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 8 FEB 2017 18:41
NEL LIBRO DI MICHELE BOVI, “NOTE SEGRETE. EROI, SPIE E
BANDITI DELLA MUSICA ITALIANA”, IL RACCONTO DI
COME LA VITA DEGLI ARTISTI SIA STATA INTRECCIATA A
QUELLA DEI SERVIZI SEGRETI E ALLA MALAVITA - DALLA
MITRAGLIETTA SKORPIO DI JIMMY FONTANA, I CONTATTI
TRA FEBO CONTI CON I VERTICI DE “L’ANELLO”, I
CONTROLLI SU FABRIZIO DE ANDRE’
Introduzone al libro “Note segrete” di Michele Bovi
“Già negli anni Cinquanta non c’era nightclub senza informatori della polizia” –
racconta Jack La Cayenne, all’anagrafe di
Giussano
Alberto
Longoni,
che
ha
conosciuto da fantasista superstar i locali
notturni in ogni angolo del mondo.
“Comprensibile, visto che è di notte che la
malavita si incontra e si organizza
concedendosi
abituali
momenti
di
ricreazione musicale”.
“Nel 1974 al Parco Lambro di Milano per il
Festival del proletariato giovanile attorno
alla Premiata Forneria Marconi, agli Area e a
noi che ci chiamavamo Il Volo” – ricorda il
maestro Vince Tempera – “c’erano più
osservatori delle forze dell’ordine che
appassionati
di
rock
progressivo.
Un’attenzione giustificata dai fermenti
politici, culturali e generazionali, dai timori
per il diffondersi dell’uso delle droghe, dal
fenomeno crescente del terrorismo”. Gli ambienti della musica e, inevitabilmente,
gli stessi artisti che ne rappresentano i
principali animatori sono dunque sempre
stati oggetto di sorveglianza. Letteratura e
cinematografia ci hanno resi avvezzi a
considerare i proprietari di night-club come
referenti della polizia, soprattutto perché le
licenze degli esercizi dipendono dalle
autorizzazioni delle questure.
Il discorso vale anche per i raduni musicali, i
concerti degli artisti più amati dai giovani: gli
organizzatori non possono prescindere dal
nulla-osta rilasciato dalle autorità di
pubblica sicurezza. Si crea così un sistema di
controllo
finalizzato
all’incolumità
dei
frequentatori e all’individuazione tra questi
di cellule legate alla criminalità organizzata,
con punte di interesse per il traffico di
stupefacenti, di armi, per l’eversione, per il
terrorismo. DE PEDIS Non era questa la regola: a esercenti e a impresari era
sufficiente dimostrare senso di responsabilità senza
eccedere in soggezione o in sudditanza. Certo che il panor ama nazionale dello spettacolo ci ha talvolta stupiti con
accostamenti inattesi, svelando la familiarità tra boss della
malavita e artisti o il coinvolgimento in piani di
destabilizzazione di personaggi del mondo della musica.
Spesso si è trattato di passioni innocenti dagli sviluppi
inquietanti, come quella di Jimmy Fontana per le armi.
JIMMY FONTANA
Fontana è stato uno dei protagonisti del pop garbato
degli anni d’oro della RCA Italiana. Suscitarono
perplessità nel 1970 le immagini utilizzate a copertura di
una sua canzone intitolata Melodia per il programma
della Rai Il telecanzoniere, di Priscilla Contardi e
Gianfranco Piccioli. Il set era un’armeria del quartiere
Prati di Roma e Fontana esaminava dettagliatamente
revolver e fucili da guerra mentre, in sottofondo, il suo
brano gorgheggiava frasi d’amore.
MITRAGLIETTA SKORPION
Un anno dopo il cantante acquistò in un negozio di Sanremo, con regolare porto
d’armi, una mitraglietta Cz 61 Skorpion calibro 7.65. La stessa arma che, finita
nelle mani delle Brigate Rosse, nel 1978 uccise due giovani missini in via Acca
Larentia a Roma, nel 1985 sempre a Roma soppresse l’economista Ezio Tarantelli
e poi, nel 1986, l’ex sindaco di Firenze Lando Conti e infine nel 1988, a Forlì, il
senatore democristiano Roberto Ruffilli. Fontana fu più volte interrogato: ha
sempre asserito di aver rivenduto quell’arma poco tempo dopo l’acquisto a un
poliziotto. Un particolare che sorprende ulteriormente è che nella stessa armeria
immortalata dal videoclip di Melodia si approvvigionavano sotto falsa identità
Valerio Morucci e i compagni della sua cellula BR.
