Il caso del serial killer di Padova - Ebla
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Il caso del serial killer di Padova - Ebla
Teoria e tecniche del linguaggio giornalistico Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione Prof. Raffaele Fiengo a.a 2002/2003 La produzione della paura di massa ad opera dei media: ,OFDVRGHOVHULDONLOOHUGL3DGRYD GL /XFD6DQQLQRQP6& 1 3UHVHQWD]LRQH La vicenda che tratterò non è stata, a mio avviso, solo un evento di cronaca, ma anche un evento mediatico molto interessante. Lo studio dei quotidiani apparsi a Padova nel periodo tra il 30 gennaio e il 17 febbraio 2001, ha portato alla mia attenzione un vastissimo insieme di dati. Di questa moltitudine, ho deciso di trattare una parte molto specifica. Ho voluto prendere in esame alcuni quotidiani, locali e nazionali, per cercare di capire come è nata la SVLFRVLGD6HULDO.LOOHU Partendo dal presupposto che la paura, non essendo razionale, è creata da un insieme di “sentito dire” e “detto e non detto” su cui si sviluppano le fantasie delle persone, m’interesserò solo delle prime pagine de “La Repubblica” e del “Corriere della Sera” e de “Il Mattino” e de “Il Gazzettino”, essendo questi ultimi i quotidiani locali più letti. Le prime pagine sono elementi fondamentali per la nascita della psicosi poiché sono le uniche informazioni che giungono alla gran parte della popolazione quando di fretta “butta l’occhio” al giornale del bar o legge i titoli evidenziati nei cartelloni esposti all’esterno delle edicole. Possiamo dividere l’evento in tre atti: il primo riguardante i primi tre casi di omicidio (Dubrini, Lissandron, Boscolo), il secondo relativo ad un quarto omicidio e alla nascita della psicosi da serial killer e il terzo connesso all’intervento delle forze dell’ordine e dello Stato. ,OIXOFURGHOODSVLFRVLLORPLFLGLR Il quarto omicidio, pur non avendo alcuna connessione con i precedenti, pare fornire la conferma della presenza di un serial killer in città e offre terreno fertile perchè la paura diventi psicosi. Anche se il vero autore del quarto omicidio viene trovato solo dopo ventiquattro ore, la collettività è ormai allarmata. La nascita della vera e propria psicosi può essere localizzata nella data del 13 Febbraio, quando viene riportata la notizia che, all’interno dell’università di Padova, è stato trovato un cadavere. Uno stringato lancio ANSA comunica: 2 7URYDWRFRUSRFDUERQL]]DWRLQXQLYHUVLWj3DGRYD $16$9(1(=,$)(%,OFRUSRFDUERQL]]DWRGLXQXRPRH VWDWRWURYDWR VWDPDQHQHOO ,VWLWXLWRXQLYHUVLWDULRGL&OLQLFD)DUPDFHXWLFDD3DGRYD6HFRQGROH SULPHLQIRUPD]LRQLVLWUDWWHUHEEHGLXQSURIHVVRUHODFXLPRUWHULVDOLUHEEHDOODVFRUVD QRWWH$16$ La notizia fa il giro di tutti i quotidiani. Il giorno stesso sulle testate locali e su alcune nazionali, appaiono numerosi articoli. E’ un delitto feroce, all’interno di una zona, quella universitaria, che di solito è protetta. Nonostante questo, il caso in sé non sarebbe stato eclatante; non più d’altri omicidi e regolamenti di conti che appaiono comunemente nelle pagine di cronaca. Eppure questa notizia crea il panico. Infatti è tutto ciò che esiste in quel momento a Padova che produce un’amplificazione che riecheggia per tutta la nazione. La vicenda ha inizio il 24 ottobre del 2000 quando Furio Dubrini, netturbino dell' AMNIUP (attuale APS), viene ucciso con alcuni colpi di revolver alla nuca davanti a casa. La notizia desta scalpore, ma si pensa subito a malviventi. L’omicidio rimane irrisolto. Il 30 Gennaio un altro delitto insanguina le pagine di cronaca cittadina, quello di Pierpaolo Lissandron, un tassista. Solo in seguito quando, il 12 febbraio, appare la notizia della morte dell’immobiliarista Walter Boscolo, Dubrini e Lissandron diventano “le prime vittime” di un’unica mano, ovvero di un serial killer. /DFROORFD]LRQHYLVXDOHGHOWHVWR Analizzando la collocazione delle notizie degli omicidi e il numero di fotografie che attirano l’attenzione del lettore sull’articolo (leggere allegato 1), possiamo notare quanta importanza è stata data all’evento sin dal secondo omicidio (Lissandron, il tassista). Gran parte delle notizie hanno un taglio alto ed una o due fotografie. ³,O 0DWWLQR´ tratta il caso del conducente di taxi assassinato ponendo la notizia in taglio alto con 2 foto sia il 30 che il 31 Gennaio. Il primo di Febbraio la notizia scema di una fotografia rimanendo ancora posizionata nella parte alta della pagina. Solo il 2 febbraio la notizia viene collocata con un taglio basso, sempre accompagnata da una sola foto. Il caso Boscolo, invece s’impone nella prima pagina del 12 febbraio, in taglio alto, con due fotografie per poi essere scalzata il giorno dopo dalla notizia del quarto omicidio, quello del docente. 