Meo il papà, Varese la famiglia

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Meo il papà, Varese la famiglia
Brian Sacchetti: «Vi racconto papà Meo»
Sarà molto più che una
partitissima quella di domenica
tra Varese capolista e Sassari
che la insegue a due punti in un
PalaWhirlpool da favola (quattromila posti già prenotati).
Alla guida dei sardi c'è Meo
Sacchetti, icona della Pallacanestro Varese (230 partite giocate
e 3.026 punti segnati), e in campo per lui giocherà ilfiglioBrian,
che è anche figlio della Città
Giardino. «Avevo cinque anni ricorda Brian - quando papà restò a terra e si spaccò il ginoc-
chio nella finale contro Pesaro
del 1990. Tentarono di coprirmi
la scena, ma io sentii lo stesso le
sue urla e il silenzio tombale in
cui sprofondò il palazzetto. Non
lo dimenticherò mai».
Varese e Sassari al comando
secondo Brian: «E come avere
aperto la finestra sul mondo del
basket per fare entrare un vento di passione sulla faccia alle
gerarchie precostituite. Sia noi
che la Cimberio giochiamo ogni
gara come se fosse l'ultima».
Varese, 1987: capitan Meo Sacchetti col piccolo Brian
CAIELLI A PAGINA 41
«Meo il papà, Varese la famiglia»
Brian Sacchetti torna a Masnago con Sassari: «È la partita che ogni giocatore sogna di vivere
Mio padre restò a terra nella tinaie con Pesaro e provarono a coprirmi la scena, ma io vidi tutto»
«Pernoie
la Cimberio
ogni
domenica
è sempre
unafinale»
Basket
FRANCESCO CAIELLI
Questa è la storia che racconta
delle corse di un bambino dietro
a un pallone più grande di lui, di
mani grandi e forti che stringono mani piccole e insicure, di
queU'arnrnirazione cieca e incondizionata che ogni figlio ha per il
suo papà. Meo Sacchetti e il figlio
Brian: oggi insieme a Sassari
(uno allenatore, l'altro giocatore), ieri insieme a Varese (uno
giocatore, l'altro piccolo tifoso e
bambino).
«Gli anni in cui mio papà ha
giocato a Varese - racconta Brian
- sono quelli della mia infanzia.
E purtroppo il primo ricordo
della mia giovane vita è legato al
suo infortunio al ginocchio, nella finale con Pesaro del 1990.
Avevo cinque anni, ed ero dalla
baby sitter perché papà giocava
e la mamma ovviamente era al
palazzetto: quando lui si fece
male, la ragazza che
mi curava ebbe il
buonsenso di spegnere immediatamente
la tv. Ma io le prime
immagini le ho viste
eccome, ho visto papà
per terra che urlava di
dolore: e quelle immagini mi sono rimaste dentro, purtroppo
credo che non se ne
andranno mai più».
«Lui giocava, io correvo»
Il piccolo Brian era una presenza fissa: agli allenamenti, alle
partite, e tutti i tifosi di Varese
avevano imparato a conoscerlo.
«Quante corse - ricorda - su
quel parquet, ogni sera percorrevo i lati del campo chissà quante volte per seguire papà Io, negli ultimi anni, avevo già iniziato
a giocare: ero un allievo di Pinelli, e ci allenavamo nella palestra
che una volta c'era di fianco al
palazzetto. Finito il mio allenamento, andavo avedere quello di
papà: mia mamma provava a tenermi buono, ma io le scappavo
subito perché volevo sempre
correre di fianco a lui».
Brian è stato giovane tifoso
della DiVarese: oggi tre grandi
interpreti di quella grande squadra sono ancora protagonisti nel
mondo del basket. Cecco, Max,
Meo: è un caso che siano ancora
in ballo? «Parlo per mio padre e
dico che no, non è un caso: perché lui fin da piccolo mi ha trasmesso una grande passione per
questo sport. Parlo per mio padre, ma sono sicuro che sia lo
stesso anche per Vescovi e Ferraiuolo: loro due stanno facendo
grandi cose per riportare in alto
Varese, papà Meo ha scelto un'altra strada trovando la sua via.
Tutti e tre pensano di poter dare
ancora qualcosa di importante al
loro mondo, e per quanto riguarda mio padre dico che nel suo
ruolo sta cercando di far vivere a
noi giocatori quello che ha vissuto lui».
«Aria nuova a canestro»
Oggi Varese e Sassari sono in cima: a stupire con il loro basket
divertente, a sfidare il gotha del
basket provando a far saltare il
banco.
«Il fatto che noi e la Cimberio
siamo lassù è una gran bella notizia per la pallacanestro italiana, perché è una novità. Ci eravamo appiattiti allo
strapotere di Siena,
non eravamo più abituati all'idea di poter
pensare di stare da-
vanti. Nessuno pensava che saremmo stati
noi e Varese a scappare via all'inizio: nessuno, tranne noi».
E adesso che tutti si
sono accorti di voi, la
gente si crede quanto durerà:
«Parlo per noi, ma parlo anche
per Varese: nessuno si aspetti
che vinceremo tutte le partite, il
nostro obiettivo quotidiano è
quello di non pensare mai troppo in là. Guardiamo ogni volta fino a domenica, ed è più che sufficiente».
Varese e Sassari là davanti, Varese e Sassari due piazze sempre
più simili: «I miei amici varesini
mi dicono che ultimamente il
palazzetto è sempre pieno, che
c'è grande entusiasmo, che la
gente è contenta: e io sono contentissimo, perché Varese merita tutto questo. È vero: la piazza
di Sassari è simile, perché anche
noi ormai siamo abituati ad avere il palazzetto sempre esaurito
e ad avere tifosi al seguito in tutte le trasferte. Entusiasmo e passione: sono gli ingredienti giusti,
e domenica sarà bellissimo. Sarà
una di quelle partite che ogni
giocatore sogna di vivere, e per
quanto mi riguarda non vedo l'ora di iniziare». •
Bentornati a casa, ragazzi
1.11 grande capitano della DiVarese Meo Sacchetti con il figlio in una foto "rubata" da un mitico Due Punti del 1987, quando Brian aveva un anno e
mezzo 2. Brian e Meo al giorno d'oggi in una palestra di Sassari per un'iniziativa di beneficenza 3. Sacchetti indica la sua gigantografia nella pancia del PalaWhirlpool in cui è ritratto mentre va a canestro in maglia biancazzurra contro la Mobilgirgi Caserta di Oscar