IlTribunalechiedeallanonna unpassoindietro

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IlTribunalechiedeallanonna unpassoindietro
-MSGR - 06 UMBRIA - 45 - 02/09/07-N:
45
IL MESSAGGERO
DOMENICA
PERUGIA 45
2 SETTEMBRE 2007
L’omicidio di Marsciano/ L’affidamento dei figli, le reazioni
Barbara Cicioni e Roberto Spaccino sorridenti il giorno del matrimonio di
una copia di amici.
Sotto Paolo Cicioni, il papà di Barbara, ai funerali della figlia insieme alla
sorella Elisa e al cognato a Massimo Buconi
di LUIGI FOGLIETTI
MARSCIANO - Il paese si
divise, come all’inizio della triste vicenda che aveva visto
sconvolto un intero territorio
il 24 maggio, alla scoperta del
terribile fatto di sangue, con le
solite divisioni tra innocentisti
e colpevolisti, tra quelli che
erano stati suggestionati dall’ipotesi del tentativo di rapina
finito tragicamente, o quelli
che sostenevano che solo uno
potesse essere l’assassino, cioè
Roberto considerato uomo
violento, contro chi invece lo
vedeva solo come un compagnone, ora si discute vivacemente sulla sorte dei due bambini.
«Il giudice sicuramente ha
valutato la situazione nel suo
complesso – dice il sindaco di
Marsciano Gianfranco Chiacchieroni – ed ha fatto la scelta
di lasciare i bambini nella casa
famiglia dove sono attualmente, scelta che lui crede essere la
più opportuna. In tanti
anni di collaborazione
con il giudice
Cenci–prosegue Chiacchieroni – abbiamo avuto
sempre riscontri molto
positivi per il
suo operato e
siamo fiduciosi che anche in questa occasione si possa riconfermare il
nostro giudizio». «Cenci conosce bene la famiglia che gestisce la ’casa’ alla quale ha affidato i bambini – conclude il sindaco – hanno già dei figli loro e
quindi sapranno trovare dei
modi affettuosi per i due piccoli Spaccino in questa famiglia
allargata».
Certo è che la perizia di
Carla Niccheri, la psichiatra
scelta dal tribunale dei minori,
sia per la valutazione a chi
affidare i due bambini, sia per
stabilire se questi sono in grado di sostenere l’incidente pro-
valutazioni
per decidere
così. O no?».
«Secondo me
no! – aggiunge il quarto in
leggero disaccordo con gli
altri – perché
se non ci fossestato nessuno disposto a
prenderli, allora lo potevo capì, ma visto che una o due
persone li chiedevano, perché
mi sembra che anche il fratello
della Pangallo li voleva no?,
allora non capisco più».
«Ogni cosa ha o dovrebbe
avere una sua logica – dice
salomonico un signore al braccio della moglie che annuisce –
pertanto io penso che un giudice prima di privare dei veri
affetti familiari due bambini
avrà riflettuto a sufficienza ed
avrà valutato secondo un suo
criterio! Speriamo che la scelta
sia finalizzata a qualcosa di
veramente importante».
Il paese sidivide anche sui bambini
Ilfioretto degliSpaccino,lesceltedeiBuconi. Eigiovani stannocon nonnaSimonetta
batorio, sosteneva con forza la
necessità di decidere per una
diversa forma di affidamento
tale da consentire un recupero
di un vero ambiente familiare
e dei rapporti affettivi capaci
di non procurare loro la sindrome dell’abbandono.
Proprio il fatto, però, che i
due bambini potrebbero dover testimoniare ha avutosicuramente il suo peso nella decisione del giudice di lasciarli
dove sono attualmente lontani
da condizionamenti.
E dalla parte della famiglia
di Roberto, per ora detenuto
con il pesante fardello dell’ac-
cusa di omicidio, che ne pensano della decisione?
«A Roberto mancano terribilmente i figli, li cerca in continuazione, sono il suo solo pensiero» dice Rita Spaccino, la
cugina che fin dall’inizio di
questa tragedia è stata la portavoce della grande famiglia.
Che prosegue: «Per il resto le
dico che abbiamo fatto un
‘fioretto’ quello di stare zitti
proprio per il bene dei bambini e del loro futuro che per noi
attualmente è l’unico scopo.
Perché tutto ciò che esce sui
media serve solo ad inasprire
le situazioni e comunque pro-
prio e solo per il loro bene, lo
voglio ribadire, tacciamo».
«Le cose devono fare il loro
corso – conclude Rita Spaccino – quello che è deciso, per
noi, sarà sempre il meglio possibile».
Nella vicenda dell’affidamento ci sono dentro anche
Massimo Buconi ed Elisa Cicioni, gli zii di Barbara, attenti
alla evoluzione dei fatti fin
dall’inizio ed in un certo senso
anche disponibiliadinteressarsi dei due bambini, che dicono
«Per quanto ci riguarda proseguiremo come sempre abbiamo fatto in questa tristissima
vicenda, cioè accettando con
grande rispetto e fiducia le decisioni dei magistrati». «Con
ciò – concludono – confermiamo la nostra disponibilità ad
essere utili nelle forme e nei
modi che si renderanno possibili ed opportune».