3 ³,O*D]]HWWLQR´ questa testata, essendo pubblicata non solo a Padova, ma anche a Bassano, Belluno, Pordenone, Rovigo, Treviso, Udine, Venezia e Vicenza; pone meno attenzione all’argomento. Pur sempre presente nella prima pagina, il secondo delitto appare con una sola fotografia il 31 e viene trattato solo per due giorni (non appare in prima pagina né l’1 febbraio né il 2). Il caso, non avendo ancora connessioni con gli altri omicidi, non è clamoroso. Il Gazzettino pone il 12 febbraio il terzo delitto in prima pagina con taglio alto, intitolando l’articolo: “,QFXER VHULDO NLOOHU D 3DGRYD”. Nasce la paura del serial killer. Il giorno dopo, il 13 febbraio, Il Gazzettino titola l’articolo relativo all’omicidio dell’università: “1XRYR GHOLWWR 3DGRYD VRWWR FKRF.”, “Il Mattino” titolerà la notizia: “&DUERQL]]DWRDOO¶XQLYHUVLWj, TXDUWRGHOLWWRLQFLWWj«´ “Il Gazzettino” e “Il Mattino” continueranno a costruire il caso del serial killer fino al 17.02.01 alternando fotografie dei luoghi dei delitti con fotografie delle vittime e della polizia. “Il Mattino” concluderà il 17.02.01 con la fotografia molto rassicurante della questura di Padova accanto a quella di Michele Profeta che, pur essendo stato solo fermato, viene subito marchiato come “il serial killer”. Tra il 15 e il 17 febbraio, è palese quanto l’evento abbia catturato l’attenzione dei giornalisti invadendo quasi totalmente le prime pagine, con articoli correlati fra loro che evidenziano varie parti dello stesso caso. Alcuni articoli trattano l’evento ponendo l’attenzione sulla connessione tra i vari omicidi e contribuendo a costruire la figura del serial killer. Altri articoli evidenziano come le forze dell’ordine siano state presenti e attive svolgendo sin da subito ottime indagini. (OHPHQWLVFDWHQDQWLGHOODSVLFRVLQHOOHWHVWDWHORFDOL Ritengo ora rilevante analizzare 4 punti cardine presenti nelle notizie, di cui i primi tre hanno formato quell’humus da cui è scaturita la psicosi: Violazione della sacralità del nido 2. Drammatizzazione degli eventi. 3. Da assassino a Serial killer: sviluppo della figura del mostro nel periodo dal12 al 17 febbraio 4. Il ruolo delle istituzioni. 9LROD]LRQHGHOODVDFUDOLWjGHOQLGR Esaltare la collocazione centrale del luogo del misfatto, o la minaccia proveniente dalle amicizie, mina ciò che è intimo e a noi più vicino. Equivale a far sentire il pericolo 4 dentro casa, dentro il nido. Padova è piccola, e il padovano medio percepisce il centro della città come un luogo privo d’ogni tipo di pericolo. Tutto il male accade in periferia o in Via Anelli, non in centro. Il luogo è stato molto determinante per il panico che si è seminato. Se si ha l’opportunità di conoscere un po’ a fondo Padova si capisce cosa vuol dire profanare la “sacralità” del centro. Analizziamo gli omicidi del 25 ottobre, del 30 gennaio, dell’ 11 febbraio e, in ultimo, quello dell’università, apparso sui giornali il 13 febbraio. 2PLFLGLR'XEULQLDSSDUVRLO ,O0DWWLQR: l’omicidio è evidenziato sulla prima pagina del Mattino, con un taglio alto. La violazione della sacralità del luogo in questo omicidio è evidente sin dal titolo in prima pagina: ³$VVDVVLQDWR VRWWR OD SRUWD GL FDVD´ Qui si punta sull’idea collettiva di “nido”, di luogo dove ci si deve sentire protetti da agenti esterni. Nell’occhiello l’attenzione della sacralità è riferita alle amicizie: ³SDVVDWH DO VHWDFFLR OH DPLFL]LH«´ Anche gli amici rientrano nella scala dei valori che ci fanno sentire sicuri, dubitare di loro equivale a colpire un punto intimo di ognuno di noi. Non a caso viene usato un vocabolo quale DPLFL]LH piuttosto che FRQRVFHQ]H, avendo il primo una carica emotiva molto più elevata. Sempre nell’occhiello viene