MICHELE CORRADINO LA DIFFICILE CONVIVENZA FRA LIBERTA
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MICHELE CORRADINO LA DIFFICILE CONVIVENZA FRA LIBERTA
MICHELE CORRADINO LA DIFFICILE CONVIVENZA FRA LIBERTA’ E SICUREZZA La società odierna si trova di fronte al compito di integrare popolazioni, culture, etnie diverse; il multiculturalismo è un’opportunità di sviluppo che pone nuove sfide al modo di essere del nostro vivere civile, alla convivenza tra gli esseri umani di portata globale. Coevo al multiculturalismo è l’affermarsi del senso di insicurezza degli individui e delle comunità a fronte di nuovi rischi e pericoli. L’aumento della popolazione, i flussi migratori dei Paesi poveri verso i Paesi più ricchi, il terrorismo internazionale rendono più difficile realizzare standard di sicurezza soddisfacenti. Tuttavia il tema dell’immigrazione non deve essere confuso con quello della criminalità; infatti il dilagare dei sodalizi criminali concerne soprattutto i clandestini: gli stranieri irregolari. Il problema maggiore alla luce del multiculturalismo, posto dalla presenza di gruppi sociali di culture diverse è fin dove il legislatore può spingersi a imporre regole uniformi che mortificano le diversità ed a partire da dove, invece, le diversità devono essere rispettate, contribuendo a fare evolvere la società in un’ottica di integrazione. L’ordine e la sicurezza pubblica sono beni che ogni società dovrebbe garantire ai propri componenti. Essi costituiscono lo stesso presupposto del contratto sociale. Hobbes, Locke, Rousseau, teorizzavano, infatti, che le società primitive, assolutamente libere, rinunciarono ad una parte della propria libertà e stipularono con lo Stato un “contratto sociale” con il quale, in cambio della cessione di una “quota” di libertà, venivano garantite sicurezza interna e difesa esterna. La sicurezza, quindi, costituisce il valore essenziale per l’esistenza di una società, rappresentandone, in qualche modo il presupposto (ubi societas ibi ius). La sicurezza ha progressivamente assunto una posizione centrale nel quadro dei valori di riferimento sia a livello interstatale che interno, dove si è venuto riscoprendo il bisogno di sicurezza, da soddisfarsi come diritto, a cui presidio si erano a suo tempo impegnate le carte costituzionali settecentesche: la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789 la faceva rientrare fra i diritti naturali ed inalienabili. La sicurezza dei cittadini è una preoccupazione che accomuna tutti ed in una fase della nostra storia, come quella che stiamo vivendo, una delle sfide più difficili e complesse che le moderne società democratiche sono chiamate ad affrontare e risolvere, è quella di trovare il punto di equilibrio tra bisogno di sicurezza e tutela della libertà. Proprio sul contemperamento tra esigenze di libertà ed esigenze di sicurezza si gioca il futuro dello Stato di diritto e della democrazia. Sicurezza e libertà possono quindi a pieno titolo essere annoverati tra gli elementi fondanti di un sistema sociale pur con una doverosa precisazione : la sicurezza, a differenza della libertà, non rappresenta di per sé un valore assoluto, bensì deve essere considerata come un fattore strumentale e servente attraverso cui il cittadino può godere in pieno dei suoi diritti di libertà. Proprio a tal fine, il concetto stesso di sicurezza non di rado comprime e limita alcune libertà del singolo per poter raggiungere il fine ultimo delle libertà di molti. Il punto veramente nodale è il raccordo fra la domanda di sicurezza e le garanzie di libertà. Infatti quando la sicurezza è minacciata entra in forse una libertà fondamentale, una libertà “da”, la libertà dalla paura. Tuttavia un ordinato svolgimento della vita democratica presuppone non solo la tutela delle cosiddette “libertà negative”, quelle cioè che si declinano con la proposizione “da”, quali libertà dalla criminalità, libertà dalla paura, ma anche delle “libertà positive”, che si coniugano, invece, con la preposizione “di”, libertà di agire, libertà di intraprendere, libertà di sviluppare ogni iniziativa economica, sociale e ricreativa che amplia le sfere di godimento dei diritti individuali e senza le quali non vi può essere una prospettiva positiva per il futuro del nostro Paese. Un sistema di sicurezza come il nostro, concepito nel solco dei principi costituzionali che si sviluppa nell’alveo di una società democratica è orientato più all’ampliamento delle libertà e dei diritti di tutti, che alla loro compressione. Chi è chiamato a tutelare la sicurezza collettiva non può pertanto ragionare soltanto in termini di perseguimento dei colpevoli dei reati, ma ha il dovere di elaborare ed attuare strategie e programmi di prevenzione che ostacolino la violazione delle regole della civile convivenza. Il perseguimento della sicurezza non può prescindere dal rispetto delle norme costituzionali a presidio della libertà individuale o collettiva. Diceva Benjamin Franklin “chi è disposto a sacrificare la libertà in cambio della sicurezza non merita né l’una né l’altra cosa”. Tuttavia a seguito di fatti episodici o emergenziali, enfatizzati dalla comunicazione di massa, si è divenuti più propensi a rinunciare a qualche diritto in cambio di maggiore sicurezza. Una disciplina limitativa dei diritti di libertà, però, in un ordinamento costituzionale democratico dovrebbe essere temporanea, limitata al momento dell’emergenza, invece sembra stia assumendo un carattere permanente, rischiando di cronicizzarsi sotto la spinta di una “giustizia emozionale”, fatta di processi paralleli sui mass media. La comunicazione, infatti, in base a come viene utilizzata può diffondere paura oppure ridurre i livelli di tensione. Il prezzo della sicurezza rende sempre più vulnerabile il diritto alla privacy ,“the right to be alone”. Un binomio, quello che coniuga la sicurezza e la privacy, divenuto ormai inscindibile. L’antitesi o antinomia è, quindi, fra sicurezza e libertà, ovvero fra democrazia e diritti, fra privacy ed invadenza dello Stato. Ogni decisione che direttamente o indirettamente, limita la libertà e incide sulla privacy dei cittadini necessita di essere meditata ab origine e costantemente verificata nel suo corso. Un dispositivo di sicurezza ottimale dovrebbe garantire armonia tra tutela sociale e libertà individuale e collettiva. La forza dello Stato di diritto non può essere che la libertà che dà energia al pluralismo delle sue componenti. Bilanciare le esigenze del diritto alla sicurezza con il rispetto dei nostri diritti fondamentali, le nostre libertà, il nostro mondo privato non può prescindere, infine, da una grande e forte alleanza a livello europeo. L’Europa è, dunque, la protagonista in questa sfida per un Paese libero, sicuro e solidale.