Monte Schulz - Scuola di scrittura Omero

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Monte Schulz - Scuola di scrittura Omero
Jack Canfield’s piece is reprinted with permission from the
author. It originally appeared in Chicken Soup for the Writer’s
Soul.
Sections of the introduction by Barnaby Conrad reprinted
by permission ofThe NewYorkTimes Co. ©1967.
Dominick Dunne’s piece is reprinted with permission from
the author. It originally appeared in The Complete Guide to
Fiction Writing.
Oakley Hall’s piece is reprinted with permission from Writer’s Digest Books and the author. It originally appeared in
The Art & Craft of Novel Writing.
John Leggett’s piece is reprinted with permission from the
author. It originally appeared in The Complete Guide to Fiction Writing.
Budd Schulberg’s piece is reprinted with permission from
the author. It originally appeared in Love, Action, Laughter.
Danielle Steel’s piece is reprinted with permission from
the author. It originally appeared in The Complete Guide to
Fiction Writing.
Sol Stein’s piece is reprinted by permission of St. Martin’s
Press, LLC. Copyright © 2000 by Sol Stein. It originally appeared in Stein on Writing by Sol Stein.
Peanuts ® Comic Strips: © United Feature Syndicate, Inc.
All comic strips in this book are reproduced by permission
of United Feature Syndicate, Inc.
Snoopy’s Guide to the Writing Life © 2002 by Barnaby Conrad and Monte Schulz. Manufactured in the United States of America. All rights reserved. No part of this
book may be reproduced in any form or by any electronic
or mechanical means including information storage and retrieval systems without permission in writing from the publisher, except by a reviewer, who may quote brief
passages in a review. Published by Writer’s Digest Books,
an imprint of F&W Publications, Inc., 4700 East Galbraith
Road, Cincinnati, OH 45236. (800) 289-0963. First edition.
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06 05 04 03
5432
Library of Congress Cataloging-in-Publication
Data
Snoopy’s guide to the writing life/ edited by Barnaby Conrad; with a foreword by Monte Schulz.
p. cm ISBN 1-58297-194-3 Schulz, Charles M. Peanuts. 2.
Snoopy (Fictitious character).
3. Authorship. I. Conrad, Barnaby
PN6728.P4 S32757 2002
808’.02—dc21
2002028861
Edited by Donya Dickerson
Designed by Wendy Dunning
Interior layout by CherylVanDeMotter
Production coordinated by Sara Dumford
Guida di Snoopy alla vita dello scrittore
a cura di Barnaby Conrad e Monte Schulz
traduzione di Paolo Restuccia
© 2012 Omero Editore. Tutti i diritti riservati.
www.omero.it
www.omeroeditore.it
Impaginazione e grafica della versione italiana
a cura di Luigi Annibaldi
Nota del traduttore
Nella traduzione si è preferito usare alcune espressioni
non del tutto corrispondenti all’originale ma ormai entrate
nel linguaggio comune, dovute al genio dei precedenti traduttori. Cambiarle sarebbe stato come tradurre Mickey
Mouse con “Topo Michelino” invece di Topolino. Così Beagle è rimasto “Bracchetto”, Great Pumpkin è rimasto
“Grande Cocomero”, ecc. E soprattutto, It was a dark and
stormy night è rimasto “Era una notte buia e tempestosa”.
Quando la traduzione per mantenere l’aspetto umoristico
delle vignette, com’è tradizione nei fumetti, ha trasformato
eccessivamente il testo, si è aggiunto in nota il gioco di parole originale in inglese.
Delle decine di libri citati dagli autori abbiamo indicato,
quando c’erano, i titoli delle edizioni italiane.
A Sparky, con amore
Indice
Prefazione di Monte Schulz
2
Introduzione di Barnaby Conrad
Oakley Hall
62
15
Catherine Ryan Hyde
69
Danielle Steel
33
Fannie Flagg
74
Clive Cussler
40
John Leggett
80
Sidney Sheldon
45
Dominick Dunne
86
Cherie Carter-Scott
48
William F. Buckley, Jr.