evidenziata la ricerca di due clandestini come possibili assassini. Possiamo ricondurre anche quest’elemento alla inviolabilità del nido, questa volta non per profanare ma per dare fiducia ai cittadini autoctoni, quelli più vicini a noi, che fanno parte del nostro nido. ,O *D]]HWWLQR: Risalta nel titolo l’idea di nido: ³1HWWXUELQR XFFLVR VRWWR FDVD´. Come vedremo più avanti, però, la violazione della sacralità è più evidente ne “Il Mattino”. “Il Gazzettino” esalta l’idea del perseguitato, puntando sul fatto che ³LQ 0DJJLR JOL EUXFLDURQRO¶DXWR´ 2PLFLGLR/LVVDQGURQDSSDUVRWUDLOHLO ,O 0DWWLQR era apparsa sulla prima pagina de “Il Mattino”, come apertura, la notizia dell’assassinio del tassista Lissandron. Quest’omicidio era stato visto come una rapina o una vendetta. Nell’occhiello ritroviamo “il luogo centrale”: Prato della Valle. L’omicidio è stato attuato in via Malaman, ma nell’occhiello appare solo: “8QFROSRGL SLVWROD DOOD QXFD KD XFFLVR O¶XRPR D SRFKL PHWUL GD 3UDWR GHOOD 9DOOH”. Anche qui il richiamo alla sacralità del centro della città è fondamentale, tanto che, in prima pagina, si preferisce nominare un luogo generico ma carico di significato simbolico piuttosto che specificare il nome della via. 5 ,O *D]]HWWLQR Il Gazzettino è un giornale più rilevante de “Il Mattino”. Uscendo in 9 città, tenta di essere meno campanilistico della testata concorrente e tratta il caso con più distacco emotivo, titolando la notizia con freddezza: ³7DVVLVWD DVVDVVLQDWR D 3DGRYDSHUUDSLQD´ (Il Gazzettino: 30.1.01) e ³,ONLOOHUGHOWDVVLVWDqVDOLWRHKDVSDUDWR´ (Il Gazzettino: 31.1.01). Sembra che non tenti di usare la violazione della sacralità del nido come tecnica per attirare i fruitori. 2PLFLGLR%RVFRORDSSDUVRLO ,O0DWWLQRL’occhiello dell’apertura esalta il luogo dove è avvenuto il fatto: “..QHOOD FHQWUDOLVVLPD 9LD 6 )UDQFHVFR”. Il centro è visto come un tabù abbattuto, come se fosse stata abbattuta la cinta muraria e la città fosse sotto assedio. ,O*D]]HWWLQRnon è presente alcun richiamo sul luogo del delitto,il catenaccio riporta: “Agente immobiliare trovato ucciso in un appartamento che doveva vendere”. Non viene nominata né la via né il collocamento della via rispetto al centro. 2PLFLGLR3DVLPHQLDSSDUVRLO ,O0DWWLQRL’omicidio Pasimeni è la chiave di volta di tutta la procedura che ha portato alla psicosi. Notiamo come l’elemento di spicco sia il luogo, l’università, che risalta nel titolo: ³&DUERQL]]DWRDOO¶XQLYHUVLWj´. Il giorno dopo, il Mattino titola la notizia della scoperta dell’assassino così: ³/¶KD DVVDVVLQDWRLOILJOLR´. Anche se la notizia denuncia un parricidio, un evento scellerato, il modo in cui viene presentato nella prima pagina amplifica di molto l’emotività ad esso legata. Si scrive nell’occhiello: ´2PLFLGLR DOO¶XQLYHUVLWj 3DROR 3DVLPHQL KD EUXFLDWR LO JHQLWRUH GRSR DYHUOR ILQLWR FRQ XQ¶DVWD PHWDOOLFD´ Accanto alla foto dedicata all’omicidio, vi sono due articoli collocati in due box: il primo è intitolato ³3DXUD GL )DOOLUH XQ GHOLWWR G¶RQRUH´ e il secondo ³/D FRQIHVVLRQH FRVu TXHOOD QRWWH KR XFFLVR PLRSDGUH´. La violazione della sacralità punta questa volta sul legame familiare forte tra padre e figlio. ,O *D]]HWWLQR Nell’articolo del 13 febbraio dedicato a questo delitto, Padova viene definita “VRWWR FKRF”. Anche in questo caso, però, “Il Gazzettino” tende a riportare la notizia con più distacco de “Il Mattino” sottolineando nell’occhiello “VROR O¶XOWLPR RPLFLGLRQRQ VDUHEEH GD ULFRQGXUUH DOO¶LQFXER VHULDO NLOOHU”. Il 14 Febbraio, quando si scopre che ad uccidere il professore è stato il figlio, la notizia appare con il titolo “Il professore ucciso dal figlio”. 