arzo 2014

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arzo 2014
Anno XIV
Marzo 2014 n. 3
della Parrocchia S. Alberto Magno - Via Principe Galletti – San Cataldo (CL)
Tel. e Fax 0934 571476 - www.santalbertomagno.it
Da serviti a servitori
R
imaniamo ancora in casa. Continuiamo a riflettere sulla evangelizzazione in casa, in famiglia, perché
sentiamo l’urgenza che è da lì che bisogna
trasmettere la fede, testimoniandola. Parliamo di fede come espressione di un rapporto
dell’uomo nei confronti di Dio e della sua
rivelazione avvenuta soprattutto in Gesù di
Nazareth. Evangelizzazione, invece, è il frutto di un’esperienza interiore, di chi ha sperimentato la gioia dell’incontro con Cristo e ne
è talmente conquistato da sentire il bisogno
di comunicarlo a tutti.
Ci sono tanti riferimenti biblici che indicano la presenza di Gesù nelle case: da Zaccheo, da Marta e Maria, dall’amico Lazzaro…
Adesso ci soffermiamo su un episodio riportato dall’evangelista Luca che dice riguardo a
Gesù:”Uscito dalla sinagoga entrò nella casa
di Simone. La suocera di Simone era in preda
a una grande febbre e lo pregarono per lei.
Chinatosi su di lei, intimò la febbre, e la febbre la lasciò. Ora subito, levatasi, li serviva”
(Lc 4,38-39).
In questo brano ci viene descritto, in parte, una giornata – tipo di Gesù a Cafarnao.
L’evangelista Marco ce la racconta molto
bene anche nei particolari. Lo spazio è diviso
in tre settori: sinagoga, casa, porta della casa
(piazza) (cfr. Mc 1, 21-45).
Qui S. Luca, invece, si sta soffermando
al momento quando Gesù, uscito dalla sinagoga dove si era recato per pregare con
le altre persone ed aveva anche guarito un
uomo posseduto da un demonio, si reca in
casa di Simon Pietro e lì trova la suocera di
Simon Pietro che era a letto per la forte febbre. Subito Gesù “chinatosi sopra di lei, sgridò la febbre; e la lasciò. Ora subito, levatasi,
li serviva”.
Ci troviamo dinanzi ad un miracolo quasi
irrilevante. E’ anche così breve che rischia di
passare inosservato. Ma non è così. Siamo
invitati a riflettere non tanto sull’entità del
miracolo, quanto sul suo significato. Si tratta,
infatti, di un segno che indica qualcosa d’altro. Questa semplice guarigione da febbre
pone la nostra attenzione sul suo significato,
posto nel finale: ”li serviva”.
Ma andiamo per ordine per comprendere meglio. Ripercorriamo il brano che si presenta assai interessante. Gesù dalla sinagoga
passa alla casa. La scena si sposta adesso
nella casa di Simone, dove sua suocera era in
preda a una gran febbre. Sono qui gli altri a
pregare Gesù perché la potesse guarire. Anche in altri episodi evangelici si trova questa
mediazione. Gesù, quindi, si china su di lei e
sgrida la febbre e questa la lascia. Poco prima aveva sgridato nella sinagoga allo spirito
impuro presente in un uomo, adesso tocca
alla febbre. Notiamo il particolare:”chinatosi
sopra di lei”. Ogni miracolo è un chinarsi di
Gesù, lui che da ricco che era, si è fatto povero per arricchire noi con la sua povertà (cfr.
2 Cor 8,9).
Seguendo ancora il brano del vangelo
leggiamo:”la fece alzare“(“egheiren”). E’ lo
stesso verbo usato per indicare la resurrezione dei morti. C’è certamente qui innanzitutto un valore concreto, immediato, ma c’è
anche una portata simbolica. La guarigione
rimanda alla salvezza totale operata dalla
potenza di Cristo. Seguendo così lo stesso
itinerario simbolico possiamo vedere nel
passaggio dalla sinagoga alla casa di Pietro, il
passaggio che avviene dalla casa della “Legge” alla “Chiesa”. Cristo lascia la sinagoga per
fare della Chiesa la casa della salvezza.
