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n° 352 - ottobre 2011 © Tutti i diritti sono riservati Fondazione Internazionale Menarini - è vietata la riproduzione anche parziale dei testi e delle fotografie Direttore Responsabile Lucia Aleotti - Redazione, corrispondenza: «Minuti» Via Sette Santi n.1 - 50131 Firenze - www.fondazione-menarini.it Toulouse-Lautrec e il “Japonisme” Le innovazioni portate dall’arte arrivata dall’Oriente e la felice e originale interpretazione che l’artista francese ne propone nelle sue affiches Dobbiamo all’Olanda la diffusione in Europa dell’arte giapponese attraverso l’importazione di stampe che, con un originale metodo di rappresentazione, ritraggono semplicemente scene di vita quotidiana. Composizioni insolite, con elementi che, inquadrati con una sorta di taglio fotografico, assumono un aspetto vicino alla silhouette, perché sono realizzati con colori piatti, privi di chiaroscuro e disegnati da una linea sinuosa e dinamica che dà l’impressione del movimento. La passione occidentale per l’arte giapponese, detta Giapponismo, comincia tra il 1850 e il 1870 come moda di collezionare le stampe, specialmente le ukiyo-e (traducibile in “mondo fluttuante” o in “scuola della vita che passa”) che fanno riferimento alla cultura giovane e impetuosa fiorita nella città di Kioto, Osaka ed Edo (oggi Tokio). Si tratta di stampe fatte con matrici di legno (una per ogni colore impiegato) intagliate, poco costose perché prodotte in massa e perciò accessibili a tutti quelli che non possono permettersi dei veri dipinti. I soggetti principali sono la vita di città, le attività e le scene dei quartieri dei divertimenti: belle cortigiane, lottatori di sumo, attori famosi mentre svolgono il loro lavoro, con particolare riferimento al teatro Kabuki. Tra i temi privilegiati figura quello della ricerca della bellezza femminile e anche il sesso, pur non essendo un vero e proprio tema, compare spesso. L’Esposizione Universale di Parigi del 1878 presenta numerose di queste opere, andando a inserire nel fermento creativo della città un’arte che contribuisce in modo considerevole a rinnovare l’ispirazione dei pittori occidentali, così come le loro abitudini visive. Whistler, Degas, Gauguin, van Gogh, Monet, Renoir la ammirano e la studiano e anche Toulouse-Lautrec si unisce a loro, ma nell’analisi egli raggiunge una particolare assimilazione e interpretazione delle principali caratteristiche di questi lavori. La Fondazione Magnani Rocca, nella sede di Mamiano di Traversetolo presso Parma, propone fino all’11 dicembre prossimo una originale riflessione su questo particolare artista francese: Toulouse-Lautrec e la Parigi della Belle Époque, ponendo l’attenzione proprio sulla parte dell’opera sviluppata sulla scia di quel Japonisme. Toulouse-Lautrec si ap- Kitagawa Utamaro: Donna che si asciuga il sudore Washington, Library of Congress propria di questa nuova sintassi che libera l’arte dalla mimesi e dalla prospettiva per raggiungere la sua personale sintesi e stilizzazione, traspone tecniche e inquadrature di quel mondo affascinante e misterioso nel contesto occidentale dei pag. 2 locali notturni e delle maisons closes, che frequenta non solo come artista. La rielaborazione dei temi e del linearismo grafico giapponese senza dubbio si esprime al meglio nelle sue famose affiches: dai nitidi profili degli uomini col cilindro, alle nettissime ombre e sagome alla ricerca dell’essenzialità, come nel celeberrimo Divan japonais dove la figura sullo sfondo, addirittura priva della testa, resta comunque riconoscibile come la cantante Yvette Guilbert da un dettaglio, i lunghissimi e inconfondibili guanti neri. Egli è il primo pittore a utilizzare il proprio talento per una grafica d’autore, i