dal
punto di vista dell’espansione urbana e della rete infrastrutturale necessaria per poterla supportare con efficienza.
L’attuale crisi economica globale, non a caso, è stata scatenata oltreché
dalla stringente carenza di risorse energetiche, soprattutto dal crollo del
40 sqm qUARANTA METRI qUADRI
sistema creditizio subprime legato all’accessibilità del mercato immobiliare.
In bilico fra l’aspirazione al possesso di una casa, nucleo, identità e sede
della famiglia, matrice della società, e l’impossibilità di poterla finanziare,
le risposte degli operatori e delle istituzioni non sono riuscite altro che
ad allargare il solco fra due mercati immobiliari contrapposti ed entrambi
insoddisfacenti, quello degli alti valori (e alta qualità?) che ha generato la
crisi per la sua insostenibilità e quello della casa assistita a basso costo,
altrettanto insoddisfacente per l’inevitabile basso profilo qualitativo di manufatti e contesti urbani.
Sembrano cogliersi così tutte le tensioni dell’attuale società.
Un’analisi più accurata evidenzia inoltre la tendenza, nei contesti metropolitani occidentali, ad una sensibile riduzione dei componenti il nucleo
familiare, e quindi delle esigenze dimensionali, mentre i modelli di riferimento delle abitazioni, nel panorama edilizio consolidato, sono rimasti
quelli spesso incommerciabili di qualche decade fa, assieme all’incapacità
di saper rinnovare la storia della città anche dal punto di vista normativo
quando questa è nel vicolo cieco della crescita zero.
La trasformazione deve avvenire allora partendo da presupposti diversi:
non negando il mercato, che per quanto contraddittorio è l’unico sistema
coerente, ma arricchendolo con proposte e modelli di qualità, assecondando la costante aspirazione a un miglioramento degli standard qualitativi
delle condizioni abitative, appagando gusti e ambizioni in maniera adeguata alle aspettative e alle istanze contemporanee di consapevole gestione
delle risorse.
Parliamo quindi di abitazioni con elevati standard qualitativi di abitabilità in
quanto a sistemi, tecnologie, arredi e componenti, combinati con un’accessibilità economica, possibile perché calmierata dalle dimensioni contenute
della superficie e non dall’abbassamento della qualità.
20
Nella filosofia QuarantaMetriQuadri il vero lusso è lo spazio e pertanto,
poiché ridotto e prezioso, questo dovrà essere gestito con sapienza e
creatività per arricchire la fruizione esperienziale con una flessibilità d’uso
ben progettata.
La proposta “ideologica“sviluppa qualitativamente le potenzialità dei sistemi e dei componenti delle aziende partner che partecipano al progetto, per
fornire nuove interpretazioni e un modello di sviluppo innovativo e contemporaneo; il prototipo di unità abitativa completo di accessori e arredi di
qualità costituisce l’elevato standard di riferimento.
QuarantaMetriQuadri è solo il primo nucleo di un’ambiziosa ricerca in
corso, volta ad esplorare e sperimentare i nuovi modelli relazionali della
città e del suo modulo, la casa e i modi dell’abitare, in ambito residenziale
e ricettivo, terziario-produttivo, scolastico e ospedaliero.
Paolo Badetti Architetto
www.designrepublic.it
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AXIA www.axiabath.it
Arredo bagno / Bath collection
Brezza Pavimento per esterni / Brezza outdoor floor
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Paolo Badetti Architetto
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PAOLO BADETTI
L’attività didattica e seminariale condotta da Paolo Badetti
presso l’università di Genova, Italia, sin dalla sua partecipazione all’I.L.A.U.D. (International Laboratory of Architecture and Urban Design) del Prof. Giancarlo De Carlo,
con il quale si laurea nel 1988, porta allo sviluppo, sin dai
primi anni ’90, di un’intensa attività professionale con la
realizzazione di numerosi progetti architettonici e urbani e
la premiata partecipazione a diversi concorsi di progettazione in Italia e all’estero.
Fondato nei primi anni 2000, pbastudio moltiplica l’ambito operativo dell’architettura sviluppando parallelamente
l’attività dell’interior & contract design e del design industriale con la realizzazione di diversi progetti d’eccellenza
dedicati all’ospitalità, alle mostre tematiche e allo sviluppo
di componenti d’arredo, con particolare cura per il progetto, il gusto del dettaglio e la qualità della realizzazione.
L’evoluzione della progettazione nei settori abitativo, ricettivo e terziario e le prospettive del nuovo millennio hanno
portato lo studio ad approfondimenti e ricerche dei modi
dell’abitare contemporaneo, anche con la formazione di
una qualificata struttura tecnico-progettuale di servizio,
specificatamente dedicata agli ambiti tecnologici e allo
sviluppo nella ricerca.
22
23
i
n
i
d
giar
La recente scomparsa di Ippolito Pizzetti, grande letterato, appassionato di
giardino, creatore di giardini, autore di ineguagliati testi sul giardinaggio, mi
ha fatto tornare alla mente la definizione di giardino così come ce l’ha donata
il filosofo Rosario Assunto: “[....] spazio assolutamente altro dagli spazi che la
nostra quotidianità consuma consumandosi in essi.... il giardino è la Natura
in quanto tale, come l’ha modellata l’Uomo per esprimere in essa il proprio
spirito; servendosi delle diverse e convergenti tecniche dell’agricoltura,
dell’idraulica, dell’architettura e della scultorea fabbriccità, allo scopo di
fare dell’ambiente naturale un luogo in cui il vivere e il contemplare faccian
tutt’uno [....]”
A PROPOSITO DEL GIARDINO
2
24
Difatti, il giardino è un’opera d’arte che più che essere contemplata si gode
vivendo in essa, ma escludendo assolutamente il concetto di consumo,
concetto negativo e inaccettabile se riferito al giardino, e quindi da combattere
con ogni mezzo.
Quello che invece a noi oggi tocca è lo spazio verde o peggio ancora il
verde, quasi che nel colore verde o nella quantità di spazio che l’urbanista,
nella ripartizione territoriale ha voluto generosamente donarci, possa
comprendere tutto quanto la parola giardino evoca nei nostri pensieri.
Paradeisos, secondo un antico vocabolo di origine iranica, è il nome
identificativo del giardino, luogo fantastico, “eutopico” dove la tradizione
universale colloca la nascita dell’uomo. Il vocabolo originale é pairidaeza da
pairi intorno e daeza muro, quindi recinto murato. È Senofonte che opera la
trasposizione quando racconta di Ciro il Giovane che “[...] in tutte le terre in
cui va a soggiornare, si impegna perchè diventino giardini, i cosiddetti paradisi,
pieni di tutte le cose belle e buone che la terra è solita produrre [...]”
E al centro di questo giardino/paradeisos un albero, elemento fecondante,
che contiene in sé il seme che permette lo sviluppo della vita.
Albero e giardino sono strettamente legati, boschi e foreste fanno parte del
nostro immaginario collettivo, affondano le loro radici nel nostro subconscio.
Il terrore panico che a volte improvvisamente ci prende, per ragioni ignote
alla nostra coscienza si richiama al dio Pan, il dio della vegetazione
misteriosamente animata, metafora dell’energia primordiale dell’universo.
Il bosco è il luogo dove è custodita la coscienza primordiale, il luogo dove si
rivelano gli spiriti ancestrali e le forze della natura.
Al contrario il giardino è il luogo dove la natura selvaggia è soggiogata
e dominata, il luogo dove, riuscendo a percepire le forze nascoste che lo
animano, i disegni dei viali, le disposizioni della vegetazione, le forme delle
aiuole, i percorsi dell’acqua alfine si compongono a formare il messaggio
di conoscenza che in esso si cela, e che ci permette di rompere il guscio
temporale nel quale viviamo per condurci oltre le dimensioni del quotidiano,
1
alle radici della nostra esistenza.(foto 1 e 4)
Nella più antica tradizione il giardino veniva identificato con il grembo
femminile, e il culto di Demetra, Dea della terra, si legava al più antico culto
dei giardini di Adone, in una ritualità che rappresentava la ciclicità delle
coltivazioni e l’alternarsi delle diverse colture.
Terra, giardino, donna si identificano con la grande forza vitale da cui si
originano fecondità e fertilità.
Dall’abbandono del giardino dell’Eden, il giardino dove il creatore aveva
posto l’uomo creato a sua immagine e somiglianza, nasce il grande distacco
da quel luogo paradisiaco e la sua costante, continua ricerca da parte
dell’uomo.
Così, noi siamo alla continua ricerca del giardino come luogo fantastico di
pace e felicità.(foto 3 e 7)
La ricerca può essere senza speranza, se aspiriamo all’irraggiungibile, ma
può invece concretizzarsi tra le nostre dita se mettiamo in pratica quanto ci
viene suggerito da un antico proverbio cinese: “...vuoi essere felice un’ora,
pranza con gli amici... vuoi essere felice un giorno, comprati un cavallo...
vuoi essere felice una settimana, sposati... vuoi essere felice un mese, fai
un viaggio... vuoi essere felice tutta la vita, cura il tuo giardino...!”
Diversi hanno messo in pratica alla lettera questi preziosi suggerimenti, tra
cui ricordiamo una deliziosa signorina inglese, di nome Gertrude Jekyll,
Bosco e giardino è il titolo di un suo famoso libro, dove si raccontano le
giornaliere esperienze e le sperimentazioni botaniche che compiva in
un luogo fantastico dal nome Munstead Wood, che si trovava nel sud
dell’Inghilterra, precisamente nel Surrey, personalmente insieme ad alcuni
fidati giardinieri.
E proprio là si compiva quanto dovrebbe compiersi in un giardino poiché “[...]
lo scopo di un giardino è di fornire gioia e ristoro alla mente, di placare, di
raffinare, e di innalzare il cuore in un afflato di lode e di riconoscenza [...]”
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3
4
5
6
Bosco, giardino e paesaggio sono legati insieme nella fantastica creazione
della Jekyll: difatti le successive composizioni, quasi stanze a cielo aperto,
modellano il progressivo passaggio dal più addomesticato parterre affiancato
alla casa ai contorni ombrosi del bosco, fino alle sfumate ondulazioni delle
colline della campagna inglese. (foto 5)
Bosco e giardino non sono più in antitesi, ma si completano a vicenda, il
giardino perdendo la rigidità delle sue forme per entrare nel bosco e il bosco
dilatandosi con le chiome degli alberi verso il paesaggio. (foto 6)
Dunque sono gli alberi che divengono legame tra giardino e paesaggio,
gli alberi che ci accompagnano nel nostro cammino fin dalla creazione
del mondo [...] il Signore Dio piantò un giardino in Eden e vi collocò
l’uomo che aveva plasmato [...] perchè lo coltivasse e lo custodisse [...]
e fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni
da mangiare[...]. (foto 4)
Ma cos’è mai in fondo un albero? Un tronco, foglie, radici, una chioma...
possiamo calcolare la quantità di legno che si ricaverebbe abbattendolo,
possiamo valutare lo spazio che la sua ombra copre nelle varie ore del
giorno, ma non potremo mai imbrigliare l’albero dentro una quantità o
un’estensione nello spazio.
Gli alberi, che sono le piante più grandi che si sono sviluppate sulla terra,
hanno un fascino tutto particolare. Invecchiando assumono un aspetto
imponente, grandioso, maestoso. Monumenti naturali, così li ha chiamati
Alexander Von Humbolt, grande studioso appassionato del genere
vegetale, ammirandoli durante il suo fantastico viaggio alla scoperta del
nuovo mondo.(foto 2)
E proprio agli alberi dedico le riflessioni finali, gli alberi che se l’uomo fosse
in grado di usare compatibilmente con le proprie necessità e contemplare
nella loro bellezza potrebbero donarci il più puro dei piaceri terreni. Senza
cedere ad istinti “consumistici”, così come avrebbe dovuto fare Adamo con
l’albero situato al centro del giardino primigenio. Albero i cui frutti erano
