Nuove frontiere della telefonia mobile

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Nuove frontiere della telefonia mobile
Università degli Studi di Bologna
FACOLTA' DI LETTERE E FILOSOFIA
Corso di laurea in D.A.M.S.
Nuove frontiere della telefonia mobile:
dall’UMTS all’HSDPA, verso la convergenza totale del 4 G
Tesi di laurea in Tecnologie Multimediali
Relatore:
Prof. Guglielmo Pescatore
Presentata da:
Davide Sassarini
Sessione II
Anno accademico 2004/2005
1. Primordi della telefonia mobile
CAPITOLO 1
PRIMORDI DELLA TELEFONIA MOBILE
1.1 DAL TACS AL “TELEFONINO PER TUTTI”.
L’esplosione del fenomeno della telefonia mobile è, senza dubbio, avvenuta in questo ultimo
decennio, ma dietro alle comodità odierne, offerte dal nostro telefonino, si cela un lavoro che
dura non da qualche anno ma addirittura da quasi un secolo.
Sembra incredibile ma è assolutamente vero: i primi esperimenti in questo campo risalgono ai
primi anni ’20, quando le forze militari statunitensi si ingegnarono per trovare un sistema di
comunicazione a distanza. Purtroppo, dati i tempi e le tecnologie allora disponibili, i
collegamenti potevano essere solo unidirezionali, mentre comunicazioni vere e proprie si
ebbero solo a partire dal 1935, quando venne introdotta la Modulazione di Frequenza. La
diffusione di questo sistema fu immediata: in pratica veniva assegnata una frequenza a
chiunque ne facesse richiesta, col risultato che, ben presto, i canali radio disponibili si
esaurirono, di fronte a un enorme domanda.
Ma l’intuizione che rivoluzionò il modo di concepire la telefonia mobile si ebbe nel 1947,
quando un ricercatore degli AT&T Bell Laboratories avanzò, per primo, l’idea di “cella”. Il
concetto di base era, sostanzialmente, quello di dividere il territorio in tante celle e di dotare
ognuna di esse di stazioni radio, operanti a certe frequenze, in modo tale che fossero diverse
da quelle utilizzate dalle celle adiacenti. Le stazioni, inoltre, dovevano operare a bassa
potenza per non interferire con quelle vicine. In questo modo celle non adiacenti, abbastanza
distanti fra loro, potevano riutilizzare le stesse frequenze: questo permetteva, dunque, di
supportare un numero maggiore di utenti. Fu un’idea che, però, ebbe bisogno di ben più di
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1. Primordi della telefonia mobile
vent’anni di ricerche ed esperimenti prima di produrre i risultati concreti che oggi
conosciamo1.
Nei primi anni ’80 furono introdotti i primi servizi commerciali di telefonia cellulare: negli
Stati Uniti venne diffuso l’AMPS2 mentre in Europa nacquero il NMT3 e il TACS4. Tutti
questi sistemi utilizzavano trasmissioni di tipo analogico (modalità tramite la quale un sistema
immagazzina e trasmette informazioni convertendole in impulsi elettrici, attraverso la
scomposizione della fonte in porzioni molto piccole che conservano una "sostanziale
analogia" con l'originale).
Durante gli anni ’80, quindi, possiamo affermare che la telefonia cellulare analogica
cominciava a conoscere un discreto successo, in Europa e in particolare in Scandinavia, in
Inghilterra, ma anche in Francia e in Germania. La situazione, però, da un certo punto di vista,
presentava non pochi problemi. Innanzitutto, ci si accorse ben presto che il sistema analogico,
per esempio il britannico TACS, non riusciva a garantire un livello accettabile di sicurezza; i
terminali, infatti, che utilizzavano questo sistema, erano facilmente clonabili e le chiamate
facilmente intercettabili.
Questo, purtroppo, non era l’unico inconveniente: immaginate di guidare con la vostra
macchina su un’autostrada francese e appena oltrepassata la frontiera con l’Italia, la vostra
macchina si ferma all’istante, come morta.
Mentre la commercializzazione di terminali mobili aumentava sempre più, l’industria delle
comunicazioni mobili cominciò a rendersi conto che ogni nazione, così come possedeva una
propria lingua nazionale, aveva anche un proprio standard per le comunicazioni mobili.
Ogni stato, cioè, decise di sviluppare il proprio standard di comunicazione, naturalmente non
preoccupandosi dell’incompatibilità con quello degli altri stati. Si formarono, pertanto,
diverse reti cellulari a livello nazionale e una volta attraversati i confini del proprio paese, il
telefono diventava inesorabilmente inutilizzabile. Si era di fronte a una “Torre di Babele” che
1
Girelli, L’alba della telefonia mobile,
<http://www.cellulari.it/html/articolo.asp?IDarticolo=2022>.
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Advanced Mobile Phone System: standard di telefonia cellulare analogica utilizzato negli Usa che opera su
una banda di frequenza di 800 MHz.
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Nordic Mobile Telephone: standard di telefonia cellulare analogica dei Paesi del Nord Europa, definito dalle
amministrazioni di telecomunicazioni di Svezia, Norvegia, Finlandia e Danimarca all'inizio degli anni ottanta.
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Total Access Communication System: standard di telefonia cellulare analogica sviluppato in Gran Bretagna.
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1. Primordi della telefonia mobile
consentiva di effettuare chiamate nazionali, ma impediva, totalmente, di servirsi del proprio
apparecchio all’estero.
Per l’Europa, dal momento che si stava portando avanti il progetto di unità, c’era la certezza
che, prima o poi, questo problema sarebbe stato risolto, anche se furono parecchie le difficoltà
da affrontare. Bisogna aggiungere, inoltre, che i produttori, dovendo progettare e realizzare
telefoni diversi, con standard diversi a seconda dei diversi paesi, avevano alti costi di
produzione e non potevano realizzare le economie di scala che avrebbero permesso, appunto,
di immettere sul mercato terminali a un prezzo ragionevole.
Se l’industria delle comunicazioni mobili voleva sopravvivere e prosperare, bisognava fare
qualcosa di intelligente, e, soprattutto, farlo in fretta5.
Nella storia delle comunicazioni mobili uno dei posti d’onore spetta al CEPT, la Conférence
des Administrations Européenes des Postes et Télécommunications, che ebbe il compito di
organizzare i diversi amministratori delle compagnie telefoniche di 26 paesi europei. Come è
facilmente comprensibile, fu un compito estremamente difficile, in quanto, come in Italia, le
compagnie telefoniche nazionali erano monopoliste e consideravano l’interesse nazionale il
loro primo obiettivo da perseguire. Fu, pertanto, costituito, nel 1982, il Groupe Special
Mobile (GSM), con il compito specifico di sviluppare un network paneuropeo per le
comunicazioni mobili.
Il network avrebbe dovuto avere alcuni criteri di base imprescindibili :
•
Buona qualità di trasmissione e ricezione vocale.
•
Bassi costi di terminali mobili e servizi delle compagnie telefoniche.
•
Capacità di eseguire il roaming internazionale.
•
Supporto di nuovi servizi.
Tutto ciò rappresentava un compito molto difficile e pieno di problemi, non solo tecnici, ma
anche economici e logistici. Era ugualmente chiaro, tuttavia, che le ricompense sarebbero
potute essere notevoli e che le alternative erano molto scarse. Inoltre, i vari gruppi di telefonia
erano molto motivati in questo progetto di lunga durata e non è un’esagerazione affermare che
5
C.M. Nugter, History of GSM: In the beginning,
<http://www.gsmworld.com/about/history/history_page3.shtml>.
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1. Primordi della telefonia mobile
i successi ottenuti dall’industria delle telecomunicazioni mobili abbiano ripagato molte e
molte volte i loro sforzi iniziali.
Il gruppo di lavoro per la telefonia mobile paneuropea, il GSM, rappresentava, senza dubbio,
un’importante punto di inizio, ma era chiaro che, per le implicazioni che esso aveva, serviva
l’appoggio di alcuni pesi massimi della politica. Fu nel 1984 che il progetto GSM ricevette l'
approvazione della Commissione Europea, con implicazioni considerevoli durante gli anni a
venire.
Nel 1985, la Repubblica Federale di Germania, la Francia e l' Italia firmarono un accordo per
lo sviluppo del GSM e un anno dopo si aggiunse il Regno Unito.
Sin dall’inizio, il gruppo di studio aveva attuato una scelta importante che col tempo si
rivelerà quella esatta; si era, infatti, deciso che il nuovo standard da impiegare sarebbe dovuto
essere quello digitale rispetto a quello analogico e che avrebbe dovuto funzionare nella fascia
di frequenza dei 900 MHz6.
La tecnologia digitale, infatti, combinava (e combina tutt’oggi) prestazioni e larghezza di
banda; fa sì, cioè, che la trasmissione sia di alta qualità e consenta a più utenti,
simultaneamente, di utilizzare la banda disponibile. In più, il sistema digitale consente lo
sviluppo della sicurezza della conversazione e delle comunicazioni di dati, questioni che,
come ho accennato prima, non erano garantite dai sistemi analogici. Con il passaggio al
digitale, inoltre, sarebbe stato possibile impiegare una vasta gamma di tecnologia al silicone
con conseguenti notevoli risparmi, in virtù delle economie di scala. I terminali mobili sarebbe
stati più facili da trasportare e più economici. Insomma, in questi anni, in seguito a una serie
di decisioni che, con il senno di poi, possiamo senza dubbio definire opportune, si stavano
ponendo le basi per “il telefonino per tutti”.
Era giunto il momento che il GSM cercasse qualcosa di più che l’approvazione dei politici,
anche perché i blocchi di frequenza necessari al funzionamento del nuovo standard, nel
frattempo, venivano impiegati anche per altri scopi. In questo modo, lo standard GSM stava
rischiando la morte ancora prima della sua effettiva nascita.
Fortunatamente, nel 1986 la richiesta da parte dell’utenza di telefonia mobile era superiore
alle più rosee aspettative, fatto che, di per sé, era molto indicativo, soprattutto per la Comunità
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C.M. Nugter, History of GSM: Digital vision,
<http://www.gsmworld.com/about/history/history_page5.shtml>.
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1. Primordi della telefonia mobile
Europea che intravedeva la speranza di nuove ed interessanti opportunità di lavoro e per
l’industria della comunicazione mobile, che doveva credere in un progetto a lungo termine
piuttosto che sui ritorni garantiti nel breve dalla tecnologia analogica.
La pressione di paesi come la Francia e la Repubblica Federale Tedesca fece sì che la
Commissione della Comunità Europea descrivesse la situazione ai capi degli stati membri,
durante una riunione tenutasi nel mese di Dicembre del 1986. Il risultato fu una Direttiva che
pose le fondamenta politiche per lo sviluppo del GSM. La Direttiva delineò un' introduzione
coordinata del sistema e, fatto estremamente importante, decise che gli stati membri
avrebbero dovuto riservare la banda dei 900 MHz al funzionamento dello standard GSM.
Gli sforzi compiuti fino a quel momento stavano regolando in modo univoco l’industria delle
comunicazioni mobili nei vari paesi europei e i vari soggetti cominciavano a capire i benefici
derivanti dal diventare partner di un progetto paneuropeo. Una così vasta attività tecnica e
politica richiese un grande sforzo anche dal punto di vista della logistica.
Fu così che nel 1986 fu formato un nucleo permanente del GSM con sede a Parigi.
Ma, a questo punto, sorgeva un’importante e altrettanto inquietante domanda: “Ci sarà un
mercato?”.
Chiaramente era essenziale l’esistenza di un mercato, per stipulare accordi commerciali fra gli
operatori potenziali che si sarebbero impegnati ad effettuare i lavori stabiliti, entro una
determinata data. Senza un tale accordo non ci sarebbe potuto essere il network, senza
network niente terminali mobili, senza network e terminali niente servizio.
Stephen Temple del Dipartimento dell’Industria e del Commercio del Regno Unito ebbe il
compito di realizzare il “Memorandum of Understanding” (MoU); egli era convinto che il
progetto dello standard GSM avrebbe avuto successo se almeno tre paesi avessero aderito al
GSM entro il I luglio 1991. La potenza della visione dello standard GSM era tale che al 7
settembre 1987, gli operatori telefonici di 13 paesi europei aderirono con soddisfazione al
MoU. In totale i firmatari erano: Francia, Germania, Italia, Spagna, Norvegia, Danimarca,
Finlandia, Olanda, Belgio, Portogallo, Irlanda e due operatori indipendenti Cellenet e RacallVodafone7. Nel corso del 1987 fu realizzato il primo test per verificare il corretto
funzionamento della rete. Dopo essersi dati molto da fare, dopo aver investito grandi quantità
7
C.M. Nugter, History of GSM: The Memorandum of Understanding,
<http://www.gsmworld.com/about/history/history_page7.shtml>.
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1. Primordi della telefonia mobile
di soldi, la domanda fatidica era: “Funzionerà?”. Dopo una serie di test con risultati positivi
ed alcune piccole modifiche, la risposta fu: “Assolutamente sì!”.
Nel febbraio del 1988 tutti gli operatori del MoU, di tredici differenti paesi, cominciarono a
credere veramente nel progetto GSM.
Il compito da affrontare, adesso, era quello di assicurare l’integrità del network, il suo corretto
funzionamento e il rigoroso rispetto delle specifiche precedentemente stabilite.
Nel 1989 il Dipartimento del Commercio e dell’Industria della Gran Bretagna pubblicò un
documento chiamato “Phone on the Move”, che introdusse la telefonia mobile di massa nella
frequenza dei 1800 MHz. Il vantaggio di lavorare a 1800 MHz era, ed è, la capacità di
contenimento di utenti virtualmente illimitata, al contrario dei 900 MHz che non offriva
questa possibilità.
In molti erano coscienti che, se la prevista data del lancio non fosse stata rispettata, ne sarebbe
derivato un grave colpo psicologico che avrebbe potuto minare un equilibrio già fin troppo
delicato. Fu deciso, allora, di dividere in due fasi il lancio vero e proprio del GSM: la prima
fase avrebbe riguardato la copertura delle capitali europee e degli aeroporti, la seconda
avrebbe riguardato la coperture delle autostrade e gradualmente delle altre aree.
Al progetto fu dato un impulso significativo nel tardo 1989, quando fu creato l’ETSI
(European Telecommunications Standards Institute). Quest’organo dette una spinta
considerevole nello sviluppo del progetto, riuscendo a coordinare le forze degli
amministratori di società telefoniche, operatori, produttori e riuscendo così ad arrivare alla
quasi totale realizzazione della “Phase 1” del GSM 900 MHz agli inizi del 19908.
Nel luglio 1991, però, si verificò un inconveniente piuttosto grave, al quale in pochi avevano
pensato. Il network GSM era perfettamente funzionante, ma non vi era la benché minima
presenza di terminali mobili.
Il problema, adesso, era unificare i vari terminali mobili, affinché potessero effettuare il
roaming internazionale senza problemi. Erano presenti, infatti, molti produttori di terminali
mobili che creavano molti modelli adatti a molti paesi. Non fu così semplice fare in modo che
tutti i telefoni andassero d’accordo con tutti i network GSM. A questo scopo, fu costituita
l’ITA (Interim Type Approval) che era essenzialmente una procedura di approvazione di
8
C.M. Nugter, History of GSM: All systems clear,
<http://www.gsmworld.com/about/history/history_page10.shtml>.
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1. Primordi della telefonia mobile
alcuni parametri di base, che avrebbero consentito ai terminali di funzionare in modo da non
provocare danni ai network GSM. I primi terminali mobili approvati ITA uscirono sul
mercato nel corso del 1992, ed alla fine dell’anno il GSM cominciò ad essere finalmente una
realtà pienamente operativa9.
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C.M. Nugter, History of GSM: Barriers to overcome,
<http://www.gsmworld.com/about/history/history_page11.shtml>.
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1. Primordi della telefonia mobile
1.2 GSM E TRASMISSIONE DATI : IL BOOM DELL’SMS.
Nel 1995, nell’ambito del progetto di sviluppo e di ampliamento del servizio GSM, fu
completata la cosiddetta “Phase 2” il cui obbiettivo primario è stato quello di dare il via alla
trasmissione dati via GSM. Lo standard GSM, infatti, supporta, seppur con una velocità assai
ridotta, all’incirca fino a 9600 bps, non solo il traffico voce ma anche la trasmissione di dati.
E’ proprio su questo versante che venne introdotta quella che, negli anni a venire, si rivelerà
una delle più importanti “killer application”10 della telefonia mobile. Mi riferisco
all’introduzione dello Short Message Service (SMS).
L’ SMS è un servizio di invio e ricezione di brevi messaggi alfanumerici. Il messaggio ha una
dimensione fissa di 140 byte. Questo si traduce, in pratica, nella possibilità di usare 160
caratteri di testo (a 7 bit). In lingue che usano altri caratteri rispetto all'alfabeto latino, per
esempio in russo, cinese, giapponese, il messaggio è limitato a soli 70 caratteri. I telefoni
cellulari più recenti permettono l'invio di messaggi concatenati, di dimensioni maggiori che,
in realtà, sono spediti indipendentemente e ricomposti alla ricezione.
Si presume che il primo SMS della storia sia stato inviato il 3 Dicembre 1992 da un computer
ad un cellulare sulla rete GSM Vodafone inglese11. Quel giorno l’ingegnere Neil Papworth
inviò a un suo collega un semplice “Merry Christmas”, a cui il collega rispose. Nessuno dei
due, probabilmente, era cosciente che quel semplice gesto, del tutto casuale, avrebbe, di lì a
breve, rivoluzionato non solo il mondo della telefonia mobile ma in generale anche il modo di
comunicare delle persone.
Una peculiarità di questo sistema consiste nel fatto che i messaggi inviati non sono spediti
direttamente al destinatario, ma passano tutti attraverso un server (operazione di "store and
forward") che ha il compito di effettuare un’importante verifica: se il destinatario è
disponibile provvede ad inviare il messaggio istantaneamente, se, invece, il destinatario è
fuori area di copertura, è “senza segnale", il messaggio viene immagazzinato nel server, che
effettua tentativi, ad intervalli predeterminati, per un periodo di tempo che varia dalle 24 alle
10
Letteralmente significa applicazione killer. Si tratta di un’applicazione nettamente superiore, la cui apparizione
sul mercato ha immediatamente successo e sbaraglia quelle concorrenti.
11
Buckingham, What is SMS: Introduction,
<http://www.gsmworld.com/technology/sms/intro.shtml#1>.
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1. Primordi della telefonia mobile
72 ore. Se in questo arco di tempo non è possibile recapitare il messaggio, esso viene
distrutto.
Questo sistema di comunicazione, caratterizzato da semplicità e immediatezza, negli ultimi
anni, ha conosciuto un enorme successo ed è stato utilizzato in diversi ambiti:
•
Messaggio persona-a-persona.
Questa applicazione negli ultimi anni ha riscosso un notevole successo, soprattutto tra gli
utenti di telefonia mobile appartenenti a una fascia di età relativamente giovane. Tramite
questo sistema, infatti, è possibile dare vita a una comunicazione che possiamo definire di
“routine”, utilizzata, prevalentemente, per dire "Ciao", per ricordare un appuntamento,
oppure una commissione, un tipo di comunicazione molto simile a quello utilizzato nelle
chat lines. Una comunicazione sincrona, che avviene, cioè, tra persone che sono collegate
nello stesso tempo, ma da luoghi differenti. Questo tipo di comunicazione, spesso, viene
utilizzata, anche, in tutti quei momenti nei quali non è possibile, per svariate ragioni,
effettuare una chiamata voce.
•
Notifiche voce e fax.
Uno degli utilizzi "automatici" più frequenti del servizio SMS. Tramite questa
applicazione, è possibile notificare all'utente, tramite la ricezione sul suo terminale di un
messaggio di testo, la presenza di un nuovo messaggio nella segreteria telefonica, oppure
un messaggio fax in attesa.
•
Avviso di ricezione e-mail.
Chi utilizza la posta elettronica con frequenza e non dispone di una linea perennemente
connessa ad Internet, troverà noioso, ogni volta, collegarsi per vedere se è arrivato un
nuovo messaggio nella casella di posta elettronica. Per ovviare a questo problema, esiste
la possibilità di essere avvisati, tramite un messaggio sul proprio telefonino, della
presenza di una nuova e-mail. L'avviso di ricezione dell'e-mail è sotto forma di messaggio
di testo, contenente alcuni dettagli come il nome del mittente, l'oggetto e le primissime
parole del messaggio e-mail stesso. Per evitare di essere vittima di uno sorta di “spam” e
che, quindi, si finisca per intasare anche la SIM del terminale mobile, è possibile applicare
alcuni filtri che impediscano la ricezione degli SMS relativi ad e-mail indesiderate.
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1. Primordi della telefonia mobile
•
Servizi di informazione.
Gli SMS possono essere utilizzati per la consegna di qualunque tipo di informazione sia
più corta di 160 caratteri: quotazione dei titoli, risultati sportivi, meteo, voli, notizie,
risultati delle lotterie, oroscopi, ecc... I servizi di informazione possono essere forniti da
soggetti pubblici e privati e di norma le iniziative, anche commerciali, di successo hanno
tutte i seguenti requisiti: semplicità di utilizzo, rapidità e personalizzazione.
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1. Primordi della telefonia mobile
1.2.1
“GENOVA
PER
NOI”:
L’INFORMAZIONE
ARRIVA
GRATIS
SUL
CELLULARE.
Intervista a Simonetta Menini, Capo Ufficio Stampa del Comune di Genova.
A cura di Davide Sassarini.
In che cosa consiste l’iniziativa “Genova per noi”?
Precisiamo, innanzitutto, che questa iniziativa nasce in seguito a un accordo stipulato con
Vodafone, unica società di telefonia mobile che ha accettato di prestare questo servizio in
modo completamente gratuito. I costi, che sono comunque molto limitati in quanto derivano
soltanto dall’utilizzo di determinati server gestiti da Vodafone, non gravano, pertanto, né sul
Comune di Genova né sugli utenti abbonati al servizio, ma sono completamente coperti da
Vodafone stessa. L’unica spesa, sostenuta dal singolo individuo che decide di abbonarsi,
deriva dal costo del primo messaggio ( tariffato in base al proprio piano tariffario) necessario
per registrarsi al servizio. Per usufruire del servizio, infatti, è sufficiente digitare “Genova” sul
proprio telefonino e inviare un messaggio di testo al numero breve 4399028 per i clienti
Vodafone o al 340 4399028 per i clienti di altri operatori. Si riceverà, come risposta, un
messaggio con l’elenco dei servizi disponibili e i rispettivi codici da utilizzare per attivare
quello che più interessa. C’è, inoltre, una cosa importante da aggiungere: nonostante
l’iniziativa sia stata realizzata in partnership con un solo operatore di telefonia mobile,
possono accedere a questo servizio i clienti di qualsiasi operatore mobile nazionale, tutti alle
medesime condizioni economiche cioè gratuitamente. “Genova per noi” permette di ricevere
informazioni, via SMS, fino a un massimo di cinque al giorno, che riguardano i tre settori
principali del comune di Genova: la viabilità, gli eventi in città (soltanto quelli gestiti e
patrocinati dal Comune) e le informazioni riguardanti la protezione civile.
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1. Primordi della telefonia mobile
Insieme al Comune collabora anche la Provincia che, occupandosi di formazione lavoro, ha
deciso di informare i cittadini riguardo offerte di lavoro in città, corsi di formazione, richieste
di personale, utilizzando appunto questo stesso sistema.
Chi produce le informazioni contenute negli SMS ?
Nell’iniziativa, principalmente, sono coinvolti i seguenti organismi: l’Ufficio Stampa del
Comune, la Polizia Municipale e la Direzione Cultura del Comune. Per esempio, un tipo di
informazione che viene spesso veicolata tramite questo servizio, riguarda gli incidenti
stradali: se c’è un incidente che potrebbe compromettere la viabilità della città, la polizia
municipale, recatasi sul posto, comunica l’accaduto a un particolare referente del Comune
(esiste un referente per ognuno degli ambiti interessati dal servizio), demandato a mandare
questi messaggi. Questa persona, tramite un codice speciale, accede al computer dal quale
prepara il messaggio che non deve superare i 160 caratteri e che contiene la dicitura “il
Comune informa: ” seguita dal testo di ciò che si vuole comunicare.
Quanti utenti più o meno, ad oggi, usufruiscono di questo servizio ?
Specifichiamo che il singolo cittadino può decidere di iscriversi a tutti tre i servizi disponibili,
a due o soltanto a uno. Se consideriamo i tre ambiti, nel totale, gli utenti abbonati sono circa
cinquemila e la maggioranza verte sul settore viabilità e protezione civile.
Avete in mente di implementare questo servizio ?
Vorremmo, senza dubbio; però per il momento lasciamo tutto cosi. Per noi è molto importante
riuscire a mantenere questo servizio completamente gratuito e, quasi certamente, apportare
certi miglioramenti, significativi, potrebbe voler dire dover richiedere una somma di denaro a
chi ne usufruisce. Per il momento, quindi, lasciamo tutto così, nonostante ci siano già dei
progetti.
Per esempio, in che cosa consistono i progetti su cui state lavorando?
Avevamo pensato, per esempio, di creare una collaborazione con l’ACI che permettesse di
inviare agli utenti, sempre tramite SMS, la data della scadenza della patente, ma ci sono state
12
1. Primordi della telefonia mobile
difficoltà soprattutto da un punto di vista burocratico. Trovo che questo sistema informativo
sia molto efficace, soprattutto l’immediatezza è il suo punto di forza e sarebbe importante
cercare di implementarlo il più possibile.
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1. Primordi della telefonia mobile
1.3 WIRELESS APPLICATION PROTOCOL: INTERNET SI FA
“MOBILE”.
“Internet è la trama delle nostre vite. Se la tecnologia dell’informazione è l’equivalente
odierno dell’elettricità nell’era industriale, Internet potrebbe essere paragonata sia alla rete
elettrica sia al motore elettrico, grazie alla sua capacità di distribuire la potenza
dell’informazione in tutti i campi dell’attività umana” 12.
Parole di Manuel Castells13, uno dei più importanti studiosi della società dell’informazione,
che inquadrano alla perfezione quello che Internet ha rappresentato e rappresenterà nel futuro,
all’interno della nostra società civile. Ormai la rete delle reti rappresenta un qualcosa da cui
non si può più prescindere, di cui non si può fare a meno. La nostra esistenza, in quanto
individui facenti parte di una società, per essere legittimata, per essere riconosciuta come tale,
necessita dello status di “online”; se non si è parte integrante del network si è fuori dal
network, esclusi dal mondo intero, dal mondo che conta e che corre a ritmo incessante
“masticando” infinite quantità di uno e zero.
A fomentare questo panorama ipertecnologico ha certamente contribuito il sempre più
crescente interesse per la tecnologia WAP: Wireless Application Protocol. Dietro questa sigla,
(letteralmente significa protocollo di applicazione senza fili) si cela un’importante passo
avanti nell’ambizioso e forse non più utopistico progetto di rendere la tecnologia a misura
d’uomo, di assoggettarla all’individuo e alle sue specifiche necessità.
Questa esigenza non è altro che “il bisogno del corpo di esistere e funzionare in toto al di là
della parzialità delle sue estensioni sensoriali”14.
Il nostro Io, spesso e non volentieri, percepisce se stesso come intrappolato all’interno di un
involucro imperfetto, in quello che possiamo definire a tutti gli effetti come un corpo
obsoleto, strutturato né in maniera efficiente né resistente; infatti, spesso, deve fare i conti con
12
Manuel Castells,Galassia Internet, Milano, Feltrinelli, 2002, p.13.
13
Nato nel 1942, studioso della società dell’informazione, svolge la sua attività di insegnamento presso le
università della California e di Barcellona.
14
Pier Luigi Capucci, “Il Trionfo del Corpo”, in Pier Luigi Capucci (a cura di), Il Corpo Tecnologico, Bologna,
Baskerville, 1994, p.28.
14
1. Primordi della telefonia mobile
un frequente affaticamento, funziona male ed è condannato a una morte certa e prematura. I
suoi parametri di sopravvivenza, inoltre, sono molto limitati, può sopravvivere soltanto poche
settimane senza cibo, pochi giorni senza acqua.
Di fronte a questo muro di limitazioni, quello che si vuole perseguire non è più una
perpetuazione della specie umana mediante la riproduzione, ma un perfezionamento
dell’individuo
tramite
la
riprogettazione.
Ed
ecco
che
nell’era
dell’esplosione
dell’informazione, sostenuta e incoraggiata in prima linea da Internet e dalle nuove
tecnologie, è l’informazione stessa che diventa la protesi che sostiene il corpo obsoleto.
Siamo soliti, infatti, indulgere nell’informazione come se questa bastasse da sola a colmare la
nostra inadeguatezza genetica; questa erronea considerazione, in realtà, ci conduce a un
paradosso per cui la nostra corteccia cerebrale è, da una parte, avida di informazione ma,
dall’altra, non può né contenerla né elaborarla tutta creativamente15.