suoi manifesti, pur avvicinandosi al mondo decisamente più popolare della pubblicità, sono così apprezzati da essere collezionati già allora per divenire oggi veri e propri capolavori d’arte oltre che documenti di un’epoca. Per Lautrec il disegno è una passione fin dall’infanzia e dal momento in cui due disastrose cadute gli precludono una vita sportiva, portandogli pesanti conseguenze fisiche con l’inibizione della normale crescita degli arti inferiori; non potendosi dedicare a un qualsiasi lavoro fisicamente più impegnativo, si vota completamente alla pittura. Da quando si trasferisce a Parigi, nonostante la sua malformazione fisica o probabilmente proprio per questa, si immerge nell’atmosfera rutilante e piena di eccessi della Belle Épo- Henri de Toulouse-Lautrec: Divan Japonais Henri de Toulouse-Lautrec: Reine de Joie que, frequentando tutti i locali più famosi della città, Moulin Rouge, Divan Japonais, Folies Bergère e da questi trae ispirazioni. Avvalendosi della grafica orientaleggiante fatta di ampie stesure di colori piatti, silhouette nettissime e punti di vista decisamente inconsueti insieme a uno sguardo crudo e spietato fino al caricatura-le, riesce a cogliere sintetizzandole e riducendole all’essenziale le caratteristiche e le gestualità dei soggetti rappresentati. L’arte di Lautrec non è allineata a quella degli impressionisti suoi contemporanei o di poco precedenti, egli non si interessa al paesaggio e alla luce, ma si concentra sulla lettura della figura umana, per lui “solo la figura esiste”, “il paesaggio è solo un accessorio”. Osserva, scruta il mondo per ricercarlo e svelarlo nelle linee di un volto, di un abito, di un gesto, quelle linee con cui abilmente sa cogliere l’unicità di un attimo, giusto quello utile per raccontare i protagonisti di quell’universo e lo spirito dell’epoca. Gli ambienti che frequenta, che all’inizio quasi lo intimoriscono, diventano poi il terreno Henri de Toulouse-Lautrec: Le photographe Sescau pag. 3 sopra Henri de Toulouse-Lautrec: May Milton a lato Pablo Picasso: La camera blu Washington, The Phillips Collection dove far crescere la sua capacità creativa, e nel raffigurare la decadenza di quella società matura nuove connessioni fra l’arte e la vita quotidiana con l’attenzione sempre strettamente concentrata sui personaggi. L’arte non è più contemplazione, ma diventa comunicazione e in quest’ottica mette a fuoco e analizza da vicino i tipi umani che incontra. Attraverso nuove inquadrature, inediti tagli delle scene e particolari giustapposizioni di colore li presenta sotto una luce cruda, quasi ironica. La tipologia spazia dalle ballerine agli habituès dei cafès, dai borghesi a tutto il popolo notturno, comprese le prostitute e la massa dei derelitti ai margini della società. Questa umanità e questa tecnica riescono ad affascinare persino il giovane Picasso nel suo soggiorno parigino, tanto che avranno influenza sulla sua trasformazione da pittore accademico in artista d’avanguardia. Picasso rimane così colpito dall’elaborazione del maestro francese che addirittura ne rappresenta una litografia, in forma di citazione, nel suo dipinto La camera blu, come omaggio all’artista appena morto; il pittore catalano intuisce la portata dell’opera di Lautrec e se ne appropria, alla sua maniera, assimilandola anche dal punto di vista formale. Perciò se il valore di un artista si può misurare attraverso l’influenza esercitata sulle generazioni successive, l’eredità di Henri ToulouseLautrec è certamente di alto livello se si pensa al seguito della sua poetica e a come il lavoro di Picasso, le esperienze liberty oppure quelle cubiste ed espressioniste siano tutte debitrici delle sue interpretazioni ispirate da quell’arte arrivata dall’Oriente. francesca bardi