posti lì semplicemente per essere contemplati.
LAURA D’AMELIO
Architetto, socio AIAPP, laureata
a Roma, con una tesi sul recupero
paesaggisticodiun
vuoto urbano di risulta dai
bombardamenti della II guerra
modiale in Via della Moretta
a Roma nei pressi di Via Giulia.
Dal 1990, come dipendente
dell’ATER Roma (Azienda
Territoriale per l’Edilizia
Residenziale Pubblica di Roma),
ex Istituto per le Case Popolari,
all’interno dell’Ufficio Edilizia
Sostenibile, ha curato gli aspetrelativi
al rendimento energetico
e alla riqualificazione degli spazi
esterni nei complessi
di proprietà dell’Azienda.
Attualmente è responsabile
del settore che si occupa
della gestione e manutenzione
del patrimonio vegetal dell’ATER.
Dal 2007 fa parte del comitato
di redazione della rivista
Architettura del Paesaggio.
Arch. Laura D’Amelio
7
27
IED CENTRO RICERCHE
Responsabile Relazioni Esterne
Anna Cantaro
[email protected]
SIG
E
D
Milano, marzo 2009 - Per cinque mesi, dal 30 novembre 2008 al 25 marzo
d
2009, nella splendida cornice del Cairo, 20 designer egiziani coordinati da
1. Ci parli del workshop, della sua visione dell’iniziativa.
arredi, con la supervisione professionale di IED Centro Ricerche, hanno
Il primo Egypt design+Industry workshop rappresenta l’inizio di una collaborazione tra IED Centro Ricerche e le istituzioni egiziane che si occupano della promozione e modernizzazione dei locali settori produttivi legati al design.
Il principale obiettivo di questa iniziativa è quello di varare
un progetto pluriennale di costruzione di una identità per
il “made in Egypt” attraverso il rilancio di una proposta
unica e forte di prodotti di arredamento sul mercato mondiale.
L’industra del “furniture” è stata scelta come primo ambito
di intervento sia per il fermento innovatore da cui è percorso in questi mesi l’Egitto, che per il suo appeal per la
comunicazione di settore e non, in molti paesi.
Il Centro Ricerche IED in questo caso ha condiviso il ruolo
di ideatore e coordinatore con Rhimal, organizzazione locale di promozione e divulgazione della cultura del design.
I lavori si sono svolti al Cairo tra l’ottobre 2008 e il marzo
2009.
lavorato ad una grande sfida: costruire una nuova identità culturale per il
design egiziano partendo dal settore dell’arredo.
N
Un workshop organizzato da
IED Centro Ricerche e Rhimal Design
per definire la cultura
del design del mobile in Egitto
FABIO VERDELLI
7 designer di fama internazionale, insieme a 20 aziende locali del settore
Il primo Egypt Design + Industry Workshop è il frutto di una comunione di
intenti tra diversi attori: IED Centro Ricerche, l’Egyptian Furniture Export
FAYADAN: UNA NUOVA ONDA PER L’EGITTO
Council, l’Industrial Modernisation Centre e Rhimal Design.
Si tratta di un workshop doppio: da una parte l’interpretazione della nuova
cultura di un paese in via di sviluppo come l’Egitto, attraverso la realizzazione di prodotti d’arredamento domestici e contract realizzati da giovani
designer locali, e dall’altra un progetto di comunicazione costruito da IED
Centro Ricerche e sviluppato da un gruppo di graphic communication designer egiziani per “raccontare” i risultati del workshop.
“Fayadan significa onda, un’onda nata dalle acque del Nilo. Per molti anni
l’Egitto è stato un riferimento culturale a livello mondiale, il punto di partenza del Fayadan. Oggi sente l’esigenza di verificare quanto questa influenza è stata assimilata e come, di raccogliere tutto quello che l’onda ha portato con sé. Stiamo parlando di un paese in via di sviluppo che ha voglia
di confrontarsi e di attingere il più possibile dalle culture vicine per essere
in grado di definire al meglio, oggi, la propria cultura. La diffusione della
cultura del design nel mondo è, forse, la più radicata delle nostre ragion
d’essere – commenta Fabio Verdelli, direttore di IED Centro Ricerche – i
giovani professionisti egiziani ci hanno chiesto di aiutarli nella costruzione di una nuova identità e di partire non a caso dal design, i prodotti che
saranno in esposizione al Salone del Mobile rappresentano il manifesto di
questo nuovo spirito di rinascita.”
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EGYPT DESIGN + INDUSTRY WORKSHOP
2. Che prospettive intravede per i giovani designer egiziani?
I giovani egiziani impegnati nel campo della progettazione
sono una forza straordinaria che possono fare la differenza nei prossimi anni. Il paese è deciso a investire su di
loro, come questo workshop e la collaborazione con IED
Centro Ricerche testimoniano fattivamente, ma c’è ancora
molto lavoro da fare, sia sulla loro preparazione che sul
rapporto con le manifatture locali che spesso faticano a
intuirne il potenziale, preferendo una strategia aziendale
rivolta ai grandi nomi o nel peggiore dei casi alla produzione anonima.
Fabio Verdelli
Direttore di IED
Centro Ricerche
Nel 2006 fonda il Fabio
Verdelli | Design Studio.
Ha insegnato progettazione
e cultura del progetto per
l’Istituto Europeo di Design (Milano e San Paolo)
e per la Scuola Italiana
di Design.
Ha lavorato per diversi
marchi tra i quali: Ambasciata dei Paesi Bassi,
Bene, Bosch, Briko, Chicco, CocaCola, Columbia
Tristar, DeLonghi, Diesse,
Elan, Fiat, Fila, Haworth,
Head, Hoover, HP, Hyundai,
Ibm, Ideal Standard, Ikea,
Inda, Lever, Kia, Luxottica, MGM, Motorola, Olivetti, Roche, Samsung, e Saunier Duval.
Dal Gennaio 2008 coordina il centro ricerche
dell’Istituto Europeo di
Design.
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EGYPT DESIGN + INDUSTRY WORKSHOP
(Accademie Optical, SOVER), Nestlè-Vera,
Zambon, Campari, Amore Pacific-HERA, Epta
Group-Costan, Nike, Mulino Bianco, PaglieriFelce Azzurra.
Matteo Battiston
Vice Direttore IED Milano e Direttore di IED
Comunicazione – Docente di Egypt Design +
Industry Workshop.
Svolge attività di docenza e seminari presso
diversi atenei pubblici e privati (Univ. Statale,
IULM) sul tema del rapporto tra il brand e
In ogni caso ho notato qui una maturità e una determinazione che ormai in Europa è molto rara tra i giovani della
stessa età. Immagino che nei prossimi anni queste qualità,
anche ben promosse da una amministrazione attenta, garantiranno loro l’opportunità di misurarsi alla pari con loro
colleghi del resto del mondo.
3. In questo panorama che ruolo ha IED Centro Ricerche?
IED Centro Ricerche segue attentamente lo sviluppo delle
realtà emergenti nei settori legati al progetto e alla creatività in diverse aree. Questi progetti di cooperazione internazionale ci hanno sempre portato in luoghi del pianeta dove
le istituzioni locali hanno intenzione di scommettere sul
design come mezzo di sviluppo sociale, culturale ed economico soprattutto tra piccole e medie imprese dei settori
manifatturieri.
Il nostro impegno, testimoniato dagli incoraggianti risultati
già ottenuti in Spagna, Turchia, Corea e Brasile, ci ha offerto la possibilità di sviluppare un’ esperienza ed un know
how peculiari e di grande attualità anche in considerazione
delle ultime evoluzioni della globalizzazione di mercati e
sistemi.
Il nostro ruolo è quello di gestire il passaggio delicato da
panorami microeconomici disgregati e parcellizzati a un
sistema cooperativo e concorrenziale mediante lo sviluppo di iniziative concrete, che possano trasferire un metodo
e un saper fare tramite l’interazione tra le persone coinvolte, esattamente come cercheremo di fare in questi anni in
Egitto.
La nostra missione è quella di farci promotori di un design,
magari lontano dalle copertine patinate e dal montante star
system, ma in grado di offrire “una speranza progettuale”
concreta per il futuro.
la progettazione del prodotto; in IED Centro
Ricerche è stato responsabile dei progetti di
comunicazione strategica e ha coordinato le
attività di progettazione della marca di grandi
aziende tra le quali Jacuzzi, Ikea, Motorola,
Bosch, De’Longhi.
Franco Perugia
Senior Consultant MS&L Italia - Docente di
Egypt Design + Industry Workshop.
Esperto di comunicazione di crisi e di strategie
di comunicazione integrata, è coordinatore di
EGYPT DESIGN + INDUSTRY WORKSHOP
EGYPT DESIGN + INDUSTRY WORKSHOP
Luca Loschi
Senior Designer IED Centro Ricerche –
Project Manager di Egypt Design + Industry
Workshop.
Ha coordinato diversi workshop per IED in Italia
all’estero.
Ha disegnato per diversi marchi tra i quali:
Lugli Carrelli Elevatori, Intercast Europe,
Bosch Thermotechnik Worldwide, Inda, CocaCola Italia, Briko, FAC, Samsung Italia, Arno,
Hyundai Motor, De’ Longhi, Columbia Tristar
Picture Italia, IED, Microcell, Wella Italia,
Luxottica, Pago, Jacuzzi Europe, ANFAO
corsi di formazione sia nell’area delle relazioni
pubbliche che in quella della comunicazione
interna per Cegos, Centro di formazione del
Sole 24 Ore, e IED.
Amr Abdel Kawi
Titolare di Magaz Magazine – Ideatore di
Egypt Design + Industry Workshop.
DODO ARSLAN
1. Lei ha partecipato al Workshop in qualità di docente, quale
è stata la sua percezione dell'aula?
I giovani progettisti erano eccezionalmente motivati ed
hanno dimostrato di avere un loro stile riconoscibile ed
originale, di sapersi distaccare dai modelli classici senza
perdere lo “spirito egiziano”.
Inoltre mi hanno colpito la loro padronanza dell’inglese (mentre in italia lo parlano davvero in pochi!) e
la loro abilità nella modellazione CAD ed i rendering
digitali.
Dodo Arslan
Titolare di Dodo
Arlsan Design Studio
Docente di Egypt
Design + Industry
Workshop.
È stato selezionato da
Taschen per Design Now!,
volume che raccoglie 90
tra designers e produttori
2. Che differenza ha rilevato tra il design e quello egiziano?
leader mondiali, e per
Design/Art Limited
Sono due realtà davvero differenti quindi l’”incontro” al
Salone ‘09 non potrà che essere una fantastica occasione Editions, una completa ed
aggiornata raccolta di
di confronto e reciproca crescita!
pezzi di DesignArt di 70
designer internazionali.
Ha vinto numerosi premi
3. Cosa pensa in generale di questa iniziativa?
tra cui: Young&Design, il
È un bellissimo segnale da parte delle istituzioni egizia- Mini Design Award, Pirelli
ne, un’operazione che ci si aspetterebbe anche da quella Pzero e l’Art Directors
Club.
italiane (che, di fatto, dormono sugli allori del design
Ha tenuto corsi
italiano dei grandi maestri degli anni 70-80) così come
all’Istituto Europeo di
avviene in molti altri paesi d’europa: Spagna, Francia
Design (Milano, Torino e
San Paolo) ed alla Scuola
Germania, Inghilterra e tutti i Paesi Scandinavi che tutti
Italiana di Design in
gli anni espongono a Milano le novità dei loro più giovacollaborazione con Ikea,
ni e promettenti designer.
Timberland, Chicco, Firme
di Vetro e Vetrerie Bruni.
Ma recentemente la Triennale di Milano, il tempio del design italiano, sta dando incoraggianti segni di reattività…
numerose mostre ed iniziative l’hanno portata a nuova
vita.
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Black Cloud Pouf
Cairo Dining Table
Producer: Outside Sources
Product: Seating Element
Materials: RiceStraw in a net
W: 159 D: 114 H: 54 cm
Product: Dining Table
Materials: Metal
W: 300 D: 115 H: 77 cm
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DANIEL DENDRA
Noa – Lounge Element
Producer: La Roche
Product: Dining Table
Materials: Metal Structure with Glass top
W: 300 D: 115 H: 77 cm
SHINICHIRO OGATA
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Screen Table
Producer: Araeek
Product: Coffee Tables + Treys
Materials: Steel and Leather
W: 60 D: 60 H: 46 cm
Profile Table
Producer: Mohm
Product: Dining Table
Materials: Wood and Steel
W: 180 D: 85 H: 73.5 cm
Cabinet
Producer: Ali Khalil
Product: Cabinet
Materials: Wood and leather
W: 126 D: 45 H: 110cm
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A Table
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Producer: Mohm
Product: Chair
Materials: Metal
W: 45 D: 53 H: 83.5cm