In questa prospettiva pseudo-fantascientifica, il telefonino non rappresenta altro che il
simbolo, l’ostentazione di questo desiderio primordiale di onnipotenza e, perciò, si pretende
che esso sia in grado di svolgere più funzioni possibili, soprattutto quelle che a noi
maggiormente non sono concesse. E’ proprio in questo che risiede l’importanza dell’avvento
di una tecnologia come il WAP, la quale permette, finalmente, che ognuno di noi, o meglio il
nostro alter ego digitale, riesca a essere partecipe di un network mondiale, riesca a essere al
centro dell’informazione, indipendentemente dal luogo in cui si trova, da quello che sta
facendo.
WAP vuol dire, finalmente, la comunicazione tra un dispositivo mobile ed Internet, vuol dire
la creazione di un’importante anello di saldatura tra due mondi, tra due industrie: Internet e la
telefonia mobile.
L’inossidabile, o quasi, equazione Internet = computer = ufficio/casa, da questo momento in
poi, perde, inesorabilmente, il suo primato e la sua pretesa di universalità, così come la
comune e diffusa idea che Internet rappresenti, ineluttabilmente, un’attività sedentaria, un
qualcosa usufruibile esclusivamente da una postazione fissa. Questo non deve indurci, però, a
pensare che il WAP abbia decretato l’estinzione o abbia anche soltanto scalfito, la modalità
tradizionale di “surfare” nel Web, anzi, ha soltanto rappresentato un’alternativa, un’ulteriore
15
Stelarc, “Da strategie psicologiche a cyberstrategie: prostatica robotica ed esistenza remota”, in Pier Luigi
Capucci (a cura di), Il Corpo Tecnologico, Bologna, Baskerville, 1994, pp 61-63.
15
1. Primordi della telefonia mobile
modalità d’accesso a quello sterminato mondo di informazioni; in una società in cui, come ho
affermato prima, l’informazione è la medicina che utilizziamo contro la nostra incompiutezza,
questa tecnologia non può che rappresentare un’importantissima conquista, un grande passo
in avanti nella ricerca della tanto agognata cura. La caratteristica più importante, infatti, che la
rende così ambita e così attraente è propria quella di essere wireless, senza fili, e di
permetterci, di conseguenza, di assecondare le nostre esigenze, i nostri spostamenti; ovunque
noi siamo, qualsiasi cosa stiamo facendo possiamo ugualmente accedere a uno svariato
numero di servizi e notizie che, in precedenza, eravamo obbligati a consultare con il nostro
PC, da una postazione fissa, magari lontano dal posto in cui ci trovavamo in quel determinato
momento. Non siamo più noi a dover assecondare la fissità di una macchina, ma è la
macchina a diventare mobile e a seguire noi.
1.3.1 IL WAP FORUM.
Tutto ha inizio a partire dal giugno del 1997, quando alcune fra le più grandi multinazionali
presenti nel campo delle telecomunicazioni come Nokia, Ericsson, Motorola e Phone.com
decisero di fondare il WAP FORUM; decisione più che saggia visto che ad oggi, questa
associazione, annovera fra le sue fila più di 400 grandi aziende mondiali, tra cui ci sono
operatori di telefonia mobile, Internet Service Provider e società di servizi di
telecomunicazione. Ognuna di queste aziende ha un ruolo ben preciso all'interno del detto
Forum: contribuire allo sviluppo della tecnologia WAP, definirne gli standard e,
specialmente, garantire la compatibilità del protocollo per gli operatori mobili dei vari paesi di
tutto il mondo.
Già prima di quel fatidico anno, alcune aziende diedero inizio allo sviluppo di sistemi di
navigazione che fossero in grado di permettere ai cellulari, dotati di poca memoria, di
processori poco potenti ed i cui piccoli display difficilmente potevano visualizzare immagini,
di accedere ad Internet e a tutti i suoi innumerevoli servizi16. I primi a sviluppare un sistema
completo che consentisse ai telefonini la navigazione sul Web, furono, nel 1995, quelli di
16
Buckingham, What is WAP?: Backround,
<http://www.gsmworld.com/technology/wap/intro.shtml#9>.
16
1. Primordi della telefonia mobile
Unwired Planet (ora Phone.com), che realizzarono un nuovo linguaggio di markup,
l’HDML17. Successivamente vennero creati altri protocolli, adatti ad essere utilizzati per la
navigazione ipertestuale da terminali mobili, ma mancava ancora un linguaggio che fosse
supportato universalmente, come ad esempio accade per l’HTML utilizzato da qualsiasi
browser Internet; mancavano, inoltre, protocolli di trasporto che potessero dialogare non solo
con detti terminali ma anche con i tradizionali server del Web. Un ulteriore problema era
riuscire a modificare adeguatamente i principali standard di Internet, in modo da renderli
compatibili con la rete di trasmissione GSM la quale era limitata rispetto alla reti tradizionali:
meno banda, maggiori tempi di attesa, minore stabilità e disponibilità.
Ma il punto più importante (stessa spinosa questione che aveva ostacolato la diffusione della
telefonia mobile e a cui si riuscirà ad ovviare soltanto con l’introduzione del GSM) era
riuscire a fare in modo che, le svariate soluzioni proposte, fossero standardizzate, dal
momento che erano diverse per ogni azienda che le aveva create e, di conseguenza, tra loro
incompatibili.
Sarà proprio questo, l’obbiettivo primario del WAP FORUM, il cui nucleo, originariamente,
era composto da colossi come Nokia, Ericsson e Motorola, ossia la quasi totalità del mercato
mondiale delle tlc, che decisero, congiuntamente, che era giunto il momento di imporre un
nuovo standard unico di navigazione in Internet tramite dispositivo mobile.
17
Handheld Device Markup Language: è un linguaggio utilizzato per la formattazione di contenuti per telefoni
mobili, abilitati al Web. Si tratta di un linguaggio proprietario, appartenente a Phone.com, per cui può essere
utilizzato solo dai cellulari che siano forniti del browser di Phone.com. HDML risale a prima che venisse creato
lo standard WAP. Al posto del protocollo WAP, utilizza HDTP, cioè Handheld Device Transport Protocol. Il
funzionamento è il seguente: l'URL, una volta digitata sul telefonino, viene inviata come richiesta al gateway
UP.Link di Phone.com, il quale invia a sua volta una richiesta di tipo HTTP al Web Server. La risposta giunge
nuovamente al gateway che la inoltra, in formato HDTP, al carrier telefonico e quindi al cellulare.
17
1. Primordi della telefonia mobile
1.3.2 PRINCIPI DI FUNZIONAMENTO.
La portata rivoluzionaria di questa tecnologia, ciò che l’ha resa e la rende tutt’oggi, così
affascinante e assolutamente necessaria per un radicale sviluppo delle comunicazioni mobili,
è il legame indissolubile che riesce a instaurare con Internet. Legame che, in un certo senso,
possiamo ritrovare anche a livello del funzionamento di questi due sistemi.
Alla base del funzionamento di Internet c’è la struttura client-server: il server non è altro che
il computer che ospita le pagine, le informazioni che noi consultiamo, che siamo in grado di
visualizzare sul monitor del nostro PC; il client, invece, è proprio il nostro PC, il computer dal
quale, tramite uno specifico programma chiamato browser, accediamo a quelle informazioni.
La tecnologia WAP funziona più o meno nello stesso modo: la prima differenza, senz’altro
quella più macroscopica e visibile, risiede nel fatto che, invece di utilizzare un computer, per
accedere al Web, utilizziamo, appunto, il nostro telefono cellulare. Il telefonino, cioè, diventa
il nostro personale client che ci permette di accedere a un mondo di servizi e informazioni da
qualsiasi posto in cui ci troviamo, in qualsiasi momento vogliamo. Sarà, infatti, sufficiente
possedere un terminale che supporti la tecnologia WAP e che questo sia sotto copertura GSM,
o ancora meglio, sotto copertura GPRS o UMTS18. Questa fin troppo ovvia differenza, non è
l’unica di cui dobbiamo prender atto.
Il server a cui accediamo tramite il nostro dispositivo mobile è lo stesso che, solitamente,
interroghiamo tramite il nostro PC. Qui nasce la prima importante problematica: il suddetto
server Web contiene pagine, informazioni, di un determinato sito, in un formato specifico,
chiamato HTML19. L’HTML è un linguaggio di programmazione specifico per siti Internet e,
pertanto, risulterebbe troppo complesso e troppo “pesante” per essere interpretato e codificato
da un dispositivo cellulare. In più, bisogna considerare che il linguaggio specifico su cui si
18
Buckingham , What is WAP?: Technical Introduction,
<http://www.gsmworld.com/technology/wap/intro.shtml#3>.
19
Hypertext Markup Language: linguaggio di descrizione per ipertesti. Il linguaggio su cui si basano tutte le
pagine Internet. La sua caratteristica più evidente è rappresentata dai collegamenti (link), utilizzati per presentare
le informazioni in modo non sequenziale ma correlandole sulla base del contenuto.
18
1. Primordi della telefonia mobile
basa il WAP è un altro e prende il nome di WML20. E’ necessario, pertanto, che, affinché sul
piccolo display del nostro telefonino siano visibili le informazioni e le immagini che stiamo
richiedendo a un server, predisposto, originariamente, per il Web, ci sia un qualcosa, un
Fig. 1.1 Schema di funzionamento del WAP.
software che permetta di trasformare il contenuto presente in questo server (in formato
HTML) in un formato compatibile, cioè in WML. Questo compito viene brillantemente
assolto dal WAP GATEWAY, un software il cui obbiettivo è quello di fare da ponte,
codificare e decodificare le informazioni in transito da/per la rete mobile; è un intermediario
tra Internet e la rete mobile. In parole semplici, potremmo dire che il suo compito specifico è
quello di convertire le "richieste Wap" in "richieste Web" quando si effettua una richiesta dal
telefonino verso Internet, viceversa le "richieste Web" in "richieste Wap" quando
l'informazione viene spedita indietro, da Internet al cellulare21.
20
Linguaggio di programmazione per la creazione di pagine Internet consultabili da telefoni cellulari con lo
standard WAP.
21
Buckingham, What is WAP?: WAP Clients and Gateways,
<http://www.gsmworld.com/technology/wap/intro.shtml#9>.
19
1. Primordi della telefonia mobile
Una volta chiarito questo aspetto non dobbiamo dimenticarci dell’importanza di un altro
programma, che, a livello pratico, è proprio quello che ci permette la navigazione vera e
propria. Mi riferisco al micro-browser preinstallato sul nostro terminale.
Fig. 1.2 Il browser Opera riesce ad adattare un tradizionale sito Web in modo che sia correttamente
visibile sullo schermo del nostro telefonino.
Questo programma ci consente di sfogliare le pagine WAP e comprende tutta una serie di
funzioni molto simili a quelle presenti nei normali browser Internet. Negli ultimi anni si è
sviluppata una sempre più crescente attenzione verso lo sviluppo di questi particolari
software, che ha portato alla realizzazione di prodotti molto validi e capaci di supportare
funzioni davvero innovative.
Come non citare, per esempio, Opera, browser mobile di proprietà della norvegese Opera
Software Asa, che consente, tramite l’impostazione di un punto d’accesso Web, la
visualizzazione e la quasi completa interazione con i tradizionali siti Internet.
Nel corso degli anni sono state rilasciate versioni sempre più aggiornate e ottimizzate di
WAP. Ufficialmente la prima release risale al maggio del 1998; nel giugno 1999 fu rilasciata
la versione 1.1, nell’ottobre 2000 la 1.2. A luglio del 2001 è stata pubblicata la tanto attesa
release 2.0, attualmente in uso sui maggiori dispositivi mobili, che prende in considerazione le
20
1. Primordi della telefonia mobile
più nuove evoluzione del settore della telefonia mobile come il GPRS e l’UMTS. La versione
2.0 presenta alcune caratteristiche veramente innovative e che potenziano ulteriormente le già
ampie capacità di questa tecnologia22:
•
Innanzitutto, nelle versioni precedenti, il WAP GATEWAY era richiesto per stabilire una
comunicazione tra client e server. Questa nuova release non lo richiede, visto che la
comunicazione tra il client e il server utilizza l’HTTP ed è quindi diretta. Questo però non
significa che il WAP GATEWAY non verrà più utilizzato; infatti, può essere utile per
ottimizzare il processo di comunicazione e offrire servizi aggiuntivi come il rilevamento
della posizione, il mantenimento della privacy e per i servizi push.
•
Supporta pienamente gli standard per le comunicazioni Internet come IP, TCP e HTTP e
di fatto consente ai “device wireless” di usufruire delle esistenti tecnologie Internet.
•
Permette la compatibilità con le tecnologie della versione precedente 1.x.
•
Fornisce un nuovo ambiente applicativo che comprende telefoni cellulari, computer
palmari, dispositivi di navigazione satellitare e altri dispositivi senza fili.
•
Fornisce degli strumenti per ovviare alle limitazioni imposte dai dispositivi (dimensioni
dello schermo, autonomia della batteria, capacità di calcolo) minimizzando l'uso
dell'alimentazione, ottimizzando l'utilizzo della rete per rendere minimi i costi e massime
le prestazioni.
•
Permettere flessibilità, incorporando il maggior numero di interfacce in modo da garantire
la massima adattabilità a tutti i dispositivi di tutti i fornitori.
•
E’ stato pensato per abbracciare gli standard di sviluppo per i browser utilizzati per
Internet.
22
Buckingham, What is WAP?: WAP Development Issues,
<http://www.gsmworld.com/technology/wap/intro.shtml#10e>.
21
1. Primordi della telefonia mobile
1.4 GENERAL PACKET RADIO SERVICE: PARTE LA SECONDA
GENERAZIONE
1.4.1 “COMMUTAZIONE DI CIRCUITO” E “COMMUTAZIONE DI PACCHETTO”.
La tipologia di trasmissione dati, usufruibile su rete GSM, è definita a “commutazione di
circuito” e supporta una velocità massima di 9600 bit\s.
Questa risulta essere particolarmente adatta al traffico voce ma non altrettanto efficiente per
quanto riguarda quello dati. Questo per un semplice motivo: una volta stabilita la connessione
fisica fra i due utenti, tramite la commutazione di circuito, il collegamento continua fino a
quando non ne viene esplicitamente richiesto il rilascio, indipendentemente, dal fatto che i
due interlocutori si stiano scambiando parole o meno. I due utenti, in pratica, potrebbero
anche stare zitti, durante la loro chiamata, ma, comunque, la connessione tra i loro due
terminali continuerebbe, finché uno dei due non decidesse di terminarla. E’ proprio questa,
quindi, la caratteristica in base alla quale si può attribuire a questo sistema una maggior
compatibilità con il traffico voce rispetto a quello dati. Alle prese con un traffico dati, infatti,
questa tipologia di commutazione risulterebbe molto poco efficiente e, soprattutto, molto
dispendiosa. In realtà per lo scambio di grosse quantità di dati, la commutazione di circuito
potrebbe essere adatta, ma quando i files da scaricare sono di modesta entità o quando la
connessione dati è di tipo interattivo, come accade sul Web, dove cioè il tempo di utilizzo
effettivo delle risorse di rete è solo una parte rispetto al tempo complessivo di connessione,
questo sistema risulta assolutamente inefficace, obsoleto e, per di più, particolarmente
oneroso per le nostre tasche.
Per ovviare a questi limiti, si è deciso di introdurre un sistema che, a differenza di quello
GSM, utilizza un altro tipo di commutazione definita “di pacchetto”; mi riferisco alla
tecnologia denominata GPRS: General Packet Radio Service.
Il GPRS ha varie caratteristiche che lo contraddistinguono: innanzitutto la velocità massima
teorica supportata è di 171,2 Kbps, usando tutti ed otto i timeslots contemporaneamente.
Questa velocità è all'incirca dieci volte superiore alle attuali connessioni mobili a
commutazione di circuito. Le informazioni, quindi, sono in grado di viaggiare più
velocemente, di essere trasmesse con maggiore rapidità, con maggior immediatezza ed
efficienza, attraverso le reti mobili.
22
1. Primordi della telefonia mobile
Un aspetto altrettanto importante è quello dell’istantaneità; le comunicazioni via GPRS sono
comunicazioni istantanee, dal momento che il nostro terminale, qualora sia dotato di
tecnologia GPRS e qualora sia sotto copertura, è sempre collegato alla rete GPRS ed è sempre
in grado di ricevere e inviare dati23. L’aspetto chiave di questa tecnologia che ne ha permesso
la diffusione in tempi relativamente brevi, è il fatto che non ha richiesto l’installazione di
nuove infrastrutture ma, semplicemente, l’aggiunta di un interfaccia aerea, basata sulla
gestione a pacchetti, applicata agli esistenti network a commutazione di circuito. Aggiungere
la commutazione di pacchetto ad un network basato sulla commutazione di circuito, è un
upgrade abbastanza delicato24.
Non a caso, lo standard GPRS è stato studiato in modo tale che gli operatori mobili abbiano
dovuto aggiungere, solamente, alcuni nuovi elementi alle preesistenti infrastrutture e fare un
aggiornamento del software di alcuni elementi della rete. Con questo sistema, per trasmettere
informazioni, viene utilizzato lo stesso sistema usato da Internet: i dati vengono separati in
pacchetti, correlati tra loro prima di essere trasmessi e ricostituiti una volta giunti a
destinazione.
La commutazione di pacchetto presenta anche un’altra importante caratteristica: permette che
le risorse radio vengano utilizzate solo quando l'utente manda o riceve dati. Invece che
dedicare un intero canale radio ad un utente mobile, per un periodo fisso di tempo, le risorse
disponibili possono essere divise tra diversi utenti. Questo uso efficiente di una risorsa scarsa
come lo spettro radio, significa che, potenzialmente, un gran numero di utenti potranno
dividersi la stessa banda ed essere serviti da una singola cella. Proprio grazie a questo utilizzo
efficiente dello spettro radio, ci sarà meno bisogno di rafforzare troppo le preesistenti strutture
di rete, per sopperire ad eventuali congestioni. Punto di forza di questa tecnologia, infatti, è
quello di permettere agli operatori di massimizzare l'uso delle risorse del network, in maniera
dinamica e flessibile, consentendo l'accesso agli utenti a risorse e servizi.
23
Buckingham, What is GPRS?: Key user features,
<http://www.gsmworld.com/technology/gprs/intro.shtml#1>.
24
Buckingham, What is GPRS?: Key network features,
<http://www.gsmworld.com/technology/gprs/intro.shtml#1>.
23
1. Primordi della telefonia mobile
1.4.2 IL WAP RISORGE.
Di WAP, fin dalla sua nascita, se ne è parlato molto, spesso a sproposito; qualcuno,
addirittura, ne ha decretato la morte ancor prima che nascesse, ancor prima che gli fosse data
la possibilità di svilupparsi. Altri, guardando in una prospettiva di più ampio respiro, ne
avevano, giustamente, intravisto la chiave di svolta per il futuro delle comunicazioni mobili. E
così è stato. Se oggi riusciamo a vedere la televisione sul nostro telefonino, a scaricare
musica, a navigare in Internet, è merito, che piaccia o meno, del WAP. L’ UMTS, del resto, è
arrivato non per sostituire l’obsoleto WAP, come molti pensano, ma per potenziarlo, per
renderlo più veloce e più efficiente.
Purtroppo, quando fu introdotto questo protocollo, l’unica rete mobile di cui si disponeva era
quella GSM. Era impensabile immaginare uno sviluppo massiccio del WAP su rete GSM;
c’erano alcuni aspetti, alcuni forti limiti, che rendevano alquanto improbabile e per certi
aspetti proprio impossibile che ciò potesse accadere. Primo fra tutti, la troppo poca larghezza
di banda disponibile rendeva i collegamenti estremamente lenti e macchinosi. Inoltre, quando
si effettuava una chiamata dati, utilizzando la rete GSM, con commutazione di circuito, il
telefono cellulare dal quale ci si collegava, risultava occupato per tutta la durata del
collegamento, anche se effettivamente, non vi era alcuna trasmissione di dati. Tutti
inconvenienti che rischiavano di mettere la parola fine su questa audace avventura.
Con l’arrivo del GPRS, però, non solo si è, a mio avviso, riusciti a mettere a tacere le
insistenti voci catastrofiste, ma si è saputo, anche, ovviare a questi grossi inconvenienti,
riuscendo ad attribuire, finalmente, la giusta importanza a questo standard e catapultandolo,
passo dopo passo, verso la terza generazione. Il GPRS, infatti, possiede tutte quelle
caratteristiche che servono per risolvere i troppi inconvenienti della rete GSM; innanzitutto, è
in grado di offrire una larghezza di banda molto più elevata e consente, inoltre, all’utente di
potersi collegare in qualsiasi momento, senza che ciò comporti l’irreperibilità dello stesso.
Una caratteristica fondamentale della commutazione di pacchetto, infatti, è quella di
permettere un collegamento dati senza che questo tenga occupata la linea del terminale mobile
dal quale si sta effettuando la connessione. Qualora dovesse arrivare una chiamata o un
messaggio, questi hanno la precedenza e il collegamento viene interrotto momentaneamente
per permetterne la ricezione.
Una volta risolte queste questioni tecniche, non rimaneva altro che creare contenuti appetibili
che potessero attirare clienti. La risposta di tutti gli operatori mobili nazionali non si è fatta
attendere e, in breve tempo, sono diventati, essi stessi, degli Internet Service Providers,
24
1. Primordi della telefonia mobile
offrendo, all’interno dei propri portali mobili, contenuti di ogni tipo: video, immagini, giochi,
suonerie. In questo modo si sono poste le importantissime e solide basi che sono servite e
serviranno per lo sviluppo della telefonia mobile.
1.4.3 I LIMITI.
Il GPRS presenta, ovviamente, anche delle limitazioni. La velocità massima teorica è di circa
172,2 Kbps; per raggiungere questa velocità, però, si dovrebbe riservare ad un singolo utente
l'uso di tutti e otto i timeslots, senza incorrere in nessun errore di protezione. Chiaramente è
alquanto improbabile che un operatore permetta l'utilizzo di tutti i timeslots presenti ad un
solo utente. Inoltre, alcuni terminali GPRS sono severamente limitati, dal momento che
supportano solo uno, due o al massimo quattro timeslots contemporaneamente. La larghezza
di banda disponibile per un utente GPRS ne risulterà, quindi, fortemente limitata. L'effettiva
velocità deve essere proporzionata alle limitazioni di rete, dei terminali e al grado di
congestione della rete stessa; più utenti sono collegati nello stesso momento, minore sarà la
possibilità di poter usufruire di una velocità di connessione elevata25. Un altro imprevisto che
si potrebbe verificare, riguarda l’eventualità che i pacchetti di dati, inviati in direzioni
differenti per poi raggiungere la medesima destinazione, si possano perdere o danneggiarsi,
durante la procedura di trasmissione, attraverso i collegamenti radio. I progettisti hanno subito
compreso l'importanza di porre un rimedio a questa eventualità, incorporando un sistema di
integrità dati e di ritrasmissione. Ma a volte qualcosa potrebbe comunque non funzionare.
25
Buckingham, What is GPRS?: Limitations of Gprs,
<http://www.gsmworld.com/technology/gprs/intro.shtml#1>.
25
2. L’avvento della terza generazione: l’UMTS
CAPITOLO 2:
L’AVVENTO DELLA TERZA GENERAZIONE: L’UMTS
2.1 “ IL TELEFONINO E’ MORTO ! ”.
“Pronto? Chi vede?”. Ecco che cosa dovremo imparare a dire, a breve, rispondendo al
telefono. Sì, perché la tecnologia plasma l’uomo tanto nei comportamenti quanto nel
linguaggio e se abbiamo imparato a parlare per monosillabi, in virtù di una forte dipendenza
da messaggi di testo, ora troveremo naturale sillabare parole come: UMTS, videochiamata,
mobile tv, videofonino. Naturale, almeno, quanto porci questa semplice domanda: “Ma che
fine ha fatto il nostro caro vecchio telefono cellulare?”.
E’ morto.
Ebbene sì; noi, popolo ipermediatico del nuovo millennio, abbiamo tutto il diritto e il dovere
di annunciare, se non l’estinzione, sicuramente il declino di uno degli “status symbol” più
ostentati di fine millennio. Un’affermazione del genere, certamente, potrebbe lasciare
perplessi milioni e milioni di persone; chi, infatti, oserebbe pensare che l’oggetto più diffuso
al mondo ( “Chi al giorno d’oggi non possiede un telefonino?” domanda tanto scontata quanto
vera) stia subendo una fase di declino. Basterebbe dare un’occhiata alle cifre da capogiro che
ruotano intorno a questo frenetico mondo, per rendersi conto dell’esatto contrario. Per questo,
a mio avviso, il punto su cui focalizzare la questione che, altrimenti, potrebbe risultare troppo
semplificata da una affermazione del genere, è un altro: come afferma Gianfranco Marrone
nel suo libro, dal titolo fin troppo esplicativo, “C’era una volta il telefonino”, ormai il telefono
cellulare, oggetto che ha modificato stili di vita e comportamenti, in qualsiasi ambito lo si
consideri, nel cinema, nella stampa, nella televisione, è diventato un oggetto scontato1.
Quando si è giunti all’apice della propria esistenza, non ci si può spingere oltre, non c’è nulla
1
Gianfranco Marrone, “Premessa alla seconda edizione”, in Gianfranco Marrone, C’era una volta il telefonino,
Roma, Meltemi Editore, 1999.
26
2. L’avvento della terza generazione: l’UMTS
più del massimo e, inevitabilmente, ecco che ha inizio la fase di declino. E’ vero, gli antichi
Greci pensavano che coloro in grado di raggiungere il gradino più alto potessero possedere
anche la capacità di rimanere stabili nella loro sublimità, non solo l’ineluttabilità di una
rovinosa caduta; ma quello di cui stiamo parlando non è una divinità, tanto meno un eroe dal
tallone sensibile, solo un banale oggetto, passato di moda, o meglio così alla moda, così
ostentato, da non costituire più uno “status symbol”, da non riuscire più a dare la giusta
importanza e evidenza a chi lo possiede.
E’ anche per questo motivo, forse, che si è deciso di trasformare radicalmente la sua identità,
per ridargli nuova linfa vitale, per permettergli di essere di nuovo venerato dai suoi fedeli
utilizzatori.
Il telefonino, quello nato per svolgere la sua funzione etimologica, cioè telefonare, quello
monosensoriale, quello del “Pronto? Chi parla?”, di questo non si può che decretare la morte,
la fine. Con un processo simile a quello usato dai bacelli extraterrestri del film “L’invasione
degli ultracorpi”, i nuovi terminali multimediali si stanno sostituendo ai vecchi e polverosi
telefoni cellulari, assorbendoli e confondendone individualità e caratteristiche; stessa sorte,
del resto, toccata a tutti quei “vecchi” media tradizionali, deposti in nome del “dio digitale”.
Questo non vuole essere un discorso moralistico, tanto meno un ennesimo tentativo di
perpetrare l’ormai vecchio e insensato detto del “Si stava meglio quando si stava peggio”.
Non sarebbe neanche esatto affermare, in conseguenza di ciò, che da ora in poi, le persone
non faranno più telefonate con il proprio telefonino. La chiamata voce, anzi, rimane e rimarrà
una delle maggiori “killer application” della telefonia mobile. Per lo meno questo è il pensiero
di Richard Harper, scienziato alla Microsoft Research di Cambridge, il quale, addirittura,
parla di “mistake of convergence”2; secondo lui, infatti, l’industria mobile ha erroneamente,
da sempre, cercato di raggiungere il traguardo della convergenza dei diversi media in unico
dispositivo portatile, appunto il telefonino. E’ proprio questo, a suo parere, l’errore. E’ vero
che la gente, in futuro, apprezzerà sempre di più, la possibilità di avere, in unico terminale,
più funzioni possibili, ma è anche vero che moltissime persone ricercheranno oggetti
nettamente separati tra loro, semplici da usare, no combinati tra loro e complessi. In base a
questa considerazione, afferma che la chiamata voce rimarrà, per sempre, la principale “killer
2
Harper, The mistake of convergence,
<http://www.receiver.vodafone.com/archive/index.html>.
27
2. L’avvento della terza generazione: l’UMTS
application” della telefonia mobile a fronte anche di evoluzioni da brivido della stessa come
l’UMTS. Che sia una solitaria voce fuori dal coro? Non sembrerebbe. A confermare questa
teoria, infatti, è quanto emerge da una ricerca condotta da Forrester Research3. Sulla base di
un campione di interviste fatte a 18000 consumatori dei cinque maggiori mercati europei
(Francia, Germania, Italia, Gran Bretagna e Spagna), emerge che l’Europa è sì uno dei
mercati dove il cellulare ha conosciuto la penetrazione più ampia, eppure gli Europei ancora
non usano molto le funzioni avanzate come mobile Internet, videochiamate e videomessaggi;
le chiamate voce e gli SMS rimangono i servizi più utilizzati. In particolare, più del 60% degli
intervistati ha un cellulare che può accedere ad Internet ma solo il 18% lo utilizza per quello
scopo; solo il 14% degli utilizzatori fa uso di MMS contro il 70% degli utilizzatori di SMS.
