Newsletter settembre 2014

Transcript

Newsletter settembre 2014
Newsletter - notizie di informazione socio-sanitaria del territorio dell’Ulss 8
Anno I - numero 3 - settembre 2014
Trasformare il Pronto soccorso
I risultati del confronto tra le proposte del territorio e l’azienda per migliorare il servizio di emergenza.
CLICCA QUI
per iscriverti
alla newsletter
SaluteInsieme
Come anticipato nella scorsa newsletter, si è recentemente costituito un tavolo di lavoro che mette a confronto
l’azienda Ulss con le proposte del territorio attraverso i rappresentanti dei
Coordinamenti del volontariato della
castellana e del montebellunese allo
scopo di migliorare - anche con azioni
comuni - il benessere della comunità.
Tra i temi individuati come prioritari,
sono stati privilegiati l’accesso e la gestione del Pronto soccorso per i quali, lo scorso 18 settembre, si è svolto
un incontro tra la direzione dell’Ulss
ed il gruppo Territorio e Salute. I Coordinamenti hanno avanzato alcune
proposte (evidenziate in grassetto)
qui riassunte, cui seguono le azioni
già messe in atto o in via di attuazione
nella nostra Ulss.
I pazienti che arrivano CON
PRESCRIZIONE URGENTE DEI medici di medicina generale o
dEGLI specialisti vanno direttamente in reparto specialistico senza passare dal Pronto soccorso e senza pagaRE
IL TICKET DI PRONTO SOCCORSO
La recente delibera di Giunta regio-
Indice
nale (1513 del
12 agosto 2014)
già prevede dei pronto soccorso
1-2
percorsi brevi medicina nucleare uguale per tutti
3
per i pazienti
4
che accedono la pneumologia cresce
5
attraverso
ri- addio ricetta rossa
6-7
chiesta del me- disturbi del comportamento alimentare
8
dico di medici- stress lavorativo
9
na generale o
alleanza
per
il
benessere
10-11
del medico spe12
ca’leido
cialista.
13-14
Per alcune bran- rimettere al centro la persona
che sono già news dal territorio
stati definiti, a
partire da quelle
lora l’accesso avvenga negli orari in
più rischieste, le prestazioni urgenti cui lo specialista non sia disponibile
che permettono un accesso diret- (con pagamento del ticket quando
to all’ambulatorio specialistico o al dovuto). Per questi accessi diretti, coreparto di competenza con la pre- munque, il paziente non è tenuto a
scrizione del medico di medicina o pagare i 25 euro di accesso al Pronto
dello specialista interno. E’ in corso di soccorso.
definizione lo stesso trattamento an- In questo periodo l’azienda sta ridefiche per le prescrizioni urgenti di altre nendo gli orari di accesso diretto agli
branche.
specialisti che saranno comunicati ai
Questo già era previsto nell’Ulss 8 medici di medicina
per l’accesso ad alcune specialità generale. La stessa
negli orari in cui gli specialisti sono delibera
prevede
operativi, fermo restando il passag- inoltre, per alcune
gio attraverso il Pronto soccorso qua- patologie specifiche,
1
il cosiddetto “fast track”, cioè l’invio
diretto allo specialista da parte del
triagista. Questo accade già, per
esempio, nel caso in cui l’accesso
al Pronto soccorso avvenga per un
trauma minore isolato: in tal caso il
paziente, una volta visto dal triagista,
sarà inviato direttamente al radiologo ed eventualmente all’ortopedico
per il proseguimento delle cure. Lo
stesso “fast track” è partito anche per
gli accessi verso la pediatria e la diabetologia.
Ogni paziente al presidio medico più ADEGUATO
E’ possibile che il triagista consigli
al paziente, nel caso opportuno,
di rivolgersi al proprio medico di
base in alternativa ad una probabile lunga attesa?
L’infermiere che compie il triage al
Pronto soccorso, di fronte ad un paziente che chiede assistenza, non
può rifiutarsi di valutarlo né di prenderlo in carico. Il “triage-out” non
è lecito perché all’infermiere non è
attribuita la funzione di dimettere un
paziente, né tantomeno di rifiutare le
cure o la visita medica.
Guardie Mediche più accessibili e funzionali
E’ possibile spostare le guardie
mediche nei pressi del Pronto soccorso in modo che ci possa essere
un rapido indirizzamento del paziente dall’una all’altra struttura.
Ciò vale anche al contrario: che il
triage possa mandare un paziente
alla guardia medica nel caso ciò sia
più appropriato.
Va ricordato che, per legge, il servizio
di continuità assistenziale (ex guardia
medica) ha il compito di prestare
consulenza telefonica e visite a domicilio negli orari in cui i medici di medicina generale non sono in servizio.
La visita in sede non è prevista.
L’azienda è intenzionata a riorganizzare il servizio di continuità assitenziale con l’obiettivo di migliorare il
servizio e l’offerta.
Incrementare le risorse umane e le strategie operative
Per diminuire i tempi di attesa la
risposta più immediata è quella di
aumentare gli operatori presenti.
Accanto all’acquisizione di nuove risorse, il lavoro di questi
2
mesi sta procedendo per utilizzare in
modo più efficiente quelle già disponibili.
Più che puntare sull’acquisizione di
nuove risorse, difficili da ottenere in
questa fase economica, vale la pena
agire su un impiego più razionale ed
efficiente delle risorse a disposizione. Va in questa direzione, ad esempio, la scelta di utilizzare in maniera
più efficiente il personale dell’automedica di Valdobbiadene.
Sul tema delle risorse, inoltre, il direttore del Pronto soccorso dell’Ulss 8 è
stato convocato per la metà di ottobre dall’assessore regionale alla Sanità a partecipare ad una Commissione
tecnica regionale per approfondire il
tema della valutazione dell’organico
nei Pronto soccorso e trovare soluzioni che, a parità di risorse, migliorino
la qualità del servizio.
Informare e rasserenare i pazienti
La direzione ha già provveduto
all’acquisto di alcuni monitor da posizionare nella sala di attesa dei due
Pronto soccorso. Nel rispetto della
privacy, l’utenza potrà così conoscere
in tempo reale ciò che si svolge “al di
là del vetro”, ed avere così una percezione più precisa riguardo ai tempi di
gestione e d’attesa dei pazienti.
Inoltre, come previsto dalla delibera
della giunta regionale (74 del 4 febbraio 2014), è stata introdotta la figura dell’assistente di sala che accoglie
e conforta in pazienti in sala di attesa.
Nel Pronto soccorso montebellunese
è operativa la preziosa collaborazione con l’Avo che, con i suoi volontari,
fornisce il servizio di accoglienza e a
cui va un sentito ringraziamento per il
servizio prestato.
Il servizio è garantito nelle fasce orarie di maggior afflusso di pazienti in
Pronto soccorso, in orario diurno, nei
giorni feriali. Molti i servizi aggiuntivi
offerti grazie agli assistenti che non si
sostituiscono al triagista, che rimane
il responsabile dell’attribuzione del
codice di gravità attribuito al paziente e all’assistenza infermieristica erogata prima dell’accesso in ambulatorio.
Gli assistenti di sala d’attesa si dedicano infatti a rendere più sereni l’accesso, l’attesa e la gestione dei pazienti
e dei familiari: rilasciano loro informazioni tecniche (e in nessun caso di
salute), intrattiene i piccoli e i pazienti
dall’ulss 8
con disabilità fino all’arrivo dei familiari, li accompagna negli ambulatori
per eventuali indagini supplementari
e, soprattutto, li ascolta.
Familiari come risorsa
Nella sala OBI (Osservazione Breve Intensiva) non va osteggiata,
ma anzi favorita la presenza di un
familiare (che è sempre il miglior
‘sedativo’).
Nell’Obi già può entrare un familiare
purché non ostacoli l’attività clinica
dei medici e degli operatori sul paziente stesso o sul paziente con cui è
condivisa la stanza.
La presenza di un familiare è invece
fissa per i pazienti “non competenti”,
cioè non autosufficienti.
Umanizzare il servizio
Anche in questo caso sono già state
recepite le delibere regionali 74 e
1513 del 2014.
Rientra in questo ambito la stessa
introduzione degli assistenti di sala
d’attesa. Particolarmente gradito, ad
esempio, in questo primo periodo di
attività, è il servizio di raccolta e consegna dei referti ottenuti nel corso
delle indagini prescritte dai medici
del Pronto soccorso che evita ai pazienti una seconda coda al triage.
Corsie agevolate: anziani, disabili e “codice rosa” per le
donne che hanno subito violenza
Per i pazienti “fragili” è già operativo
il codice verde che viene loro assegnato nel caso in cui il paziente si
presenti anche con un quadro clinico
ritenuto meno grave.
Nell’ambito del Progetto Adele partito qualche mese fa per la presa in
carico delle donne che hanno subito
violenza, alla fine di settembre è stato
introdotto a livello interno di un “codice rosa” per il trattamento di queste pazienti in modo che l’assistenza
sia più mirata e coinvolga anche la
sfera assistenziale di tipo psicologico
con un accesso più semplificato e diretto al Consultorio familiare.
