ciao, Franco - Chiaia Magazine

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ciao, Franco - Chiaia Magazine
www.chiaiamagazine.it
m a ga z i n e
CHIAIA
Anno III - n.11 novembre 2008
Distribuzione gratuita
S A P E R V I V E R E L A C I T TÀ
il mensile di Chiaia-San Ferdinando-Posillipo
IUPPITER EDIZIONI
«La giungla del vivere
quotidiano inaridisce e
dà sempre meno valore
a ciò che per me è
stato ed è tuttora fonte
di benessere: la poesia,
la musica, l’arte».
Franco Nico
3
PRIMO PIANO
Società civile,
un libro
per l’alleanza
5
L’INCHIESTA
Arte perduta,
odissea
nello strazio
7
IL CASO
ciao,
Franco
Warner Village,
salviamo
il multisala
11
LA DENUNCIA
Scuola De Amicis,
la palestra
dei misteri
16
L’APPELLO
pagina 13
Villa Pignatelli:
riaprite il Museo
delle carrozze
SOS CHIAIA
NOVEMBRE 2008 - CHIAIA MAGAZINE
Come migliorare la Municipalità 1? Scrivi a:
AI NOSTRI LETTORI
Invitiamo i nostri lettori
a indicarci cosa non va
nel quartiere e a proporci
soluzioni per rendere
più vivibile la città.
Contiamo su di voi.
Le lettere, firmate con nome
e cognome, vanno inviate
a Chiaia Magazine
Via dei Mille, 59 - 80121 Napoli
oppure alla e-mail
[email protected]
NUMERI UTILI
EMERGENZE-SICUREZZA
CARABINIERI 112
Stazione CC (via Orazio 73)
Tel. 081.681122
Stazione CC (Ferrantina a Chiaia 1)
Tel. 081.417486
POLIZIA 113
Comm. Posillipo (via Manzoni 249)
Tel. 081.5983211
Comm. S. Ferdinando (Riv. di Chiaia 185)
Tel. 081.5980311
POLIZIOTTI DI QUARTIERE
Tel. 335.5292755 (Pattuglia Chiaia)
Tel. 349.2142396 (Pattuglia S. Ferdinando)
Tel. 347.0752926 (Pattuglia Santa Lucia)
POLIZIA STRADALE
Tel. 081.5954111
SOCCORSO STRADALE ACI
Numero verde 803116
VIGILI URBANI
Tel. 081.7513177
Unità oper. Riviera di Chiaia 105
Tel. 081.7619001
VIGILI DEL FUOCO 115
GUARDIA DI FINANZA 117
PRONTO SOCCORSO 118
AMMINISTRAZIONE
MUNICIPALITÀ 1
Sede Consiglio Tel. 081.7644876
Anagrafe decentrata Tel. 081.7950501
SANITÀ
PRONTO SOCCORSO LORETO-CRISPI
Tel. 081.2547256
GUARDIA MEDICA LORETO-CRISPI
Tel. 081.7613466
OSPEDALE PAUSILIPON
Tel. 081.2205111
OSPEDALE FATEBENEFRATELLI
Tel. 081.5981111 - 081.5757220
DISTR. SAN. 44
Assistenza Anziani Tel. 081.2547715
Assistenza Diabetologica Tel. 081.2542928
Assistenza Veterinaria Tel. 081.2547074
[email protected]
IL PUNTO. RIPRENDIAMOCI NAPOLI CON UNA GRANDE LISTA CIVICA
di NINO DE NICOLA
Abbiamo una certezza: Chiaia può davvero essere il trampolino di lancio del riscatto della città. Da tempo, infatti,
il malcontento di questo pezzo di città sta funzionando da
detonatore del dissenso di tanti altri quartieri napoletani.
È quanto è emerso dalla riunione di lotta, organizzata il
15 novembre dal Movimento Società Civile al Teatro Sannazaro. La scintilla dell'evento è stata l'uscita de «I 3000 di Chiaia», libro-manifesto dell'associazionismo civico del quartiere: gli esponenti dei Comitati delle periferie sono intervenuti numerosi e hanno aderito alla grande alleanza pro-
Viale Gramsci: 400
firme contro il degrado
I residenti e i commercianti di
viale Gramsci, via Caracciolo e
via Galiani denunciano una
serie di situazioni di degrado e
di incuria in cui versa l’intera
zona: 1) Totale incuria delle
aiuole e degli alberi di viale
Gramsci; 2) Erbacce che crescono
nelle feritoie dei marciapiedi e
accanto alle caditoie dell’acqua
pluviale ostruendo il defluire
delle acque; 3) Mancata disinfestazione periodica dei contenitori della spazzatura che mandano effluvi maleodoranti; 4)
Inadeguata pulizia di via
Caracciolo su entrambi i marciapiedi soprattutto dopo il fine
settimana in cui affluiscono un
elevatissimo numero di autoveicoli e persone; 5) Avvallamenti
dei lastroni di piperno e dei
marciapiedi di via Galiani, via
Caracciolo e delle strade interne
di viale Gramsci; 6) Mancata
pulizia quotidiana delle strade
di via Galiani, via Gramsci, via
Caracciolo e via G. Bruno e in
generale una mancanza di cura
nello spazzamento dell’intera
zona; 7) Assenza di vigili urbani
nella zona, in particolar modo
nel fine settimana in cui il
traffico assume dimensioni
apocalittiche, causando notevole
inquinamento ambientale e
acustico in particolar modo in
via Caracciolo e viale Gramsci,
altezza via Galiani, a causa
dell’inversione di marcia predisposta; 8) Mancata disinfestazione e pulizia delle scogliere di
via Caracciolo, infestate da topi
e blatte; 9) Mancata regolamentazione degli spazi da attribuire
mossa dal Movimento Società Civile, «per riprendersi la città». E lo strumento sarà una grande lista civica unitaria, composta da cittadini preparati e onesti, che alle prossime elezioni comunali si faccia avanti per rappresentare gli interessi concreti della città e si contrapponga alla vecchia
politica che il consenso popolare lo ha utilizzato solo per interessi di casta.
Intanto, però, il Movimento ha un obiettivo immediato: una dura campagna di denuncia sull'inaccettabile degrado dei tesori d'arte cittadini. E
in trincea ci sarà anche Chiaia Magazine. Dunque impegno d'amore per
la città: proprio come quello dimostrato, con la sua dedizione all'arte e al
teatro, col suo Sancarluccio, Franco Nico, «eterno ragazzo di Chiaia». Anche per lui, volato in cielo, non bisogna mollare.
La vignetta di Malatesta
Brigida in controsenso. Per i
motorini è diventata oramai
una regola; la situazione peggiora però quando vedo salire in
controsenso le auto e, ultimamente, anche i camion della
nettezza urbana che raccolgono i
rifiuti dei cestini. Proporrei
l’installazione di telecamere
all’inizio di via Santa Brigida e
all’incrocio con via Leoncavallo
oppure una pattuglia fissa che
magari ci liberi anche dagli
insostenibili e volgarissimi
parcheggiatori abusivi. Questa,
forse è un’utopia: mi accontenterei di vedere rispettato almeno il
regolare senso di marcia.
Rossella Bianco
S.Maria degli Angeli:
emergenza cantiere
ai venditori ambulanti; 10)
Mancato controllo degli esercizi
commerciali che occupano
abusivamente i marciapiedi
della zona, ostruendo l’accesso
ai palazzi che hanno passo
carrabile, con il gran numero di
moto parcheggiate; 11) Inadeguata manutenzione della rete
fognaria. (Seguono 400 firme)
Promotori: il notaio
Giancarlo Laurini, Enrico
Di Lorenzo, Patrizia Agresti,
l’avvocato Antonio De Marca.
Via Santa Brigida, quel
doppio senso anarchico
Abito in via Santa Brigida, nel
tratto basso dove vige il senso
unico a scendere verso via
Vittorio Emanuele. Per giungere
al mio palazzo o per arrivare a
via Toledo è obbligatorio fare il
giro da via Verdi, «incombenza»
che prevede anche il superamento di un semaforo. Molte persone,
pur di risparmiare questo giro,
salgono noncuranti via Santa
Segnalo i tanti problemi insorti
in piazza Santa Maria degli
Angeli dove al degrado del
passato si sono aggiunte, con
l'apertura del cantiere della
metropolitana altre emergenze. A
soffrirne di più sono gli alunni
della scuola elementare «D'Annunzio» perché, ad esempio, lo
spazio antistante la scuola è
spesso costellato di escrementi
canini. Inoltre le polveri sollevate
dai lavori in corso si diffondono
anche nelle case circostanti. Altro
grave problema è l'illuminazione
insufficiente in tutta la zona
nelle ore notturne. Vorrei aggiungere che è benvenuta la palettizzazione su un marciapiede di via
Monte di Dio: ora però le auto si
sono spostate tutte sull'altro
marciapiede dove non ci sono
dissuasori che quindi vanno
collocati al più presto.
Antonio Fontanella
m a ga z i n e
CHIAIA
SA P E R V I V E R E L A C I T TÀ
Anno III n. 11 - novembre 2008
IL MORSO DELLA TARANTA
di PAOLO D’ANGELO
Direttore Editoriale
ACCHIAPPA ‘O RIGATTIERE
Direttore Responsabile
ome abbiamo letto sui giornali il nuovo decreto che impone
C
l'arresto per chi scarica i rifiuti ingombranti divide le procure del distretto di Napoli. Questa contrapposizione tra magistra-
Nino De Nicola
Alvaro Mirabelli
Art Director
Massimiliano De Francesco
Responsabile Saper Vivere
Laura Cocozza
Redazione
Iuppiter Group
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Società Editrice
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Fabiola Morano
Tel.: 393.1364776
Quelli di Chiaia Magazine
Beppe Airoldi, Leo Aruta, Antonio Biancospino,
Aurora Cacopardo, Antonella Carlo, Paolo D’Angelo,
Giada De Francesco, Antonella Esposito, Rossella Galletti,
Rita Giuseppone, Francesco Iodice, Massimo Lo Iacono,
Malatesta, Renato Rocco, Francesco Ruggieri,
Fabio Tempesta, Massimiliano Tomasetta,
Tommy Totaro, Umberto Zacca
Stampa
Arti grafiche Litho 2
Via Principe di Piemonte, 118 Casoria
Reg. Tribunale di Napoli n. 93 del 27 dicembre 2005
2
ti sembra nascere per una diversa interpretazione della legge,
che vale solo per i cittadini della Campania. Insomma è stata
sollevata un eccezione di illegittimità costituzionale dalla
procura di Torre Annunziata in merito all'arresto, giorni fa, di
tre rigattieri nella zona di Boscoreale intenti a scaricare rifiuti
«ingombranti» in una strada periferica. La Procura di Nola ha
invece inoltrato a tutti i suoi sostituti una circolare dove chiarisce che non è opportuno sollevare questioni di legittimità. A
sua volta anche la procura di Napoli sembra concordare con la
linea scelta dalla Procura di Nola. Comunque l'arma dei Carabinieri tra una contrapposizione ed un'altra dei magistrati ha
continuato la sua opera di controllo con altri arresti per abbandono di rifiuti ingombranti. Ora io mi domando e dico, pure è
vero che noi napoletani in generale non possiamo certo dire di
avere avuto una particolare educazione nella gestione di quegli
spazi comuni, a cominciare dalle scale condominiali fino a
finire nelle strade o nelle piazze. Risulta evidente a tutti noi la
totale assenza di un minimo di senso civico. Ora le cause di
questa catastrofe gestionale degli spazi comuni nella nostra
città e regione sono tante e non basterebbe un intera enciclopedia per illustrarne solo una piccola parte, però alla luce delle
nuove forti leggi applicate dallo Stato forse al solo scopo di
intimidire e fare da deterrente su cattive abitudini dei cittadini
della Campania e sulla questione rifiuti in genere, meriterebbe
quantomeno una riflessione . È mai possibile che a distanza di
anni ed in particolare di mesi dalla immensa massa di immondizia che ha inondato ogni buco di questa città e di questa
regione, nessuno dei politici della nostra regione e della nostra
città a capo da anni di una gestione fallimentare che ha portato
solo all'emergenza, sia stato buttato fuori? Non credo sia giusto
nè onesto scaricare in questo modo la responsabilità di quello
che è successo solo su tre o sei o otto «rigattieri» che hanno
scaricato una lavatrice o un materasso sotto ad un palazzo.
Bisogna insegnare alla gente quello che per anni nessuno le ha
insegnato: il rispetto per noi stessi in primis, passa per il rispetto delle nostre strade, dei nostri vicoli, delle piazze, del nostro
mare, ma per fare questo credo che sia giusto che chi legifera,
prima di prendersela sempre con il più debole, ci dia un esempio di vera civiltà e inchiodi i veri colpevoli della catastrofe
immondizia, quelli che per anni hanno sperperato e ridicolizzato quei cittadini che ogni giorno hanno fatto la raccolta differenziata poi finita nelle ecoballe in Germania. La vera strada
futura è, invece, quella della prevenzione con l'insegnamento
nelle scuole di una vera educazione civica ai nostri uomini del
domani, perché quelli di oggi sono già loro malgrado persi.
Buona taranta a tutti.
PRIMO PIANO
NOVEMBRE 2008 - CHIAIA MAGAZINE
3
«I 3000 di Chiaia», un libro per l’alleanza
L’EVENTO. Successo della presentazione-spettacolo del volume della società civile
al teatro Sannazaro. Si rinnova il patto tra il centro e le periferie. Sì alla lista civica
lla faccia della politica
professionale e dei
commenti acidi dei
radical chic, la Società Civile
tira dritto per la sua strada e
incassa un altro strepitoso
successo. Si è rivelato, infatti, un centro pieno l'ultima
iniziativa firmata dai leader
dell'associazionismo civico
di Chiaia che, a distanza di
un anno dalla clamorosa
marcia di protesta del 10
novembre 2007 nel cuore
del quartiere, hanno rinfrescato la memoria alla razza
padrona con un libro intitolato «I tremila di Chiaia»
(Iuppiter Edizioni). Il volume, che narra la ribellione
civile di un pezzo di Napoli,
arcistufo di incassare schiaffoni, ripercorre oltre un
anno di lotta del movimento, culminato poi nel corteo
di un anno fa contro la
«mala amministrazione»
della città. Un libro che non
è esercizio di calligrafia
intellettuale di pochi dilettanti della contestazione,
ma una testimonianza
sanguigna che la rivolta
antiregime è possibile: ed è
appunto questa la premessa
che, lo scorso 15 novembre,
ha ispirato la presentazione
ufficiale dell'instant book al
Teatro Sannazaro, seguita
dal film sulla marcia del 10
novembre. Sul palco, a
dirigere l'evento di fronte ad
una platea strapiena, Paolo
Santanelli, Nino De Nicola
e Giuseppe Marasco, fondatori del Movimento Società
Civile, fiancheggiati per
l'occasione da altri autorevoli esponenti della società
civile come Giancarlo Laurini, Aldo De Francesco,
Furio Francesco Stasi,
Ninni De Santis e Gaetano
De Masellis. E doveva esserci
anche Antonio Guizzi,
intellettuale galantuomo
che ha contribuito al libro
con un commento, e che di
recente è scomparso: per lui
l’applauso della platea.
A
Dove trovare
il libro in città
Librerie: Failla, via Petrarca
Feltrinelli, via S. Caterina a Chiaia 23
Feltrinelli, via S. Tommaso d'Aquino 70
Fiorentino, calata Trinità Maggiore 14
Guida, via Port'Alba 20/23
Guida, via Merliani 118/120
La Bancarella, Galleria Umberto I
Libros, p.zza S. Domenico.Maggiore
Lieto, viale Augusto 43/51
Loffredo, via Kerbaker 19/21
Mondadori, via Benedetto Croce
Pironti Mario, piazza Cavour
Pisanti, corso Umberto i 38/40
Sansone, via Manzoni
Treves, piazza del Plebiscito.
Edicole: via Verdi; via Santa Brigida;
piazza Trieste e Trento; piazzetta Carolina; via Filangieri; via Nisco; largo
Ferrandina; via San Pasquale; via Santa
Teresa a Chiaia; piazza San Pasquale;
piazza dei Martiri; via Calabritto.
Nessuna autocelebrazione,
intanto, ma solo la volontà
dichiarata di non mollare la
presa sulla coscienza sporca
dei politici di corto respiro e
di accelerare la risalita
dall'inferno. Come? Preannunciando, ad esempio, la
nascita di una lista civica,
composta da gente non
compromessa con vecchie
nomenclature e in grado di
esibire requisiti etici e tecnici inappuntabili: una squadra che, poi, punti dritto
alle prossime elezioni comunali. E su quest'obiettivo,
appunto, la leadership
civica, espressa dal quartiere
borghese della città, ha
chiamato a raccolta l'intera
galassia dell'associazionismo cittadino, coinvolgendo
in particolar modo circoli,
comitati e associazioni di
Napoli est e Napoli ovest,
visto che la collaborazione
tra Chiaia e le periferie, da
più di un anno, è un dato di
fatto. Così all'appello, lo
scorso 15 di novembre, la
Napoli che vive ai margini,
ha risposto puntuale: sul
palco, infatti, smentendo le
accuse di protesta griffata, si
sono accomodati Gennaro
Saldalamacchia, medico
passionario della rinascita
di Ponticelli, e Antonio
Rescigno, esponente di
«Bagnoli Punto A Capo»,
mentre in platea testimoniavano il proprio consenso i
delegati dei comitati civici
di San Giovanni a Teduccio e
di Casoria. E' stato così un
libro a sancire un patto di
ferro tra le diverse anime
della città, un'intesa che
marca le distanze dai politici in doppiopetto e dalle
liste imminenti di vecchi
camaleonti in vena di riciclaggi di facciata. Ma non
basta. Il rovente programma
di lotta, firmato dal Movimento Società Civile in
occasione degli Stati Generali tenutisi al Teatro Sannazaro, non si esaurisce qui. La
presenza sul palco di Antonio Pariante, presidente del
Comitato di Portosalvo,
paladino della tutela dei
monumenti a rischio di
Napoli, ha infatti innescato
la mobilitazione del Movimento in favore del recupe-
ro dei beni culturali abbandonati al degrado.