93
Thomas McGuane
54
David Michaelis
97
Leslie Dixon
57
Frances Weaver
103
Herbert Gold
110
Ed McBain
157
Sue Grafton
115
Jack Canfield
163
Jay Conrad Levinson
119
Shelly Lowenkopf
167
Barnaby Conrad
124
Ray Bradbury
172
Elizabeth George
129
Charles Champlin
176
Budd Schulberg
137
Laird Koenig
181
Monte Schulz
142
Julia Child
187
A. Scott Berg
146
Elmore Leonard
191
Sol Stein
151
J.F. Freedman
196
Prefazione
2
Monte Schulz
Mio padre amava leggere e adorava l’arte della letteratura. I
muri del suo studio erano ricoperti da tremila volumi su innumerevoli argomenti. E a casa sulla scrivania accanto alla sedia
dove leggeva c’erano cataste di libri che aspettavano di essere letti. Lui ammirava molti
brani delle opere che amava di più – la famosa scena della tartaruga che attraversa la
strada in Furore di John Steinbeck o quei grandiosi e torridi paragrafi dei meravigliosi romanzi americani di Thomas Wolfe. È abbastanza strano che, sebbene mio padre abbia
scritto e disegnato la sua striscia per cinquanta anni, non si sia mai considerato uno scrittore. Invece pensava che “scrivere libri” fosse una forma d’arte più importante di quella
dei suoi amati fumetti, che ha sempre visto soprattutto come un’attività commerciale. Questo
non gli ha impedito comunque di accogliere molte influenze letterarie nella sua attività artistica così personale. Era affascinato dal linguaggio, dalle belle frasi e dalle espressioni illuminanti che sono sempre piaciute ai lettori di tutte le età. Una volta mi ha detto che il
dono del talento poetico e la responsabilità di un artista significavano dover esprimere la
bellezza e il dolore del mondo per tutti quelli che non riuscivano a farlo: un innamorato
respinto che trova conforto in un libro di poesie o un viaggiatore che scopre la via segreta per una terra inesplorata negli antichi diari di viaggio di quelli che ci sono già
stati. Noi leggiamo per ascoltare le loro voci e imparare.
Quando ero giovane mio padre mi diede da leggere alcuni dei suoi libri di avventura
preferiti, come Driscoll’s book of pirates e Il tesoro di Rackham il Rosso. Voleva che
fossi introdotto all’arte di raccontare storie, come lo era lui. Quando abbiamo visto insieme W.C. Fields in Un comodo posto in banca, mio padre cominciò a imitare il suo
eroe che fumava il sigaro e non sopportava i bambini: «Vai via, ragazzino, mi stai scocciando». Amava le risatine sotto i baffi tipiche di quei film. Mi convinse a leggere H.G.
Wells e Jules Verne e Edgar Rice Burroughs. Poiché era stato un veterano della Seconda
Guerra Mondiale, a mio padre piacevano Willie e Joe di Bill Mauldin e mi diede da leggere le corrispondenze dal fronte di Ernie Pyle e la collezione completa di “Yank”, la rivista stampata per i militari americani in guerra. Era sbalorditivo quanto le sue letture
fossero eclettiche. Amava poesia e prosa, narrativa e saggistica. Quando ero ancora un
bambino, leggeva la Bibbia e i commentari biblici e insegnava alla Sunday School della
chiesa Metodista. Analizzava e discuteva con gli amici i più raffinati passaggi degli
studi teologici («Mi sembra che il più veritiero versetto della Bibbia si trovi nel libro di
Osea quando il Signore dice: Misericordia io voglio e non sacrificio»).
Molte cose nella vita di mio padre rappresentavano il suo amore per l’arte. Nel suo
studio c’era sempre un giradischi così in ogni giorno di lavoro poteva ascoltare Brahms,
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Beethoven e il cantante country and western Tennessee Ernie Ford. Gli piacevano molto
sia le opere di Andrew Wyeth che il fumetto Krazy Kat di George Herriman. Forse perché aveva sempre la sensazione che le strisce fossero una forma d’arte minore, un’attività commerciale, aveva una vera passione per la cultura popolare, anche se aspirava al
grande riconoscimento delle arti maggiori. Quando ero adolescente ha insistito perché
leggessi Il ragazzo rapito di Robert Louis Stevenson e poi, quando hanno trasmesso in
televisione la versione cinematografica con Jackie Cooper, si è seduto accanto a me sul
sofà del soggiorno a vederla. Leggevamo insieme storie di baseball dalla rivista “Boys’
life” e parlavamo di Un dramma nel Sahara - Beau geste e della Legione Straniera
francese.