Tra l’altro, proprio in questo periodo,
la Regione ha ridefinito l’assegnazione dei codici attribuendo “di default”
la priorità verde a chi accede perché
vittima di abuso, violenza o vessazione fisica.
dall’ulss 8
Un accordo che mette “alla pari”
Medicina nucleare: centralizzata a Castelfranco Veneto l’offerta per i trevigiani e i bellunesi.
S
ta dando esiti positivi l’importante accordo stretto tra
le Ulss dell’area vasta delle
province di Treviso e Belluno
volto a garantire una migliore qualità
dei livelli di assistenza e di cura dei
pazienti che necessitano di prestazioni di Medicina nucleare.
L’accordo è il risultato dei lavori
condotti attraverso i tavoli di area
vasta avviati alla fine del 2013 che
hanno coinvolto le direzioni generali, le direzioni mediche ed i responsabili delle attività poliambulatoriali
dell’Ulss 1 di Belluno, dell’Ulss 2 di
Feltre, dell’Ulss 7 di Pieve di Soligo,
dell’Ulss 8 di Asolo e dell’Ulss 9 di
Treviso. Alcuni mesi di confronti hanno portato ad individuare la Medicina nucleare castellana, nota per la
ricca dotazione strumentale (tra cui
la recente PET-TAC di 128 strati che
consente acquisizioni tridimensionali
che rendono la indagini più sensibili
e accurate anticipando i tempi della
diagnosi di patologie anche in stati
molto precoci) e le per qualità dei
professionisti, come centro di riferimento per tutti i pazienti delle due
province che necessitano di prestazioni di medicina nucleare. Così
facendo anche i pazienti provenienti
dalle altre quattro Ulss (1,2, 7 e 9)
sono ora trattati come quelli residenti nell’Ulss 8, secondo una lista di
priorità unificata.
Le prestazioni fornite dalla Medicina nucleare di Castelfranco Veneto
contribuiscono alla diagnosi nei
pazienti colpiti da neoplasie, quelli
con patologie cardiologiche ed i
pazienti neurologici. Punto di forza
della struttura castellana è il fatto
di poter contare sul ciclotrone e la
radiofarmacia per la produzione di
un ampio numero di radiofarmaci ed
in particolare quelli a breve emivita
(quali FDG, 11C acetato, gallio 68,
ammonio, 11C metionina), cioè
quelli la cui efficacia è elevata se
utilizzati entro un periodo di tempo
circoscritto. Pertanto, centralizzando
l’erogazione nella sede castellana, i
pazienti hanno un’ulteriore garanzia
della qualità dell’esame.
Nello specifico, l’accordo prevede
che le Ulss 1, 7 e 9 eroghino le
prestazioni di medicina nucleare
convenzionale e la scintigrafia
miocardica ai propri assisiti.
La medicina nucleare castellana,
invece, garantisce:
- la scintigrafia miocardica per i
pazienti dell’Ulss 2;
- la PET per i pazienti dell’Ulss 1,
2 e 7;
- le PET con radioisotopo a breve
emivita o GA 68 non effettuabile
presso la struttura di Treviso, per i
pazienti dell’Ulss 9.
Parte integrante dello stesso accordo è stata la definizione di una
modulistica uniforme di consenso e l’introduzione di modalità
standard per la preparazione all’esame da svolgere nella struttura di
Castelfranco Veneto.
Paola Corziali, direttore sanitario dell’Ulss 8
“Tra gli obiettivi principali dell’accordo vi è quello di poter assicurare a tutti i
pazienti dell’intero bacino di utenza i tempi di attesa previsti dalla prescrizione medica senza disparità tra quelli residenti nell’Ulss 8 e quelli provenienti
dalle altre quattro Ulss venete. Questo è stato possibile anche attraverso la
collaborazione tra i direttori delle varie Medicine nucleari, delle Oncologie
e di altre specialità che, insieme, hanno condiviso ed individuato dei criteri
uniformi di prescrizione”.
Cristina Beltramello, responsabile poliambulatoriale del distretto Ulss 8
“Il nuovo accordo, oltre a garantire una migliore gestione delle liste di attesa
sulla base delle priorità indicate dal medico prescrittore, riduce la fuga dei
pazienti verso altre Ulss e, più in generale, limita la mobilità passiva extraregionale”.
Elisa Milan, referente della Medicina nucleare
dell’Ulss 8
“Può sembrare secondario, ma dal punto di vista operativo saper di avere un
unico modulo di consenso condiviso ed un protocollo preparatorio comune
risulta fondamentale in termini di qualità della prestazione. Lo stiamo notando già nell’attività di questi primi mesi in cui si sta progressivamente riducendo di molto il numero di pazienti cui, pur presentandosi nella
nostra struttura, non era possibile praticare l’esame perché
non adeguatamente preparati o informati”.
3
dall’ulss 8
Pneumologia: attenti alla qualità
Completato il gruppo infermieristico del laboratorio di Fisiopatologia respiratoria.
P
rosegue il percorso di crescita della Pneumologia
dell’Ulss 8. Con il mese di giugno è stata completata l’équipe infermieristica del laboratorio di Fisiopatologia respiratoria, composta da un coordinatore,
cinque infermieri in sede a Montebelluna e due in sede a
Castelfranco Veneto.
Nel laboratorio, oltre ai test di funzionalità respiratoria
(spirometria, meccanica respiratoria, studio degli scambi
gassosi), viene effettuato anche il test da sforzo cardiorespiratorio, utile per lo studio della dispnea da sforzo (cioè
della difficoltà di respirare sotto sforzo), per la valutazione
preoperatoria e per il controllo di alcune patologie pneumologiche. Inoltre vengono studiati i disturbi respiratori
durante il sonno e presto ci si occuperà anche di endoscopia respiratoria; a breve verrà chiesto l’accreditamento
AIMS (Associazione italiana malattie del sonno) del laboratorio. Un grande impegno viene inoltre richiesto per il
controllo dei pazienti in ossigenoterapia e ventiloterapia
sul territorio.
Abbiamo posto alcune domande a Jessica De Bortoli, coordinatrice infermieristica dell’Unità Operativa.
molteplici attività, l’implementazione delle nuove funzioni e tecniche diagnostiche e, non meno importante,
il mantenere vivo l’interesse degli infermieri e stimolarli
al miglioramento continuo della qualità, rinforzandone le
competenze e gratificando il loro operato quotidiano.
Cosa caratterizza la figura professionale del tecnico di
fisiopatologia?
E’ importante specificare che questa figura non è riconosciuta giuridicamente e non esiste iter formativo per il
personale addetto alle attività svolte in questi laboratori.
L’esecuzione di tali attività richiede oltretutto personale
altamente qualificato e le linee guida internazionali stimano il tempo di formazione necessario per l’esecuzione
in modo corretto dei test di funzionalità respiratoria tra i
6 mesi e i 2 anni.
Viene comunque garantita l’autonomia del singolo
operatore nelle proprie attività?
Certo. Per rinforzare la responsabilità di ogni appartenente al team, sono state create delle “aree di referenza”,
dove ognuno gestisce, nella propria area di competenza,
gli aspetti organizzativi, gestionali e procedurali, nonché i
problemi e le relative soluzioni da apportare per risolverli. Il clima che si sta cercando di creare è infatti quello di
un gruppo interessato e motivato ad acquisire le giuste
conoscenze e competenze nei vari ambiti interessati da
questa disciplina.
A quali mansioni si dedica?
Le mansioni degli infermieri dell’area ambulatoriale
pneumologica non si limitano alla Fisiopatologia Respiratoria, ma riguardano anche la gestione della polisonnografia ambulatoriale e all’interno delle degenze di medicina/pneumologia e dell’ UCIC (Unità di cura intensiva
coronarica), il controllo dell’insufficienza respiratoria nel
territorio in stretta collaborazione con il servizio cure palliative e domiciliari e, in un prossimo futuro, la gestione
dell’endoscopia respiratoria.
In quale modo l’équipe infermieristica condivide le attività del servizio e si tiene aggiornata?
Una volta al mese organizziamo degli incontri con il personale infermieristico, il coordinatore e il direttore di
Unità operativa, dove sono discussi i casi più complicati,
i problemi rilevati nell’espletamento delle attività quotidiane, la ricerca e la proposta di soluzioni, modifiche o
migliorie organizzative.
In questo periodo stiamo lavorando assieme all’Ufficio
Formazione per accreditare per il nostro laboratorio il primo percorso di formazione sul campo dell’azienda Ulss
8; inoltre si cerca di inviare tutti gli infermieri del laboratorio ai corsi di aggiornamento regionali o nazionali specifici per le attività espletate nei laboratori di Fisiopatologia
Respiratoria.
A che punto siete del vostro percorso?