E visto che c'era, a rimorchio
di questa causa sacrosanta la
Società Civile ha saldato
anche un monito amaro,
indirizzato al governatore
Antonio Bassolino: «Almeno quest'anno - dicono gli
animatori del Movimento -,
avremmo voluto che lei
risparmiasse ai napoletani il
solito orrore , contrabbandato per arte contemporanea,
in piazza Plebiscito: perché,
dopo 13 anni di ecomostri,
non ne possiamo più. Apprendiamo invece che è in
arrivo la solita installazione,
firmata dal solito furbacchione internazionale. La
somma, supponiamo cospicua visto che ogni anno
questi “sfizi” impresentabili
ci sono costati diverse centinaia di migliaia di euro,
poteva dirottarla sul salvataggio degli antichi tesori
d'arte che stanno andando
in malora e che invece sono
l'autentico petrolio su cui
fondare la rinascita di Napoli. Purtroppo non lo ha
fatto. Peggio per la città!».
IL CORSIVO
di MASSIMILIANO DE FRANCESCO
LA SOLITUDINE
DEL CITTADINO
causa degli incredibili sprechi di luce,
A
perpetrati nei secoli e indiscutibilmente
rintracciati in faldoni di gouaches, si è deciso
di commissariare il sole di Napoli. Per il
commissariamento del Vesuvio, invece, è
questione di nanosecondi. Stando alle penultime indiscrezioni, la colpa più grave della
montagna di fuoco è che, da troppo tempo, si
tiene tutto dentro. Dopo le cabine di regia sul
Turismo, sulla Manutenzione urbana, sul
Forum delle Culture e chissà, presto, anche sui
foulard della sindaca e sul codice etico di
facebook con la benedizione del cardinalmediatico Sepe, buca lo schermo, e lo scherno,
il gioco del commissario. Otto napoletani su
100 fanno la differenziata? La Iervolino
commenta entusiasta: «Non abbiamo mai
temuto il commissariamento e siamo sempre
stati convinti di raggiungere gli obiettivi del
piano». Per il Natale 2009 il Comune, piano
alla mano, per evitare di essere commissariato, sotto l’albero dovrà portare 25 napoletani
virtuosi su 100. Prima dell’albero, invece, il
governatore Bassolino, già supercommissario
con i risultati che tutto il mondo conosce, in
queste ore, con l’affanno di un gregario,
convoca e sconvoca consiglieri per scongiurare
che la sanità campana conquisti la maglia
nera. Commissariamenti esorcizzati, temuti o
auspicati come quello chiesto dal Pdl per
l’Autorità portuale dopo l’esplosione del caso
Nerli e delle pompate cene elettorali. Serve a
qualcosa brandeggiare commissari in qualunque sede e in ogni scandalo? Cosa è
rimasto ancora da commissariare? Mettiamola così: cosa ci guadagniamo, in efficienza, in
civiltà, in vivibilità, con le strutture commissariali? Niente. La nostra non è retorica dello
sfascio ma consapevolezza che la politica,
questa politica, autocommissariatasi con
indolente abilità, ha indegnamente dimenticato la solitudine del cittadino. Quello che
non paga cene ai potenti, che fa sempre la
fila, abituato alla privazione e all’attesa,
allenato a soffrire cercando, quando gli riesce,
di farlo con entusiasmo. La solitudine del
cittadino, la solitudine di Franco Nico, poeta
amico, uno di noi, morto in un tunnel,
incazzato con il potere, ma ancora carico di
sogni. Franco, che, a differenza del Vesuvio,
non riusciva più a tenersi tutto dentro.
PRIMO PIANO
NOVEMBRE 2008 - CHIAIA MAGAZINE
Quanto ci costa la Palestina Quel venerdì nero
L’INTERVENTO
SPRECOPOLI. Dall’Osservatorio Euromediterraneo
ad uno «studio di fattibilità sul pensiero antico»
largizioni a ruota libera: un
vizio per l'Amministrazione Iervolino. Non le è bastato nemmeno la recente voragine da 58 milioni di euro: ossia
i debiti fuori bilancio accumulati nei primi 8 mesi del 2008. Lo
spettro del crac, però, non frena
i finanziamenti a cascata.
Una new entry, secondo il consigliere comunale Salvatore Varriale, è quella dell'Osservatorio
Euromediterraneo/Mar Nero,
agenzia nata sotto il cappello del
Comune di Napoli per promuovere attività di cooperazione
ispirate alla pace e allo sviluppo.
Lodevole. Ma c'è un ma: l'Osservatorio, secondo il politico, è una
macchina mangiasoldi. Giudizi
gratuiti? «A parlare - dice Varriale - è la storia dell'Osservatorio».
Ecco le tappe. Il punto di partenza è la legge 311 (Finanziaria
2004), che concede ai Comuni
dei contributi statali purchè impiegati per promuovere lo sviluppo economico e culturale. È
l'inizio del 2005: per avere i soldi, i Comuni devono presentare
progetti appropriati. Il Comune
di Napoli s'inventa l'Osservatorio Euromediterraneo/Mar Nero.
Che sembra avere i requisiti richiesti se è vero che, il 18 marzo
2005, un Decreto ministeriale attribuisce allo stesso Comune un
milione di euro in 3 annualità
(2005, 2006, 2007) per finanziare l'Osservatorio. E a questo punto il Comune concretizza il progetto. Primo: nel giugno 2005, si
stabilisce che l'Osservatorio abbia 3 soci (Comune, Università
«L'Orientale» e Fondazione IDISCittà della Scienza) e persegua
la missione di promuovere la pace e l'economia nel Mediterraneo e nel Mar Nero. E chi decide
all'Osservatorio? Un Comitato
Tecnico-Scientifico, presieduto
dall'ex assessore comunale Raffaele Porta. Infine: chi gestisce il
denaro? La Fondazione IDIS-Città della Scienza, creatura della
Regione Campania. Il 27 luglio
2005, intanto, con una delibera
comunale arriva alla Fondazione
IDIS anche la 1° annualità di
300mila euro. E l'Osservatorio
E
Raffaele Porta
decolla. Il 7 marzo 2006 un piccolo aggiustamento: un altro decreto ministeriale redistribuisce
così i 700mila euro rimasti:
258mila nel 2006, 247mila nel
2007, 195mila nel 2008. Una barca di soldi. Spesi come? Lo spiega il sito web dell'Osservatorio.
Peschiamo a caso: una celebrazione delle «4 giornate di Napoli per la pace in Medio Oriente»,
un libro sulla valorizzazione della cultura palestinese, una partecipazione al progetto «Uno scudo blu per la Palestina», la promozione di un appello dei palestinesi per ratificare la «Convenzione de L'Aja» del '54, il patrocinio di alcuni corsi indirizzati
specialmente a studenti palestinesi, una tavola rotonda sulla Palestina, un viaggio in Israele e Palestina per progetti di cooperazione. Insomma: una mania per
la Palestina, assecondata dal denaro dei contribuenti. E non basta. «Il 24 settembre - incalza Varriale - la Giunta Iervolino ha deliberato 100mila euro per spedire a Venezia, dal 25 al 27 settembre, una delegazione dell'Osservatorio allo scopo di partecipare alla 3° Conferenza per la
pace in Medio Oriente. Soldi buttati!». Porta non ci sta: «La trasparenza dell'Osservatorio non
si tocca. Il milione? Fondi ministeriali e non comunali e comunque vincolati alla coopera-
zione internazionale». E a chi gli
chiede che bisogno c'era, con tutte le Palestine di casa nostra, di
fare beneficenza al Medioriente,
lui ribadisce che «al di là della
missione solidale, l'Osservatorio
produce per Napoli un prezioso
ritorno d'immagine come capitale europea e mediterranea». «E
c'è anche - insiste - un risvolto
economico: la Campania è ultima nell'import-export con la
sponda sud del Mediterraneo.
L'interfaccia, invece, che l'Osservatorio ha stabilito coi paesi
nordafricani, può invertire la
tendenza». E il viaggio a Venezia? «Ci sono andato di tasca mia.
I 100mila euro - puntualizza - sono la quota che ogni anno il Comune stanzia per i rapporti internazionali. Quest'anno sono
toccati a noi e saranno utilizzati
per la città di Nablus insieme ai
fondi erogati da altre città europee. Dunque, nessun mistero».
D’accordo. Ma resta la percezione di una magnanimità che la
città indebitata non potrebbe
permettersi. A proposito: Nablus
è in Palestina. E fin qui il Comune. Ma neanche la Regione
Campania scherza. Le associazioni «Napoli Punto A Capo» e
«Napoli Liberal» hanno denunciato alla Corte dei Conti «un clamoroso spreco», reso noto il 14
ottobre 2008. In soldoni, dicono,
il governo regionale ha destinato 1.800.000 euro di fondi europei a una fumosa serie di studi di
fattibilità, riviste, consulenze,
workshop, archivi e convegni.
Obiettivo: sostenere «non meglio
identificate società in house (ndr.
controllate dagli enti locali) - sostiene Ninni De Santis, responsabile di Napoli Liberal - coi soldi destinati all'internazionalizzazione delle imprese». Tra le varie iniziative un «Forum dei giovani del Mediterraneo» dal costo
di 380mila euro, un workshop
sulla «Cooperazione territoriale
europea» da 100mila euro, un
archivio sulla «Cooperazione nel
Mediterraneo» da 200mila euro,
infine un delirante studio di fattibilità sulla «Nascita del pensiero antico» da 200mila euro. (o.m)
a Palazzo Santa Lucia
Mimmo
Della Corte
dire che non si
E
trattava di un
venerdì 17, altrimenti, da buoni campani superstiziosi, avremmo potuto
prendercela con la sfortuna che
si era abbattuta quel giorno sulla nostra regione. Anche se, considerando che il calendario segnava la data del 31 ottobre, ovvero la giornata dedicata al risparmio, proprio quel giorno
qualche vicissitudine avrebbe
anche potuto esserci risparmiata. Ma così non è stato. E così un
venerdì che al mattino si annunciava di ordinaria amministrazione si è trasformato, in un
venerdì nero per la Campania.
Un giorno di cui, anche alla luce delle conseguenze future, si
continuerà a parlare a lungo. E
senza fierezza per i campani.
Certo, il nostro compito è monitorare gli sprechi della Regione, ma nessuno può impedirci di
allungare lo sguardo. In sintesi:
tutto ciò che è avvenuto venerdì
31 ottobre è conseguenza della
bizzarra gestione delle risorse
regionali. E non si può far finta
di nulla. Detto ciò, andiamo con
ordine. Quel fine settimana si è
aperto con la bufera mediatica
sui consiglieri regionali a causa
dei rimborsi chilometrici per il
trasferimento dalla propria città
al Palazzo del consiglio Regionale, spesso spropositati (quasi
30mila euro, in soli 8 mesi, per
un totale complessivo di 370mila euro all'anno) anche in relazione al numero delle presenze
effettive in aula. Subito dopo. la
notizia che le 30 auto blu della
Regione costano 560mila euro
all'anno a causa dell’uso sconsiderato. Poi l’avviso di chiusura di
indagini preliminari che ha raggiunto il presidente Bassolino,
Raffaele Vanoli, Giulio Facchi,
Michele Carta Mantiglia ed Enrico Soprano. Ai cinque sono
contestati «peculato e falso ideologico e materiale». Motivo: l'eccessiva onerosità del costo (spesso superiore anche a quello pre-
visto dalle tabelle professionali)
delle consulenze esterne attribuite proprio a Mantiglia, consulente per i rapporti del Commissariato con gli impianti di
smaltimento dei rifiuti in Lombardia (72mila euro in due anni),
e a Soprano cui sarebbero stati
corrisposti due onorari di 154
milioni di lire ciascuno per l'assistenza legale alla redazione di
due contratti - secondo i magistrati - quasi identici nella forma e nella sostanza. Per questioni, tra l'altro, sempre a detta
degli inquirenti, di non particolare complessità. Altro episodio:
la maxi multa di 8,15 milioni di
euro per il mancato controllo
sui progetti finanziati dal Cipe
nel '99, con la cosiddetta norma
«sblocca cantieri» e che la Regione Campania si vedrà detrarre dalle risorse previste dai
Fondi per le aree sottoutilizzate.
E, per chiudere la giornata nera
la denuncia elevata dai Vigili Urbani, al direttore del Madre
Eduardo Cicelyn, per aver trasformato i saloni del Museo in
una discoteca senza i dovuti permessi e la scia di polemiche che
ne è seguita. Tutte vicende che
evidenziano come la pubblica
utilità resti sempre penalizzata.
Basta riflettere sul fatto che a
causa dei buchi di bilancio, creati da una Regione incapace di
contenersi nelle spese superflue,
regolarmente si cancella l'essenziale. Un esempio, per tutti,
il caso di Unicocampania che rischia di scomparire: Palazzo Santa Lucia, infatti, non ha i fondi
per rispettare gli impegni assunti con le aziende fornitrici
del trasporto pubblico, che, di
conseguenza, stanno uscendo
dal consorzio e si dicono determinate ad aumentare le tariffe
a carico dei viaggiatori. E assomiglia a una pezza in extremis
la sortita dell’assessore ai Trasporti Ennio Cascetta che vuole
destinare, nel Bilancio regionale 2009, 30 milioni per l’integrazione tariffaria nel settore
trasporti. In caso contrario sarà
inevitabile l’incremento del
prezzo del biglietto.
4
PRIMO PIANO
NOVEMBRE 2008 - CHIAIA MAGAZINE
5
Arte perduta, un’odissea nello strazio
L’INCHIESTA. Indagine sui monumenti abbandonati al degrado e al saccheggio
L’inerzia delle Istituzioni. L’allarme di Antonio Pariante: «A rischio i fondi Unesco»
Alvaro Mirabelli
A Napoli è sotto gli occhi di
tutti: incalcolabili i danni
inflitti allo sterminato giacimento di tesori monumentali, architettonici, pittorici
della città dall'inerzia colpevole delle Istituzioni. Arte
scippata che grida vendetta,
l'eredità del passato consegnata alla muffa, al saccheggio, al degrado, da una razza
padrona che non ha tempo nè
soldi per salvare il patrimonio antico di Napoli, ma che
ha le mani bucate quando
pompa milioni di euro nell'arte contemporanea. Due pesi e
due misure che fanno bollire
il sangue. Perciò Chiaia Magazine inaugura un'inchiesta a
puntate sull'arte sfregiata,
focalizzando l'investigazione
sui casi più gravi nel territorio Chiaia-S. FerdinandoPosillipo (Mausoleo di Posillipo, Tempietto della Gaiola,
Ponte di Chiaia etc). Un'odissea nello strazio che censirà
chiese, palazzi, fontane (e
altro) sull'orlo del non ritorno. E con noi, alla ricerca
dell'arte perduta, ci saranno
gli esperti del «Comitato
Civico di S. Maria di Portosalvo», presieduto da Antonio
Pariante, specialista di Sos in
difesa dei beni culturali
oltraggiati. Prima, però, dei
casi concreti, è necessario
raccontare lo sfondo in cui è
maturata l'attuale emergenza.
ome le tre scimmiette:
sui tesori a rischio il
Palazzo non vede, non
sente, non parla. Oppure
promette ma non mantiene. E'
la premessa che spiega come, a
Napoli, l'inventario dell'arte in
pericolo sia lievitato a dismisura negli ultimi 14 anni. Un arco
di tempo che casuale non è:
perché, appunto, basta viaggiare a ritroso e approdare al 1995
per individuare almeno una
delle ragioni dell'attuale disastro. Ecco la storia. Una vicenda a due: Comune di Napoli e
Unesco, l'Organizzazione delle
Nazioni Unite che ha la missione di preservare il patrimonio
culturale e naturale delle
nazioni nell'interesse dell'umanità intera. Con l'Unesco funziona così: la città che aspira
all'inserimento nella lista del
famoso organismo internazionale per ottenerne i fondi, deve
esibire un patrimonio storico
da risanare. Napoli si è candidata negli anni '80, proponen-
C
do il recupero del suo colossale
centro storico, e nel '95 la
domanda è stata accettata. Da
quel momento il cuore antico
della città (720 ettari e 20
secoli di storia: da Castel dell'Ovo ai Decumani, da Capodimonte a Posillipo), è considerato una ricchezza del pianeta.
Un privilegio condiviso con
altre centinaia di siti in Italia e
nel mondo: la differenza, però,
è che gli altri sono riusciti a far
fruttare il formidabile tornaconto economico, previsto per i
siti Unesco, e hanno salvato
boschi, cattedrali e quant'altro.
Napoli, invece, non ci è riuscita. E vediamo perché. La ragione è che non bastava solo
allungare la mano: i soldi
sarebbero arrivati solo a patto
di presentare in sede Unesco il
cosiddetto «Piano di Gestione»,
ossia il quadro degli interventi
e dei costi previsti. Cosa che,
negli ultimi 14 anni, le amministrazioni partenopee non
hanno mai fatto, giocandosi di
fatto le corpose risorse internazionali cui la città aveva diritto
per recuperare i propri tesori.