Più tardi, quando l’immaginazione di Snoopy lo portò in luoghi lontanissimi nel
tempo e nello spazio con l’obiettivo di conquistare gloria e avventure, io mi dissi che
potevo vedere dove erano finiti i più acuti desideri di mio padre. Anni dopo mi resi
conto che il suo cuore era costantemente diviso tra queste due passioni – l’arte popolare
della cultura di massa e l’estetica raffinata della letteratura, della pittura e della musica
classica. E senza dubbio i Peanuts sono stati il suo personale sforzo di costruire un
ponte tra questi due universi separati, di portare nel mondo dei lettori comuni ciò che
pensava fosse l’arte più elevata. Così Linus cita le scritture della Bibbia quando cerca di
organizzare dibattiti teologici sul monte di lancio del campo di baseball, Schroeder
suona Beethoven, Snoopy legge Tolstoj e dà la caccia al Barone Rosso attraverso i cieli
della sua bizzarra immaginazione. In questo modo i Peanuts stessi sono andati oltre
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l’arte popolare e si sono rivolti sia al lettore di tutti i giorni che all’artista appassionato.
Sono stati pubblicati in 2600 quotidiani nel mondo e nello stesso tempo sono stati protagonisti di una mostra personale al Louvre.
Quando ho raggiunto l’età in cui la letteratura è più apprezzata dei racconti delle
avventure coraggiose, mio padre cominciò a consigliarmi libri di narrativa. Anni dopo
mi disse che uno dei suoi maggiori desideri era stato che io crescessi apprezzando le
buone letture, in modo che potessimo scambiarci i libri e discutere insieme di quelli che
avrebbe scoperto lui e di quelli che gli avrei passato io. Alla fine è andata proprio così.
Quando ho cominciato a leggere fantascienza e storia, quando ho scoperto al college
una passione per la poesia e la scrittura di canzoni, allora ho potuto dire di aver attratto l’attenzione di mio padre. Quando gli ho detto quanto ammiravo il lirismo di
Paul Simon e Neil Young, lui mi portò tutte le poesie di Carl Sandburg e l’Antologia di
Spoon River di Edgar Lee Masters. Lui amava entrambi i volumi e alla fine fu Sandburg a
esercitare l’influenza più penetrante sul mio stile di scrittura. Naturalmente quando mio
padre mi prestava questi libri perdeva ogni speranza di rivederli, ma sembrava non preoccuparsene. Mi diede le sue copie personali di Verso Betlemme di Joan Didion e La
valle dell'Eden di John Steinbeck. Quando ho cominciato a scrivere poesie sul serio mi
ha portato con sé alla conferenza degli scrittori di Santa Barbara e mi ha iscritto a un
laboratorio dove ho letto un lungo poema epico che avevo scritto in California. Ciò che
mi rese più orgoglioso quella volta non fu quanto fossero stati ben accolti i miei versi,
ma come sembrasse fiero mio padre. Da quel momento non ho avuto un tifoso della
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mia scrittura più appassionato di lui, nessuno che mi sostenesse tanto quanto mio
padre. E allo stesso modo, più diventavo grande e più anch’io apprezzavo la sua opera.