Il lavoro non è ancora terminato, ma con l’aiuto di tutto il
personale che collabora con noi speriamo di essere sulla
buona strada.
Colgo l’occasione per ringraziare le diverse Unità Operative e i Servizi con i quali collaboriamo e che ci stanno aiutando nella nostra crescita professionale. I risultati
fin’ora ottenuti sono frutto di una proficua interazione tra
le varie realtà.
Qual è il suo ruolo,
in quanto coordinatore?
I compiti fondamentali del coordinatore
all’interno di questa
realtà sono l’organizzazione e il coordinamento delle
4
Lo staff infermieristico di Castelfranco Veneto e di Montebelluna.
Addio alla ricetta rossa
dall’ulss 8
Dal 1° settembre anche nell’Ulss 8 è stato introdotto il promemoria al posto della ricetta rossa farmaceutica. Prosegue il processo di dematerializzazione avviato a livello regionale.
A
ddio alla ricetta rossa farmaceutica. E’ questa una
novità che coinvolge tutti
i cittadini residenti in Veneto ed introdotta nell’ambito del
processo di dematerilizzazione delle
prescrizioni realizzato in seno al pro-
getto Fascicolo Sanitario Elettronico
regionale.
Questo significa che ora i cittadini che richiedono una prescrizione
farmaceutica al proprio medico di
medicina generale, al posto della tradizionale “ricetta rossa”, ricevono un
promemoria stampato su carta bianca con il quale potranno recarsi in farmacia e ritirare il farmaco prescritto.
Ciò è reso possibile grazie ad un
collegamento telematico tra medici,
Ulss 8, farmacie, Regione e Ministero dell’Economia. Un sistema che
offre un’occasione per migliorare il
Da 3 a 6: raddoppiano le confezioni prescrivibili per le ricette per
patologie croniche e rare
Dallo scorso 25 giugno sono cambiate le regole per la prescrizione di ricette per
i pazienti cronici o affetti da malattie rare. La prescrizione si è semplificata: il medico potrà infatti prescrivere fino a un massimo di sei confezioni di medicinali per
ricetta anziché le tre per ricetta previste in precedenza.
Nessuna spesa aggiuntiva a carico dei cittadini: per gli esenti per patologia cronica e malattia rara il ticket regionale per confezione rimane invariato. Fatte salve
altre eventuali esenzioni, l’importo resta quello già in vigore, pari a 1 euro a confezione e quindi fino ad un massimo di 6 euro a ricetta, fermo restando il pagamento della differenza di prezzo nel caso in cui il medico prescriva un farmaco di
marca al posto dell’equivalente generico, oppure un farmaco generico con prezzo differente da quello di riferimento.
servizio direttamente al cittadino.
Attualmente sul totale dei medici di
medicina generale (161) e pediatri
di libera scelta (30) dell’azienda Ulss
8 la quasi totalità risulta collegato in
rete ed inviante la ricetta dematerializzata.
La novità non implica cambiamenti particolari per il cittadino che, al
posto della ricetta rossa farmaceutica, riceve un promemoria bianco
contenente due codici: il numero di
ricetta elettronica ed il codice fiscale
dell’assistito. Con questo può recarsi alla farmacia preferita e ricevere il
farmaco prescritto dal proprio medico. Non avendo valore legale come
in precedenza la ricetta rossa, il promemoria serve esclusivamente come
fonte di riferimento per il cittadino.
La dematerializzazione sarà successivamente estesa alle prescrizioni
specialistiche erogate dai medici
dell’Ulss 8. Il processo di digitalizzazione sarà chiuso completamente dal 2015 quando la ricetta rossa
scomparirà del tutto e al cittadino
basterà recarsi in farmacia con la
propria tessera sanitaria per ricevere
il farmaco prescritto.
Tutto questo garantisce agli assistiti
dell’Ulss 8 maggiore sicurezza, tempi
più rapidi nell’erogazione dei servizi
e contenimento della spesa sanitaria.
Nell’Ulss 8 nell’anno 2013 sono state
prodotte 2.695.469 prescrizioni su
ricetta rossa, delle quali 1.936.196
farmaceutiche e 759.273 di specialistiche.
L’Ulss 8 sta attuando la dematerializzazione della ricetta come primo
importante esito del progetto Fascicolo Sanitario Elettronico regionale
(FSEr), iniziativa della Regione coordinata da Arsenàl.IT. Il FSEr, attraverso una complessiva riorganizzazione dei sistemi informativi sanitari di
ogni azienda, rivoluzionerà i servizi
di cura, garantendo a tutti i cittadini
un’assistenza sociosanitaria più efficiente, efficace e sostenibile.
5
dall’ulss 8
Non è solo una questione di peso
Riconoscere i disturbi del comportamento alimentare. La rete di assistenza dell’Ulss 8.
S
i presentano in modo subdolo e spesso hanno un
effetto devastante ed incontrollato.
Sono i disturbi del comportamento alimentare;
patologie gravi che mettono in campo una pluralità di aspetti: quelli fisici, psicologici e psichiatrici e che si
contraddistinguono per un’alterazione delle abitudini alimentari collegata da un’eccessiva preoccupazione per il
peso e le forme corporee. I disturbi insorgono prevalentemente nel periodo adolescenziale; riguardano soprattutto
le ragazze ma è in aumento anche il numero di ragazzi e
uomini.
Benché i disturbi alimentari siano molteplici, i più frequenti riguardano l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa,
che possono essere mortali, e il disturbo da alimentazione
incontrollata (o binge eating disorder; BED). Vi sono poi
i disturbi alimentari non altrimenti specificati (NAS) che
interessano quei pazienti che, pur avendo un disturbo alimentare clinicamente significativo, non soddisfano i criteri per una diagnosi piena.
Soffrire di un disturbo del comportamento alimentare
è una cosa seria: non basta un’abbuffata ogni tanto o il
“mettersi in riga” con l’alimentazione per qualche settimana per essere considerati malati. Esistono dei criteri molto
precisi per diagnosticare un disturbo del comportamento
alimentare. Inoltre, molto spesso, il disturbo è associato
ad una serie di altri disturbi che ne rendono difficile l’identificazione. Anoressia e bulimia, in particolare, sono spesso accompagnate da ansia, depressione e un generale
livello di autostima basso.
I principali disturbi del comportamento alimentare
Anoressia nervosa
Consiste nel rifiuto di mantenere il
peso corporeo al di sopra del peso
minimo normale per l’età e la statura.
Si contraddistingue per:
- intensa paura di acquistare peso o
di diventare grassi, anche quando si
è sottopeso;
- deformazione del modo in cui il
soggetto vive il peso o la forma del
corpo, o eccessiva influenza del peso
e della forma del corpo sui livelli di
autostima, o rifiuto di ammettere la
gravità della attuale condizione di
sottopeso;
- nelle femmine dopo il menarca,
amenorrea, cioè assenza di almeno 3
cicli mestruali consecutivi.
Può essere con o senza abbuffate,
con condotte di eliminazione (per
esempio vomito autoindotto, uso
inappropriato di lassativi, diuretici o
enteroclismi) e-o con iperattivazione
(pratica di sport a livello intenso, esagerato).
Per stabilire se una persona è in sottopeso si utilizza il calcolo dell’indice di massa corporea (o BMI: cioè il
rapporto tra il peso
in chilogrammi e il
quadrato dell’altezza
6
espressa in metri). Per essere considerati in sottopeso l’indice deve essere uguale o inferiore a 17.7.
Questa patologia riguarda circa il
10% della popolazione tra i 16 ed i
25 anni e si accompagna spesso con
altri disturbi legati alla personalità:
tendenza al perfezionismo, bassa
autostima, difficoltà interpersonali e
paura di crescere. Diversamente da
quanto si crede, l’anoressia ha solo in
parte a che vedere con il cibo: il rifiuto di esso, infatti, è l’espressione di un
ossessivo bisogno di controllo su di
sé che trova nella fame il mezzo per
esercitarlo e questo processo genera
un’effimera autostima.
Bulimia nervosa
Significa letteralmente “fame da bue”
e si caratterizza per la presenza di crisi bulimiche a cui seguono comportamenti di compensazione finalizzati
ad ostacolare l’aumento di peso.
Si contraddistingue per:
- ricorrenti episodi di crisi bulimiche;
- presenza di comportamenti inappropriati finalizzati al controllo del
peso: vomito autoindotto, uso improprio di lassativi e/o diuretici, digiuno,
intensa attività fisica, clisteri;
- le crisi bulimiche e i comportamenti
Cos’è una crisi bulimica?