Aluminium Chair
Producer: Amr Helmy
Product: Seating Element
Materials: Steel and upholstered
W: 304 D: 174 H: 51 cm

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Producer: HardWood
Product: Counter
Materials: Wood
W: 343 D: 412 H: 90 cm

Crack Dining Table


Spiral Table
Cocoon Chair
Producer: Outside Sources
Product: Chair
Materials: Wood and leather
W: 41 D: 48 H: 80.5cm
Arch Table
HARRY AND CAMILA
Delta Kitchen
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Producer: Shadishel
Product: Table
Materials: Wood Veneers with glass top
W: 100 D: 100 H: 80 cm
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Opera Dome Lighting
High Above Cairo
Sun Stool
Caligraphy Bench
Producer: ITA Egypt
Product: Coffee Table
Materials: Glass top with wood base
W: 96 D: 96 H: 40 cm
Producer: Mohm
Product: Stools/ Tables
Materials: Expanded Metals
D: 30 H: 45 cm
Producer: Mohm
Product: Seating Element

FRANZ SCHROFER
Producer: Outside Sources
Product: Lighting Element
Materials: Plexiglass ora Brass
W: 120 H: 54 cm
LITA ALBUqEREUE
Glass Table


Producer: Al Cazar
Product: Armchair
Materials: Metal Structure with upholstering
W: 106 D: 73 H: 80 cm
Producer: Archi Touch
Product: Desk
Materials: Wood High Gloss or Plexiglass

Love Seat - Plisse

S-Desk

Producer: Outside Source
Product: Coffee Table
Materials: Glass
W: 100 D: 40 H: 40 cm
High Stool
Glass Desk
Producer: HardWood
Product: High Stool
Materials: Plywood
W: 37.2 D: 40.5 H: 80.5 cm
Producer: Future
Product: Desk Table
Materials: Glass with wood
W: 180 D: 90 H: 73 cm


Producer: Yoni Furniture
Product: Kitchen + Counter
Materials: Wood
W: 390 D: 80 H: 90 - 115 cm
Lam Lam Chair

Producer: Mohom
Product: Lounge Chair
Materials: Bent Metal structure with stainless steel cladding
W: 90 D: 77 H: 67 cm

Lam Lam Lounge
Producer: Mohom
Product: Stool
Materials: Bent Metal structure with stainless steel cladding
W: 45 D: 58 H: 85 cm

KARIM MEKHTIGIAN
Mini Deshret

Nour Nut

TAREK NAGA
Producer: Outside Sources
Product: Lighting Element (expandable)
Materials: LED’s and expandable material
Shadow Lounge Chair
Dune Seating Element
Producer: Alamin
Product: Lounge Chair
Materials: All wood with metal base structure
W: 165 D: 94 H: 73 cm
Producer: Meuble El Chark
Product: Daybed
Materials: All upholstered
W: 180 D: 1074 H: 60 cm