Cogliamo anche un altro messaggio
importante. Mi riferisco a ciò che segue
nel brano. La suocera di Pietro era a letto
oppressa da una grande febbre. La “febbre”
impedisce di servire, ci tiene bloccati. Sono
gli altri che si devono prendere cura di me.
Ed anche il gesto di Gesù che si china dice
tutta la sua attenzione per questa persona. E
grazie a ciò la persona viene guarita. Anche
noi avvicinandoci a Gesù veniamo guariti
interiormente.
Siamo “in casa”. E’ all’interno della Chiesa
che Cristo continua a prendersi cura di noi
e ci guarisce. Cosa ne segue pero? “Levatasi
all’istante, la donna li serviva”. La guarigione
interiore fa cambiare la vita. Il verbo all’imperfetto indica non solo l’inizio ma anche la
continuazione indeterminata di tale servizio.
Come Gesù, il “servo” di Dio e dei fratelli. Se il
servirsi degli altri è principio di schiavitù, servire i fratelli, invece, è principio di liberazione, e costituisce non un atto di egoismo ma
di amore. Si mette a servire. Da servita a servitrice, da amata ad amante, dal pensare “per
sé” al pensare “per gli altri”, dall’essere serviti
al servire gli altri. Ecco il miracolo! L’intervento di Gesù è servito per iniziare a servire. E ci
si accorge di chi ci sta attorno.
Il servizio prestato a Gesù e ai “suoi” è il
modo più bello per dire grazie da parte della
persona guarita.
Questa donna è il prototipo del credente. Questa donna, liberata per il servizio
ricevuto da Gesù, adesso è libera per liberare, cioè per servire gli altri. Così ci inseriamo nella vita di Dio che è amore e servizio;
facciamo l’esperienza dall’uscire da sé, che è
l’esperienza dell’Amore Trinitario.
Sac. Angelo Spilla
parroco
San Giuseppe... l’uomo del silenzio
I
l nome Giuseppe è di origine ebraica
e sta a significare “Dio aggiunga”. Può
essere che l’inizio sia avvenuto col nome
del figlio di Giacobbe e Rachele, venduto
per gelosia come schiavo dai fratelli. Ma è
sicuramente dal padre putativo, cioè ritenuto
tale, di Gesù e considerato anche come
l’ultimo dei patriarchi, che il nome Giuseppe
andò diventando nel tempo sempre più
popolare.
San Giuseppe fu lo sposo di Maria, il capo
della “sacra famiglia” nella quale nacque, per
opera dello Spirito Santo, Gesù, figlio del Dio
Padre. E orientando la propria vita sulle orme
del Signore, diventò una luce dell’esemplare
paternità. Certamente non fu un assente. È
vero, fu molto silenzioso, ma fino ai trent’anni
della vita del Messia, fu sempre accanto al figliolo con fede, obbedienza e disponibilità ad
accettare i piani di Dio. Di lui non si sanno molte cose, non più di
quello che canonicamente hanno riferito gli
evangelisti Matteo e Luca. Intorno alla sua
figura si sbizzarrirono invece i cosiddetti vangeli apocrifi.
San Giuseppe è un santo molto onorato
dalla Chiesa cattolica e per questo ricevette
parecchi riconoscimenti liturgici: nel 1726 il
suo nome fu inserito nelle Litanie dei Santi e
nel 1815 nella preghiera A cunctis; nel 1833
fu approvata la recita di un piccolo ufficio di
San Giuseppe al mercoledì e undici anni dopo
il nome del Santo fu annoverato fra le invocazioni nelle preghiere da recitare dopo la Mes-
sa. Nel 1889 venne prescritta la preghiera A te
o beato Giuseppe, da recitare il mese d’ottobre
dopo il Rosario, mentre nel 1919 fu inserito
nel Messale un prefazio proprio di San Giuseppe. Nel 1962, durante il Concilio Vaticano
II, Giovanni XXIII volle inserire il nome di San
Giuseppe nel Canone Romano. Nel 2013 Papa
Francesco, ratificando quanto già nei desideri
di Benedetto XVI, ha stabilito che San Giuseppe fosse invocato dopo la Vergine Maria in
tutte le altre preghiere eucaristiche del Rito
Romano.