Questo libro dovrebbe fornire al lettore uno sguardo approfondito su molti degli
scrittori che mio padre ammirava di più. Lui era un grande appassionato di Lev Tolstoj
e considerava Guerra e pace probabilmente il più grande romanzo mai scritto. Amava
anche i libri di Thomas Hardy e molte opere di Charles Dickens e Jane Austen, così
come la letteratura biblica. È stato fortunato (o forse l’aveva previsto) a possedere un
mezzo – i Peanuts – dove poter citare e alludere ai suoi scrittori e artisti preferiti, e tracciare delle vie parallele tra le loro opere e la sua. E inoltre non si è trattato semplicemente di autori che aveva trovato sugli scaffali o che aveva letto anni e anni prima, dei
quali magari ricordava solo il titolo e il soggetto. In realtà parlava costantemente della
sua ammirazione per Ethan Frome e Guerra e pace, o per i libri di Giobbe e dell’Ecclesiaste nel Vecchio Testamento, li consigliava agli amici e ai conoscenti che cercavano
qualcosa di interessante e che valesse la pena leggere. Erano consigli facili da dare per
mio padre visto quanto amava questi autori. Ogni scrittore e ogni scrittrice che hanno
fatto della parola scritta la passione della propria esistenza hanno degli antenati letterari, delle guide o degli ideali, degli eroi o dei modelli per la propria scrittura. Abbiamo
bisogno dei nostri autori preferiti sia per ispirarci che per motivarci, per avere qualcosa
a cui aspirare, uno scopo, qualcuno da emulare nel nostro cammino. Chiaramente mio
padre si ispirò nel disegnare non solo ai fumettisti della sua infanzia, ma anche a quelle
figure letterarie che avevano ottenuto dei risultati che lui considerava tanto oltre le sue
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possibilità. La loro ispirazione l’ha portato a creare un’opera d’arte che alla fine ha raggiunto le sue vette più elevate.
Comunque è importante puntualizzare che mio padre non leggeva e rileggeva soltanto gli autori della sua giovinezza. In realtà passava tanti pomeriggi dopo il lavoro visitando le librerie vicino casa. Per un’ora o più curiosava tra tutti i nuovi libri di
narrativa e di saggistica, sempre alla ricerca di qualcosa che attirasse la sua attenzione.
Raramente lasciava una libreria senza aver acquistato due o tre libri, e spesso di più.
Ne era affascinato e diventava impaziente. Ne leggeva una mezza dozzina alla volta,
immergendosi in ciascuno per vedere che cosa attraeva la sua attenzione, che cosa lo divertiva, o cosa gli poteva fornire sia delle idee che delle intuizioni per la sua striscia
quotidiana. Tanto per fare un esempio di come fosse eclettica la sua lettura, ecco qui un
pugno di titoli tratti dai suoi scaffali: Un dramma nel Sahara – Beau Geste; La commedia umana; Nei campi di Fiandra; Point of no return; Bobby Jones – Genio del golf;
Come aiutare i propri simili (uomini e bestie) a sorridere di se stessi; The reader’s Bible;
Corri, coniglio; Valentines; The French Foreign Legion; One Way to Spell Man; The
Death of a President; Grant Moves South; The World of the Past; L’amante della
guerra; Agee on film; Pattini d’argento; The Interpreter’s Bible; They Also Ran; Una
donna incompiuta; I draghi dell’Eden; Il Grande Gatsby; Apostles of Discord; The
Bogey Man; Beloved infidel; Ibsen; The Bridge Player's Bedside Companion; The Big
Knockover; Ernie Pyle’s War; Back Home; Max Perkins, Editor of Genius; Presagi di
tempesta; Caesar and Christ; Beethoven: autobiografia di un genio; Short Stories from
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“The New Yorker”; Voi sarete come dèi: un'interpretazione radicale del Vecchio Testamento e della sua tradizione; The Complete Sherlock Holmes; L'ammutinamento del
Caine; Anna Karenina; Gita al faro; Il cucciolo; Wonderland; The Man Who Played
God; August 1914.