Insomma: la chance targata
Unesco con cui miracolare
mezza città, è rimasta inchiodata alla croce delle pure
intenzioni. Ma la fregatura è
doppia perché, omettendo la
redazione del Piano, il Comune
di Napoli si sta bruciando pure
un sontuoso vantaggio collaterale: cioè i finanziamenti
previsti anche dalla legge
Italiana (la n. 77 del 20 febbraio 2008) per le città Unesco
che hanno le carte in regola. E
non basta: rischia di infilarsi in
un binario morto anche una
terza preziosa opportunità. Si
tratta del «Grande progetto
Centro Storico di Napoli»,
targato Regione Campania:
anch'esso prevede il restauro
del centro storico, ma stavolta
con 200 milioni dei fondi
europei (Fesr 2007-2013)). Il
piano, sottoscritto con un
protocollo nel settembre 2007
da Comune, Regione e Arcidiocesi, convinse persino l'Unione
Europea. Il seguito, però,
ricalca la figuraccia rimediata
con l'Unesco perché, per sganciare i 200 milioni, anche
Bruxelles pretende al più
presto i «progetti» dell'operazione, altrimenti sfuma il
finanziamento. Domanda: i
«progetti» sono pronti? Risposta: no. O almeno, a novembre
inoltrato. nulla risulta sul
Bollettino Ufficiale della Regio-
ne. E così i bocconi amari
passano a tre. Ma sul primo
della serie (la vicenda Unesco),
proprio non è disposto a passarci su Antonio Pariante,
presidente del Comitato Portosalvo e leader di una cordata
civica che ha già attirato l'attenzione degli ispettori Unesco
sul Caso Napoli: «Gli ispettori
internazionali torneranno a
dicembre per mettere in mora
le amministrazioni locali
inadempienti. L'imperativo,
quindi, è fare il famoso Piano
di Gestione, l'unico strumento
in grado di avviare in futuro la
manutenzione del patrimonio
storico-artistico napoletano». E
invece il presente, ai piani alti
di Palazzo San Giacomo, è
ancora tutto chiacchiere e
carta straccia. Atteggiamento
suicida che fa ancor più imbestialire al pensiero dei finanziamenti a pioggia che Comune e
Regione dispensano ai baracconi di arte contemporanea
organizzati in città. Sull'altro
piatto della bilancia, in ogni
caso, noi metteremo le nostre
storie: la prima, nel prossimo
numero, sarà quella della
chiesa S. Maria di Betlemme
(nella foto in alto).
(1 - continua)
LA FOTO
LUNGOMARE, TOUR TRA I RIFUTI Fioccano le denunce
sull'ignobile degrado del lungomare cittadino da Mergellina a
via N. Sauro. Mortificanti le foto, scattate dai lettori, della più
bella promenade marinara del mondo ridotta a discarica
immonda. Allarmante soprattutto lo stato in cui versa la passeggiata di via Caracciolo. La «monnezza» stravince: dall'imbarcadero degli aliscafi a Mappatella Beach, fino ai canali tra
la scogliera e la balaustra. Da nascondersi per la vergogna.
QUARTIERISSIME
NOVEMBRE 2008 - CHIAIA MAGAZINE
6
L’orologio d’epoca non è più di moda
LA SEGNALAZIONE. L’installazione del 1931 rimossa per i lavori di recupero in via
Filangieri. L’appello dei residenti: «Ha un fascino antico ed è di indubbia utilità»
L’ORA LEGALE
di ANTONELLA ESPOSITO GAGLIARDI
SEPARATI, CHI VA E CHI RESTA
Legge 54/2006, recante disposizioni sulla separazione e
Ldellalal'affido
condiviso dei figli, sul problema dell'assegnazione
casa familiare, elenca quali sono le cause di estinzione
Rita Giuseppone
n una delle città più famigerate
per gli scippi, la sparizione di
un orologio non fa più notizia.
Spesso, turisti e malcapitati denunciano la sottrazione violenta
di questo o quell’altro modello di
marca, ma se a volatilizzarsi nel
nulla non è un costoso Rolex da
polso, bensì un ancor più prezioso
esemplare di uno dei primi orologi pubblici luminosi installati in
Europa nel 1931, c’è probabilità
che la cosa non passi inosservata.
Alcuni residenti, infatti, hanno notato l’assenza di uno dei rari esemplari originali che dava un tocco «liberty» a piazzetta Rodinò. Tra questi l’ingegner Pasquale Grosso,
che, tramite una segnalazione a
Chiaia Magazine, ha sollevato nuovamente la questione. L’orologio,
insieme ad altri 12, fu rimesso in
sesto dopo la guerra dall’Ente autonomo Volturno, regolato da un
I
moderno sistema di sincronizzazione mediante un segnale orario
radiotrasmesso dalla Germania.
Poi è stato rimosso mesi fa in occasione dei lavori di restyling per
consentire la nuova pavimentazione dei marciapiedi. Purtroppo
però, e l’ingegner Grosso non è stato l’unico a notarlo, la fine dei lavori non è stata seguita dal riposizionamento dell’«oggetto smarrito». Un vero peccato perché il fine
esemplare, costituito da un elegante sostegno in ghisa verde di
circa tre metri, uscito dalla fonderia Treicler di Capodimonte, recante lo stemma del Comune e col
quadrante luminoso costruito a
Francoforte, è uno dei pochi rimasti ad ornare i punti più caratteristici della città, come quelli di via
Mezzocannone, piazzetta Augusteo, piazza Vanvitelli, via Duomo,
piazza Museo e piazza Spirito Santo. Proprio di quest’ultimo, come
segnalatoci dalla signora Candida
EMERGENZA FOGNE E MANUTENZIONE
CIAO AFRICA
di BEPPE AIROLDI
L’IMMORTALITÀ È SERVITA
emento mori e carpe diem
sembrano imperativi antitetici (il primo monito invita a ricordarci che dobbiamo morire, il
secondo che dobbiamo prendere,
letteralmente sbocconcellare, il
giorno). Ma lo sono solo apparentemente, in quanto tutti e due
ci ricordano di assaporare la vita
perché questa ha un termine. In
effetti se, alzandoci la mattina, ci
venisse in mente che la giornata
che stiamo per cominciare potrebbe essere la nostra ultima,
molti dei nostri comportamenti
cambierebbero radicalmente. Ma
la morte, si sa, da che mondo è
mondo abbiamo sempre cercato
di esorcizzarla (che significa far
finta che non ci sia), nei modi
più diversi. I più comuni sono
due: la credenza in un’altra vita
e la metempsicosi. Naturalmente sono due panzane, ma siccome
aiutano molte persone a sopportare l’idea della morte, ben vengano. Alla domanda «come e dove vorresti morire» la maggior
parte delle persone che conosco
risponde o nel sonno o di subito.
Il dove lo tralascia immancabilmente. Non sono d’accordo. Per-
M
Canazio, si occupò Il Mattino in un
articolo del ‘31: «Il nuovo orologio
a doppio quadrante luminoso collocato in modo da essere visibile, a
distanza, sia da piazza Dante che
da via Roma e da via Diaz, ha richiamato l'attenzione dei passanti
che si sono fermati ad ammirare ed
a fare i più favorevoli commenti.
L'iniziativa del Volturno elimina
una deficienza da tutti lamentata
e cioè la mancanza di orologi che
funzionino costantemente e che
segnino l'ora precisa: di orologi che
non interrompano, a intervalli più
o meno brevi, la loro attività per
rendere inerti i loro meccanismi
stanchi e per funzionare da...motivi decorativi». In un altro articolo, scritto in occasione della recente
sincronizzazione satellitare degli
impianti, un lettore aveva dichiarato che questi orologi «danno la
carica alla città». Fatto sta che l’orologio non c’è più, sostituito da un
inutile tabellone pubblicitario.
del diritto al godimento della casa: cioè la volontà del beneficiario di non abitare più nella casa familiare, la convivenza
more uxorio o un nuovo matrimonio. A prima vista si potrebbe ritenere che il giudice, chiamato dal coniuge non assegnatario a pronunciarsi circa la revoca della casa, dovrebbe
limitarsi ad applicare la norma quasi matematicamente se ci
si trovi in una delle ipotesi prima indicate. In realtà, già
subito dopo l'entrata in vigore della «novella», la giurisprudenza ha fatto prevalere in ogni caso l'interesse superiore
della prole, trattandosi di un obiettivo a cui deve aspirare
ogni provvedimento in materia di diritti di famiglia. Malgrado tale prassi giudiziaria, alcuni giudici di merito, ritenendo
l'art. 155 quater 1° comma in contrasto con gli art. 2,3, 29 e 30
della Costituzione, hanno sollevato questione di legittimità
costituzionale sul presupposto che la norma abbia introdotto
un meccanismo automatico di revoca della casa familiare
contrario ai principi costituzionali di autodeterminazione, di
divieto di disparità di trattamento tra figli, a seconda che i
genitori instaurino o no un nuovo legame, di libertà di matrimonio e di tutela preminente degli interessi dei figli. Con la
recente sentenza interpretativa di rigetto n. 308 del 30.7.08, la
Corte Costituzionale si è pronunciata sulla legittimità e sulla
corretta interpretazione della norma censurata. Ha cioè
escluso che la disposizione preveda un'operatività automatica
della revoca e sottolineato che le determinazioni giudiziali
relative alla casa familiare sono sempre prese nell'interesse
dei figli alla conservazione dell'habitat domestico dove hanno
vissuto fino ad allora. Quindi il verificarsi di un presupposto
di legge per la revoca non implica, di diritto, la perdita dell'assegnazione ma è comunque subordinata ad un giudizio di
conformità all'interesse dei figli, facendo così prevalere l'interpretazione che scoraggia un uso strumentale della norma da
parte di chi, pur separato, non riesce ad accettare il nuovo
legame dell'ex coniuge. In conclusione, sarà rimessa alla
sensibilità dei giudici la concessione o meno della revoca.
sonalmente vorrei oltre la vita,
«vivermi» anche la morte, assaporandola adagio adagio. Ovviamente non al Cardarelli, ma sulla spiaggia di un’isoletta dell’arcipelago di Tonga. È sera, sono
solo, il bicchiere di calvados sta
per finire, il fumo azzurro di un
avana esce per l’ultima volta dalla mia bocca. Saluto sorridente
«Sorella Morte» e ciao. La marea
si alza e trascina il mio corpo a
mare. Ci rimango qualche giorno
(giusto il tempo di frollire al punto giusto). Arrivano delle aragoste
e cominciano a mangiucchiarmi
meticolosamente (stranezze della natura: i gabbiani che si nutrono di pesce fresco, hanno carne disgustosa. Le aragoste, che
mangiano cadaveri, sono deliziose al palato. È sera: in un ristorante una coppia elegante sorseggia del Baron d’El. Lei è bellissima, figlia di madre vietnamita e di padre francese. Un cameriere serve delle aragoste. I due
le assaggiano, Lui: «Le avevi mai
mangiate così buone?; lei, con gli
occhi che mal celano un piacere
segreto: «Oui, dejà gouté». L’immortalità è servita.
Pioggia a Chiaia, restyling sotto accusa
Un lettore, Luigi Pacella, ci segnala che il
tombino all'altezza del civico 92 di via Carlo
Poerio (nella foto) sta inesorabilmente sprofondando e sollecita un intervento per evitare
guai peggiori. Sull'efficienza del Servizio
Fogne in zona Chiaia, però, avanza riserve
pesanti il consigliere della Municipalità 1
Diego D'Alessio: «Le condizioni del Servizio
Fogne nel quartiere sono drammatiche a
causa di gravi ristrettezze economiche e di
carenza di mezzi: il Servizio non dispone, ad
esempio, neanche di un autospurgo per liberare le caditoie intasate e si arrangia come può,
magari prendendo a prestito il mezzo dai
servizi di altri quartieri». Riferimento che non
è casuale. Un'ispezione condotta dal consigliere proprio a Chiaia, dopo i primi acquazzoni
invernali, ha accertato, infatti, che alcune
caditoie sull'asse via Filangieri/piazza Amedeo,
sono a rischio di ostruzione a causa di blocchi
formatisi, sotto la griglia, dal pietrisco di
risulta prodotto dai lavori di riqualificazione. I
lavori di riqualificazione eseguiti a via dei
Mille, però, finiscono nella bufera anche per
un altro motivo. Molti esercizi commerciali
«hanno imbarcato acqua» perché in alcuni
punti non solo manca la pendenza per far
defluire la pioggia, ma i marciapiedi adesso si
ritrovano allo stesso livello della soglia dei
negozi: non c'è più, insomma, la soglia scaccia-acqua. L'impresa: «Interverremo subito nei
punti critici». I tecnici della Mun.1: «Collaudo
a gennaio ma solo ad aggiusti effettuati». Altro
giro, altra polemica. Sul Servizio comunale di
Protezione Civile, delegato alle emergenze
della manutenzione stradale, amaro commento del presidente della Mun.1 Fabio Chiosi e
dell'assessore municipale Alberto Boccalatte:
«Il Servizio aveva chiesto per ogni Municipalità 500mila euro all'anno per la sola manutenzione dell'esistente. Il Comune, invece, ha
stanziato 600mila euro per tutta la città». Ma
Chiosi rincara la dose anche sullo scandalo
delle auto dei vigili, utilizzate per presidiare le
continue voragini, come è accaduto per le
numerose buche che costellano il Parco Margherita, ormai ridotto ad una gruviera ad alto
rischio: «Auto sprecate per rimediare ad uno
spreco altrettanto grave: quello di un servizio
regolarmente pagato ma che non ha mezzi
per intervenire». (o.m.)
QUARTIERISSIME
NOVEMBRE 2008 - CHIAIA MAGAZINE
7
Warner Village, salviamo il multisala
IL CASO. Dipendenti e sindacati riuniti in assemblea per scongiurare la chiusura
fissata al 30 aprile. Il quartiere a sostegno della struttura: raccolte oltre 2000 firme
Rita Giuseppone
l the end sulla questione Warner Village calerà impietoso il 30 aprile. O almeno sembra: i 26 dipendenti della
struttura, aperta nel 2002, sono pronti
a dar battaglia affinché, come accade
nei film, ci sia un lieto fine per uno dei
quattro cinema, unico multisala, di
Chiaia. Fitto e costi gestionali alle stelle,
l’endemica carenza di parcheggi e una
crisi generale che ha visto scendere da
30 a 10 il numero delle sale in città: questi i motivi del dissesto economico che
avevano costretto i vertici Warner a fissare la data dell’ultimo spettacolo al 31
dicembre. Nelle ultime settimane, però, l’attenzione mediatica su uno dei
più importanti punti di aggregazione
sociale e culturale in città ha favorito le
dichiarazioni possibiliste da parte delle
istituzioni per l’apertura di un tavolo
di lavoro al quale siederanno politici,
sindacati, vertici aziendali e gli stessi dipendenti. Schierati in difesa del multisala, ad esempio, l’assessore regionale alle Attività produttive, Andrea Cozzolino e il vicesindaco Tino Santangelo che,
dalle pagine dei quotidiani, hanno auspicato una soluzione diversa dalla chiusura. Solo parole, per ora, ma il gran rumore intorno alla vicenda ha contribuito a rimandare la chiusura al 30 aprile 2009. Proroga salutata con sollievo e,
allo stesso tempo, con preoccupazione:
in meno di sei mesi infatti, il Warner si
gioca la sopravvivenza e i suoi dipendenti il posto di lavoro. Sono proprio i
giovani in servizio all’ex Metropolitan
l’anima della mobilitazione: sono pronti a tutto per evitare che la struttura si
trasformi in un ipermercato, o peggio,
in uno dei monumenti all’abbandono
che non mancano in città. La spesa che
I
Tutti i numeri
del WARNER
• 2002 l’anno di apertura
• 1.140.000 euro di fitto
all’anno
• 26 dipendenti
• 7 sale
• 1617 posti
• 120 i giorni di proroga
della chiusura
manda in rosso i conti del multisala di
Chiaia è l’esorbitante fitto della struttura: 95 mila euro che il Warner versa
ogni mese al titolare, privato, dello stabile. Incidono negativamente le spese,
ingenti, per il personale della security ed
i costi gestionali. «Di questo passo non
resisteremo a lungo - spiega Angelo Vanzanella, coordinatore dei dipendenti -.
Sarebbe vergognoso se al posto di uno
dei pochi cinema rimasti in zona dovesse sorgere un ipermercato». Vergognoso e dispendioso: stando a coloro che
perorano la causa del Warner, smantellare il multisala per convertirlo in qualsiasi altra struttura differente sarebbe
un’onere troppo gravoso per un ipotetico imprenditore.
Come salvare il Warner? I dipendenti,
spalleggiati dai sindacati nelle figure di
Osvaldo Barba e Mario La Penna, responsabili rispettivamente della Cgil Sic
e Uilcom Uil, puntano sulla progettualità. La prospettiva dell’apertura del garage Morelli in tempi brevi (una vitale
boccata d’ossigeno da sempre invocata
dai commercianti della zona, uno su
tutti il presidente delle «Nuove Botteghe dei Mille» Nino De Nicola), la razionalizzazione delle spese di gestione
e di sicurezza, un serio rilancio imprenditoriale della galleria dello shopping presente nella struttura, mostre e
manifestazioni culturali sono le carte
da mettere sul tavolo delle trattative. Il
tutto da pianificare in poco più dei 120
giorni di proroga. Se ciò non bastasse gli
agguerriti lavoratori sono pronti ad usare la vertenza sindacale come mezzo di
protesta da attuare nel periodo di Natale, quello che richiama più affluenza
nelle vie dello shopping e più gente nelle sale. Ma perché lo scopo venga raggiunto non basta fare solo ammuina: i
vertici dell’azienda e le istituzioni, Comune e Provincia in primis, chiedono
alternative pratiche per evitare il fallimento e i dipendenti si faranno trovare pronti anche con le proprie proposte
che esporranno durante l’assemblea
che si terrà in questi giorni all’interno
di una delle sale del cinema. Per ora la
raccolta firme promossa da Chiaia Magazine ha superato quota duemila e anche il popolo di Facebook supporta l’istanza: il gruppo «Salviamo il Metropolitan Warner Village di Napoli» ormai conta un centinaio di membri. Segnali importanti che mostrano cittadini e residenti col fiato sospeso in attesa
di sapere se alla fine gli eroi di turno
salveranno miracolosamente la situazione col colpo di scena che non ti aspetti, o se saranno costretti ad assistere, loro malgrado, alle deprimenti battute finali di un film già visto.