Come tutte le indagini di mercato, anche questa non ha pretese assolutistiche e, pertanto, non
intende rappresentare tutto il bacino degli utenti di telefonia mobile; da questi dati emerge,
comunque, che esiste una grande fetta di individui che non sono ancora pronti, e forse non lo
saranno mai, a questo panorama ipertecnologico che si sta configurando.
Il mercato, però, da una parte, non curante di queste cifre e, dall’altra, potendone sfoggiare
ben altre, sta spingendo dalla parte opposta; l’industria mobile, appunto, sta cercando di
raggiungere il proprio traguardo, con tutti i mezzi possibili, proponendoci sempre più
sofisticati aggeggi tecnologici, con i quali siamo in grado di fare se non tutto, quasi. Dal
vedere se a casa nostra è entrato qualche sconosciuto ad assistere alla nostra trasmissione
preferita, il tutto sullo schermo del nostro amato telefono cellulare. Questo è il futuro, è quello
che ci aspetta e che stiamo già pregustando in versione “demo”. I tempi probabilmente
saranno ancora lunghi, ma, sicuramente, il processo è irreversibile e sono convinto che tra
qualche anno fare videochiamate ci sembrerà semplice e abituale quanto effettuare delle
tradizionali chiamate vocali. La semplice chiamata voce, anzi, tra breve tempo ci sembrerà
vecchia quanto un film in bianco e nero in confronto a uno a colori e con ogni probabilità, vi
ricorreremo, esclusivamente, per riscoprire il gusto del passato, delle cose andate via.
3
Homs, Metcalfe, Zetie, De Lussanet M, Van Veen N, Scenarios For Mobile Enterprise Success,
<http://www.forrester.com/ER/Research/Report/Summary/0,1338,16724,00.html>.
28
2. L’avvento della terza generazione: l’UMTS
2.2
EVOLUZIONE
DELLA
SPECIE:
DAL
TELEFONINO
AL
TERMINALE MULTIMEDIALE.
All’incirca nell’estate del 20024, i principali gestori di telefonia mobile italiana presentarono,
ufficialmente, il lancio del servizio MMS.
Acronimo di Multimedia Message Service, questo sistema, considerato come la naturale e
multimediale evoluzione dell’SMS, permette l’invio di messaggi contenenti testo (la quantità
di caratteri disponibili è molto maggiore rispetto ai tradizionali 160 ed è limitata,
esclusivamente, dalla dimensione massima del messaggio stesso che non può essere superiore
ai 100 Kb5), immagini, video, e suoni. Siamo di fronte a una svolta epocale per la telefonia
mobile; se prima, tramite i tradizionali messaggi di testo, le informazioni erano veicolate per
mezzo di caratteri alfanumerici, ora, è la quasi totalità dei nostri sensi a essere coinvolta. Non
dobbiamo più descrivere il tramonto che stiamo osservando, ora siamo in grado di
immortalarlo e condividerlo direttamente con chi vogliamo. Siamo in grado, quindi, di
ampliare la nostra percezione, possiamo vedere quello che prima potevamo solo leggere,
sentire ciò che prima potevamo immaginare di sentire. Per rendere possibile tutto ciò, è stato
necessario ibridare il nostro tradizionale telefono cellulare con l’oggetto che, forse, più di tutti
ha beneficiato dell’avvento del digitale: la fotocamera. La macchina fotografica digitale,
infatti, consente di scattare fotografie che, principalmente, hanno la caratteristica della
trasferibilità: o su un computer o per stamparle o per mandarle agli amici. Quale migliore
soluzione, quindi, se non quella di integrarla all’interno di un dispositivo mobile, collegato a
una rete telefonica e che siamo soliti portare sempre con noi?
L’idea è di quelle da far rabbrividire; dispositivi del genere si erano visti, finora, soltanto nei
film di James Bond. Eppure, in breve tempo, sono tra le nostre mani, pronti a diventare
oggetti di uso comune. Grazie ad essi, adesso, possiamo documentare ogni attimo della nostra
vita, avere la “ricevuta di ritorno” di ogni nostra azione. Scattare fotografie non è mai stato
così semplice. Ma tutto questo è un bene o un male? Intendo dire, è servito veramente a
4
Tim nel mese di Maggio, Vodafone nel mese di Giugno, Wind nel mese di Luglio.
5
Limite valido per messaggi inviati su rete GPRS. Su rete UMTS la dimensione massima, al momento, è di 300
Kb.
29
2. L’avvento della terza generazione: l’UMTS
qualcosa aver ampliato così tanto la nostra possibilità di comunicare, attraverso questa
estrema facilità di immortalare la realtà e di condividerla, in un attimo, con chi vogliamo?
Ecco cosa affermava Walter Benjamin all’incirca nel 1936 : “Con la fotografia, nel processo
della riproduzione figurativa, la mano si vide per la prima volta scaricata delle incombenze
artistiche, che ormai venivano ad essere di spettanza dell’occhio che guardava dentro
l’obbiettivo”6. Secondo il filosofo e scrittore tedesco, infatti, l’opera d’arte è sempre stata
riproducibile: in quanto fatta da uomini, altri uomini possono riproporla. Ora, però, grazie a
una tecnica come la fotografia, non sono più gli uomini a riprodurre l’opera, bensì le
macchine. In conseguenza di ciò, l’opera d’arte perde quella condizione di unicità e
autenticità che la contraddistingue, perde il suo essere un pezzo unico e originale, ovvero
irripetibile e destinato solo ad un godimento esclusivo nel luogo dove si trova e nel momento
della fruizione. La Gioconda su un foulard o impressa nello schermo del nostro cameraphone,
l'incisione su CD di un concerto di Ravel, diretto dall'autore stesso e ogni giorno riascoltabile,
sono solo alcuni esempi di quel fenomeno, tipico della nostra epoca, dell’epoca della
riproducibilità tecnica, che è la perdita dell’aura, la dissoluzione dell’”hic et nunc”. E’ questo
che otteniamo se fotografiamo un monumento e lo guardiamo comodamente da casa nostra,
impresso in quella fotografia. Tanto è unico un quadro quanto labile e ripetibile la foto. Se il
godimento dell'aura di un'opera d'arte, infatti, è tutto sommato una prerogativa aristocraticoumanistica, ossia un'esperienza estetica privilegiata di un fine “connaisseur” o di una ristretta
cerchia di “happy few”, l'opera d'arte riprodotta è, invece, nata avendo come destinazione le
masse: molteplici, ingorde, mutevoli per definizione. Per quanto ci si sforzi di leggere tra le
righe del testo, però, non si capisce alla fine fino a che punto la perdita dell'aura sia un bene o
un male per Benjamin e dunque un bene o un male per le masse o un bene o un male in sé e
per sé. Forse non è possibile risolvere la questione in maniera così manichea. Un fatto è certo:
la fotografia, fin dalla sua nascita, è stata osteggiata da quello stesso mondo che è riuscita a
mettere in crisi, che è riuscita a rivoluzionare, a causa delle sue caratteristiche fatte di
automatismi, di processi meccanici che non lasciavano spazio all’intervento umano, il solo
che avrebbe potuto garantirle uno statuto di artisticità.
Al giorno d’oggi, però, un discorso del genere non avrebbe più senso, peccherebbe di
anacronismo. Il punto di vista da cui si giudica il fenomeno è decisamente cambiato, anzi
6
Walter Benjamin, L’opera d’arte nell’epoca della riproducibilità tecnica, Torino, Einaudi, 2000, p.21.
30
2. L’avvento della terza generazione: l’UMTS
completamente invertito. Come i pittori dell’epoca, di fronte all’avvento della fotografia,
abbandonarono la loro ricerca di realtà nei propri dipinti, così noi, oggi, di fronte a una
fotografia abbiamo abbandonato ogni volontà di ricerca di artisticità della stessa. L’artisticità
di una fotografia, cioè, non è più per noi un indice di accettabilità o meno della stessa. Per la
maggior parte di noi, infatti, la fotografia non è che un pezzo di carta, un’insieme di pixel,
“bytes” di realtà che siamo riusciti, grazie a un meccanismo di cui spesso ignoriamo il
funzionamento, a immortalare. Non caso, negli ultimi tempi, la fotografia, incurante di tutte le
implicazioni teoriche e psicologiche che, comunque, ancora oggi è in grado di suscitare, ha
proceduto sempre dritta per la sua strada, una strada fatta di evoluzioni, di miglioramenti, di
progressi tecnologici; oggi grazie alla fotografia digitale e alla fotografia “prêt-à-porter” dei
cameraphones, quelle caratteristiche che avevano reso questa tecnica così indigesta al mondo
dell’arte, sono state estremizzate. Il digitale ha massificato ancora di più un qualcosa che era
nato per le masse. Oggi, grazie al nostro telefonino, possiamo fotografare qualunque cosa,
modificare quella stessa fotografia in mille modi diversi e condividerla in pochi secondi con
chi vogliamo.
Uno sterminato popolo di persone pronte a immortalare il più piccolo e insignificante
avvenimento. Forse si è realizzato quel futuristico scenario da “007”, a tal punto che,
oggigiorno, i film della spia più famosa del mondo non ci sembrano neanche così tanto fuori
dal tempo.
E’ proprio grazie all’avvento di questa nuova “specie” di futuristici dispositivi mobili che si è
cominciato a guardare quello che, semplicemente, consideravamo un piccolo telefono
portatile, sotto un’ottica diversa, sotto un’ottica multimediale. Ci siamo accorti,
all’improvviso, delle infinite possibilità comunicative che erano nascoste all’interno di
quell’insignificante oggetto e da allora siamo decisi a sfruttarle tutte in pieno, fino in fondo.
Ormai è il “dio convergenza” che bussa alle porte del nostro saturo mondo. E’ il sogno dell’
“all inclusive”, del “tutto intorno a te” che si fa sempre più concreto.
Proviamo, adesso, a rispondere alla domanda posta poco prima. Qualcuno potrebbe sostenere
che tutta questa estrema ricchezza e facilità raggiunta nella comunicazione sia servita,
esclusivamente, a soddisfare bisogni di cui, forse, non si sentiva la necessità; che questa sia,
semplicemente, l’ennesima vittoria del superfluo. Io non credo, però, che le cose stiano così.
La comunicazione è uno dei più importanti bisogni dell’essere umano e tutto ciò che migliora,
amplifica, asseconda questo desiderio fisiologico, anche con applicazioni che possono
apparire l’emblema della superficialità, è da accogliere positivamente e senza insensati
pregiudizi morali. Sembra volercelo ricordare anche uno spot televisivo, andato in onda
31
2. L’avvento della terza generazione: l’UMTS
all’incirca un anno fa, in cui viene presentato un ipotetico Mohandas Gandhi mentre recita un
suo discorso, di fronte a una webcam. Lo ascoltano persone da tutto il mondo, grazie a diversi
mezzi di comunicazione: una coppia seduta di fronte al Colosseo sul telefonino, un gruppo di
uomini d'affari nel centro londinese, un cinese seduto di fronte alla televisione, due Masai con
il computer portatile, una folla negli Stati Uniti, donne e soldati nella Piazza Rossa grazie a un
maxischermo.
Fig. 2.1 Alcuni fotogrammi dello spot.
Lo spot si conclude con una frase che, a mio avviso, non necessita di ulteriori commenti: «Se
avesse potuto comunicare così, oggi che mondo sarebbe?».
2.2.1 SMARTPHONE: NON CHIAMATELO TELEFONINO.
Quante volte, di fronte a un modello di cellulare appena uscito sul mercato, osservandone
scrupolosamente le innumerevoli funzioni, ci siamo chiesti: “Ma farà anche il caffè?”.
Emblema del tutto fare, questa domanda, probabilmente, non troverà mai una risposta
affermativa, però, qualcosa in grado di emulare questa volontà meccanica di onnipotenza,
forse, esiste. Mi riferisco a quella particolare categoria di dispositivi mobili denominata
“smartphones”. Letteralmente questa parola significa piccolo telefono, anche se di piccolo e
limitato ha davvero poco, per lo meno dal punto di vista delle funzioni. Il piccolo, forse,
dovremmo rapportarlo al fatto che le sue dimensioni fisiche sono inversamente proporzionali
alle sue capacità operative. Se volessimo darne una definizione, potremmo dire,
semplicemente, che si tratta di un cellulare che unisce alle caratteristiche tipiche di un
telefonino, le funzioni che, solitamente, risiedono nei palmari. Insomma, un palmare
mascherato da telefonino. Il palmare, infatti, nonostante abbia sicuramente una maggiore
capacità di calcolo, processori più potenti, più memoria, possiede, però, un limite di non poca
32
2. L’avvento della terza generazione: l’UMTS
importanza; non è in grado, di per sé, di accedere a Internet. Non possiede, cioè, quelle tipiche
caratteristiche da telefonino, che gli permetterebbero di eseguire operazioni che, attualmente,
può eseguire soltanto con l’aiuto di altri dispositivi. E’ per questo motivo che è in atto un
fenomeno molto curioso: i palmari cercano sempre di più di emulare i
telefonini e i telefonini cercano sempre di più di assomigliare ai palmari;
non è che il punto di incontro tra queste vie, sia proprio rappresentata dallo
smartphone? Credo proprio di sì. E non sono il solo. E’ di pochi giorni fa
una notizia7 secondo cui l'azienda californiana Palmsource, proprietaria del
sistema operativo Palm, pioniere dei palmari negli anni Novanta, sarebbe
adesso in crisi, per l'emergere dei nuovi smartphones e di sistemi operativi
concorrenti quali Windows Mobile e Symbian OS. In conseguenza di ciò, i
Fig. 2.2
Nokia 6680,
uno degli
ultimi
modelli
smartphone
dell’azienda
finlandese.
progetti di Palmsource sarebbero stati rivolti ad abbandonare il concetto
tradizionale di palmare, per dedicarsi completamente ai cellulari. Per fare
questo ha comprato un'azienda cinese (MobilSoft) che le ha permesso di
entrare in possesso di un kernel Linux per gli smartphones. E’ il capolinea
del palmare? Il colosso giapponese Sony ha le idee chiare. Ha infatti deciso
di uscire, a cominciare dal mercato giapponese e via via in tutto il resto del mondo, dal
mercato dei palmari, per una semplice ragione: gli smartphones delle nuove generazioni
hanno ormai assorbito del tutto le funzionalità peculiari dei palmari e in più offrono anche la
telefonia. Proprio per questo, le quote di mercato dei palmari sono in continua erosione e da
qui a breve produrli diventerà soltanto una inutile sovrapposizione8. Forse il processo, già in
atto, non sarà così immediato, ma è sicuramente irreversibile. Non ha più senso disporre di un
piccolo ufficio portatile che non è in grado di eseguire la più semplice e la più indispensabile
delle funzioni, cioè quella di collegarsi alla rete; ciò che impone la convergenza è il “tutto in
uno” e in questo lo smartphone non ha rivali. Dotato di un vero e proprio sistema operativo
nel quale è possibile installare qualsiasi tipo di applicazione compatibile, è la perfetta
incarnazione di quello che ci riserverà il futuro, orma non più così lontano, delle
comunicazioni mobili.
7
Martino, Palmsource: il futuro è smartphone,
<http://www.telconews.it/modules.php?name=News&file=article&sid=5798>.
8
Lombardi, Sony: Pda addio,
<http://www.telconews.it/modules.php?name=News&file=article&sid=4995>.
33
2. L’avvento della terza generazione: l’UMTS
2.2.2 IL VIRUS NEL CELLULARE.
Secondo un’indagine di Gartner Research9 la possibilità che un virus colpisca rapidamente i
cellulari, come accade già per i personal computer, è pressoché nulla e rimarrà tale fino al
2007. Pertanto non è necessario che le aziende investano ora, per proteggere dagli attacchi i
dispositivi mobili. Secondo il parere di Jay Heiser, vice presidente ricerca della Gartner, è
importante comprendere che le misure antivirus non vanno implementate su ogni singolo
cellulare, ma devono essere i singoli gestori di telefonia mobile a offrire soluzioni antivirus e
filtri implementati sulla propria rete. In realtà di virus pronti ad infettare il nostro dispositivo
mobile ce ne sono già molti e molti di essi hanno anche subito modificazioni. E’ anche vero,
però, che affinché un attacco sui cellulari abbia le stesse dimensioni e la stessa rapidità che si
osserva negli attacchi ai PC, è necessario che diversi fattori convergano e coesistano. Tra
questi, il principale è sicuramente la diffusione degli smartphones: i “cellulari intelligenti”
sono attualmente il 15% del mercato globale e non si raggiungerà una massa critica prima del
2007. Solo allora attacchi di massa diventeranno possibili.
Un altro elemento deriva dal fatto che virus e worm non possono fare danni su larga scala, se
il numero di terminali con client e-mail rimane limitato. Perché un virus possa diffondersi su
scala globale, infatti, è necessario che almeno il 30% degli utenti salvi ed esegua
“attachments” infetti, contenuti nelle e-mail, lette sul cellulare. Ad oggi, la maggior parte
degli allegati contenuti nei messaggi ricevuti sui telefonini sono immagini, suonerie ed altri
files non eseguibili. Tra due anni sarà, però, diffusa l'abitudine di inviare, ricevere ed
installare file eseguibili: i virus avranno vita (più) facile.
Il terzo fattore, che può facilitare la diffusione dei virus, è, infine, la convergenza dei sistemi
operativi. Un virus per Symbian OS oggi non può colpire cellulari con sistemi operativi
proprietari o con MS Windows Mobile. Tra due anni lo scenario sarà diverso: l'industria
opterà per la convergenza e molti sistemi operativi saranno compatibili. Un virus potrà quindi
contare su un numero maggiore di potenziali bersagli.
9
Pescatore e Girard, Fast-Spreading Virus or Worm Won't Affect Mobile Devices Before Year-End 2007,
<http://www.gartner.com/DisplayDocument?ref=g_search&id=481795>.
34
2. L’avvento della terza generazione: l’UMTS
Ad oggi, però, la possibilità che il nostro terminale venga infettato da qualche virus, non è poi
così remota. Per dimostrarlo, ecco una lista comprendente soltanto alcuni dei worm più
pericolosi e più diffusi10:
CABIR.
Quello di cui stiamo parlando, entrerà, probabilmente, nella storia della telefonia mobile come
il primo virus per cellulari. E' stato scritto da Vallez, pseudonimo usato da “29°”, un gruppo
internazionale di hackers, abile nel creare “concept-virus”, e si è diffuso in smartphones con
sistema operativo Symbian a partire dall’estate del 2004. Il worm,
scoperto dalla società russa, esperta nella protezione di dati,
Kaspersky Lab, sfrutta la tecnologia Bluetooth per cercare cellulari
Symbian, nel raggio di 10 metri, in modo da potersi moltiplicare in
altri dispositivi simili. Insomma, un virus creato dall’uomo che come
primo scopo ha lo stesso obbiettivo dell’umanità, moltiplicarsi per
sopravvivere. Non contiene, però, codice malizioso, semplicemente si
replica in altri telefoni. Il worm crea un pacchetto di installazione
Fig. 2.3 Schermata
di installazione del
virus Cabir.
(file SIS, supportati appunto dal sistema operativo Symbian) e lo
invia ad un altro telefono con il Bluetooth; il cellulare che riceve il
file lo riconosce come parte di Caribe Security Manager, applicativo di sicurezza di Symbian
OS. Lanciato il file, il worm si installa nel cellulare, attivandosi ad ogni accensione per
cercare cellulari Bluetooth nei paraggi. Un virus, quindi, innocuo, ma la questione
fondamentale è che si tratta di un primo tentativo, a cui ne sono seguiti e ne seguiranno,
certamente altri più pericolosi. E' stato definito, non a caso, un "concept-virus", scritto cioè da
qualcuno che voleva dimostrare, esclusivamente, che anche i cellulari moderni possono essere
colpiti. Nel mondo dei Personal Computer i virus attaccano solitamente il sistema operativo
più diffuso, MS Windows; chi ha scritto Cabir, non poteva che puntare su Symbian, il sistema
operativo leader sul mercato della telefonia mobile.
Il virus, inoltre, continua a mutare per non essere bloccato; le ultime due varianti, Cabir.I e
Cabir.H, contengono una modifica che ne facilita la diffusione: la versione originaria del virus
10
F-Secure Corporation, Virus descriptions,
<http://www.f-secure.com/v-descs/_new.shtml>.
35
2. L’avvento della terza generazione: l’UMTS
cercava di infettare, ad ogni riavvio del cellulare infetto, un solo cellulare. Le varianti, ad ogni
riavvio, sono in grado di infettare diversi cellulari alla volta.
COMMWARRIOR.
Questo virus possiede un altro primato. E’ il primo, infatti, che
utilizza anche gli MMS per diffondersi. Arriva dalla Russia, come
dimostra la scritta "CommWarrior v1.0 (c) 2005 by e10d0r
OTMOP03KAM HET!" che appare dopo l'installazione. Il virus, che
colpisce i cellulari con sistema operativo Symbian, una volta
installato cerca di replicarsi, auto-inviandosi non solo via Bluetooth,
ad eventuali cellulari nelle vicinanze, ma anche via MMS a tutti i
Fig. 2.4 Schermata
di installazione del
virus Commwarrior.
numeri memorizzati nella rubrica del telefono, creando, quindi, anche
un ingente danno economico. Quando si auto-invia, il virus appare
sul cellulare obiettivo come un aggiornamento antivirus (ad esempio
“Norton AntiVirus Released now for mobile, install it!”) oppure un gioco (“3DGame
3DGame from me. It is FREE !”), ecc…
DOOMBOOT.
Ennesimo virus per cellulari con sistema operativo Symbian.
Contiene una versione modificata di Commwarrior, denominata
Commwarrior.B, che impedisce l'accensione del telefonino.
Doomboot.A si mimetizza in una (finta) versione pirata del famoso
gioco Doom 2: se si lancia il file SIS, il cellulare viene infettato senza
che l'utente se ne accorga. Nessun messaggio, nessuna anomalia,
nessun programma visibile nella lista degli applicativi in esecuzione.
Fig. 2.5 Schermata
di installazione del
virus DoomBoot.
Una volta spento il cellulare, però, non sarà più possibile accenderlo.
Doomboot.A attiva inoltre i meccanismi tipici di Commwarrior:
cerca di diffondersi via Bluetooth, autoinviandosi ad altri terminali e
causando un elevato consumo della batteria.
36
2. L’avvento della terza generazione: l’UMTS
2.3 UMTS: UN TUBO MOLTO LARGO.
Immaginiamo di dover travasare un’ingente quantità d’acqua da un contenitore a un altro. Se
il canale attraverso il quale facciamo passare il liquido, è molto ristretto, il tempo impiegato
per portare a termine l’operazione sarà, inevitabilmente, molto lungo. Se, invece, il tubo che
utilizziamo possiede una maggiore ampiezza, allora potremmo impiegare anche pochi
secondi. Un esempio tanto semplice quanto efficace. Essenzialmente è questo l’UMTS: un
tubo molto largo.
L’UMTS, infatti, rappresenta per la telefonia mobile quello che l’ADSL rappresenta per i
tradizionali Personal Computer. In pratica, la possibilità di usufruire di una velocità molto
maggiore, rispetto ai precedenti sistemi. Se il GSM era in grado di offrire una esigua velocità
massima di 9,6 Kbps, il GPRS, teoricamente, era riuscito a estenderla fino a 171,2 Kbps.
Grazie all’UMTS, invece, siamo in grado di scambiare dati fino a 384 Kbps. Rapportata alle
velocità delle attuali ADSL per computer fissi, siamo di fronte a cifre comunque irrisorie, ma
la quantità di dati scambiati tramite terminali mobili è, senza dubbio, più esigua rispetto a
quella scambiata attraverso il PC, per cui, quasi 400 Kbps possono considerarsi una notevole
velocità, perlomeno abbastanza da rivoluzionare profondamente, ancora una volta, il mondo
della telefonia mobile.
I diversi operatori di telefonia mobile, negli anni precedente il lancio di questo standard,
hanno preparato adeguatamente il terreno, introducendo prima il GPRS, considerato, appunto,
come la seconda generazione della telefonia mobile, passando per l’EDGE, considerato come
una generazione a metà tra seconda e terza e arrivando, finalmente, all’UMTS, la terza
generazione.
Il concetto di UMTS fa parte di un progetto più ampio definito dall'ITU (International
Telecommunications Union), l'organismo internazionale che stabilisce gli standard per le
telecomunicazioni. Tale progetto, denominato "International Mobile Telecommunications2000" (Imt-2000) si pone come scopo quello di unire le diverse tecnologie per le
comunicazioni mobili su banda larga, in standard mondiali, in modo da renderne semplice e
pratico l'utilizzo da parte di tutti gli utenti. L'interfaccia radio o aerea del sistema UMTS è
chiamata UTRA (UMTS Terrestrial Radio Access). Questa interfaccia che rende possibile la
comunicazione tra i telefoni cellulari e la stazione di base, utilizza un metodo di trasmissione
dati del tutto nuovo rispetto al sistema GSM e a quello GPRS: il cosiddetto Code Division
Multiple Access (CDMA). Per la precisione, per quanto riguarda l’UMTS, dovremmo parlare
di WCDMA cioè Wideband Code Division Multiple Access; l’unica differenza che lo
37
2. L’avvento della terza generazione: l’UMTS
contraddistingue dal CDMA è una maggiore velocità nello scambio di dati che può arrivare,
appunto, fino a 384 Kbps in condizioni di piena mobilità. La descrizione che segue prende in
esame il CDMA ma è valida, quindi, anche per il WCDMA.
Il CDMA è una tecnica digitale che permette agli utenti di telefonia mobile di condividere lo
stesso canale di frequenza. Ogni segnale, infatti, viene suddiviso in diversi "chip" di dati,
ciascuno dei quali è etichettato con il codice dell'utente del telefono cellulare. Durante la
trasmissione, i “chip” di dati sono dispersi su una banda di frequenze e vengono poi
riassemblati all'estremità ricevente. Questa procedura si distingue, fondamentalmente,
dall'attuale sistema GSM, nel quale ogni singolo utente è separato dagli altri da più frequenze
o da intervalli di tempo. La tecnica del CDMA utilizza una serie di codici digitali per la
separazione dei vari utenti. A ciascun utente viene assegnato un proprio codice, il quale sarà
utilizzato per codificarne il segnale e solamente quel ricevitore che conosce il codice
utilizzato sarà in grado di decodificare il segnale relativo a quel determinato utente. Tutti gli
altri utenti, che sono trasmessi sovrapposti ed in contemporanea al segnale che intendiamo
ricevere, avranno assegnato un diverso codice, pertanto il ricevitore non sarà in grado di
rilevarne il contenuto informativo e i loro segnali saranno solamente fonte di interferenza11.
Per comprendere meglio la portata del sistema CDMA prendiamo in considerazione
l’esempio che segue. Immaginate di essere ad un ricevimento in una grande sala e che ad esso
partecipino persone di diverse nazionalità. Voi, naturalmente, parlate correttamente l'italiano
e, a meno che non conosciate un'altra lingua, non sarete in grado di capire cosa dicono le
persone provenienti da altri paesi. Se si presuppone che la lingua parlata sia la chiave di
codifica, allora, nel brusio generale della sala, voi potrete capire (decodificare) le persone che
parlano la vostra stessa lingua, pur condividendo lo stesso ambiente, e tutte le persone che
parlano lingue diverse per voi non saranno altro che fonte di brusio (rumore). Come potrete
immaginare, però, affinché voi possiate comprendere il vostro interlocutore, è necessario che
il brusio non sia troppo eccessivo. In pratica sarete in grado di "decodificare" il vostro
interlocutore, solamente se parla la vostra stessa lingua e se il rumore di fondo (brusio
generato dalle altre conversazioni) non ne copre totalmente la sua voce. Il CDMA sfrutta
esattamente lo stesso principio sopra riportato.
11
Flavio Muratore, Le comunicazioni mobili del futuro. UMTS: il nuovo sistema del 2001, Torino, Telecom Lab,
2000.
38
2. L’avvento della terza generazione: l’UMTS
Fig 2.6 Ognuno sarà in grado di comprendere colui che parla la sua stessa lingua.
Un ricevitore potrà decodificare un segnale solamente se ne conosce il codice di codifica e se
il rumore di fondo, generato dagli altri utenti in conversazione, non supera un determinato
limite. Ritorniamo ancora un attimo all’esempio di prima; se un partecipante volesse parlare
con un qualsiasi altro invitato al ricevimento, egli dovrebbe perlomeno conoscere la lingua del
proprio ospite o, come alternativa, avere a disposizione un traduttore. La rete di accesso
CDMA si propone, appunto, come un traduttore universale che sarà in grado di mettere in
comunicazione un qualsiasi linguaggio "sorgente" con un qualsiasi altro linguaggio
"destinatario".
Fig. 2.7 La rete di accesso CDMA come traduttore universale.