In occasione della Festività di San Giuseppe e in omaggio a Benedetto XVI, nato
Joseph, si riportano alcuni testi che il Santo
Padre emerito ha deciso di dedicare allo Sposo della Vergine Maria, Madre di Gesù.
«La grandezza di San Giuseppe, al pari di
quella di Maria, risalta ancor più perché la sua
missione si è svolta nell’umiltà e nel nascondimento della casa di Nazareth. Del resto, Dio
stesso, nella Persona del suo Figlio incarnato,
ha scelto questa via e questo stile - l’umiltà e il
nascondimento - nella sua esistenza terrena»
(Benedetto XVI, Angelus 19 marzo 2006).
«Il silenzio di Giuseppe, uomo giusto (cfr
Mt 1,19), e l’esempio di Maria, che custodiva
ogni cosa nel suo cuore (cfr Lc 2,51), ci facciano entrare nel mistero pieno di fede e di
umanità della Santa Famiglia. Auguro a tutte
le famiglie cristiane di vivere alla presenza di
Dio con lo stesso amore e con la stessa gioia
della famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe» (Benedetto XVI, Angelus 30 dicembre 2012).
Fratelli, è tempo di ascoltare
la voce dello Spirito
A
ll’interno dell’anno liturgico, la
Quaresima è uno dei tempi forti,
decisamente intenso e da vivere
coraggiosamente alla sequela di Cristo.
In questo periodo vengono evocati almeno due fatti significativi: i quarant’anni
trascorsi nel deserto dal popolo d’Israele,
nella sua itineranza verso la terra promessa
e, soprattutto, i quaranta giorni nei quali
Gesù, volle interloquire con il maligno, per
rivelarci come ogni credente deve prepararsi a lottare per superare le suggestioni
del seduttore.
La Quaresima per noi assume i conno-
tati dell’itinerario pasquale, ricordandoci
che dalla pazienza della croce si passa al
possesso della luce. Ritorna ogni anno, per
dare una scossa alla nostra vita, per svegliarci dal torpore, invitandoci a conversione, attraverso l’ascolto della voce dello
Spirito.
L’ufficio delle letture della liturgia delle
ore in Quaresima, riporta nell’inno dei versi
emblematici: «Sia parca e frugale la mensa,
sia sobria la lingua e il cuore; fratelli, è tempo di ascoltare la voce dello Spirito». Parole
queste che per i fratelli… nella fede, costituiscono una verità liberante.
La tradizione cristiana racchiude nella
Quaresima, in modo particolare, l’appello
all’astinenza e al digiuno. Concetti ormai
insignificanti nella società dei consumi,
delle nevrosi e di una libertà falsa in nome
della quale sembra che tutto sia possibile.
Solo i dietologi, stranamente, sembrano
autorizzati oggi a parlare di diete dimagranti, che chiedono sacrifici e abnega-
zione, sollecitando una forma di ascesi per
così dire laica.
La Chiesa non ha mai avanzato richieste di controllo sul cibo per fini autogratificanti o legati al mantenimento di una certa
linea (che diventa sempre più retta e meno
curva), tanto che ormai si permette di proporre a chi crede il digiuno, limitandosi a
soli due giorni in un anno: il Mercoledì delle Ceneri e il Venerdì Santo; oltre l’astinenza dal mangiare carne in quei medesimi
giorni e nei venerdì quaresimali.