E arrivò il momento in cui fui in grado finalmente di condividere il suo amore per la
letteratura e le idee. Leggevamo spesso gli stessi libri mentre intanto parlavamo di quelli
che non ci eravamo scambiati. Lui mi spinse alla lettura dei romanzi di Thomas Wolfe,
leggendomi quei grandi brani lirici come: «Vai, cercatore, se vuoi, attraverso la terra e
troverai noi che bruciamo nella notte…» da Non puoi tornare a casa e la famosa sequenza del treno da Il fiume e il tempo. Più tardi, mentre leggevo romanzi sull’Età del
Jazz facendo ricerche per il mio secondo romanzo, ho scoperto U.S.A. di Dos Passos e
tempo una settimana anche mio padre cominciò a leggerlo. Abbiamo parlato di questo
grande romanzo americano per sei mesi. Penso che U.S.A. sia stato il primo libro che
gli abbia suggerito di leggere e che l’abbia divertito. Dopo quello, comunque, abbiamo
scoperto e discusso molti autori che entrambi ammiravamo: i romanzi polizieschi di
James Lee Burke, i racconti di Joseph Mitchell per il “New Yorker”, i divertenti romanzi sulla Florida di Carl Hiaasen, e la Trilogia della frontiera di Cormac McCarthy,
uno scrittore che entrambi consideravamo tra i più dotati di talento tra quelli che avessimo mai letto.
Di certo non avevamo in comune tutti i nostri autori preferiti. Lui amava gli scrittori
inglesi mentre io preferivo gli americani. Lui si divertiva a percorrere passo dopo passo
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i romanzi più letterari mentre io leggevo sia la letteratura che la narrativa popolare.
L’ho convinto a leggere Misery di Stephen King e sebbene gli piacesse, lui non lo amò
tanto quanto lo amavo io. La cosa mi parve in qualche modo interessante. Ecco un appassionato di strisce a fumetti, storie avventurose e film seriali della sua giovinezza, che
non fremeva come me per Guerre Stellari o Alien, oppure per i romanzi di John Grisham e Michael Crichton. Tuttavia suppongo che i nostri gusti fossero abbastanza schizofrenici, visto che io amavo Stephen King e James Joyce, Robert McCammon e
William Faulkner, mentre lui preferiva Anita Brookner, A.S. Byatt e Elmore Leonard. In
realtà leggevamo entrambi un po’ per l’arte e un po’ per il divertimento. Forse è successo qualcosa di simile per quanto riguarda le opere che hanno avuto più influenza
sulla nostra scrittura. Mio padre adorava Laurel e Hardy, ma nelle sue strisce ci sono di
più Shakespeare e Lev Tolstoj, più Thomas Hardy che Harold Lloyd. Noi raccogliamo
ciò che possiamo da quegli autori che hanno raggiunto i risultati che ci appaiono più
importanti, però leggiamo anche per divertirci e andiamo al cinema per sfuggire al
mondo reale e perderci in un altro tempo e in un altro luogo. Mio padre amava il cinema anche se pensava che non ci potesse essere grande arte quando l’opera veniva
fatta su commissione. Quindi ammirava Woody Allen perché scrive, dirige e recita nei
suoi film, mentre si godeva Incontri ravvicinati del terzo tipo di Steven Spielberg considerandolo un puro divertimento. Abbiamo spesso discusso sulla qualità dei film e degli
spettacoli televisivi che ci piacevano, ognuno con le sue preferenze, senza raggiungere
mai completamente un comune accordo. Così a me piace ancora di più I predatori
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dell'arca perduta piuttosto che Su e giù per le scale, e tuttavia entrambi ci siamo commossi
fino alle lacrime per il meraviglioso In viaggio verso Bountiful di Horton Foote. Nessun
padre e figlio hanno mai condiviso una passione più grande nella loro adorazione comune per l’arte e la parola scritta. Questo ci ha legati insieme negli ultimi anni della sua
vita, ci ha resi amici una volta di più di come lo eravamo stati in quei giorni lontani
quando giocavamo a baseball dopo cena nei crepuscoli d’estate.
Mio padre mi ha detto una volta che il più grande beneficio della sua fama era stato
poter incontrare molte delle persone che più ammirava al mondo. Come ho già detto,
non ha mai pensato a se stesso come a un vero scrittore. Non considerava le strisce a
fumetti una forma d’arte all’altezza dei romanzi o delle opere teatrali. Guardava agli
scrittori di narrativa come a degli ospiti di passaggio destinati a una vocazione più
grande. Penso che si divertisse a trovarsi nella comunità degli artisti e degli scrittori,
anche se si dedicava alla propria arte nel modo più solitario: creava seguendo le sue intuizioni e disegnava le sue strisce ogni giorno scrivendo lui stesso le battute nei disegni.