Altrettanto scalpore sollevò il fatto che il nome di Ezio
Radaelli, uno dei più importanti organizzatori della
musica italiana – dal Festival di Sanremo al Cantagiro –
potesse essere accostato, in un’istruttoria dei magistrati
romani, a nomi come quello del faccendiere più volte
arrestato Flavio Carboni, a quello di Enrico De Pedis della
Banda della Magliana o ancora a vicende come quella
dell’assassinio del giornalista Mino Pecorelli.
FEBO CONTI
E così i contatti tra Febo Conti – uno dei volti più rassicuranti della Tv in bianco e
nero, presentatore dei primi programmi televisivi per adolescenti che ospitavano
cantanti – e Adalberto Titta, uomo vertice del servizio segreto clandestino definito
Anello, o con i gladiatori golpisti del principe Junio Valerio Borghese, rapporti che
obbligarono Conti a testimoniare al processo per la strage di Piazza della Loggia a
Brescia.
Insomma la musica e lo spettacolo in generale non
risultano isole immuni dai mali comuni agli altri
ambiti sociali. E le istituzioni trattano pertanto tali
settori con la medesima attenzione dedicata a quelli
economici, scientifici, finanziari. Come operano gli
apparati di informazione e sicurezza in questo
campo?
Un’idea viene da un documento con data 12
dicembre 1964 inviato dall’Ufficio Affari Riservati (il
servizio segreto civile) al ministro dell’Interno Paolo
Emilio Taviani: la velina informava che il Partito
comunista aveva ordinato alle sezioni dell’EmiliaRomagna e della Toscana di fare incetta di cartoline
per Napoli contro tutti, la trasmissione della Rai che
in quell’edizione sostituiva Canzonissima nella gara
canora abbinata alla Lotteria di Capodanno.
EZIO RADAELLI
In Napoli contro tutti si sfidavano i brani più significativi di ciascun Paese:
l’obiettivo, secondo l’informativa del Viminale, era di far arrivare la canzone
Serate a Mosca, interpretata dallo sconosciuto tenore ucraino Anatolio
Solovianenko, al secondo posto, subito dopo l’insuperabile ‘O Sole Mio cantata da
Claudio Villa, con la conseguenza di un’umiliazione per gli Stati Uniti, nel
programma rappresentati dalla popstar Neil Sedaka che interpretava i brani Love
is a many splendored thing e Ritmo di Broadway, e la dimostrazione della crescita
tra gli italiani delle simpatie verso il più importante Paese dell’est.
Il documento avvertiva che “senza adeguate
contromisure” il Partito comunista avrebbe
facilmente raggiunto il suo scopo. Finì con Villa
e ‘O Sole Mio al primo posto, Gigliola Cinquetti
al secondo con Non ho l’età e Solovianenko al
terzo posto, poi ancora la Cinquetti con Anema e
core e ancora Villa con Torna a Surriento.
Distanziata, al sesto posto, un’altra canzone
straniera, La violetera interpretata dall’artista
spagnola Encarnita Polo. Neil Sedaka, e con lui
gli Stati Uniti canterini, ne uscirono con le ossa
rotte.
CRISTIANO E FABRIZIO DE ANDRE
Pubblicazioni anglosassoni attribuiscono all’intelligence ruoli che vanno ben oltre
il controllo della musica, arrivando a supporre mansioni di guida e manipolazione,
attraverso gli artisti, di alcuni degli eventi e dei fenomeni più importanti del
secolo scorso. La scoperta che Michael Jeffery, manager di Jimi Hendrix e degli
Animals, avesse lavorato in gioventù per il servizio segreto britannico MI5 ha
alimentato il sospetto di una sua successiva collaborazione con l’intelligence
statunitense, tesa a orientare l’azione dei movimenti hippie e a pilotare raduni
storici come il festival nell’Isola inglese di Wight o quello newyorkese di
Woodstok, tanto più che diverse rockstar icone dei movimenti avevano familiarità
con gli ambienti militari: il padre di Frank Zappa era uno
scienziato che lavorava per gli apparati industriali della
Difesa e la moglie era figlia di un ufficiale della Marina; Jim
Morrison dei Doors era cresciuto nelle basi militari con suo
padre ammiraglio della Marina; identico percorso per John
Phillips dei Mamas and Papas e Stephen Stills dei Buffalo
Springfields, allevati in ambienti militari per l’attività dei
genitori; Gram Parson dei Flyng Burrito Brothers era figlio
di un eroe di guerra dell’aeronautica, mentre David Crosby
dei Byrds e Jackson Browne erano i rampolli di agenti del
servizio segreto militare il primo, civile il secondo. Come
dire che le associazioni dei pacifisti che si pronunciavano
contrarie alla guerra nel Vietnam erano manovrate dagli
stessi che avevano scatenato e sostenevano la necessità di
quel conflitto.