QUARTIERISSIME
NOVEMBRE 2008 - CHIAIA MAGAZINE
8
Passeggiata Colonna, gioiello di Chiaia
RIQUALIFICAZIONE. Tra via Vittoria Colonna e piazza Amedeo concluso il restauro
urbanistico, ad opera di un imprenditore irpino, di un suggestivo percorso pedonale
n partenza doveva trattarsi solo di una ristrutturazione di
locali commerciali. Poi, in corso d'opera, il progetto (e l'investimento) è cresciuto ed è diventato ben altro. Risultato: da meno di un mese, Chiaia ha un nuovo percorso pedonale tra via Vittoria Colonna e piazza Amedeo
che non è da attribuire all'iniziativa pubblica, bensì a privati
cittadini. Non sono in molti a saperlo, probabilmente perché l'operazione è avvenuta in concomitanza con i lavori di riqualificazione di Chiaia. Fatto sta che il
recupero architettonico di alcuni locali sottostanti il civico 14 di
via Vittoria Colonna, ad opera di
un imprenditore di origine irpina, può essere a pieno titolo considerato come un vero e proprio
restauro urbanistico. Questo non
solo per la disponibilità di nuovi spazi utilizzabili per allestire
mostre, eventi culturali, show
I
Istantanee dal viale privato «Passeggiata Colonna»
room e boutique all'altezza della rappresentatività e l'eleganza
tipiche del quartiere, e particolarmente di piazza Amedeo, ma
ancor più perché la ritrovata
percorribilità e l'apertura del tragitto interno che collega la piazza alla strada hanno trasforma-
to il luogo, inaccessibile fino a
qualche tempo fa, in un percorso alla portata dei passanti e dei
frequentatori della zona che vi si
potranno soffermare per ammirare nuove vetrine ed esposizioni che lì troveranno prestigiosa
sistemazione. Non a caso, i pro-
motori del recupero hanno voluto attribuire al ritrovato vicoletto il toponimo di “Passeggiata
Colonna”, prefigurando le opportunità offerte non solo dall'allestimento dei locali, ma dalla stessa pubblica utilizzabilità
del percorso. La piccola via è sta-
MERCATINO DI S.ANNA DI PALAZZO:
ECCO IL PROGETTO DELL’ASILO NIDO
RIPRISTINATA LA FERMATA
DELL’AUTOBUS A VIA DEI MILLE
Mun.1. La Comm. Urbanistica, presieduta da Alessandra Lancellotti (Fi), ha proposto la riconversione
del degradato mercatino di S. Anna di Palazzo in asilo nido per i bimbi (da 0 a 2 anni) della zona. Il documento è stato approvato dal parlamentino. Proposto
poi l'ampliamento del sagrato della Basilica di S. Maria degli Angeli (nell'omonima piazza) e la creazione
di una rampa-disabili alla chiesa. L'idea sarà girata all'Ansaldo, che sta riqualificando la piazza, e al progettista del restyling, e infine portata in Consiglio.
In dirittura d'arrivo il completamento dell'arredo urbano sull'asse Filangieri-dei Mille-Colonna: mancano
alcuni segnali stradali e alcuni alberi. In cima alle priorità, adesso, c'è il ripristino del transito dei bus in via
Carducci. Gravi, infatti, i disagi patiti finora da via San
Pasquale: i residenti, ad esempio, hanno già certificato in passato i danni riportati dagli immobili a causa
del passaggio dei mezzi. Intanto, grazie alla segnalazione di alcuni lettori e all'impegno della Mun.1, è stata ripristinata la fermata ANM in via Mille.
COMMISSIONE COMUNALE SVILUPPO E INNOVAZIONE
Galiero: «Si punta alla microimpresa»
Calcoli obliqui, veti trasversali, interessi di parte:
è il meccanismo che stritola la città. Ad
azionarne le
leve una politica, quella
napoletana,
oggi messa in
mora dal
mondo post-ideologico e dal suo pragmatismo fulmineo. E così le vecchie
categorie di una casta in affanno non
bastano più. E' questo lo scenario
difettoso, pennellato in pochi tocchi da
un politico che ha fatto autocritica: è la
premessa di Salvatore Galiero (nella
foto), presidente della Commissione
Comunale Sviluppo e Innovazione, a
chi gli chiede dove siano finiti i grandi
disegni di riscatto degli anni '90, a
sostegno dell'occupazione e dei giovani. Assioma con un corollario: «La sana
amministrazione - dice - è invece raccolta ed esecuzione di proposte concrete
in tempi veloci». Insomma, o il cambio
di passo o son guai, lascia intendere il
politico: che sa di che parla visto che la
sua Commissione è snodo cruciale per
temi come la nuova imprenditorialità
ed i progetti per la formazione. E se
questo è l'asse prospettico, allora si può
entrare nel merito, soprattutto quando
il discorso scivola sui giovani, sui
decumani o su Chiaia, da sempre
scenari potenziali di troppi progetti
restati al palo. Le botteghe artigiane e i
caffè d'arte nell'emiciclo di San Francesco di Paola, il risanamento dei Quartieri Spagnoli con un tessuto vigoroso
di microimprese artigiane: un'intera
ta infatti abbellita con colori vivaci ed elementi architettonici
(come le finte finestre sul muro
di contenimento di fronte e l'orologio in ferro battuto in stile
'800 napoletano) e, particolare
da non sottovalutare, è stata messa in condizioni di sicurezza attraverso le telecamere di sorveglianza poste sui due accessi della “passeggiata” e la vigilanza
privata. Sebbene siano già in
molti ad aver manifestato interesse ad occupare gli otto locali,
tra i 50 e i 120 metri quadri e le
vetrine lungo il percorso, i proprietari dei luoghi temporeggiano. Il loro principale obiettivo è infatti di creare un luogo a
vocazione univoca, come, ad
esempio, un polo del lusso o anche artistico, dove gli occupanti
possano tenere sul posto mostre,
esposizioni, manifestazioni a carattere culturale. Per info:
3396328064. (l.c.)
strategia della resurrezione mai trasferita dalla cornice teorica a quella
pratica. Ma Galiero un'idea ce l'ha,
«magari - puntualizza - iniziando proprio da Chiaia/San Ferdinando e dintorni». «Qui la parola chiave è la risorsa
mare: la missione - dice - è cucirle
addosso una rete di mini-imprese con
sgravi contributivi e fiscali. La Commissione da me diretta promuoverà l'obiettivo, coinvolgendo la Commissione
Attività Produttive, altre competenze
comunali a cominciare dalla Municipalità1 e le rappresentanze di categoria. Il
punto di partenza? Magari uno sportello di raccolta, presso la Municipalità,
delle proposte di attività avanzate dalla
microimpresa del quartiere».
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Pizzofalcone, la Parthenope va in collina
LA NOVITÀ. Nel 2009 l’ateneo inaugurerà a Monte di Dio la sede della Facoltà
di Economia e Commercio. In arrivo 9mila studenti. Il punto con il rettore Ferrara
Alvaro Mirabelli
a novità è grossa e scriverà
un nuovo, decisivo capitolo
nella storia di un aristocratico spicchio della città antica:
nel cuore della collina di Pizzofalcone, ad una manciata di metri da via Monte di Dio, in via
Generale Parisi, gira a pieno regime il megacantiere che sta ristrutturando dalle radici lo storico edificio Telecom (ex SIP). Il
poderoso complesso architettonico, eretto nel 1960 su progetto dell'architetto Davide Pacanowsky, cambierà pelle e funzioni per accogliere, dall'autunno 2009, la nuova Facoltà di Economia dell'Università Parthenope: l'obiettivo per l'Ateneo, diretto dal rettore Gennaro Ferrara (nella foto), è quello di farcela giusto in tempo per il decollo
dell'anno accademico 20092010. Il completamento dell'opera, infatti, è previsto per il
maggio del prossimo anno. L'intera estate 2009, poi, sarà utilizzata per preparare lo stanziamento dell'armata accademica:
9mila studenti, 200 docenti e un
centinaio di impiegati. Intanto,
però, si lavora sodo. Una vera
impresa, a giudicare dall'identikit del complesso: 11 livelli e una
superficie utile di 24.500 metri
quadrati ( più cortile e giardino).
E di sicuro, a cose fatte, la piccola
metropoli di cemento armato,
in puro stile razionalista, sarà
l'ennesimo caposaldo culturale
di un territorio che già annovera, a pochi passi, la presenza pre-
LA SEGNALAZIONE
L
di MASSIMO GALLOTTA
IMPAZZA
LA PUBBLICITÀ
ABUSIVA
ia da tempo l’arredo
G
urbano di Napoli, malgrado le nostre segnalazioni,
è oggetto di pubblicità abusiva su pali, panchine, monumenti, segnali stradali etc. I
Via Generale Parisi: l’edificio della nuova Facoltà di Economia della Parthenope
stigiosa dell'Istituto Italiano per
gli Studi filosofici e quella della
Nunziatella che in via Generale
Parisi ci vive dal 1787. Eloquente, intanto, la scheda tecnica del
futuro insediamento universitario: 26 aule (2.300 i posti disponibili), la biblioteca di Facoltà,
la mensa studentesca, un bar
con internet-point e, infine, un
parcheggio multipiano interrato (sei i livelli e alcune centinaia
i posti-auto) cui aggiungere un
abbondante spazio esterno per i
motorini degli studenti. Dunque, una cittadella della cultura
proprio nel lembo di terra dove
nacque Neapolis 27 secoli fa: un
richiamo al passato remoto che
il rettore rievoca spesso per agganciare ad esso la futura missione del nuovo ateneo. Il passato recente, invece, registra l'acquisizione da manuale con cui
gli amministratori della Parthenope, nel 2001, si sono assicurati la proprietà del complesso, ac-
quistandolo dalla Telecom per
50 milioni di euro: «Fondi ministeriali ben spesi - commenta
Gennaro Ferrara -. Un affare per
la Parthenope, un affare per il
mondo della cultura e un affare
per l'intero quartiere in vista dell'indotto commerciale che il
campus stimolerà nell'area circostante». Di un'altra cosa, però,
il rettore è convinto: «La nuova
presenza universitaria nel territorio di Pizzofalcone produrrà
ricadute benefiche anche in termini sociali e turistici. Al comprensorio, da Monte di Dio a
Monte Echia, serve una svolta e
l'istituzione da me diretta - insiste - sarà in prima linea». Il sogno
di una Sorbona nel cuore di
Chiaia, le seduzioni di un Quartiere Latino in confezione napoletana: bello e possibile. A patto,
però, che nel frattempo il Comune non sottovaluti l'impatto
del popolo universitario sulla
viabilità della zona: è il succo
delle apprensioni che Fabio
Chiosi, presidente della Municipalità1, agita sin d'ora, anticipando i nodi della futura mobilità del quartiere e riaccendendo
i riflettori sull'oscura vicenda del
garage Morelli. Il recupero dell'ex parcheggio nella caverna del
Chiatamone è al palo da tempo
ed è ancora sulla carta il passaggio di mano dal vecchio concessionario dei lavori, il costruttore Mario Maione, alla Quick,
azienda specialista in parcheggi.
«Con l'arrivo della Parthenope a
Monte di Dio - riassume Chiosi , la riapertura della struttura sarà indispensabile». Ferrara, in
ogni caso, ha un asso nella manica: «Fortunatamente l'Università godrà di 2 accessi. Oltre a
quello collinare di via Parisi, c'è
l'ingresso sotto i portici di via
Chiatamone, dotato di 4 ascensori che trasporteranno gli studenti direttamente all'interno
della Facoltà».
veri responsabili sono coloro
che per comunicare un
evento attaccano manifesti e
locandine ovunque. Bisogna
assolutamente attivare gli
organi competenti del Comune per ripulire tempestivamente gli arredi da questo
abuso, sanzionando anche
gli autori di questa pubblicità «regresso», rintracciabili
seguendo le indicazioni
riportate sulle locandine.
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Boulevard collinare, restauro avanti tutta
LAVORI IN CORSO. Da S. Caterina da Siena a piazzetta Cariati: termina a maggio
uno dei recuperi urbanistici più ambiziosi della città. L’architetto racconta l’impresa
Oscar Medina
oulevard obliquo, promenade collinare: adesso le definizioni a effetto si sprecano. Ma una cosa è certa: già in partenza il recupero urbanistico-architettonico dell'asse viario che
va da piazzetta Santa Caterina da
Siena a piazzetta Cariati si prospettava un osso duro sotto ogni
profilo. Innanzitutto un'autentica
impresa già in fase di concezione
quando ai progettisti dello Studio
Dalisi-Iovanna si è presentato il
problema di innestare in un'area
ad alto coefficiente storico-artistico un design urbano originale
ma rispettoso delle antiche pietre. E poi una faticaccia improba
in fase esecutiva visto che il corpo
a corpo con la viabilità della zona,
una volta aperto il cantiere, è stato ed è di quelli drammatici. Per
non parlare delle sorprese spuntate dal sottosuolo: il labirinto di
tubi e di cavi dei sottoservizi, spesso rifatti da capo, ha pesantemente condizionato i tempi dell'intervento, estenuato da un andamento «stop and go» decisamente sfibrante. Ora, 18 mesi mesi dopo il decollo delle operazioni, un consuntivo parziale lo azzarda Franco Iovanna, architetto
responsabile del progetto firmato
in solido con gli altri architetti
del team (Riccardo Dalisi e Monica Barbieri). Il professionista, alle
B
Corso Vittorio Emanuele: profilo del futuro marciapiede della funicolare
L’arrivo delle palme nella nuova piazzetta Cariati
spalle una consolidata esperienza
nel campo delle riqualificazioni
urbanistiche ed un eloquente curriculum di citazioni nelle riviste
di architettura e design, non ha
mai dimenticato chi aveva di fronte: un pezzo suggestivo e sontuoso della città verticale, maltrattato dal tempo, da rilanciare come
cerniera rigenerata tra la parte
bassa della città e la collina. In
tutto 7mila metri quadrati da maneggiare con cura. Perciò si è attenuto ad una condotta «gentile»
nei confronti dei luoghi, evitando
«avventure» invasive. E spesso si è
ritrovato a navigare a vista: uno
slalom costante tra automobili e
contrattempi assortiti che lo ha
costretto a procedere per mini-
cantieri. Adesso, però, ad una
manciata di mesi dal traguardo finale, Iovanna, stavolta nei panni
di direttore dei lavori, si sbilancia
un tantino: «Contiamo di concludere in primavera». E intanto
si gode, insieme alla gente del posto, il nuovo look che sta affiorando sulla rotta Santa Caterina Cariati. Già, perché dell'identità
della nuova «creatura», partorita
da ruspe, picconi e scalpelli, si
stanno accorgendo soprattutto gli
abitanti, all'inizio refrattari alla
novità e adesso conquistati dall'evidenza dei fatti. «Il rispetto per
i residenti è stata una priorità per
progettisti e maestranze», conferma l'architetto.
«Le contropartite finali - spiega
poi - saranno un traffico più regolare, la presenza di oasi di sosta
e riposo, l'inserimento di piazzette decorate di verde e di arte
(ndr le sculture di Riccardo Dalisi), e sistemi di illuminazione e
di arredo urbano che esprimano
la “cura per la città”». Lo stato dell'arte, intanto, è il seguente: nel
mirino c'è corso Vittorio Emanuele. Qui si lavora (fino all'8 dicembre) sul marciapiede da Piazzetta Cariati all'incrocio con via
San Nicola da Tolentino. Dopo le
feste si passa al tratto di fronte.
Poi sarà la volta dei 2 tratti di marciapiede da piazzetta Cariati fino
all'Istituto Pontano. Infine la carreggiata la cui quota sarà abbassata. E si lavorerà sodo anche a
valle per completare la piazzetta
fiorita di Santa Caterina da Siena. Una sola apprensione, ma
grossa: a cose fatte, le auto torneranno a tormentare i marciapiedi nuovi di zecca? «Impossibile. giura l'architetto - Dappertutto
una cortina di alberi, fioriere,
lampioni e, dove serve, paletti,
corrimano e dissuasori in acciaio,
impedirà qualunque invasione». E
non basta. L'ultimo atto della resurrezione sarà la riqualificazione della scalinata da piazzetta Cariati alla Chiesa della Pietà de’'
Turchini. Iovanna si illumina: «Sarà installata la scala mobile, e risanata l'intera pavimentazione. E
il sagrato sarà arredato con piante, fiori e panchine».
BREVI DALLA PRIMA MUNICIPALITÀ
SOLIDARIETÀ&VOLONTARIATO
Mausoleo di Posillipo, Chiosi:
«Il Comune si faccia da parte»
Circolo Canottieri, «Tavolo
verde» in favore della ricerca
apoli alla deriva. Pezzi di città che
N
vanno in malora. Nell'inventario
del disonore c'è anche il triste declino
programma il 24 novembre al
Iil nCircolo
Canottieri di via Molosiglio
torneo di burraco «Tavolo verde».
del Mausoleo di Posillipo (nella foto). È
un vecchio cavallo di battaglia di
Chiaia Magazine che più volte in
passato ha puntato i suoi riflettori sul
degrado dello storico monumento ai
caduti. Penosamente accartocciato
sulla propria sporcizia, logorato dalle
spallate del tempo, esiliato nell'incuria
dalla memoria corta delle istituzioni,
oltraggiato al suo interno dagli escrementi dei piccioni e dei topi, l'edificio
casca a pezzi. Lo scandalo è da tempo
anche al centro di una denuncia
pubblica del presidente della Municipalità 1 Fabio Chiosi che invoca una
svolta: «Infiltrazioni nelle tombe,
lesioni strutturali, impianto elettrico
fatiscente, sporcizia, verde incolto,
carogne di animali: il Comune deve
farsi da parte e il complesso deve
essere acquisito dall'Amministrazione
dei sacrari militari. Necessario, dunque, un gesto d'autorità del ministro
della Difesa Ignazio La Russa».