Era acutamente consapevole sia dei suoi antenati artistici che dei suoi contemporanei.
Gli piaceva parlare di scrittura e incontrare scrittori. Nel 1967 Barnaby Conrad lo intervistò per il magazine del “New York Times” e cinque anni dopo mio padre viaggiò
verso la California del Sud per partecipare alla Conferenza degli scrittori di Santa Barbara, organizzata da Barnaby, con Ray Bradbury, Budd Schulberg, James Michener,
Alex Haley e una comunità di studenti. Da quel momento quasi ogni volta a giugno per
venticinque anni partecipò alla conferenza dove gli veniva chiesto di parlare su cosa
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significasse essere uno scrittore. Lo umiliava essere invitato a condividere le sue opinioni
sulla vita letteraria poiché non aveva mai pensato di farne parte, ma era anche affascinato dal fatto che grazie alla sua fama poteva partecipare a un incontro con scrittori di
grande rinomanza. Mentre trattava con molta deferenza e umiltà scrittori illustri come
Anne Lamott, sembrava spesso solo vagamente consapevole del timore reverenziale con
cui loro si rivolgevano a lui. Era quasi come se non accettasse l’idea che la fama della
sua opera gli avesse procurato notorietà in un incontro tra artisti. Parlava appassionatamente dei successi degli scrittori che ammirava e solo a malincuore riconosceva
quanto fossero eccitati loro per l’opportunità di incontrare lui. Naturalmente era ben
consapevole del proprio straordinario successo. In effetti raccontava la storia di una
cena al ristorante con mia sorella maggiore quando si era accorto che dietro di lui in un
altro tavolo sedevano due leggende dello schermo, Elizabeth Taylor e Richard Burton.
Aveva subito detto a mia sorella di come sarebbe stato entusiasmante incontrarli, andare da loro e presentarsi per dirgli quanto ammirasse il loro lavoro. Ma ovviamente
aveva aggiunto che senza dubbio loro non avrebbero saputo chi fosse (un umile fumettista?), e che sarebbe stata solo un’intrusione nella loro serata. Proprio a quel punto
aveva sentito una voce che proveniva da dietro e diceva: «Mr. Schulz?». Mio padre raccontava che si era girato e aveva visto sia Richard Burton che Elizabeth Taylor in piedi.
E Richard Burton aveva detto: «Non vogliamo disturbarla, ma siamo entrambi appassionati delle sue opere e volevamo incontrarla».
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Sebbene mio padre fosse senza dubbio consapevole della sua fama, diceva che alla
conferenza degli scrittori di Santa Barbara si sentiva come un truffatore. Faceva il suo
discorso e si divertiva per una settimana lì in compagnia di tutti quegli autori, ma tra
una conferenza e l’altra decideva di non tornarci più. Credeva davvero di non avere
molto da offrire agli altri scrittori. Ed era convinto che, comunque, la gente si fosse
stancata di sentirlo parlare. Naturalmente si sbagliava. In quei due o tre anni che è
stato assente dalla conferenza venni travolto dalle richieste di convincerlo a tornare.
Era difficile immaginare che si sentisse la mancanza di qualcuno più che di lui. La sala
era sempre piena quando c’erano i suoi discorsi e gli spettatori erano entusiasti. Amavano ascoltare quello che lui diceva sulla vita di un artista e amavano quanto potevano
imparare dal lungo viaggio che l’aveva portato dall’oscurità di un timido figlio di barbiere che disegnava immagini buffe fino a diventare il fumettista più famoso e di maggior successo del Ventesimo Secolo. Quello che era più evidente nel sentirlo parlare era
quanto gli piacesse quello che creava. Il suo entusiasmo veniva condiviso con i tanti
aspiranti scrittori che incontrava ogni anno nella settimana della conferenza. Gli ricordavo spesso che andare lì era divertente e quanto si rilassasse e traesse profitto da una
comunità di artisti e scrittori. Così penso che partecipare alla conferenza fosse una
buona cosa anche per lui. Non solo gli dava una breve pausa confortevole lontano dalla
routine di tutti i giorni, ma gli offriva anche l’opportunità di parlare dei libri e della
scrittura. E lui poteva riscoprire la sua passione semplice per la parola scritta, l’arte
della letteratura – una ricompensa non da poco.