FABRIZIO DE ANDRE
Anche in Italia, negli anni caldi della contestazione giovanile, molti denunciarono
infiltrazioni e regìe occulte. Del monitoraggio degli artisti nulla finora è stato
scritto, se si esclude la pubblicazione di stralci di rapporti riguardanti Fabrizio De
André. Si tratta di una serie di segnalazioni raccolte dalle questure di Genova e
Milano che riporta frequentazioni con ambienti anarchici e filocinesi, presunte
simpatie per le Brigate Rosse, l’adesione al Comitato
genovese per la difesa del divorzio, l’acquisto di un
appezzamento di terreno in località Tempio di Pausania:
fatti, commenti e congetture che ai conoscitori
dell’artista e della sua opera appaiono grossolani e
addirittura ingenui.
È verosimile che questo materiale informativo, e molto
altro ancora rimasto inaccessibile, sia servito a una più
professionale
analisi
di
intelligence
sull’attività
dell’artista e alcune vicende che lo hanno visto
protagonista. Fabrizio era figlio di Giuseppe De André,
uomo di fiducia di uno dei più influenti industriali
italiani, il petroliere Attilio Monti, indicato dalla stampa
di sinistra come finanziatore dell’estrema destra
DORI GHEZZI
A Giuseppe De André Monti aveva affidato la guida dello zuccherificio Eridania e
dal 1976 anche la presidenza della Poligrafici Editoriale con i quotidiani Il Resto
del Carlino, La Nazione e Stadio. Quindi una famiglia degna di ampio riguardo,
tanto più a seguito del rapimento che nel 1979 Fabrizio e la futura moglie Dori
Ghezzi subirono per opera dell’Anonima Sarda. I coniugi rimasero nelle mani dei
banditi quattro mesi e furono rilasciati a fronte di un riscatto di 560 milioni,
pagato quasi interamente dal padre di Fabrizio.
I responsabili del sequestro furono in seguito tutti catturati: tra loro figurarono un
affemato veterinario toscano e un ex assessore comunale del Pci sardo. Se alla
vicenda aggiungiamo che a cento
chilometri da Tempio Pausania – dove
secondo la nota informativa della
polizia Fabrizio De André avrebbe
inteso “istituire una comune per
extraparlamentari
di
sinistra”
–
operava il Centro Addestramento
Guastatori, una base segreta delle
forze
armate
per
operatori
dell’intelligence,
diventa
arduo
ritenere che le indagini sui movimenti
dell’artista si fossero limitate al
rapportino sempliciotto pubblicato
dalla stampa.
JIM MORRISON
Vicende e testimonianze che appaiono in questo libro
sono frutto di elaborazione e approfondimento di un
mio programma televisivo a puntate, andato in onda
su Raiuno tra il 2014 e il 2015 con il titolo Segreti
Pop. Per la prima volta in Italia sono stati affrontati
con gli artisti temi relativi alla presenza della
criminalità e dello spionaggio nel mondo della
musica. Va riferito che gli addetti ai lavori interpellati,
nella maggioranza, hanno sostenuto di non avere mai
avvertito presenze estranee e questo fa onore
all’abilità degli osservatori.
SHEL SHAPIRO
Ad esempio, nello stesso gruppo dei Rokes, soltanto il chitarrista Johnny Charlton
assicura di aver sempre sospettato che dietro certi atteggiamenti vi fosse
un’azione di intelligence; il leader Shel Shapiro ricorda soltanto un episodio
preciso mentre il bassista Bobby Posner e il batterista Mike Shepstone, pur
rammentando circostanze e personaggi, ammettono di non aver mai pensato a
disegni occulti.
Diversa è la percezione relativa all’interessamento della criminalità per il mondo
musicale: difficile non accorgersi delle premure di individui che non si prodigano
per nascondere il proprio status, anche se raramente il malavitoso sembra voler
costringere l’artista a compromessi scellerati. La musica compie miracoli. In
queste Note Segrete, tra spie e banditi, gli eroi sono loro: gli artisti.