Tutto ciò diventa segno di una libertà vera stavolta, per riuscire a non essere
asserviti a ciò che sazia solo la nostra corporeità. I versetti dell’inno citato, tuttavia,
ci stimolano a una vigilanza più sottile e
anche più difficile: quella della lingua e del
cuore. È interessante citare l’insegnamento molto acuto riguardo alla lingua che ci
consegna l’apostolo Giacomo nella sua
continua nella pagina seguente…
continua dalla pagina precedente…
lettera: «Se uno non pecca nel parlare, costui è un uomo perfetto, capace di tenere
a freno anche tutto il corpo. Se mettiamo
il morso in bocca ai cavalli perché ci obbediscano, possiamo dirigere anche tutto
il loro corpo. Ecco, anche le navi, benché
siano così grandi e spinte da venti gagliardi, con un piccolissimo timone vengono
guidate là dove vuole il pilota. Così anche
la lingua: è un membro piccolo ma può
vantarsi di grandi cose. Ecco: un piccolo
fuoco può incendiare una grande foresta! Anche la lingua è un fuoco, il mondo
del male! La lingua è inserita nelle nostre
“...Dopo aver cantato l’inno”.
La Schola Cantorum parrocchiale
“Q
membra, contagia tutto il corpo e incendia
tutta la nostra vita, traendo la sua fiamma
dalla Geènna […]. Con essa benediciamo
il Signore e Padre e con essa malediciamo
gli uomini fatti a somiglianza di Dio. Dalla
stessa bocca escono benedizione e maledizione. Non dev’essere così, fratelli miei!»
(Gc 3,2-6.9-10).
Solitamente il parlare molto, al di là del
temperamento, è indice del pensare poco,
come il parlare male è sintomo di un cuore inquieto e insoddisfatto. D’altra parte,
Gesù ci ha esortati a un rapporto profondo tra la bocca e il cuore. Infatti, guidare il
nostro cuore è importante perché solo «i
puri di cuore» sono beati (Mt 5,8); mentre
«dall’abbondanza del cuore parla la bocca»
(cfr. Mt 12,34).
Equilibrio interiore ed esteriore sono
una conquista che non si può ottenere
solo con i nostri sforzi, ma impegnandoci a
essere fedeli alla parola ascoltata, accolta e
poi compiuta nella vita. Sì! «Fratelli è tempo di ascoltare la voce dello Spirito».
padre Vincenzo Valenza
uando noi cantiamo, spianiamo
la strada perché Egli venga nel
nostro cuore e ci infiammi con
la grazia del Suo amore” (San
Gregorio Magno).
Nel 1999 un giovane parrocchiano sancataldese, Augusto Fiore, che aveva studiato armonia e composizione e in possesso di un notevole bagaglio di esperienza sulla polifonia
vocale, crea le basi per formare una corale.
Riuscendo nell’intento nasce la corale, a
cui viene dato il nome del musicista-compositore Claudio Monteverdi, che si esibirà in
varie sedi, con un repertorio misto, dal sacro
al profano, con peculiare propensione per i
motivi classici, riscuotendo apprezzamenti.
Nel corso degli anni i coristi, non professionisti, si susseguono numerosi; tutti hanno
in comune, la passione, l’impegno costante e
la volontà di riuscire a trasmettere quella speciale sensazione di benessere spirituale che
si vive sia nelle prove, sia nel momento in cui
avviene l’esecuzione dei canti.
“Il cantare è espressione di gioia e, se
pensiamo a ciò con un pò più di attenzione, è espressione di amore.“ Questa frase di
Sant‘Agostino, l’ha ricordata Papa Francesco
su facebook.
Far parte di una corale ti riempie l’anima
non solo di letizia ma anche di compiacimento poichè hai la pura certezza di mettere a
frutto il tuo tempo libero in un’attività ricca di
sani principi morali, foriera di soddisfazioni,
che ti abitua: al lavoro di squadra e a seguire
con umiltà la “bacchetta” del maestro.
Il canto corale ha origini antichissime:
fu praticato dalle prime comunità cristiane;
anche Gesù e gli apostoli furono dei cantori:
“E dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il
monte degli Ulivi” (Marco 14, 22-26).