6 'UDPPDWL]]D]LRQHGHJOLHYHQWL “Il Mattino”, il 30 e il 31 Gennaio pone l’attenzione sulla vittima del secondo omicidio delineandone la situazione familiare (“Padre di due bambini, ma il matrimonio in crisi”) e utilizzando poi il soprannome “Pisa 14”, nome in codice del taxi, per identificare la vittima. In questo modo l’assassinio di Lissandron diviene: “L’omicidio di Pisa 14” e il ritrovamento della sua agenda: “trovata l’agendina di Pisa 14”. In questo modo Pierpaolo Lissandron diventa un simbolo. Pian piano scompaiono il nome ed il cognome, rimangono solo il mestiere del defunto e il nome in codice del taxi. Stesso metodo viene utilizzato per l’omicidio di Walter Boscolo, ³O¶LPPRELOLDULVWD´ Il 12 febbraio “Il Mattino” annuncia nell’occhiello dell’articolo riguardante Boscolo: ´$JHQWHLPPRELOLDUHXFFLVR«´ Nel catenaccio si può leggere: ³/DSROL]LDORFROOHJD DLGHOLWWLGHOWDVVLVWDHGHOQHWWXUELQR´ Quando il 12 febbraio si ipotizza che i 3 omicidi possano essere stati commessi dalla medesima mano, le tre vittime sono già diventati delle icone e, come tali, rimangono più impresse nella mente della cittadinanza. Tramite l’identificazione tra vittima e professione il soggetto si sposta sulle rispettive categorie e il dilagare della paura tra i tassisti e gli immobiliaristi diviene notizia. I giornali si riempiono di articoli e interviste ai rappresentanti delle categorie. “Il Mattino” del 31.1.01 (giorno in cui appare per la seconda volta la notizia della morte di Lissandron) riferisce nel catenaccio dell’articolo: “I tassisti hanno paura: più sicurezza”. In questo modo il quotidiano produce allarme e contemporaneamente crea nuovi soggetti per un nuovo filone di notizie: la sicurezza e i tassisti. E’ interessante notare come, il 14 febbraio, sia ne “Il Mattino” sia ne “Il Gazzettino” il caso del serial killer si intreccia più o meno palesemente con quello del professor Pasimeni. Nell’occhiello della notizia riportata sul Gazzettino, appare in grassetto il termine “Serial killer” che, pur riferendosi ad un’altra notizia, tende ad unire i due avvenimenti. Ne “Il Mattino” due notizie riguardanti gli omicidi sono presenti nella prima pagina. La prima porta il titolo “L’ha assassinato il figlio” e si riferisce a Pasimeni, la seconda “Il serial killer ha firmato l’ultimo omicidio” e si riferisce alle indagini riguardanti l’assassinio dell’immobiliarista Walter Boscolo. Entrambe le testate giocano sul doppio senso dell’omicidio Pasimeni, quello ufficiale di “parricidio” e quello più intimo di “quarto omicidio nella città del serial killer”. 7 'DDVVDVVLQRD6HULDONLOOHU VYLOXSSRGHOODILJXUDGHOPRVWURQHOSHULRGRGDODOIHEEUDLR 6YLOXSSRVXOOHWHVWDWHORFDOL Il 12 Febbraio è il primo giorno in cui si parla di serial killer. La notizia desta scalpore, Padova non ha mai avuto a che fare con questo genere di casi. “Il Mattino” pone l’attenzione sulla vittima e sull’omicidio in se (“assassinato dal falso cliente”) collocando solo nel catenaccio il nome Serial Killer. “Il Gazzettino” scrive “Incubo serial killer a Padova” già nel titolo della prima pagina del 12 febbraio. Da questo momento possiamo avvertire come anche “il Gazzettino” s’interessa all’argomento in modo più esuberante. Entrambi cercano di evidenziare il modus operandi dell’assassino, le sue manie, i collegamenti tra gli omicidi. Le vittime non sono più “uccise” ma “assassinate”. Per tutto si cerca una logica. Al centro dell’attenzione stanno le inenarrabili atrocità compiute dal mostro, che è tanto più serial killer quanto più le sue azioni appaiono efferate e anormali ma ricche di logica. Gli omicidi divengono “esecuzioni”, e l’assassino diviene un killer che studia ogni situazione prima di agire, come fosse un professionista. “Stessi proiettili per tre omicidi, anche quello del netturbino” (Il Gazzettino 16.2.01). L’allarme a Padova cresce, la città è “sconvolta” o “sotto choc” tenuta in scacco da un unico uomo. “Il Mattino” nell’edizione del 14.2 titola un articolo così: “,OVHULDONLOOHUKDILUPDWRO¶XOWLPR RPLFLGLR”. Una notizia autentica di un uomo che sta sfidando lo stato, posta con arte per toccare l’immaginario collettivo, creato da tanti film. In questo periodo emergono sui giornali profili più dettagliati delle vittime e inizia ad apparire la polizia vista come segugio. Il 16 di Febbraio “il Gazzettino” richiama l’attenzione sulla possibilità di un altro serial killer a Padova, un collaboratore del primo:“Il Serial killer non è solo. I messaggi parlano al plurale.” La politica si intreccia con le vicende, il presidente della regione Veneto Galan accusa il ministro Bianco di una possibile fuga di notizie. L’affermazione desta preoccupazione, sembra che la polizia non voglia dire tutto per non alimentare ancora di più la psicosi. Proprio per