Una rete di accesso CDMA rende, quindi, possibile a colui che dovrà fornire i servizi
all'utente (Core Network "CN”), ed utilizza un determinato linguaggio (protocollo), di poter
39
2. L’avvento della terza generazione: l’UMTS
interagire con i singoli utenti che invece parleranno con una diversa modalità. Un'altro
concetto, utile da conoscere, è il cosiddetto effetto "Cocktail Party". Se nella sala vi sono
solamente due interlocutori, molto probabilmente, essi parleranno a bassa voce e saranno
perfettamente in grado di capirsi. Quando, invece, il numero degli interlocutori aumenta, pur
cominciando a parlare a bassa voce, verrà a tutti istintivo alzare il volume della
conversazione, affinché le loro parole predominino su quelle degli altri presenti; questo
porterà
ad
un
inevitabile
aumento
del
rumore
generale
presente
nella
sala.
Questo aumento non necessario del rumore di fondo causerà la riduzione del livello di
comprensione di tutti i partecipanti alle varie conversazioni, effetto che riportato dall'analogia
alla realtà tecnica significa una perdita di capacità della rete. Per ovviare a questo
inconveniente, oltre al compito di tradurre le conversazioni, alla rete stessa è dato il compito
di mediare anche con quale volume dovranno parlare tutti i presenti, affinché possano essere
da questa compresi. Una rete di accesso CDMA deve essere, quindi, sempre controllata in
potenza e dalla qualità di questo controllo si determina la capacità massima che la rete potrà
avere12. Un’altra caratteristica dell’UMTS è che, in base alla tecnica di trasmissione a
pacchetti, i telefoni cellulari UMTS rimangono sempre collegati alla rete; ciò permette di
rimanere collegati a Internet senza dover ogni volta stabilire una comunicazione. Per quanto
riguarda l'interfaccia aerea UTRA, sono previsti due tipi d'esercizio: l'esercizio FDD
(Frequency Division Duplex) e l'esercizio TDD (Time Division Duplex). Con l'esercizio FDD
vengono utilizzate due frequenze separate per un'unica comunicazione, ossia una per il
collegamento dal telefono cellulare alla stazione di base (uplink, il telefonino trasmette) e una
dalla stazione di base al cellulare (downlink, la stazione di base trasmette). Questo tipo
d'esercizio sarà utilizzato, almeno nella fase iniziale, principalmente nelle celle più grandi.
Con l'esercizio TDD, invece, è necessaria una sola frequenza per stabilire la comunicazione. Il
collegamento uplink o downlink avviene sulla stessa frequenza, tuttavia in momenti diversi.
L'esercizio TDD è adatto per servizi asimmetrici (capacità per il collegamento downlink
superiore a quella per il collegamento uplink) e si rivela dunque ideale per accedere a Internet.
Utilizzato, prevalentemente, in piccole celle all'interno di edifici. I sistemi UMTS lavorano
nella banda di frequenze di 2 GHz. Un solo canale del sistema UMTS dispone di una
12
Rossi M., Il CDMA come modalità di accesso,
<http://www.reteumts.info/ >.
40
2. L’avvento della terza generazione: l’UMTS
larghezza di banda di 5 MHz. Nelle bande sopraccitate esistono dunque 4 canali (20 MHz)
nella banda parziale TDD e 2 x 12 canali (2 x 60 MHz) nella banda parziale FDD. Di
conseguenza, i singoli canali del sistema UMTS sono molto più larghi rispetto a quelli del
sistema GSM. Per la costruzione della rete ogni esercente necessita, pertanto, di pochi canali.
A causa delle alte frequenze e dell'importante traffico di dati previsto, i raggi delle celle delle
reti UMTS saranno più piccoli rispetto a quelli per il GSM. Ciò significa che il numero di
stazioni di base sarà più elevato e dunque che le potenze di emissione medie delle stazioni di
base e dei telefoni cellulari in una rete UMTS saranno inferiori a quelle di una rete GSM.
Benché attualmente non esista ancora una vera rete UMTS, con l'aiuto di simulazioni è
possibile valutare le potenze di emissione e il numero necessario di stazioni di base per tale
rete. Come per il GSM, anche per l'UMTS vi saranno celle di diverse grandezze: Picocelle
(raggio di 100 metri), anche all'interno di edifici; Microcelle (raggio di 500 metri) a 5 m dal
suolo; Macrocelle (2 km) e 3 metri sopra i tetti; Celle rurali /raggio di copertura di 8 km) e
altezza dell’antenna a 30 metri dal suolo. La maggior parte delle celle (più dell'80%) saranno
piccole o molto piccole, dunque delle picocelle o delle microcelle. Queste celle, praticamente
non percettibili visivamente, saranno esercitate con delle potenze di emissione poco elevate.
Per lo meno nella fase di lancio dell'UMTS, verranno installate antenne simili a quelle
impiegate per il GSM. In futuro, verranno impiegati anche sistemi di antenne adattabili nelle
stazioni di base delle reti UMTS. Quest'applicazione molto promettente permette di
alimentare una serie di antenne in modo tale che il raggio principale dell'antenna segua
l'utente mobile. In questo modo è possibile ridurre al minimo la potenza di emissione e le
interferenze. Si stima che l'impiego di queste antenne intelligenti permetterà di moltiplicare la
capacità dei sistemi mobili. La stragrande maggioranza di stazioni di base sarà alimentata, per
lo meno inizialmente, da ponti radio. Nonostante l'elevato numero di nuove stazioni di base,
le reti UMTS non riusciranno a raggiungere, almeno inizialmente, la stessa copertura di quella
attualmente offerta dal sistema GSM. Al fine di garantire ugualmente una copertura
soddisfacente, i telefoni cellulari UMTS sono attualmente equipaggiati sia con il sistema
UMTS sia con il sistema GSM (dual mode); dunque, lasciando una zona coperta dall'UMTS,
è possibile passare automaticamente a una rete GSM13.
13
Flavio Muratore e Silvio Barberis, UMTS. Accesso Radio ed Architettura di Rete, Torino, Telecom Lab, 2002.
41
2. L’avvento della terza generazione: l’UMTS
2.4 ASSEGNAZIONE DELLE LICENZE UMTS IN ITALIA.
Nell’ottobre del 2000 in Italia si è svolta l’assegnazione delle licenze UMTS.
Dopo le aste record di Germania e Inghilterra, anche in Italia ci si attendeva una dura
battaglia, a suon di rilanci. Invece, scottati, forse, dalle recenti esperienze, nella gara nostrana
non si sono raggiunte le cifre folli toccate dai nostri partner europei. Le scelte di come
condurre la gara sono state molto differenti all’interno dei Paesi dell’Unione Europea. L’asta
libera al rialzo, che si è disputata in Gran Bretagna, ha portato nelle casse di Sua Maestà la
bellezza di 75.000 miliardi di lire. Cifra decisamente elevata anche quella incassata dal
governo tedesco: 98.800 miliardi di lire. In altri paesi, invece, non è stata ritenuta opportuna
la modalità dell’asta libera e si è sposata la filosofia del “beauty contest”. In altre parole, si è
voluto puntare sul miglior piano di sviluppo e investimento. Questa scelta, alla cui base c’era
la consapevolezza, da parte dei paesi più deboli, del rischio (in caso di asta libera) di una
colonizzazione straniera, ha avuto il merito di aver minimizzato gli introiti per gli stati in
questione.
Italia, Francia e Irlanda, invece, hanno optato per un ulteriore strada, quella della licitazione
privata, cioè una via di mezzo fra asta e beauty contest. Questa strategia è stata caratterizzata
da una prima fase dedicata alla presentazione del piano di sviluppo di ogni gestore di telefonia
mobile e da una seconda fase nella quale si è proceduto alle offerte economiche vere e
proprie. Per quanto riguarda l’asta vera e propria, la griglia di partenza vedeva in prima fila i
quattro gestori di telefonia mobile: TIM, OMNITEL, WIND, BLU, affiancati da due consorzi
“outsider”. Il primo era ANDALA; società costituita proprio per partecipare alla gara per
l’assegnazione delle licenze UMTS, ha aperto le sue porte a Hutchinson Whampoa, colosso
delle tlc di Hong Kong, che ne ha rilevato il 51% del capitale. Dopo l'ingresso della
multinazionale cinese, il capitale di Andala era composto per il 25,5% da Tiscali e per un altro
15% dalla Cir (Compagnie Industriali Runite). Seguivano il gruppo bancario SanPaolo-Imi
(col 5%), Franco Bernabè (2%), Hdp (1%) e Gemina (0,5%). In seguito dopo alcune
modifiche nell’assetto societario, Andala si è trasformata in H3G, con Hutchinson Wampoa
che ne ha consolidato il controllo, acquisendo anche la quota di Tiscali14.
14
Caccavella, Andala,
<http://www.html.it/dossier/11_wireless/11.htm>.
42
2. L’avvento della terza generazione: l’UMTS
Il secondo era IPSE 2000. Anche IPSE 2000, come Andala, è un operatore UMTS "puro",
ossia creato in funzione dello sviluppo delle tecnologie di terza generazione senza avere come
punto di partenza le infrastrutture GSM e GPRS. Anche IPSE, come Andala, è un operatore
telefonico controllato da una società estera: la spagnola Telefonica ha infatti il 45% del
capitale, con Atlante al 19%, Banca di Roma al 19% e la finlandese Sonera al 12%. Tra i
piccoli azionisti c'è anche l'italiana E.Planet (0,5 percento)15. Infine, due società, Anthill e Tu
Mobile, furono escluse per motivi tecnici.
L’offerta minima prevista per i rilanci era di 4.000 miliardi di lire. Le offerte venivano
lanciate nel corso di tornate, cioè periodi di tempo non inferiori a 15 minuti e non superiori a
120. Tra una tornata e l'altra non dovevano passare meno di 5 minuti: all'inizio di ogni
giornata di gara, il responsabile comunicava ai partecipanti gli orari di inizio e fine delle mani
che si tenevano quel giorno. Di volta in volta il responsabile, scelto dall’Authority per le tlc,
comunicava lo stato della gara (in corso, sospesa, chiusa) e forniva i ragguagli sui livelli delle
offerte raggiunti. L’Authority aveva fissato un limite ai rilanci, stabilendo che l'offerta
massima non potesse essere superiore del 50% della più bassa delle cinque offerte più alte
nella tornata precedente. Qualora l'offerta avesse superato tale limite, essa non poteva essere
accettata e, quindi, non considerata valida. Terminata questa fase di offerta per l'assegnazione
dello spettro principale, si poteva passare alla gara per aggiudicarsi la porzione di spettro
supplementare. Questa fase della gara era riservata ai partecipanti qualificati come “nuovi
entranti” che dovevano effettuare la manifestazione d'interesse per questa porzione di spettro
già nella fase dell'offerta principale. Le premesse per una gara entusiasmante, ( entusiasmante
per il Governo, desideroso di rimpinguare le sue casse) c’erano tutte, ma qualcosa andò storto.
La data di inizio era stata fissata per il 19 ottobre 2000. Dopo il primo giorno, però, Blu
avanza una richiesta di sospensione. Richiesta legittima: la gara viene interrotta per due giorni
e riparte lunedì 23 Ottobre. A quel punto, Blu presenta una dichiarazione di rinuncia e
abbandona definitivamente la gara. Risultato: 5 licenze per 5 concorrenti. La gara, e gli
attesissimi rilanci, finiscono lì. IL 10 gennaio del 2001, l'Autorità per le Garanzie nelle
Telecomunicazioni ha proceduto all'assegnazione formale delle licenze UMTS alle cinque
15
Caccavella, Andala,
<http://www.html.it/dossier/11_wireless/12.htm>.
43
2. L’avvento della terza generazione: l’UMTS
aziende vincitrici: Andala, Ipse 2000, Omnitel, Tim, Wind, per una somma complessiva di
26.750 miliardi di lire16 . Ecco la graduatoria:
1) Omnitel - 4.740 miliardi
2) Ipse 2000 - 4.730 miliardi
3) Wind - 4.700 miliardi
4) Andala H3G - 4.700 miliardi
5) Tim - 4.680 miliardi
2.4.1 IL CASO BLU: IL FUTURO CHE NON C’E’ PIU’.
Era il 19 ottobre 2000, quando, ufficialmente, si aprì l’asta per
l’assegnazione delle licenze UMTS. Dopo un’interruzione di due
giorni, Lunedì 23 Ottobre, Blu Telecomunicazioni S.p.A. decide di
ritirarsi dalla gara, lasciando campo libero alle restanti compagnie
telefoniche. Il Governo, comprensibilmente, si infuria dal momento
che, viste le ingenti somme di denaro che quest’asta aveva portato nelle casse di altri stati
europei, non solo incassa poco, ma gli altri contendenti comprano le licenze UMTS a prezzi
stracciati e, contemporaneamente, beneficiano dei rialzi in borsa.
La domanda che lascia tutti perplessi è: “Com'è possibile che Blu si ritiri dopo rilanci che
superano appena la quota minima per l'assegnazione della licenza, quando tutti i partecipanti
avrebbero dovuto aver preventivato tali oneri, ben prima della partenza della gara?”.
Il Governo, di conseguenza, è deciso nella sua azione di rivalsa e decide di imputare a Blu i
mancati introiti previsti e per “rifarsi”, le infligge una multa pari alla fideiussione presentata
per la partecipazione (fallimentare) alla gara: 4.000 miliardi di lire. Nel frattempo, però, il
TAR accetta il ricorso di Blu e si procede alla cancellazione della multa. I dubbi sulla
16
Sciulli, Le licenze UMTS in Europa e in Italia,
<http://www.html.it/dossier/11_wireless/07.htm>.
44
2. L’avvento della terza generazione: l’UMTS
vicenda, tuttavia, restano e sono in molti a sospettare qualche indimostrabile accordo
sottobanco. A fomentare questi dubbi complottistici, è, di li a breve tempo, il declino di Blu,
fatto assolutamente inspiegabile. Stando ai dati diffusi nel 2001, infatti, la società gode di una
situazione finanziaria ben più rosea delle aspettative: in meno di un anno ha superato un
milione di clienti e il massimo di profitto dell’azienda viene raggiunto con dieci mesi
d’anticipo!
Nel frattempo la procura di Roma, nell’aprile del 2002 apre un’inchiesta contro Blu; l’ipotesi
di reato è turbativa d’asta. Il processo ha visto la conclusione soltanto nel luglio del 2005 e
tutti i ventuno dirigenti di Blu imputati sono stati dichiarati innocenti perché il fatto non
sussiste17.
Nello stesso mese in cui la procura di Roma apre l’inchiesta, i dirigenti della società decidono
di mettere in vendita la stessa. Ha inizio la cosiddetta fase dello “spezzatino di Blu”, tramite la
quale la società viene data in pasto ai rimanenti gestori di telefonia mobile: a Wind spetta
l’intera base clienti, il marchio, una parte dei dipendenti, circa 260 stazioni radiobase (BTS), 6
negozi di proprietà e il call center di Palermo. Sul piatto Vodafone-Omnitel si trova, invece,
un'altra parte di frequenze e il 30% delle installazioni. H3G dovrà accontentarsi del 40% delle
installazioni mentre TIM terrà per sé un pugno di frequenze e il capitale di Blu18.
Ma non è ancora finita; in questa caotica situazione emerge un’altra polemica: si crea uno
scontro tra Wind e Vodafone-Omnitel. L’accordo di spartizione della società, infatti, prevede
che tutti gli ex-clienti Blu diventino automaticamente clienti del gestore arancione. Secondo
le accuse di Vodafone, però, Wind sarebbe responsabile di un blocco unilaterale della
portabilità da Blu verso altri gestori; in altre parole, un cliente ex Blu che non voleva
automaticamente diventare un cliente Wind (era un suo diritto visto che da poco era stata
istituita la Mobile Number Portability), avrebbe dovuto avere il diritto di portabilità del
numero verso il gestore di sua preferenza. Secondo le accuse mosse da Vodafone e in un
secondo momento anche da Tim, Wind avrebbe bloccato, con la scusa di problemi tecnici, le
richieste di portabilità avanzate da questi utenti. Accuse, ovviamente, respinte da Wind.
17
Martino, Processo Blu: tutti assolti,
<http://www.telconews.it/modules.php?name=News&file=article&sid=5796>.
18
Restelli, Addio Blu: un pezzo per uno,
<http://www.digitalvillage.it/articolo_cell.php3?id=tlc54-39&sez=Gestori>.
45
2. L’avvento della terza generazione: l’UMTS
2.5 UMTS: LA DOPPIA LOGICA DELLA RIMEDIAZIONE
“Questa macchina non è la TV, è molto meglio, questa è vita reale. E’ un pezzo di vita di
qualcuno. Qualcosa di puro e integrale, attaccato alla corteccia cerebrale. Insomma sei lì, lo
stai facendo, lo stai vedendo, lo stai sentendo […] entra dentro i tuoi sensi”19.
Sono queste le parole che Lenny Nero, protagonista del futuristico film Strange Days, utilizza
per incentivare un potenziale acquirente a provare una nuova meraviglia tecnologica
denominata “the wire”.
Questo dispositivo, collegato ai centri percettivi del cervello, consiste di due fasi: una di
registrazione, nella quale registra le percezioni sensoriali di chi lo indossa e una di
riproduzione durante la quale trasmette all’utente “spettatore” le percezioni precedentemente
registrate.
L’ambientazione del film, una Los Angeles alle soglie del 2000, satura di comunicazioni e
impregnata di media, è uno dei tanti ipotetici scenari futuristici che l’ansia del nuovo
millennio ci ha riservato, ma forse non è neanche così distante dalla realtà in cui ci troviamo
oggi. Basti pensare alla ricchezza dell’ambiente mediale in cui viviamo, alla velocità con cui
le tecnologie digitali si stanno diffondendo, cogliendo impreparate le istituzioni giuridiche,
culturali. Nell’epoca dell’ossessione visiva, dove tutto acquista valore e credibilità solo se può
essere sottoposto al senso dominante, la vista appunto, la portata di uno strumento del genere
sarebbe assolutamente rivoluzionaria; laddove i moderni media vogliono coinvolgere lo
spettatore, facendolo sembrare di fronte all’evento, dentro la realtà, “the wire” rischierebbe di
farli diventare obsoleti20.
La caratteristica principale, infatti, di questo strumento è quella di essere stato progettato per
nascondere la sua presenza, per scomparire dalla soglia di consapevolezza di chi lo indossa.
Quante volte guardando un telegiornale ci troviamo di fronte a documenti visivi “live”,
documenti in presa diretta, inquadrature in soggettiva, che ci mostrano l’evento mentre questo
sta accadendo; oppure filmati che ripropongono, da una distanza molto ravvicinata, un
19
Dal film “Strange Days”, regia di Kathryn Bigelow (1995).
20
David Bolter e Richard Gruisin, Remediation, Milano, Guerini Studio, 2002.
46
2. L’avvento della terza generazione: l’UMTS
determinato fatto accaduto soltanto pochi attimi prima, ripreso per caso da un ignaro turista.
E’ la dimostrazione che i moderni media digitali vorrebbero, in tutto e per tutto, assomigliare
a quel futuristico dispositivo, vorrebbero diventare impercettibili finestre sul mondo, ma per
qualche motivo non solo non riescono pienamente a realizzare questo scopo, ma finiscono
anche per cadere nella logica opposta. Perché?
Marshall McLuhan affermava "Il mezzo è il messaggio"21 e con questa celebre frase, quasi un
paradosso, voleva indicare che il vero messaggio che ogni medium trasmette è costituito, in
realtà, dalla natura del medium stesso. Ogni medium, cioè, va studiato in rapporto ai criteri
strutturali in base ai quali organizza la comunicazione; è proprio la particolare struttura
comunicativa di ogni medium che lo rende un dispositivo non neutrale, perché essa suscita
negli utenti-spettatori determinati comportamenti e modi di pensare e porta alla formazione di
una certa “forma mentis”.
Non a caso, lo stesso McLuhan aggiunge "Il medium è il massaggio", espressione con la quale
intende ribadire il fatto che ogni medium condiziona i propri utenti e contribuisce a plasmarne
la mente: li massaggia.
Il tanto agognato scopo dei media odierni, quindi, di raggiungere una sorta di immediatezza
trasparente, è assolutamente inutile e pretenzioso? Nel voler a tutti i costi catapultare l’utente
all’interno dell’evento, come se fosse egli stesso a viverlo di persona, i media odierni
commettono, pertanto, un grossolano errore?
Più che un errore, un paradosso, un grosso paradosso. La cultura contemporanea, infatti, vuole
nello stesso tempo moltiplicare i propri media e eliminare qualsiasi traccia di mediazione, è
come se volesse cancellare i propri media nel momento stesso in cui li moltiplica.
Torniamo ancora un attimo a McLuhan e a un'altra sua famosa espressione: “il contenuto di
un medium è un altro medium. Il contenuto della scrittura è il discorso, così come la parola
scritta è il contenuto della stampa e la stampa quella del telegrafo”22. Quella descritta in
queste parole non è altro che la rappresentazione di un medium all’interno di un altro,
conosciuta anche con il nome di rimediazione. Ed è proprio questa la caratteristica
fondamentale dei nuovi media digitali. E basta poco per dimostrarlo. Consideriamo, appunto,
il nostro telefonino, anzi il nostro dispositivo mobile multimediale. Su uno schermo largo
21
Marshall McLuhan, Gli strumenti del comunicare, Milano, Il Saggiatore, 1967.
22
Marshall McLuhan, Gli strumenti del comunicare, Milano, Il Saggiatore, 1967, p 16.
47
2. L’avvento della terza generazione: l’UMTS
pochi pollici, grazie all’avvento dell’UMTS, siamo in grado di vedere la televisione, ascoltare
la radio, la musica, leggere libri. Siamo in grado, cioè, di accedere, in modo completamente
nuovo, a tipologie di media “vecchi”, tradizionali. E’ la più limpida dimostrazione che il
medium digitale vorrebbe cancellare se stesso, come se l’utente si stesse confrontando
direttamente con il medium originale, appunto senza alcun tipo di mediazione, offrendo, in
più, il vantaggio di rendere disponibili tutti questi mezzi di comunicazione su un unico
supporto. Molto spesso, però, non ci riesce, la sua presenza è comunque sempre in qualche
modo percepibile.
Basti pensare che il contenuto di cui usufruiamo sul nostro “videofonino” è molto limitato
dalle prestazioni stesse del dispositivo: schermo piccolo, audio non eccellente. Siamo
consapevoli, insomma, che il contenuto che stiamo visualizzando è una versione ridotta dello
stesso che potremmo usufruire su di un media tradizionale. Però ci accontentiamo, perché
quello che ci sta più a cuore è poterne usufruire in mobilità, indipendentemente dal luogo in
cui ci troviamo. Al contrario del “wire”, il nostro cellulare rimane sempre ben presenta nella
soglia della nostra consapevolezza, a ricordarci che è proprio grazie a lui, alle sue
applicazioni, alle sue funzionalità, se riusciamo a vedere l’ultima edizione del notiziario o il
nostro telefilm preferito.
E’ proprio in questo tentativo di soddisfare questa apparentemente insaziabile desiderio di
immediatezza trasparente, che i media odierni finiscono per espandere ai massimi livelli
anche la logica opposta, realizzando la doppia logica della rimediazione. Da una parte, quindi,
la volontà di un’immediatezza, di una trasparenza, dall’altra un’ipermediazione. Se la logica
dell’immediatezza tende a cancellare e a rendere automatico l’atto di rappresentazione, la
logica dell’ipermediazione tende a far riconoscere atti di rappresentazione multipli e li rende
visibili. L’ipermediazione è quella dello stile a finestre del World Wide Web, delle interfacce
del desktop e del “mini-desktop” del nostro telefonino, nel quale ritroviamo anche qui
un’interfaccia grafica a finestre, un ambiente frammentato, segmentato che enfatizza la
performance piuttosto che l’oggetto artistico in sé.
48
3. Panorama su operatori mobili italiani
CAPITOLO 3
OPERATORI MOBILI ITALIANI E RISPETTIVO
APPROCCIO AL LANCIO DELL’UMTS
3.1 VODAFONE: DA PRIMA ALTERNATIVA AL MONOPOLIO
DELLA TELEFONIA MOBILE A FUSIONE CON IL COLOSSO
INGLESE DELLE TLC.
Il 19 giugno del 1990 nasce, da un'idea imprenditoriale di Carlo De Benedetti ed Elserino
Piol, Omnitel Sistemi Radiocellulari Italiani, società all’interno della quale spiccano
investitori del calibro di: Olivetti,
Bell Atlantic International, Cellular Communication
International, Telia International e Lehman Brothers. Nel mese di gennaio del 1994 Omnitel
firma un accordo con la società Pronto Italia S.p.a. (società formata da operatori bancari e
industriali tra cui Banca di Roma, Pacific Telesis e Mannesmann), dal quale nasce Omnitel
49
3. Panorama su operatori mobili italiani
Pronto Italia di cui Omnitel Sistemi Radiocellulari Italiani detiene il 70%. Nel 1994 l’azienda
si aggiudica la prima gara in Italia per una licenza GSM nel settore delle telecomunicazioni
mobili. Nel dicembre del 1995 prende il via il lancio commerciale della società la quale
rappresenta la prima alternativa al monopolio delle telecomunicazioni mobili. L’azienda, in
breve tempo, conosce un successo senza precedenti che la porta a diventare nel corso del 1999
il secondo gestore mobile europeo con 6,19 milioni di clienti. Il 2000 è l’anno
dell’assegnazione delle licenze UMTS, che Omnitel si aggiudica a fronte di una somma di
4.740 miliardi di lire. Nello stesso anno, a seguito dell'acquisizione da parte di Olivetti di
Telecom Italia, la partecipazione di Mannesmann in Omnitel sale al 53,7%. Acquistato il
settore delle telecomunicazioni di Mannesmann dalla Vodafone AirTouch, nell’aprile del
2000 diventa parte del gruppo Vodafone e il logo dell’azienda subisce una prima importante
modifica: da Omnitel a Omnitel-Vodafone, a cui seguirà, il 27 maggio 2002, un ulteriore
cambiamento: da Omnitel-Vodafone a Vodafone-Omnitel (vedi Fig 3.1).
Fig. 3.1 Come è cambiato il logo dell’azienda nel corso degli anni.
Fig 3.1 Come si è modificato il logo dell’azienda nel corso del tempo.
Nel corso di questo periodo la struttura organizzativa di Vodafone Italia è soggetta a due
operazioni straordinarie. La prima operazione, conclusa nel novembre 2002, ha riguardato la
fusione per incorporazione da parte di Vodafone Investment B.V., trasformata
successivamente in Vodafone Omnitel N.V., di sei società direttamente o indirettamente
controllate dal Gruppo Vodafone (Omnitel 2000 S.p.A., Vodafone Omnitel S.p.A., Pronto
Italia S.p.A., Omnitel Sistemi Radiocellulari Italiani S.p.A., Oliman Holding II B.V.,
Omnistrada B.V.). Tale soluzione ha permesso di semplificare la struttura societaria, prima
caratterizzata da un articolato sistema di controllo, anche in seguito all’uscita di scena di
alcuni soci storici quali Olivetti e Mannesmann (quest’ultima acquisita dal Gruppo
Vodafone). La seconda operazione si riferisce alla fusione per incorporazione della società
Vizzavi Italia S.p.A. e, contestualmente, della relativa Holding (Barnsley Holding B.V.), che
gestisce il portale WAP del Gruppo Vodafone in Italia. Le suddette operazioni straordinarie
non hanno modificato la composizione dell’azionariato di riferimento, rispetto a quello che
50
3. Panorama su operatori mobili italiani
caratterizzava la società incorporata Vodafone Omnitel S.p.A1. Il processo di avvicinamento e
inglobamento con il gestore inglese, si conclude il 12 maggio del 2003 con il passaggio
definitivo al brand Vodafone anche per l’Italia
Fig. 3.2 Vodafone nel mondo.
.
1
Guerci, Introduzione al "Caso Omnitel",
<http://www.ponticellinks.com/intromnitel.html>.
51
3. Panorama su operatori mobili italiani
3.1.1 L’UMTS DI VODAFONE.
Il 12 febbraio 2004 il Gruppo Vodafone, in contemporanea in 13 Paesi Europei (Austria,
Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna, Svezia, Svizzera,
Gran Bretagna e Giappone) ha ufficializzato il lancio commerciale, per le aziende e per il
mondo consumer, del servizio UMTS. Con una copertura iniziale di 41 città, attualmente
copre 242 città italiane cioè circa il 61% della popolazione. L’avvio del nuovo standard,
supportato da una campagna pubblicitaria che ha introdotto una nuova variante dello
speechmark dell’azienda, all’interno del quale spicca la sigla 3G (indica, appunto, la terza
generazione della telefonia mobile, inaugurata dall’UMTS), ha come punto di riferimento il
portale mobile della società. Vodafone live, primo ambiente multimediale mobile, nato nel
2002, accessibile tramite telefoni compatibili, è il portale WAP di Vodafone; possiede la
caratteristica di presentare un’interfaccia grafica standard, valida per qualsiasi operatore
Vodafone europeo, cambiano, ovviamente, da paese a paese, i contenuti a cui si può accedere.