Una crisi bulimica è definita dalle
seguenti caratteristiche:
- introduzione in un definito periodo di tempo (per esempio di
due ore), di una quantità di cibo
che è decisamente maggiore di
quella che la maggior parte delle
persone mangerebbe nello stesso
periodo e nelle stesse circostanze;
- sensazione di perdita di control-
lo su quello che si mangia durante
l’episodio (per esempio la sen-
sazione di non poter smettere di
mangiare o di non poter controllare cosa e quanto si mangia).
per controllare il peso avvengono, in
media, almeno due volte alla settimana per tre mesi;
- alterazione del modo di vivere il proprio corpo e un’eccessiva importanza
data alla propria figura ed al proprio
peso nel determinare la stima di sé.
dall’ulss 8
Può essere accompagnata da un
comportamento purgativo (il vomito
autoindotto e l’abuso di lassativi e/o
diuretici) o meno (cioè quando il con-
trollo del peso si ottiene solo con il
digiuno e l’attività fisica).
In genere le persone bulimiche
mantengono un peso nella norma;
in qualche caso possono essere sovrappeso. Riguarda spesso giovani
adulti tra i 20 ed i 30 anni anche se
l’esordio può risalire all’adolescenza.
Chi ne soffre, spesso, alterna periodi
di dieta molto ristretta a grandi abbuffate oppure, pur non seguendo
alcuna dieta, si lasciano trasportare,
nell’alimentazione, da un insieme di
sensazioni ed emozioni spiacevoli
come la solitudine, la noia, la rabbia
e la tensione che la persona gestisce
con difficoltà.
Campanelli d’allarme: quando preoccuparsi?
•
•
•
•
•
•
rapida perdita di peso
iperattivazione, pratica di eccessivo sport
cambiamento drastico della dieta
cambiamento evidente del tono dell’umore
assenza di ciclo mestruale (nelle ragazze)
prolungati tempi in bagno, soprattutto dopo i pasti
Una rete di assistenza
Nell’Ulss 8 da alcuni anni esiste un Ambulatorio dedicato
a questi disturbi e coordinato dalla psicologa-psicoterapeuta Chiara Baggio e dalla psichiatra Dora Russo ed
in rete con gli ambulatori dell’Ulss 7 di Pieve di Soligo e
dell’Ulss 9 di Treviso.
Nel 2012 sono stati seguiti 85 pazienti mentre lo scorso
anno 101.
Diversi sono i percorsi attraverso i quali le persone possono accedere a questo servizio. I medici di medicina generale sono spesso coloro che si accorgono che qualcosa non va ed inviano i pazienti ad una visita specialistica.
Accade che l’accesso ai servizi avvenga anche tramite il
Pronto soccorso o tramite richiesta di altri specialisti (ad
esempio il dietista, il ginecologo, il servizio di Consultorio).
Il trattamento di questi disturbi, anche nell’Ulss 8, avviene secondo un approccio sistemico ed un metodo
multidisciplinare. Quanto all’eziologia dei disturbi del
comportamento alimentare, l’approccio “bio-psico-sociale” prevede che la persona venga considerata nella sua
complessità, tenendo conto dei fattori biologici, quelli
familiari ed interpersonali. Il trattamento avviene in modo
sistemico con un coinvolgimento significativo dei familiari. L’intervento, quindi, è personalizzato e “fatto su misura” a seconda della caratteristiche specifiche del paziente
Disturbo da alimentazione incontrollata
Pur avendo delle similitudini rispetto
alla bulimia nervosa, questo disturbo si differenzia perché le abbuffate
non sono seguite da comportamenti
compensatori (vomito, assunzione di
lassativi, digiuno o massiccio esercizio fisico) per ridurre l’aumento di
peso.
Viene diagnosticato più facilmente in
soggetti adulti tra i 30 e i 40 anni ma
spesso si scopre che queste persone
soffrivano di disturbi alimentari fin
dall’adolescenza.
La diffusione di questo disturbo sembra abbastanza omogenea tra uomini e donne.
E’ possibile contattare o fissare un
appuntamento presso l’Ambulatorio per
i disturbi del comportamento alimentare
contattando:
sede di Asolo: 0423.526000 - sede di Castelfranco Veneto: 0423.732690 - sede
di Montebelluna: 0423.611800.
e, soprattutto secondo un metodo multidisciplinare che
mette in campo diverse professionalità: psichiatra, psicologo, dietologo, dietista, medico di Medicina, (pediatra,
neuropsichiatra infantile nel caso in cui il disturbo riguardi un minore).
La presa in carico del paziente prevede l’avvio immediato
di un intervento psichiatrico individuale e psicofarmacologico, accompagnato da interventi psicoterapeutici individuali, familiari e di gruppo oltre che da un intervento di
tipo dietologico. I trattamenti terapeutici e farmacologici
vengono condivisi con il medico di medicina generale
del paziente (o del pediatra). In alcuni casi può rivelarsi necessario il ricovero ospedaliero e, nei casi più gravi,
grazie alla collaborazione con la Medicina generale, anche interventi di alimentazione “salva-vita”.
Il percorso di guarigione può essere anche molto complesso e lungo. Importante è il coinvolgimento del medico di medicina generale che è parte integrante della
rete di intervento. Il supporto e la collaborazione della
famiglia, inoltre, è fondamentale sia a livello emotivo sia a
livello comportamentale. Per aiutare il paziente, possono
essere ridefinite assieme ai familiari le “regole della tavola”, invitando a vivere il momento del pranzo e-o della
cena come un momento di condivisione, evitando che la
persona consumi il pasto da sola o che imponga la propria dieta al resto della famiglia.
Articolo realizzato in collaborazione con le dottoresse Chiara Baggio e Dora Russo
7
Quando lavoro = stress...
A
dall’ulss 8
Stress lavorativo: l’attività dello sportello dedicato nell’Ulss 8.
nche nell’Ulss 8 da qualche anno è operativo
presso lo Spisal di Montebelluna lo sportello
di assistenza ed ascolto sul mobbing, sul disagio lavorativo e sullo stress psico-sociale nei
luoghi di lavoro. L’avvio dello sportello è avvenuta dopo l’introduzione della Legge Regionale 8 del 22
gennaio del 2010 “Prevenzione e contrasto dei fenomeni
di mobbing e tutela della salute psicosociale della persona sul luogo del lavoro”.
Si tratta di uno sportello a disposizione di tutte le tipologie
di lavoratori e lavoratrici che sono occupati nelle aziende
site nel territorio dell’Ulss 8, che ritengono di essere in
condizione di disagio derivante da stress lavoro correlato
e ne possono usufruire in forma gratuita. Lo stress lavoro correlato è causato da disfunzioni dell’organizzazione
del lavoro e può essere definito come ‘reazioni fisiche ed
emotive dannose che si manifestano quando le richieste
lavorative non sono commisurate alle capacità, risorse o
esigenze del lavoratore’.
Lo sportello ha la funzione di fornire informazioni ed indicazioni sui diritti dei lavoratori e sui relativi strumenti di tutela; orientare il lavoratore presso le strutture di supporto
presenti sul territorio come il Centro per il benessere Organizzativo provinciale che ha sede a Treviso. Tale centro
ha il compito di accertare lo stato di disagio psico−sociale o di malattia del lavoratore ed eventualmente indicare
il percorso terapeutico di sostegno, cura e riabilitazione,
individuare le possibili misure di prevenzione da attuarsi
nel contesto professionale del lavoratore coinvolto, garantire il supporto nell’attività di verifica sui luoghi di lavoro in tema di valutazione dei rischi psico−sociali ai sensi
dell’articolo 28 del decreto legislativo n. 81 del 2008.
Nell’anno 2013 gli accessi presso il nostro Sportello sono
stati 13, in maggioranza lavoratori del settore privato, impiegati in attività manifatturiere o assistenziali, per lo più
donne; di questi dopo lunga istruttoria alcuni casi sono
stati inviati al Centro di Riferimento per ulteriori approfondimenti.
La gestione dello sportello è affidata ad un gruppo multidisciplinare formato da assistente sanitaria, medico del
lavoro e psicologo clinico. E’ centrale in tale gruppo la
figura dell’assistente sanitaria che accoglie la persona
e raccoglie, sulla base di un apposito strumento fornito
dalla Regione agli sportelli, informazioni circa la situazione di eventuale disagio lavorativo e sintomatologia accusata. La gestione di ogni caso è complessa e spesso
richiede tempi non brevi per poter arrivare a una risoluzione o comunque ad un giusto indirizzo che preveda
adeguato sostegno alla persona.
Lo sportello è a Montebelluna, per informazioni
contattare il numero 0423.614733.
“We Spine Yoga!” Gli operatori approdano ad una nuova esperienza.
Siamo un gruppo di operatori del SerAT
e della Comunità Alcologica che lavora
nell’ambito delle dipendenze da droghe legali, alcol e nicotina.
Nel corso del Seminario-Laboratorio dal titolo
“Approccio territoriale tra aiuto e crescita” tenuto a Pagnano d’Asolo, abbiamo conosciuto
lo “Spine Yoga”, progetto educativo e metodo pratico ideato per migliorare il benessere
psicofisico delle persone. Si basa sulle più recenti scoperte scientifiche dell’epigenetica e
delle neuroscienze (neuro-psico-immuno-endocrinologia), e la
colonna vertebrale ne riveste il ruolo chiave in quanto sede del
sistema nervoso, luogo deputato al mantenimento della forma
e della salute psicofisica e della prevenzione di numerose patologie muscolo-scheletriche, organiche e funzionali.