Producer: Meuble El Chark
Product: Pouf
Materials: All upholstered
W: 58 D: 63 H: 73 cm
Cocoon Armchair
Producer: Alamin
Product: Lounge Chair
Materials: Wood
with upholstered interior seating
W: 135 D: 97.5 H: 150 cm
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ARCHITETTURA
1 - PROGETTO IMMENSOLA
2 - PROGETTO RECYCLESCAPE
3 - PROGETTO COMBISPACE
La sera del 26 gennaio 2009, in una Triennale gremita di giovani e illuminata con fari verde acido puntati sulle arcate della facciata, ha preso vita
l'happening mondano per l'inaugurazione della mostra Opening Soon.
Tra musica, birra, magliette omaggio e luci da discoteca nell'austero atrio
della Triennale, centinaia di persone hanno visitato in anteprima la mostra,
inaugurata poi ufficialmente il giorno dopo.
La mostra, organizzata dal Gruppo Benetton in collaborazione con POLI.
design e curata dal duo Branzi Collina, si poneva come coronamento del
concorso Colordesigner.
Dal 2007 ad oggi giovani creativi di tutto il mondo sono stati chiamati a riprogettare i flag-store Benetton, per dargli un'impronta più moderna e innovativa.
NUOVE IDEE E GRANDI FIRME PER I NEGOZI BENETTON
Opening Soon ha presentato i sei progetti finalisti; caratteri distintivi di
questi sono l'assoluta novità e - nella maggior parte dei casi - un'attenzione particolare alle luci dei negozi, elemento fondamentale non solo per
l'identità dei negozi, ma anche per il marketing del punto vendita.
Da segnalare a questo proposito il progetto Immensola dell'italiano Tommaso Bistacchi: mensole formate da ripiani estraibili e componibili a piacere che proiettano a terra aloni di luce colorata in differenti toni pastello, gli
stessi per cui Benetton è famosa in tutto il mondo.
La vittoria del concorso è andata a Combispace, progetto dell'architetto
portoghese Luis Pereira Miguel, tutto incentrato sulla personalizzazione
dello spazio e sull'integrazione della tecnologia.
La seconda sezione ha presentato i rendering dei progetti di famosi architetti per negozi del brand italiano, che saranno realizzati nei prossimi
anni nelle maggiori città. Negozi perfettamente integrati nella vita delle
metropoli o, al contrario, pensati come oasi di pace per isolarsi dal traffico
cittadino, che portano la firma di studi del calibro di Fucksas, Cino Zucchi e
Lissoni Associati (tra gli altri).
Un'ultima sezione ha presentato, con installazioni video, le 700 e più idee
pervenute alla giuria di Colorsdesigner da tutto il mondo.
Da segnalare infine l'allestimento creato sul soffitto della sala con i coloratissimi maglioni che dagli anni '60 ad oggi sono stati disegnati da Benetton.
Lana intrecciata, trame fitte o ariose, verde, rosso, righe, scacchetti... Il
tutto appeso in alto, a ricoprire le strutture portanti del tetto. Sempre dal
soffitto pendevano, ordinate in lunghe file, centinaia di lampadine a bulbo
che avevano la triplice funzione di illuminare i capi, dare un'illuminazione
diffusa all'intera sala e creare una vera e propria installazione luminosa.
a cura di www.archilight.it
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ARCHILight. La luce nel Progetto.
Disano Illuminazione
www.archilight.it
www.benettongroup.com
Photo credits: SGP, Marco Zanta,
Giulio Tonini
La crisi e il lusso
Gli ultimi 5 anni, prima dell’arrivo della crisi finanziaria globale, hanno visto
il settore nautico da diporto vivere una crescita esponenziale e una radicale trasformazione nel modo di concepire le imbarcazioni, principalmente al loro interno. Non si è assistito infatti a grandi innovazioni sul piano
tecnologico legate alla propulsione o agli scafi, quanto a una sostanziale
e profonda migrazione del design degli interni verso il lusso e la modernità ereditata dall’arredamento residenziale o alberghiero, quasi a voler
dimenticare lo stile marinaresco che per oltre cento anni ha caratterizzato
le scelte stilistiche e i materiali.
DESIGN NAUTICO 2009: ESIGENZE ATTUALI PER ESIGENZE FUTURE
Il recente arrivo della crisi economica, che probabilmente non ha ancora
manifestato pienamente i propri effetti in tutti i settori, quanto meno nel
nostro Paese, sta mettendo in discussione non solo le tendenze del design, ma l’intero settore della nautica da diporto, costringendo i cantieri a
ripensarsi integralmente se non vogliono chiudere i battenti.
Si salvano quasi sempre le nicchie ultraverticali che reagiscono alle crisi
in modo opposto al mercato, ovvero esasperando la ricercatezza e raggiungendo i limiti massimi che l’ingegno umano, spesso non accompagnato dal buon gusto o dal buon senso, consente. Ma anche nel settore
extralusso, ovvero quello blasonato degli sceicchi e dei nababbi in senso
lato, spesso più per ragioni di opportunità politica che per vere necessità
di budget, la lista degli ordini si è accorciata e le produzioni di altissima
gamma standardizzate hanno segnato numerose e preoccupanti cancellazioni.
La necessità di mettersi sotto osservazione il settore nautico l’ha avvertita
immediatamente e sono già in corso dibattiti e tavole rotonde settoriali per
anticipare le mosse corrette per trasformare in opportunità questa crisi.
Dove andrà il mercato
Non è compito nostro immaginare il futuro dell’intero settore della nautica
da diporto, ma è utile anticiparne alcune tendenze per quel che riguarda
il design degli interni e degli scafi. Chi saprà comprendere per primo le
nuove esigenze si assicurerà un vantaggio competitivo su tutti gli altri,
reagendo in modo opportuno. I designer specializzati nel settore di altissima gamma si indirizzeranno verso le produzioni su misura: chi potrà
permettersi un’imbarcazione di lusso, infatti, la vorrà sempre più ritagliata
su di sé per essere ancora più gratificato nella propria esclusività. Se in
Italia accadrà lo stesso fenomeno che sta riguardando Europa e Stati
Uniti, dove l’apparire ai livelli alti diventa persino imbarazzante, assisteremo ad un ritorno alle vecchie imbarcazioni, magari finemente restaura-
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te. Perché da sempre il vintage o comunque il retrò riportano un’idea di
lusso aristocratico, di recupero, quasi di tutela ambientale volta al recupero piuttosto che al consumo. Qualche cantiere necessariamente dovrà
intraprendere la strada delle propulsioni alternative, come vedremo.
Interior design nautico
Anticipare la domanda di mercato è il compito del designer innovatore,
ecco perché dobbiamo evidenziare subito un fenomeno in atto nella
fascia bassa del mercato: abbassare il prezzo delle barche e ridurre la
loro manutenzione. Motori più semplici, di facile accessibilità e manutenzione, sistemi di propulsione meno raffinati, materiali resistenti alle
incrostazioni per gli scafi e abbondante uso di plastiche speciali saranno solo alcune linee guida che interesseranno più gli ingegneri che i
designer.
La riduzione dei costi potrà essere attuata sfruttando gli arredamenti tradizionali per l’allestimento delle barche. Ecco la vera innovazione. L’idea
è quella di andare da IKEA o da Mondo Convenienza, comprare il letto,
i pensili, gli accessori, adattarli leggermente all’uso in barca ed installarli
sulle barche di nuova costruzione, appositamente concepite per ospitarli. Un letto su misura in legni pregiati lucidato a specchio avrà un costo
anche dieci volte superiore ad un letto comprato al discount del mobile
e ancorato alla barca. L’idea che ora sembra bizzarra e fuori tema, è invece un tema reale che potrebbe ridurre il costo di una barca almeno del
30-50%. Ma l’ottimizzazione degli spazi e la funzionalità tipica del design
nautico? L’ingegnosità del progettista, unitamente a quanto vedremo
riguardo agli scafi, troverà soluzioni idonee per sfruttare gli spazi di prua
o le parti curve dell’imbarcazione. Così invece di costruire una barca con
gli interni fatti per durare 50 anni, avremo un ambiente quasi domestico
da aggiornare periodicamente a costi bassissimi. Il designer si specializzerà quindi non solo nella progettazione degli spazi, ma nelle soluzioni di
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istituto quasar
design university
L’Istituto Quasar,
struttura di formazione e
ricerca attiva sui temi
del design da 21 anni,
ha organizzato il primo
master in Yacht Design a
Roma. Ospitando illustri
designer è giunto al
10° anno e da sempre
ha guardato avanti per
anticipare le tendenze del
mercato.
www.istitutoquasar.com
arredo adattate al contesto nautico.
Progettare i nuovi scafi
Ovviamente non sarà possibile pensare ad una tale rivoluzione nel design
nautico senza ripensare la progettazione degli scafi. Utilizzare gli arredi
tradizionali, usare tecniche di assemblaggio più economiche, ospitare le
propulsioni ibride (elettrica e diesel), rendere le imbarcazioni più adatte al
vivere in barca tutto l’anno: queste necessità richiederanno ai progettisti di
scafi una profonda revisione non solo del modo di pensare lo scafo, ma la
barca stessa.
Il rispetto delle normative ambientali sia in fase di costruzione che di recupero alla fine della vita della barca, ad esempio, sarà un elemento portante
per i prossimi decenni. Sarà prioritario considerare l’uso di vernici e colle
meno dannose per la salute e per l’ambiente, poter rottamare efficacemente la barca alla fine della sua vita. A questo si aggiungerà un diverso modo
di pensare alla propulsione per ospitare i motori elettrici, per dare spazio ai
pannelli solari che potranno finalmente dare energia anche per muoversi
e non solo per alimentare i servizi di bordo. Forse, se tutto andrà bene,
assisteremo alla definitiva sparizione delle lampade alogene che fanno
tanto “design” a favore di quelle a led assai meno costose in termini di
assorbimenti e temperature generate. I nuovi scafi saranno probabilmente
più panciuti e alti per rendere facile l’integrazione degli arredi domestici
garantendo anche uno spazio vitale adeguato. La sfida per i designer sarà
quella di proporre soluzioni funzionali ed economiche rendendole comunque belle anche agli occhi di un mercato che da cento anni ha assistito al
consolidamento di tipologie estetiche e di forma che “remano” in tutt’altra
direzione.
Conclusioni
La crisi economica e le sue ripercussioni sul settore nautico sono quindi
un’eccellente occasione per ripensare il progetto della barca da diporto nella
sua interezza, segmentando l’offerta in modo ancora più marcato, creando infine le barche per tutti, riproducendo in scala nautica il successo della
mitica Fiat 600 del dopoguerra. Dall’altro lato l’alto di gamma sarà il più possibile mimetizzato ed essenziale, fino ad arrivare alla cantieristica personalizzata dove, chi potrà, continuerà a finanziare soluzioni innovative e ardite
fatte solo per sé. Quello che ci auguriamo è che il design, almeno in questa
occasione, si trasformi in industrial design, rendendo le soluzioni geniali e
innovative strumento di beneficio per l’intero mondo nautico a tutti i livelli.
Articolo a cura del dott. Marco Cassiano
Direttore Marketing - Istituto Quasar Design University di Roma
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nostra “coscienza energetica”.
Tra Cordovado e Sesto al Reghena, in provincia di Pordenone, si
sta costruendo un’abitazione con struttura tradizionale, quindi di
lunga durata e bassa manutenzione, con consumi talmente ridotti
per il riscaldamento e il raffrescamento estivo da essere considerati
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quasi nulli.
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questa nuova casa saranno proprio queste fonti di calore, unite
all’irraggiamento solare, che nei mesi freddi entra attraverso i
vetri non oscurati, a garantire il benessere termico assieme ad un
piccolissimo impianto termico a bassa temperatura. Il comfort estivo
sarà, invece, garantito da murature e coperture dotate di grande
massa (anche 700 kg/mq), che assicurano che il sole, nel corso
delle ore in cui irraggia maggiormente, non riesca a riscaldare la
struttura in tutto il suo spessore, impedendo di fatto al calore di21/07/2008
penetrare all’interno dell’edificio (pensiamo al fresco delle case
dei nostri nonni con muri molto spessi e pesanti): oltre a ciò ci
saranno ovviamente, sistemi di ombreggiamento e oscuramento dei
serramenti esterni.
Ma la vera novità è che questi risultati, raggiunti con grande facilità
costruttiva, si stanno ottenendo con costi decisamente interessanti
rispetto a quelli che si potrebbero sostenere per abitazioni con
prestazioni inferiori, costruite con altre tecnologie.
Tutto inizia con un’accorta progettazione dell’edificio: grande
attenzione all’orientamento dell’abitazione che, per le caratteristiche
climatiche della provincia di Pordenone, ha spinto a realizzare
limitate aperture a nord e più ampie a sud; utilizzo, inoltre, di
serramenti ad alta prestazione inseriti nelle murature costruite
con il sistema Climablock della Pontarolo Engineering S.p.a.
di San Vito al Tagliamento (PN) www.pontarolo.com (vincitore
premio innovazione 2008 e definito la più grande invenzione dopo
il mattone) che garantisce antisismicità ai massimi livelli, grande
isolamento, (trasmittanza di 0,14 W/m2K con soli 39 cm di spessore
– per chi non fosse del settore si sappia che 0,14 W/m2K è un dato
assolutamente eccezionale), assenza totale di ponti termici e qualità