La manifestazione, che prenderà il
via alle 16, è stata organizzata dall’Istituto Nazionale Tumori di Napoli
«Fondazione G. Pascale», in particolare dal dottor Luciano Pezzullo,
responsabile del reparto di chirurgia
della tiroide. Il torneo è aperto a
tutte le coppie di amanti del burraco
che, con una quota di iscrizione di
30 euro, potranno giocare per vincere i doni messi a disposizione dall’associazione «Nuove Botteghe dei
Mille», sponsor dell’iniziativa. Il
«Tavolo verde» sarà aperto anche ai
single che verranno accoppiati al
circolo. La conquista dei premi in
palio, però, non è l’unica finalità
della manifestazione: il torneo,
infatti, è stato organizzato al fine di
raccogliere fondi utili all’acquisizione da parte del Pascale di strumenti
più efficaci ed innovativi per combattere il tumore della tiroide. L’iniziativa benefica è importante non
solo per la raccolta fondi, ma anche
per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle patologie della tiroide, ultimamente in aumento in Campania.
Il Pascale rappresenta da sempre una
realtà all’avanguardia nell’ambito
della cura e della ricerca sui tumori:
recentemente l’istituto ha speso
Recupero campetto Molosiglio
Dopo anni di attesa, al via i lavori per
la riqualificazione del campetto del
Molosiglio. L'intervento prevede il
recupero degli spalti, la creazione di
un manto in erba sintetica, la costruzione di un ufficio e di bagni, l'instal-
lazione di una rete di protezione, una
nuova illuminazione e la telesorveglianza. La struttura, riservata gratuitamente a bambini e ragazzi, sarà
gestita probabilmente da associazioni
e parrocchie di quartiere.
Sportello antimobbing
Importante iniziativa del governo di
Chiaia. Il presidente Fabio Chiosi ha
inaugurato lo sportello di assistenza
alle persone colpite da mobbing, vale a
dire vessate sui posti di lavoro (o in
ambiente domestico). Lo sportello è
attivo ogni martedì, dalle 10 alle 13,
preso la sede di via S. Caterina a Chiaia
n.76, ed è gestito dai volontari dell'ASSO D.U.C. Spiega Chiosi: «Il servizio,
gratuito, comporta sostegno legale e
supporto psicologico».
ingenti somme per l’acquisto di una
telecamera ad alta definizione e,
grazie ai fondi raccolti al torneo,
sarà possibile acquisire due schermi
di nuovissima generazione, mezzi di
alta tecnologia per la chirurgia miniinvasiva della tiroide. Statisticamente è stato calcolato che ogni anno, in
Italia, circa 9000 persone si ammalano di cancro alla tiroide. Le donne ne
sono più colpite rispetto agli uomini
con un rapporto di 3 a 1 e la sua
incidenza aumenta con l’età. Questo
tipo di patologia, se diagnosticata in
tempo, presenta oltre il 90% di probabilità di guarigione, pertanto la
ricerca medica rappresenta un potente mezzo affinché la cura della
patologia tiroidea si riveli sempre
più efficace e al servizio di tutti. (r.g.)
QUARTIERISSIME
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Scuola De Amicis, la palestra dei misteri
IL CASO. I lavori di restyling della struttura sono fermi da mesi. L’architetto Pane
denuncia: «Temo che manchi il progetto esecutivo». La storia del mancato collaudo
Laura Cocozza
a lunga odissea della palestra del III circolo Didattico
De Amicis (nella foto) in via
Santa Teresa a Chiaia continua. I
lavori che avrebbero dovuto essere ultimati il 31 agosto, sono
fermi da mesi. La palestra continua ad essere priva di tetto, le
nervature di ferro del cemento
armato sono a cielo aperto e le
piogge in arrivo potrebbero indebolire la già compromessa
struttura. Al punto da rendere
necessaria una demolizione, più
che una ristrutturazione. In questo scenario, appare quantomeno
inquietante il fatto che dal cartello di cantiere sia stata cancellata la data di chiusura prevista
per i lavori. Un vero e proprio
campanello d'allarme per tutti i
genitori degli scolari della De
Amicis, la cui portavoce, l'architetto Antonella Pane, da mesi paventa la mancanza del progetto
esecutivo. Un'ipotesi che pare
sempre più plausibile ascoltando
la versione dell'architetto sugli
ultimi sviluppi della vicenda. Occorre premettere che già a metà
febbraio, la Pane aveva richiesto
all'Ufficio Trasparenza del Comune copia della delibera del
progetto esecutivo e della relazione tecnica riguardanti la messa in sicurezza della palestra.
L'Amministrazione si è rifiutata
di consentirle l'accesso ai documenti. L'architetto, però, codice
alla mano, ha reiterato la richiesta, ritenendo infondato il ricor-
SCUOLA/1 ISTITUTO TITO LUCREZIO CARO
Il progetto «Fare Scienza»
L
so alla legge 241/90 fatto dal Comune. A fine settembre, inoltre,
la Pane ha portato all'attenzione
del nuovo assessore comunale alla Pubblica Istruzione e all'Edilizia Scolastica, Gioia Rispoli, nel
frattempo succeduto a Giuseppe
Gambale, il blocco dei lavori di ristrutturazione, chiedendone
spiegazione. Dopo vari rimpalli
amministrativi, alla sua domanda ha risposto l'ingegner Piscitelli, responsabile dell'Ufficio
Tecnico Edilizia Scolastica del Comune il quale, in una nota, informava l'architetto che, per proseguire i lavori, era necessario il
sopralluogo di un tecnico designato dal Provveditorato agli studi di Napoli. E qui il mistero si infittisce: il Provveditorato, infatti,
aveva designato un collaudatore
ma questi aveva negato il collaudo e rassegnato le dimissioni.
L'assessorato, allora, dopo un fallito tentativo di mediazione, ave-
LO SPORTELLO
di FERNANDO LUDIONE*
IL RISPARMIO TRADITO
opo Cirio e Parmalat, il recente crac della Lehman
Brothers è tornato a destare le preoccupazioni dei
risparmiatori italiani. Nonostante le tranquillizzanti previsioni di chi riteneva che gli effetti collaterali
sul sistema Italia sarebbero stati contenuti, l'onda
d'urto ha raggiunto anche il nostro paese. Secondo informazioni apprese da primari istituti di credito e
compagnie assicuratrici, sembra che gli effetti negativi del crollo del colosso americano abbiano interessato per lo più il risparmio gestito con lo strumento delle polizze vita, comunemente riconosciuto come sicuro, in quanto garantito dall'istituto di credito o dalla compagnia assicuratrice emittente. Nulla di tutto questo; perché le polizze in questione non
erano affatto garantite, essendo la restituzione del
premio versato collegata al pagamento di un'obbligazione sottostante emessa dalla Lehman Brothers a
favore delle banche delle compagnie di assicurazioni emittenti. Risultato: il vero garante non era la banca o la compagnia che ha collocato lo strumento sul
mercato, ma la Lehman il cui nome era ben nascosto
nella nota informativa, mentre sulla stessa campeggiava, a caratteri cubitali, il nome della compagnia o
dell'istituto italiano che aveva emesso la polizza. E già
fioccano le azioni giudiziarie per ottenere un risarcimento dalle banche e dalle compagnie assicuratrici da cui sono stati acquistati i prodotti «sicuri», ora
diventati carta straccia. Tutto questo mentre, a livello politico, si riapre il dibattito sull'adeguatezza dei
vigenti strumenti normativi a fornire un'efficace e reale tutela contro il fenomeno del risparmio tradito. A
riguardo si rammenta che il D.lgs 24 febbraio 1998
n. 58, conosciuto anche come Testo Unico della Fi-
D
va chiesto al Provveditorato di nominare un secondo collaudatore, del quale si era in attesa. Ora,
se alla circostanza del mancato
collaudo si somma il rifiuto dell'Amministrazione a lasciar visionare il progetto esecutivo della palestra, qual è il risultato?
Che appare lecito il dubbio
espresso dall'architetto Pane sull'esistenza del progetto strutturale. Se l'ipotesi della professionista fosse vera, l’amministrazione comunale si troverebbe a
dover giustificare la concessione
edilizia ad un soggetto che non
ha adempiuto le norme di esecuzione dei lavori previste dal regolamento edilizio disponibile
sul sito del Comune. Così l'architetto ha deciso due cose. La
prima: continuare la battaglia
senza tregua. La seconda: consegnare, estrema ratio, questa valanga di dubbi alla Procura della Repubblica.
*Picozzi & Morigi - Studio Legale
Napoli, piazza Piedigrotta, 15
Tel. 081.7618008 - Fax 081.664465
([email protected])
nanza (cd. TUF) e con esso i regolamenti Consob che
si sono succeduti nel tempo (ma qui il riferimento va
in particolare al regolamento n. 16190 del 29.10.2007)
impongono all'intermediario finanziario (cioè la banca o la compagnia assicuratrice) il rispetto di una serie di obblighi sia formali che sostanziali che vanno
dall'obbligo di redigere il contratto relativo alla prestazione di servizi di investimento in forma scritta, a
pena di nullità (specificando in esso le caratteristiche
dei servizi forniti, il periodo di validità e le modalità
di rinnovo del contratto medesimo, le modalità attraverso le quali l'investitore può impartire ordini e
istruzioni all'intermediario finanziario, il tipo ed i
contenuti della documentazione da fornire all'investitore a rendiconto dell'attività svolta, le modalità di
costituzione e ricostituzione della provvista o garanzia delle operazioni disposte) all'obbligo di classificare
il grado di rischiosità dei prodotti finanziari proposti sulla base di criteri generali minimi definiti con
regolamento Consob. Gli intermediari hanno inoltre
l'obbligo di informare l'investitore sulla natura e le caratteristiche dello strumento finanziario proposto, tenendo conto del grado di istruzione, della qualifica
professionale, della propensione al rischio e della situazione personale dell'investitore ed interrogandolo in merito a quale sia la sua conoscenza ed esperienza nel settore di investimento rilevante per il tipo di strumento proposto, al fine di verificare che egli
abbia l'esperienza e la conoscenza necessarie a comprendere i rischi che lo stesso comporta. In difetto di
queste ultime l'intermediario dovrà avvisare l'investitore che lo strumento indicato non è compatibile
con il suo profilo e la sua propensione al rischio.
Si è concluso «Fare Scienza», il progetto del Liceo Scientifico Tito
Lucrezio Caro partito lo scorso febbraio nell’ambito del programma nazionale «Scuole Aperte». I sorprendenti risultati raggiunti
dagli studenti, ai quali i fondi stanziati hanno permesso di acquistare due telescopi, di cui uno solare, sono stati illustrati durante
un incontro tenutosi all’ACEN, da sempre a sostegno delle inziative dell’istituto, alla presenza della Dirigente, Carmela Liana
Nunziata, dei docenti responsabili e cordinatori del progetto, le
professoresse Arcella, Apreda e Paesano, di Massimo Corbisiero,
presidente dell’associazione «Astrocampania» e segretario dell’Unione Astrofili Italiani, e dagli stessi studenti delle classi del
triennio. «In un anno problematico, di transizione per la scuola spiega la Preside Nunziata - è importante reagire con l’ottimismo
della passione». Una passione quella per il cielo, ribattezzato dagli
studenti «il parco più grande del mondo», che li ha portati ad
osservare il sole ed i corpi celesti, anche durante escursioni in
Cilento, dove l’inquinamento luminoso è minimo, e in manifestazioni ed iniziative che hanno rafforzato l’aggregazione dei ragazzi, tutti uniti dalla curiosità per le stelle. Uno di loro, infatti, si è
già iscritto alla facoltà di Fisica, mentre altri cinque, hanno ottenuto ottimi risultati alle Olimpiadi di Astronomia. Tutti hanno
partecipato all’iniziativa di un planetario gonfiabile allestito in
diverse scuole di Napoli e a numerose conferenze alla presenza
dei più noti scienziati ed astronomi, oltre che alla proiezione di
film sul tema, come «2001 Odissea nello spazio», che hanno
dibattuto con entusiasmo. Durante l’incontro è stato presentato il
volume «Civitas et civilitas» scritto dai ragazzi e curato dal professor Paolo Cutolo, una raccolta delle biografie di personaggi,
storici e moderni, che meglio rappresentano la napoletanità. (r.g.)
SCUOLA/2 ISTITUTO FIORELLI
Un coro pluripremiato
Senza clamore, a passi felpati, più
un mix di competenza e passione: la
scuola media Fiorelli il suo piccolo,
grande miracolo lo ha costruito così:
un pezzo di Napoli vincente, anzi da
export visto che ha riscosso allori
persino a Milano. Si tratta del «Coro
instabile cantori in corso» (nella foto),
ensemble vocale nato nel 2006
all'interno dell'Istituto, pescando
dalle classi 110 talenti in erba con
l'ugola giusta e addosso l'argento
vivo. Così, in 3 anni, il maxigruppo
corale, diretto dalla professoressa
Giuliana Calimeri Roccatagliata e
sospinto dalla preside Maria Cristina Palmiero, ha bruciato le
tappe, mietendo premi da Nord a Sud . Musica classica, colta,
perfino i beatles: un repertorio complesso in 5 lingue, a prima
vista ostico per piccoli principianti inesperti. Ma loro, i ragazzini,
hanno metabolizzato in un amen e il risultato è stato centrato. Il
segreto? Un team efficiente, o meglio un'intera scuola (alunni,
professori, genitori) che ha fatto squadra: «Segno - dicono alla
Fiorelli - che Napoli funziona e si esprime». Se ne è accorta Milano: il 25 ottobre, il «Coro Instabile» ha stravinto il concorso nazionale «Cuore e parole» con il brano «Ama le differenze».
SCUOLA/3 ISTITUTO PONTANO
Terza età, decollano i corsi
Istituto Pontano. All'insegna dello slogan «più cultura, meno
invecchiamento precoce», è decollato l'anno accademico dell'Università della Terza Età. Tra i corsi quello di Formazione Politica, diretto da Armando Pannone: il tema è «Individuo, identità, idoli della società globale». Pannone riassume così: «Nella
società attuale, sottoposta a radicale mutazione, l'uomo si
interroga sulla sua identità, rimettendo in discussione i vecchi
assetti fondanti. Oggi, infatti, l'uomo è protagonista di moderni fenomeni di mascheramento: facebook, myspace, second life
lo spingono a creare una nuova personalità per interagire col
mondo virtuale. Ma la nuova identità lo allontana dalla realtà e
dai propri simili. Ed emergono nuovi idoli globali (sportivi,
cantanti, scrittori etc.) che condizionano il modo di essere con
modelli vuoti, prodotti e imposti dalla Tv. E' il trionfo dell'apparire e la fine dei vecchi valori». Su ciò i 10 stage (fino a maggio)
inviteranno a riflettere. Info www.utesped.it
informazione pubblicitaria
Q.E.N. APERITIVO GLAMOUR
N
asce un nuovo modo di concepire lo store. Questo è quello che lo staff di Q.E.N. (Questa È Napoli) vuole comunicare alla sua clientela. Un nuovo
modo di concepire il punto
vendita, che si trasforma da
semplice negozio a trampolino
di lancio per molteplici e svariate iniziative.
Q.E.N. vuol dire ricerca e cura
del particolare. E infatti all'interno della boutique di via
Cappella Vecchia 47 potrete
trovare, oltre alla jeanseria per
uomo e donna dell'omonimo
marchio, anche uno spazio
esclusivo dedicato alle borse
della collezione MOMA BOMA
che si presentano come pezzi
unici ed originali dal gusto
vintage, assolutamente artigianali, realizzate interamente
con vecchi giornali, dischi in
vinile, pagine di quaderni riciclati.
Q.E.N. vuol dire anche impegno sociale. E infatti con l'acquisto di un capo del marchio
Q.E.N. si devolve 1 euro a
favore di un'associazione
benefica. Per questo siamo
orgogliosi di annunciare che il
primo obiettivo è stato raggiunto e che con i fondi raccolti nel primo mese di apertura verranno donate delle
attrezzature sportive a favore
dell'Istituto Penale minorile di
Nisida.
Q.E.N. vuole dire anche essere glamour e quindi se il sabato pomeriggio vi trovate a
passeggiare nel cuore di
Chiaia, in via Cappella Vecchia 47 potreste ritrovarvi a
gustare un particolare aperitivo all'interno dello store bevendo dell'ottima birra alla
spina o sorseggiando il cocktail Q.E.N. insieme ad amici e
dare un'occhiata alle collezioni del negozio, che si propongono in uno stile orientato ad
una moda giovane, sportiva e
di classe con un ottimo rapporto qualità prezzo.
Inoltre splendide modelle
griffate Q.E.N. vi offriranno
una speciale e innovativa
brochure con la quale potrete
usufruire di uno sconto del
20% per i vostri acquisti nella
boutique.