questo motivo la paura cresce e la figura del serial killer viene evidenziata ancora di più. L’assassino, che fino a qualche giorno prima, era uno sconosciuto, ora tiene in scacco non solo la città ma lo stato. Il mostro non è solo uno sbandato se per lui si sono mossi i ministri di Roma e il capo della polizia. Fausto Pezzato (giornalista) cerca di moderare i toni dalle pagine del Gazzettino scrivendo un articolo intitolato: “Hannibal non abita ancora qui” (se ne ritrova l’incipit nell’DOOHJDWR). Possiamo notare come nella stessa prima pagina venga divulgata una notizia che desta scalpore e subito sotto si collochi un articolo destinato a tranquillizzare la 8 popolazione. L’edizione de “Il Mattino” del 16 febbraio riporta le prime informazioni sulla possibile identità del serial killer. La gente inizia ad avere fiducia nella polizia, ora “LOVHULDONLOOHUKDXQQRPH”. Si comincia a vedere la luce fuori dal tunnel; pare che il serial killer sia “XQYHQHWRFKHQRQYXROHVROGLFHUFDVRORYHQGHWWD”. La mattina del 17 febbraio Padova tira un respiro di sollievo leggendo su tutte le prime pagine la notizia della cattura del serial killer.. I titoli dei giornali sono molto rassicuranti, “preso il serial killer: incubo finito” evidenzia il Gazzettino e “Preso il killer di Padova” è il titolo riportato dal Mattino. Sarebbero molti i quesiti sulla vera identità dell’omicida e alcuni si domandano se Michele Profeta, l’uomo catturato dalla polizia, sia il vero serial killer o un capro espiatorio. Era stato scritto alcuni giorni prima nelle pagine del Mattino che l’identikit fatto dalla polizia riguardava un giovane aitante, uno yuppi. L’uomo che aveva parlato con l’immobiiarista prima di salire nell’appartamento di via S.Francesco, era stato descritto come un ragazzo alla moda che aveva attirato l’attenzione per il suo gusto raffinato nel vestire. Poi si era parlato di un Veneto (“E’ un Veneto non vuole soldi….” Il Mattino 16.1.01). Michele Profeta ha 53 anni ed è siciliano. Per la gran parte della popolazione però non è importante. Tutte le mancate connessioni e i legami strani sono solo elementi buoni per discussioni nei bar o in piazza. L’importante è che sia stato trovato il serial killer o per lo meno che le istituzioni siano sicure che l’assassino è Michele Profeta. 9 6YLOXSSRVXOOHWHVWDWHQD]LRQDOL ,O&RUULHUHGHOOD6HUD: “Lo sviluppo epico della lotta tra il bene e il male” Il “Corriere della Sera”, come “la Repubblica”, è un quotidiano nazionale carico di uno status ben maggiore di quello delle testate locali. E’ come se fosse un leader di opinione. Una notizia su una città piccola come Padova, che raramente appare sui giornali nazionali, viene vista dalla popolazione come un sintomo della gravità della situazione. (Osservare il richiamo sull’argomento nell’articolo di Pezzato presente nella seconda appendice). Per questa testata, già il 12 di Febbraio è una data importante che rende concreti i timori dei Padovani. “$ 3DGRYD OD SDXUD GL XQ VHULDO NLOOHU”. Nel catenaccio: “0LVWHURSHUODPRUWHGLXQDJHQWHLPPRELOLDUHHDQDORJLHFRQODUHFHQWH XFFLVLRQH GL XQ WDVVLVWD”. La notizia è sprovvista di fotografie e posta in un box con richiami ad altre notizie; l’unico modo in cui è evidenziata è il taglio medio, che la colloca al centro della pagina. L’edizione del 13.2 relega la notizia del quarto omicidio in un piccolo box a parte nel lato destro del foglio. La notizia presenta solo un titolo ed è sprovvista sia di occhiello che di catenaccio: “3DGRYDQXRYR RPLFLGLR PLVWHULRVR 8QD SURYD WUDGLVFH!! LO VHULDO NLOOHU”. Come già esaminato nelle testate locali, nell’edizione del 13.2 si crea confusione tra il quarto omicidio e la vicenda dell’assassino seriale. Notiamo infatti come la prima parte del titolo parli dell’omicidio Pasimeni e la seconda parte richiami la vicenda degli altri delitti. Il 14.02 l’interesse è maggiore. Pur non essendo presenti fotografie del caso padovano, nella prima pagina l’articolo riguardante gli omicidi è collocato con un taglio alto e non è più relegato fra i tagli medi. In più non si trova solo un titolo, ma anche un occhiello e un catenaccio. Nel primo si legge: “6YROWDQHOO¶LQFKLHVWDODSULPDOHWWHUDGRSRO¶RPLFLGLRGHOWDVVLVWDOD