costruttiva certa anche con mano d’opera non specializzata (si
monta come un lego) e tempi di realizzazione ridotti ad 1/5. I muri
del primo piano, ad esempio, comprensivi di struttura in cemento
armato, isolamento spessore 24 cm, controtelai, scarichi ecc. sono
stati eseguiti da 3 operai in solo un giorno e mezzo.
9.08.34
È stato previsto, inoltre, di dotare l’abitazione di un impianto di
pulizia dell’aria interna (ventilazione) controllato e continuo che,
nell’espellere l’aria viziata, ne usa il calore per riscaldare l’aria che
entra con un recupero anche del 90% del calore stesso.
I considerevoli risparmi costruttivi e di gestione rendono la casa
un eccellente esempio di biocostruzione o, più correttamente,
sostenibile al massimo dei livelli ottenibili oggi.
Spesso, però, le ottime prestazioni degli edifici non corrispondono
poi ad un reale benessere per gli abitanti, mentre questa casa
è speciale anche sotto l’aspetto del comfort, in quanto la parete
Climablock è dotata di un importante spessore d’isolamento sia
all’esterno della muratura (18 cm), che all’interno (6 cm). Ed è
proprio la presenza di quest’isolamento interno che garantisce che
la temperatura superficiale della parete sia praticamente uguale
a quella dell’ambiente, dando così un eccellente sensazione
45
Ufficio stampa iF
Hannover | Köln
Annegret Wulf-Pippig
International Forum Design GmbH
Messegelände / 30521 Hannover
E [email protected]
Ufficio stampa ZOW
Germania:
Anke Wöhler
PH MEYER
Wirtschaftsberatung
GmbH & Co. KG
di benessere. Le pareti non isolate internamente, quindi ad
una temperatura inferiore rispetto a quella dell’aria interna,
danno, al contrario, una fastidiosa percezione di disagio dovuta
all’irraggiamento del corpo freddo, a volte poco percettibile ma
sufficiente a creare una sensazione sconfortevole. A tutto questo si
aggiunge la qualità dell’aria interna che sarà sempre pulita, nuova,
non viziata per il ricambio continuo con recupero di calore.
La sensazione di benessere è alla base della qualità del vivere e
dell’armonia familiare: alla sera, dopo il lavoro, non si vedrà l’ora di
arrivare e stare in casa. Costruire abitazioni a bassissimo consumo
energetico che assicurino il miglior comfort abitativo, secondo
criteri di sostenibilità, a vantaggio dell'ambiente in generale e degli
occupanti in particolare, non è quindi né costoso né difficile.
La Pontarolo Engineering S.p.a., specializzata nel risparmio
energetico, nel comfort abitativo e nel biocostruire, produttrice
del sistema Climablock, ha ampliato la presenza di tecnici per
consulenze personalizzate gratuite e per visite in cantiere, affinché
l’esperienza dell’azienda sia a disposizione di chi vuole progettare
fabbricati sostenibili e realmente costruibili a prezzi competitivi.
Mittelstrasse 50 / 33602
Bielefeld
E [email protected]
Ufficio stampa ZOW
Italia:
Simona Cesario
SURVEY Marketing + Consulting srl
E [email protected]
M TECHNOLOGY AWARD
entra nella sua terza fase:
I fornitori dell’industria del mobile, dell’arredamento per
interni, dell’architettura e del design possono partecipare da
subito con le loro innovative proposte a M TECHNOLOGY
AWARD 2009. Per la prima volta l’assegnazione del premio si
terrà a Verona, nel corso di ZOW Italia.
L’intera industria di fornitura di mobili e arredamento è invitata, in
occasione dell’edizione di quest’anno di
ZOW Italia che si terrà a Verona (dal 21 al 24 ottobre 2009), a
partecipare entro il 21 agosto 2009 alla terza edizione di
M TECHNOLOGY AWARD 2009 presentando le proprie
innovazioni. M TECHNOLOGY AWARD è un premio conferito
dal 2007 dall’organizzatore degli eventi ZOW Survey Marketing
+ Consulting GmbH & Co. KG, Bielefeld. Partner ufficiale del
concorso è l’associazione italiana di design ADI ASSOCIAZIONE
PER IL DISEGNO INDUSTRIALE di Milano. L’organizzazione e la
realizzazione sono affidate anche quest’anno a iF International
Forum Design GmbH di Hannover.
Possono essere presentati contributi nelle categorie ferramenta,
prodotti chimici, elementi e sistemi da incasso, semilavorati,
decorazione di interni, superfici, materiali e progetti. Le
presentazioni devono possedere in particolare un plusvalore
in termini di tecnologia, innovazione e qualità del design e al
momento della fiera non essere sul mercato da più di due anni.
La giuria di esperti, composta dal Prof. Ruth Berktold (yes
architecture, Monaco di Baviera), Prof. Dipl.-Ing. Rudolf Schricker
(BDIA Bund Deutscher Innenarchitekten, Stoccarda), Jens
Kohlhase (Volkswagen AG, Wolfsburg), Paolo Favaretto (Favaretto
& Partners, Padova) e da Alex Terzariol (MM Design, Bressanone),
valuterà tutti i contributi presentati nella riunione della giuria che
avverrà il 10 settembre 2009.
L’assegnazione dei premi si terrà in occasione
dell’inaugurazione di ZOW il 21 ottobre 2009 a Verona.
Tutti i prodotti premiati saranno anche presentati alla fiera di
Verona, nonché in occasione dei successivi business event
internazionali ZOW e sul sito web www.zow.info.
L’iscrizione al concorso è possibile da subito online all’indirizzo
www.ifdesign.de (organizzato da iF).
46
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Introduzione
Tutte le nostre attività quotidiane, svolte negli edifici, hanno bisogno
d’energia. Abituati come siamo a premere un pulsante per avere più luce,
ad aprire il rubinetto per avere dell’acqua calda o ad avere, in quasi tutte
le occasioni, il microclima per noi più confortevole, a volte non ci rendiamo
conto che queste normali esigenze comportano tutte un impegno energetico.
L’aumento della spesa per l’approvvigionamento energetico e la crescente
consapevolezza del pesante impatto sull’ambiente delle politiche energetiche adottate fino ad ora, ha sollecitato l’attenzione riguardo al contenimento dei consumi energetici e all’utilizzo delle fonti rinnovabili.
LA CERTIFICAZIONE ENERGETICA
Bisogna considerare come i consumi energetici siano cresciuti nel tempo
in maniera direttamente proporzionale al miglioramento dello standard
qualitativo della vita, per soddisfare quelli che sono diventati elementi basilari della nostra vita quotidiana.
Occorre energia per:
– climatizzazione invernale;
– climatizzazione estiva;
– produzione di acqua calda per uso igienico-sanitario;
– illuminazione;
– elettrodomestici;
– impianti in genere.
I consumi energetici hanno raggiunto valori così consistenti che, da lungo tempo, si è cercato di normarli e di contenerli. L’energia impiegata nel
settore residenziale e terziario, composto per la maggior parte di edifici,
rappresenta oltre il 40% del consumo finale di energia della Comunità
(per il residenziale circa l’80% è rappresentato da riscaldamento e produzione di acqua calda sanitaria). Considerando, quindi, che circa i due
terzi del consumo energetico degli edifici riguarda le abitazioni, è chiaro
che l’attenzione si sia focalizzata sulle prestazioni energetiche di questi
ultimi.
Il punto normativo
In Italia il primo serio approccio a questo tema si è avuto con la Legge
n. 10 del gennaio 1991, con la quale si è trattato il risparmio energetico
e si è parlato di certificazione degli edifici. Recentemente il Parlamento
Europeo ha fatto sentire la sua voce, emanando la direttiva 2002/91/CE
del 16 dicembre 2002 sul rendimento energetico in edilizia. Direttiva questa che è stata recepita nel 2006 e che è vincolante per gli Stati membri
dell’Unione. Le indicazioni e prescrizioni della Direttiva per il contenimento dei consumi hanno obbligato i legislatori delle varie nazioni ad adottare provvedimenti quali:
– lo stabilire un quadro generale di una metodologia per il calcolo del rendimento energetico integrato degli edifici;
– l’applicazione di requisiti minimi in materia di prestazioni energetiche
48
Certified
Partner
degli edifici di nuova costruzione;
– l’applicazione di requisiti minimi di prestazione energetica per edifici di
notevoli dimensioni soggetti a importanti ristrutturazioni;
– l’adozione e un protocollo di ispezione degli impianti termici;
– la certificazione energetica degli edifici.
La direttiva comprende sia gli edifici ad uso residenziale che quelli utilizzati
nel terziario con esclusione di taluni edifici.
Tale direttiva richiede agli stati membri europei di provvedere affinchè gli
edifici di nuova costruzione e gli edifici esistenti, che subiscono ristrutturazioni significative, soddisfino requisiti minimi di rendimento energetico, cioè
sia tenuta sotto controllo “la quantità di energia effettivamente consumata
o che si prevede possa essere necessaria per soddisfare i vari bisogni
connessi ad un uso standard dell’edificio”.
In Italia l’attuazione di tale direttiva avviene con il Decreto legislativo 19
agosto 2005, n. 192, come modificato dal Decreto Legislativo 29 dicembre
2006, n. 311.
Questo decreto disciplina in particolare:
– la metodologia per il calcolo delle prestazioni energetiche integrate degli
edifici;
– l’applicazione di requisiti minimi in materia di prestazioni energetiche
degli edifici;
– i criteri generali per la certificazione energetica degli edifici.
Con questo decreto viene introdotto il valore limite di fabbisogno annuo
di energia primaria per la climatizzazione invernale per metro quadro di
superficie utile dell’edificio, espresso in KWh/(m2 anno). Questo viene
determinato in funzione del rapporto di forma dell’edificio (S/V) e del
numero dei gradi giorno (GG) della località; vengono altresì introdotte
delle limitazioni alle trasmittanze degli elementi costruttivi, in funzione
della zona climatica di appartenenza, imponendo valori diversi in funzione temporale: dal gennaio 2006 alcuni valori, dal gennaio 2010 valori più
restrittivi.
Secondo l’articolo 6 (come modificato dal D.Lgs. n.311) la redazione del
certificato energetico decorre dal:
– 1° luglio 2007, per gli edifici di superficie utile superiore a 1000 metri
quadrati, nel caso di trasferimento a titolo oneroso dell’intero immobile;
– 1° luglio 2008, agli edifici di superficie utile fino a 1000 metri quadrati, nel
caso di trasferimento a titolo oneroso dell’intero immobile con l’esclusione
delle singole unità immobiliari;
– 1° luglio 2009, alle singole unità immobiliari, nel caso di trasferimento a
titolo oneroso.
Il contenuto del D.Lgs. n. 192/2005, non si applica a tutti gli edifici, ma
alcuni sono esclusi, ed esattamente:
– gli immobili ricadenti nell’ambito della disciplina della parte seconda e
dell’articolo 136, comma 1, lettere b) e c), del Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n.42, recante il codice dei beni culturali e del paesaggio;
– i fabbricati industriali, artigianali e agricoli, non residenziali, quando gli
ambienti sono riscaldati per esigenze del processo produttivo o utilizzando
reflui energetici del processo produttivo non altrimenti utilizzabili;
PIETRO LA ROCCA
L’ing. La Rocca Pietro è il
titolare dello studio omonimo;
ha conseguito la Laurea in
Ingegneria Meccanica ed è
iscritto all’Ordine degli
Ingegneri della provincia di
Latina dal 1999, anno di inizio
della propria professione.
Lo Studio svolge attività di
progettazione (antincendio,
impiantistica elettrica e
termo-idraulica) e consulenza
sulla qualità (ISO 9001 e
14001) e Sicurezza ( D.Lgs.
81/2008). Esso si pregia della
collaborazione con un importante
ente notificato a livello
internazionale, il RINA SpA, nel
settore delle certificazioni di
prodotto e di sistema.
Lo Studio è composto da uno
staff di professionisti giovani
e dinamici, con un’elevata
competenza tecnica acquisita in
anni di esperienza.
Lo Studio La Rocca, inoltre,
ha sempre avuto un occhio di
riguardo per tutto ciò che
concerne le energie da fonti
rinnovabili, è infatti attivo
nel settore, principalmente,
attraverso la progettazione di
certificazione/attestazione
energetica degli edifici e
la realizzazione di impianti
fotovoltaici.
[email protected]
acqua calda
sanitaria
cucina
9%
5%
riscaldamento
52%
illuminazione
14%
raffrescamento
4%
altro
16%
Figura 1 - Distribuzione consumi energetici settore civile
– i fabbricati isolati con una superficie utile totale inferiore a 50 metri
quadrati.
Certificazione e Attestazione Energetica
L’ attestato di certificazione energetica deve comprendere i dati relativi
all’efficienza energetica propria dell’edificio, i valori vigenti a norma di legge e valori di riferimento, al fine di:
– migliorare la trasparenza del mercato immobiliare fornendo agli acquirenti ed ai locatari di immobili un’informazione oggettiva e trasparente delle
caratteristiche (e delle spese) energetiche dell’immobile;
– informare e rendere coscienti i proprietari degli immobili del costo energetico legato alla conduzione del proprio “sistema edilizio”, in modo da
incoraggiare interventi migliorativi dell’efficienza energetica della propria
abitazione;
– consentire a un eventuale acquirente o affittuario di pretendere dal fornitore (venditore) di un immobile informazioni affidabili sui costi di conduzione, affinché possa valutare la convenienza o meno di spendere di più per
un prodotto migliore dal punto di vista della gestione e manutenzione.
L’attestato, quindi, esamina, con una diagnosi energetica, il sistema
edificio/impianto evidenziandone le principali “debolezze” dal punto di
vista energetico e presentando suggerimenti in merito agli interventi più