La prima versione del portale, pensata per essere accessibile su
piattaforma GPRS, permette di accedere a diverse tipologie di
contenuti audio e video. Con l’avvento dello standard UMTS,
ovviamente, la quantità e la qualità dei contenuti disponibili
sono sensibilmente aumentati. Se si possiede, infatti, un
terminale UMTS e si accede al portale sotto copertura 3G, si
può usufruire di una differente versione del portale, denominato
Vodafone live UMTS, all’interno del quale si trovano due
sezioni in più, rispetto alla versione precedente (ancora
disponibile per chi accede sotto copertura GPRS). La prima
sezione, denominata “LIVE TV”, consente l’accesso alla
Mobile Tv del gestore rosso, con la possibilità di vedere in
Fig. 3.3 Versione inglese
del portale Vodafone Live.
streaming canali televisivi tematici, riguardanti news, sport,
musica, direttamente sullo schermo del proprio telefonino,
ventiquattro ore su ventiquattro.
La seconda sezione, “LIVE MUSIC”, si presenta, invece, come un vero e proprio negozio
virtuale di musica digitale, all’interno del quale è possibile scaricare canzoni in formato
52
3. Panorama su operatori mobili italiani
compresso2 e ascoltarle sul proprio dispositivo mobile. Per il momento sono questi gli unici
due canali creati appositamente per la banda larga mobile; l’offerta, in una fase ancora semisperimentale, è destinata, senza dubbio, ad aumentare nel corso del tempo.
2
Il formato in cui le canzoni sono compresse è Aac: advanced audio coding. Il formato fa parte a tutti gli effetti
dello standard Mpeg-4 e si basa su una nuova tecnologia che garantisce una qualità molto buona, con un
eccellente rispetto per la dinamica originale. L'Aac è, come l'Mp3, un formato di compressione "lossy", cioé con
perdita di segnale.
53
3. Panorama su operatori mobili italiani
3.2 TIM: DA PIONERE NELLE COMUNICAZIONI MOBILI A
FUSIONE CON TELECOM ITALIA.
Telecom Italia Mobile nasce, ufficialmente, il 14 luglio del 1995, in seguito alla scissione
dalle attività di telefonia fissa, per volere del Ministero delle Poste e delle Telecomunicazioni,
quando il gruppo era ancora in mano allo Stato. Nello stesso
anno comincia a essere operativa la rete GSM a 900 MHz.
Nel 1996 TIM è la prima azienda al mondo ad introdurre la
carta ricaricabile e prepagata, la TIM Card, aprendo così le
porte ad un mercato inesplorato e che si rivelerà, in breve
Fig. 3.4 Tim Card.
tempo, uno straordinario successo. La carta prepagata e
ricaricabile, infatti, ha avuto il merito di contribuire, in
modo massiccio, soprattutto in Italia, al successo e alla diffusione della telefonia mobile.
Questa innovazione, infatti, non solo ha liberato l’utente dalla gravosa e poco efficiente
bolletta telefonica, ma ha permesso anche a milioni di giovani, di poter possedere una propria
SIM Card, con la certezza di avere sempre sotto controllo la propria spesa telefonica,
evitando, quindi, sgradevoli sorprese alla fine del mese. Nel 1998 prende avvio il servizio
GSM a 1800 MHz; nel 2000 l’azienda si aggiudica, per una somma di 4.680 miliardi di lire, la
licenza UMTS e contemporaneamente, avvia la sperimentazione GPRS. Nel 2002, anno del
lancio del servizio MMS, acquisisce il 100% del capitale di BLU3. Ed ecco che arriviamo, con
un balzo di tre anni, al 2005, data fatidica per l’azienda. Dopo dieci anni di onorata attività,
infatti, l’avventura di Tim arriva al termine. La catena di comando sull’ex monopolista,
infatti, si accorcia, e, allo stesso tempo, si rafforza nelle mani degli azionisti di riferimento,
primo fra tutti il manager-padrone Marco Tronchetti Provera. Ma vediamo con precisione
come è andata: tra il 3 e il 21 gennaio 2005 Telecom Italia lancia un’offerta pubblica di
acquisto (Opa) parziale sulle azioni quotate in Borsa della controllata Telecom Italia Mobile,
decisa a rastrellare sul mercato azionario circa il 30% delle azioni ordinarie di Tim (della
quale già possedeva il 56%). L’obiettivo è una fusione che farà sparire dalla Borsa l’operatore
3
Tim S.p.A., La storia,
<http://www.azienda.tim.it/az_dettaglio/0,,27_2098,00.html>.
54
3. Panorama su operatori mobili italiani
di telefonia mobile, incorporato a partire dal 30 giugno 2005 nella capogruppo.
Un’operazione da 14 miliardi di euro che non è passata inosservata, non fosse altro per le
decine di pagine pubblicitarie che dai quotidiani invitavano i piccoli risparmiatori a vendere le
proprie partecipazioni di Tim all’ex monopolista. Secondo il parere del presidente di Telecom
Italia, Marco Tronchetti Provera, è di primaria importanza insistere sul valore della
convergenza tecnologica, per cui telefonia fissa e mobile si avvicinano sempre più, grazie
anche al protocollo Internet. Però, forse, dietro questa operazione commerciale non c’è
soltanto una lungimiranza di vedute sul futuro della comunicazione. Allo stato delle cose,
infatti, l’operazione Telecom-Tim svela innanzitutto il suo valore finanziario. Incorporare
Tim all’interno di Telecom Italia significa, soprattutto, poter mettere le mani sui ricchi flussi
di cassa dell’operatore mobile che può contare sulle bollette e sulle ricariche di 26 milioni di
clienti le quali si traducono, per il 2003, in un fatturato di quasi 12 miliardi di euro e utili di
oltre 2 miliardi e 300 milioni. Allo stesso tempo la fusione porterà benefici al bilancio. Finora,
infatti, Tim, non ha mai avuto debiti finanziari (al contrario di Telecom) e potrebbe
rappresentare un’ottima opportunità, per Telecom Italia, di migliorare il proprio bilancio, dal
momento che Telecom Italia si conferma come una delle compagnie telefoniche più indebitate
d’Europa, con oltre 42 miliardi di euro di pendenze finanziarie. Ma il debito dovrebbe ridursi
di 3 miliardi di euro l’anno proprio grazie ai flussi di cassa di Tim4. Il che è un po’ come dire
che Tim è stata comprata coi suoi stessi soldi. Unire le due società, senza dubbio, vuol dire
anche, ragionevolmente, migliorare la struttura produttiva e ridurre i costi (le stime parlano di
almeno un miliardo di euro l’anno) grazie a investimenti integrati. Il che può tradursi in
vantaggi anche per l’utenza, sia in termini di riduzione delle tariffe (improbabile) che in
termini di aumento dell’offerta di servizi (probabile). E’ importante procedere sulla strada
della convergenza tra fisso e mobile soprattutto adesso che grazie all’UMTS si può creare
un’importante parallelismo tra banda larga fissa e banda larga mobile; a confermare ciò, è il
fatto che questa è una tendenza comune, soprattutto in Europa, dove sia France Telecom sia
Deutsche Telekom si sono ributtate sulla telefonia mobile.
4
Raitano, L’ultimo colpo grosso di Tronchetti,
<http://www.altreconomia.it/index.php?module=subjects&func=viewpage&pageid=240>.
55
3. Panorama su operatori mobili italiani
3.2.1 L’UMTS DI TIM.
Tim, nella sua strategia di avvicinamento al lancio della tecnologia UMTS, è stata l’unica
azienda a sviluppare e a proporre ai propri utenti la tecnologia EDGE. L’Edge Enhanced Data
Rates for Global Evolution, evoluzione del GPRS, permette una trasmissione dati teorica fino
a 200 Kbps e possiede il vantaggio di poter essere realizzata attraverso l'aggiornamento dei
software delle reti GSM/GPRS già esistenti, senza che sia necessaria l'istallazione di nuove
stazioni radio. Molto più veloce del GPRS, molto più lento dell’UMTS, lo si può considerare,
a tutti gli effetti, come una via di mezzo tra i due sistemi. Forse, proprio per questo motivo, gli
altri operatori mobili italiani hanno deciso di non prenderlo in
considerazione, per catapultarsi subito sulle meraviglie dell’UMTS.
Il servizio EDGE lanciato da Tim nei primi mesi del 2004, è stato
utilizzato, appunto, come ponte, come traino per la presentazione
ufficiale dell’UMTS avvenuta il 24 maggio 2004. Attualmente, la
banda larga mobile di Tim copre il 90% della popolazione e più di
cento città italiane. Per quanto riguarda i servizi offerti, Tim
possiede un ulteriore primato: è stato l’unico operatore mobile
italiano, infatti, in stretta collaborazione con Nokia, a rendere
disponibile il servizio di Video Sharing. Letteralmente significa
condivisione di video ed è un servizio multimediale che permette a
due utenti, di vedere un video clip, contenuto nel terminale di uno
Fig. 3.5 Offerta
commerciale relativa
alla fruizione della
Mobile Tv.
dei due, in tempo reale durante la loro normale telefonata vocale.
Le immagini, inviate da un telefono all’altro, possono essere
visualizzate da entrambi gli interlocutori che possono così vedere e
commentare lo stesso video; la condivisione video, inoltre, può essere conclusa senza
terminare la telefonata vocale.
Da molti considerato come una “videochiamata a metà” e snobbato proprio per questo
motivo, in realtà, questo servizio potrebbe avere importanti implicazioni e sviluppi. Un
ulteriore servizio, già disponibile su piattaforma GPRS che grazie all’ UMTS è stato
56
3. Panorama su operatori mobili italiani
implementato in termini di qualità ed efficienza, è la Mobile TV. Per chi possiede uno
smartphone, la Mobile Tv è disponibile sottoforma di applicazione che può essere scaricata e
installata sul proprio terminale. In questo modo,
per visualizzare i canali, sarà sufficiente avviare
l’applicazione, scegliere il contenuto e guardarlo in
streaming, tramite collegamento WAP.
alternativa è possibile accedere al
In
servizio
attraverso il portale WAP di Tim. All’interno si
possono trovare canali sportivi, canali “all news”,
Fig. 3.6 Logo del servizio I.music store.
canali sulla viabilità, sul meteo, sulla musica, sul
cinema.
Altro servizio disponibile sotto copertura 3G è “I.Music Store”. Come suggerisce il nome
stesso, si presenta come un negozio virtuale di musica, all’interno del quale, oltre alle
tradizionali suonerie, è possibile scaricare brani mp3 e ascoltarli comodamente dal proprio
telefonino.
57
3. Panorama su operatori mobili italiani
3.3 WIND: DA OPERATORE VIRTUALE A FUSIONE CON ORASCOM
TELECOM.
Wind Telecomunicazioni S.p.A., fondata nel 1997, si aggiudica nel giugno del 1998 la gara
per l’assegnazione della licenza GSM come terzo operatore di telefonia mobile. Ha inizio,
quindi, l’avventura del primo Mobile Virtual Network Operator italiano. Quali sono le
caratteristiche che deve possedere un operatore di telefonia mobile virtuale? Eccole:
•
Non possiede frequenze proprie, ma utilizza la rete di accesso di altri operatori e le loro
infrastrutture.
•
Offre servizi mobili a valore aggiunto ai clienti ivi inclusi i servizi di raccolta e
terminazione delle chiamate.
•
Possiede un proprio codice di rete mobile.
•
Possiede una propria risorsa di numerazione.
•
Possiede e distribuisce proprie SIM card e terminali.
•
Gestisce in modo indipendente marchio e strategie commerciali.
•
Sottoscrive un contratto direttamente con i clienti finali.
•
E’ dotato di impianti di commutazione e HLR (Home Location Register).
•
Negozia propri accordi di roaming nazionale e internazionale.
Il successo dell’azienda è, senza dubbio, meno virtuale e non si fa attendere. Nel 2000 riesce
ad aggiudicarsi una delle licenze UMTS a fronte di una somma di 4.700 miliardi di lire. Alla
fine del 2001 Enel (l’azionista di maggioranza) perfeziona l’acquisizione di Infostrada S.p.A,
il maggiore operatore alternativo italiano di telefonia fissa e il primo provider di servizi
Internet. A Luglio, Infostrada viene conferita in Wind; dal 1 Gennaio 2002 Wind ed
Infostrada vengono fuse in una sola entità. Nello stesso anno Wind lancia il servizio GPRS
per il mondo consumer e sottoscrive l'accordo definitivo per l'acquisizione di alcuni “assets“
di Blu, nell'ambito dell'operazione di break-up della stessa. Nel novembre del 2003, riesce a
siglare un accordo con l’operatore giapponese Ntt DoCoMo, per ottenere, in esclusiva per
58
3. Panorama su operatori mobili italiani
l’Italia, il servizio i-mode5. Il 2005 è l’anno della svolta. Dopo insistenti voci che si
susseguivano ormai da tempo, il 26 maggio del 2005 arriva la conferma: Enel S.p.A. (Enel) e
Weather Investments S.A.R.L. (Weather), società che fa capo all’imprenditore egiziano
Naguib Sawiris, firmano il contratto per il trasferimento di Wind Telecomunicazioni S.p.A.
(Wind) a Weather. Il controvalore complessivo dell’operazione è pari a 12.138 milioni di
euro.
Fig. 3.7 Attuale struttura azionaria di Wind.
Il contratto prevede la cessione all’imprenditore egiziano da parte di Enel di una quota pari al
62,75% di Wind a Weather. Contestualmente, Sawiris conferirà a Weather una partecipazione
del 50% più un’azione del capitale di Orascom Telecom Holding (OTH), società di
telecomunicazioni quotata presso le Borse di Londra e del Cairo. Enel e Weather hanno
5
Wind Telecomunicazioni S.p.A., La storia,
<http://www.wind.it/it/investitori/multipagina/wind_storia/pag1.php>.
59
3. Panorama su operatori mobili italiani
siglato inoltre degli accordi di put and call sulla base dei quali, nel periodo compreso tra il 15
gennaio 2006 e il 30 giugno 2006, Enel potrà cedere e Weather potrà acquisire la quota
residua detenuta da Enel nel capitale di Wind. Al completamento dell’operazione, Enel avrà
ottenuto dalla cessione di Wind 3.009 milioni di euro per cassa e una partecipazione pari al
26% del capitale di Weather (società che controllerà il 100% di Wind e il 50% più un’azione
di Orascom) per un controvalore di 1.960 milioni di euro. L’accordo raggiunto permetterà di
sviluppare la cooperazione tra Wind e Orascom, finalizzata a realizzare significativi
incrementi dei ricavi e dei margini. In particolare, le due società punteranno a una forte
crescita della quota di mercato nel traffico di tlc in partenza e in arrivo tra Europa, bacino del
Mediterraneo e tutti quei paesi dove Orascom ha e avrà un ruolo chiave. Inoltre, il
coordinamento tra le due società svilupperà una massa critica tale da favorire notevoli
risparmi, in particolare negli acquisti, per esempio di telefoni portatili, e negli investimenti
tecnici6. Interrogato sul perché abbia voluto procedere all’acquisizione di Wind, ecco come
risponde l’imprenditore egiziano: “La dimensione è diventata sempre più decisiva nella
competizione tra operatori telefonici e nel consolidamento internazionale in corso non c'è più
spazio per i piccoli. I mercati orientali nei quali opera il mio gruppo hanno oggi tassi di
crescita elevatissimi, ma io debbo pensare al passo da fare in vista del rallentamento che
arriverà tra 5 o 6 anni e crescere è meglio che vendere ad altri gruppi. Ecco perché, quando s'è
presentata l'occasione di Wind, ho subito capito che era un'opportunità da non perdere”7. Per
la società quindi si prospetta un’inglobazione e fusione con Orascom Telecom che porterà alla
costituzione di un importante polo mediterraneo delle tlc.
6
Rendina f, Enel cede Wind ma resta nelle tlc,
<http://www.24oreborsaonline.ilsole24ore.com/fc?cmd=art&artId=668924&chId=43>.
7
Lombardi, Naguib Sawiris sul futuro di Wind,
<http://www.telconews.it/modules.php?name=News&file=article&sid=5307>.
60
3. Panorama su operatori mobili italiani
3.3.1 L’UMTS DI WIND
Il lancio dell’UMTS di Wind è avvenuto ufficialmente il 28 ottobre 2004. Con una copertura
di 15 capoluoghi di provincia, attualmente è la rete UMTS meno estesa, anche se è in
continua espansione e a breve, visti anche gli ingenti finanziamenti promessi dalla nuova
gestione egiziana, raggiungerà percentuali più che sufficienti per eguagliare il livello degli
altri operatori mobili. I punti di riferimento per il lancio dell’UMTS sono il portale mobile
WAP di Wind e soprattutto il portale i-mode. Frutto di un’intesa con il colosso giapponese Ntt
DoCoMo, Wind fornisce in esclusiva per l’Italia il servizio i-mode. Tramite il ricchissimo
portale, accessibile esclusivamente con un cellulare i-mode o con un cellulare che possegga
un browser compatibile, si può accedere a uno sterminato mondo di informazione, sport e
divertimento. Per il momento all’interno del portale WAP e imode non sono stati creati servizi “ad hoc” per la banda larga
mobile; si può, semplicemente, usufruire di quelli già disponibili
per la piattaforma GPRS, con una qualità nettamente maggiore.
E’ ancora presto parlare di sviluppi di terza generazione per un operatore come Wind,
soprattutto visto il cambiamento di proprietà che lo sta interessando e che una volta portato a
termine potrà garantire i giusti investimenti per colmare il gap iniziale.
61
3. Panorama su operatori mobili italiani
3.4 H3G: L’OPERATORE UMTS “PURO”
Il 18 novembre 1999 si costituisce il nucleo originario di H3G: nasce Andala UMTS S.p.A.,
inizialmente partecipata al 90% da Tiscali e al 10% da Franco Bernabè. La peculiarità di
questa azienda, consiste nel fatto di essere un operatore di telefonia mobile esclusivamente di
terza generazione, creato, cioè, appositamente in vista del lancio dell’UMTS. Non possiede,
infatti, una rete GSM, ma si appoggia esclusivamente su una propria rete UMTS (nelle zone
non coperte dal segnale, ci sono accordi di roaming con Tim), sulla quale, quindi, vengono
convogliate anche quelle operazione che solitamente spettano alla rete GSM, come una
normale chiamata vocale o un messaggio di testo. Questo suo status di “operatore UMTS
puro” è una caratteristica che pone l’azienda in una posizione di avanguardia nel mondo della
telefonia mobile, ed è una caratteristica che fa riemergere il tanto discusso rapporto tra GSM e
UMTS. Attualmente, infatti, la rete GSM, funziona come "safety net" nel senso che non
appena termina la copertura UMTS, automaticamente il segnale si aggancia su quella GSM.
Obbiettivo futuro e comune di tutti gli operatori mobili, quindi, sarà quello di rendere la rete
UMTS il più capillare possibile, in modo da poter disporre esclusivamente di quella. Per molti
esperti, però, questo traguardo sarà molto difficile da raggiungere, sarà molto complicato,
cioè, realizzare una rete UMTS così capillare come quella GSM. In definitiva, se l’avvento
del GSM ha determinato l’estinzione di sistemi obsoleti come il TACS, non è detto che
l’UMTS determinerà una futura dismissione delle reti GSM e se questo dovesse accadere ci
vorrà comunque molto tempo.
62
3. Panorama su operatori mobili italiani
Proseguendo nelle tappe fondamentali di sviluppo dell’azienda, nel 2000 la compagine
azionaria della società si allarga: entrano CIR, la holding del Gruppo De Benedetti, con una
partecipazione del 15%, San Paolo
IMI con il 10%, RCS Editori con il
3%, HDP con il 2%, Pino Venture
con il 2%, Gemina e Rothschild
Italia
con
l'1%
ciascuno.
La
partecipazione di Tiscali scende dal
Fig. 3.8 Attuale struttura azionaria di H3G Italia.
90% al 61%. Sempre nello stesso
anno, Andala annuncia l'ingresso nel capitale sociale di Hutchison Whampoa Limited (HWL),
una delle società a maggior capitalizzazione della Borsa di Hong Kong, attiva nelle
telecomunicazioni e in Internet, nella logistica navale, nell'energia, nella larga distribuzione e
nel settore immobiliare e alberghiero. Andala acquisisce così una proiezione internazionale,
diventando uno dei pilastri della strategia globale di HWL che, dopo aver fondato aziende di
successo come Orange nel Regno Unito e Voice Stream negli Stati Uniti, si sta focalizzando
interamente sul 3G. Con l'acquisizione del 51% del capitale da parte di HWL, l'azionariato di
Andala è completato da Tiscali, al 25,5%, CIR con il 15%, San Paolo IMI al 5%, Franco
Bernabè con il 2%, HDP all'1% e Gemina con lo 0,5%. Dopo l’assegnazione della licenza
UMTS, ottenuta a fronte di una somma di 4700 miliardi di lire, secondo quanto previsto dai
patti parasociali stipulati con HWL, la quota di Tiscali si diluisce allo 0,3%, a fronte
dell'opzione di risalire al 25,5% entro il gennaio 2003. Nel febbraio 2001 l'assemblea degli
azionisti di Andala UMTS dà il via libera alla modifica della denominazione della società: il
consorzio Andala cambia nome e diventa Hutchison 3G Italia, mentre la controllata operativa
Andala 3G assume la nuova denominazione di H3G. Sulla base dei patti parasociali, le quote
azionarie in H3G risultano detenute da Hutchison Whampoa Limited (78,3%), CIRTEL
International (12,9%), NHS Investments del gruppo San Paolo IMI (5%), BMI (2%), HDP
(1%), Gemina (0,5%) e Tiscali (0,3%). Nello stesse mese, avviene la presentazione ufficiale
alla stampa di H3G. Tiscali annuncia la decisione di non risalire al 25,3% del capitale sociale
di H3G, focalizzandosi sul suo core business di Internet Provider. Hutchison Whampoa si
conferma azionista di controllo con il 78,3% del capitale sociale. Nel marzo del 2003 parte
ufficialmente l’UMTS di 3, primo in Italia e in Europa. Attualmente la composizione
63
3. Panorama su operatori mobili italiani
azionaria della società è: Hutchison Whampoa Limited. 91,33%, NHS Investments S.A.
(Gruppo San Paolo IMI) 5 %, 3G Mobile Investments S.A. (Gruppo Franco Bernabè) 2%,
RCS MediaGroup S.p.A. 0,92%, Gemina S.p.A. 0,46%, Tiscali 0,29%8.
3.4.1 L’UMTS DI TRE.
Con una copertura UMTS arrivata circa al 65% del
territorio, H3G è l’operatore mobile italiano di terza
generazione, al momento, più all’avanguardia, per quanto
riguarda, soprattutto, l’offerta di contenuti fruibili su banda
larga mobile. I principali servizi che offre sono racchiusi
all’interno del ricchissimo portale mobile dell’azienda.
Accessibile esclusivamente con un terminale UMTS,
contiene diverse sezioni che spaziano dall’intrattenimento
all’informazione, dai giochi allo sport. Con pochi semplici
Fig. 3.9 Portale mobile
dell’azienda.
clic, quindi, sarà possibile vedere l’ultima edizione del
telegiornale, vedere la partita della nostra squadra del cuore,
scaricare musica. E’ presente anche una sezione chiamata “La tua Tv” all’interno della quale
si possono visualizzare diversi canali tematici, da FoxMobile a Sky Tg24, da Cartoon
Network a Fashion Tv.
Da qualche mese, inoltre, è stato lanciato un innovativo servizio, chiamato Video 412, che
permette di effettuare una videochiamata ad un call center predisposto per dare informazioni
su ristoranti, cinema, eventi di ogni tipo. Sarà possibile, quindi, vedere direttamente in faccia
l’operatore con il quale si sta dialogando.
8
H3G Italia S.p.A., La storia,
<http://www.tre.it/servlet/ContentServer?pagename=FixedPortal/Page/Template22&pgname=H3G_CHISIAMO
_STORIA_2005>.
64
3. Panorama su operatori mobili italiani
3.4.2 SIM LOCK: FATTA LA LEGGE TROVATO L’INGANNO.
Un cellulare di ultima generazione a soli 3 euro? No, non è uno scherzo, è semplicemente una
delle tante offerte che gli operatori mobili di mezza Europa propongono ai propri clienti da
anni. Basta fare un salto nel Regno Unito, in Olanda o in Francia per rendersi conto di queste
incredibili opportunità.
Perché un cellulare che ha un prezzo di mercato di 500 euro si può acquistare per una cifra, in
confronto, irrisoria? La spiegazione è semplice: l'operatore telefonico che vende il terminale
supporta parte del costo di quel cellulare, in cambio chiede al cliente di legarsi ad esso, per un
periodo di tempo più o meno lungo (solitamente 12 mesi) e di utilizzare il telefonino solo con
le proprie SIM (operator lock) o addirittura solo con una sola SIM (SIM-lock). In altre parole,
l'operatore fa sottoscrivere al cliente un contratto annuale, comprendente a volte un canone
mensile che include un certo numero di chiamate e SMS, e in cambio gli offre il cellulare con
un forte sconto.
Per impedire che il cellulare sia usato con altri gestori, l'operatore utilizza un blocco (il "lock"
appunto) che può essere attuato agendo sul software del cellulare o direttamente in rete. Nel
primo caso, il cellulare verifica ad ogni accensione che la SIM inserita sia quella
"autorizzata": nel caso non lo sia, l'utente deve digitare il codice di sblocco (unlock code) che
permetterà l'utilizzo del telefonino con qualsiasi SIM. La seconda tecnica per il blocco si basa
sul controllo contemporaneo del numero seriale della SIM e del codice IMEI del cellulare: ad
ogni accensione, il telefonino trasmette alla rete i due numeri e il gestore controlla che
l'accoppiata SIM-cellulare sia tra quelle autorizzate.
Con l'arrivo sul mercato di H3G, la prima società ad aver lanciato l'UMTS in Italia, i cellulari
"scontati ma bloccati" sono diventati comuni anche nel nostro paese. Insieme ad essi,
purtroppo, è arrivato anche qualcos’altro, vale a dire la pratica di sbloccare questi cellulari e,
pertanto, renderli funzionanti con qualsiasi operatore. Se da un lato, quindi, c'è chi blocca i
cellulari, dall'altra parte della barricata c'è chi cerca in tutti i modi di aggirare il blocco:
l'unlocking è ormai una pratica nota non solo nel nostro paese ma anche all'estero. Precisiamo
subito che questa abitudine, anche se spesso viene eseguita in nome di un presunto diritto alla
propria libertà individuale (“L’ho comprato, posso farci quello che voglio!”), è illegale e le
recenti condanne per accesso abusivo a sistemi informatici nonché detenzione e diffusione
abusiva di codici per accedere a tali sistemi, lo dimostrano. Bisogna aggiungere, però, che
come spesso accade, l’Italia è un caso a sé; negli altri paesi europei, infatti, la totalità degli
operatori di un determinato paese offre la possibilità di acquistare a prezzo scontato cellulari
65
3. Panorama su operatori mobili italiani
“bloccati”. In Italia, al momento, lo fa solo H3G. Diventa automatico, quindi, rivolgersi a quel
determinato gestore per comprare il cellulare a un prezzo stracciato e, in seguito, cercare di
utilizzarlo con l’operatore che si desidera, il quale, molto probabilmente, proprio perché non
ricorre a questa politica di vendita, offre migliori promozioni sul traffico telefonico.
Tutti gli altri operatori europei, inoltre, utilizzano la pratica del “SIM-lock” esclusivamente su
cellulari acquistati contestualmente all’attivazione di un abbonamento e non su quelli venduti
con una semplice scheda ricaricabile. H3G, in questo senso, non fa distinzione. Nel resto
dell’Europa, infine, è possibile sbloccare legalmente i terminali pochi mesi dopo l’acquisto o,
in alternativa, prima del periodo prestabilito a fronte di una piccola somma in denaro. In
Italia, invece, H3G permette lo sblocco legale del cellulare solo dopo un anno e a prezzi
improponibili. Lo scenario, come si può constatare, è molto complicato e rischia di diventarlo
ancora di più in assenza di una valida e condivisa regolamentazione. A mio avviso, la
posizione di H3G, nonostante sia esplicitata in un contratto che l’acquirente legge (si spera) e
firma, non è del tutto corretta e, anzi, rischia di mettere in discussione il sacrosanto diritto al
libero mercato e alla possibilità, quindi, di poter cambiare operatore usufruendo del servizio
di portabilità del numero. Chi cambierebbe, infatti, gestore sapendo che se lo fa deve
comprare un cellulare nuovo a un prezzo molto più elevato rispetto a quello precedentemente
acquistato? Certo, il modo di risolvere questa situazione tutta “made in Italy” non è certo
quello di ricorrere a pratiche illegali, anche perché non sono consentite da un contratto che
l’utente firma e accetta senza riserve. Negli ultimi tempi anche Vodafone si è dichiarata
possibilista sull’eventualità di vendere cellulari “SIM-lock”, esclusivamente, però, quelli
abbinati ad abbonamenti, escludendo, pertanto, il mercato delle ricaricabili. A questo punto,
possiamo solo sperare che al più presto anche nel nostro paese, quello in cui i terminali mobili
vengono venduti con il prezzo più alto d’Europa, si riesca a fare chiarezza su questa
situazione
perché
giocare
a
guardie
e
66
ladri
non
porta
da
nessuna
parte.