Fin qui le dichiarazioni di
quelli coinvolti direttamente o
peri ruoli istituzionali chericoprono, o per affinità familiare,
ma gli umori della gente della
strada?
«Certo – dice una ragazza
di Marsciano con uno spiccato
senso materno – io adesso li
avrei dati alla nonna Simonet-
ta, perché quando sti’ figli la
sera ripensano alla madre, al
padre, e piangono perché non
li vedono e non capiscono perché non li vedono, chi gliela fa
una carezza?»
«Certo queste due creature
so’ veramente le vere vittime
de sta brutta storia – dice un
anziano mentre legge il giornale – per carità lasciamo perde
la madre che poveretta è morta, ma a questi due figli ce
volemo pensà?!»
«Sicuramente la decisione
del tribunale va rispettata –
dicono tre amici al tavolo di un
bar – avranno fatto tutte la
DALLA PRIMA PAGINA
di LUCA BENEDETTI
La rabbia dei Pangallo, della
nonna Simonetta e dello zio
Pierfrancesco, li racconta l’avvocato Alessandro Del Belvis
che insieme al collega Valeriano Tascini, sostiene la nonna
maternae gli zii:«Sono sconcertato. E’ la prima volta che un
Tribunale disattende quello
che è stato detto dal consulente
d’ufficio. Dalla relazione è stata presa una sola frase. Non
possononon manifestare preoccupazione per il destino dei
bambini che pagano le colpe
dei grandi. Se tra tanti litiganti i
bimbi non si danno a nessuno
si riempiono solo le case famiglia. Dove magari due bimbi
stanno su un letto a castello, in
camera con una ragazzina più
grande. Si poteva scegliere, e la
legge lo prevede, anche per un
affidamento congiunto tra i
nonni materni,lasciando ibambini in casa della nonna.Il reclamo? Abbiamo dieci giorni di
tempo, ma è certo che sarà
presentato».
Pierfrancesco Pangallo, il
fratello di nonna Simonetta, lo
zio di Barbara, parla quasi a
fatica: «Eppure quando hanno
ascoltato i bambini sembrava
tutto chiaro. I bimbi l’hanno
detto: “Vogliamo tornare da
nonna Simonetta”. Siamo
pronti ad una battaglia legale, e
non solo. Per loro quella casa è
una prigione. Non vorremmo
che i bambini alla fine si sentissero in colpa per quello che è
successo alla mamma...». Parole dure, dettate da una delusione pesante.Parole dure, quanto
sono difficili quelle del Tribunale, che spiega perché è arrivato alla decisione di confermare
l’affido ai servizi sociali del
Comune di Marsciano e perché
per Filippo e Nicolò il tetto
deve essere ancora quello della
casa famiglia. Un tetto sotto cui
Il Tribunale chiede alla nonna
un passo indietro
A fianco la villetta
dove è stata uccisa
Barbara Cicioni,
incinta all’ottavo
mese. Per il suo
omicidio è in
carcere il marito,
Roberto Spaccino
A destra il
magistrato
Antonella
Duchini durante
uno
dei tanti rilievi
effettuati
nella villetta
dell’orrore a
Compignano,
il borgo dove
risiedono
gli Spaccino
e dove Barbara era
andata e vivere con
Roberto subito
dopo il matrimonio
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TRIBUNALE DI PERUGIA
i bimbi raccontanto della mamma, della lavanderia e della
voglia di vedere il papà. E della
nonna. Anche Roberto Spaccino, ha confidato ai familiari
che lo vanno a trovare in carcere, che gli mancano i bambini.
E sulla decisione del tribunale,
quando ne ha parlato, ha sempresostenuto chealui interessano solo le scelte fatte nell’inte-
resse dei figli. «Ma allora perché - si chiede Piefrancesco
Pangallo - il Tribunale ha ridotto le possibilità di contatto tra
la nonna e i bambini? Perché
mia sorella li potrà vedere con
meno frequenza, potrà telefonare non più tutti i giorni ma
tre volte alla settimana?». Dubbi che si aggiungono al dolore
per la morte di Barbara, dubbi
che diventeranno altre pagine
per il reclamo in Corte d’Appello. Dubbi che si scontrano con
quanto deciso dal tribunale che
conferma la necessità che gli
adulti entrino in un percorso
che possa aiutare i bambini a
superare il lutto, superando anche vecchie incomprensioni,
conflitti, forse rancori. Un percorso che per il collegio del
Tribunale per i minorenni può
andare a buon fine solo se Filippo (4 anni) e Nicolò (8 anni)
restano nella casa famiglia sul
Trasimeno. Almeno fino all’incidente probatorio davanti al
gip nel quale dovranno testimoniare, se un esperto stabilirà
che sono in grado di farlo, nell’ambito dell’inchiesta a carico
del padre.
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