Accanto all’idea della professoressa Flaviana Conforto, che
durante il Seminario affermava che “…il sapere senza un cambiamento profondo e personale non produce risultati positivi
per il proprio futuro”, e riscontrando che l’attività clinica con le
persone dipendenti da sostanze psico-attive a volte non sembra bastare ad imprimere l’energia sufficiente al cambiamento,
abbiamo pensato di integrare l’intervento psicologico e sociale
classico, con un metodo alternativo che, un po’ “dietro le quinte” possa migliorare il benessere e la qualità di vita.
Questo progetto ha coinvolto tutte le persone che affrontano
quotidianamente i problemi legati all’uso di
sostanze e lo stress intrinsecamente collegato
a questo tipo di problematiche, sia nel ruolo
8
di operatori socio-sanitari sia nel ruolo di persone dedite all’uso
di sostanze e loro familiari. Nel corso del 2013 sono stati attivati
cinque corsi della durata di dieci incontri che hanno coinvolto
un sempre maggior numero di partecipanti.
Lo “Spine Yoga” è un metodo dinamico e completo, di facile approccio che viene consigliaI 4 SETTORI DELLO SPINE
to anche alle persone senza
YOGA
un’esperienza di tipo ginni• Educazione posturale e allineaco; per essere appreso cormento scheletrico
rettamente, richiede la guida • Alimentazione e peso forma
di istruttori qualificati che ne • Educazione fisica: esercizi aerogarantiscano il livello qualibici dinamici, esercizi statici con
tativo ed i risultati in termini
il metodo Spine Yoga, esercizi
di respirazione, esercizi di rilasdi benessere fisico, serenità
samento
mentale e qualità della vita.
• Educazione mentale e gestione dello stress: insegnamenti
Questa esperienza si sta rie pratiche che permettono di
velando molto utile per la
migliorare l’efficienza e il valoprevenzione terziaria delle
re personale, favorire l’empatia
complicazioni e per il camnelle relazioni umane e di gestibiamento culturale della
re positivamente lo stress).
comunità, dove i problemi
delle dipendenze da droghe
legali sono spesso prioritari tra molti altri. Si dice che la partecipazione ai corsi aumenti nelle persone la fiducia nelle proprie
risorse e capacità e approfondisca la conoscenza di se stessi,
oltre a migliorare la postura e prestanza fisica.
Invitiamo quindi tutti di praticare una maggior attività fisica e
perché no, magari dello Spine Yoga!
dal territorio
Alleanza per il ben-essere
Le opportunità di volontariato giovanile promosse attraverso il Laboratorio scuola e Volontariato.
P
erché parlare in una newsletter dell’Ulss dei rapporti tra Scuola e Volontariato? Nessuno si sorprende
oramai se la cura della salute viene considerata
come una dimensione globale che investe il benessere psico-fisico dell’individuo, come indicato dalla Costituzione stessa dell’Organizzazione Mondiale della Sanità”,
che definisce la salute come “stato di completo benessere
fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia”. Essa viene individuata come un ”diritto e come tale si
pone alla base di tutti gli altri diritti fondamentali che spettano alle persone”. Questo principio assegna agli Stati e
alle loro articolazioni compiti che vanno ben al di là della
semplice gestione di un sistema sanitario. Essi dovrebbero farsi carico di individuare e cercare, tramite opportune
alleanze, di modificare quei fattori che influiscono negativamente sulla “salute collettiva, promuovendo al contempo quelli favorevoli al “ben-essere” .
Proprio su questa linea si è posto il Laboratorio Scuola
Volontariato per promuovere fin dalla più giovane età
quei comportamenti e atteggiamenti che incentivano
l’armonia, la solidarietà sociale ed il ben-essere collettivo.
Il progetto è stato preparato dal Coordinamento delle associazioni di volontariato della provincia di Treviso
(Volontarinsieme). Nato nell’anno scolastico 2000/2001,
il Laboratorio Scuola e Volontariato è un servizio rivolto
a tutti i ragazzi a partire dai 14 anni di Treviso e provincia, una sorta di ponte che mette in relazione il mondo
della scuola con quello del volontariato in senso ampio.
Negli anni non si è fermato alle scuole ma è divenuto un
luogo di educazione che collabora con Enti ed Istituzioni per fare rete, valorizzando le risorse, proponendo alle
agenzie educative (formali e non) percorsi di approfondimento e laboratori di pratica di cittadinanza. Il LSV non si
interessa solo agli studenti ma anche ai ragazzi che dalla
scuola si sono allontanati o che sono a rischio dispersione, cercando di attivare in loro nuova motivazione per un
impegno nella vita sociale.
La finalità generale è la promozione dell’azione volontaria, per una cultura della solidarietà e della gratuità,
dell’educazione al tempo libero come tempo solidale.
Per formare ragazzi che siano cittadini responsabili e attivi occorre co-in-volgerli, renderli partecipi della realtà e
delle problematiche per trovare risposte nuove. Il LSV si
propone come luogo principe per accompagnare nell’esperienza di conoscere, vivere e toccare con mano le realtà sociali che spesso vengono nascoste “sotto lo zerbino”. Proporre una gestione diversa e ricca del proprio
tempo libero vuole favorire nei ragazzi il formarsi della
consapevolezza di ESSERE CITTADINI, offrire loro orientamento nel “progetto di vita”.
Attraverso la presentazione di tematiche vive si mette in
atto un intervento di prevenzione primaria che favorisce
nei giovani un confronto su modi diversi di interpretare la
quotidianità e uno scambio delle rispettive conoscenze.
Attraverso la proposta di percorsi particolarmente coin-
volgenti (teatro, animazione, fotografia, video-making,…), individuali e/o per
piccoli gruppi, si intende
promuovere la valorizzazione di sé, delle proprie competenze in una dimensione
relazionale e incentrata sul
fare. È un’opportunità per
vivere un’esperienza positiva, in cui sperimentare i
valori dell’attenzione alla
persona, della centralità
della relazione e dell’accoglienza, ad esempio partecipando ad un laboratorio teatrale con persone disabili,
oppure condividendo un percorso di animazione con gli
anziani in un centro sollievo Alzheimer, o ancora vivendo
un’esperienza di video teatro insieme ai detenuti del carcere minorile, o magari prendendo parte ad un gruppo in
partenza per un campo di volontariato residenziale.
Le Associazioni di volontariato radicate ed operanti nel
tessuto sociale del territorio rappresentano partner preziosi per la promozione dei valori di cittadinanza attiva e
di responsabilità sociale. Molte sono le associazioni che
si sono offerte di farsi conoscere con formazioni specifiche nelle classi, aprendo le porte a giovani che scelgono
di dedicare una parte del loro tempo libero ad un progetto solidale in stage estivi e durante l’anno scolastico,
riconosciuti anche dall’istituzione scolastica come credito
formativo.
Ci sono associazioni “storiche” che si sono messe in campo fin dall’inizio di questa esperienza: Coordinamento
del Volontariato della Castellana, ABIO, Commercio Equo
e Solidale, Associazione Iris Alzheimer, Nat’s, Telefono
Rosa ….. Il Lsv valorizza l’operato delle associate e dei
gruppi amicali mettendo l’accento su temi di attualità e
di forte impatto anche emotivo come il dialogo inter-religioso, la bioetica, le riflessioni sulla differenza di genere e
affettività, il Servizio Civile e Servizio Volontario Europeo
con una costante attenzione alla problematica dell’accettazione e valorizzazione dell’ ”altro” come “diverso da
me”. Attraverso, ad esempio, progetti come “Pane e Tulipani” viene chiesto allo studente un ruolo attivo rispetto
a problemi spesso occultati come la povertà e l’emarginazione crescenti.
La risposta delle scuole al Laboratorio è stata molto positiva tanto che attualmente, accanto alla sede di Via Verdi,
a Castelfranco Veneto vi sono ben 3 sportelli del LSV. Si
trovano presso il Liceo “Giorgione”, gli Istituti “Martini” e
“Rosselli”, aperti in orario scolastico dalle 10.30 alle 11.30
in giorni differenti e su appuntamento
per rispondere alle esigenze dei ragazzi.
9
sinergie
Come una casa, di amore e di scoperte
Ca’ Leido: la comunità educativa diurna di Altivole rivolta alle persone con disturbi dello spettro autistico.
E’
un’atmosfera distesa, rilassata, accogliente quella che si respira varcando la soglia di Ca’ Leido
ad Altivole. Il nome stesso lo sottolinea: si respira un’atmosfera di casa.
L’idea di una struttura fredda e asettica non appartiene
a questo centro che da qualche anno ospita la comunità
educativa diurna per minori-adolescenti con disturbi dello spettro autistico.