4 L’avanguardia della telefonia mobile: il Giappone
CAPITOLO 4
L’AVANGUARDIA DELLA TELEFONIA MOBILE:
IL GIAPPONE1
Il successo della telefonia mobile in Giappone è stato tale da aver colto di sorpresa i
giapponesi stessi. Nel 1997 l’allora Ministero delle Poste e Telecomunicazioni (MPT) ora
Ministry of Public Management, Home Affairs, Posts and Telecommunications, predisse che
nel 2010 il Paese avrebbe avuto 66 milioni di abbonati a servizi di telefonia mobile. La cifra
fu raggiunta nel 2000, dunque dieci anni prima: fra la fine del 1997 e il 31 dicembre 2000, il
numero dei sottoscrittori a servizi di comunicazione cellulare crebbe dunque di più del’80%,
passando da 37,25 a 66,84 milioni. Oggi gli abbonati sono all’incirca 82,17 milioni su una
popolazione, al 2005, di 127.417.240 abitanti. Fattori determinanti di tale successo sono stati,
da una parte, le tariffe contenute, dall’altra, l’innovazione tecnologica. Il tutto inserito in un
contesto socio-economico molto particolare, caratterizzato da un’alta proporzione di giovani
che lasciano l’abitazione familiare solo in tarda adolescenza, godendo, quindi, di una notevole
disponibilità di spesa e da un’elevata percentuale di pendolari che trascorrono sui mezzi
pubblici, mediamente, almeno un paio di ore al giorno, avvertendo, quindi, la necessità di
utilizzare il tempo impiegato durante il tragitto.
Storicamente, il primo servizio di telefonia cellulare lanciato in Giappone risale al 1979 e la
sua vicenda, come un po’ tutta la storia della comunicazione mobile nel Paese, è
estremamente intrecciata prima a quella di Nippon Telegraph and Telephone Corporation
(NTT); poi, brevemente nel 1991, a quella di NTT Mobile Communication Planning e NTT
Mobile Communications Network, sussidiarie di NTT; infine, dall’aprile 1992 in avanti a
DoCoMo. Spin-off di NTT, operatore statale monopolista di rete fisa e mobile sin dai primi
anni Ottanta, DoCoMo nacque dalla ceneri di NTT Mobile Communication Planning e di
1
Per la trattazione di questo capitolo ci si è basati su: John Beck, DoCoMo: Japan's Wireless Tsunami: How
One Mobile Telecom Created a New Market and Became a Global Force, New York, Amacom, 2003.
67
4 L’avanguardia della telefonia mobile: il Giappone
NTT Mobile Communications Network, con il conferimento alla nascente società, dei servizi
di telefonia cellulare, satellitare, marittima e aerea, sapendo divenire in pochi anni il primo
“single-country mobile operator” al mondo. Affinché il mercato prendesse davvero il via e
nascesse una vera concorrenza fra operatori, si dovette, però, attendere l’aprile del 1994,
quando il Ministero delle Poste e Telecomunicazioni assegnò una licenza a ognuno degli
operatori attivi nelle quattro regioni: dell’Hokkaido, dell’Honshu, dello Shikoku e del
Kyushu.
Cronologicamente, gli anni della telefonia mobile di prima generazione, o analogica, sono
considerati quelli che vanno dal 1979 al 1993 circa, quando prese avvio quella di seconda, o
digitale. Seguita a sua volta dalla telefonia mobile di terza generazione che ha visto la luce
nella primavera del 2001. Il tutto intrecciato con tecnologie nuove, talvolta proprietarie ed
esperienze uniche giapponesi, come il PHS, di cui parlerò più avanti. Una caratteristica
fondamentale della telefonia mobile in Giappone è la coesistenza di diverse tecnologie. Nel
caso della telefonia mobile di seconda generazione i due principali sistemi sono PDC e PHS.
OPERATORE
NUMERO CLIENTI
48,10 milioni di clienti
18,92 milioni di clienti
15,15 milioni di clienti.
Fig. 4.1 Numero di utenti del servizio di telefonia mobile 2G (dati inizio anno 2005).
68
4 L’avanguardia della telefonia mobile: il Giappone
4.1 PDC E PHS: SFIDA ALL’ULTIMO YEN2.
Personal Digital Cellular, o PDC, è una tecnologia di seconda generazione impiegata nella
comunicazione telefonica cellulare digitale. In Giappone è lo standard per la comunicazione
di seconda generazione. PDC usa una variante del TDMA (Time Division Multiple Access,
tecnologia per l’erogazione di servizi wireless in modalità digitale) che divide il canale
cellulare in singoli time-slot per aumentare la quantità di dati che possono essere trasportati.
Diverse evoluzioni di TDMA, quasi sempre fra loro mutuamente incompatibili, sono in uso
nel mondo. La più nota è il GSM (Global System for Mobile Communications), lo standard
europeo. PDC è attualmente impiegato esclusivamente in Giappone e il suo debutto risale al
1991, anche se una vera e propria diffusione ebbe inizio a partire dal 1993, quando NTT lo
introdusse per passare dalla comunicazione cellulare analogica, o di prima generazione, a
quella digitale, di seconda e successive generazioni. Opera sulle bande di frequenza di 800
MHz e 1.500 MHz ed è caratterizzato da un uso molto efficiente della banda disponibile.
Questione di vitale importanza, dal momento che il problema della banda disponibile, cioè in
parole più semplici dello spazio fisico virtuale a disposizione per trasmettere ciò che
costituisce la comunicazione, è sempre stato cruciale, sopratutto per il Giappone, dove la
richiesta, fin da subito, si mostrò molto elevata.
Il PDC è un sistema proprietario sviluppato da DoCoMo e fu progettato, appunto, per
affrontare e risolvere il problema della disponibilità di banda, dal momento che riesce a
operare in due modalità: “full rate” (pieno regime) e“half rate” (regime ridotto). I canali che
operano half-rate hanno velocità e qualità di trasmissione della voce ridotti, ma permettono a
più canali di operare contemporaneamente nella stesa banda. Nonostante la tecnologia PDC
sia in uso solo in Giappone, il suo utilizzo è sempre stato così massiccio che nel 1999
costituiva da sola il 12% del mercato mondiale della comunicazione digitale. Gli operatori di
PDC sono attualmente quattro: NTT DoCoMo Group, AU Group, TU-KA Group (controlatta
da AU Group) e Vodafone K.K.
Oltre che per gli operatori di telefonia cellulare, il Giappone si è dimostrato un mercato
importante anche per quelli di PHS (Personal Handy System o Handy-phone System).
Lanciato a Tokyo e Sapporo da NTT Personal Communications Network Group and DDI
2
Attualmente 1 Yen Giapponese = 0.0074 Euro.
69
4 L’avanguardia della telefonia mobile: il Giappone
Pocket Telephone Group il I luglio 1995, il PHS è una modalità di comunicazione mobile
semplice da usarsi e dai costi contenuti. E’ un sistema di comunicazione personale che
funziona sia come un telefono digitale cordless nelle abitazioni e negli uffici, sia come un
telefono cellulare in altri luoghi. Le stazioni base, vale a dire le infrastrutture per la
trasmissione del segnale, servono aree dalle dimensioni limitate. Progettate per esser
miniaturizzate ed esser quindi installate in luoghi pubblici molto frequentati, come le stazioni
delle metropolitane, i grandi magazzini e le convention-hall, hanno permesso di espandere
rapidamente la copertura in luoghi dove la telefonia cellulare, che pone maggiori problemi di
natura tecnica e richiede investimenti maggiori in infrastrutture di trasmissione, non arrivava.
Grazie ai suoi numerosi vantaggi che lo rendevano interessante sia per il mercato di massa sia
per quello d’affari, il PHS, sin dal suo lancio, godette di previsioni di crescita molto
favorevoli. Nel 1995, l’allora Ministero delle Poste e Telecomunicazioni (MPT), stimò che
entro il 2010 in Giappone ci sarebbero stati 38 milioni di sottoscrittori, contro i 35 previsti per
il PDC, con 18 milioni di abbonati a servizi di hot-spot (servizi di accesso a Internet). Le
previsioni dell’MPT, tanto si rivelarono sottostimate per il PDC quanto sovrastimate, invece,
per il PHS. I sottoscrittori di servizi di PHS scivolarono, infatti, da un picco di 7,01 milioni
nel settembre 1997 a 5,88 milioni alla fine del dicembre 2000. In base alle previsioni degli
esperti, il basso costo del servizio e l’elevata densità di popolazione nei grandi centri urbani in
Giappone, avrebbero dovuto permettere a PHS una veloce crescita e una notevole diffusione,
sia fra gli utilizzatori della comunicazione cellulare per motivi di lavoro, sia, soprattutto, nel
mercato di massa.
In Giappone, inoltre, esisteva un altro servizio che riscuoteva molto successo e che sembrava
destinato a fornire una cospicua base utenti al PHS. Il servizio in questione era il Radio
Paging o “Cercapersone”: a metà degli anni Novanta gli utenti erano circa 10 milioni.
Contrariamente a quanto accadeva negli altri paesi, però, soprattutto in quelli del Sud-Est
asiatico, dove i servizi di Radio Paging erano molto diffusi (Thailandia prima fra tutti), in
Giappone gli abbonati a questo servizio erano per la maggior parte giovani, indifferentemente
sia uomini sia donne, intorno ai 18 anni d’età, i quali non potendo disporre di un cellulare, a
causa degli elevati costi sia delle chiamate sia dell’apparecchio, avevano optato per il
“cercapersone”. Ciò spiega, da una parte, perché i giovani e il pubblico femminile fossero i
potenziali utilizzatori di PHS, il target su cui operatori di servizi e produttori di terminali PHS
avrebbero dovuto concentrare i propri sforzi; chiarisce, dall’altra, perché il Radio Paging non
abbia più avuto successo. A provocare un brusco colpo di arresto alla diffusione del PHS si
inserì, tuttavia, nell’aprile del 1994 la liberalizzazione del mercato della telefonia cellulare,
70
4 L’avanguardia della telefonia mobile: il Giappone
con una diminuzione dei prezzi sia delle chiamate sia dei cellulari sia del contratto che scese
da 100.000 Yen a poco più di 20.000 Yen, favorendo così una poderosa crescita del mercato
che passò da 4,3 milioni di utenti a quasi il doppio (8,1 milioni) in un solo anno.
Il mercato del PHS dunque non crebbe subito come ci si aspettava; questo per almeno tre
ragioni: assenza di copertura, mancata comprensione delle aspettative del target e ritardo nella
predisposizione di servizi aggiuntivi.
•
L’assenza di copertura.
Per anni in Giappone lo slogan della comunicazione cellulare è stato “doko de mo itsu de
mo dare de mo kakarareru”, ovvero “puoi chiamare chiunque in qualunque momento e
ovunque tu ti trovi”. Succedeva, però, che quando un potenziale cliente si recava da un
rivenditore per sottoscrivere un contratto al servizio di PHS, lo faceva senza avere chiara
la differenza tra un cellulare e un PHS. Poteva rendersi conto solo all’ultimo che, per la
mancanza di copertura, il PHS non avrebbe funzionato negli ambienti domestici e nei
luoghi deputati all’intrattenimento e al divertimento che abitualmente frequentava. Non
soddisfatto, ovviamente, alla fine optava per un abbonamento alla telefonia cellulare PDC
che, seppur malamente, garantiva un funzionamento minimo in ambienti chiusi.
•
La mancata comprensione delle aspettative del target.
I fornitori di PHS non si resero subito conto, infatti, che i potenziali utenti, soprattutto
giovani, avevano delle abitudini di utilizzo del telefonino completamente differenti
rispetto a quelle degli utenti adulti. I giovani, ad esempio, prediligono le chiamate dalle
aree residenziali, le chiamate verso telefoni cellulari e il picco delle loro chiamate si ha in
genere durante la notte. Ciò contrariamente agli adulti che effettuano le chiamate nel
primo pomeriggio o in tarda serata, dalle aree centrali e privilegiando chiamate verso le
line fisse. Questa mancata comprensione portò a un’errata valutazione delle aree su cui
offrire copertura.
•
Il ritardo nella predisposizione di servizi aggiuntivi.
La tardiva messa in rete di servizi quali la messaggistica, il roaming e la possibilità di
chiamare utenti cellulari, ne diminuirono fortemente le possibilità di impiego, provocando
un calo di interesse che contribuì ulteriormente al ritardo del decollo del PHS.
71
4 L’avanguardia della telefonia mobile: il Giappone
Di fronte a questo sottostimato insuccesso, i fornitori di servizi PHS non rimasero inattivi e
decisero di puntare prevalentemente sul mercato dei giovani, delle casalinghe e di quegli
utenti sensibili al prezzo, con una serie di offerte centrate tutte sulla riduzione dei costi. Le
tariffe per tre minuti di chiamata dalle 1 di sera alle 8 del mattino furono abbassate da 40 a 30
Yen. Il costo delle chiamate comprese in un raggio di 23-30 km scese da 100 a 50 Yen e da
140 a 60 Yen per quelle in un raggio di 30-60 km. Il PHS divenne così più caro solo del 20%
rispetto ai telefoni pubblici e alle linee fisse. Anche l’acquisto di un terminale PHS divenne
economico. Alcuni operatori decisero di far pagare l’handset uno o due simbolici Yen e il
contratto 3.000 Yen. Altri optarono addirittura per il non far pagare né l’handset né il
contratto, richiedendo solo poche centinaia di Yen per le formalità di sottoscrizione del
contratto. L’effetto di queste iniziative fu nell’immediato notevole: nel febbraio del 1996 il
numero degli abbonati aumentò di 300.000 unità, la crescita più elevata mai registrata dal
lancio del servizio nel 1995 e da allora mai più eguagliata.
Quale futuro attende il PHS?
Il futuro sembra ormai irrimediabilmente segnato. L’unico reale potenziale del PHS, vale a
dire la trasmissione di dati attraverso reti wireless a una velocità di trasmissione di 32 Kbps,
espandibile fino a 64Kbps, lo rendevano decisamente appetibile di fronte al PDC, ma sono
cifre irrisorie se paragonate alle nuove stratosferiche velocità raggiungibili grazie ai servizi di
terza generazione.
Il più grave limite del PHS rimane, inoltre, l’impossibilità di inviare o ricevere informazioni
quando si è in movimento a una velocità superiore a 10 km orari, quindi, ad esempio quando
si è su un mezzo pubblico o su un’auto in marcia. Tale limite, come si può facilmente
immaginare, è particolarmente sentito fra i giapponesi i quali per una buona parte del loro
tempo, viaggiano o si spostano da una località all’altra. Le speranze di sopravvivenza di
questo sistema, ritengo, siano ormai minime se non nulle. Il PHS è riuscito, senza dubbio, a
fare la sua parte all’interno del fiorente mondo della comunicazione mobile giapponese, ma
ormai sembra essere inesorabilmente arrivato al termine.
72
4 L’avanguardia della telefonia mobile: il Giappone
4.2 FOMA: L’UMTS CON GLI OCCHI A MANDORLA3.
NTT DoCoMo ha lanciato il servizio 3G FOMA (Freedom Of Multimedia Mobile Acess) il I
ottobre 2001, annunciando contestualmente investimenti per un trilione di Yen in tre anni per
la posa in opera dell’intera infrastruttura di rete. Dal punto di vista tecnologico, DoCoMo ha
optato per lo standard WCDMA che ha parzialmente sviluppato in modo proprietario.
Vodafone K.K. ha avviato la commercializzazione dei propri servizi 3G nel dicembre 2002.
Anche in questo caso lo standard prescelto è stato il WCDMA. Partner tecnologico per
l’infrastruttura è Ericsson.
KDDI/AU ha lanciato il servizio 3G nell’aprile 2002, offrendo velocità sino a 144 Kbps in
numerose città del Giappone. Lo standard prescelto è stato il CDMA2000. Partner tecnologico
per l’infrastruttura è Motorola che ha già fornito a KDDI le infrastrutture PDC e CDMA.
Lo standard WCDMA che, nonostante il nome, è un’evoluzione diretta del GSM, sembrava
essere il vincitore preannunciato. Quella che pareva allora una scelta quasi obbligata, alla luce
dell’esperienza 3G giapponese, oggi non è più tale. La situazione appare, infatti, meno chiara
e definita e sempre più operatori nel mondo si stanno interrogando sulla strada da seguire. Il
che ci riporta necessariamente agli albori della guerra sugli standard, all’epoca della telefonia
di seconda generazione. Lo standard, quello più diffuso, era a quel tempo il GSM europeo. Il
concorrente più agguerrito era e resta il CDMA americano, senza dimenticare il TDMA
oppure lo standard giapponese PDC, di cui s’è parlato prima. Una pluralità di standard che,
complice il campanilismo di molti operatori del settore, per l’utente significava doversi dotare
di dispositivi diversi per poter comunicare in viaggio. L’evoluzione verso il 3G, almeno nelle
intenzioni, offriva invece l’opportunità di una semplificazione, una riduzione a due soli
standard in concorrenza tra loro. Il WCDMA, ovvero quello che sta diventando l’UMTS
europeo ma che come abbiamo visto è stato adottato in Giappone anche da DoCoMo e
Vodafone K.K., e il CDMA2000, in Giappone adottato da AU e percentualmente molto più
diffuso di WCDMA. In verità ci sarebbe anche un terzo standard, il TD-SCDMA sviluppato
in Cina in collaborazione con Siemens che, però, per ora non sembra esser molto
significativo. Per molti operatori, alla fine, la decisione a favore di un sistema piuttosto
3
NTT DoCoMo, Foma Tecnology,
<http://www.nttdocomo.com/corebiz/network/3g/tech.html>.
73
4 L’avanguardia della telefonia mobile: il Giappone
dell’altro si è rivelata una scelta quasi obbligata, dettata dalla tecnologia preesistente. Gli
operatori GSM in Europa hanno dunque optato per la tecnologia WCDMA, tralasciando per
ora, anche se i ripensamenti non mancano già anche in Italia, il passaggio intermedio
all’EDGE. La maggior parte degli operatori CDMA hanno, invece, optato per l’evoluzione
verso lo standard CDMA2000, inizialmente con capacità simili a quelle del GPRS europeo,
per poi passare all’implementazione di versioni più avanzate come EV-DO oppure EV-DV. In
entrambi i casi i vantaggi sono evidenti: possibilità di utilizzare, almeno in parte, le
infrastrutture esistenti, il che si traduce in minori costi d’investimento e una maggiore
familiarità con la nuova tecnologia.
In Giappone, dove la tecnologia di seconda generazione è, come sappiamo, il PDC e non il
GSM, la scelta ha visto DoCoMo e Vodafone K.K. optare per WCDMA. AU, che ha già una
rete CDMA, ha invece adottato CDMA2000. Se in quest’ultimo caso la decisione è stata
dettata certamente da una valutazione dei minori costi necessari per l’implementazione del
nuovo servizio, diversa era la situazione di DoCoMo e Vodafone K.K.. Dovendo partire da
zero nel creare l’infrastruttura di rete, i due operatori hanno scelto la soluzione che, pur
decisamente più costosa, sembra offrire maggiori possibilità di roaming internazionale e pare
dare migliori garanzie.
Quale che sia la scelta, c’è chi sostiene che il binomio GSM/GPRS continuerà a dominare il
mercato globale della telecomunicazione mobile per i prossimi anni e che il WCDMA sarà la
tecnologia 3G dominante nel lungo termine. E’ doveroso anche sottolineare che dei 25 Paesi
che hanno lanciato servizi 3G, solo 5 abbiano adottato tecnologie WCDMA, ma soprattutto
che il rapporto per numero di sottoscrittori sia di 1 a 100 a favore di chi ha adottato
CDMA2000. Quale che sia la verità, resta il fatto che l’International Telecommunication
Union (ITU), la speciale agenzia delle Nazioni Unite per le Telecomunicazioni, ha
chiaramente definito tecnologie 3G sia WCDMA sia CDMA2000. A mio parere, il problema
consiste in una scelta puramente tecnica, che poco o niente interessa all’utente finale e che
deve rimanere nell’ambito delle strategie dell’operatore mobile, il quale dovrà valutare,
qualora non l’avesse già fatto, le proprie opportunità di crescita. Trovo che sia di particolare
importanza l’esperienza giapponese, dove le due tecnologie 3G si trovano a diretto confronto
sullo steso mercato; sarà molto interessante studiare questa convivenza negli anni a venire.
.
74
4 L’avanguardia della telefonia mobile: il Giappone
4.3 I-MODE: L’ALTERNATIVA AL WAP ARRIVA DAL LONTANO
ORIENTE.
Un manager del Sol Levante prenota con il suo cellulare il ristorante per un pranzo di lavoro,
mentre, dall’altra parte della città, sua moglie è a casa ad armeggiare ai fornelli, seguendo sul
telefonino, passo dopo passo, le istruzioni della ricetta per l’anatra alla pechinese. Suo figlio è
in giardino, con i compagni di scuola; sta giocando e sta scambiando con gli amici i nuovi
screensavers e le nuove suonerie che ha appena scaricato da Internet sul telefonino. Il tutto a
soli 315 Yen al mese, l’equivalente di 2,34 Euro. Ecco un tipico quadretto i-mode.
L’Information-Mode nasce in Giappone nel Febbraio 1999 grazie a un’idea di Mari
Matsunaga, con la collaborazione di Enoki e Takeshi Natsuno, dirigenti della NTT DoCoMo,
il colosso della telefonia mobile giapponese. In quegli anni,
soltanto il 15% della popolazione giapponese poteva disporre di
una connessione a Internet e la percentuale di penetrazione di
computers nelle famiglie era tutto sommato bassa. Pertanto,
l’unico modo per collegarsi alla Rete era: acquistare un PC,
connetterlo via modem ad una linea telefonica di rete fissa e
stipulare un contratto con un Internet Provider per ottenere un
Fig. 4.2 Mari Matsunaga
ideatrice del servizio imode.
account. L’obbiettivo primario dei managers della DoCoMo,
quindi, era quello di riuscire a fornire un accesso istantaneo,
pratico e poco dispendioso a Internet, a tutti coloro che avessero acquistato un cellulare imode. Il telefono, infatti, era già predisposto per poter ricevere ed inviare messaggi e-mail,
75
4 L’avanguardia della telefonia mobile: il Giappone
per consultare il portale dell’azienda e i siti connessi ed era configurato secondo la filosofia
del “just one touch”, vale a dire che con un solo tocco e con un solo pulsante, in pochissimo
tempo, era possibile accedere a tutte le informazioni che si stavano cercando. Risultato: era
molto più pratico, economico e conveniente acquistare un cellulare DoCoMo, piuttosto che un
Personal Computer. Non è infatti un caso che il servizio i-mode abbia contribuito, in maniera
decisiva, alla diffusione dell’accesso a Internet all’interno del Giappone, fino a raggiungere la
quasi totalità della popolazione. A conferma di quanto affermato, è sufficiente dare
un’occhiata al grafico sottostante, (Figura 4.2) dal quale si può notare come “l’esplosione”
delle sottoscrizioni al servizio della DoCoMo abbia proceduto di pari passo con il diffondersi
dell’utilizzo della Rete all’interno della popolazione giapponese.
Fig. 4.3 Il grafico mostra come all’aumento delle sottoscrizioni al servizio i-mode sia corrisposto un
aumento della diffusione dell’accesso a Internet.
Ma che cos’è nello specifico l’i-mode e, soprattutto, come funziona, quali sono le sue più
importanti caratteristiche che lo hanno reso così famoso anche al di fuori della madre patria?
76
4 L’avanguardia della telefonia mobile: il Giappone
Per cercare di dare una risposta a queste fondamentali domande osserviamo, innanzitutto, la
figura 4.2. Lo schema riprodotto, rappresenta quello che possiamo definire “il cuore” del
network, custodito all’interno degli i-mode centers della NTT DoCoMo. Alla base di questo
sistema ci sono gli i-mode servers i quali hanno l’importantissimo compito di assicurare le tre
funzione principali offerte dal servizio: la prima è quella di permettere lo scambio delle
cosiddette “i-mail” tramite i dispositivi mobili compatibili, la seconda è di fornire un
collegamento con i server gestiti dai content providers, la terza di garantire l’accesso ad
Internet. Inoltre nei server centrali sono mantenute informazioni relative ai singoli utenti,
quali menù personalizzati e links preferiti.
Fig. 4.4 Le tre funzioni principali dell’i-mode.
Tutto il carico della rete, inizialmente, era gestito da un unico i-mode center situato a Tokio.
A causa dell’inaspettato ed esponenziale crescere degli utenti iscritti al servizio, fu costruito
un secondo i-mode center, anch’esso collocato nell’area di Tokio. Anche questo, però, in
breve tempo, non fu più sufficiente a garantire un servizio impeccabile in ogni momento della
giornata, in particolare nelle ore più critiche che, statisticamente, sono collocate nella fascia
77
4 L’avanguardia della telefonia mobile: il Giappone
dalle 12 alle 14 e in quella tra le 21 e le 23 (ore di pausa per il pranzo e di riposo dopo il
prime time televisivo). Per questo, a seguito di alcuni mesi di disservizio della rete, proprio a
causa dell’elevatissima richiesta di traffico dati, gli ingegneri della DoCoMo hanno messo a
punto un sistema centralizzato di gestione della rete chiamato “Circus”, considerato un
“organic system”, in grado, cioè, di prevedere e sopperire ad eventuali guasti o problemi
tecnici sui servers. Con questa tecnica, in caso di blocco di un server, un altro computer
subentra al suo posto ricreandone le funzionalità e permettendo ai tecnici di risolvere il
problema sulla macchina originaria. Per garantire il corretto funzionamento dell’intero
sistema, tutti i server sono controllati 24 su 24 e 7 giorni su 7 da squadre di ingegneri addetti.
Prendiamo in esame, adesso, l’infrastruttura, cioè la rete di telefonia mobile, tramite la quale è
possibile usufruire del servizio i-mode; inizialmente, questa rete digitale denominata PDC
offriva una velocità massima di 9600 bps, la stessa consentita dall’equivalente sistema
europeo, cioè il GSM. Una banda troppo stretta per consentire un’efficiente scambio di dati.
Di fronte alla necessità, quindi, di ampliare la larghezza di banda disponibile, in occidente si è
deciso di “irrobustire” la rete, attraverso aggiornamenti software che hanno permesso
l’introduzione dello standard GPRS, la cui caratteristica più importante è, appunto, quella di
offrire una maggior ampiezza di banda. In Giappone, invece, si è scelta una strada alternativa;
si è deciso, cioè, di far evolvere la rete PDC, grazie all'introduzione del PGW (letteralmente
“Packet Gateway transfer processing equipment”), che ricopre la funzione di gateway fra la
rete mobile e le reti esterne, ovvero Internet. In pratica, se una persona vuole entrare in rete,
accende il telefono, questo inizia la procedura di connessione inviando un primo pacchetto al
“Packet local Processing Module”, o PPM. Questi, a sua volta, notifica l'evento e attiva la
procedura di autenticazione e, se questa ha esito favorevole, viene abilitata la comunicazione
fra il cellulare mobile e il PGW. Il PPM, in pratica, gestisce i pacchetti scambiati fra il PGW e
i server Internet depositari dei servizi che, infine, giungono sul nostro telefonino scritti in un
linguaggio particolare. Questo linguaggio, denominato Compact-HTML, è una sorta di
versione “light” del ben più noto HTML e costituisce la più importante peculiarità dell’imode, ciò che più di tutto lo contraddistingue da altri protocolli, per esempio dal WAP. Se in
Europa, infatti, il protocollo WAP si basa sul presupposto di adattare le pagine Web ai
cellulari e agli altri dispositivi portatili, come palmari e Pda, in Giappone, invece, si è
applicato il percorso inverso: adattare gli apparecchi mobili alle applicazioni Web.
Questa scelta rende l’i-mode enormemente più efficiente del tradizionale WAP, sotto diversi
aspetti: innanzitutto, la velocità. Il linguaggio cHTML, infatti, è molto meno “pesante”, in
termini di file, rispetto a quello WML su cui si basa il WAP; la trasmissione dei dati, quindi,
78
4 L’avanguardia della telefonia mobile: il Giappone
avviene più velocemente ed è possibile inviare file audio, dati e immagini o fare transazioni
wireless a velocità molto superiori rispetto al WAP, pur viaggiando, per esempio, sempre
sulla rete GSM a 9,6 Kbps. Un altro aspetto è l’accessibilità. Grazie all’i-mode, si può
usufruire di una consultazione dei siti senza restrizioni. Le pagine Web, infatti, non
necessitano di particolari conversioni, dal momento che l’i-mode sfrutta una versione “baby”
dell’HTML, appunto il “cHTML” che è sufficientemente simile al linguaggio originale da
poter convertire facilmente un sito, esistente per la tradizionale navigazione del Web
attraverso i comuni browser, in un sito che rispetti le specifiche i-mode, semplicemente
eliminando o modificando i tags non supportati. Ovviamente alcune parti non sono
visualizzabili o la loro interpretazione è differente rispetto a quella di un browser per PC, ma
nonostante queste eventuali difficoltà, la possibilità di accesso al Web tradizionale è,
sicuramente, una dei più importanti punti di forza dell’i-mode. Con il WAP, invece, c’è la
necessità di convertire le pagine Web, costruite con linguaggio HTML, in pagine con
linguaggio WML; per visualizzare, quindi, i contenuti delle pagine presenti sulla rete, chi
gestisce un sito deve riscrivere ogni pagina Web perché possa essere consultata da un
terminale WAP. Ecco perché tramite questo protocollo noi non possiamo vedere la pagine
come dal nostro PC e l’accessibilità ai siti Internet è decisamente ridotta4.