significativi ed economicamente più convenienti per il miglioramento della
predetta prestazione. Già in alcuni comuni italiani, per ottenere la concessione edilizia, è necessaria la certificazione energetica che ne attesti
il fabbisogno energetico al massimo in una determinata categoria, come
accade nelle province di Trento e Bolzano e nella regione Lombardia.
Nel resto delle regioni italiane vige l’attestato di qualificazione energetica,
come documento transitorio in attesa dei necessari decreti attuativi per la
certificazione.
In sostanza, la certificazione energetica è una scheda che riporta le caratteristiche tecniche costruttive dell’edificio, indica attraverso una lettera, un
numero o altro (una specie di voto) l’efficienza energetica della casa e del
sistema edificio-impianto. Per edificio si intende: una porzione di spazio
delimitata da un involucro e riscaldata con energia prodotta da un unico
impianto termico (es.: una palazzina con impianto centralizzato è un edificio ; una palazzina con un impianto autonomo per appartamento è composta da un numero di edifici pari al numero degli appartamenti). Il grado
di efficienza energetica viene riportato sulla targa energetica dell’edificio
stesso, rilasciata dal comune di competenza e prodotta in seguito a una
certificazione energetica.
L’attestato di certificazione energetica è un documento redatto da un
professionista specializzato inserito in un apposito elenco definito dalla
regione di competenza, “il certificatore energetico”, o da un organismo
preposto. Al contrario, l’attestato di qualificazione energetica è redatto da
professionisti qualificati, che lo predispongono per conto e nell’interesse
del costruttore, che lo sottoporrà al direttore dei lavori, anche se tale osservazione non ha valore giuridico e non richiede particolari formalità. In ogni
50
acqua calda
sanitaria
25%
cucina
7%
apparecchi
elettrici ed
illuminazione
11%
riscaldamento
ambiente
57%
Figura 2 - Distribuzione consumi energetici settore terziario
caso l’attestato di qualificazione energetica e la conformità delle opere
realizzate devono essere presentati unitamente alla dichiarazione di fine
lavori, pena l’inefficacia della stessa.
Modalità operative per l’ottenimento della certificazione
Per redigere l’attestato di certificazione energetica di un edificio è necessario avviare la diagnosi energetica o energy audit, cioè la procedura
sistematica volta ad acquisire adeguata conoscenza del profilo di consumo
energetico di un edificio. Tra le norme utili in fase di diagnosi energetica di
un edificio, sono di recente pubblicazione le norme UNI/TS 11300 (maggio 2008), elaborate in seno al comitato termotecnico italiano. La UNI/TS
11300-1:2008 “Prestazioni energetiche degli edifici –Parte 1: determinazione del fabbisogno di energia termica dell’edificio per la climatizzazione
estiva ed invernale”, definisce le modalità per l’applicazione nazionale
della UNI EN ISO 13790:2008 “Prestazione energetica degli edifici – Calcolo del fabbisogno di energia per il riscaldamento ed il raffrescamento”.
Questa norma è finalizzata al calcolo di progetto e alla diagnosi energetica
di edifici esistenti, per il calcolo sia in condizioni standard sia in particolari condizioni climatiche. Nella parte 2 (UNI/TS 11300-2:2008 “Prestazioni energetiche degli edifici – Parte 2: determinazione del fabbisogno
di energia primaria dei rendimenti per la climatizzazione invernale e per
la produzione di acqua calda sanitaria”) sono forniti dati e metodi per la
determinazione:
– del fabbisogno di energia utile per acqua calda sanitaria;
– dei rendimenti e dei fabbisogni di energia elettrica degli ausiliari dei sistemi di riscaldamento e produzione di acqua calda sanitaria;
– dei fabbisogni di energia primaria per la climatizzazione invernale e per
la produzione dell’acqua calda sanitaria.
La diagnosi energetica integrata con i dati raccolti sul campo (a seguito di
sopralluoghi) e gli strumenti di calcolo possono individuare e analizzare gli
interventi di riqualificazione energetica dell’edificio.
La prima cosa da fare, nel momento in cui si inizia l’analisi di un edificio,
è determinarne la posizione, ovvero la zona climatica, i gradi giorno e la
temperatura di progetto relativi alla località in cui l’edificio è collocato. Il
passaggio successivo è l’inserimento, all’interno del codice di calcolo, delle
superfici opache e trasparenti dell’edificio. Occorrerà quindi inserire:
a) per le superfici opache verticali e orizzontali (pareti esterne o verso
locali non riscaldati, pavimenti ecc.):
– tipologia costruttiva
– superficie disperdente
– trasmittanza termica
b) per le superfici trasparenti (infissi, serre ecc.):
– superficie infisso e vetro
– tipologia vetro
– orientamento
– ombreggiatura
Il terzo passo consiste nell’inserimento dei dati dell’impianto termico
all’interno di un software ad hoc, considerando, in particolare, le seguenti
La certificazione energetica edifici è un
passo obbligatorio le cui radici
risalgono alla L. 10/91 rivista ed
integrata dal d.lgs. 192/2005
e successivamente ri-corretto
e ri-integrato dal il d.lgs. 311/06.
51
Tabella 1.
Principali indicatori di prestazione energetica del
sistema edificio-impianto
Indicatore
Simbolo
Descrizione
PEH
Definisce le caratteristiche
dell’involucro, tenendo conto delle
dispersioni di calore, ma anche degli
apporti dovuti alla radiazione solare
e l’eventuale contributo energetico
dovuto a sistemi solari passivi.
PEHP
Definisce il fabbisogno di energia
primaria per la climatizzazione
invernale e considera i rendimenti
del sistema climatizzazione.
Fabbisogno energetico specifico
acqua calda sanitaria
PEW
Definisce il fabbisogno di energia per
la produzione di acqua calda
sanitaria, facendo riferimento a
consumi standard.
Fabbisogno energia primaria
specifico per la produzione di
acqua calda sanitaria
PEWP
Definisce il fabbisogno di energia
primaria per la produzione di acqua
calda sanitaria e tiene conto dei
rendimenti degli impianti.
PEFR
Definisce il contributo energetico dovuto alle fonti rinnovabili.
Considera normalmente il contributo
energetico dovuto agli impianti solari
termici e agli impianti solari
fotovoltaici.
PEG
Somma del fabbisogno di energia
primaria per riscaldamento (PEHP) e
di quello per la produzione di acqua
calda (PEWP) al quale vengono
eventualmente detratti i contributi
energetici dovuti alle fonti rinnovabili
(PEFR).
Fabbisogno energetico specifico
involucro
Fabbisogno di energia primaria
specifico climatizzazione
invernale
Contributo energetico specifico
dovuto alle fonto rinnovabili
Fabbisogno specifico globale di
energia primaria
Ciascun indice è calcolato come rapporto tra l’energia considerata (intesa come fabbisogno energetico
annuo) e la superficie utile. L’unità di misura utilizzata per tutti gli indicatori è quindi kWh/m2 ∙ anno
parti dell’impianto: 1. generazione (tipologia di caldaia, potenza nominale,
combustibile utilizzato ecc.); 2. distribuzione (impianto autonomo, colonne montanti ecc.); 3. emissione (radiatori, ventilconvettori ecc.). Infine,
occorre verificare la presenza di sistemi di produzione dell’energia da fonti
rinnovabili, quali il solare termico e il fotovoltaico.
La creazione del modello del sistema edificio-impianto porta alla valutazione degli indici riportati in tabella 1, attraverso i quali è possibile valutare le
prestazioni energetiche e, conseguentemente, proporre interventi migliorativi.
Si è messa in evidenza la necessità di operare sugli edifici esistenti per
mezzo di interventi di riqualificazione energetica, in particolare per due
aspetti:
1) si tratta solitamente di edifici costruiti senza una particolare attenzione
verso gli aspetti legati al risparmio delle risorse energetiche;
2) sono caratterizzati da un’enorme copertura e distribuzione su tutto il
territorio nazionale.
utilità al momento ha due scopi di utilizzo principali:
– Per il rogito: è indispensabile per tutti gli atti notarili di compravendita di
ogni singolo immobile dal 1° luglio 2009;
– Per l’accesso alle detrazioni del 55% sul reddito IRPEF: l’attestato
energetico fa parte della documentazione necessaria all’ottenimento degli
sgravi fiscali.
Inoltre deve essere aggiornato quando vi siano interventi che modifichino
la prestazione energetica dell’edificio o degli impianti termici.
L’efficienza energetica rappresenta, quindi, la capacità di sfruttare l’energia fornita per soddisfare un determinato fabbisogno; minori sono i consumi, migliore è l’efficienza energetica. è possibile intervenire per migliorare
l’efficienza energetica in tre momenti diversi della filiera energetica: all’atto
del prelievo e della produzione, nella conversione delle fonti primarie in
energia elettrica o in combustibili raffinati e al momento dell’utilizzazione. I
primi due punti non sono appannaggio dei singoli cittadini, che invece hanno grande capacità di azione al momento dell’utilizzo finale dell’energia.
Una delle principali cause di danno all’ambiente è la necessità di disporre
di sempre maggiori quantità di energia, attualmente prodotta in gran parte
bruciando combustibili fossili (petrolio, carbone e metano) i quali, oltre ad
essere presenti in natura in quantità limitate e quindi destinate ad esaurirsi,
comportano l’emissione in atmosfera di anidride carbonica e di altri componenti inquinanti, causa di smog, piogge acide e effetto serra. L’utilizzo delle
fonti di energia rinnovabili, così definite in quanto virtualmente inesauribili,
consente di far fronte sia al degrado ambientale sia all’impoverimento delle
riserve dei combustibili fossili. Fanno parte delle fonti di energia rinnovabili:
l’energia fotovoltaica, l’energia solare termica, l’energia eolica, la biomassa
e la geotermia. Vista l’importanza dei cittadini nell’utilizzo finale dell’energia, è nell’interesse collettivo renderli consapevoli e sensibilizzarli verso
queste ultime forme di energia ed è quello che si è fatto con il Decreto
Legge del 19 febbraio 2007, il cosiddetto Conto Energia, rivolto esclusivamente al settore fotovoltaico, con il quale si sono stabiliti, appunto, i criteri
e le modalità per incentivare la produzione di energia elettrica mediante
conversione fotovoltaica della fonte solare. La concessione del cosiddetto
“Conto Energia” significa riconoscimento ventennale di una tariffa incentivante, a fondo perduto, sulla produzione di energia elettrica fotovoltaica,
a decorrere dalla data di entrata in esercizio dell’impianto. Passo molto
importante da parte dei nostri legislatori, ma ancora poco recepito dai cittadini, effetto dovuto, forse, alla poca informazione.
Studio D’Ingegneria La Rocca
Ing. La Rocca Pietro
e-mail: [email protected]
Bibliografia
Grafill - Certificazione energetica degli edifici – Stefano Cascio
Sito web: www.certificazione.energetica.com
Agevolazioni fiscali e conto energia
L’attestato di certificazione energetica ha validità per dieci anni e la sua
52
53
ia & c
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l
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La legge 8 giugno 1990, n. 142, recante norme sull’ordinamento degli Enti
Locali, innovando l’organizzazione dei Comuni e delle Province, attrbuiva,
all’art. 4, agli Enti predetti la competenza ad adottare i propri Statuti.
La norma in argomento è stata riprodotta nel vigente Testo Unico delle
leggi sull’ordinamento degli Enti Locali, approvato con decreto legislativo
18 agosto 2000, n. 267, il quale, pur abrogando, all’art. 274, la succitata
legge n. 142/1990, conferma la competenza dei Comuni e delle Province
ad adottare i propri Statuti (art. 6, comma 1), il che costituisce l’espressione somma della loro autonomia amministrativa.
L’attuale sistema normativo italiano nel campo del diritto pubblico, pertan-
s
STATUTI LOCALI: ATTUALITÀ E STORIA
to, contempla, per gli Enti succitati, l’esistenza, deliberata dai Consigli
Comunali e Provinciali, massime assemblee elettive locali, di Statuti, e
cioè di documenti contenenti, nel rispetto dei principi fissati dal Testo
Unico, le regole giuridiche fondamentali della loro organizzazione e, in
particolare, la specificazione “delle attribuzioni degli organi e le forme
di garanzia e di partecipazione delle minoranze, … della partecipazione
popolare, del decentramento, dell’accesso dei cittadini alle informazioni e ai procedimenti amministrativi” e la statuizione dello stemma e del
gonfalone.
Lo stesso art. 6 del T.U., al comma 5, poi, prevede che ogni Statuto,
una volta pubblicato nel Bollettino Ufficiale della Regione ed affisso per
trenta giorni consecutivi all’Albo Pretorio dell’Ente, entra in vigore dopo
tale lasso temporale e viene inviato al Ministero dell’Interno; quest’ultimo
ne cura l’inserimento nella Raccolta Ufficiale degli Statuti Comunali e
Provinciali attraverso un proprio Ufficio ad hoc, e dà ad esso adeguate
forme di pubblicità, che si realizzano attualmente mediante strumenti
informatici.
Orbene, lo Statuto come espressione massima dell’autonomia di un Ente
Locale non è, invero, un’invenzione del legislatore contemporaneo.
Dalla storia giuridica italiana, infatti, si apprende che nel Medioevo gli
abitanti delle città, lentamente ristrutturatesi o rinate dopo la caduta