Al suo interno vengono ospitati una trentina di minori e
dal settembre dello scorso anno anche dieci adulti.
Giungono alla comunità su indicazione del servizio di
Neuropsichiatria infantile o del servizio Handicap dell’adulto dell’Ulss 8 (cioè con l’accertamento dell’handicap
ai sensi della legge 104 e delle successive modifiche) e
iniziano un percorso accanto a più professionalità: dallo
psicoterapeuta, agli psicologi, agli educatori, agli operatori, ai volontari.
Il modello educativo e assistenziale da cui trae ispirazione Ca’ Leido è quello proposto dal professor Lucio Mo-
SEZIONE MINORI
La sezione rivolta ai minori ospita
i bambini e ragazzi dai 5 ai 18 anni
(fino a 21 se il ragazzo sta frequentando ancora la scuola).
E’ operativa tutto l’anno dal lunedì al
venerdì nel pomeriggio dalle 14.30
alle 18.30 nel periodo scolastico (con
possibilità di anticipare l’arrivo per il
pranzo alle 13.30) e dalle 9.00 alle
17.00 nel periodo estivo.
Da quest’anno la sezione dei minori
di compone di tre sottogruppi, ciascuno con delle proprie peculiarità
e esigenze legate all’età dello sviluppo: i piccoli, i “pread” (preadolescenti) e gli adolescenti.
Durante la permanenza ai bambini e
ai ragazzi, oltre allo
svolgimento degli
eventuali
compiti
10
derato, “Superability”, che pone l’attenzione sulle caratteristiche personali di ciascuno proponendo azioni che
consentono alla persona autistica di superare gli ostacoli
e le difficoltà relazionali e non e, allo stesso tempo, di valorizzarne le abilità cognitive fuori dalla norma.
E’ un modello che non si esaurisce con le attività proposte all’interno della comunità, ma che prosegue anche in
famiglia. Per questo i familiari delle persone accolte sono
parte integrante del progetto psico-educativo di Ca’ Leido.
Nel concreto, il modello proposto da Ca’ Leido si realizza
proponendo una serie di attività di laboratori diversificati
che vanno ad agire sull’autonomia a 360 gradi, persino
rispetto ai mezzi di trasporto, oltre che sulle capacità cognitive con un apposito laboratorio mirato allo sviluppo
e all’incremento delle abilità relative alla socializzazione,
alla comunicazione, alla cura della persona e alle abilità
linguistiche e matematiche.
scolastici, vengono
proposte attività differenziate, variegate
e stimolanti: il laboratorio cognitivo, quello motorio, quello
ludico-espressivo, il
mosaico, la pittura,
il laboratorio del legno, la carta riciclata,
la cucina (dalla spesa
alla preparazione dei
piatti), l’avviamento
all’uso dei mezzi di
trasporto, la coltivazione degli ortaggi
con vendita a Km0.
Un posto speciale è
riservato all’accudimento degli animali
che i ragazzi possono sperimentare grazie alla presenza della fattoria
CA’ LEIDO:
guarda il mondo
con occhi diversi
(cavallo, asino, pony, vitelli, carpetta,
anitra, galline, polli, oche…).
sinergie
SEZIONE ADULTI
La neonata sezione degli adulti è
stata aperta lo scorso anno per dare
continuità al percorso avviato con
successo dai ragazzi che per limiti di
età sarebbero stati costretti a lasciare
Ca’ Leido.
Per gli adulti Ca’ Leido è accessibile ogni giorno dal lunedì al venerdì
dalle 8.30 alle 15.30 e, accanto alle
attività focalizzate sull’autonomia personale, sulle capacità cognitive, sulle
relazioni interpersonali e sull’uso del
cellulare, propone diverse attività per
lo sviluppo della capacità lavorativa
e per l’avviamento al mondo del lavoro.
Sempre agli adulti è rivolto il laboratorio bomboniere (realizzate a mano
e acquistabili su richiesta) e il laboratorio di tipografia grazie al quale
periodicamente viene pubblicato il
giornalino “Il ComuniCa’tivo” interamente realizzato dai ragazzi.
Per informazioni:
Società Cooperativa Sociale Sonda
via Brioni, 61 / 31030 Altivole (TV)
tel. 0423 564128 / fax. 0423 940748
www.sondacoop.it
[email protected]
www.ca-leido.it
[email protected]
ALTRE PROPOSTE
Oltre alla proposta settimanale, Ca’ Leido organizza anche una serie di occasioni aggiuntive per dare ai ragazzi la possibilità di sperimentare la propria
autonomia.
Progetto week end
Agli adulti viene proposto il “progetto week end” grazie al quale i ragazzi - dal
sabato pomeriggio alla domenica pomeriggio - possono vivere all’interno di
Ca’Leido e generalizzare le competenze apprese durante la settimana.
Soggiorni sollievo
Con lo stesso obiettivo vengono organizzati i soggiorni sollievo durante l’estate. Quest’anno l’adesione è stata davvero sorprendente. Sono state organizzate tre uscite (tre giorni a Caorle, tre a Castel Tesino e altri quattro giorni
a Caorle) che si sono rivelate molto utili per i ragazzi che sono rientrati a casa
con un bagaglio educativo e di crescita che spinge, incoraggia gli operatori e
li convince che la strada intrapresa è quella giusta.
Vuoi diventare un protagonista
attivo del progetto Ca’ Leido?
Puoi offrirci il tuo tempo
come volontario
o fare una donazione!
11
Riportare la persona al centro
dal territorio
Alcuni spunti di riflesione e proposte di crescita per una comunità che necessita di evolvere.
Riportiamo di seguito alcune riflessioni elaborate dall’Osservatorio sull’attuale cambiamento socio-economico che
sta interessando soprattutto il mondo giovanile. L’Osservatorio suggerisce alcune riposte orientate non solo a risolvere questioni lavorative ed economiche, ma soprattutto a rafforzare la coesione relazionale e generazionale tra
le persone.
I
l perdurare e l’aggravarsi della recente crisi morale ed
economica ha fatto emergere fenomeni di impoverimento, degrado e disuguaglianza che stanno interessando fortemente anche il nostro Paese: dall’aumento
esponenziale della disoccupazione soprattutto giovanile, alla svalutazione del lavoro e della scuola con l’assenza di una seconda generazione imprenditoriale preparata, alla delocalizzazione delle imprese,nei paesi dove
il costo del lavoro è minore senza alcun riguardo per chi
lavora, alla corruzione dilagante, con evoluzione del reato di associazione a delinquere, alla burocrazia che allontana gli investitori, alla concentrazione del denaro e della
ricchezza nelle mani di pochi, alla ripresa del fenomeno
migratorio dei nostri figli, soprattutto di quelli professionalmente più preparati ed alla difficoltà a trovare spazi di
accoglienza e di lavoro per i nuovi immigrati.
Sono tutti fattori, questi, che concorrono a descrivere le
fragilità di un sistema sociale ed economico schiacciato
dalla contrazione della domanda interna e da un enorme
debito pubblico che impegna sia le future generazioni
che quelle attuali, ormai disabituate alla sobrietà e ai sacrifici.
La Comunità castellana - non meno delle altre realtà territoriali del Paese - manifesta l’aggravarsi dei costi dell’attuale crisi, sia in termini diretti (occupazione e reddito) sia
indirettamente attraverso la fragilità di un tessuto sociale
variegato e frammentato, ma comunque attualmente sostenuto, quale ammortizzatore, da un complesso intreccio di familismo, assistenzialismo sociale e caritatismo.
Ce lo dicono i dati della Caritas cittadina che attestano
la crescente sofferenza delle famiglie e delle forme di
impoverimento locale. Nell’ultimo anno le “borse della
spesa” sono aumentate del 30%, al pari del numero delle
famiglie che hanno ricorso al Centro di ascolto. In questa
problematica cornice l’Osservatorio, anche se non è in
grado di dare “facili soluzioni”, può provare a dare qualche suggerimento.
Premettiamo che non è la Comunità cristiana locale che
dovrà risolvere questi problemi, ma, oltre ad una solidarietà concreta, stabile e generosa, alla stessa spetta il
compito di sentinella di un vivere comunitario orientato al
perseguimento della giustizia sociale e della dignità della
persona. Per questo riteniamo che la riscoperta di “Scuole di Base” basate sulla dottrina sociale della Chiesa”, rivolte soprattutto alle nuove generazioni, già in passato
sperimentate nella Castellana con le testimonianze di don Umberto Miglioranza,
don Alessandro Dussin, don Lino Pellizzari, don Luigi Condotta, don Piero Zardo,
12
possano rappresentare una componente importante del
processo di rinnovamento etico della comunità.
Ci sembra opportuno che la Caritas cittadina, oltre all’assistenza, punti alla creazione di una rete relazionale di
fraternità con progetti di “Adozione di Vicinanza” che ravvivino in tutti, credenti e non, l’attenzione ai bisogni, specialmente economici del vicino e suscitino uno spirito di
accoglienza degno di una vera società cristiana.