VHFRQGDDFFDQWRDOFRUSRGHOO¶DJHQWHLPPRELOLDUH” mentre nel catenaccio:”/¶DVVDVVLQR VILGD JOL LQYHVWLJDWRUL FROSLUz DQFRUD /D &ULPLQDOSRO VWLDPR SUHSDUDQGR O¶LGHQWLNLW 5LVROWR LO JLDOOR GHO SURIHVVRUH XFFLVR LO ILJOLR KD FRQIHVVDWR KR EUXFLDWR PLR SDGUH GRSR XQD OLWH”.. Nell’edizione del 15 febbraio, viene riproposta l’immagine del mostro dalla logica perversa: “'DWHPLGRGLFLPLOLDUGLRXFFLGR” titola la notizia in prima pagina. E il catenaccio riprende il tema della sfida: “,O VHULDO NLOOHU DQQXQFLz L GHOLWWL FRQ XQD OHWWHUDDOTXHVWRUHGL0LODQR$OWULRPLFLGLVHJXLUDQQR”. Il 16 febbraio, sulla vicenda s’iniziano a tirare le conclusioni: “,0DJLVWUDWLOHLSRWHVLVL VRQRULVWUHWWH1HOPLULQRGHJOLLQYHVWLJDWRULWUHSHUVRQHVRVSHWWH”. Posto sotto il titolo: “3DGRYDWHVWLPRQLFRQWURLOVHULDONLOOHU” e, come nelle migliori storie cinematografiche, si intravede l’epilogo. Il 17.2 Tutta la nazione tira un sospiro di sollievo, la psicosi a Padova cessa quando anche sul Corriere della Sera appare il titolo: “8Q IHUPR D 3DGRYD(¶LOVHULDONLOOHU!!”. E’ evidente come Il “Corriere della Sera” s’interessi più 10 al legame tra gli investigatori e l’assassino che ai singoli casi di omicidio. Un interesse molto meno campanilistico e di più ampio respiro nazionale. Per il resto del paese l’importanza della notizia non è dettata dalla psicosi. E’ per questo che si sceglie di stuzzicare l’interesse di chi, pur essendo lontano da Padova, è in ogni modo attratto dal gioco tra il buono e il cattivo. Appare perciò: “/¶DVVDVVLQR VILGD JOL LQYHVWLJDWRUL FROSLUzDQFRUD´e viene messo in evidenza il coinvolgimento della Criminalpol accanto alla polizia. E’ messa in scena una lotta tra titani, un conflitto tra bene e male che da Omero a Guerre Stellari ad Hannibal the Cannibal, passa attraverso l’immaginario collettivo di tutti. In questo modo si crea la notizia, e si rassicurano, come effetto secondario, la cittadinanza e la nazione: qualcuno sta pensando a loro /D5HSXEEOLFD³Esaltazione del panico e della città assediata´ L’attenzione per i casi di Padova, sulle pagine di questo quotidiano, inizia solo il 13 febbraio 2001 in occasione dell’omicidio Pasimeni. Il “TXDUWR GHOLWWR LQ SRFKL PHVL´ come viene sottolineato dall’occhiello della notizia. La prima pagina della Repubblica è organizzata in modo da porre la notizia dell’omicidio in un box a sé stante. I precedenti omicidi non vengono quasi trattati, vi si fa solo un lieve riferimento. La presenza di una fotografia del luogo del delitto è sovrastata dal titolo: “7HUURUHD3DGRYDSURIEUXFLDWR DOO¶XQLYHUVLWj”. Nell’occhiello: “VL WHPH XQ VHULDO NLOOHU”. La dislocazione a destra della parola “terrore” nel titolo pone l’attenzione sul clima della città in questi giorni, fungendo da richiamo alla questione serial killer. Sotto la fotografia, nel catenaccio, un altro riferimento all’atmosfera: “8QDFLWWjLQWULQFHD”. I lettori abituali de “La Repubblica” vengono aggiornati e allo stesso tempo proiettati emotivamente all’interno del fatto. Il 14.2.01 la notizia della confessione del figlio di Pasimeni è trattata senza riferimenti agli altri omicidi. Pur essendo al centro della pagina non vi sono fotografie presenti. “La Repubblica” a differenza di altre testate separa la morte del professore dagli altri tre omicidi. Il giorno dopo, però, ritorna a trattare il caso del serial killer con un articolo evidenziato da un riquadro e intitolato: “Il ricatto del serial killer di Padova”. Qui ritroviamo tutti gli elementi dell’assassino seriale: la sfida allo stato (“'RGLFLPLOLDUGLR XFFLGRDQFRUD”) presente nel catenaccio, il clima denso di paranoia (“,OSPDWWHQWLDJOL VFRQRVFLXWL”) presente nell’occhiello, la logica perversa (“ODVXDILUPDFDUWHGDJLRFR”) evidenziata in un secondo titolo. Il 16.2 il quotidiano pone l’accento sulla presenza della polizia. Si inizia a stringere il cerchio. L’articolo è intitolato: “Ha un nome il serial killer”. Come seguendo un film poliziesco, l’attenzione del pubblico è focalizzata sulla competenza investigativa delle forze dell’ordine e si evidenzia la loro capacità nel comprendere la logica dell’assassino: “9HUWLFHD3DGRYDLOFHUFKLRVLVWULQJH)RUVHLO 11 WDVVLVWDQRQHUDXQDGHOOHYLWWLPHSUHGHVWLQDWH” “*OLLQTXLUHQWLYXROHFROSLUHJOLDJHQWL