dell’Impero Romano e le invasioni barbariche, o sorte ex novo, riuscirono, per desiderio di autonomia e di gestione diretta della propria floridezza economica o perché trascurate dall’Autorità Centrale, a svincolarsi
dalla soggezione agli Imperi Bizantino o Romano Germanico, o da quella
feudale, organizzandosi in associazioni (private) di cittadini dipoi trasformatesi gradatamente in istituzioni pubbliche; queste, dotatesi di propri
organi elettivi, sia pure a suffragio ristretto, in quanto i ceti subalterni non
partecipavano alla vita pubblica mediante i loro rappresentanti, assunsero la denominazione di Comuni (pure detti, a seconda delle aree geografiche, Comunità o Università, se non addirittura Ducati o Repubbliche,
54
STATUTA CASTRI BASSIANI - MS. SEC. XVI, CON L’AGGIUNTA DEL SEC. XIX
come quelli marinari di Amalfi, Sorrento, Napoli, Gaeta, Pisa, Genova e
Venezia, le quali ultime due soprattutto, grazie all’ampliamento del loro
territorio, assunsero la veste di veri e propri Stati regionali). La stragrande maggioranza di dette nuove entità territoriali, ormai autonome, se
non di fatto indipendenti, si diede, attraverso i legittimi detentori delle
potestà cittadine, coadiuvati, in particolare, dai giureconsulti del tempo,
delle regole di diritto, relative a materie variabili in relazione alla minore o
maggiore autonomia conquistata o concessa, ma che in genere riguardavano l’organizzazione interna dell’Ente, i rapporti fra privati o fra i predetti
e le Pubbliche Autorità, con prevalente riferimento alle attività agricole,
artigiane e commerciali sia terrestri che marittime, a seconda della loro
ubicazione interna o costiera.
Queste norme, messe per iscritto, assumevano la denominazione di
Statuti (Statuta, anche chiamati Brevi, Pacta, Costituzioni, Capitula,
Ordinamenta, Leges Municipales, Privilegi, oppure Consuetudines, se
trattavasi di formalizzazione scritta di usi tramandatisi per via orale da
lungo tempo), che, tuttavia, dovevano rispettare la legislazione prodotta
e/o recepita dagli organismi politici superiori del tempo (Impero Bizantino, fin quando esistettero i Ducati marinari del Sud, estintisi, com’è noto,
nel XII secolo a seguito dell’unificazione politica del Mezzogiorno d’Italia
in un unico Stato – Regnum Siciliae – ad opera della dinastia normanna degli Altavilla; Sacro Romano Impero Germanico; Stato Pontificio;
Regnum Siciliae suddetto poi Regno di Napoli nella parte continentale,
ecc…), ai quali, se non al feudatario, era attribuita la facoltà di approvarli
o confermarli; tale funzione si protrasse qualvolta fino al XVIII secolo,
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anche se ciò non sempre fu ovunque riconosciuto in loco. Per completezza d’informazione, occorre nondimeno precisare che c’erano Comuni
del Centro-Nord che ritenevano i propri Statuti fonte primaria del diritto,
riservando al diritto comune del S.R. Impero Germanico la natura di fonte
sussidiaria.
Altri Statuti del territorio in argomento sono menzionati, con una breve presentazione filologica e sostanziale, in una ricerca storico-giuridica diretta
nell’anno 1993 dal compianto prof. Paolo Ungari della Libera Università
Internazionale di Studi Sociali (LUISS) di Roma, intitolata Statuti cittadini,
rurali e castrensi del Lazio – Repertorio (sec. XII – XIX).
A conclusione di questo rapido excursus storico non appare azzardato
affermare che i primi “Comuni” che godettero, come si è già detto, di piena
autonomia, se non di fatto di indipendenza, furono i Ducati o Repubbliche
marinare succitate, considerato che le stesse sorsero nell’Alto Medioevo, e
cioè prima dell’anno Mille, a differenza dei Comuni interni del Centro-Nord,
che, com’è noto, si affermarono nel Basso Medioevo, vale a dire dopo
l’anno Mille.
In tale Repertorio, infatti, sono indicati e presentati, per lo Stato Pontificio,
gli Statuti relativi alle seguenti località:
Tali Statuti contengono norme di diritto civile, marittimo, commerciale, sanzionatorio, procedurale, tributario e, sia pure in misura variabile, conformemente all’ampiezza dell’autonomia goduta dall’Ente, di quel ramo del diritto
pubblico, che oggi qualifichiamo come amministrativo.
Il fenomeno, sia pure con diverse cronologia, modalità ed intensità, si
diffuse in Italia in tutta la Penisola e nelle Isole (ad esempio, nel Regno di
Napoli la maggiore produzione di Statuti si ebbe nei periodi angioino ed
aragonese, e cioè dall’anno 1266 all’anno 1504, dato che le precedenti
monarchie normanna degli Altavilla e, soprattutto, sveva degli Hohenstaufen, essendo state decisamente accentratrici nell’organizzazione dello
Stato, non avevano ovviamente favorito le autonomie locali, salvo eccezioni di natura pattizia al momento della nascita del Regnum, come nel caso
di Gaeta).
A riprova di tale feconda produzione statutaria basta accedere, fra l’altro,
alla Biblioteca del Senato della Repubblica, ‘ove sono conservati, sin dal
1870, gli antichi esemplari, adornati di eleganti miniature, di circa 5.000
Statuti, adottati in Italia dagli Enti Locali dal sec. XIII al sec. XVI.
L’organo costituzionale, peraltro, ha anche pubblicato un Catalogo, a cura
di Sandro Bulgarelli, per le Edizioni De Luca s.r.l. di Roma (a.1995), in
occasione della mostra, visitata dallo scrivente, di 154 Statuti, redatti in forma manoscritta o a stampa , a seconda della maggiore o minore antichità
degli stessi, organizzata in Roma a Palazzo Giustiniani dall’8 novembre
1995 all’8 gennaio 1996, essendo Presidente del Senato Carlo Scognamiglio Pasini.
Limitando, ora, il nostro studio al Basso Lazio occidentale, territorio un
tempo corrispondente alla Marittima ed alla parte Ovest dell’Alta Terra di
Lavoro, l’una rientrante nello Stato Pontificio e l’altra nel Regno di Napoli,
si ritrova menzionato nel Catalogo suddetto per la Marittima lo Statuto di
Bassiano (Statuta Castri Bassiani), costituito da un manoscritto redatto
nel sec. XVI (aa. 1541-1583), con l’aggiunta del sec. XIX.
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Bassiano, di cui si è già detto sopra (conservato nell’Archivio di Stato di
Roma e nella Biblioteca del Senato);
Cisterna – Statuto della terra di Cisterna (aa. 1603-1630) (conservato
nell’Archivio di Stato di Roma);
Cori – Statuta civitatis Corae ab Illustrissimis et Excellentissimis Almae
Urbis Conservatoribus denuo approbata et confirmata (aa. 1547-1732)
(conservato nell’Archivio di Stato di Roma, nell’Archivio Storico Comunale
e nella Biblioteca del Senato);
Maenza – Statutum Magentiae (a. 1539) (conservato nell’Archivio di Stato
di Roma);
Norma – Statuti della terra di Norma, nuovamente composti e formati in
lingua volgare per concessione della buona memoria dell’ill.mo signor Antonio Gaietani (a. 1595) (conservato nell’Archivio di Stato di Roma e nella
Biblioteca del Senato);
LUCIANO IANNACI
Luciano Iannaci si interessa di
storia locale, soprattutto casertana,
e di storia giuridica.
Si è laureato in Giurisprudenza con
una tesi in Storia del Diritto Italiano.
Tra le tante pubblicazioni:
Archivi parrocchiali della città di
Caserta (1977); Benedetto XIII a
Caserta (1978); Epigrafia dell’età
borbonica (1995); Profili giuridici
dell’epitaffio al vescovo Berarducci
(1997); Riflessioni storico-giuridiche
su un’epigrafe di Minturnae (1998);
Corpus Inscriptionum Casertanarum
– Età vicereali (2004); Evoluzione
storica del pubblico funzionario
(1993), dove la congiunzione dello
storico con la qualità di viceprefetto
trova piena realizzazione.
Roccagorga – Statuto di Roccagorga (aa. 1739-1806) (conservato nell’Archivio di Stato di Roma);
Roccamassima – Capitoli de’ Danni Dati in Roccamassima, approvati
dall’eccellentissimo duca Salviati in Giuliano li 20 maggio 1634 (conservato nell’Archivio di Stato di Roma);
San Felice – Stabilimenti che dovranno osservarsi nella comunità di San
Felice (a. 1809) (conservato nell’Archivio di Stato di Roma);
Sermoneta – Statutum in ducali civitate Sermoneti stricte observandum,
eccellentissimi domini ducis Gugliemi Caetani iussu editum, ad meliorem
formam redactum anno 1769 (aa. 1580-1769) (conservato nell’Archivio di
Stato di Roma);
Sezze – Statuta sive constitutiones civitatis Setiae super civilibus et criminalibus causis editae (a. 1520) (conservato nell’Archivio di Stato di Roma);
Sonnino – Statutum castri Sopnini ad exemplar codicis autographi saeculo xiii exarati, anno 1423 (conservato nell’Archivio di Stato di Roma);
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Terracina – Statuta antiquissimae civitatis Tarracinae (aa. 1504-1510)
(conservato nell’Archivio di Stato di Roma e nella Biblioteca del Senato);
Traetto (oggi Minturno) – Capitolazioni (a. 1751) (conservato nell’anno
1955 dalla dr.ssa Giovanna Fedele Angalli);
per il Regno di Napoli sono, allo stesso modo, segnalati gli Statuti delle
seguenti Università:
Ponza – Registrum omnium bonorum et iurisditionis quae et quam habet
curia illustrissimi domini comendatarii abbatiae Sublacensis in castro Pontis et eius teritorio (a. 1597, aggiornato all’anno 1785) (conservato nell’Archivio di Stato di Roma).
Castellonorato - Capitula seu municipalia Statuta Universitatis terrae
Castrihonorati (a.1508) (conservato nell’anno 1955 da mons. Leccese a
Gaeta);
Fondi - Statuta civitatis et universitatis Fundorum (aa. 1474-1539) (conservato nella Biblioteca del Senato);
Gaeta – Statuta, privilegia et consuetudines civitatis Caietae (aa. 15521554) (conservato nella Biblioteca del Senato);
Itri – Capitula universitatis terre Itri (aa. 1406-1566) (conservato nella
Biblioteca del Senato);
La maggior parte dei documenti sopra elencati, prevalentemente scritti in
lingua latina, si trovano conservati, come si è visto, nell’Archivio di Stato
di Roma (corso Rinascimento, n.40) e fanno parte di quella collezione di
Statuti, provenienti dallo Stato Pontificio e da altri Stati italiani preunitari,
iniziata dalla Congregazione del Buon Governo nello Stato della Chiesa
durante il pontificato di Pio VI (aa. 1775-1799) e proseguita dal cardinale
e giurista Teodolfo Mertel, Ministro dell’Interno nell’anno 1853, essendo
Sommo Pontefice Pio IX (aa. 1846-1878).
Dott. Luciano IANNACI
Maranola – Capitula seu Statuta universitatis castri Maranulae eiusque
districtus (aa. 1460-1475) (conservato nell’Archivio di Stato di Roma);
Monticelli (oggi Monte San Biagio) – Statuta et capitula Terrae Monticelli
transumpta (aa. 1519-1756) (conservato nella Biblioteca del Senato);
Spigno (oggi Spigno Satùrnia) – Capitolazioni seu statuti della terra di
Spigno, in conformità degli antichi statuti laceri per l’antichità, ricopiati col
beneplacito dell’eccellentissimo signor duca Adriano Antonio Carafa, padrone di detta terra (a. 1721) (conservato nell’Archivio di Stato di Roma);
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racc
ti
n
o
Cambellotti e Marcucci furono amici fin da giovanissimi e parteciparono a
quel fermento sociale politico e artistico che più tardi diede origine a quella
corrente che si chiamò il novecento romano. Il sodalizio fra Cambellotti e
Marcucci durò tutta la vita e fu fecondo di evoluzioni intellettuali nell’uno
e nell’altro. Più tardi al loro gruppo si unì anche Giacomo Balla da poco
arrivato a Roma da Torino. Marcucci aveva una sorella, Lisa, che sposò
Giacomo Balla e dal matrimonio nacquero prima Luce detta Mimmi nel
1904, e dieci anni dopo, nel ’14, Elica detta Lilli. Marcucci si sposò ed
ebbe due figlie, Laura nel ‘12 e Francesca nel ‘14. Cambellotti si sposò ed
ebbe due figli, Adriano nel ‘12 e Lucio nel ‘15. Adriano Cambellotti sposò
Laura Marcucci e dal loro matrimonio nacquero mia sorella Laura, io e mio
Una testimonianza di
Marco Cambellotti
ANDIAMO CH’È TARDI...
60
fratello Fabio. Giacomo e Lisa erano dunque gli zii e le loro figlie le cugine
germane di mia madre.
Per questo, da piccolo io frequentavo spesso Casa Balla. Erano per me
occasioni di grande gioia anche perché Lilli, cugina di mamma, era una
cugina anche per me, una cugina più grande, una indimenticabile compagna di giochi. Facevamo lunghe passeggiate a monte Mario portandoci la
merenda, esploravamo le pendici, ci sbucciavamo le ginocchia e godevamo la vista della città che da lassù è stupenda.
Balla era arcigno, piccolo, brutto, vecchio. Era antipatico. Anche Mimmi.
Mimmi era alta, segaligna, di poche parole, burbera. Ma il mio rapporto
privilegiato era con Lilli ed ero felice ogni volta che l’andavo a trovare.
Mimmi e Lilli erano due eccellenti pittrici. Mimmi aveva preso molto dello
stile del padre, spesso indistinguibile. Lilli era bravissima, aveva una tecnica sperimentata ed aveva dei soggetti preferiti che erano i fiori e i cieli.
I cieli di Lilli sono inconfondibili, si riconoscono subito. La casa era bella,
era ingombra di quadri, era il regno dei colori, con una bellissima terrazza piena di fiori, una casa diversa dalle altre, una casa divertente, da
esplorare e in cui fare scoperte straordinarie in ogni angolo. C’erano centinaia, anzi migliaia di quadri che ingombravano tutta la casa, attaccati
perfino sul soffitto, ma ce n’era uno che mi affascinava al di sopra di tutti
gli altri. Nel quadro, intitolato “Andiamo ch’è tardi”, tre fanciulle, Mimmi,
Lilli ed una loro amica, che poi scoprii essere una certa Gemma, detta
La Bella Gemma, si preparavano per recarsi ad una festa, a un ballo. In