Insomma se «Questa È Napoli» (Q.E.N.) non possiamo
far altro che esserne fieri e
orgogliosi.
c h i a i a m a ga z i n e
SAPERVIVERE
SOCIETÀ • COSTUME • RELAX • MOVIDA • EVENTI • CURIOSITÀ
Franco Nico, il Sud perde un maestro
IL RICORDO. Muore in un incidente stradale nella galleria Vittoria il fondatore
del teatro Sancarluccio. La carriera di un cantautore tra tradizione e avanguardia
Antonella Carlo
rima di essere un cantautore ed un chitarrista, prima di essere
un artista navigato del teatro, Franco Nico era un uomo di cuore. In un mondo
schizofrenico, in cui i mattatori del palcoscenico non
sono altrettanto brillanti
nella vita reale, Franco Nico, fondatore e direttore artistico del Sancarluccio, era
sempre lo stesso, nella luce
di via Caracciolo e nell'ombra misteriosa della
sua storica sala di San Pasquale a Chiaia. Scomparso
pochi giorni fa in un tragico incidente stradale nella
galleria Vittoria, Franco ha
vissuto un'esistenza all'insegna della passione per lo
spettacolo, considerato in
piena armonia con la sua
natura solare e bonaria,
disponibile ed onesta. Iniziò la carriera di cantautore nel lontano 1959, esibendosi nel locale «Grottaromana» di Posillipo: da allora, nel corso degli anni,
apparve nella trasmissione
«Canzoni alla finestra» condotta da Fred Buscaglione
e, tra il 1962 ed il 1964, partecipò, insieme a Giorgio
Gaber, a «Canzoni di mezza sera». Il suo viaggio nel
mondo della musica si è
sviluppato sempre sulla
scia di un rapporto devoto,
ed allo stesso tempo curioso, con la tradizione canora e melodica mediterranea: a metà degli anni Sessanta, Nico cominciò a collaborare con «Radio Napoli» e, contemporaneamente, registrò la canzone «Resta ancora a Capri», che garantì il suo primo vero successo, e la pubblicazione,
da parte dell'editore Bideri,
dell'album «Miti, leggende
e storie antiche di Capri».
Ma il grande traguardo della storia professionale di
Franco Nico, dopo l'incontro con la cantante Pina Cipriani, compagna fedele di
vita e di lavoro, è la fondazione, nel 1972, del teatro
Sancarluccio. Qui, in uno
spazio suggestivo e sempre
aperto alle innovazioni,
Franco e Pina hanno accolto generazioni straordinarie di attori e di registi. Roberto Benigni e Massimo
Troisi, Leopoldo Mastelloni e Toni Servillo, Renato
Carpentieri ed Annibale
Ruccello hanno trovato nel
Sancarluccio un trampolino di lancio accogliente e
fiducioso, discreto e dispo-
P
nibile al confronto umano,
prima ancora che professionale. Qui, nella sala di
via San Pasquale, dove un
tempo c'erano sedioline di
legno ed adesso ci sono poltroncine di velluto, il pubblico napoletano ha conosciuto per la prima volta il
significato concreto del
teatro d'avanguardia: adolescenti e ragazzi dai capelli grigi hanno assaporato, tra queste pareti, l'amarezza graffiante di Beckett,
la lucidità geniale di Ionesco, la sperimentazione
inesausta sui testi della
drammaturgia classica.
Generazioni di studenti ed
intellettuali si sono stretti,
nelle sere d'inverno, in
uno spazio teatrale sempre
complice ed informale, in
cui i mattoni, il palco, gli
attori stessi, erano pronti
ad essere «invasi» e coinvolti dal pubblico.
Il Sancarluccio rappresenta una parte importante
anche della mia storia personale, così come di tanti
giovani napoletani: proprio quando Franco Nico
aveva intrapreso il suo
viaggio di rilettura canora
di Quasimodo e Montale,
ho avuto la possibilità di
affiggere le mie prime recensioni teatrali nella bacheca all'ingresso del Sancarluccio. A me ed a tanti
altri giovani sognatori,
Franco Nico e Pina Cipriani hanno spalancato le
porte del loro mondo, incuriositi dalle energie provenienti dall'esterno e capaci di offrire nuove occasioni dialettiche. «Il teatro
è per definizione aperto:
se non si è disponibili a riconoscere i pregi dell'altro
non si può crescere», diceva Franco, all'unisono con
la moglie Pina, con i figli
Bianca ed Egidio, che hanno interiorizzato questo retaggio culturale.
Il 18 novembre scorso, nella galleria Vittoria, Napoli
ha perso non soltanto un
cantautore delicato e sorridente, ma soprattutto un
uomo onesto e buono, che
sapeva ascoltare la voce di
tutti. Ed alla nostra città,
oggi più che mai, spetta il
ruolo di proteggerne la memoria.
UNA VITA INSIEME
Pina, amore e fantasia
In tempi di passioni veloci ed improvvisate, gli amori
di una vita esistono ancora: lo sa bene Pina Cipriani
(nella foto), che ha condiviso con Franco Nico la costruzione di una famiglia e l'attività professionale. La
storia personale dei due fondatori del Sancarluccio
potrebbe essere raccontata in un romanzo: Pina,
originaria di San Cipriano d'Aversa, da piccola organizzava le «domeniche dello spettacolo»: metteva in
ordine le grandi tavole della bottega del padre, le
portava in strada e lì su cantava, ballava, recitava. La
gente del paese le chiedeva i bis e
lei si gloriava dei suoi primi successi. Dai dodici ai diciassette anni è
stata in un convento di clausura
nell'Avellinese ed ha scoperto i veri
segreti della voce: il canto gregoriano aveva un'essenzialità primigenia, non intaccata da geroglifici
barocchi. La scelta di scappare
dalla chiesa è andata di pari passo
con la definizione dell'obiettivo
professionale di diventare cantante: l'incontro con Franco Nico è
avvenuto quando Pina ha cercato
un mentore ed un padre spirituale
per seguire la sua vera vocazione.
La ragazza ha visto una foto del cantautore, suo
compaesano, su una pagina di «Sorrisi e canzoni».
«Era vestito di bianco - racconta - ed era appoggiato
su uno scoglio. La didascalia della foto ne diceva il
nome e la provenienza, San Cipriano d'Aversa. Senza
conoscerlo, in quel momento, sono stata orgogliosa
di lui ed ho deciso che mi sarei rivolta a Franco per
trovare la mia strada artistica».
È stato così, e da quell'incontro si è sviluppata un'intera vita, percorsa sempre insieme. (a.c.)
L’ANEDDOTO
Un ciclone in redazione
C'era poco da fare: nonostante la redazione affogasse nel
lavoro, quando veniva da noi, bloccava tutto. Un ciclone
che, già dall'uscio, si faceva precedere da una voce
tonante che spiegava perché era lì: ammesso e non
concesso, che Franco Nico avesse bisogno di una ragione
per irrompere a Chiaia Magazine. A volte ci veniva e
basta, perchè poi, tra un diluvio e l'altro di parole, un
motivo valido alla fine spuntava. E
noi tutti là, appesi alla sue labbra,
investiti da un mix vulcanico di
storie, idee, incazzature. Perché,
nolenti o volenti, scattava il gioco
delle parti: lui a fare l'attore, noi, i
giornalisti, a fare gli spettatori.
L'ultima improvvisata in sede Franco
l'ha fatta a inizio novembre: col
Sancarluccio ad aprire la discussione
e relative amarezze. Ce l'aveva con la
Regione che gli tagliava i fondi. Poi ci
regalò un ricordo a 24 carati: stavolta
su Troisi e la Smorfia. «Che agli
esordi non si chiamava così - ci svelò . Da me debuttarono come “I saraceni”. E io dissi: “Stu'
nome s'adda cagnà”. Proposi la Smorfia: gli andò a
genio. Quella sera Troisi fece satira politica dura. La
platea, che si aspettava tre guitti da cabaret, restò di
ghiaccio. Dopo, in camerino, Massimo mi fece con aria
complice: “L'avimme pugnute”». Quel pomeriggio di
novembre, mentre infilava l'uscita di Chiaia Magazine
per l'ultima volta, Franco ci lasciò i testi di 2 ballate da
musicare. «Dateci un'occhiata», si raccomandò sulla
porta. Scusa il ritardo, te lo diciamo ora: bellissimi. (a.m)
SOCIETÀ&COSTUME
NOVEMBRE 2008 - CHIAIA MAGAZINE
14
Diana Lama e i segreti di un buon thriller
L’INTERVISTA. La scrittrice partenopea, giallista pluripremiata e collezionista noir,
svela i retroscena del suo ultimo libro «La sirena sotto le alghe» ambientato in Cilento
Antonella Carlo
segreti della chirurgia e
della scrittura sono forse
gli stessi: aprire le ferite per
lasciare andar fuori le scorie
più segrete e nascoste che
infettano il corpo umano. È
un'etica della demistificazione quella che guida la penna
e la fantasia di Diana Lama,
autrice napoletana ormai
nota a livello internazionale:
«Chi sceglie il genere del
giallo deve seguire i palpiti
del cuore e della mente,
focalizzando le sfasature di
una natura mai univoca». Con
un nuovo thriller ambientato
in Cilento, La sirena sotto le
alghe (Piemme, 2008), Diana
Lama ha avuto modo ancora
di seguire la pista suggestiva e
caleidoscopica delle contraddizioni individuali: «La solare
costa campana, a volte lontana dai rumori e dal commercio, svela le dinamiche oscure
di un omicidio: mi interessa
tracciare le distonie nel rapporto tra i luoghi, i personaggi e la loro interiorità». Sono
tanti i riconoscimenti ottenuti da Diana Lama, medico e
ricercatrice di professione:
agli esordi letterari, nel 1995,
ha vinto con Vincenzo De
Falco il Premio «Alberto
Tedeschi»; in seguito, sempre
a quattro mani con De Falco,
I
LA MOSTRA
«MUSE MUTANTI»
DA SABINA ALBANO
Dopo il successo della
collettiva «Le mezzanine»
che si è tenuta di recente
presso l’Ipogeo della Ss.
Annunziata in via Egiziaca, a Forcella, Paola Del
Prete, artista eclettica,
principessa dello stile
manga e talentuosa innovatrice d’arte contemporanea, propone, dal 20
novembre, le sue opere
nella Sabina Albano Modart Gallery in Vico Vasto
a Chiaia 52.
Ad affiancarla in questa
nuova esperienza creativa
c’è il padre Antonio Del
Prete, medico e artista, da
anni impegnato in un
costante gioco tra arte
formale e informale,
animatore instancabile di
eventi dove la fantasia e la
sperimentazione sono da
sempre le protagoniste.
«Muse mutanti» è il titolo
della mostra di Antonio e
Paola Del Prete nella
galleria di Sabina Albano:
viaggio tra 20 opere ispirate alle forme cangianti del
fascino femminile.
Fino al 10 dicembre 2008.
Per info: 081.4217.16 www.sabinaalbano.it
Diana Lama autrice del libro «La sirena sotto le alghe»
ha pubblicato Nell'ombra,
tradotto in Germania dalla
casa editrice Scherz. Ancora, il
primo romanzo di Diana
Lama, Solo tra ragazze, è già
diffuso in Russia dalla Mir
Knigi ed è stato inserito nei
piani editoriali del 2009 della
francese La table Ronde.
Il successo internazionale è
dovuto alla dimensione a
tutto tondo di questa particolarissima scrittura noir: «Pur
cogliendo il fascino misterioso della mia terra, non vorrei
mai cadere negli stereotipi
tanto cari alla tradizione
partenopea: raccontare una
saga di camorra e mandolini
stancherebbe prima me e poi
i miei lettori. È meglio rintracciare atmosfere, respirare
suggestioni e tentare di trasferirle sulla pagina: la retorica
del male sanguinoso made in
Naples spesso ci condanna e
non ci fa evolvere», dice ancora Diana Lama. Eppure, uno
dei più grandi pregi di questa
scrittrice partenopea è la
fusione tra la libertà dell'ispirazione ed il culto scientifico
di uno straordinario genere
letterario: l'autrice de La sirena
sotto le alghe è, infatti, la più
importante collezionista di
gialli a Napoli e, di questa
passione, ne ha fatto uno stile
di vita. La fondazione di
«Napolinoir», insieme a Giuseppe Cozzolino e Luciana
Scepi, ha sancito la volontà
concreta di costituire un'associazione che si adeguasse
all'entourage nazionale: come
a Milano ed a Roma, anche
nella nostra città gli appassionati del thriller devono avere
la possibilità di condividere e
promuovere i loro interessi
letterari. «Chi scrive gialli non
può ignorare la straordinaria
tradizione europea su cui si è
costruita la nostra visione
della letteratura: soltanto con
la consapevolezza di questo
ricchissimo bagaglio artistico
si può raccontare, in modo
originale, il mistero profondo
e sorprendente che caratterizza l'esistenza quotidiana»,
afferma Diana Lama. Il problema sta, comunque, nel distinguere le punte di eccellenza
in un genere che, a tratti,
potrebbe sfociare in una
dimensione essenzialmente
commerciale: «Il vero cultore
del giallo», continua la scrittrice, «è chi gioca con le atmosfere e le inquietudini, deformando la pretesa coerenza
della realtà. Gli “effetti speciali” possono arricchire lo stile,
ma la sostanza dell'arte si
riscontra in una filosofia di
vita che sa demistificare,
creare sospetti e dubbi. La
sorpresa è soltanto un fattore, il valore tangibile di un
thriller è nella sua profonda
capacità di mettere in discussione convinzioni e
certezze».
VITA ASSOCIATIVA: FEDERFARMA NAPOLI
Il nuovo corso del presidente Michele Di Iorio
Umberto Zacca
Secondo una recente 'indagine dell’Istat, dopo l'Arma dei
carabinieri e la parrocchia
di quartiere, la farmacia è,
tre i servizi pubblici, quello
che ha il più alto indice di
gradimento tra i cittadini
napoletani. Il dato lo sventola con una punta di orgoglio
Michele Di Iorio, fresco di
nomina nell'incarico di
presidente di Federfarma
Napoli: il nuovo direttivo
della Federazione Nazionale
dei titolari di farmacia
(sezione partenopea) resterà
in sella fino al 2011. Ma
stavolta il mandato alla
rappresentanza sindacale,
affidato dai 780 farmacisti
di Napoli e provincia a Di
Iorio e ai suoi 20 consiglieri,
possiede un insolito valore
aggiunto: alla tornata elettorale del 9 e 10 novembre,
infatti, ha partecipato la
sola «Lista Di Iorio». Dunque
una nomina plebiscitaria
pressochè inevitabile, ma si
tratta di un unanimismo al
di sopra di ogno sospetto. E
per un motivo preciso:
l'intero corpo professionale
ha cancellato a priori ogni
frazionamento elettorale,
puntando dritto all'unità
Michele Di Iorio
dietro le insegne programmatiche proposte da Di
Iorio. Un'esigenza di compattezza che, secondo il presidente, «era il momento di
concretizzare definitivamente dopo il buon lavoro svolto
nel precedente triennio dal
vecchio Consiglio direttivo».
Ma, tra le azioni vincenti
della propria politica, Di
Iorio ne individua un'altra,
destinata a produrre benefici di lunga durata: «Aver
indotto la Regione e le 5 Asl
di Napoli a programmare i
pagamenti alle farmacie per
bandire una volta per tutte
il ricorso sistematico all'azione giudiziaria tra la
categoria e le Aziende sanitarie. Un passato conflittuale di astensioni e polemiche
che va finalmente archiviato». Profilo contabile a parte,
però, a inorgoglire Di Iorio è
il nuovo corso negoziale
instaurato con le Asl per
uniformare la qualità dei
servizi e delle prestazioni,
offerti dalle farmacie, a
Napoli e in provincia. Infine
una sfida: «La farmacia non
distribuisce solo prodotti,
ma è anche centrale di
servizi. Le farmacie napoletane - argomenta puntiglioso - vantano già una rete
telematica capillare e una
formazione professionale
adeguata: il passo successivo, quello di collegarsi con
noi attraverso il Centro
Unico di Prenotazione, tocca
agli ospedali e alle Aziende
sanitarie locali.La Sanità
pubblica, dunque, faccia la
sua parte, investendo: questo nel superiore interesse
dei cittadini e degli utenti.
Per quanto ci riguarda, noi
siamo pronti. Nel futuro
prossimo, insomma, Federfarma Napoli ha un sogno e
un progetto: “la farmacia
come sede avanzata di servizi e risorse sanitarie nel
territorio”».
IN REDAZIONE
ARMIDA PARISI: NO
AL DISFATTISMO
Giornalista ed insegnante, Armida Parisi (nellafoto) dirige le pagine culturali del quotidiano Roma.
Come valuta questo momento
storico vissuto dalla nostra città?
La tragedia dei rifiuti ha comportato una reazione di estrema
sfiducia, sfociata in una stasi
che non può lasciare immune
il mondo della cultura. C'è un
bel saggio di Francesco Durante,
Scuorno (Mondadori, 2008), che
proietta l'emergenza ecologica
campana in una dimensione più
ampia: il disfattismo a volte ci
impedisce di riconoscere le nostre energie positive.
Quali sono queste energie?
Non credo nei regionalismi, ma
la cultura campana vanta eccellenze in ogni campo dell'arte.
Purtroppo non sempre il nostro
entourage dà l'onore dovuto agli
intellettuali di spicco: il contesto
internazionale offre, invece, riconoscimenti più significativi.
Da cosa deriva questo fenomeno?
In città sta trionfando un canone medio di approccio all'arte:
moltissimi vogliono raccontare
Napoli, ma lo slancio positivo a
volte cade nello stereotipo e nella dimensione meramente commerciale. A questo punto, i grandi intellettuali rappresentano
un motivo di vanto, ma sono anche in netto contrasto con tanti
autori che non sempre spiccano
il volo.
Quali libri consiglierebbe ai
nostri lettori?
Innanzitutto Scuorno di Durante,
che delinea una prospettiva appassionante su Napoli, invocando una rinascita di grinta ed entusiasmo da parte dei nostri concittadini. Ancora, da non lasciarsi sfuggire è Un cappello pieno di ciliegie (Rizzoli, 2008) di
Oriana Fallaci: la scrittrice traccia un originale percorso autobiografico riallacciandosi alla
storia dei suoi antenati. La Fallaci si sente una tessera di un
ampio mosaico, che affonda le
radici in un tempo lontano: tornare al passato per capire il presente è, forse, l'idea più bella che
un libro può offrire a ciascuno
di noi.