Iniziative simili le stiamo riscontrando nell’ambito del
volontariato laico con gli “Orti civici” e “Generazioni solidali per una giovane impresa” del Coordinamento del
Volontariato: i primi orientati - oltre che alla produzione
di ortaggi - al valore relazionale del lavoro comunitario, i
secondi rivolti a giovani neodiplomati per prepararli ad
iniziative di impresa in proprio di tipo prevalentemente
artistico-culturale.
Un ruolo molto importante possono averlo le “eccellenze
produttive locali” che con genialità ed innovazione di prodotto e di processo sono riuscite a limitare la marginalità
del sistema Paese, imponendo quello che viene definito
”l’Italian Style”, imitato in tutto il mondo. E’ proprio questo
patrimonio la chiave di volta della ricostruzione, non solo
per competere sul terreno dell’economia, ma anche per
rafforzare la coesione ed il capitale sociale che lentamente anche a Castelfranco si va dissolvendo.
Le eccellenze dei nostri territori di tipo industriale, artistico, artigianale (maestri d’arte), culturale (intellettuali),
agricolo, edilizio potrebbero dare un importante contributo in termini di apprendimento e di innovazione sostenendo iniziative di formazione professionale e di avviamento al lavoro.
Compito delle pubbliche istituzioni potrebbe essere
quello di promuovere queste “iniziative di formazione ai
mestieri”, indirizzandole soprattutto a giovani neodiplomati o a chi ancora giovane ha perso il lavoro, finalizzandoli alla creazione di piccole imprese autonome della
più varia tipologia: artistica, termo-idraulica, meccanica,
elettrica, sanitaria con lo scopo di riempire “i vuoti” che
si sono creati nel tessuto produttivo locale, permettere
di continuare, a chi lo volesse, gli studi universitari o di
riciclarsi ex-novo nel mondo del lavoro.
Riteniamo che si possa aprire una fase di rinnovamento
per lo sviluppo ri-sintonizzando i mezzi con i fini: uno sviluppo non più ostile o alieno alla persona e all’ambiente,
ma quale processo di socializzazione che ridefinisca le
complesse relazioni tra lavoro, inclusione sociale, cittadinanza e ambiente. Il lavoro, infatti, non è solo un fenomeno legato alla retribuzione e alla capacità di spesa, ma è
un valore che rafforza la dignità e la libertà della persona
perché ricco di fattori di apprendimento, esperienze e
trasmissibilità delle stesse, lontani dalle logiche solo assistenzialistiche.
L’Osservatorio è un gruppo di laici e preti in dialogo su fatti e problemi del nostro tempo, alla ricerca del bene comune. Ne fanno parte: don Silvio Favrin, don
Claudio Miglioranza, Mario Boni, Giorgio Tonietto, Cesare Gazzola, Alessandro
Boldo, Marisa e Paolo Ceron, Anna Toniato, Diana Pandolfo, Pierino Andretta,
Gianni Boldrin, Enzo Venza e Piero Zamperin.
news
Educare alla non violenza
Il 2 ottobre nella Biblioteca di Montebelluna un incontro sul tema della violenza contro le donne promossa nell’ambito della V° Giornata del Volontariato montebellunese prevista per il 4 ottobre.
Q
uando si parla di violenza
contro le donne si citano le
vittime. Poiché sono gli uomini ad agire in questo modo
parliamo un po’ di loro, anzi: di noi!
Nessun maschio, neanche chi si occupa
professionalmente di questo problema
(psicologi, counselors, medici, assistenti
sociali, appartenenti alle forze dell’ordine), può ritenersi immune dal rischio di
essere un uomo violento.”Si, d’accordo,
l’ho picchiata. Ma io non sono un uomo
violento: non sono mica io quello con i
problemi. Se mi arrabbio è solo perché
mia moglie è intrattabile, le cose sono
andate fuori controllo”. Nel 2013 130
donne sono state uccise in Italia da mariti, fidanzati o ex partner. Nel 2012 120,
nel 2011 136, nel 2010 156, nel 2009
172. Questi i casi che approdano sui
giornali. Le denunce di violenze domestiche sono pochissime rispetto a quelle
statisticamente stimate. In particolare
quelle psicologiche, forse le più gravi, rimangono chiuse nell’anima delle donne.
Perché coloro che dovrebbero amarle le
trattano in questo modo? Esistono varie
teorie: sistemiche, individuali, dell’apprendimento sociale, pro femministe.
Ognuna di queste contiene un pezzetto
di verità. Forse la spiegazione potremmo darla noi maschi se avessimo voglia,
coraggio e abilità di guardarci dentro.
Costa fatica, non siamo abituati a farlo,
può farci scoprire che non siamo quei
duri che crediamo. Cerchiamo potere
e controllo, due impostori che coprono
la nostra terribile fragilità. Dover essere
uomini di successo, che non chiedono
mai, che non piangono, che non tirano
fuori le proprie emozioni. Quando diventa troppo pesante ci prende la paura. E se non ci riesco? Se perdo il lavoro?
Se mia moglie guadagna più di me? Se
mi vuole lasciare? Beh, allora sono un
fallito, non valgo nulla. Non sono più un
“vero uomo”: se lei non è mia non sarà
di nessuno. (Chi uccide la propria compagna tenta quasi sempre il suicidio).
Nulla giustifica la violenza contro le donne. Quello che serve è: un cambiamento
maschile. Io ci provo. E tu?
Vita e donazione
a suon di musica
Il circolo dei dipendenti del presidio
ospedaliero di Montebelluna
promuove un concerto benefico
L’Associazione nazionale
emodializzati
Dialisi e traVita e Donazione
pianto con il
a suon di musica
ENJOY ORCHESTRA
patrocinio della Città di Treviso e dell’Ulss
INCONTRO SULLA PREVENZIONE
9 organizza
E CURA DELLE MALATTIE RENALI
per domenica 19 ottobre
Ingresso Libero
presso il teatro
Eden di Treviso una serata
sulla prevenzione delle malattie renali.
Interverranno i medici della Nefrologia
di Treviso ed il centro Trapianto dell’Ulss
9. Al termine del convegno, la serata
sarà allietata dalla Enjoy Orchestra. L’entrata è libera.
Con il Patrocinio di
Con
Diretta dal Maestro Roberto Fiorentin
Relatori
Nefrologi ULSS 9 TREVISO
Domenica 19 ottobre
alle ore 20:30
Teatro EDEN Treviso
Il 4 ottobre si svolgerà in Piazza Selese
e Piazza Marconi di Montebelluna la V°
Giornata del Volontariato del Montebellunese. Si tratta di persone che, come
diceva Don Milani, pensano: “A che serve avere le mani pulite se poi si tengono
in tasca”? Si presenteranno alla cittadi-
nanza per raccontare quello che fanno
e magari per accogliere altre braccia
ed altri...cuori, convinti che donare è
più bello che ricevere. In occasione di
questo evento le Associazioni hanno
organizzato una serata di spettacolo e
di testimonianze centrati sul tema “Violenza contro le donne”, per il giorno 2
ottobre alle ore. 20,45, nell’Auditorium
della Biblioteca Comunale di Montebelluna. Dopo l’iniziale, morbosa e superficiale risonanza
mediatica causata dalla morte
delle donne per
mano dei loro
compagni, rapidamente scende il silenzio su
un
problema
molto più diffuso di quanto si creda e
soprattutto ancora poco compreso nella sua reale specificità. Stereotipi e luoghi comuni sono fortemente radicati in
molti di noi. Questa serata si propone di
contribuire a far comprendere meglio il
problema, chi e perché porta la responsabilità di questo continuo stillicidio e
cosa si può fare per ridurne la portata.
In occasione dei duecento anni dalla nascita di Giuseppe
Verdi, il circolo ospedalieri del presidio di Montebelluna
promuove un concerto di beneficenza che si terrà sabato 18
ottobre alle 20.30 presso il Palamazzalovo di Montebelluna.
Protagonisti della serata, che vede il patrocinio dell’Ulss 8 di
Asolo, del comune di Montebelluna, dell’associazione “uniti
per Wamba” di Castelfranco Veneto, saranno la filarmonica Cornudese e l coro G.
D. Faccin di Trevignano.Il ricavato dell’evento (ad ingresso con offerta libera) sarà
devoluto all’associazione “Uniti per Wamba” che da anni sostiene le attività ed il
sostentamento il Wamba Catholic Hospital, un ospedale religioso in Kenya gestito
dalla diocesi di Maralal in collaborazione con le suore ed i sacerdoti della Consolata Father di Torino.Oltre all’aiuto economico, l’associazione, che riunisce molti
dipendenti dell’Ulss 8, l’aiuto è anche di tipo umano e professionale grazie all’invio
periodico di medici e infermieri nell’ospedale africano.Con questo evento il Circolo ospedalieri di Montebelluna, che attualmente conta circa 900 iscritti, estende il
proprio raggio d’azione - tipicamente di tipo ludico-ricreativo - abbracciando l’intento solidale che anima l’associazione “Uniti per Wamba”. Nel corso della serata
interverranno i rappresentanti dell’Ulss 8, del Comune di Montebelluna dell’associazione “uniti per Wamba” ed il presidente del
circolo ospedalieri di Montebelluna , Franco Rostirolla.