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Snoopy arrampicato di fronte alla macchina da scrivere sulla sua famosa cuccia per
cani è una delle immagini costanti dei Peanuts. I suoi voli d’immaginazione letteraria
conquistano ogni scrittore e ci ricordano (come se non lo sapessimo già) che, una volta
ammesso a noi stessi il nostro bisogno della parola scritta e di una vita da scrittori,
siamo legati alla caccia della frase, del paragrafo, della poesia, del racconto, del romanzo perfetti. Sempre irraggiungibili. Rifiuti, blocchi, false partenze e vicoli ciechi
possono solo distrarci, ma non possono condurci lontani da quel sacro destino che sappiamo essere il nostro. Senza dubbio mio padre ha usato lo Snoopy autore per esprimere il proprio amore e le proprie frustrazioni nel processo creativo. Ha cercato di
illuminare la vita dello scrittore con colpi di umorismo di fronte al divario spesso incomprensibile tra autore ed editore. E intanto ha mostrato l’eccezionale determinazione
dello scrittore che tutti i giorni lotta per essere accettato e riconosciuto. Alcuni conoscono la gloria e altri l’anonimato, ma mio padre credeva che non ci fossero scorciatoie
nella vita dell’artista appassionato. Ci sono solo fiducia e perseveranza. Negli ultimi
giorni della sua esistenza sapeva che ogni suo impegno con l’arte della parola scritta era
stato onorato con lealtà fino in fondo, e quando lasciò questo mondo se ne andò da
scrittore. Fossimo tutti così fortunati.
Monte Schulz
Nevada City, California
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I curatori
Barnaby Conrad ha vinto il premio O. Henry Prize per il racconto breve e ha scritto oltre trenta libri, tra i quali Matador, Hemingway’s Spain, The Complete Guide to Writing Fiction e Name
Dropping, la storia del suo saloon di San Francisco. È l’autore di episodi di Playhouse ’90 diretti dal regista John Frankenheimer, ha scritto
la sceneggiatura tratta da Flight di John Steinbeck e uno spettacolo di
Broadway tratto dal suo romanzo Dangerfield.
Monte Schulz è figlio di Charles M. Schulz. Ha un Master in
American Studies dell’Università di California a Santa Barbara ed è
l’autore del romanzo Down by the River. Ha trascorso gli ultimi anni
scrivendo un’epopea sull’Età del Jazz divisa in tre romanzi: This Side of
Jordan, The Last Rose of Summer e The Big Town.
Il catalogo di Omero
Scrittura creativa
Come si scrive un romanzo di genere (dal giallo alla fantascienza), M. Mongai
Come si scrive un romanzo. Manuale di scrittura creativa a più voci, D. Alarcón
La palestra dello scrittore, E. Valenzi
La palestra dello scrittore. Il ritmo e il movimento, E. Valenzi
La palestra dello scrittore. Le parole e la forma, P. Restuccia
Lezioni d’autore (appunti sulla struttura), J. Argüello
Story. Contenuti, struttura, stile, principi per la sceneggiatura
e per l’arte di scrivere storie, R. McKee
Teoria e pratica della scrittura creativa, AA. VV.
Voglio scrivere! (135 big mi dicono come), L. Annibaldi, C. Bertozzi, L. Pappalardo
Narrativa
Amore e sesso fantareale, AA. VV.
Che drago sei?, M. Mongai
Fantareale. Nuova antologia del racconto fantastico, AA. VV.
Harold e Maude, C. Higgins
Racconti carnivori, B. Quiriny
Tutte le ombre del mare, J. Argüello
Tra la scrittura creativa e la narrativa
C’era una volta il West (ma c’ero anch’io), S. Donati