Antonella Carlo
SOCIETÀ&COSTUME
NOVEMBRE 2008 - CHIAIA MAGAZINE
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Pinko e Damiani, eventi a tutto glam
NOVITÀ. Brand di grido conquistano le vie dello shopping. Inaugurazioni tra vip,
specchi magici e attrazioni hi-tech. La nuova moda? Fare acquisti divertendosi
RIFLETTORI
Laura Cocozza
stata una sorpresa
straordinaria trovare a
Napoli una clientela tanto qualificata sia per potere d’acquisto che per propensione al
prodotto moda». Parole di Pietro
Negra, presidente dell’azienda
produttrice del marchio Pinko,
che martedì 11 novembre ha
«È
inaugurato l’omonimo monomarca a via dei Mille. «Se continua così, - prosegue Negra - presto raggiungeremo il punto di pareggio». Dichiarazione interessante soprattutto se si considera
che l’azienda ha investito 5 mi-
lioni di euro per il negozio napoletano. E che ha mantenuto la
rappresentanza presso i negozi
Maxi Ho della Riviera di Chiaia e
del Vomero. Lo store di via dei
Mille, intanto, con i suoi 800 metri quadri ripartiti su 2 livelli e
suddivisi per aree tematiche (sera, quotidiano formale, tempo libero, jeans, accessori e bimbo), è
il primo della griffe nel mondo
per superficie e tecnologie adoperate. Già ora, al piano terra suoni e passi muovono i disegni sulle pareti seguendo gli impulsi della grafica generativa, e nelle sale
gli specchi incorniciano virtualmente chi vi si riflette; e se sono
bambine, ad apparire sono fiori
e farfalle con cui giocare. Ma nel
prossimo futuro il negozio sarà
anche il primo nel quale si sperimenterà il “defilè virtuale” per
i vip accolti nel privè all’ultimo
piano. «Il pericolo in agguato per
i punti vendita è la noia, la ripetitività - afferma Negra - . Per questo proponiamo alla clientela una
nuova modalità d’acquisto: comprare divertendosi. Altra caratteristica, di cui vado fiero, consiste
nel proporre un prodotto con
contenuti qualificanti e un grande controvalore. Abbiamo ben 32
persone nei settori modellismo e
prototipi - continua - e si lavora su
un solo capo anche per un giorno intero. Per contro, i prezzi so-
no contenuti. D’altra parte, il
tempo della griffe tout cour è finito: la clientela cerca qualità ed
è per questo che noi oggi proponiamo il prodotto come protagonista di se stesso, anche nell’advertising».
Se Pinko scommette sulla piazza
di Napoli, Damiani ha già da agosto aperto in via Filangieri un suo
proprio punto vendita: una elegante boutique di 200 mq arredata in legno palissandro e travertino italiano, diretta da Vincenzo Liguori. Ma il debutto vero e proprio c’è stato mercoledì
12 novembre: serata evento ad inviti con sottofondo di violino e
madrina Samantha De Grenet.
Per gli appassionati napoletani
del marchio di gioielleria più premiato al mondo, l’opportunità di
ammirare l’ultima “creatura” della casa: Shark, il bracciale in oro
e diamanti che, indossato, ricorda la bocca di uno squalo. Una
tentazione per “mangiatrici”
d’uomini.
Nelle due foto in alto. Da sin: Giorgia
Surina, Pietro Negra (presidente
Pinko), Gaia Bermani Amaral e Gabriela Barros durante l’opening del monomarca in via dei Mille; Samantha De
Grenet e Vincenzo Liguori (direttore
boutique Damiani) durante la serataevento Shark. Nella foto in basso: il
bracciale in oro e diamanti Shark.
COMUNITÀ LUTERANA, PREMIO ALLA NARRATIVA
Ospite d'onore: la narrativa. E' stata lei la star indiscussa
sotto la volta gotica della chiesa luterana in via Carlo Poerio
alla premiazione dei 12 finalisti del concorso letterario di
respiro nazionale «Una piazza, un racconto», ormai approdato alla sua 10° edizione. Ad organizzare l'evento, lo scorso 29
ottobre, la Comunità Evangelica Luterana di Napoli, da
sempre in prima fila nella promozione della cultura di
qualità grazie alla tenacia di Riccardo Bachrach e di Luciana Renzetti, rispettivamente presidente e coordinatrice
culturale della Comunità. La serata è coincisa anche con la
presentazione al pubblico del volume che raccoglie i racconti dei finalisti 2008 e dei vincitori delle 9 precedenti edizioni: un libro dal titolo inevitabilmente fatale, «Una piazza, un
racconto», pubblicato dalle Iuppiter Edizioni. A conferire
smalto e suggestione al rituale dei riconoscimenti i sipari
recitativi offerti dall'attrice Adriana Carli che ha letto, col
giusto pathos, alcuni passi selezionati dai racconti dei primi
tre classificati, vale a dire Francesco Brocchi col suo «Diciottomila lire venete», Stefania Raschillà con «Il dono di Biagio» e Angelo Marenzana con «Gli occhi neri di Angela». A
sottolineare la prosa della Carli, inoltre, il fascinoso contrappunto sonoro della pianista Mariagrazia Ritrovato Buonoconto. Ad arricchire l'alchimia dell'evento anche il contributo del giornalista Stefano La Marca che ha sapientemente
cucito i segmenti della cerimonia con le sue interviste al
terzetto dei vincitori. Il tenore decisamente informale della
premiazione, condita da una calibrata dose di spettacolarità, ha intanto raccolto la partecipazione convinta del pubblico, conquistato tra l'altro dall'accorato intervento di Bachrach e della Renzetti che hanno ripercorso, in punta di
cuore, le linee guida della loro decennale battaglia in nome
dell'arte e della letteratura. (foto di Mario Valente)
GLI «ANEMONIDEMONI» DI ALESSIO VISONE
“Anemonidemoni” è il titolo della collezione autunno
inverno 2008-2009 che lo stilista Alessio Visone ha presentato mercoledì 5 novembre alla Camera di Commercio
di Napoli. In passerella tailleur disinvolti ma sartoriali
nelle proporzioni e nei dettagli, cappotti double di cachemire, bordi di pelliccia coloratissimi, cocktail dress al
ginocchio, giacche da smoking con pantaloni o tute di
paillettes, abiti lunghi e sinuosi, che giocano con intrecci
di fasce e volumi, drappeggi e spacchi. La silhouette
diventa a clessidra, i riflessi di seta e raso accarezzano le
forme. Tra bon ton Fifties e rivisitazioni Eighties, la donna
Visone può scegliere un look ad hoc per ogni occasione,
nel segno dell'eleganza.
LOUIS VUITTON DOPO IL BRINDISI, LA CROCIERA
Anche quest'anno, la boutique Louis Vuitton ha celebrato il
déblocage del Beaujolais Nouveau che, come tradizione, si
apre allo scoccare della mezzanotte del terzo giovedì di
novembre. Ma l'evento Beaujolais è stato solo un assaggio:
l'attesa è per venerdì 28 novembre quando durante un
esclusivo trunk show (una presentazione riservata alle
clienti) si potranno visionare alcuni capi di abbigliamento
della collezione 2008-2009 e borse ed accessori della nuova
collezione crociera. Tra queste, la borsa Galliera Riviera
amalfitana che reinterpreta il motivo Monogram su tessuto
e rafia o la morbidissima Scuba in neoprene dallo sgargiante color fucsia che si abbina a tanti accessori: dalla pochette,
alla visiera, al pareo, fino alle collane e ai bracciali.
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NOVEMBRE 2008 - CHIAIA MAGAZINE
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Storia delle «recluse» di Villa Pignatelli
L’APPELLO. Da più di dodici anni il «Museo delle Carrozze» è chiuso per restauri
Il mito di «legni» eccellenti, opera di notissimi artigiani. Il silenzio delle Istituzioni
Francesco Iodice D’Enza
istero e intrigo, evoca
il titolo, mentre altro
non è che la solita
storia di ingratitudine e
inefficienza.
Il fatto. Il marchese Mario
D'Alessandro di Civitanova,
appassionato di cavalli e
carrozze, come nella migliore tradizione dell'aristocrazia napoletana, aveva costituito un'importante collezione di carrozze: «Break»,
«Mail Coach», «Dog Cart»,
«Military», «Tilboury», «Cou
pè Clarence», «Victoria
Mylord» e così via, allocate
nella rimessa della sua villa
di Portici. Tutti «legni» eccellenti, opera di notissimi
artigiani: dai «Laurie and
Marner» inglesi ai «Binder»
parigini, fino ai napoletani
«Bottazzi e Polito». «'O Marchese de' carrozze», come
era stato affettuosamente
denominato dal popolino,
giornalmente usciva in
passeggiata nelle vie di
Portici a bordo di una delle
M
Villa Pignatelli: da 12 anni chiuso al pubblico il «Museo delle Carrozze»
sue carrozze e alla guida
della stessa, con accanto il
suo fedele cocchiere in
livrea. L'eccellente driver,
nell'attraversare la frequentatissima piazza San Ciro,
spesso raccoglieva l'ammirazione plaudente di coloro
che si intrattenevano ai
tavoli dei bar che coronavano la piazza. Oltre quarant'anni fa Mario di Civitanova
manifestò l'intenzione di
donare la sua amata collezione di carrozze, oltre che
di finimenti (briglie, redini
etc.) allo Stato, perché diventasse patrimonio di tutti.
Opportunità che fu accolta e
coltivata con entusiasmo
dall'allora Sovrintendente
alle Gallerie della Campania
Bruno Molaioli, uomo di
talento e cultura. Infatti, a
un uomo di museo come
Molaioli non era sfuggita la
formidabile occasione di
creare anche a Napoli un
Museo delle Carrozze, tra i
pochi musei specializzati
esistenti al mondo (come il
Museo delle carrozze di
Cluny, quello del Vaticano,
di Vienna e di Lisbona).
Quindi individuò le scuderie
di Villa Pignatelli Cortes,
anch'essa da poco donata
allo Stato, come luogo ideale
per collocare i «legni». Sull'esempio del marchese di
Civitanova, altri gentiluomini napoletani, come il conte
Leonetti, il conte Dusmet, il
barone Strigari e il marchese
Spinati, donarono pregevoli
carrozze. Purtroppo, però, il
progetto per l'allestimento
del museo finì nella melmosa palude burocratica. Sicchè furono promosse varie
iniziative, volte a «tirar fuori
dall'impantanamento» la
faccenda. Tra queste ci fu
anche un mio (allora sedicenne!) articolo, che fu
pubblicato su un noto quotidiano, dal titolo «Le recluse
di Villa Pignatelli», che
suscitò curiosità e a un
tempo sdegno, contribuendo
ad accelerare la realizzazione dell'esposizione delle
carrozze. E così, dopo decenni, fu finalmente inaugurato
il Museo, assenti i donatori
nel frattempo scomparsi.
Ma, ahimè, la storia si ripete.
Infatti sono più di dodici
anni che il «Museo delle
Carrozze del marchese
Mario D'Alessandro di Civitanova», è chiuso per restauri!
Quindi, nuovamente «recluse» le povere carrozze! Pertanto ci si chiede: non è
forse tempo di restituire alla
città questa straordinaria
collezione che costituisce
una delle tante meravigliose
attrattive, anche per i
turisti, della nostra regione? Credo di sì!
NUOVO NUMERO IN LIBRERIA
EDITORIA SCOLASTICA
«IL CERCHIO», SLANCI FUTURISTI
«La vita in versi» e i calembour di Rocco
È in distribuzione il nuovo numero della rivista Il Cerchio, diretta da
Giulio Rolando. Il tema del periodico ruota intorno a «La cultura del
confronto - Argomenti, Personaggi, Storia», con argomenti di grande
attualità quali scuola, ricerca scientifica e compatibilità ambientale. In
questo numero: intervista esclusiva al Presidente della Commissione
Cultura e Istruzione della Camera, l’onorevole Valentina Aprea sui punti
chiave della nuova riforma; le riflessioni dell’economista Massimo
Scalfati sulla possibile sinergia tra economia e ambiente mediante un
approccio non necessariamente ideologico; «speciale Giuseppe Prezzolini» con gli interventi di Luigi Iannone e Gennaro Sangiuliano.
In più Il Cerchio, nell’anno del centenario del Futurismo, dedica ampio
spazio ad una delle correnti artistiche più influenti del ‘900, con la
pubblicazione di stralci della tesi di laurea di Giorgio Salzano su Guglielmo Roehrssen di Cammerata, l’ultimo scultore futurista, scomparso
poco tempo fa e con il mini-saggio di Luigi Tallarico dal titolo: «La Fondazione del Futurismo e il “Primo” Marinetti. Suggestiva la copertina della
rivista in cui sfreccia un treno in corsa, di marinettiana memoria, dell’artista Pippo Rizzo. Da leggere, infine, l’intervista ad Antonio Carioti,
autore del discusso volume «Gli orfani di Salò. Il “Sessantotto nero” dei
giovani neofascisti nel dopoguerra 1945-1951». (r.g.)
«La Vita in Versi. I problemi
del nostro tempo nella poesia
di oggi» (Ed. Ellepiesse, 2008)
è un libro che, nell'ambito dell'editoria scolastica, offre ai
giovani l'opportunità di incontrare la poesia contemporanea. Nel volume, accanto alle citazioni di alcuni autorevoli maestri del '900 (Saba, Fortini etc), viene collocata soprattutto la produzione di 21
autori emergenti.
Circa 40 i componimenti poetici riportati, raggruppati in
10 percorsi tematici (tra essi:
«In città», «Echi di cronaca»,
«Mio padre», «Ritratti di donna», «Il vivere, il morire», «Giochi di parole»). Ogni testo, poi,
è corredato da una «scheda di
comprensione» e da spunti di
discussione. E ogni percorso
tematico è seguito da un «laboratorio di poesia» che in-
troduce l'allievo alla tecnica
di composizione.
Tra gli autori della «collettiva» anche Renato Rocco, maestro di calembour, all'attivo
numerose pubblicazioni in
materia, e apprezzato collaboratore di Chiaia Magazine,
che, per l'occasione, presta alle pagine de «La Vita in Versi»
alcuni suoi folgoranti giochi
letterari, come ad esempio i
seguenti calembour: «Matrimonio d'interesse n.1. “E vissero tutti felici e contanti…”»,
«Matrimonio d'interesse n. 2.
“Un patrimonio d'amore…”,
«Matrimonio d'interesse n. 3.
“Un calcolo che finisce con
una divisione”».
SOCIETÀ&COSTUME
I NUMERI CONTRO LA RECESSIONE. Alla Tabaccheria
Postiglione di Largo Ferrandina a Chiaia si continua a parlare
di crisi. Con il Natale alle porte, però, non c’è recessione che
tenga. Anzi, meno pecunia c’è nelle tasche e più cresce la
voglia di giocare. L’importante è non esagerare. Alberto
Postiglione, assediato come sempre da una clientela in cerca
di fortuna, anche questo mese ha i numeri giusti per sbanca-
&
terni favole
NOVEMBRE 2008 - CHIAIA MAGAZINE
re il lotto. «Ad ottobre ho consigliato il terno di San Raffaele:
19 - 24 - 66; bene continuate a giocarlo abbinando, se vi va, il
prezioso 11. Giocate questa quaterna su Napoli e su tutte le
ruote almeno per 6 estrazioni». Un altro numero che Postiglione dà sempre ai suoi giocatori-sostenitori è il 90: «Questo
numero è tra i miei preferiti. Di solito, cerco sempre di abbinarlo a numeri pari come il 10 e il 22, ma lo vedo bene anche
insieme al 77 e 78. Per prepararsi a un grande Natale ecco,
secondo me, il terno dei soldi: 90 - 46 - 11. Terno da giocare
fino alla fine del 2008 su Bari, Napoli e Roma». Insomma,
non resta che dar retta a Postiglione che, stando a quanto
dicono in zona, è un infallibile portafortuna.
17
Il cretino
si distingue subito
dal rumore della testa.
Il grande finanziere
ama giocare
al tir-assegni.
Renato Rocco
IL MERCATO DELL’ARTE
SFIZI&NOTE
di MASSIMO LO IACONO
CARNET COMUNITÀ ANGLICANA
concluderà giovedì 18 dicembre la rassegna concerSnitàitistica
d'autunno ospitata nella «Chiesa della Comuanglicana» di Napoli in via San Pasquale, organizzata dall'associazione «Professori dell'orchestra Alessandro Scarlatti di Napoli». Operosa ormai da più di un
decennio nella prestigiosa chiesa di Chiaia, l'iniziativa
alterna concerti da camera e sinfonici, con coro talvolta, proponendo pezzi di rarissimo ascolto e musiche di
repertorio, proponendo anche pezzi di musica assai
profana per il teatro. Quest'anno la stagione è iniziata
ad ottobre nel nome di Vivaldi, con le amatissime
stagioni, proseguendo tra l'altro con un omaggio alla
memoria del pianista Sergio Fiorentino, ricordato dal
trio «Nicola Sala», il 14 novembre, facendo gustare
splendide pagine per clarinetto con pianoforte affidate
a Gaetano Falzarano Lino Costagliela.
Culmine di questa programmazione sono i tre concerti
sacri in locandina. Dopo lo splendido, memorabile
concerto diretto da Vincenzo de Gregorio e dedicato al
canto gregoriano, che ha diretto la «Schola gregoriana
della basilica della Pietrasanta», e dopo il concerto
d'organo arricchito con il «Requiem» di Duruflè, diretto da Ronald Butts-Boehmer, solista Jesse Eschbach,
con il «The Choral Scholars di Napoli», ci sarà la ripresa
del «Messiah» di Haendel che alla chiesa anglicana è
ormai tradizionale da qualche anno. Il concerto è
fissato per giovedì 18 dicembre. Il livello della esecuzione è migliore nel volgere del tempo. Quest'anno lo
dirigerà Paolo Ponziano Ciardi, con l'orchestra del
sodalizio, che possiede una propria formazione cameristica, e con un casti in cui brillano Vito Priante, il
miglior baritono italiano di oggi, star con merito
dell'opera di Monaco, grande interprete di Haendel, e
l'ottimo Luca Dordolo specialista insigne del genere.