Nell’anno 2002, la corale su invito del parroco Angelo Spilla, viene chiamata a svolgere
nella Parrocchia di Sant’Alberto Magno di San
Cataldo la missione di celebrare la liturgia col
canto; la proposta viene accolta con grande
entusiasmo, pertanto viene istituita la schola
cantorum, che come prerogativa esclusiva ha
quella di lodare Dio, coinvolgendo l’assemblea dei fedeli, sia che questa partecipi con la
voce, sia che ascolti.
Secondo lo scrittore libanese, Gibran
Khalil (1883-1931) “Il segreto del canto risiede tra la vibrazione della voce di chi canta ed
il battito del cuore di chi ascolta.”
Naturalmente l’esecuzione dei canti avviene dopo una fase preliminare legata alla
loro scelta, in relazione al tema liturgico, a cui
seguono le prove, che quest’anno si svolgono il martedì sera; mentre quelle della corale
hanno luogo il venerdì e la domenica.
Inserirsi nella schola cantorum o nella corale lo può fare chiunque: basta sapere che
si entra in un’ambiente dove si opera con
serietà, dedizione, serenità, spirito di fratellanza, divertimento e per servizio gratuito;
il maestro Augusto e i coristi accolgono ogni
nuovo arrivato a braccia aperte, col sorriso e
con piacere.
La sensazione più bella? Iniziano le celebrazioni liturgiche con le processioni solenni: davanti il ministrante con l’incensiere
fumante, poi sfilano i ministranti portando
il Crocifisso, seguono i bambini delle classi
di catechismo che animano la Santa Messa,
con un cartellone che rappresenta il tema
delle letture della liturgia domenicale, e poi
il celebrante con i paramenti liturgici: vieni
inebriato dal profumo dell’incenso e ti senti
come inondato di Spirito Santo.
Il riconoscimento più significativo? Nelle circostanze in cui il parroco, don Angelo
Spilla proclama che siamo il fiore all’occhiello della Parrocchia! Questo elogio non ci fa
montare la testa, anzi serve da stimolo per
lavorare sempre con più zelo e pertanto a
migliorarci.
L’esperienza più emozionante? In occasione delle adorazioni al Santissimo: “pari di
essiri ‘Mparadisu!”
Per finire è doveroso citare una famosa
affermazione di Sant’Agostino: “Chi canta
prega due volte.” Una meravigliosa cornice
per tutto il contesto.
Francesco Vetri
AVVISI LITURGICO – PASTORALI
LA REDAZIONE
Tel. 0934 571476
www.santalbertomagno.it
E-mail [email protected]
Domenica
Autorizzazione del Tribunale di Caltanissetta
N. 213 del 15/05/2008
Direttore Responsabile: Sac. Angelo Spilla
Hanno collaborato: I Sacerdoti della Parrocchia,
con Giuseppe Averna, Cesare Fussone, Massimo
Cermelli, Graziella Riggi, Salvatore Paruzzo, Carlo
Rosario Medico.
Messaggeri dell’ECO: Amico Rosa; Balsamo Pina;
Bella Lidia; Calà Assunta; Cassaro M. Cristina; Cazzetta Maria; Dell’Uomini Maria; Diliberto Assunta;
Falzone Anna; Graci Carmela; Guarneri Federico;
Maira Gina; Mangione Rosa; Marchese Assunta;
Palermo Enza; Parisi Maria Rosa; Tomasella Antonio; Pignatone Michelina; Pirnaci Rosaria; Riggi
Graziella; Spiaggia Giovanni; Spinello Stella; Tirrito
Giuseppe; Trapani Dina.