Il successo del servizio i-mode è stato tanto veloce quanto inaspettato. La crescita degli iscritti
è stata sorprendente per quantità e tempi, così da portare NTT DoCoMo ad essere di fatto il
più importante Internet Provider mondiale. Dopo sei mesi dalla nascita (Figura 4.5), i clienti imode erano un milione, dopo un anno già 5 milioni, per poi salire a 15 milioni all’inizio del
2001. Gli utenti sono raddoppiati nel giro di un anno, toccando le 30 milioni di sottoscrizioni
nei primi mesi del 2002, e sono attualmente più di 40 milioni. Parallelamente, si è evoluta la
rete sottostante, fornendo un’ampiezza di banda sempre maggiore. Questo ha creato lo spazio
per nuovi servizi e nuove tecnologie. Sin dal Marzo 2000 sono comparsi i primi cellulari con
display a colori, che garantivano una maggior facilità d’uso ed erano sicuramente più
attraenti. Nel Gennaio 2001 invece è nato il servizio i-Appli, basato sulla tecnologia Java.
Espressione della stretta collaborazione che NTT DoCoMo ha sviluppato negli ultimi anni
con i partners, in questo caso con Sun Microsystems, i-Appli permette di scaricare programmi
4
Ntt DoCoMo Company, What is i-mode,
<http://www.nttdocomo.com/corebiz/services/imode/what/>.
79
4 L’avanguardia della telefonia mobile: il Giappone
e contenuti da svariati siti e di riutilizzare tali applicazioni e informazioni in qualsiasi
momento senza dover accedere di nuovo alla rete Internet.
Fig. 4.5 Aumento dei clienti i-mode rapportato all'evoluzione della rete sottostante.
Vista la scarsa capacità di calcolo del processore di un dispositivo mobile, la Sun
Microsystem ha sviluppato una particolare versione di Java, denominata “KVM” che
necessita di meno potenza, per garantire un funzionamento corretto. In particolare sfrutta una
libreria creata appositamente per i servizi e dispositivi i-mode e garantisce uno standard di
sicurezza superiore a quello della piattaforma standard Java. Tutto ciò in vista di un ulteriore
tutela del cliente finale, il quale non deve preoccuparsi per la protezione dei propri dati
personali, quali file, rubriche, chiamate non autorizzate e transazioni economiche5.
5
Ntt DoCoMo Company, i-appli: i-mode with java,
<http://www.nttdocomo.com/corebiz/services/imode/iappli.html>.
80
4 L’avanguardia della telefonia mobile: il Giappone
Fig. 4.6 Schema di funzionamento di i-appli.
L’impiego della tecnologia Java su un telefono cellulare permette di utilizzare programmi
cosiddetti “agent” che automaticamente scaricano dalla rete i contenuti voluti dall’utente nei
tempi desiderati, lasciando libero il cliente stesso di interagire con il proprio terminale senza
doversi preoccupare del download delle informazioni. Continuando nella panoramica dello
sviluppo delle tecnologie che hanno accompagnato l’espansione di i-mode, si passa
all’introduzione nell’estate del 2001 di i-Area, un servizio che offre contenuti particolari
relativi alla zona in cui l’utente si trova al momento dell’utilizzo.
Accedendo al menu di i-Area si possono individuare i ristoranti locali, le previsioni meteo
riguardanti l’area in cui ci si trova, mappe interattive con informazioni sui principali edifici
pubblici e privati, una guida alla città con la possibilità di ricerca di aziende come in una sorta
di pagine gialle elettroniche.
I nuovi dispositivi dotati di fotocamera integrata hanno permesso, verso la fine del 2001, di
scattare fotografie, di memorizzarle o di inviarle tramite e-mail ad amici e conoscenti. Grazie
alla banda larga della tecnologia FOMA, il servizio di fotografie (i-Shot) si è poi convertito in
possibilità di inviare e ricevere piccoli filmati, come highlights sportivi, video promozionali,
anteprime musicali e brevi notiziari. Interessante e di grosso successo è la possibilità di
81
4 L’avanguardia della telefonia mobile: il Giappone
scattare foto o girare filmati ed inviarli mentre si sta effettuando una conversazione telefonica,
così da poter interagire ancor di più con il proprio interlocutore6.
Visto il grandissimo successo ottenuto in patria, il servizio i-mode è stato lanciato anche in
altri paesi, la maggior parte dei quali europei, come Germania (Marzo 2002, E-Plus), Taiwan
(Giugno 2002, KG Telecom), Olanda (2002, KPN Mobile), Belgio (2002, BASE), Francia
(2002, Bouygues Telecom), Spagna (Giugno 2003, Telefonica Moviles) ed infine Italia
(Novembre 2003, Wind). Inoltre negli Stati Uniti, NTT DoCoMo sta collaborando con il
colosso AT&T per lo sviluppo di nuovi servizi e business relativi alle comunicazioni wireless.
Ai 40 milioni di utenti giapponesi, quindi, negli ultimi anni si sono aggiunti più di due milioni
di utilizzatori di i-mode nel resto del mondo, sebbene su un potenziale di circa 60 milioni di
clienti.
Nell’esportare la propria tecnologia, la DoCoMo ha sempre cercato di esportare anche la
propria filosofia di business che si basa fondamentalmente su una strategia comune di tutti i
diversi processi che portano allo sviluppo del prodotto, a partire dai costruttori dei dispositivi,
per arrivare ai fornitori di contenuti. Con ciò si cerca di garantire un interesse comune a tutti i
livelli, per il bene dello sviluppo del sistema e per assicurare un’evoluzione che proceda allo
stesso ritmo in tutte le parti della catena. La strategia consiste nel fornire contenuti particolari
del paese in cui il servizio è offerto e ad un prezzo conveniente, così da rendere i-mode uno
strumento indispensabile della vita quotidiana.
6
Ntt DoCoMo, i-area: Location Based Service,
<http://www.nttdocomo.com/corebiz/services/imode/iarea.html>.
82
4 L’avanguardia della telefonia mobile: il Giappone
4.3.1 CMODE: LA COCA-COLA DENTRO IL TELEFONINO.
Un accordo tra la più grande multinazionale di bevande gassate e una delle
più grandi aziende di telefonia mobile. Cosa ci può essere dietro tale
partnership?
Un’idea semplicemente rivoluzionaria: il servizio, denominato Cmode, è
stato lanciato nel settembre 2001 e si propone di venire incontro a tutte
quelle persone che, di fronte alla possibilità di acquistare bevande presso
distributori automatici, hanno dovuto rinunciare o per mancanza di monete
o
per
mancanza di
tempo
o per
troppo affollamento o
per
malfunzionamento della macchina stessa. Grazie a questo servizio, infatti, sarà il nostro
cellulare i-mode a fornirci tutto il necessario per dissetarci. Il principio di funzionamento è
molto semplice. Tramite il proprio cellulare i-mode ci si collega al sito Cmode-Coca-Cola, si
sceglie il prodotto che si vuole acquistare e, in seguito al buon esito dell’acquisto, si riceve,
sul display del proprio telefonino, un codice a barre digitale (C-ticket). A questo punto, è
sufficiente far passare lo schermo del cellulare, nel quale è raffigurato il codice a barre, sopra
il sensore della macchina distributrice e in pochi secondi si riceve il prodotto acquistato che
può essere non solo una tradizionale lattina di Coca-Cola, ma anche uno screensaver, una
suoneria, un gioco, un’applicazione per il proprio
cellulare. Questo processo lo si può effettuare su ognuna
delle 1700 macchine distributrici Cmode sparse per il
paese e destinate ad aumentare sensibilmente, così come
è destinato ad aumentare il già ingente numero di
persone
che
usufruiscono
di
questo
servizio:
mediamente 44 milioni di giapponesi7. In questo modo
potremmo scegliere la nostra bevanda preferita ancor
prima di uscire di casa e poi recarci in qualsiasi posto in
cui ci sia una macchina predisposta, per ritirarla in tutta
Fig. 4.7 Ecco come è semplice
ritirare il prodotto acquistato.
7
semplicità ed efficienza.
NTT DoCoMo, Cmode,
<http://www.nttdocomo.com/corebiz/alliances/cmode.html>.
83
4 L’avanguardia della telefonia mobile: il Giappone
4.4 PANORAMA SU OPERATORI MOBILI GIAPPONESI.
4.4.1 NTT DoCoMo:
Primo e storico operatore mobile giapponese, DoCoMo riunisce al suo interno sei
dipartimenti (R&D, Network Division, Global Business Division, Mobile Multimedia
Division, Corporate Marketing Division e Marketing Division) e opera in nove regioni
attraverso dieci distaccamenti: NTT DoCoMo Hokkaido, NTT DoCoMo Tohoku, NTT
DoCoMo Hokuriku, NTT DoCoMo Chugoku, NTT DoCoMo Tokai, NTT DoCoMo Kansai,
NTT DoCoMo Shikoku, NTT DoCoMo Kyushu e Nippon Senpakutsushin, servizio di
telefonia nazionale marittimo. Il successo di DoCoMo è da imputare ad alcune scelte
strategiche effettuate dai creatori del modello di business che, per quanto allora potessero
essere ritenute discutibili e rischiose, si rivelarono invece vincenti. Una riguardava l’aspetto
tecnologico; un’altra, forse più difficile ancora, era connessa al modello di business; pricing
model e relazione con i produttori/distributori di contenuti.
Le due scelte tecnologiche furono: l’adozione della tecnologia PDC (come s’è visto
tecnologia proprietaria DoCoMo) e del linguaggio HTML per diffondere le informazioni.
Furono scelte “coraggiose” perché se si guarda all’esperienza passata, ci si accorge che la
scelta di tecnologie proprietarie per il lancio di un prodotto non ha quasi mai consentito
all’azienda promotrice di ottenere il successo sperato. Basti pensare, ad esempio, alla scelta di
Sony del sistema Betamax, tecnologia proprietaria, che nonostante possedesse una qualità
superiore del VHS (ideato da JVC ma la cui licenza di produzione fu concessa a tutte le altre
84
4 L’avanguardia della telefonia mobile: il Giappone
case nipponiche), fu sbaragliato dal formato concorrente semplicemente per strategie di
marketing più efficienti.
L’adozione del PDC fu decisa perché, grazie al suo differente uso del sistema TDMA,
suddividendo ogni canale del telefonino in singoli time-slot, si incrementa il volume di dati
che possono essere trasportati sulla rete, rendendo più efficiente l’uso della rete stessa con un
minor consumo della batteria. Nel caso del linguaggio di programmazione, invece, dobbiamo
ricordare, innanzitutto, che in quegli anni l’accesso a Internet tramite cellulare era possibile
tramite due sistemi: il WAP e l’HTML/HTPP (protocollo Internet). Il WAP era sostenuto dai
maggiori produttori di terminali, da Nokia a Ericsson a Motorola e, probabilmente, sarebbe
stato scelto come standard a livello globale, ma al momento supportava solo applicazioni di
testo, impiegando fra l’altro un linguaggio (WML) molto diverso rispetto all’HTML.
Utilizzando un linguaggio simile all’HTML si sarebbero, invece, avuti due vantaggi: gli
Internet Provider avrebbero dovuto apportare pochi cambiamenti ai propri siti per fare in
modo che fossero accessibili anche tramite telefonino; la facilità del linguaggio avrebbe
consentito a un maggior numero di persone di creare il proprio sito Internet per cellulare,
abbattendo così ulteriormente le barriere all’entrata.
Se si esamina la tradizionale catena del valore nel mondo del wireless in Europa, ci si rende
conto che i due maggiori gruppi del settore sono, da un lato, i fornitori di infrastruttura
(Ericsson, Motorola, Nokia ecc…), dall’altro, i fornitori di servizi, sostanzialmente gli
operatori mobili.
I due gruppi sono caratterizzati da dinamiche di mercato totalmente diverse. Il mercato delle
infrastrutture è molto concentrato, con i cinque maggiori leader che generano l’80% circa del
fatturato, soprattutto nel mercato per la fornitura di cellulari e di infrastrutture radio.
Il mercato dei fornitori di servizi è, invece, molto meno concentrato, con un elevatissimo
grado di competizione basata principalmente sul prezzo. La liberalizzazione del mercato delle
telecomunicazioni mobili ha poi ulteriormente abbassato ancora le barriere all’entrata,
soprattutto dopo lo snellimento delle procedure per l’ottenimento delle licenze. Sono così
fiorite nuove imprese che, immessesi sul mercato con aggressive politiche di prezzo, hanno
costretto gli ‘incumbent’ a rivedere le proprie strategie di marketing, spingendoli a varare
offerte di ‘pacchetti bundle’ e sconti sulle chiamate. Queste politiche, se sono state
vantaggiose per il consumatore, il quale si è trovato ad esempio a pagare il 50% circa in meno
per lo stesso servizio o, spesso, per un pacchetto di servizi, nel contempo hanno contribuito a
ridurre sempre di più l’ARPU (Average Revenue Per User) dell’Operatore.
85
4 L’avanguardia della telefonia mobile: il Giappone
Sull’onda di questa situazione, preoccupante da un punto di vista finanziario, gli operatori di
comunicazione mobile moltiplicarono gli sforzi per cercare il modo di incrementare le entrate.
L’avvento di Internet ha offerto loro una grande opportunità. L’utilizzo della infrastruttura di
rete per trasmettere non solo voce, che diventando sempre più una “commodity” non
garantisce più un livello certo di guadagno per l’operatore, bensì dati, parve la giusta
soluzione da percorrere per incrementare l’ARPU. Il primo problema che si poneva era,
tuttavia, che nel caso l’operatore avesse deciso di trasmettere anche dati tramite la propria
rete, avrebbe dovuto preoccuparsi di aggregare contenuti e servizi aggiuntivi per i propri
clienti. Attività che gli operatori di telecomunicazione non sapevano gestire autonomamente;
si tratta di un processo completo (ideazione, creazione e offerta di contenuti) che richiede
esperienza e investimenti. Da qui la necessità di partner che li aiutassero nell’ideazione e
creazione di contenuti. Inoltre, sempre in riferimento all’offerta di contenuti, andava
considerato che l’utente vive l’esperienza finale tramite i terminali e dunque che è cruciale
che questi siano il più possibile “user-friendly” e pensati per rendere al meglio quel
particolare tipo di contenuto.
Da tutto ciò si evince che nell’offerta del servizio dati attraverso rete mobile ci sono molte
attività che l’operatore non è in grado di controllare direttamente (grandezza del display del
cellulare, tipo di contenuto offerto ecc…), ma dalla cui corretta realizzazione dipende il
successo. Questo è ciò che a DoCoMo parve evidente. Data la situazione, era allora chiaro che
per poter offrire un prodotto/servizio di successo era necessario che gli operatori di
telecomunicazioni, i produttori e distributori di contenuti e i produttori di telefoni cellulari
lavorassero in partnership, occupandosi ognuno di ciò che sa fare meglio. Gli operatori
concentrandosi sulla rete, sulla tecnologia e sulla gestione del sistema di billing. I produttori
di contenuti, utilizzando la propria esperienza nella vendita di media, focalizzandosi sulla
creazione di servizi accattivanti e che interessino gli utenti finali. I produttori di terminali,
infine, impegnandosi nella creazione di un telefono cellulare che valorizzi l’esperienza
dell’utente finale, ovvero la fruizione di contenuti attraverso il proprio terminale mobile. È
stata proprio questa la forza di DoCoMo, l’aver saputo proporre, o se vogliamo imporre, al
mercato giapponese dei fornitori di servizi una nuova catena del valore, dove ogni attore
trovasse una collocazione, un preciso compito e un riconoscimento economico.
86
4 L’avanguardia della telefonia mobile: il Giappone
4.4.2 KDDI/AU:
KDDI, operatore di telefonia fissa creato nell’ottobre 2000 all’indomani della fusione di DDI,
IDO, e KDD (ex-operatore statale monopolista nella fornitura di servizi di telefonia fisa per
chiamate internazionali a lunga distanza), oggi offre servizi di telefonia mobile su rete PDC a
commutazione di circuito, tramite il brand TU-KA e a commutazione di pacchetto CDMA
tramite il brand AU (lanciato nel luglio del 1998). La velocità di trasmissione con la
tecnologia CDMA è una delle maggiori al mondo (64Kbps) fra i servizi di seconda
generazione. L’accesso a Internet viene fornito tramite il servizio EZ Web, basato su
protocollo WAP (il linguaggio usato è HDML, un precursore del WAP). Essendo molto
complesso sviluppare dei contenuti in linguaggio HDML, i siti ufficiali sono pochi rispetto a
quelli disponibili per gli utenti i-mode. Per ovviare a questo problema, nel luglio 2001 i
tecnici di KDDI hanno migliorato il “convertitore” di contenuti che consente di poter
visualizzare il testo e alcune immagini in formato gif dei siti scritti in linguaggio cHTML
(tipicamente i siti di i-mode), permettendo così agli utenti di EZ Web di navigare e
visualizzare le pagine dei siti “non ufficiali”di i-mode. KDDI ha espresso recentemente
l’intenzione di cedere TU-KA, che opera autonomamente sul mercato nazionale pur essendo
un’unità di business di KDDI, per potersi concentrare sull’upgrade al 3G, avviato nell’aprile
del 2002, della propria rete. La costruzione della rete con tecnologia CDMA è visto come un
tentativo di KDDI di differenziare la propria offerta rispetto ai servizi voce di bassa qualità
forniti dal concorrente DoCoMo su rete PDC. Il CDMA permette, inoltre, ai suoi utenti il
87
4 L’avanguardia della telefonia mobile: il Giappone
roaming internazionale nelle aree raggiunte da questo servizio (Stati Uniti, Hawai, Canada,
Hong Kong, Australia e Corea) e questo è naturalmente visto dall’operatore come un punto di
forza su cui investire. I limiti del servizio sono: il costo, piuttosto elevato, e la disponibilità,
circoscritta solo ad alcuni grandi centri urbani (New York, San Francisco, Melbourne, Seoul).
Bisogna sottolineare come KDDI sia riuscita a creare un’offerta attrattiva per fare migrare la
propria base clienti dal vecchio PDC verso CDMA prima, verso il 3G (CDMA2000) poi.
Il segreto del successo sta nella rete utilizzata, che è sostanzialmente la stessa, con però un
upgrade nelle velocità di trasmissione, che fa passare la comunicazione dai 64 Kbps del
CDMA ai 144 Kbps del CDMA2000. Nel contempo, l’utente finale continua a utilizzare gli
stessi servizi di prima e con la stessa copertura, percependo la nuova offerta solo come un
miglioramento del servizio precedente. Tutta la campagna promozionale non a caso ha sempre
evitato di far riferimento ad aspetti tecnologici, trattando la comunicazione mobile come un
prodotto qualsiasi, dietro al quale non si avverte che si celino oscure tecnologie o massicci
investimenti. Esattamente l’opposto di quanto accade in Europa ogni qualvolta viene
introdotto un nuovo servizio di telefonia mobile. L’opposto anche di quanto avvenuto con
FOMA, il 3G di DoCoMo, la quale, utilizzando un’altra tecnologia, il WCDMA appunto, è
stata costretta a creare una nuova rete che risulta essere incompatibile con la precedente,
offrendo quindi, almeno inizialmente, una copertura inferiore rispetto a quella disponibile con
il servizio precedente, e un numero di servizi giudicato non all’altezza dei costi.
88
4 L’avanguardia della telefonia mobile: il Giappone
4.4.3 VODAFONE K.K.
Il terzo operatore di telefonia mobile è Vodafone K.K. Prima dell’acquisizione da parte del
gruppo Vodafone, l’azienda, denominata J-Phone, apparteneva a Japan Telecom. Società
molto creativa, ha deciso di focalizzarsi sin dall’inizio su una clientela giovane compresa tra i
15 e 19 anni. La conferma più esplicita del target scelto si è avuta nell’estate del 2001, con il
lancio di un nuovo terminale prodotto dalla Sharp (Figura 4.7) dotato di una mini fotocamera,
di uno schermo TFT a 65.000 colori e di un chip che permette di visualizzare immagini 3D in
movimento, con in più la capacità di supportare piccoli applicativi in Java. Il tutto
accompagnato da un’intelligente campagna di marketing
e un’offerta di contenuti piuttosto varia. Il servizio,
battezzato con il nome di Sha-Mail, dove ‘sha’ è
l’abbreviazione
della
parola
giapponese
“shashin”
(fotografia) e “mail” è l’abbreviazione di e-mail, ha avuto
un grande e inaspettato successo, facendo subito
impennare il numero dei nuovi abbonati a J-Phone.
L’affermazione di Sha-Mail è stata tale da fissare un
punto di non ritorno nello sviluppo di terminali con mini
Fig. 4.8 SHARP SH07 uno dei
primi modelli di cellulare con
fotocamera integrata.
fotocamera
incorporata,
divenendo
un
benchmark
mondiale. KDDI/AU e NTT DoCoMo, gli altri due
operatori, trovatisi costretti a rincorrere J-Phone, hanno
89
4 L’avanguardia della telefonia mobile: il Giappone
subito equipaggiato i loro ultimi modelli di cellulare con la fotocamera.
J-Phone, tuttavia, è andata oltre e ha messo a punto anche il servizio Movie Sha-Mail, che
consente di filmare 10 secondi in movimento. Movie Sha-Mail è stato sviluppato avendo
come obbiettivo il mercato dei giovani, che sembrano molto interessati all’idea di poter
inviare ad amici e conoscenti e-mail con allegate fotografie scattate con la propria fotocamera
incorporata nel cellulare. Obbiettivo celato, ma parimenti ovvio, era stato quello di aumentare
il traffico, poiché se è vero che in trasmissione i messaggi di posta elettronica vengono fatti
pagare in base alla grandezza del messaggio, le fotografie, essendo immagini, se inviate come
allegati a un messaggio, contribuiscono ad aumentarne il peso, di conseguenza, a farne salire
il costo unitario e, quindi, il ricavo per l’operatore.
90
4 L’avanguardia della telefonia mobile: il Giappone
4.5 IL PRICING: ELEMENTO COMUNE DI SUCCESSO.
Vi è un elemento determinante, almeno in parte, il successo di DoCoMo, KDDI/AU e
Vodafone K.K., che è comune, anche se con sfumature diverse, a tutti e tre gli operatori: la
“pricing policy” seguita.
Vodafone K.K., ad esempio, che opera con una rete a commutazione di circuito, invece di
adottare un pricing a “tempo”, ha optato per una subscription-fee fissa basata sul numero di
richieste inviate al server (questo per quanto concerne la navigazione). Un simile tipo di
politica dei prezzi ha permesso, da una parte, di essere competitivi nei confronti degli altri due
operatori che hanno una tariffazione basata sulla quantità di dati inviati e ricevuti (rete con
tecnologia a commutazione di pacchetto), dall’altra, di attrarre un numero sufficiente di
clienti.
Un altro aspetto importante riguarda la politica di “pricing”applicata al servizio di mail. NTT
DoCoMo, ad esempio, ha fatto dei prezzi differenziati a seconda del tipo di mail inviata o
ricevuta. Più caratteri si utilizzano, più l’e-mail assomiglia a una lettera e, comprensibilmente,
più costa. Il prezzo massimo, tuttavia, per una mail di 500 caratteri è di circa 5 Yen (0,04
euro); facendo un paragone con gli equivalenti SMS europei, che costano 0,10 € l’uno e
hanno una limitata capacità (in genere non più di 160 caratteri), si coglie subito la differenza
tra le politiche di prezzo applicato.
In Italia, ma in Europa in genere, è stata applicata una politica di pricing basata sul costo: il
prezzo è stato fissato in base al ricavo finale che l’operatore vuole incassare, al netto di tutti i
costi inerenti il servizio. In Giappone, invece, si è pensato al valore economico del servizio
percepito dal cliente. Il prezzo più basso ha favorito la diffusione del servizio, che crescendo
di volume, nonostante il prezzo basso, ha permesso ad esempio a DoCoMo di aumentare
sensibilmente il traffico fatturabile. Il pricing fissato da DoCoMo, inoltre, ha obbligato gli
altri operatori ad adeguarsi. Di conseguenza anche KDDI e Vodafone K.K. sono stati costretti
ad allinearsi a questo tipo di politica. Vodafone K.K., per esempio, che usa una tecnologia a
commutazione di circuito, non potendo applicare una politica di tariffazione differenziata in
base alla “grandezza” del messaggio, ha deciso di fissare una tariffa secca di 0,95 € per
messaggio, che permette però di inviare qualsiasi tipo di messaggio, anche quelli con 6.000
caratteri e con piccoli allegati multimediali come immagini e suoni (in modo analogo agli
MMS europei). Di esempi ce ne sarebbero ancora molti da fare, e tutti dimostrerebbero come
uno dei punti di forza del successo della telefonia mobile in Giappone sia stata una corretta ed
91
4 L’avanguardia della telefonia mobile: il Giappone
efficiente pricing policy. L’esatto contrario dell’Italia, dove, spesso, politiche di prezzo
sbagliate e la solita abitudine di speculare su tutto, hanno determinato l’insuccesso di alcuni
servizi. Basti pensare al WAP. Nel nostro paese si conosce a mala pena che cosa sia e sono
molto pochi coloro che sono soliti utilizzarlo; conoscendo il prezzo medio di un collegamento
che è di 0,04 € per Kb scambiato, non è difficile comprenderne il motivo. In Giappone,
invece, come abbiamo visto, il suo equivalente, l’i-mode, proprio perché tutti possono
permetterselo, è diventato a tutti gli effetti uno stile di vita, un qualcosa di imprescindibile.
92
5 Scenari futuri
CAPITOLO 5
SCENARI FUTURI1
5.1 HSDPA: IL SUPER-UMTS.
Collocata a cavallo tra la terza e la quarta generazione delle comunicazioni mobili, la nuova
tecnologia HSDPA si presenta come un’evoluzione, in termini di velocità nella trasmissione
dati e di efficienza, dell'UMTS. Tra i due standard si potrebbe stabilire questa relazione:
l’HSDPA sta all’UMTS come l'ADSL sta alla tradizionale linea telefonica. E’ evidente,
quindi, che si prospetta un ulteriore rivoluzione per il mondo della telefonia mobile, dal
momento che, grazie ad opportuni aggiornamenti degli attuali software, l’High Speed
Downlink Packet Access riuscirà a garantire velocità di download molto superiori a quelle
attualmente garantite dai sistemi appartenenti alla terza generazione. Si passerà, precisamente,
dai 384 Kbps dell’UMTS fino a 10 Mbps, a fronte di investimenti decisamente ridotti. Di
fronte a queste cifre anche lo stesso UMTS, osannato come il tanto atteso avvento della banda
larga mobile, sembra sfigurare e ancora prima di conoscere una larga diffusione rischia di
essere soppiantato dal suo fratello maggiore. In realtà, penso che non sia corretto porre la
questione in termini di competizione, ma, piuttosto, di una normale evoluzione, atta a
garantire sempre più crescenti velocità di trasmissioni dati in piena mobilità. Non
dimentichiamoci, infatti, che l’HSDPA è da considerarsi, a tutti gli effetti, un upgrade
dell’UMTS e, quindi, senza di esso non esisterebbe. Un traguardo decisamente importante,
inoltre, che si riuscirà a raggiungere grazie a quello che viene definito dagli esperti del settore
1
Per la trattazione di questo capitolo ci si è basati su: William Lu, Broadband Wireless Mobile: 3g and Beyond,
New York, John Wiley & Sons Ltd, 2003.
93
5 Scenari futuri
come il “Super-UMTS”, sarà il pareggiamento delle velocità usufruibili su banda larga fissa,
creando un importantissimo anello di saldatura tra queste due realtà.
Gli operatori di telefonia mobile italiani sembrano essere intenzionati a non perdere tempo su
questo fronte e hanno deciso di essere in prima linea nella sperimentazione di questo nuovo
standard; Tim ha annunciato, nel mese di giugno, che comincerà ad effettuare le prime prove
di questo sistema entro il termine del 2005, mentre Vodafone Italia ha dato vita a un primo
vero e proprio test. Il 22 agosto 2005 ha effettuato la prima connessione dati con HSDPA,
raggiungendo la velocità di 1,5 Mbps2. E non è finita qui. L’HSDPA, come abbiamo precisato
prima, si pone come una tecnologia di transizione da una generazione, la terza, a un’altra, la
quarta. Questo significa che esso rappresenta solo una piccola anticipazione di ciò che ci
riserverà il futuro, solo una piccola anteprima di quello che ci prospetterà la generazione
successiva delle comunicazioni mobili.
2
Vodafone Italia, Prima chiamata con l'UMTS super veloce,
<http://www.comunicazione.vodafone.it/vodafone/pstm/news_details.jsp>.