LPPRELOLDUL”. L’apertura della Repubblica il 17.02 è dedicata a Padova. Un confortevole titolo: “&DWWXUDWRLOVHULDONLOOHUGL3DGRYD”. Nello spazio concesso a occhiello e catenaccio, si cerca di dare più informazioni possibili riguardanti l’assassino. “+D DQQL q VWDWR WUDGLWRGDXQDVFKHGDWHOHIRQLFD,QWHUURJDWRSHURUHGDLPDJLVWUDWL” e nel catenaccio: “(¶ XQ RSHUDWRUH ILQDQ]LDULR 3UHVR D 3DGRYD WURYDWD DQFKH O¶DUPD”. Il mostro viene ricostruito. Si evidenzia un uomo di mezza età, facente parte di una categoria lavorativa di buon livello sociale, sembra uno qualunque, una persona “normale” capace di mimetizzarsi. Un uomo che ha seguito una fredda logica ma che è stato tradito da un elemento minore, una traccia trascurabile. 12 ,OUXRORGHOOHLVWLWX]LRQL Come abbiamo potuto vedere, il 12 Febbraio appare sui giornali, per la prima volta, il termine Serial Killer. Il 13, la notizia del quarto omicidio sembra darne la conferma e contemporaneamente arriva a Padova la polizia in forze. Il 14 viene trovato l’assassino dell’università e la Polizia si dedica all’autore degli altri tre omicidi. Da questo momento il caso diviene nazionale. Sia i giornali che gli altri media propongono tesi e servizi sull’assassino di Padova. Le forze dell’ordine assumono un ruolo determinante, da semplici inquirenti diventano “investigatori” o addirittura “segugi”. ,O *D]]HWWLQR: Questo quotidiano locale inizia a riportare numerose volte le parole della polizia dal 15 di Febbraio. Nella sola notizia sulla prima pagina di questa edizione troviamo il “Questore di Milano”, “lo Stato” e l’”appello del Pm ai cittadini”. Il 16.2 appaiono i nomi del presidente della regione Galan e del ministro Bianco; il 17 sopra alla foto della questura si evidenzia la scritta “La Polizia l’ha preso foto alla mano”. ,O 0DWWLQR: Il titolo della notizia riportata il 13 febbraio è molto esplicito: “Padova sconvolta, arriva il capo della polizia”. Forse questa su tutte è la dimostrazione che Padova aveva paura ed, essendo in panico, aveva bisogno di un “papà” che la proteggesse. Quest’idea non è stata captata solo dal Mattino ma, essendo questa testata interna a Padova, si è occupata del caso più da vicino che altre. Accanto a questa un’altra rassicurante affermazione è posta in un box ben in evidenza: “La Destro preoccupata dal dilagare della paura”. Il sindaco Destro in questo modo sembra essere una “mamma” più che una rappresentante delle istituzioni. Si noti come non viene scritto “Il sindaco della città Giustina Destro” ma semplicemente “La Destro”. /D5HSXEEOLFD: Il richiamo a nomi quali “polizia”, “forze dell’ordine” e “Magistrati” non è evidente nelle prime pagine della Rpubblica di quei giorni. Anzi si nota la quasi totale assenza della visibilità degli inquirenti. ,O &RUULHUH GHOOD 6HUD: Nell’edizione del 14 febbraio, il titolo della notizia riguardante Padova è: “/¶DVVDVVLQR VILGD JOL LQYHVWLJDWRUL FROSLUz DQFRUD´ e viene messo in evidenza, nel catenaccio, il coinvolgimento della Criminalpol accanto alla polizia. Nell’edizione del 15.2, sono due gli elementi riguardanti le forze dell’ordine, uno riguarda la Procura “La Procura: non accettate appuntamenti con sconosciuti” l’altro il questore di Milano: “,O VHULDO NLOOHU DQQXQFLz L GHOLWWL FRQ XQD OHWWHUD DO TXHVWRUH GL 0LODQR DOWUL RPLFLGL VHJXLUDQQR!!”. Il “Corriere della Sera” del 16.2 riporta nel catenaccio: “L PDJLVWUDWL OH LSRWHVL VL VRQR ULVWUHWWH 1HO PLULQR GHJOL LQYHVWLJDWRUL WUH 13 SHUVRQH VRVSHWWH” Nell’edizione del 17 febbraio, un intero articolo esalta “OD FLWWj OLEHUDWDGDOODSDXUD«««JUD]LHDOODYRURGLXQSXJQRGLSROL]LRWWLFKHSHUFLUFDRUH QRQV¶qIHUPDWDQHPPHQRXQPLQXWR”. Considerazioni sul ruolo della polizia e delle istituzioni: Abbiamo potuto notare che le testate locali prese in esame (“Il Mattino” e “il Gazzettino”), hanno descritto le forze dell’ordine come figure protettive e paterne, scese in campo in massa per aiutare la città. Piena fiducia è stata data loro dai giornali. Le figure istituzionali come il sindaco e i ministri hanno rilasciato interviste per placare il panico e, anche se preoccupati, hanno sempre ricordato la loro piena fiducia nelle forze dell’ordine. L’immagine della polizia emersa dalle