Impaginazione: Fatima Consiglio
Stampa: Tipolitografia PARUZZO
C.da Calderaro (Z.I.) Caltanissetta - www.paruzzo.it
ALTRI AVVISI
1. Tutti i giovedì di ogni mese
(Sant’Alberto Magno):
- Adorazione Eucaristica:
dalle ore 8.30 alle ore 19.30
- Celebrazione dei Vespri: ore 19.00
- Lectio Divina: ore 19.30
2. Ogni venerdì di Quaresima
in parrocchia si celebra
la Via Crucis alle ore 17.00
3. Orario Sante Messe:
Sant’Alberto Magno:
Feriali: ore 8.00 e 18.00
(non si celebra la Messa serale di
mercoledì e giovedì)
Sabato: ore 8.00 - 19.00
(ore 20.00: Comunità Neocatecumenali)
Domenica: ore 8.00 - 11.00 - 19.00
Santa Maria di Nazareth:
Feriali: ore 17.30
(solo mercoledì e sabato)
Domenica: ore 09.30
Mercoledì
Venerdì
Lunedì
Martedì
Mercoledì
Venerdì
Sabato
Domenica
Lunedì
Martedì
Mercoledì
Venerdì
Sabato
Domenica
Martedì
Giovedì
Venerdì
MARZO 2014
S. Messa con partecipazione dei ragazzi in maschera
(Parr. S. Alberto Magno)
(Si celebrano regolarmente le S. Messe delle 9.30 a Santa Maria di
Nazareth e delle ore 11.00 a S. Alberto Magno)
5
Inizio della Quaresima - Imposizione delle sacre Ceneri
Giorno di astinenza e di digiuno
Ore 8.00-18.00 S. Messa con imposizione delle ceneri - S. Alberto Magno
Ore 16.00
Liturgia delle ceneri per i ragazzi di catechismo
Ore 17.30
S. Messa con imposizione delle ceneri (Chiesa S. Maria di Nazareth)
Ore 19.30
Liturgia della Parola con imposizione delle ceneri
7 Ore 17.00
Via Crucis parrocchiale
Ore 18.00
Primo Venerdì del mese. Santa Messa per i malati
Ore 19.30
Lectio Giovani diocesana – Chiesa Madre di San Cataldo
10 Ore 19.00
Incontro con i genitori dei ragazzi di Prima Comunione
11 Ore 19,30
Lectio diocesana Sposi e fidanzati – Chiesa Madre di San Cataldo
12 Ore 16.00
Ritiro Spirituale per i cresimandi (I – II turno) S. Maria di
Ore 19.00
Nazareth
Santa Messa con i genitori dei cresimandi - S. Maria di Nazareth
14 Ore 17.00
Via Crucis parrocchiale
15 ore 17.30
Cresime - Santa Maria di Nazareth (I Turno) - celebra Mons.
Giuseppe La Placa, vicario generale
16 Ore 11.00
Cresime - Santa Maria di Nazareth (II Turno) - celebra Mons.
Mario Russotto, vescovo
17 Ore 17.30
Incontro Gruppo Caritas
Ore 18.45
Incontro Ministri Straordinari della Comunione
18 Ore 19.00
Incontro con i genitori dei ragazzi di scuola elementare e scuola
media
19 Ore 18.00
S. Messa – S. Alberto Magno. Segue “Tavolata di San Giuseppe”
21 Ore 17.00
Via Crucis parrocchiale
22
Raccolta parrocchiale di doni alimentari per il Centro Caritas
presso i supermercati
23 Ore 9.30-17.00 Ritiro Spirituale parrocchiale presso la Chiesa S. Maria di
Nazareth con la partecipazione, anche, dei ragazzi di Prima
Comunione e loro genitori (portare pranzo da condividere)
25 Ore 17.30
Festa di Santa Maria di Nazareth. Santa Messa
27 Ore 17.30
Liturgia penitenziale comunitaria (Confessioni)
28 Ore 17.00
Via Crucis parrocchiale
2
GLI AVVENIMENTI (Febbraio 2014)
BattesimI:
60° di Matrimonio:
FuneralI:
Miserandino Federico;
GarofaLo Giorgia;
Dettori Giulio.
Vincenzo Lo Muzzo e
Provvidenza Minnella.
VeneSina Rosalia;
Cagnina Cataldo;
Dolcemascolo Santa;
Di Pietra Giuseppe;
Falzone Stefano;
Nocera Salvatore
Tel. 0934572688
Via Babbaurra, 24
SAN CATALDO (CL)
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