Il piccolo campione di Tennis

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Il piccolo campione di Tennis
Il piccolo campione di Tennis
Gaetano Polacco
IL PICCOLO CAMPIONE
DI TENNIS
Romanzo
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Gaetano Polacco
Tutti i diritti riservati
In una famiglia italiana viveva, nella periferia di Firenze, precisamente a Sesto Fiorentino, un bambino
di sette anni di nome Savio. Era un ragazzino intelligente, sveglio e molto capace.
Suo padre si chiamava Gilberto, anche lui era capace e intelligente. Di professione faceva l’imprenditore
ed era proprietario di una banca. Sua madre si chiamava Laura, era una donna socievole ed anche lei intelligente. Di professione faceva il medico ed era specializzata in chirurgia dentistica.
Il padre di Savio sarebbe stato molto contento se il
figlio avesse praticato uno sport, però ancora non sapeva di preciso che tipo di sport poteva piacere al figlio. Allora provò a iscriverlo a delle scuole sportive.
Prima provò con la pallacanestro, ma vedeva nel figlio scarso interesse. Allora provò con il calcio, ma
anche in quel caso vedeva che non era molto portato
per quel tipo di sport. Allora provò con il nuoto, poi
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con il golf, poi ancora con il tennis. Per il gioco del
tennis vide uno stimolo positivo e che si impegnava
volentieri.
Lunedì sera, verso le ore ventuno, il padre era a casa nel salotto seduto nel divano, chiamò Savio dicendo: «Savio, vieni da papà, qui in salotto!»
Savio si trovava in cucina con sua madre, uscendo
andò in salotto e trovandosi davanti al padre disse:
«Cosa c’è papà?»
«Ho parlato con il tuo allenatore di tennis» disse il
padre, «mi ha riferito che questo sport ti piace!
Vuoi continuare a fare questo sport?»
Savio: «Sì, papà!
Il tennis mi piace! Cercherò di imparare a giocare
bene.»
«Sono contento per te Savio, finalmente hai trovato
uno sport che ti appassiona» disse il padre.
«Tanti bambini della tua età, coltivando uno sport,
andando avanti negli anni sono diventati dei grandi
campioni.
Ti potrà capitare di pensare, mentre ti alleni al gioco del tennis, che sia troppo impegnativo per te. La
cosa migliore da fare in quei momenti di difficoltà è
di non perdere la fiducia in te stesso e continuare a
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perseverare nei tuoi allenamenti, per imparare nuove
tecniche e diventare sempre più abile nel tennis.»
Savio disse: «Va bene, papà! Farò come dici! Cercherò di fare del mio meglio.
Però, se ho bisogno di un tuo parere o del tuo sostegno, mi aiuterai, vero?»
Il padre: «Questo te lo posso assicurare Savio! Tuo
padre sarà sempre vicino a te. Ora vai in camera tua e
divertiti.»
Savio ringraziò suo padre e andò in camera sua.
Il giorno seguente, a Savio venne cambiata alimentazione da un medico nutrizionista, per l’intervento
dei suoi genitori. Non solo per rinforzare il suo organismo per lo sport che doveva praticare, ma avere una
sana alimentazione per il suo sviluppo generale.
Nella stessa giornata, il padre andò a iscrivere il figlio al corso del mini tennis, poi si intrattenne a parlare con l’allenatore e il medico sportivo per fare in
modo che il figlio, quando iniziava a fare gli allenamenti, si sentisse a suo agio mentre praticava questo
sport. Voleva sapere anche come funzionava il centro
sportivo per chiedere all’allenatore se poteva insegnare il gioco del tennis con “un atteggiamento umano”,
invece di forzare il bambino nel suo sport.
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L’allenatore spiegò al padre che il mini tennis era
fatto da un percorso ben preciso, studiato per i bambini di quella età, e gli disse di non preoccuparsi. Savio imparava a fare un’attività di gruppo con altri
bambini, dove imparava a gareggiare e a socializzare.
Imparava anche la correttezza con gli altri per giocare
a tennis, ad apprendere le regole del gioco e avere la
capacità di maneggiare la palla.
In realtà gli veniva insegnata una cultura sportiva,
dove acquisiva un’ottima coordinazione divertendosi,
sviluppando anche una buona capacità di concentrazione. Soprattutto gli veniva insegnato a non essere
troppo emotivo, sia a vincere sia a perdere e utilizzare
le sconfitte, quando potevano succedere, invece di avvilirsi o sminuire se stesso, a utilizzarle come
un’occasione per migliorarsi ulteriormente e avere
stima di se stesso.
Poi il medico sportivo spiegò al padre che il gioco
del tennis era uno sport “asimmetrico” e veniva associata, in particolare, una ginnastica compensatoria,
che “bilanciava”, sviluppando al bambino le parti del
corpo che in genere non venivano coinvolte durante il
gioco. Gli faceva notare che il bambino migliorava le
condizioni psicofisiche globali, contribuendo alla sua
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igiene e sviluppava una pratica muscolatura regolare.
In definitiva una corretta attività sportiva, nei modi e
nei tempi, aiutava il bambino ad avere uno sviluppo
armonico dell’apparato muscolare e scheletrico e contribuiva al centro del suo peso corporeo.
Concludendo, l’allenatore spiegò al padre che i tornei comunque si svolgevano anche per minori di otto
anni e gare anche per il mini tennis. Però la cosa importante che doveva fare il figlio era una visita medica
dal medico sportivo e farsi fare un certificato. Poi gli
disse che i bambini, a quella età, sudano molto e
quando iniziava a fare gli allenamenti di mettere nella
borsa sportiva una bottiglia d’acqua e il ricambio delle
magliette.