13
news
Piccole pesti in allegria
ABIO Castelfranco Veneto organizza per il 5 ottobre un pomeriggio per i bambini e le loro famiglie.
ABIO Castelfranco Veneto promuove per domenica 5 Ottobre
(dalle ore 14.30 alle ore 18.00) in Piazza Giorgione un pomeriggio per i bambini e le loro famiglie
Corse con i tricicli, sculture di palloncini, truccabimbi, pesca di
beneficenza, laboratori creativi e tante altre attività in compagnia dei volontari di ABIO Castelfranco Veneto in un pomeriggio all'insegna del divertimento e della solidarietà.
Sarà un'occasione per conoscere ABIO, l'Associazione per il
Bambino in ospedale, e i suoi volontari che ogni giorno, nel reparto di pediatria dell'ospedale San Giacomo di Castelfranco,
s'impegnano a sostenere i piccoli ricoverati e le loro famiglie.
La manifestazione "Piccole Pesti in Allegria", oltre ad essere
un'occasione d'incontro e condivisione, persegue finalità solidali e la raccolta di fondi per l'acquisto di strumenti che possano rendere più agevole la permanenza in reparto dei piccoli
pazienti e più confortante per i genitori il periodo del ricovero.
La manifestazione "Piccole Pesti in Allegria", giunta quest'anno
alla sua 14ma edizione, ha permesso negli anni di rendere il
Al via il corso di formazione
per le famiglie affidatarie
Inizia martedì 30
settembre il corso
rivolto alle famiglie
affidatarie organizzato dal Consultorio familiare dell'Ulss 8 - Centro per l'affido e la
solidarietà familiare. Sono previsti sette incontri (dal 30 settembre all'11 novembre) alle 19.00 presso il Consultorio familiare di
Montebelluna.
Per informazioni contattare i numeri: 0423.732707 o
0423.614988.In allegato il programma completo del corso.
Incontro tra Famiglie impegnate nella “crescita” del Capitale Sociale
Domenica 5 ottobre 2014 presso
Centro
E. Bordignon Castelfranco Veneto
Promozione della Cultura della famiglia
10.00-10.30 Famiglia: Soggetto Sociale
matrice di connessione tra natura e cultura. Focalizzazione sull'importanza delle
relazioni primarie. Relatore: Pasquale Borsellino direttore Consultori Ulss 8.
10.30-11.00 Declinazione del familiare:
Famiglia fondata sul matrimonio, Famiglie
di Fatto; Famiglie anagrafiche (scenari
socio-demografici). Relatore: prof. Dalla
Zuan, sociologo università di PD.
Break 11.00-11.30
Esperienze a confronto
11.30-11.50 Famiglie e “processo educativo”. Esperienza di collaborazione Scuola-Famiglia: Progetto “Ali alla famiglia”. Relatore: Monia Rizzo - Referente Alessandro
Ghedin un’esperienza c/o scuola materna.
11.50-12.10 Famiglie e affido familiare (famiglie in Rete). Relatore: Borsellino, Famiglia affidatari.
12.10-12.30 Famiglie e gruppi di Auto
14
reparto di Pediatria dell'Ospedale San Giacomo un luogo più consono ai suoi piccoli
ricoverati, donando materiale
ludico e ricreativo che ogni
giorno ABIO condivide insieme ai bambini in reparto.
I volontari ABIO vi aspettano
in Piazza Giorgione a partire
dalla ore 14.30 e ricorda che,
come ogni anno, sarà allestito
anche l'Ambulatorio dei Pupazzi dove i bambini potranno portare i propri pupazzi e
farli visitare da un vero dottore.
In caso di maltempo la festa
sarà rinviata al 19 ottobre.
CASTELFRANCO
VENETO
(Domenica 19 Ottobre in caso di pioggia)
ABIO CASTELFRANCO VENETO
Presenta
PICCOLE PESTI
IN ALLEGRIA
Vieni a giocare insieme ai Volontari ABIO!
Ti aspettano il gioco dell’oca, la gara dei tricicli,
i laboratori creativi, il truccabimbi, le sculture di palloncini,
gli scacchi, l’ambulatorio dei pupazzi *
e tante altre novità !!!
* porta il tuo pupazzo preferito e i nostri dottori lo visiteranno e lo cureranno
Regione del Veneto – AZIENDA U.L.SS. N. 8
Consultori Familiari ULSS 8
Centro per l’Affido e la Solidarietà Familiare
Corso di
formazione
famiglie
affidatarie
30/09/2014
avvio del corso
riflessioni sulle motivazioni
07/10/2014
famiglia d'origine e famiglia affidataria
14/10/2014
bisogni del bambino e funzione genitoriale
21/10/2014
le famiglie raccontano....
28/10/2014
affido: istruzioni per l'uso
aspetti legali
04/11/2014
incontro con associazione famiglie affidatarie
“ Strada facendo”
11/11/2014
affido: progetto di genitori e figli
PROGRAMMA
settembre / novembre 2014
* tutti gli incontri inizieranno alle ore 19,00
presso il Consultorio Familiare di
Montebelluna (Ospedale Vecchio)
tel. 0423 732707 / 614988
Mutuo Aiuto (l'esperienza dei Club alcolisti in trattamento). Relatore: dr.ssa M.G.
Pasinato– responsabile Serat.
12.30-12.50 Famiglie impegnate a valorizzare ed assistere la “terza età” (esperienza
dei Gruppi Sollievo). Relatore: Famiglia
gruppo sollievo.
13.15-14.30 Pranzo al sacco
Politico amministrativa
14.30-15.00 Famiglie ed equità fiscale:
Fattore famiglia (esemplificazioni).
15.00-15.30 Piano Integrato delle Politiche
Familiari. Relatore: Ing. Maurizio Bernardi,
ex sindaco di Castelnuovo del Garda.
Esperienze a confronto
15.30-15.50 Gruppi famiglia e apertura
alla dimensione spirituale. Relatore: don
A. Dussin, Laura e Valerio Agnolin.
15.50-16.10 Famiglie aperte alla solidarietà internazionale (affido internazionale, costruzione di un presidio sanitario in
Congo.....) . Relatore: dr. Beltramello, Famiglia impegnata.
16.10-16.30 Forum delle Associazioni Familiari. Relatore: A. Antonioli.
Conclusioni
Domenica 5 Ottobre 2014
dalle ore 14.30 alle ore 18.00
Piazza Giorgione - Castelfranco Veneto
AMNESTY INTERNATIONAL - GRUPPO
111 – MONTEBELLUNA
Nell’ambito della Campagna 2014 “Stop
alla tortura”, organizza il 3° corso monografico sui diritti umani dal 10 novembre
al 1° dicembre 2014
Programma:
10 novembre ore 20.30 (nella Biblioteca di Montebelluna) Apertura del Corso
– Antonio Marchesi, (Presidente di A.I.
Italia, Professore di Diritto Internazionale
all’Università di Teramo): “Tortura: assolutamente vietata, universalmente diffusa”.
17 novembre ore 20.30 – Paolo Carlotto, (Specialista in Istituzioni e Tecniche di
Tutela dei Diritti Umani, Esperto del Comitato europeo per la prevenzione della
tortura e delle pene o trattamenti inumani
o degradanti (CPT): "I meccanismi internazionali di prevenzione della tortura".
24 novembre ore 20.30 – Valentina Baliello, (Coordinatrice settore immigrazione Centro Astalli di Vicenza, Laurea magistrale in Istituzioni e politiche dei diritti
umani e della pace): “La tortura: atto persecutorio nel riconoscimento dello status
di rifugiato”. Con l’intervento di un giovane rifugiato afghano.
1 dicembre 2014 ore 20.30 – Giuseppe
Mosconi, (Ass.ne Antigone, Professore
di Sociologia del Diritto all’Università di
Padova): “La tortura come strumento di
potere: pratiche e leggi” .
Il Corso (tranne che per la prolusione del 10 novembre, che si svolgerà presso la Biblioteca Comunale e sarà aperto al pubblico) avrà luogo nei
locali del Coordinamento del Volontariato di Montebelluna, Via D. Alighieri.
Le iscrizioni si ricevono presso la sede del coordinsmento di montebelluna nei giorni di mercoledì e giovedì dalle 9:30 alle 12:00 oppure mail:
[email protected] e sono limitate a max 30 persone, dietro versamento di una quota di 10 €. Ai partecipanti sarà consegnata una chiavetta USB con i
testi delle relazioni ed i documenti di riferimento
di tutti gli interventi.