primo piano Gemma, vestita di bianco, con un sorriso radioso, mentre
sta immergendo un piumino nel portacipria. Lilli è di spalle e il suo volto
si vede riflesso nello specchio, ha un lungo abito rosa e si sta aggiustando i capelli. A sinistra Mimmi, con un bel vestito nero scollato, con la
mano sul pomello di una scaletta, girata verso le altre due, ha l’aria di dir
loro “Andiamo ch’è tardi!”. Io ero innamorato di quelle tre fanciulle. Era
un quadro pieno di sensualità, ed io sentivo l’odore della cipria, sentivo
l’odore delle tre fanciulle e ne ero turbato.
Passano gli anni e Balla muore. I miei contatti con Casa Balla si diradano.
Faccio la mia vita e questa mi porta fuori, all’estero dove ho esercitato la
professione di agronomo, in paesi del terzo mondo, nell’ambito di progetti
di sviluppo. Passano altri anni e una dopo l’altra muoiono le figlie di Balla.
Lilli lascia un testamento in cui destina alcuni quadri del padre ai vari
parenti fra cui anche mia madre. Mamma è vecchia e delega a me tutte
le operazioni di recupero di questa eredità. Vengo convocato dal notaio a
casa Balla per scegliere un lotto di quadri. Vado e di lotti di quadri fra cui
scegliere ce ne sono parecchi, ciascuno composto da vari pezzi per raggiungere tutti lo stesso valore determinato da un noto critico d’arte. Io avevo facoltà di scelta e uno di questi lotti era composto da un solo quadro.
E quel quadro era … Andiamo ch’è tardi. Non ebbi la minima esitazione,
presi il quadro e per cosi dire me lo misi sotto il braccio (impossibile data
la dimensione dell’oggetto) e lo portai via, felice. Quel quadro di cui ero
innamorato fin dall’infanzia, per un prodigio del destino, al di là di qualsiasi
immaginazione, diveniva mio, era mio! Oggi è a casa mia, appeso sopra il
letto, me lo guardo con tenerezza ogni volta che entro in camera.
Passa del tempo e un giorno, era il novanta o novantuno, fui chiamato per partecipare ad una missione per la preparazione di un grande
progetto in Salvador. In quel Paese, dopo dodici anni di guerra e ottantamila morti, il governo aveva finalmente fatto pace con la guerriglia che
aveva occupato e amministrato come poteva un’intera provincia, ma
senza mezzi né capacità. Il territorio era devastato in tutti i sensi, devastato nelle anime, nell’economia, nella psiche della gente, nel territorio,
le strade, le scuole, gli ospedali… niente rimaneva in piedi, ignoranza,
fame, dolore, sangue e rovine. L’avvento di quella pace fu considerato così importante dalle istanze internazionali che queste decisero un
grosso investimento finanziario per rimuovere quei problemi che avevano
dato origine alla guerra, appoggiando così il consolidamento della pace.
Il progetto multidisciplinare riguardava naturalmente lo sviluppo rurale,
sociale ed economico della provincia e io fui incaricato di progettare il
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settore del recupero e conservazione delle risorse ambientali. Mi incontrai coi miei numerosi colleghi, molti dei quali sudamericani, ciascuno
incaricato di un settore diverso. Fu una missione lunga, bella, interessante, istruttiva. Uno degli enti finanziatori, che aveva la sua sede a Roma,
e che già aveva avuto contatti con una certa Lucilla Salimei, professionista del video, pensò di mandarla a realizzare un filmato, a immortalare
quest’evento. Lucilla arrivò, era una bella ragazza di trentacinque anni e
si inserì immediatamente nel nostro gruppo di lavoro di tecnici per capire
che cosa stavamo facendo. Lei sapeva fare cinema, video, ma non
sapeva niente di Salvador, di guerriglia, di sviluppo né di cooperazione.
E quindi dovette rapidamente imparare un pò di tutto per capire e contemporaneamente filmare, non si sa bene che, per poi poter raccontare
una storia che fosse al contempo avvincente e che soddisfacesse i motivi
per cui era stata mandata. Quando ci incontrammo si presentò: Lucilla
Salimei, e io, Marco Cambellotti. Hu! dico, tu sei parente di Massimiliano
Salimei? Massimiliano era un ingegnere, un tipetto simpatico, che aveva
lavorato con papà e che io avevo conosciuto e frequentato quando ero
ragazzino. Sì, dice, è mio cugino, e tu sei parente di Duilio Cambellotti.
Sì, dico, era mio nonno. Ma pensa che combinazione, ritrovarsi qui così
lontano, pensa che i miei conoscevano Cambellotti, pensa che ho a casa
un oggetto di Cambellotti che era di mio padre. Bene! Trascorre il mese
di lavoro e prima di partire Lucilla mi dice che finito il film mi avrebbe
chiamato per andarlo a vedere, così mi avrebbe mostrato anche l’oggetto
di Cambellotti. Infatti passa un paio di mesi e Lucilla mi telefona, dice
è pronto, vieni. Vado, vedo il film, non ve lo racconto, sarebbe troppo
lungo e fuori tema, ma mi fa capire quanto è brava Lucilla! Aveva realizzato un prodotto divertente malgrado l’argomento, ma senza sangue
né i pietismi dei soliti film di propaganda. Finita la proiezione, mi dice
vieni, ti faccio vedere l’oggetto di Cambellotti. Mi conduce per un labirinto di casa fino a un leggio dove era aperta una copia dei Fioretti di San
Francesco illustrati da Cambellotti ed è lì che, alzando gli occhi, vedo
un fregio che decora il soffitto della stanza, inequivocabilmente dipinto
da Lilli Balla. Dico, ma senti, quel fregio l’ha fatto Lilli Balla? Sì, certo!
Perché, la conosci? Eh dico, sì che la conosco. Era mia cugina! Come
era tua cugina? E allora le ho raccontato tutto l’albero genealogico, le ho
raccontato come mai Lilli e Mimmi erano mie zie o cugine e perché e percome frequentavo casa Balla, la parentela fra Balla e Marcucci e come
da piccolo avevo vissuto i quadri e la vita di casa Balla. Ma tu pensa che
incredibile combinazione! mi fa lei. Sì, dico io, ma il fregio di Lilli come
fa a stare qui, che c’entra Lilli con questo appartamento?! E Lucilla: Sai,
mio padre aveva collaborato alla costruzione di questo edificio e aveva
comprato quest’appartamento dove è venuto ad abitare, portando con sé
la sua governante e la di lei figlia Gemma. Gemma era coetanea e molto
amica delle sorelle Balla e così le due Balla venivano spessissimo a
piedi da via Oslavia dove abitavano e passavano giornate intere ridendo,
scherzando, ricamando, mangiando, dipingendo, cantando, facendo di
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STORIA DELL’AGRO PONTINO:
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tutto in quest’appartamento e spesso ci veniva anche il padre perché era
proprio una casa piacevole. Bisogna dire che si trattava di un bellissimo
appartamento, grande, luminoso con una impagabile vista sull’Aventino,
una terrazza splendida, ben orientata, con luce, sole, una casa proprio
piacevole. E in una di quelle occasioni Lilli si divertì a decorare il fregio
sul soffitto. Io ero affascinato e stupito da questo racconto che, attraverso vie lontane e tortuose, ricollegava la storia di Lucilla alla mia storia.
E allora, mi fa lei, se tu sei parente di Balla, vieni che ti devo far vedere
un’altra cosa. E per un altro labirinto della casa, mi conduce in una stanza dove c’era una finestra sulla parete di fronte alla porta, che io noto
perché aveva il davanzale assai alto e tale che per potersi affacciare
avevano costruito davanti una scaletta di legno, di tre o quattro gradini
con il pianerottolino quadrato e il mancorrente. Salita la scaletta si poteva
aprire la finestra e affacciarsi. Lucilla mi dice: Guarda! e mi indica sulla
stessa parete della porta, cioè dando le spalle alla finestra, un quadretto
incorniciato in cui campeggia una brutta fotografia in bianco e nero, un
ritaglio di giornale, di Andiamo ch’è Tardi. Vedi? mi fa lei, anche io ho
un’opera di Balla! E vedi la ragazza in primo piano? E mi indica Gemma,
quella che mia madre e sua sorella all’epoca prendevano in giro chiamandola la Bella Gemma. Quella è Gemma, l’amica delle Balla. Eh! Eh!
sghignazzo io, tu hai un’opera di Balla? Ebbene, sappi che quell’opera
di Balla, l’originale in carne ed ossa di quell’opera di Balla, lo possiedo
io, è mio. E lei: Come la possiedi tu? Che vuoi dire? Voglio dire che quel
quadro è proprio mio! Come tuo? È mio, ce l’ho io, ce l’ho a capo del
letto, vieni da me che te lo faccio vedere! E così le ho raccontato tutta
la storia, della mia passione per quel quadro a casa Balla quando ero
ragazzino e poi del testamento, del lascito, dei lotti di quadri e di come
ne sono venuto in possesso. E tu, perché conservi qui questa riproduzione del quadro? Allora Lucilla sul cui viso traspariva una strana emozione,
con aria sorniona mi fa: Guarda, vedi come è composto il quadro? Vedi
dove tiene la mano Mimmi, la ragazza col vestito nero? Si certo, lo vedo!
Allora, mi fa, girati! Ed io mi sono girato e ho visto la finestra col davanzale molto alto, e sotto la finestra c’era il pianerottolino di legno al quale
si accedeva attraverso i tre o quattro scalini, e il mancorrente di quegli
scalini era sostenuto da un pilastrino di legno con un pomello, e sul
pomello c’era poggiata la mano di Mimmi col vestito nero, e accanto a
lei Lilli si guardava nello specchio aggiustandosi i capelli mentre Gemma dal sorriso radioso, nel suo abito bianco, impolverava il piumino nel
portacipria. Non potevo crederci. Mio Dio! E’ lo stesso posto! Giacomo
ha dipinto quel quadro proprio qui, in questa stanza! E io attraverso quali
incroci di storie di vite sono ricapitato proprio in questo posto?
Bene, questa è la storia. Nella puntata successiva Lucilla realizza per me
un irrinunciabile film su mio nonno Duilio. Procuratevelo, ne vale la pena,
se me lo chiedete ve lo do io, si intitola “Autodidatta”. E’ così che le vite si
intrecciano, in maniere misteriose e imprevedibili.
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Lèger - Fellini
su l le
orme
Il grande circo sbarca per la prima volta a Gradara, a
Palazzo Rubini Vesin, dove si è aperta la nuova attesissima mostra ideata da Gradara Innova e promossa
dall’Amministrazione Comunale, salutata con entusiasmo
dal Sindaco Franca Fronchi e dal Presidente Andrea De
Crescentini: “Gradara entra con questa mostra in un’altra
dimensione, pur restando fedele alla volontà di valorizzare la grande arte contemporanea: si candida a diventare
nuova Capitale della Fantasia”. Protagonisti assoluti sono
due grandi nomi della cultura del Novecento: il pittore
Fernand Léger e il regista Federico Fellini che si incontrano inaspettatamente su di una comune passione, il circo,
tema che ha ispirato gran parte degli artisti contemporanei, grazie alle infinite possibilità di lettura e interpretazione.
Nel settecentesco Palazzo Rubini Vesin si fondono così
i sogni espressi dall’arte figurativa e dal cinema, ma
non solo: il percorso della mostra “Sulle orme del circo”,
curato dalla Prof.ssa Silvia Cuppini, coinvolge differenti
tematiche legate all’universo circense al fine di restituire
la profondità dell’argomento ma anche la mobilità e la variabilità tipiche di questo genere di spettacolo. Un’esposizione in movimento quindi, incorniciata dallo scenografico
allestimento ideato da Roberto Bua, pronta ad accogliere
l’affascinante mondo del giocattolo d’epoca grazie ad una
preziosa serie di automi di ispirazione circense degli anni
Quaranta, Cinquanta e Sessanta e di carillons giapponesi
a tema provenienti da una collezione privata. In mostra
anche parte del ricco patrimonio fotografico conservato
dal CEDAC, Centro di documentazione sul circo italiano
- uno dei partners coinvolti nell’evento – che ha aperto a
Gradara i suoi archivi per svelare immagini accattivanti e
impreviste. Le orme del circo ci conducono infine ai giorni
del
cir c o
nostri: parte degli spazi espositivi saranno destinati ad
ospitare le opere di giovani artisti contemporanei di riconosciuto valore che hanno fatto del circo il proprio punto
di riferimento.
A fare da filo conduttore tra le eleganti sale del palazzo è
il capolavoro grafico di Fernand Léger, “Il circo”, una serie
di litografie a colori realizzate nel 1950: acrobati, saltimbanchi, giocolieri ben esprimono gli esiti di una ricerca
che ha portato il grande maestro francese a misurarsi con
le sfide del suo tempo, come il cubismo, di cui fu uno dei
riconosciuti protagonisti, e che mai ha rinnegato la passione per la forma ed il colore. Le opere di Léger esprimono
lo stesso bisogno di sogno, poesia ed evasione che Fellini
aveva coltivato all’ombra del tendone: i brani tratti dalle
sue indimenticabili pellicole, appositamente selezionati
per la mostra di Gradara dagli esperti della Fondazione
Fellini di Rimini, lo dimostrano, proponendo un’inedita
lettura sul rapporto tra donna e circo.
Ospite d'eccezione Ambra Orfei, a testimoniare la tradizione di una delle grandi dinastie circensi in Italia e il legame
della famiglia Orfei con Federico Fellini.
1 MARZO - 1 NOVEMBRE
Per informazioni e prenotazioni:
Gradara Innova
Tel. 0541 964673
Fax 0541 823364
www.gradarainnova.com
[email protected]
Duilio Cambellotti
Manifesto Spettacolo al Teatro Romano di Ostia
Collezione Alfredo Urbinati - Sabaudia
PERIODICO
PERIODICO DI
DI INFORMAZIONE
INFORMAZIONE TECNICA
TECNICA --PERIODICO
PERIODICODIDIINFORMAZI
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PERIODICO DIDI INFORMAZIONE
INFORMAZIONE TECNICA
TECNICA -- PERIODICO
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