Tutti i concerti si tengono il venerdi, alle 20.
Iavarone: «Antiquariato da rilanciare»
Salvatore Iavarone (nella foto), 41
anni, antiquario ed erede di una
tradizione professionale inaugurata 50 anni fa dal padre Antonio, nel suo lavoro concilia da
sempre la prospettiva commerciale con un'autentica passione
per l'arte: nel suo negozio in via
Piedigrotta 55, annidato tra le
pieghe di una discrezione sottile, c'è insomma l'amore per la
ricerca e lo studio. Un valore
aggiunto il suo che, tuttavia, in
una città ormai appiattita su
stimoli nazionalpopolari o
interessi di corto respiro, regala
amarezze a chi fa un mestiere
da gentlemen come quello
antiquario. Soprattutto di fronte
a delusioni come quella incassata a novembre quando, cancellando dallo scadenzario degli
eventi la prestigiosa Mostra
dell'Antiquariato, l'Ente Mostra
d'Oltremare non ha concesso i
propri spazi agli espositori.
Struttura indisponibile a causa
della lievitazione dei costi
gestionali: questa la giustificazione consegnata agli operatori.
Legittimo il rammarico di
Iavarone: «La disdetta è stata un
fulmine a ciel sereno. Gli addetti ai lavori, non solo i locali ma
anche quelli del resto d'Italia, si
erano mobilitati con abbondante anticipo per la kermesse,
sincronizzandosi come sempre
sulla data consueta del 24
novembre. Poi il dietrofront: un
segnale spiacevole che non
penalizza solamente le esigenze
della categoria, ma appanna
anche l'immagine culturale di
Napoli. Non è un mistero, infatti, che per anni la Mostra ha
puntualmente acceso i riflettori
sulla città, esibendo come fiore
all'occhiello un comparto antiquariale di prima scelta in
ambito nazionale. E dispiace
anche che le Istituzioni, ad
esempio la Provincia di Napoli,
di solito al fianco degli antiquari nel sostegno alla fiera, stavol-
LIBRIDINE
Guareschi, l’intellettuale civile che stregò il ‘900
Aurora Cacopardo
Sessant'anni di cronache e storie italiane sono
raccolte nel saggio di Marco Ferrazzoli Non solo Don Camillo-L’intellettuale civile Giovannino Guareschi (Italia Protagonista editore) dedicato a
uno dei personaggi più discussi e amati del Novecento. La ricerca del volto umano e stilistico di Giovanni Guareschi, le ragioni della sua
scrittura che ha al centro la persona, della sua
ricca individualità, il fascino che emana dalle sue vicende drammatiche vissute in un lungo arco di tempo. Su tale linea si svolge il saggio, una sorta di diario critico che mira a far
conoscere uno scrittore profondo e sorprendente. Il lavoro di Ferrazzoli si avvale della pre-
fazione di Marcello Veneziani che mette in
evidenza come l'originalità del saggio si coglie
nella bella umanità di Guareschi, nella sua
sensibilità civile e perfino politica. «Se vogliamo ritrovare l'atmosfera dell‘Italia del dopoguerra, democristiana e comunista, - dice Veneziani - dobbiamo ricorrere alla sua prosa,
che riuscì a nobilitare quella italietta clerico-comunista senza che lui fosse democristiano e
tantomeno comunista. Il filo conduttore che
legava Don Camillo, Peppone e lo stesso Giovannino era il populismo nazionale e provinciale, la passionaccia per l'Italia, la generosità
contro l'egoismo e l'avidità, il senso forte della
famiglia e della solidarietà». Le vicende di Giovanni Guareschi vengono analizzate con pun-
ta abbiano scelto una posizione
defilata malgrado la valenza
dell'appuntamento». Business a
parte, intanto, a preoccupare è
proprio il contraccolpo sul
morale della categoria: «Uno
sconforto che demotiva il mercante d'arte, abituato a trattare
con una clientela di standard
medio-alto», spiega Iavarone
che, lavorando a Chiaia, registra
fatalmente anche il disappunto
diffuso di un quartiere, ritenuto
tra i capisaldi dell'attività antiquariale in città. L'auspicio,
invece, è una svolta nella politica di gestione della cultura,
compresa quella antiquaria:
«Antiquariato è tradizione e
radici. E promuoverlo deve
essere prioritario per i nostri
amministratori. E si ritorna al
punto: servono eventi-traino di
alto livello. Come accadeva tra
gli anni '80 e '90 quando sedi
della Mostra erano degne cornici come Castel Sant'Elmo e
Castel dell'Ovo e a Napoli sbarcavano gli antiquari di Londra e
New York. Nel tempo, invece, la
Mostra ha perso progressivamente il suo smalto. E oggi sono
molti gli antiquari napoletani
costretti ad emigrare verso le
grandi fiere del Nord Italia per
scampare al dimesso scenario
partenopeo».
tualità in questa opera. La nascita, il l° maggio
1908 a Fontanelle Roccabianca, gli anni di Parma, le prime esperienze giornalistiche, la scoperta di Milano. Il periodo della guerra, la prigionia nei lager tedeschi, le grandi battaglie per
la libertà condotte sul periodico Candido, la nascita degli immortali Don Camillo e Peppone
e il loro successo letterario e cinematografico
in tutto il mondo. Le gioie della vita familiare
con Margherita, Albertino e Carlotta, la Pasionaria. L'amarezza dell'affare De Gasperi, su cui
questo saggio getta nuova luce, l'incomprensione degli anni nei quali lo scrittore della Bassa vedeva troppo lontano per essere amato in
un Paese tutto interessato ad inseguire mode
e culture non sue.
Marco Ferrazzoli chiude il saggio sottolineando come il tempo stia rendendo giustizia a Giovanni Guareschi, con lenta parsimonia: Cento
anni dopo, sempre vivo.
SOCIETÀ&COSTUME
PAUSA BLOG
NOVEMBRE 2008 - CHIAIA MAGAZINE
LIBRERIA FELTRINELLI
di LEO ARUTA
http://leoaruta.simplicissimus.it
OBAMA ONLINE
a vittoria di Barack Obama alle Presidenza
Lnelladegli
Stati Uniti d'America resterà impressa
storia perché per la prima volta è stato
eletto un afro-americano. Ma la vittoria di
Obama ha, inoltre, sancito, definitivamente, il
valore di internet nelle moderne democrazie.
Obama ha raccolto, per la sua mega-campagna
elettorale, qualcosa come 600 milioni di dollari, una grossa parte di essi deriva da micro
contributi spontanei arrivati da milioni di
simpatizzanti. Ma come ha fatto il neopresidente ad ottenere un simile risultato? Semplicemente mettendo le persone al centro della sua
strategia. Quando Obama dice «tu sei il cambiamento», non cerca solo di blandire l’elettore,
ma porta la rete sociale fin dentro l'arena
politica e rimette le persone nel posto in cui
dovrebbero sempre stare. L’organizzazione
della campagna online ha preso forma durante
le primarie, quando è stato assunto come
«regista» Joe Rospars un veterano di Howard
Dean, il candidato presidente che nel 2004
raccolse, per primo, una montagna di dollari
con internet. Il passo decisivo è stato affidare al
co-fondatore di Facebook, Chris Hughes, la
creazione del sito di social networking: myBarack Obama.com che ha raccolto milioni di
adesioni. Agli iscritti sono stati affidati compiti
collaborativi che li hanno fatti sentire parte
attiva del progetto politico. Tanto per fare un
esempio, ad essi è stato chiesto di fare, nel
giorno delle elezioni, un milione di telefonate
per ottenere il voto a favore di Obama. Oltre a
favorire i sostenitori di base, lo strumento di
social networking ha permesso di contattare i
più difficili da raggiungere: i giovani elettori.
Per molti versi, la storia della campagna di
Obama è stata la storia dei suoi sostenitori, che
hanno manifestato il loro entusiasmo con siti
web e video di YouTube. In più, ci sono stati
anche contributi volontari come l'innovativo
«Obama'08 iPhone e iTouch», applicazione
proprietaria che ha consentito di mobilitare
amici e contatti attraverso i dispositivi Apple.
SEDE DI PIAZZA DEI MARTIRI Infotel 081.402395
20 nov. Anoressia: un male subdolo. Il libro per saperne
di più è «Questo corpo non è mio. Capire l'anoressia
attraverso gli occhi di chi ne soffre». L'ha scritto la
psicoterapeuta Anna Salvo per aiutare le famiglie coinvolte. Interviene l'autrice. Ore 18.
21 nov. Delle corrispondenze tra musica e vita, dell'esperienza sonora si parla nel libro «La musica sveglia il
tempo» di Daniel Baremboin. La presentazione del
volume è l'occasione per un ascolto speciale della Cenerentola di Rossini, diretta da Abbado. Ore 18.
26 nov. In occasione del 60° anniversario della «Dichia-
razione universale dei diritti umani», Amnesty International presenta il cd «17X60», raccolta di brani sul tema,
firmata da 17 prestigiosi artisti italiani. Interventi dal
vivo di Enzo Avitabile ed Eugenio Bennato. Ore 18.
Fino al 30 nov. «Un'Italia fa» è il titolo di una prestigiosa mostra fotografica con le immagini dei grandi eventi
che scandiscono la storia del Belpaese dalla fine dell''800
ai primi anni del Duemila.
Dal 1° dic. Si intitola «Punti di svista»: 22 istantanee
scattate da Maria Chiara di Pace su Napoli.
5 dic. Gran Concerto di Natale: musiche sacre e tradizionali d'epoca rinascimentale e barocca, eseguite da Cantica
Ensemble, sestetto polifonico vocale femminile. Ore 18.
LA MANIFESTAZIONE
ISTITUTO CERVANTES
«Caprienigma» celebra le sirene Nel segno di Cano
Sì è svolta, dal 27 ottobre al 2 novembre, la dodicesima edizione del
«Premio Capri dell’Enigma», legata
ad un convengno interdisciplinare tra arte e letteratura: «Caprienigma 2008». Il tema di quest’edizione, ideata e realizzata da Raffaele Aragona, è stato «Le sirene:
Partenope e le altre», un argomento ricco di variegate implicazioni
sia con l’isola azzurra che con la città di Napoli. Infatti, durante la presentazione tenutasi all’Hotel La Palma, il filosofo Aldo Masullo ha
tracciato un parallelo tra Napoli e
la mitologica creatura metà don-
na metà pesce la cui figura, come
il capoluogo partenopeo, suscita
ammirazione e stupore per la sua
bellezza e, al contempo, turbamento per l’enigma che rappresenta. Le sirene e la musica, il cinema, la letteratura, la seduzione,
l’eros, il mito di Ulisse, sono stati
solo alcuni dei temi trattati da autorevoli relatori quali Eduardo Federico, Simona Argenteri, Domenico Silvestri, Ermanno Cavazzoni, Maurizio Bettini, Elisebha Fabienne Platzer, Paolo Albani, Laura Pugno, Meri Lao, Armando
Massarenti, Jacqueline Risset e
Marcello Veneziani. Il convegno è
stato anche l’occasione per l’assegnazione dei «Labirinti d’argento»
a Petra Magoni e Meri Lao. Particolarmente vivace la giornata del
31 ottobre grazie alla mostra «Tele
di sirene» a cura dell’Accademia
della Bussola, aperta al pubblico fino al 9 novembre nelle sale di Palazzo Cerio, e allo spettacolo «Il tango delle sirene». Grande successo
anche per l’installazione sonora
«Extremo fluxus» di Roberto Paci
Dalò e Stefania Esposito. (r.g.)
IL NUOVO ROMANZO DI PEPPE VITIELLO
Quel cielo senza regole di un camorrista
Rossella Galletti
Napoli, in fin dei conti, non
è una metropoli. Ogni
quartiere, strada, vicolo è
una zona di frontiera, un
non plus ultra: dopo non è
più lecito andare. Un'organizzazione di potere altamente gerarchico spartisce
la città in vere e proprie
contrade assegnandole alla
giurisdizione di uno dei
vertici del sistema. Sotto
ogni boss un numero indefinito di pedine assorbite nel
complesso diagramma di
dominio e violenza. Questa
è la Napoli della camorra, di
uomini e bambini che
lottano per la «sopravvivenza», per non soccombere
sotto il giogo della miseria;
di uomini e donne vinti dal
conflitto interiore tra impeto ribelle e amara sottomissione alla legge della strada.
È la città di troppi napoletani. Ma non di Francesco: la
sua Napoli non ha barriere,
il suo mondo non conosce
autorità. È lui l'assoluto
protagonista fuori dalle
regole della seconda fatica
letteraria di Peppe Vitiello,
Un cielo senza confini (Grauseditore, 2008; pag. 156; euro
18
10,00). Il giorno in cui esce
dal carcere conosce il suo
destino: la vita per Francesco è all'insegna dell'odio, la
via la sopraffazione; è un
sentiero già percorso; un
cammino che lo porterà,
come in passato, a cercare la
libertà privandone altri, a
toccare la morte più volte
per sfidare i poteri, istituzionali e illeciti, che come
un cane rabbioso a modo
suo avversa. Vive nella
convinzione che «la vita si
afferma sopprimendo altra
vita. Ogni essere che vive lo
fa sfruttando linfa vitale ai
suoi simili. Uomini e anima-
li non fanno altro che lottare per la sopravvivenza».
Ciononostante inizia ad
emergere un desiderio:
cambiare; «mi sentivo stanco di quella vita insulsa e
inutile» dice. Nel mezzo, tra
le sue due anime, gli amici,
la violenza, l'amore; poli
contrapposti di una personalità complessa, figlia di
uno scrittore che la realtà
partenopea l'ha vivisezionata con un occhio privilegiato: quello di chi ci convive
giorno dopo giorno. Per
Vitiello, campano di Torre
del Greco da anni a Napoli,
la prosa è una passione
pura, non è un dovere. La
sua occupazione principale
è quella di Specialista tecnico-amministrativo presso la
Circumvesuviana. Un cielo
senza confini non è solo una
pagina, tra le tante, nella
storia della cruda realtà di
Napoli, è un viaggio nella
mente e nell'esistenza di un
uomo. Così è lecito pensare
che nell'ombra di Francesco
si nasconda qualcosa di
autobiografico, forse solo
un tumulto dell'animo che
l'autore condivide con la
sua creatura, forse oltre la
bestia c'è l'angelo.
Ci volevano il
Cervantes, il
glorioso istituto
di cultura spagnola, e un pittore
vero, Pedro Cano,
per riportare a
Napoli uno spaccato di autentica
arte moderna.
Nella città schiaffeggiata dall'«arte» concettuale
estrema, dai
sedicenti creativi ipercontemporanei,
dagli impostori e dai furbi pescati in
malafede dal retrobottega dell'intelligenza ed elevati a icone dal business nazionale e internazionale, il sonno della ragione
ha generato mostre mortificanti: un
castello di carta innalzato su un equivoco
subdolo. Così bastano le credenziali
sontuose di un maestro a 24 carati come
il 64enne spagnolo Pedro Cano per rimettere in riga i cialtroni. Per lustrarsi gli
occhi e risollevarsi il morale, allora, tutti
a vedere «Desnudos sobre papel», ovvero
40 acquerelli su carta realizzati da Cano
tra il 1988 e il 2008 (Istituto Cervantes,
via N. Sauro 23. Fino al 28 novembre).
SGUARDI LONTANI
di FRANCESCO IODICE
LA LEGGENDA DEL COCCODRILLO
on siamo in Scozia è vero, ma, come abbiamo visto in precedenza, evidentemente anche Napoli ha i suoi castelli; da un
N
castello all'altro il percorso della Napoli delle leggende e dei
misteri ci porta al Maschio Angioino o Castel Nuovo, che domina
il porto e la grande piazza Municipio. Voluto da Carlo I d'Angiò (e
da qui il nome di Maschio Angioino) negli anni 1279-82, ristrutturato da Alfonso d'Aragona (e per questo detto «Nuovo»), anche
questo come gli altri castelli della città fu teatro di piccole e grandi vicende storiche e potrebbe raccontare molte cose - sia piacevoli
che terrificanti - che hanno segnato la città. Per le seconde, bisogna spostarsi nei sotterranei, dov'è nata appunto la leggenda del
coccodrillo. Si narra, infatti, che vi era una fossa sotto il livello del
mare, umida e oscura, nella quale venivano isolati i prigionieri
che si volevano più rigidamente punire. Ad un tratto si cominciò
a notare che da lì i prigionieri sparivano. Forse fuggivano e per
dove? Disposta una più stretta sorveglianza, si notò che da un
buco nascosto della fossa un mostro, un coccodrillo, si era introdotto dal mare e, dopo aver afferrato con le fauci le gambe del
prigioniero, se lo trascinava in mare per trangugiarlo. L'animale,
presumibilmente venuto dal mare attaccato alla fiancata di qualche nave, fu utilizzato per eliminare i prigionieri condannati a
morte: una specie di ghigliottina naturale che non lasciava tracce.
Giunto il momento di disfarsi della bestia, il coccodrillo fu pescato con un'ancora come amo e una coscia di cavallo come esca; e in
seguito fu impagliato. Benedetto Croce riferisce che fino al 1880
circa era ancora possibile vedere il mostro impagliato sulla seconda porta d'ingresso, additato ai fanciulli che ne rimanevano
atterriti. La fossa ospitò persone illustri; infatti, qui furono uccisi
e poi sepolti i partecipanti alla celebre congiura dei Baroni del
1486 ; nel 1599 vi fu imprigionato Tommaso Campanella che evitò
il coccodrillo ma non le torture dei carnefici che in questo terrificante luogo continuarono ancora per molti anni.
Negli ultimi rifacimenti del castello, il coccodrillo impagliato
venne rimosso e conservato o gettato chi sa dove; certamente non
al Museo Nazionale, perché il coccodrillo che è esposto nella
raccolta egizia viene ritenuto di altra provenienza.
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