pagine del Mattino ha rassicurato gli abitanti. La descrizione di una Padova blindata ha fatto sentire i cittadini più sicuri, quasi a livello irrazionale, perché in verità nessuno conosceva l’identità dell’assassino. Nell’immaginario collettivo, la città intera era in caccia, non solo le forze dell’ordine, e ovunque avremmo potuto trovare un poliziotto pronto a entrare in azione. Le testate locali hanno avuto un ruolo determinante nella “rassicurazione” dei cittadini. Le testate nazionali hanno trattato l’argomento in modo diverso: “Il Corriere della Sera” pare essersi accentrato sulla visione della polizia come organo efficiente e sulla compattezza di istituzioni, forze dell’ordine e Criminalpol di fronte al pericolo; “La Repubblica” ha esaltato il panico accresciuto nella città assediata. 14 $SSHQGLFH1 9LVLELOLWjGHJOLRPLFLGLQHOOHSULPHSDJLQHGHOOHWHVWDWHORFDOL 2PLFLGLR'XEULQL 0DWWLQR 3RVL]LRQDPHQWR: taglio alto e testata. “Giallo a Padova” evidenziato in grassetto nell’occhiello. )RWRJUDILH: sono presenti la fotografia del luogo dell’omicidio e quella della vittima. *D]]HWWLQR 3RVL]LRQDPHQWR taglio basso, relegato tra la pubblicità di una marca di scarpe e quella di “Tuttosport” allegato al Gazzettino. )RWRJUDILH Non vi sono fotografie presenti. 2PLFLGLR/LVVDQGURQ ,O0DWWLQR 3RVL]LRQDPHQWRtestatataglio alto. )RWRJUDILH presenti 2 fotografie (di cui una grande) che lasciano poco spazio all’incipit dell’articolo. Anche queste rappresentano, entrambe, il luogo del delitto. ,O*D]]HWWLQR: 3RVL]LRQDPHQWR taglio alto lato destro della prima pagina. )RWRJUDILH non sono presenti fotografie. ,O0DWWLQR 3RVL]LRQDPHQWR testata, taglio alto, dedicata all’evento più della metà della pagina. )RWRJUDILHsono presenti 2 fotografie; una della vittima (in alto sopra il titolo), una del luogo dello assassinio. ,O*D]]HWWLQR: 3RVL]LRQDPHQWR Parte destra taglio alto. 15 )RWRJUDILHè presente una sola fotografia rappresentante il momento del soccorso sul luogo dell’omicidio. Commentata da una scritta: “L’ultimo disperato soccorso del tassista” ,O0DWWLQR 3RVL]LRQDPHQWRTaglio alto. )RWRJUDILHè presente una sola fotografia, rappresenta il luogo dell’omicidio presidiato dalle forze dell’ordine. ,O*D]]HWWLQR La notizia non è presente. ,O0DWWLQR 3RVL]LRQDPHQWR Taglio medio. )RWRJUDILH: è presente una sola fotografia. Il luogo dell’omicidio. ,O*D]]HWWLQR La notizia non è presente. 2PLFLGLR%RVFROR ,O0DWWLQR 3RVL]LRQDPHQWR taglio alto. )RWRJUDILH sono presenti la fotografia del luogo dell’omicidio nel momento in cui due persone stanno chiudendo la bara di zinco con la salma di Boscolo e una foto della vittima. ,O*D]HWWLQR 3RVL]LRQDPHQWRTaglio alto. )RWRJUDILH due fotografie, una rappresenta la bara di zinco (chiusa), l’altra rappresenta la vittima. 2PLFLGLR3DVLPHQL ,O0DWWLQR 3RVL]LRQDPHQWRtaglio alto. 16 )RWRJUDILH: è presente una fotografia (16cm x 9.5 cm), mostra il luogo dell’omicidio. ,O*D]]HWWLQR: 3RVL]LRQDPHQWR: taglio alto. )RWRJUDILH: unica fotografia che presenta il luogo dell’omicidio. ,O0DWWLQR 3RVL]LRQDPHQWRtaglio alto )RWRJUDILH: una. Il soggetto è una carriola bruciata. (quella con cui il figlio ha portato il padre dal secondo piano dell’istituto fino al luogo in cui ha acceso il fuoco). ,O*D]]HWWLQR 3RVL]LRQDPHQWRtaglio alto )RWRJUDILH: una. Il soggetto è una carriola bruciata. $SSHQGLFH1 “Hannibal non abita ancora qui” di Fausto Pezzato /¶LPPDJLQDULR GHL PDVV PHGLD VFLRULQD L VXRL SDHVDJJL VRFLDOL VHPSUH JOL VWHVVL VHPSUHSLQRLRVLVXUURJDWLGLXQDUHDOWjFKHIRUVHQRQYRJOLDPRFRQRVFHUH%DVWDQR DOFXQHFHQWLQDLDGLSHUVRQHSHUIDUHXQ³SRSROR´%DVWDFKHSHUXQDTXDOFKHUDJLRQHVL YHGDQR LQ JLUR SL SROL]LRWWL R FDUDELQLHUL HG HFFR OD ³FLWWj EOLQGDWD´ 8Q FRUWHR GL PDQLIHVWDQWLOD³VWULQJHG¶DVVHGLR´4XDWWURRPLFLGLLQSRFKLPHVLSDUWRULVFRQRLO³VHULDO .LOOHU´3DGRYDQRQQHDYHYDXQRHODVXD³PRGHUQLWj´QHVRIIULYD$GHVVRFKHDOPHQR XQSDLRGLDVVDVVLQLVDUHEEHURVWDWLFRPSLXWLFRQODVWHVVDDUPDDQFKHQRLDEELDPR O¶RPLFLGDFKHXFFLGHSHULOJXVWRGLXFFLGHUH1RQVLDPRDQFRUDDG+DQQLEDOPDqXQ EHOVDOWRGLTXDOLWj/¶DQ]LDQRGRFHQWHXQLYHUVLWDULRPDVVDFUDWRDEDVWRQDWHHEUXFLDWR GDO ILJOLR VWDQFR GL VHQWLUVL FKLDPDUH³IDOOLWR´ KDULFKLDPDWR QXJROL GL LQYLDWLVSHFLDOL H QHOOHORURFURQDFKH3DGRYDqVXELWRXQD³FLWWjLQWULQFHD´8QILOP" 17