Il padre ringraziò il medico e l’allenatore, gli comunicò di tenerlo al corrente sia per gli allenamenti del
bambino, sia per eventuali problemi che avrebbero
potuto esserci. Salutò l’allenatore e il medico sportivo
e ritornò a casa.
Ora Savio era iscritto al centro sportivo del mini
tennis, tutte le mattina andava a scuola e due volte la
settimana, dalle ore sedici fino alle ore diciassette e
trenta, si allenava a giocare a tennis. La madre, quan-
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do il figlio era a fare gli allenamenti per il tennis, andava a riprenderlo al centro sportivo e tornava a casa
a fare merenda. Durante l’anno Savio svolgeva, di solito, le sue attività quotidiane fra la scuola, gli allenamenti e stando a casa con i suoi genitori.
C’è da dire che il padre e la madre di Savio, per dare
uno sviluppo adeguato al figlio, nel modo più positivo
e costruttivo possibile, valorizzando al tempo stesso in
maniera umana la sua crescita, si erano consigliati
con educatori e psicologi per l’infanzia, perché avevano capito che far crescere un figlio non era facile, e
neanche fare il genitore lo era.
Passò un anno, Savio aveva otto anni. Il centro
sportivo del mini tennis a fine anno organizzò dei
tornei e, domenica mattina, Savio aveva il suo primo
torneo alle ore dieci.
Sabato sera Savio era a casa, in camera sua, uscendo dalla sua camera andò in salotto dove c’era suo
padre seduto sul divano e disse:
«Ciao papà, sapevi che domani mattina alle ore dieci ho il mio primo torneo di tennis?»
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Il padre: «Sì! Il tuo allenatore mi tiene al corrente
dei tuoi allenamenti e delle tue gare. Ti senti sicuro?
O sei un po’ nervoso? Ti senti sereno?»
«Non lo so» disse Savio. «Penso di stare bene! Proverò a fare del mio meglio domani mattina. Però mi
sento un po’ a disagio.»
Il padre: «Ascolta Savio, non ti fare problemi e non
ti sentire a disagio con te stesso. Questo è il tuo primo
torneo, lo sport non ti deve creare complessi o disagi
con altri ragazzi della tua età.
Lo sport ti deve “divertire” prima di tutto. Lo devi
usare come stimolo positivo! Non ti devi sentire osservato dal tuo allenatore, dai tuoi compagni o da tuo
padre. Cerca di imparare il più possibile per diventare
abile nel gioco del tennis, dato che questo sport ti piace.
Devi sentirti te stesso, ma soprattutto cerca di essere sereno, te lo ripeto: divertiti! Hai un lungo avvenire
e un radioso futuro davanti a te. Va bene, Savio?»
Savio: «Va bene papà.» Dette la buonanotte al padre
e si avviò in camera sua, si levò i vestiti, si mise dentro
il letto e si addormentò.
Il giorno seguente, alle ore nove del mattino, il padre accompagnò il figlio al torneo; quando arrivarono
davanti al centro sportivo del mini tennis, Savio vide
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tanti bambini accompagnati dai loro genitori, anche
se era un po’ imbarazzato, era comunque contento di
partecipare alle gare.
Entrarono tutti al centro sportivo e i bambini presero il loro posto per partecipare al torneo.
Iniziarono le gare a eliminazione. Per vincere le
partite i bambini dovevano conquistare due set su tre.
I tornei andarono avanti e, alla fine, rimasero i partecipanti semifinalisti, tra cui anche Savio.
Iniziarono le gare per decidere chi doveva andare in
finale. Savio e il suo gruppo vinsero con il punteggio
di tre set a due.
Savio ora era finalista e il premio consisteva in tutto
ciò che serviva a livello sportivo per giocare al mini
tennis: magliette, pantaloncini, scarpe, tuta, borsone,
racchette e palle da tennis.
Ora il gruppo di Savio doveva attendere l’altro
gruppo per fare la finale.
Savio era ancora un po’ emozionato, con gli occhi
cercava suo padre, perché si sentiva un po’ agitato, era
il suo primo torneo.
Il padre era seduto nelle panchine vicino al campo
del mini tennis, incrociò lo sguardo di Savio e batten-
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dogli le mani gli fece capire che era vicino a lui e lo
voleva incoraggiare.
Arrivati alla finale, i finalisti entrarono in campo.
Savio aveva il servizio e fece un punto, via via che la
gara andava avanti l’avversario recuperò lo svantaggio. Ora Savio e il suo avversario erano sul punteggio
di due set a due.
Il servizio ora era dell’avversario; il gioco andò
avanti, Savio giocava bene, ma giocava bene anche
l’avversario. Non riuscì a superare il suo avversario e
perse il torneo. Il gruppo di Sergio vinse il premio e ai
gruppi perdenti venne dato un premio di consolazione. Il torneo si concluse con l’applauso di tutti i partecipanti.
Però prima che il padre e Savio lasciassero il centro
sportivo, l’allenatore si avvicinò al padre affermando:
«Le confesso in tutta sincerità che suo figlio ha delle
doti non indifferenti per questo sport.
È ancora molto giovane, ma se coltiverà questo
sport, negli anni a venire potrà diventare anche un
grande campione. Mi creda!»
Il padre ringraziò l’allenatore e, uscendo dalla scuola, insieme al figlio si avviarono verso casa.
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