94
5 Scenari futuri
5.2 Wi-Fi e WiMAX: LA RIVOLUZIONE DEL WIRELESS.
Se il paradiso promesso dalle tecnologie digitali consiste nell'essere perennemente collegati
alla rete, il suo profeta, senza dubbio, si chiama WLAN, Wireless Local Area Network. Per
meglio comprendere il significato di questa apparentemente indecifrabile sigla, prendiamo in
considerazione altri due concetti: LAN e WAN. Il primo, acronimo di Local Area Network,
indica una rete di computer, collegati tramite cavi, che ha la caratteristica, appunto, di essere
locale cioè non supera le poche centinaia di metri ed è limitata ad una zona circoscritta, come
ad esempio un ufficio o un edificio. Dal versante opposto si situa, invece, la rete WAN cioè
Wide Area Network o rete geografica; è una rete distribuita su distanze molto più grandi e
può coprire aree che vanno dai pochi chilometri di un’area metropolitana fino a distanze
intercontinentali. Internet è l’esempio per eccellenza di una rete geografica. Alla luce di
queste delucidazioni, risulta quasi automatico comprendere che cosa sia una WLAN: una rete
locale, la stessa descritta poco sopra, con la differenza che il collegamento tra i computer che
costituiscono la rete stessa, è wireless cioè senza fili. I singoli nodi, cioè i computer, non
comunicano più attraverso cavi ma via etere. Niente più tracce da scavare, fili da depositare,
muri da oltrepassare, con le WLAN l'utente sarà libero di connettersi dove e quando vuole.
Il motore di questa preannunciata rivoluzione nel mondo delle tlc, è stato l'adozione del
protocollo 802.11b, standard internazionale per le trasmissioni wireless, detto Wi-Fi, Wireless
Fidelity cioè fedeltà senza fili. Questo standard, reso pubblico nel 1997, è stato elaborato con
l'appoggio del consorzio WECA, composto da tutte le industrie leader nel settore; mi riferisco
ad aziende del calibro di 3Com, Apple, Cisco Systems, Compaq, IBM e Nokia. La prima
versione era in grado di raggiungere una velocità massima compresa tra 1 Mbps e 2 Mbps.
Prestazioni del tutto rispettabili ma ancora troppo limitate per avere una portata realmente
rivoluzionaria. Ecco, quindi, che fa la sua apparizione una nuova versione, più veloce e
performante, denominata 802.11b, detta anche High Rate, capace di una larghezza di banda
pari a 11 Mbps. Non solo: le evoluzioni dell’attuale versione 802.11b, la 802.11a e la
802.11g, dovrebbero poter garantire una velocità massima di 54 Mbps.
La velocità della quale è capace questo standard, grazie anche alle sue recenti evoluzioni,
pone questa tecnologia in testa a tutte le WLAN finora presenti e si può considerare il miglior
strumento per dotare di una connettività senza fili luoghi come uffici, università, aeroporti,
alberghi.
95
5 Scenari futuri
Il Wi-Fi opera sulle bande di frequenza di 2,4 Gigahertz, frequenze che sono riservate a uso
civile per i dispositivi wireless domestici e che, quindi, non richiedono l’assegnazione di
licenze particolari. Essenziali, per il corretto funzionamento di una rete 802.11b, sono, da una
parte, le piccole stazioni base denominate Access Points o AP, dall’altra, le stazioni riceventi,
per esempio, un PC dotato di scheda 802.11b. Sono
definiti, inoltre, Hot Spot, tutti quei punti di accesso
pubblici come aeroporti, alberghi, centri commerciali, che
consentono ad un visitatore, dotato di un terminale con
funzionalità Wi-Fi, di accedere a Internet.
Se il Wi-Fi possiede la caratteristica di operare su una
WLAN, esiste un’altra tecnologia che è in grado di
operare, sempre in modalità wireless, su una rete WAN.
Fig. 5.1 Una scheda da inserire
nel proprio PC portatile per
connettersi a Internet tramite
Wi-Fi.
Mi riferisco allo standard IEEE 802.16, meglio noto con il
nome
WiMAX
(Worldwide
Interoperability
for
Microwave Access), che potrebbe rappresentare una vera
rivoluzione nel mondo delle comunicazioni, in quanto renderà possibile la realizzazione di
reti senza fili a banda larga con topologia punto-multipunto, aventi una estensione
metropolitana (la portata massima dichiarata è di circa 50 km), caratterizzata da una velocità
di trasmissione fino a 75 Mbps. Le aspettative nate intorno a questa tecnologia sono molto
ambiziose, anche in considerazione dell’opportunità di poter offrire prestazioni estremamente
competitive e vantaggiose, in termini di costi, rispetto a soluzioni cablate come l’ADSL,
consentendo così di scavalcare l’ormai annoso problema (praticamente irrisolto) del
cosiddetto “ultimo miglio”, cioè quel tratto di rete telefonica fissa che dalla centrale raggiunge
la casa dell’utente. Inoltre, anche se al momento l’applicazione principale ipotizzata è quella
di accesso fisso (senza trascurare la possibile funzione di backhaul, cioè di congiunzione di
una dorsale ad un punto di accesso), le evoluzioni già previste dello standard consentiranno a
breve di supportare anche accessi di tipo nomadico e, successivamente, un certo livello di
mobilità (con l’802.16e si potrà restare connessi alla rete anche nel momento in cui ci si reca
da una “hot zone” WiMAX ad un’altra). Dal momento che si tratta di uno standard
concordato a livello mondiale, la sua implementazione consentirà di utilizzare lo stesso
terminale quasi ovunque nel mondo, come già accade con il GSM. Ne è una dimostrazione il
fatto che tutti i maggiori produttori di componentistica, a partire da Intel con il chip
denominato “Rosedale”, stanno progettando un componente WiMAX da inserire in ogni PC,
così come già avviene per il Wi-Fi. Lo sviluppo di questa tecnologia in Italia è stato per un
96
5 Scenari futuri
certo periodo frenato dal fatto che le frequenze, che a livello mondiale sono state assegnate al
WiMAX (3.4-3.6 GHz), risultavano parzialmente utilizzate dal Ministero della Difesa. A
partire, però, da Aprile 2005 il Ministero della Difesa ha acconsentito a cedere al Ministero
delle Comunicazioni queste frequenze3. Anche in Italia ora si può cominciare a sperimentare
il WiMAX.
5.2.1 AMSTERDAM: CAPITALE Wi-Fi D’EUROPA.
Se siete stufi di dover rimanere a casa per navigare su Internet o di dovervi rifugiare negli
Internet Caffè per controllare la vostra casella di posta elettronica, allora il posto che fa per
voi è Amsterdam; grazie a un progetto promosso da una start-up locale, infatti, è possibile
assaporare il gusto della libertà di navigare sul Web da qualsiasi posto ci si trovi, in qualsiasi
momento e con velocità equiparabili alle tradizionali ADSL. E’ sufficiente possedere un
computer portatile, una scheda Wi-Fi ed ecco che la capitale dei Paesi Bassi diventa la
capitale Wi-Fi d’Europa.
Hot Spot Amsterdam, nome dell’azienda che lanciato il servizio, ha “disseminato” la città di
“punti caldi”, in case, aeroporti, caffè, hotel, creando una rete informatica senza fili, con una
versione potenziata della tecnologia Wi-Fi, utilizzabile per connettersi a Internet col proprio
terminale. Hot Spot Amsterdam offre una connessione da 256 Kbps al costo di 4,95 euro al
giorno o 14.95 euro al mese, oppure 24,95 euro al mese per una velocità doppia.
3
Longo, La Difesa libera le frequenze del WiMax,
<http://www.weekit.it/index.php?option=com_content&task=view&id=36300&Itemid=1>.
97
5 Scenari futuri
Fig. 5.2 Le zone coperte dal servizio Hot Spot Amsterdam.
Carl Harper, fondatore di Hot Spot Amsterdam e ideatore del servizio, ha le idee molto chiare
e intende coprire al più presto tutta Amsterdam con 125 stazioni base. Il suo scopo è
dimostrare che al giorno d’oggi le persone possono vivere con un cellulare e Internet mobile e
che le linee terrestri sono finite4.
4
Mastrolonardo, Amsterdam, nasce la più estesa rete Wi-Fi d'Europa,
<http://www.telconews.it/modules.php?name=News&file=article&sid=3529>.
98
5 Scenari futuri
5.3 VERSO LA CONVERGENZA DEFINITIVA: IL 4G.
La comunicazione mobile wireless ha normalmente un ciclo evolutivo della durata di dieci
anni: cinque anni per la fase di ricerca e sviluppo ed altri cinque anni per la fase di
implementazione ed installazione. Seguendo questo semplice paradigma, il 24 Giugno 2005
NTT DoCoMo, colosso della telefonia mobile giapponese, ha annunciato che, nei propri
laboratori di Yokosuka, è stata raggiunta con successo la velocità di trasmissione dati di 1
Gbps. Questa notevole velocità è stata ottenuta in download, utilizzando dispositivi di
comunicazione mobile di quarta generazione, in movimento alla velocità di 20 Km/h5. Le
relative prove sul campo verranno realizzate nel corso del prossimo anno.
Mentre la terza generazione inizia ad affacciarsi nel mondo, quindi, è già partita la ricerca
sulla generazione successiva della tecnologia mobile: il 4G.
E’ questa la sigla coniata da esperti e da addetti al settore che, da un punto di vista storico ed
evoluzionistico, possiamo interpretarla semplicemente come “Quarta Generazione”. Il passo
in avanti è solo di un numero, ma lo scenario che si prospetta è molto più rivoluzionario di
quello che è avvenuto e sta avvenendo in questo periodo. Considerato da un punto di vista
tecnologico, infatti, il passaggio dal sistema GSM a quello che viene comunemente definito
come 3G, dovrebbe essere considerato più come una “evoluzione” che non come una
“rivoluzione”, dal momento che ciò comporta la sostituzione, nel tempo, di un’infrastruttura
con un’altra dalle prestazioni più marcate. Diverso è, invece, il passaggio dalla seconda/terza
generazione, che a mio avviso coesisteranno ancora per molto tempo, alla quarta, in cui si
immagina la presenza di un insieme di tecnologie di accesso che per l’utilizzatore risulteranno
completamente trasparenti. Questo passaggio rappresenterà una svolta anche concettuale nel
modo di erogare il servizio, che dovrà essere effettivamente indipendente dalla infrastruttura
di accesso, garantendone la fornitura anche nel passaggio da una infrastruttura ad un’altra.
Quando si parla di sistema mobile di quarta generazione, infatti, si intende un insieme di reti
radio in grado di fornire accesso a servizi basati sul protocollo IP. In questo contesto la
funzionalità di “roaming” è fondamentale per far sì che gli utilizzatori siano sempre connessi
alla rete che fornisce le prestazioni migliori. Il panorama che la quarta generazione sarà in
5
NTT DoCoMo Company, NTT DoCoMo Achieves 1Gbps Packet Transmission in 4G Field Experiment,
<http://www.nttdocomo.com/presscenter/pressreleases/press/pressrelease.html?param[no]=564>.
99
5 Scenari futuri
grado di offrirci si prospetta come il giusto mix tra 3G e Wi-Fi, dal momento che entrambi i
due sistemi, allo stato attuale, non soddisfano appieno le esigenze delle diverse fasce di
utenti: il 3G, ha appena superato ritardi, carenze tecniche e comincia soltanto ora a fare i
primi passi sul mercato, mentre il Wi-Fi ha una portata troppo limitata per essere considerato
una valida alternativa; non a caso, infatti, sembra già surclassato dal suo fratello maggiore
ovvero il WiMAX.
Alcuni tecnici contestano la denominazione 4G e preferiscono parlare di 3G ottimizzata
oppure di “Beyond 3G” (B3G), per sottolineare la continuità con le reti attuali. A tale
proposito è un motivo di profondo studio oggi la parte di rete che garantisce il cosiddetto “soft
handover”, ovvero la capacità di dispositivi ed applicazioni di passare automaticamente ed in
maniera trasparente all’utente (quindi senza interruzione di servizio) da una rete all’altra, ad
esempio da una GPRS ad una Wi-Fi. Da osservare che, oltre alla problematica fisica, (di fatto
parliamo di strati fisici diversi), vi è la problematica del passaggio dei servizi associati al
profilo degli utenti connessi.
L’obiettivo è di garantire all’utente la massima mobilità. Una volta collegato, utilizzando la
rete disponibile in quel momento, quest’ultimo potrà passare da una rete all’altra senza
interruzione della comunicazione e con una qualità di servizio identico in qualsiasi momento.
Qualsiasi passaggio da una rete all’altra dovrà essere completamente trasparente e automatico
per l’utente. La situazione potrebbe configurarsi in questo modo: l’impiego del 3G in aree
urbane e suburbane, densamente popolate, allo scopo di fornire velocità dati più elevate e di
conseguenza servizi migliori. Allo stesso tempo, laddove si dovesse presentare una
congestione del servizio a causa dell’alta densità di utilizzatori, la presenza di Wireless LAN
(WLAN) potrebbe fornire un rinforzo ai servizi 2G/3G offrendo, mediante opportune
soluzioni di accesso, gli stessi servizi ed anche una maggiore larghezza di banda.
Come abbiamo visto, uno dei versanti “caldi” di questa nuova tecnologia wireless è il
Giappone il quale, dal canto suo, è leader mondiale nelle tecnologie connesse al protocollo
Ipv6 e spera di renderlo uno standard globale nei prossimi anni. Attualmente Internet utilizza
il protocollo Ipv4, ma il lancio delle nuove generazioni di telefoni cellulari, rende più urgente
il passaggio al nuovo protocollo Ipv6. Il protocollo Ipv6, infatti, sarà in grado di assicurare un
numero quasi infinito di possibilità e potrebbe rivelarsi la vera killer application della quarta
generazione, capace di trasformare radicalmente il business della telefonia mobile, creando un
ambiente wireless IP in cui si muovono e comunicano non solo cellulari, ma anche palmari,
computer, notebook e tutto quanto consente la comunicazione a banda larga in mobilità. Gli
100
5 Scenari futuri
apparecchi dovrebbero anche consentire agli utenti di visualizzare immagini ad alta
definizione (del tipo televisivo) persino, ad esempio, sui treni ad alta velocità.
Sempre dal Giappone arriva la conferma che il lancio commerciale del servizio 4G dovrebbe
avvenire nel 2010. Già ad Aprile di quest’anno, la Cina, il Giappone e la Corea del Sud,
hanno annunciato il loro impegno verso la creazione di un protocollo comune per gli
apparecchi di quarta generazione che prevede, appunto, l’uso della stessa frequenza di banda
(3,4-4,9 GHz). I tre Paesi manterranno una posizione chiaramente unitaria anche nell’ambito
delle varie conferenze internazionali in programma, per stabilire l’uso globale delle
frequenze: un punto cruciale per la diffusione dei servizi di quarta generazione. La decisone
riguardo la frequenza di banda da usare per il 4G dovrebbe infatti essere presa dall’ITU
(International Telecommunication Union) entro il 2007. Selezionare una banda che metta
d’accordo tutti, però, sarà un processo non facile, dal momento che si prevede che ogni
nazione insisterà per imporre la propria frequenza privilegiata. Il Fourth-Generation Mobile
Forum (4GMF), a questo proposito, ha dato inizio alla fase di ricerca e sviluppo sul tema di
cosa ci aspetta “oltre la terza generazione” (“beyond 3G”). Internet ha fornito una notevole
spinta allo sviluppo tecnologico delle comunicazioni mobili poiché la tecnologia GSM,
incentrata sul trasporto della voce, non ha grandi capacità di supportare il valore aggiunto
rappresentato dal traffico Internet. L’obiettivo della terza generazione della tecnologia
wireless è molto chiaro: estendere il traffico Internet ai terminali mobili e rendere Internet
“senza filo”. Quindi, la più importante novità introdotta dal 3G è la interfaccia radio chiamata
Radio Transmission Technology (RTT), in grado di supportare trasmissioni ad alta velocità su
collegamenti radio. Comunque, quando la gente immagina un futuro senza fili, viene
spontanea la domanda: “Esistono bande di frequenza disponibili ad accogliere tutti i servizi
che possono godere della tecnologia radio?” Da tutto il mondo, ogni settimana, abbiamo un
nuovo standard per le comunicazioni wireless, sia esso internazionale, nazionale o solo locale.
La convergenza tra le diverse tecnologie di accesso riduce ovviamente la richiesta di nuove
bande. I terminali mobili di prossima generazione (4G o “Beyond 3G”), potrebbero essere
dispositivi di comunicazione radio a larga banda, multi-frequenza, multi-standard, multimodo e multi-media, con un’intelligenza centralizzata. Se si è in ufficio, a casa, all’aeroporto,
al centro commerciale, il terminale dell’utente si connetterà automaticamente alla rete
d’accesso a larga banda wireless a corto raggio per garantire una connessione senza filo ad
alta velocità. Se si è in movimento e queste reti d’accesso WLAN sono inefficienti, si sarà
automaticamente connessi alle reti per comunicazioni mobili. La penetrazione di Internet
tramite connessione fissa sta crescendo in parallelo con quella radio. Per questo, a causa del
101
5 Scenari futuri
futuro ruolo dominante del traffico dati e delle applicazioni basate su IP, reti e sistemi
dovranno essere progettati per consentire un più economico trasferimento di pacchetti dati. A
tal proposito, il 4G dovrebbe essere implementato integrando tecnologie wireless emergenti,
basate su protocollo IP (possibilmente Ipv6), in una piattaforma comune, flessibile ed
espandibile, per garantire una molteplicità di applicazioni e servizi, attuali e futuri, usufruibili
con un singolo terminale.
E’ opportuno sottolineare come, gli sforzi che occorre compiere nella direzione di favorire la
diffusione del 4G, debbano essere concentrati soprattutto nella preparazione del terreno
regolatorio che consenta ai paesi europei di selezionare la banda che metta d’accordo tutti.
Tale processo sarà tutt’altro che semplice se si pensa che ciascuna nazione insisterà per
imporre la propria frequenza privilegiata, ma risulta altrettanto indispensabile se si vuole
recuperare terreno nei confronti dei paesi asiatici (Giappone, Cina e Corea del Sud) che hanno
ormai da tempo fatto fronte comune per lo sviluppo dei sistemi di quarta generazione,
individuando una banda di frequenza comune. Le difficoltà tecnologiche al momento presenti,
infatti, possono tranquillamente essere superate con i giusti investimenti in ricerca e sviluppo,
e, quindi, i soggetti interessati a sviluppare un business con i sistemi 4G debbono tener
presente che il vero scontro avverrà poi sulle applicazioni, in quanto i servizi implementabili
dovrebbero essere selezionati sulla base delle aree che dovranno essere interessate (non tutti i
servizi possono sfondare in culture tecnologiche diverse), non perdendo di vista ciò che
richiede maggiormente il mercato, e cioè semplicemente una maggiore copertura di rete, con
prezzi più accessibili e velocità di trasferimento dati maggiori.
102
5 Scenari futuri
5.4 LE PAROLE D’ORDINE: MOBILITA’ E ADATTATIVITA’.
Nonostante si faccia già un gran parlare dei sistemi di quarta generazione, non sempre c’è
accordo su cosa si debba intendere per 4G. Per alcuni, 4G è semplicemente un sistema che
offre prestazioni superiori al 3G. Per altri, tutto si può ridurre ad un aumento delle velocità di
trasmissione, per cui diventa 4G tutto ciò che è in grado di trasmettere a più di 20 Mbps.
Alcuni intendono il 4G come la fusione fra il 3G e i sistemi Wi-Fi. Di fronte a questa
alternanza di pareri, tuttavia, si converge su una definizione di 4G più ampia delle precedenti.
Un elemento importante, ad esempio, è rappresentato da una intelligenza di rete più
distribuita, basata in particolare sul protocollo IP; inoltre, si richiede un miglioramento
rispetto al 3G, sia in termini di copertura sia di capacità (migliore efficienza spettrale) sia di
costo per bit (per rendere appetibili servizi multimediali, in cui il volume di dati da scambiare
sia molto superiore a quelli attuali). Queste considerazioni di carattere prettamente tecnico
avranno ovviamente forti ripercussioni sugli aspetti economici; la decentralizzazione della
struttura e l’elevata interoperabilità che sarà necessario garantire implicherà che la catena del
valore attraversi una vera e propria rivoluzione. L’eterogeneità sia nell’accesso alle reti sia ai
servizi, farà sì che un sistema 4G non sia organizzato come un struttura monolitica installata
da una singola entità economica, ma piuttosto come una “confederazione” dinamica di più
fornitori di servizi (in senso lato) talora in sinergia reciproca e talora in competizione fra loro.
Si tratta, quindi, di avanzare, sì, nelle conoscenze tecniche e tecnologiche, ma anche di
intravedere tutta una serie di nuove figure ed entità che avranno un impatto altrettanto forte
sulla riuscita delle reti 4G nel loro complesso.
Sono due gli elementi che, in un panorama ancora relativamente incerto, sembrano
rappresentare solide basi per lo sviluppo di una rete 4G: mobilità e adattatività.
La mobilità ha influenza su tre tematiche principali:
•
Scelta della tecnologia d’accesso ottimale.
Se sono presenti più opzioni di connettività, basate su tecnologie differenti, la scelta deve
stabilire non solo per quale optare all’inizio della fruizione del servizio, ma anche su quali
criteri prevedere l’effettuazione di hand-over fra una tecnologia e l’altra (hand-over
verticali).
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5 Scenari futuri
•
Mobilità tra tecnologie differenti.
La realizzazione di hand-over verticali porta con sé sia le problematiche di micro-mobilità
consentite dalla struttura IP, sia quelle non meno importanti legate alla qualità di servizio
(QOS), alla sicurezza, alla identificazione e tariffazione. Il protocollo IPv6 non è stato
pensato per risolvere questo tipo di problemi e richiede, quindi, una sua ottimizzazione per
ridurre i ritardi di hand-over, le perdite di pacchetti e di stato della comunicazione.
•
Adattabilità delle trasmissioni multimediali.
I servizi multimediali saranno cruciali per il successo delle reti di quarta generazione e
perciò si dovrà curare con attenzione la loro effettiva fruibilità in base alle peculiarità
delle singole reti d’accesso (ad esempio la bit rate che riescono ad erogare effettivamente),
alle loro condizioni operative (ad esempio le condizioni di traffico) ed agli aggiustamenti
o riduzioni del servizio stesso (ad esempio, mantenere l’audio mentre si “congela” il
video).
L’adattatività ha implicazioni su diversi livelli:
•
Terminali.
Dovranno essere adattabili alle diverse applicazioni, reti, condizioni, utenti.
Ogni utente potrà definire opportuni profili che sarà in grado di utilizzare per configurare
in modo personalizzato il terminale che sta usando in quel momento. A seconda delle
condizioni (geografiche, di traffico, ecc...) saranno richieste tecniche evolute per
mantenere i requisiti di bit rate e qualità richiesti. Per quanto riguarda le reti, oltre alle
diverse tecniche di software radio ed interoperabilità fra interfacce radio diverse, il
terminale dovrà essere organico alla posizione in cui si trova e al relativo contesto, in
modo da facilitare l’interazione uomo-ambiente, con specifico riferimento alla possibilità
di usare “wearable devices” come nuovi tipi di terminali. Infine, l’adattabilità alle
applicazioni potrà manifestarsi sia nella capacità di aumentare le capacità di elaborazione
in modo dinamico, sia di “scaricare” al momento opportuni moduli software per potersi
adattare in modo ottimale al servizio che si intende fruire.
104
5 Scenari futuri
•
Reti.
Saranno soggette al maggiore sforzo tecnologico, in quanto saranno lo snodo fra i due
mondi dei terminali e delle applicazioni, anch’essi di tipo multiforme. La possibilità di
adottare antenne intelligenti e software radio sarà estesa anche agli AP (Access Points) o
alle BS (stazioni base) della infrastruttura radio di rete, in modo da poter essere anch’essi
adattabili e riconfigurabili in funzione delle esigenze globali della rete. La struttura stessa
della rete potrà essere di tipo gerarchico che spazia da picocelle a macrocelle oppure
megacelle, con conseguenti funzionalità di hand-over orizzontali e/o verticali. In questo
giocherà un ruolo fondamentale il protocollo IPv6 e la gestione della mobilità di cui si è
già parlato. Questo porta al concetto di rete riconfigurabile, capace di adattarsi in modo
dinamico ai picchi di traffico, alle velocità richieste dagli utenti e alle condizioni del
canale radio; tutto questo richiede il monitoraggio ed il controllo tramite funzionalità di
rete decentralizzate e distribuite.
•
Applicazioni.
Per fornire agli utenti servizi personalizzati e “context-aware”, è necessario che le
applicazioni siano predisposte a farsi configurare opportunamente in base ai parametri
presenti nei profili d’utente, a loro volta condizionati da posizione e velocità del
terminale. Inoltre le tecniche multimediali di tipo adattativo richiedono che un certo
servizio possa venire fruito nella forma più opportuna, tenendo conto delle effettive
caratteristiche del terminale. La negoziazione, invece, è una delle fasi più delicate ed
essenziali che devono essere gestite con la rete, in modo da adattare efficientemente il
trasporto delle informazioni alle caratteristiche di canale e di rete presenti in quella
particolare situazione. Una funzionalità importante, in questo senso, viene svolta dagli
agenti mobili software di tipo intelligente, in grado sia di espletare il trasporto e lo
sviluppo del servizio sia una sua opportuna autoconfigurazione.
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6 Conclusioni
CAPITOLO 6
CONCLUSIONI
Non è passato moltissimo tempo da quando il telefono cellulare è entrato a far parte della
nostra vita, eppure se proviamo a ripensare, anche solo per un attimo, a quando non esisteva
ancora, ci sembra di dover fare un salto temporale di centinaia di anni. Ci sembra così povera,
così primitiva la nostra esistenza quando non era accompagnata dai dolci squilli del nostro
fedele compagno, che ripensare a quei momenti è come ritornare all’alba dei nostri giorni.
Ormai, anestetizzati dalle sue funzionalità, non potremmo più fare a meno di quell’oggetto, ci
sentiremmo esclusi dal mondo, relegati nella periferia di un network ormai abbandonato,
impossibilitati a comunicare. E’ proprio questa la parola chiave: “Comunicare”. Abbiamo
imparato, grazie alle nuove tecnologie, a estendere i nostri sensi, ad arrivare là dove il nostro
corpo non ne era capace, e adesso non siamo più disposti a tornare indietro, a rimpossessarci
del nostro corpo obsoleto, a rientrare nella nostra pelle, a sottostare a tutti i nostri limiti
fisiologici. Le nostre possibilità di comunicare si sono amplificate enormemente e il telefono
cellulare è diventato l’emblema di questa amplificazione. La sicurezza di averlo sempre con
noi, in tasca, ci fa sentire come se fossimo in grado di fare qualsiasi cosa, come se fossimo in
grado di cavarcela in qualsiasi situazione.
Mobilità, velocità, connettività, sono questi i pilastri su cui si sta costruendo il futuro; quello
stesso futuro nel quale avremo sempre meno tempo per fare sempre più cose e sarà di vitale
importanza, quindi, che la tecnologia di cui usufruiremo sia il più possibile corrispondente a
queste esigenze. In prima linea, nel soddisfare questi bisogni, c’è ancora una volta lui, il
telefono cellulare, che, grazie alle promesse avveniristiche della quarta generazione, sarà in
grado di catapultarci in uno scenario per noi inimmaginabile, dove ognuno di noi sarà
perennemente connesso con altre persone, sarà sempre e comunque reperibile, diventerà
cittadino di un nuovo “digital village”, nel quale la disponibilità di banda diventerà il nostro
cibo, la più importante delle risorse, il motore di questo inconsistente mondo.
Le distanze che ci separano da tutto ciò non sono così brevi e ci vorrà sicuramente del tempo
per riuscire a colmarle, ma le premesse ci sono tutte. Grazie al Wi-Fi e al WiMAX è stata
dichiarata guerra al digital divide o almeno così è nelle intenzioni; dietro queste tecnologie,
infatti, c’è la straordinaria possibilità di dotare chiunque, ovunque abiti, qualsiasi tenore di
vita possegga, di un collegamento wireless a banda larga. Tutto, purtroppo, potrebbe essere
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6 Conclusioni
frenato da interessi economici, ma per lo meno altri problemi, di natura tecnica e logistica,
grazie a questi sistemi saranno certamente superati. In questo modo non saremo più costretti a
considerare la “macchina” come un’entità da assecondare, a cui ubbidire, ma diventeremo
completamente padroni di noi stessi e obbligheremo essa ad assecondare le nostre necessità le
nostre esigenze. Non esisteranno più Internet Caffè, luoghi d’accesso pubblici a Internet,
perché Internet sarà tutto intorno a noi, sempre e comunque disponibile, tramite un accesso
nomadico o in piena e completa mobilità.
Non ci resta, quindi, che attendere fiduciosi l’avvento di questo nuova era, sperando che
questa evoluzione tecnologica proceda di pari passo con una evoluzione della società e delle
leggi che la regolamentano. In questo modo non ci troverà impreparati e potremo sfruttare, fin
da subito, tutte queste meraviglie.
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